Paolo Baserga
1. La diffusione del genere Homo e dell’Homo sapiens ...................
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2. Il popolamento della terra dal Neolitico alla fine del I secolo a.C. ..................................................................................
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3. L’Egitto antico (3000-1560 a.C.) ...................................................
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4. L’antica civiltà dell’Indo (6000-1700 a.C.) ...................................
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5. Gli ebrei (dal 1500 al 600 a.C.) ..................................................... 10 6. I fenici nel Mediterraneo orientale ................................................... 12 7. La Grecia arcaica e il mondo omerico; i dialetti greci .................. 14 8. Le città greche in età classica .......................................................... 16 9. Il mondo greco al tempo delle guerre persiane ............................ 18 10. L’espansione di Cartagine ................................................................. 20 11. L’Italia preromana e la prima espansione di Roma ....................... 22 12. Civiltà del mondo euroasiatico tra IV e II secolo a.C. ................... 24 13. Il vasto mondo ellenistico alla vigilia della conquista romana (185 a.C.) ............................................................................. 26 14. La Cina dagli Shin agli Han (250 a.C.-220 d.C.) ......................... 28 15. L’espansione di Roma dalle guerre puniche all’età di Cesare ..... 30
2
1 La diffusione del genere Homo e
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Nato in Africa, due-tre milioni di anni fa, il genere Homo conobbe una lenta evoluzione, dipendente dalla sua capacità di adattarsi all’ambiente e, nel contempo, di sfruttare le condizioni ambientali per significativi miglioramenti negli standard di vita. I primi ominidi furono gli australopitechi (alla lettera “scimmie del Sud”), ma probabilmente di “umano” essi avevano poco o nulla. La prima specie a cui si possono attribuire tratti umani fu l’Homo habilis, apparso circa 2 milioni di anni fa, di cui sono stati trovati i resti nelle savane dell’Africa centro-orientale. Fu lui il primo essere capace di scheggiare la pietra, trasformando la natura per ricavarne strumenti via via più efficaci. Poco dopo (1,5 milioni di anni fa circa) apparve l’Homo erectus, così chiamato per la sua postura eretta, ben diversa da quella delle grandi scimmie antropomorfe.
oceano Atlantico Guitarrero G uiitar arre
Toca do Boqueirao da Pedra Furada
Neandertaliani Neandertaloidi (affini ai Neandertaliani ma non identici) Homo sapiens Itinerario dell’Homo sapiens Siti ipotetici
Rappresentazione preistorica di una figura umana, rinvenuta in una grotta dell’attuale Libia.
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dell’Homo sapiens Yukon
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Le prime a uscire dall’Africa (out of Africa) furono famiglie di Homo erectus; ma solo la nuova e diversa specie di Homo sapiens conquistò gli altri continenti, seguendo un itinerario che la portò a colonizzare l’intero pianeta: dal continente nero al Vicino Oriente, da qui all’Asia centrale e in Europa, fino all’Australia (raggiunta circa 40 000 anni fa) e alle Americhe (circa 23 000 anni fa) passando n attraverso lo Stretto di Bering, allora o coperto dai ghiacci. P
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In Europa il nuovo arrivato Homo sapiens dovette convivere per alcune migliaia di anni con una specie parzialmente differente, l’Uomo di Neanderthal, di lui molto più robusto, ma dotato di uno sviluppo cranico assai meno importante. Fu questa capacità di pensiero, in particolare di pensiero astratto, a mettere Homo sapiens in condizione di adattarsi ai mutati climi, fattisi meno freddi, e quindi a reagire alla ritirata dei grandi erbivori con il ritrovato che segnò l’inizio della storia umana: l’invenzione dell’agricoltura.
4
2 Il popolamento della Terra Una tavoletta mesopotamica risalente circa al 3000 a.C. con incisioni riconducibili a una prima forma di scrittura.
Studiare i flussi demografici, cioè l’andamento della popolazione nelle diverse epoche, è un modo molto interessante per ricostruire il passato. La carta mostra il popolamento della Terra dall’anno 4000 a.C., cioè alla fine del Neolitico e all’inizio della storia propriamente detta, che comincia con le prime forme di scrittura, alla fine del I secolo a.C., che convenzionalmente segna lo spartiacque decisivo tra il “prima” e il “dopo” della storia occidentale. Se osserviamo la carta, noteremo alcune cose interessanti. Per esempio, intorno al 4000 a.C. l’Europa occidentale e la penisola italica sono pochissimo abitate (punti gialli) rispetto all’Europa centrale e balcanica: in queste zone, fino alle grandi pianure dell’Ucraina, le condizioni climatiche sono le più favorevoli allo sviluppo di un’agricoltura stanziale. Ancor più popolate sono le aree lungo il corso del Nilo e del Vicino Oriente, in particolare quella mesopotamica: queste sono, non a caso, le sedi delle più
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Zone di popolamento intorno al 4000 a.C. alla nascita di Cristo 40 000 a.C.
30 000 a.C.
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dal Neolitico alla fine del I secolo antiche civiltà della storia, assieme alla Cina settentrionale. Nelle Americhe, nell’Asia sud-orientale e in Oceania, invece, il popolamento umano rimane a livelli molto bassi, quasi inapprezzabili. Diversa la situazione alla fine del I secolo a.C. La popolazione mondiale è aumentata di circa 10 volte rispetto ai livelli demografici di 4000 anni prima (ogni punto rosso ne vale cinque gialli): le rese dei terreni possono nutrire una popolazione ben più numerosa. Il Vicino Oriente ha perso il suo primato, a vantaggio del subcontinente indiano e della Cina: in queste due aree risiede quasi la metà della popolazione mondiale, come accade all’incirca anche oggi. Il grafico a pag. 4 riporta l’andamento della popolazione negli ultimi 42 000 anni ed evidenzia un altro aspetto: l’impennata demografica resa possibile, negli ultimi due secoli, dagli effetti benefici della rivoluzione industriale.
Antica statuetta proveniente dalla valle dell’Indo.
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Alto Egitto Limite dell’Antico Regno (3100-2200 a.C.)
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7 Su questa paletta per trucco è raffigurato il re Narmer, al quale viene attribuita l’unificazione dell’Alto e del Basso Egitto.
Lungo la fertile valle del Nilo già intorno al 4000-3500 a.C. si costituirono delle realtà statali, i regni dell’Alto e del Basso Egitto, che traevano la loro fonte di ricchezza dalle attività agricole rese possibili dalle periodiche inondazioni del grande fiume. Riunificato in un’unica compagine statale dal faraone Menes, intorno al 3100 a.C., l’Egitto era pronto a dar vita alla sua prima, grande fioritura storica, che gli studiosi definiscono Antico Regno. La capitale fu fissata a Menfi, nella zona del delta del Nilo. A differenza delle città-stato sumere, l’Egitto si configura come un impero guidato da una forte autorità centrale, il faraone, vertice assoluto della piramide sociale, padrone di tutte le terre e degli uomini, venerato come un dio in Terra. Favorito dalla particolare conformazione del territorio, circondato da deserti e collegato al continente asiatico da un lembo di terra facilmente difendibile, l’Egitto dell’Antico Regno elaborò una splendida civiltà, in una situazione interna di stabilità e tranquillità.
Le sei cateratte del Nilo sono tratti del fiume in cui non è possibile la navigazione perché l’acqua non è abbastanza profonda.
Il faraone Ramses II.
Verso il 2200 a.C. il Paese conobbe però una rivolta sociale, che abbatté il potere centrale. In questa fase di debolezza dell’autorità centrale si registra anche l’infiltrazione violenta di nomadi beduini provenienti dall’Arabia. Dopo due secoli di disordini e lotte civili, intorno al 2050 a.C. i nobili egizi riuscirono a insediare al vertice dello Stato una monarchia ancora più salda, che pose la capitale a Tebe, molto più a sud rispetto a Menfi. Durante il Medio Regno l’Egitto allargò il proprio territorio, fino alla Nubia a sud e al Sinai a est, mentre l’economia progrediva ulteriormente. Anche il Medio Regno finì in modo violento, a causa dell’invasione (1750 a.C. ca) degli hyksos, i “principi dei paesi stranieri”, nomadi provenienti da est. Alla fine furono anch’essi scacciati: intorno al 1550 a.C. Cominciò per l’Egitto un’altra splendida fase di espansione politica e culturale, coincidente con il Nuovo Regno egizio. È la fase che si lega alle conquiste militari in Fenicia, allo scontro con gli ittiti, al regno di Ramses II, il faraone a cui fu dedicato il meraviglioso tempio rupestre di Abu-Simbel. Il Nuovo Regno conobbe anch’esso un momento molto traumatico, a seguito dell’invasione dei misteriosi Popoli del mare, nomadi indoeuropei che verso il 1200 a.C. sconvolsero il mondo mediterraneo. L’Egitto reagì, ritrovò la propria unità politica, ma poco dopo cominciò una fase di divisioni e lotte interne. Per la maggiore tra le antiche civiltà era cominciata una lunga fase di decadenza, accompagnata, quasi a compenso, da un duraturo prestigio culturale.
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4 L’antica civiltà dell’Indo Le rovine di Harappa.
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Una delle più antiche civiltà della storia fiorì, a partire dal 3000-2500 a.C., nella valle dell’Indo. I suoi centri principali erano le città di Mohenjo-Daro (320 km circa a nord dell’attuale Karachi, in Pakistan) e di Harappa, 650 km più a nord. Non sappiamo se le due città fossero capitali di due Stati distinti, e forse rivali, oppure, come molti archeologi ipotizzano (vista la loro somiglianza urbanistica e architettonica), le due capitali alterne di un medesimo impero. Di sicuro lungo la valle dell’Indo, e di qui verso est, nella vasta pianura indo-gangetica, fiorì una civiltà incentrata sullo sfruttamento intensivo dei suoli, reso possibile dal cambiamento delle stagioni in un sostanziale clima sub-tropicale e dalle ingegnose opere di canalizzazione provviste dall’uomo. La civiltà di Mohenjo-Daro e Harappa non fu affatto subordinata alle città sumeriche (come alcuni storici ritenevano in passato), perché presentava tratti originali e importanti. Tra queste la scrittura, che non è stata decifrata ma che serviva sicuramente per registrare le merci in entrata, e l’arte, coltivata dagli artigiani delle due città in figure di terracotta, statuine di bronzo e piccole sculture che raffigurano personaggi umani e divini, oltre ad animali sacralizzati. Tra le domande, per ora irrisolte, dell’antica civiltà dell’Indo vi è anche quella relativa alla sua fine: perché Mohenjo-Daro e Harappa decaddero improvvisamente, fino a scomparire? I resti degli ultimi abitanti presentano evidenti tracce di morte violenta: è plausibile ipotizzare una feroce invasione da nord, da parte dei nomadi delle steppe o forse di un’avanguardia degli arya o arii, che pose fine per sempre a quella ricca civiltà agricola.
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Arabia
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(6000-1700
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Vaso proveniente dalla valle dell’Indo.
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5 Gli Ebrei (dal 1500 al 600
)
I flussi migratori che dalle pianure dell’Asia centrale e della Russia meridionale si spingevano verso occidente portarono allo stanziamento in Palestina di una popolazione indoeuropea, i filistei, che elaborò una struttura politica articolata in libere città-stato insediate nell’area chiamata Terra di Canaan. A questo popolo indoeuropeo si sovrappose successivamente, sino a inglobarlo dopo dure lotte, una popolazione di origine semitica, gli ebrei.
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Babilonia Terra di Canaan
Sichem monte Nebo
Gerusalemme Tanis
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Menfi Terra di Gessen
Ezion-Geber
Linea di costa all’epoca
golfo
Sinai
Persico monte Sinai
mar Rosso
Itinerario di Abramo Primi insediamenti ebrei Esodo dall’Egitto Terre fertili
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Divisi in numerose tribù (carta sotto a sinistra) e provenienti forse dall’area mesopotamica (la tradizione indica Ur come patria del capostipite Abramo), essi compirono lunghe peregrinazioni, connaturate alla loro natura di popolo nomade, dedito alla pastorizia; si stabilirono anche in Egitto, ma forse questo stanziamento riguardò solo una parte delle tribù ebraiche. Dall’Egitto faraonico gli ebrei uscirono sotto la guida del condottiero e profeta Mosè, nel XIII secolo a.C. Dopo un difficile transito del Mar Rosso e un lungo viaggio nel Sinai, finirono per raggiungere la Terra di Canaan, dove sottomisero le popolazioni residenti. Nell’ideologia nazionale ebraica, questa era la terra che anticamente Dio aveva promesso ad Abramo e agli altri patriarchi o capostipiti del popolo. Il fattore religioso è molto importante per la cultura ebraica: infatti, a differenza di tutte le altre popolazioni del Vicino Oriente, essi si presentano come un popolo monoteista. La fede in Yhwh costituisce il nucleo dell’identità ebraica, accanto alle sue memorie storiche, consegnate al libro sacro della Bibbia. In Palestina gli ebrei diedero vita al Regno di Israele, con capitale Gerusalemme, che raggiunse l’apogeo dello splendore all’epoca dei re David e Salomone, nel X secolo a.C. In seguito il Regno d’Israele finì per dividersi nei due regni autonomi di Israele e di Giuda (carta sotto a destra). Presto indebolitisi, essi diventarono prima tributari dei faraoni egizi e quindi del sovrano assiro, per vedere poi distrutta la città sacra di Gerusalemme dal re neobabilonese Nabucodonosor, nel 587 a.C. Non venne però mai meno nel corso del tempo l’orgoglioso sentimento di identità nazionale ebraica, cementato dalla fede in Yhwh e dai racconti, che posseggono un’evidente base storica, della Bibbia.
LE 12 TRIBÙ VERSO IL 1200 a.C.
I REGNI DI ISRAELE E DI GIUDA (1000 a.C.)
Damasco DAN
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Astarot Megiddo regno di Israele Yabesh Tirsa Samaria Sichem Bethel
Bethel Ecron Gerico Rabat Ammon BENIAMINO Asdod Gerusalemme Ascalona Gat GIUDA
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Una pagina della Torah.
Moab
Qir regno di Giuda
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LEVI (senza territorio proprio)
Egitto
Arabia Città dei filistei Regno di David
Arabia
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6 I Fenici nel Mediterraneo orientale Antica pietra fenicia con inciso il simbolo di una divinità lunare.
L’antica Fenicia occupava la lunga costa della Terra di Canaan, tra il monte Cassio a nord e il monte Carmelo (oggi ad Haifa) a sud. Quest’area trasse giovamento dai considerevoli flussi migratori verificatisi attorno al 1200 a.C., conosciuti come l’invasione dei Popoli del mare: fu un evento che indebolì notevolmente i tradizionali imperi centralizzati, come il Nuovo Regno egizio e l’impero ittita, consentendo così maggiore libertà di movimento alle città-stato situate lungo la costa, in precedenza tributarie della dominazione egemone del momento. Uno di questi Popoli del mare indoeuropei, i Peleshet o Pelest (i filistei ricordati nella Bibbia) si stanziò nella parte meridionale della Terra di Canaan, che da loro prenderà il nome di Palestina e dove successivamente sorgerà il Regno di Israele.
mar Tirreno Malaga Cadice Tangeri Abdera Abila Lixus
Cartagena
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Utica Cartagine Adrumeto
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Oea Città fenic fenicie Colonie fe fenicie Espansio Espansione fenicia Espansio Espansione greca
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A sinistra, i resti di uno scudo fenicio rinvenuto in Marocco. A destra, le rovine della città di Biblo.
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Poco più a nord, invece, fu libera di affermarsi la civiltà dei fenici, già da molti secoli stanziati nella zona costiera dell’attuale Libano e che possono considerarsi i “cananei” per eccellenza: Canaan significa “rosso porpora”, essendo tutta la regione famosa per la lavorazione in porpora delle stoffe; i greci tradussero il nome con fòininx, da cui appunto Fenicia. La civiltà sviluppata dai fenici era di tipo urbano e mercantile; non arrivò a dar vita a uno Stato unitario, ma mantenne sempre la sua struttura in città-stato indipendenti tra loro. La loro prosperità si fondava sull’espansione dei traffici commerciali, realizzata attraverso la fondazione di colonie lungo le coste del Mediterraneo occidentale. La carta mostra l’area di espansione commerciale fenicia (in rosa), che s’intersecò con quella cretese prima e poi con la prima colonizzazione greca (in verde). Abilissimi marinai, i fenici erano mlto esperti nella lavorazione del vetro e nella tintura dei tessuti con la porpora. Furono i geniali ideatori di un evoluto alfabeto articolato in ventidue segni fonetici, che semplificava notevolmente i precedenti e complessi sistemi di scrittura egizio e sumerico. L’indipendenza di Tiro, Berito, Biblo, Sidone e di altri importanti nuclei urbani durò dal 1200 all’800 a.C., quando l’intera area entrò nell’orbita assira. Una volta perduta l’indipendenza, i fenici andarono a costituire il nerbo delle flotte assire, egizie e persiane. Compirono anche importanti esplorazioni nel Mar Rosso e lungo le coste dell’Africa affacciate sull’Oceano Indiano e sull’Oceano Atlantico. Tutta l’area siro-palestinese verrà conquistata nel 332 a.C. da Alessandro Magno ed entrerà da allora nell’orbita della civiltà ellenistica.
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7 La Grecia arcaica e il mondo La Grecia è una terra per lo più montuosa, con poche e ristrette zone pianeggianti (l’Attica, la Megaride, la Laconia nel Peloponneso, le valli del Pindo e del Tempe), mentre le catene montuose giungono fino alle coste, quasi sempre rocciose e frastagliate. Nell’interno della Grecia, il paesaggio cambia totalmente: si va dalle rive del mar Egeo al massiccio del Pindo. Lo stesso vale per le condizioni climatiche: alle scarse precipitazioni di Atene, che non impediscono le coltivazioni mediterranee dell’olio e del vino, si oppongono le piogge abbondanti dell’Epiro, che consentono lo sviluppo di foreste e pascoli.
Dialetti greci Ionico Attico Eolico Dorico Arcadico-cipriota Dialetti settentrionali e nord-occidentali
Epidamno bi
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Tracia
lago di Ocrida
Bisanzio
lago di Prespa
Macedonia
mar di Marmara
Abdera
Pella Akanthos
Calcide
Samotracia
Taso
Sesto
Troia
Mende
Corcira
Larissa Dodona
Iolco
Tessaglia Farsalo
Ambrakia
mar Egeo
Acarnania
Leukas Leucade
Focide
Focea Beozia
Acaia Zacinto
Corinto
Megara
Pilo
Argo Arcadia
Tirinto
Teos Andro
Ceo
Ikaria
Egina
Serifo
Laconia
Delo Paro
Sifno
Lidia Efeso
Samo
Tino
Cicladi
Sparta
Anatolia
Smirne
Chio
Eubea Atene
Siro Messenia
Misia Sardi
Erythrai
Càlcide
Attica Micene Salamina
Zacinto
Asia Minore Eolia Gryneion
Lesbo
Delfi Tebe
Cefalonia
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Mitilene
Sciro
Etolia Itaca
Tenedo
Sporadi settentrionali
Pindo
Corfù
mar Ionio
Lemno
Torone
Epiro
Cizico
Imbro
Poteidaia
Micono Sporadi meridionali Nasso Amorgo
Priene Mileto
Caria
Lero Alicarnasso
Kalymno Coo
Cnido
Milo Thera (Santorini)
Citera
Camiro
Rodi
mar Mediterraneo
Karpato Canea
Creta Cnosso Festo
Lindo
15
omerico; i dialetti greci Una scena relativa alla guerra di Troia rappresentata in un’anfora greca conservata al Louvre di Parigi.
Antico vaso greco.
Carpasia Sali Salamis
Cipro
Amathous
Parimenti differenti tra loro risultavano le numerosissime isole dell’arcipelago egeo, grandi come l’Eubea e piccole, talora piccolissime. In questo mondo, tra i monti e il mare, s’insediarono, già prima del 2000 a.C., genti indoeuropee, i micenei o achei, che predilessero in particolare gli insediamenti nel Peloponneso. Le loro città erano in realtà cittadelle fortificate, difese da mura ciclopiche, per un bisogno fortissimo di difesa da nemici esterni. Qui vivevano i nobili proprietari di terre. Eppure il mondo miceneo era anche proteso all’espansione via mare: ce lo dicono la conquista di Creta, risalente al 1400 a.C. circa, o la guerra contro Troia, espugnata intorno al 1250 a.C. Quest’ultimo evento rivive nell’Iliade e nell’Odissea di Omero: la prima voce poetica della civiltà occidentale. Poco dopo sul mondo miceneo scese il buio: i palazzi micenei caddero per l’invasione dei misteriosi dori, una popolazione indoeuropea forse affine ai Popoli del mare e che riportò la Grecia a una specie di barbarie. Il loro mondo è testimoniato in parte dai poemi di Omero, scritti intorno all’800 a.C., in cui si riflettono proprio gli usi e i costumi della fase dorica. Il grado di sconvolgimento operato dai dori sul mondo greco si può dedurre anche dalla frastagliatissima carta dei dialetti greci, quale si ricava all’epoca delle prime iscrizioni del VI e del V secolo a.C. I dori imposero la loro parlata solo nel Peloponneso salvo l’Arcadia, in certe zone del nord della Grecia, nel sud delle isole Cicladi, a Creta, Rodi e sul vicino litorale asiatico. Altre genti che parlavano il greco diffusero in zone differenti la loro parlata. Gli ioni erano stanziati in Attica, in Eubea, nel mondo delle Cicladi e in Ionia (la parte centrale della costa asiatica). Gli eoli abitavano la Beozia con l’isola di Lesbo e la costa asiatica vicina. Un dialetto minore era l’arcade-cipriota, parlato a Cipro e nella montuosa regione peloponnesiaca dell’Arcadia. A nord, infine, nelle vaste aree quasi disabitate dell’Etolia e della Macedonia, si parlava un greco di tipo settentrionale, i cui precisi contorni linguistici però ci sfuggono.
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8 Le città greche in età classica La Grecia era una terra di città, anzi, di città-stato: le póleis. Nella sua età classica (comprendente all’incirca il secolo V a.C.) ne contava circa 750, alle quali bisogna aggiungere almeno altre 300 città coloniali, fondate da emigrati greci. Le città greche erano disposte lungo tutte le coste dell’Egeo, del Mediterraneo e intorno al mar Nero, come «ranocchie sulle rive di uno stagno»: così, pittorescamente, Platone fa dire in un suo dialogo a Socrate. Si trattava per lo più di centri piccoli, con una popolazione media di 1000 abitanti, adulti e maschi; a essi dobbiamo però aggiungere le donne, i bambini, gli eventuali stranieri residenti e gli schiavi. Il numero si deve quindi moltiplicare per 5, forse più. Solo duecento tra queste póleis avevano dimensioni superiori. Per esempio Corinto, la metropoli commerciale sull’Istmo omonimo, non contava più di 10 000 abitanti, quasi tutti artigiani e piccoli commercianti, distribuiti su ben 900 km quadrati di territorio (un quarto, quindi, rispetto ai cittadini ateniesi dell’età classica). In Sicilia il centro maggiore era Siracusa, ma esistevano molte altre città importanti: Gela, Zancle (Messina), Megara Iblea ecc. Va notato che la Sicilia, per i greci, non era terra di colonie, ma parte integrante della Grecia. Essi la distinguevano dall’Italia meridionale, la terra (chiamata poi Magna Graecia dai latini) dove erano state fondate altre città importanti, come Crotone, Metaponto, Taranto, Elea, Cuma.
Santa Marinella (Punicum)
mar Adriatico
Cuma Napoli Posidonia (Paestum)
Metaponto
Elea
Taranto
Eraclea
mar Tirreno
Turi
C Crotone
Panormos (Palermo) Mozia Solunto Imera Selinunte Akragas (Agrigento)
mar Ionio
Zancle (Messina)
Locri Reggio Calabria Naxos
Catania Megara Iblea Acra Siracusa Gela Heloros Camarina
mar Mediterraneo
L’area archeologica di Metaponto, in Basilicata.
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Olbia Panticapeo
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Tyras Theodesia
Cheroneso
Istrus Tomis
mar Nero Callatis Odessus Sinope Mesembria Apollonia
Cytorus Sesamus Tieum
Amisus
Cerasus
Cromna
Heraclea Bisanzio Calcedonia Perinto Maronea Abdera Astakos Anfipoli Ainos Taso Terme Cardia Kios Apollonia Cizico Apollonia Sesto Samotracia Lampsaco Accanto Metone Potidea Pidna Abydos Efestia Torone Sigeo Mirina Skione Larissa Asso Antandros Metimna Adramittio Corcira Dodona Phères Antissa Mitilene Pagase Ambracia Corfù mar Egeo Ereso Myrina Farsalo Leucade Focea Istea Sardi Éritre Smirne Naupacte Orcomeno Càlcide Chio Delfi Colofone Cefalonia Tebe Eretria Teos Patrasso Cheronea Chio Efeso Same Platea Lébèdos Caristo Egion Magnesia Elide Megara Anaia Guarion Atene Zacinto Sicione Miunte Pireo Kortion Samo Micene Zante Corinto Andros Mileto Olimpia Priene Icaria Trezene Iasos Mantinea Argo Alicarnasso Calino Paro Nasso Aigialis Sparta Serifo Pilo Minoa Cnido Melo Ialysos Stampalia Tera Arcesina Kameiros Lindo Citera Rodi Epidamno
Cidonia Creta
Eleuterna Festo
Soli Holmi Phaselis
Celenderis Nagidus
Karpato Cnosso Gortina
Cipro
Cotyora
18
9 Il mondo greco al tempo delle Il piccolo mondo delle libere città greche si trovava ai margini dell’immenso impero persiano e non poteva non suscitarne gli appetiti di conquista. Agli inizi del V secolo a.C., i persiani cercarono per ben due volte di sottomettere la Grecia, prima con il re Dario, nel 490 a.C., e poi con suo figlio Serse, dieci anni più tardi.
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lago di Ocrida
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19
guerre persiane La forza militare di greci e persiani era grandemente sproporzionata a vantaggio dei secondi. Ciononostante, furono proprio i persiani ad avere la peggio, in entrambi i conflitti. Ad assicurare la vittoria ai greci fu lo spirito di autonomia e di libertà coltivato nell’ambito della pólis. Quello spirito li aveva fino ad allora divisi, accendendo le infinite rivalità e gli interminabili conflitti, piccoli e grandi, che segnano la storia greca. Ma di fronte alla minaccia persiana, i greci riuscirono in un’impresa fino a quel momento impensabile: mettere da parte (almeno nella maggior parte dei casi) le inimicizie e coalizzarsi. Riuscirono così a difendere in modo concorde la loro madrepatria ideale – l’hellenikón – che li univa almeno per alcuni aspetti essenziali: la lingua, la religione, la cultura, oltre allo spirito indipendente e fiero.
Bassorilievo raffigurante un soldato persiano, risalente al VI secolo a.C.
Le rovine del palazzo del re Dario. Territori persiani Stati vassalli della Persia e greci sottomessi nel 490 a.C. Greci sottomessi ai persiani nel 480 a. C. Greci in guerra con i persiani fino alla fine del conflitto Stati neutrali Battaglie Itinerari degli eserciti e delle flotte persiane Flotta di Mardonio (492 a.C.) Esercito di Dario (490 a.C.) Flotta di Dario (490 a.C.) Esercito di Serse (480 a.C.) Flotta di Serse (480 a.C.)
Solo così la piccola Grecia poté avere la meglio contro il grande regno persiano, che costituiva un’unità solo territoriale e non anche spirituale. Poi, passata la minaccia, la Grecia tornò a dividersi; guerre e inimicizie ripresero come e più di prima, alimentate dalla polarizzazione delle città intorno alle due capitali, Atene e Sparta. Proprio queste divisioni politiche segneranno la debolezza della Grecia e la sua resa di fronte alla ben superiore compattezza del mondo romano.
20
10 L’espansione di Cartagine celti
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Vittorie romane
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Colonie fondate da Cartagine
LA PRIMA GUERRA PUNICA
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Cartagine (in punico Qart Hadasht, «la città nuova») fu fondata nell’814 a.C. come colonia di Tiro. L’evento rientrava nel più vasto processo di allargamento dei fenici verso occidente, tendente ad alleggerire il peso della dominazione assira, fattasi soffocante in quei decenni. Insediamenti fenici coevi sono documentati dai ritrovamenti archeologici a Nora, in Sardegna, nell’isola di Malta, a Mozia, al largo della Sicilia, fino a Toscanos, sulla costa andalusa.
Operazioni militari di Roma
Area di diretto dominio cartaginese
Territori romani
Area controllata da Cartagine
Territori cartaginesi
Conquiste di Cartagine in Spagna al tempo di Amilcare Barca e di Annibale
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Sbarco romano in Africa al tempo della I guerra punica Aree passate da Cartagine a Roma dopo la I guerra punica
Colle del Moncenisio
Torino
Marcia di Annibale in Italia
Arausio (Orange)
Luoghi delle vittorie di Annibale Spedizione di Scipione l’Africano durante la II guerra punica
Colle delle Traversette (Monviso)
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Luoghi delle vittorie romane
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21
Particolare di figura femminile seduta (VIII-VII secolo a.C.) rinvenuta a Cartagine.
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Fino al IX secolo a.C. i commerci fenici avevano monopolizzato l’area del Mediterraneo orientale, ma grazie a Cartagine essi poterono allargarsi a tutto il Mediterraneo occidentale, fino a Cadice e Tangeri. L’ex colonia di Tiro infatti fu presto in grado di fondare a propria volta nuove colonie o di sviluppare quelle esistenti; sorse così un ampio impero commerciale, imperniato su Sicilia e Sardegna, forte del possesso delle miniere spagnole e di una fitta rete di scali commerciali e colonie. Tutto ciò rese inevitabile lo scontro con la nuova potenza di Roma. Le tre guerre puniche, condotte da Roma contro Cartagine, si situano nell’arco di un secolo o poco più, tra il 264 e il 146 a.C., cioè dall’inizio delle ostilità in Sicilia fino alla distruzione di Cartagine. La carta visualizza i luoghi dello scontro: le isole Egadi, sede della grande battaglia che decise la prima guerra punica nel 241 a.C.; Sagunto, la città ispanica alleata di Roma e che Annibale decise nel 219 a.C. di conquistare, innescando così il secondo conflitto; i luoghi delle ripetute vittorie annibaliche su Roma nella penisola (Ticino, Trebbia, Trasimeno, Canne); infine Zama, nell’entroterra tunisino, dove nel 202 a.C. l’esercito di Scipione poi detto “l’Africano” inflisse ad Annibale l’unica, ma decisiva, sconfitta in campo aperto. Ancora nel 146 a.C., anno della sua distruzione, Cartagine era ritenuta (come scrive Polibio) la città più ricca del mondo; solo la sua scomparsa convinse i romani che nessun ostacolo più si frapponeva alla conquista del mondo.
LA SECONDA GUERRA PUNICA ri
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Itinerari di Scipione
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Grecia
22
11 L’Italia preromana e La prima In Italia erano presenti insediamenti umani fin dal Paleolitico, ma fu nel Neolitico che si svilupparono le prime culture, come quella delle palafitte e delle terramare. Soprattutto i terramaricoli presentavano un’agricoltura e un allevamento piuttosto avanzati. Tuttavia si può parlare di civiltà italiche solo dopo le migrazioni indoeuropee del II millennio a.C.: tra queste la cultura appenninica, fondata sulla pastorizia, la cultura nuragica in Sardegna e quella villanoviana nell’Italia centrale. L’età propriamente storica ebbe inizio per l’Italia a partire dall’VIII secolo, con le prime colonizzazioni, sulle coste ioniche e tirreniche dell’Italia meridionale, da parte di fenici e greci: furono questi ultimi a introdurre nella penisola la lingua scritta.
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Situazione intorno al 264 a.C. Territori romani Colonie latine Alleati di Roma
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23
espansione di Roma
Una necropoli etrusca in Toscana. Un’antica anfora etrusca..
POPOLI ITALICI italici c ci
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Attorno ai secoli VIII-VII a.C., si insediarono in Italia gli etruschi, che secondo la tradizione provenivano dall’Asia e che altri considerano invece autòctoni, cioè originari dell’Italia (forse eredi della civiltà villanoviana) e poi mescolatisi con altre popolazioni. Essi si stanziarono nell’Italia centro-settentrionale, dando vita a fiorenti città indipendenti: tra le maggiori, Tarquinia, Veio, Volterra, Arezzo, Felsina (Bologna), Perugia. La loro civiltà urbana non era però unitaria sul piano politico; le città erano unite in confederazioni, talvolta in guerra tra loro. In quell’epoca (siamo nell’VIII secolo a.C.) l’Italia antica appare un crogiuolo di popoli e culture, in parte autòctone (come i liguri), in parte, come latini, sanniti, messàpi, giunte nella penisola a seguito delle migrazioni indoeuropee. Proprio allora, lungo il tratto terminale del fiume Tevere, dalle graduali fusioni di comunità diverse, nasceva un nuovo centro urbano: Roma. Posta in un punto facilmente attraversabile del fiume, la città si trovava al centro della via commerciale che univa il nord al sud della penisola e costituiva lo sbocco naturale al mare per le popolazioni appenniniche, lungo la via del sale. L’importanza strategica di Roma attirò l’interesse degli etruschi, che la dominarono a più riprese. Dopo la cacciata dell’ultimo re (509 a.C.) la città si diede un governo repubblicano, che riuscì a incanalare le crescenti tensioni sociali interne e, contemporaneamente, ad allargare gradualmente il territorio romano. Una serie di iniziative militari ai danni dei popoli vicini portò Roma a estendere la propria influenza su tutto il Lazio e su gran parte dell’Italia centrale. Non si trattava solo di dominio militare: un complesso sistema di alleanze garantiva alla città-stato laziale una rete di basi d’appoggio per controllare, sia politicamente sia economicamente, questo articolato territorio. Nel corso del IV e della prima metà del III secolo a.C., fino alla decisiva vittoria nella guerra tarantina (276 a.C.), Roma pervenne al controllo di quasi tutta la penisola a sud del Po, fino allo stretto di Messina. Per la prima volta nell’antichità, una cittàstato riusciva a estendere il proprio dominio ben al di là dei confini di una singola città o regione.
24
12 Civiltà del mondo euroasiatico Il Calderone di Gundestrup, un manufatto celtico risalente alla fine del II secolo a.C.
La carta mostra l’insieme delle civiltà euroasiatiche nella seconda metà del I millennio a.C. Sull’Europa occidentale si estende un vasto strato di cultura celtica: esso va dalla penisola iberica fino all’isola britannica e alla regione danubiana, interessando anche l’Italia settentrionale. Centro del mondo celtico, e della sua civiltà aristocratica e guerriera, è la cultura di La Tène, nell’attuale Svizzera, fiorita dal V secolo a.C. Nella penisola italica è in piena espansione il dominio di Roma: la carta si riferisce al 264 a.C., anno d’inizio della prima guerra punica contro Cartagine. La potente città-stato fenicia controlla le coste dell’Africa settentrionale, della Spagna meridionale e le grandi isole mediterranee (Baleari, Corsica, Sardegna, parte della Sicilia).
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tra IV e II secolo A Oriente, il regno di Macedonia si sta apprestando a porre fine alla libertà delle póleis greche. La carta visualizza anche la conquista «universale» di Alessandro Magno, scomparso nel 323 a.C. Fa parte dell’impero alessandrino la Battriana, punto d’incontro tra l’ellenismo e le culture iranica e indiana. Ne rimangono invece fuori i due grandi imperi asiatici: l’India, unificata per la prima volta politicamente dai Maurya nel 318 a.C., e la Cina, su cui gli Han estendono il proprio dominio a partire dal 206 a.C. e che è premuta a nord dalle tribù proto-mongole, tra cui gli Hsiung-Nu (o Unni). Osserviamo anche le direttrici di diffusione del buddismo, la religione fondata da Siddharta intorno al 530 a.C. e che si sta allargando dall’India verso l’Indocina, la Cina e il Giappone.
Alessandro Magno.
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13 Il vasto mondo ellenistico alla Lisimaco, uno dei diadochi di Alessandro Magno.
Alle origini della conquista di Alessandro Magno vi era stato un sogno, un’utopia che da tempo circolava nella cultura ellenica: l’ambizione, cioè, di ridurre il molteplice all’uno, come predicavano i filosofi greci, riducendo il mondo abitato, l’oikuméne, a un prolungamento dell’Ellade. Ci fu un momento – quello della conquista di Alessandro – in cui il sogno parve realizzarsi; ma poi, con la stessa rapidità con cui si era costituito, l’impero macedone si sfaldò dopo la morte (323 a.C.) di Alessandro Magno. Nel giro di pochi decenni esso si suddivise in più regni: il regno di Macedonia, con capitale Pella, governato dalla dinastia degli Antigonidi; il regno d’Egitto o dei Tolomei, con capitale Alessandria, la città fondata dal re sul delta del Nilo;
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vigilia della conquista romana (185
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Il monumento ad Alessandro Magno nella città di Tessalonica. La morte del valoroso condottiero, avvenuta nel 323 a.C., portò allo sfaldamento del vasto impero macedone.
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Le rovine della città di Pergamo, nell’attuale Turchia.
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Stato greco-battriano Partia Alessandria
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il regno di Siria o dei Seleucidi, con capitale Antiochia, sul Mediterraneo; presto staccatosi da quest’ultimo, il regno di Pergamo o degli Attalidi, con capitale Pergamo. Altri regni più piccoli nacquero dalla progressiva polverizzazione del regno seleucide: tra questi, a nord la Bitinia, la Galazia, l’Armenia, il Ponto; a est, il regno dei Parti e la Battriana. Benché politicamente divisi, questi territori manifestavano sotto vari aspetti un’effettiva unità: le classi dirigenti al loro interno erano in larga misura greche e il greco (koiné) era la lingua ufficiale nel Mediterraneo orientale e nel Vicino Oriente. In tutta questa vasta area si diffuse pertanto la cultura ellenica, intrecciata peraltro in molti campi con elementi delle culture orientali, in particolare l’egizia e la persiana. Se l’impero di Alessandro era durato pochi anni, questo vasto mondo ellenistico durò per quasi due secoli, fino alla conquista romana, avvenuta nel II secolo a.C.
28
14 La Cina dagli Shin agli Han La Cina settentrionale era già stata unificata, nel II millennio a.C., dalle re due dinastie degli Xia e degli Shang. Furono questi ultimi a portare ile popolazioni del Fiume Giallo verso un alto grado di sviluppo agricolo e urbano, al tempo dell’età del bronzo. Caduti gli Shang nel 1027 a.C., la Cina rimase a lungo debole e e divisa: è la fase detta degli Zhou, segnata però dall’affermazione di grandi sistemi culturali, come il taoismo e il confucianesimo.
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Il libro dei riti del confucianesimo.
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Il periodo Zhou si concluse nel III secolo a.C., allorché Qin Shi Huang-ti riuscì a fondare un potere unitario su tutta la Cina, fino al mar Cinese meridionale. L’autorità di Qin (dal quale prende nome la Cina) coincise con una fase di forte centralizzazione e di dispotismo, cui si accompagnarono grandi lavori pubblici: lunghe strade da est a ovest e da nord a sud, muraglie difensive sui confini settentrionali, opere di canalizzazione lungo i fiumi. La società cinese non poteva reggere a lungo il pugno di ferro degli Shin: già con il secondo imperatore della dinastia si verificarono disordini e ribellioni, culminate nel 206 a.C. con l’avvento di una nuova dinastia, gli Han, durata circa quattro secoli, fino al 220 d.C. Essi estesero i propri domini verso ovest e s’impadronirono delle vie carovaniere che, alla volta di Samarcanda, mettevano la Cina in contatto con l’altopiano afghano e di qui con l’Eurasia. Ambascerie, legami commerciali, fondazioni di colonie diffusero la civiltà cinese verso nord e verso ovest. Sempre gli Han intrapresero una politica di popolamento delle zone di frontiera, utile a difendere a nord il confine dai sempre più minacciosi Hsiung-Nu, e utile a sud per “cinesizzare” le riottose popolazioni della Cina meridionale.
La Grande Muraglia Cinese.
Yu il Grande, fondatore della dinastia Xia.
Neppure gli Han, però, regnarono con tranquillità sul loro impero. Le rivolte sociali e la crisi economica suscitarono l’imposizione di tasse sul sale, sul ferro, sulle imbarcazioni per trasportare merci; è di quest’epoca l’arretramento prudenziale della capitale da Chang’an alla più orientale Laoyang. Gli Han non si fermarono, però: penetrarono in Mongolia, repressero rivolte nelle province occidentali, sconfissero tentativi di usurpazione. Un primo segnale della fine venne nel 184 d.C. con la rivolta popolare dei “Turbanti gialli”, a stento repressa. Infine nel 220 d.C., corrispondente all’età dei Severi nella storia di Roma, gli Han furono estromessi dal potere e il loro impero si frazionò in tre regni.
30
15 L’espansione di Roma dalle guerre La carta visualizza la grandiosa espansione della repubblica romana nel Mediterraneo, in tre tappe successive. La prima tappa è lo scontro con la rivale Cartagine, vinta nell’arco di ben tre conflitti combattuti in oltre un secolo, dal 264 a.C. al 146 a.C., su più fronti, dalla Spagna alla Sicilia, dall’Italia settentrionale all’Africa. Roma conobbe più di una volta la sconfitta (famoso il rovescio di Canne, nel 216), ma riuscì ogni volta a risollevarsi e, alla fine, a vincere. Cartagine fu definitivamente distrutta dall’esercito romano nel 146 a.C. La vittoria su Cartagine spinse Roma a nuove conquiste. Dopo avere assunto il controllo del Mediterraneo occidentale, inclusa la pianura padana e la penisola iberica, si rivolse a oriente, attaccando i regni ellenistici che dominavano quell’area. Prima la Macedonia
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(battaglie di Cinocefale del 197 a.C. e di Pidna del 168 a.C.), poi la Siria (battaglia di Magnesia, 190 a.C.) vennero sconfitte dai romani. Alla fine del II secolo a.C., Roma aveva così o le assunto il controllo di quasi tutte le coste del Mediterraneo. Sistemò il territorio creando onnuove province d’Africa, della Gallia Narbonense, l’odierna Provenza, e d’Asia (corrispondente al regno di Pergamo) e imponendo all’Acaia (Grecia) un pesante protettorato. La terza grande tappa fu la conquista della Gallia Transalpina (“aldilà delle Alpi”), abitata da orgogliose popolazioni celtiche, operata da Giulio Cesare. Si trattò quasi di una ito. guerra privata, finalizzata a dare gloria al generale vittorioso: intento pienamente riuscito. In sette memorabili anni di guerra, dal 58 al 52 a.C., la Gallia fu tutta soggiogata da Cesare e divenne provincia romana, con esiti incalcolabili per la futura civiltà europea.
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Provincia Narbonense
a Territorio di Massilia (76-49 a.C.) Arabia
Conquista di Cesare in Gallia (58-51 a.C.)
Primo piano sulla Geostoria 1 di Paolo Baserga Consulenza alla progettazione: Fabio Cioffi Coordinamento editoriale: Beatrice Loreti Art Director: Marco Mercatali Responsabile di produzione: Francesco Capitano Progetto grafico, redazione e impaginazione: ABC, Milano Cartografia: Studio Lauti, Bologna Foto: Shutterstock, archivio la Spiga Copertina: Adami Design © 2011 Eli – La Spiga Via Soperga, 2 Milano Tel. 022157240 info@laspigaedizioni.it www.laspigaedizioni.it
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