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Antefatto

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Presentazione

Presentazione

ANTEFATTO

Il figlio di Dante, Jacopo Alighieri, nell’aprile del 1322, quasi otto mesi dopo la morte del padre, scrive questa lettera a Messer Guido Novello da Polenta, Podestà di Ravenna, poeta e mecenate.

Ravenna, 28 aprile 1322

Illustrissimo Messer Guido Novello,

alcune notti addietro ho sognato mio padre. Indossava un abito di un bianco candido, di una purezza angelica. Aveva un’espressione serena, segnata da quella beatitudine di chi non combatte più le battaglie di questo mondo. Mi si è avvicinato a passo svelto, poi, al mio cospetto, ha indugiato un attimo, mi ha osservato con cura, quasi per essere sicuro che fossi proprio io e, infine, mi ha abbracciato stringendomi in quel modo che solo un padre sa fare. Così abbiamo iniziato a discorrere. Ha voluto sapere di mia madre, di Pietro e Antonia. Io l’ho rassicurato dicendogli che, a parte il profondissimo dolore causato dalla sua scomparsa, la famiglia trascorre in pace le sue giornate. Poi arrivammo a parlare della Commedia. Aveva intuito che volevo una risposta alla domanda che tutti gli ammiratori della sua opera si fanno: «Sarà riuscito a concludere la terza cantica? Se sì, dove ha riposto i canti del Paradiso che nessuno è mai riuscito a trovare?» Lui allora mi ha sorriso, un sorriso che non poteva essere frainteso. E dopo avermi rassicurato sulla conclusione del suo capolavoro, mi ha confessato che gli ultimi tredici canti del poema li aveva nascosti nella camera dove ha trascorso la parte finale della sua esistenza, in una piccola finestra coperta da una stuoia. Destatomi

improvvisamente, non era ancora l’alba, mi sono immediatamente recato a casa di Piero di messer Giardino, uno dei suoi discepoli più amati, che lo ha assistito amorevolmente fino alla fine. A lui ho raccontato quella strana apparizione notturna e così, eccitati ma dubbiosi, decisi a verificare la veridicità delle cose dette da mio padre, ci siamo precipitati nel luogo indicato dal sogno. Immagini, messere, la nostra meraviglia quando, proprio in quella finestrella, abbiamo ritrovato ciò che tutti gli amanti della poesia non vedono l’ora di leggere: i tredici canti mancanti del Paradiso! Non abbiamo perso un minuto: ebbri di felicità ci siamo messi a dare ordine a quelle preziose carte, liberandole dalla muffa e dalla polvere. Mentre, ancora increduli, eravamo intenti nel lavoro di pulizia, ci siamo accorti che in mezzo ai fogli della Commedia ce n’erano anche altri dove mio padre parla di sé. Li ho letti con emozione e commozione prima di darli a Piero per farne una copia, quella che le invio insieme ai versi. Mi sembra giusto che il racconto di una vita viaggi insieme alle terzine che concludono la sua avventura di poeta. Nel pieno rispetto delle ultime sue volontà.

Con reverenza e riconoscenza infinita Jacopo Alighieri

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