Dante Alighieri. Il racconto di una vita

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IV

Sulla breve eterna vita di Beatrice Portinari 3 settembre 1321 Questa mattina mi sono destato come se non fossi malato. Era da mesi che non avvertivo tanto vigore e tanta voglia di vivere. Se fosse stato possibile avrei fatto volentieri una cavalcata nei boschi che circondano la città. Ma non mi faccio illusioni. So benissimo che la malaria a volte scompare per poi tornare ancora più aggressiva di prima. Comunque, questa tregua mi dà la possibilità di andare avanti con il mio racconto che oggi tratterà dell’amore. Quindi di Beatrice. Bello non sono mai stato. Non so come mi rappresenteranno i posteri, tuttavia sono certo che quelli che mi hanno conosciuto nel profondo avranno una certa pietà per il mio aspetto, mentre gli altri, e non saranno pochi, si soffermeranno con insano piacere sui difetti del mio corpo. Metteranno l’accento sul volto eccessivamente lungo, il mento sporgente, la bassa statura, l’andamento un po’ curvo e soprattutto il naso aquilino. Qualche pittore si prenderà la briga di raffigurarmi in modo tale che il mio aspetto tradisca una superbia ed un’altezzosità che rimarranno per sempre legate alla mia immagine. Non nego d’avere un carattere forte e a volte troppo animoso, permaloso e facile all’ira, soprattutto di fronte all’ignoranza, tanto da sembrare arrogante, tuttavia mi pare ingiusto che solo questi tratti vengano dedotti dalla mia figura. 28


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