Presentazione Nei volumi fondativi della ludolinguistica, cioè della nuova prospettiva che Anthony Mollica ha inaugurato entro la linguistica educativa, è difficile non scorgere i notevoli fondamenti teoretici che soggiacciono alle molte e con crete proposte didattiche. Tale carattere attraversa i tre nuovi volumi di Mol lica, in particolare questo secondo, dedicato ai veri amici, alla ricostruzione di immagini con numeri e puntini, al labirinto, all’abbinamento e all’incastro, agli scioglilingua, al colmo e a vari altri fenomeni linguistici come gli agget tivi e gli avverbi, ai proverbi e ai modi di dire. Per evitare di pensare che la nuova opera sia soltanto una preziosa fonte di concrete proposte didattiche (cosa, questa, comunque di notevole utilità per coloro che quotidianamente gestiscono i processi di insegnamento e apprendimento, cioè gli insegnanti), vorremmo tentare di riproporre all’attenzione dei lettori alcuni di questi ele menti di ordine teoretico. Riteniamo che la ludolinguistica abbia almeno una tripla serie di radici teo riche: una filosofica, una linguistica, una ludologica. La radice teoretica ha almeno come riferimenti J. Huizinga (1967) e Eu gen Fink (1969), per il quale il gioco è metafora del mondo. Quale che sia la cornice delle scelte filosofiche fatte, appare evidente in tali autori la porta ta generale della dimensione ludica nella costituzione specifica dell’umani tà: il gioco non è elemento marginale, relegato all’infanzia o alla patologia della psiche nella dipendenza o ai momenti istituzionalizzati delle feste, ma è condizione generale, archetipo di ogni attività razionale, emotiva, sociale degli umani. Le Ricerche filosofiche di Ludwig Wittgenstein (1953) si concentrano sul ruolo del gioco nell’ambito linguistico e più generalmente semiotico: il lin guaggio è un insieme di giochi linguistici; ogni atto espressivo, linguistico, comunicativo è un gioco linguistico le cui regole si attuano e si rinegoziano continuamente, essendo il significato dei segni linguistici l’uso linguistico stesso, il giocare i segni, il vivere l’azione sociale che è azione ludica. Il gioco perde, allora, da un lato la sua giocosità, il suo tratto innocente mente infantile, dal momento che ogni atto linguistico è un giocare linguisti co; dall’altro lato, riacquista proprio tutti i caratteri del gioco, anche quelli infantili, di innocente assolutezza del senso dell’agire, riassegnandoli a tutte 8
Ludolinguistica 2.indb 8
17/02/20 10:53