Socrate

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Gli inventori del Pensiero

Gli inventori del Pensiero

Armando Massarenti

SOCRATE

Armando Massarenti

QUELL’ADORABILE ROMPISCATOLE

SOCRATE, QUELL’ADORABILE ROMPISCATOLE

Per capire come la pensava Socrate, il grande filosofo vissuto ad Atene tra il 470 e il 399 a.C., bisogna capire che tipo fosse. Bello non era e si lavava anche poco, ma soprattutto, per tutta la sua lunga vita, non ha mai smesso di fare domande mettendo in difficoltà le persone che incontrava. Era insomma un “rompiscatole” e questo gli costò molto caro. In realtà era un grande, simpatico, a tratti adorabile rompiscatole, perché le sue domande, per quanto fastidiose, avevano un unico scopo: quello di scoprire qual è il bene per sé e per tutti gli uomini. Armando Massarenti, filosofo e giornalista, oltre a occuparsi per i bambini degli “Inventori del pensiero”, ha scritto tanti libri, tra cui Il lancio del nano, Istruzioni per rendersi felici e Metti l’amore sopra ogni cosa.

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Filosofica

Gli inventori del Pensiero

Armando Massarenti

SOCRATE

QUELL’ADORABILE ROMPISCATOLE


Armando Massarenti

SOCRATE

QUELL’ADORABILE ROMPISCATOLE

Gli inventori del Pensiero

Quante invenzioni intorno a te! Le automobili, la tv, i videogiochi, i computer e i telefonini, l’elettricità, senza la quale nessuna delle altre cose potrebbe funzionare. Ma l’invenzione più incredibile è quella che puoi trovare anche dentro di te. È l’invenzione del pensiero. Questa collana ti racconterà la storia di tutti quei personaggi che hanno saputo pensare con la loro testa e senza i quali tutte le scoperte che abbiamo sotto gli occhi non esisterebbero. Si chiamano filosofi ma spesso si confondono con gli scienziati. Ci hanno insegnato a conoscere il mondo, la natura e anche il cuore degli uomini. Le loro avventure sono entusiasmanti. Ma attenzione: sono contagiose! Nessuno dopo averle lette potrà più smettere di pensare con la propria testa.


> Indice < < •< •< •< •<

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Spettacolo n. 1

Il concorso di bellezza. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Spettacolo n. 2

Il filosofo tra le nuvole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 Spettacolo n. 3

Socrate contro tutti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 Attività. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60


> Introduzione < C’era una volta un grande rompiscatole...

No, scusate ragazzi. Questo inizio si vede già che non va bene. Cerchiamone un altro senza parolacce. Dunque...

C’era una volta un bambino. Un bambino abbastanza

piccolo, diciamo di tre o quattro anni. Avrebbe potuto es-

sere anche una bambina. Ma il suo nome era Socrate, che

è un nome da maschio. Era una vera peste perché non si stancava mai di fare domande. E perché questo, e perché quello, e poi quest’altro ancora, e poi ancora e ancora, per

tutto il giorno e per tutta la sera – Perché? Perché? Per-

ché? – portando i suoi genitori ai limiti dello sfinimento.

Perché i gatti miagolano e i topi squittiscono? Perché gli animali non parlano come noi e invece fanno versi che noi

riusciamo a imitare e chiamiamo con diversi nomi (anche se resta sempre aperta una questione fondamentale: e il

coccodrillo come fa?). E ancora: dove va la luna quando è giorno? Perché è un po’ diversa ogni sera? Perché dobbiamo vestirci e non possiamo andare in giro nudi? Perché


ci sono persone ricche e persone povere? I

genitori rispondevano

pazientemente

alle domande più fa-

cili. E già tra queste,

non tutte sono facili!

Però a volte dovevano

anche inventarsi le rispo-

ste, come ad esempio per le

domande più difficili, sulla vita

e sulla morte, sulla bellezza e sul perché

non bisogna dire le bugie o sul perché i bambini devono obbedire, domande cui a volte è quasi impossibile rispondere su due piedi.

Dove ero io prima di nascere? E com’è che prima non

c’ero e adesso ci sono? Come nascono i bambini? E perché

alcuni sono maschi e altri femmine? Potevo anche avere degli altri genitori? E come mai ci sono persone che a un certo punto scompaiono e non ci sono più? Perché ci

abbandonano all’improvviso? Non è scorretto fare così? Prima il nonno e la nonna ti dicono ogni giorno quanto sei importante per loro e quanto ti vogliono bene, e poi,

un brutto giorno, se ne vanno! Dove vanno? In cielo? Cosa

4 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


nasciamo a fare se poi dobbiamo andarcene così? E che cosa facciamo là in cielo? E quanto tempo ci dobbiamo

rimanere? Per sempre? Ma non sarebbe meglio starsene qui per sempre con i nostri amici e la nostra famiglia? E se non ci fosse proprio nessun posto, non solo per i bambini

che non sono ancora nati, ma anche per i nonni – e tutte le persone – che se ne vanno?

Insomma, le domande erano

tante. Ma proprio tante. Non sempre i genitori erano all’altezza di rispondere. Per cui Socrate si sentiva un po’ insoddisfatto. Per fortuna viveva in

un posto dove c’era una

piazza con molta gente.

Poteva dunque chiedere a

qualunque adulto gli capitasse

a tiro: calzolai, bottegai, mercanti... ma anche ricconi, politici e generali.

Solo quando Socrate finalmente crollava nel sonno e la

smetteva di “rompere le scatole”, i poveri genitori potevano avere un po’ di pace.

> Introduzione <

<•> 5


Che dite, questo secondo inizio della nostra storia va già meglio? In effetti, non siamo proprio sicuri che “rompiscato-

le” sia davvero una parolaccia: in realtà è un “eufemismo”, cioè un’espressione più gentile che si usa al posto di una vera e propria parolaccia, per dire la stessa cosa.

A

forza di farsi domande e di chiedersi sempre il perché

delle cose, Socrate diventò un grande saggio, forse il

più saggio e il più sapiente di tutti gli uomini. Aveva però uno strano vizio: quello di fare il finto tonto e di prendersi

un po’ in giro. Infatti, se qualcuno voleva fargli un compli-

mento, magari dicendogli “Quanto sei saggio!” o “Quanto sei intelligente!”, lui rispondeva: “Saggio io? Sapiente? Ma fatemi il piacere! Amo la sapienza e la saggezza in generale, e mi piace riconoscerla negli altri quelle volte che c’è. Ma

questo non significa che io sia saggio o intelligente”. Effettivamente questo era un modo per fare il “finto tonto” e per esercitare l’arte di cui era indiscusso maestro: l’ironia. Dunque anche per “rompere le scatole” e prendere bonariamente in giro il prossimo.

6 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


A questo punto fermiamoci un momento. Tu stesso, lettore

o lettrice, forse ti ricorderai che da bambino ti comportavi

così. Ora che sei più grande avrai modificato il modo di fare

domande agli adulti, e magari le risposte sei in grado di trovarle anche da te.

Bene. Nonostante non sappiamo se Socrate – il grande

filosofo vissuto tra il 470 a.C. e il 399 a.C. – da piccolo,

fosse un bambino di questo tipo, sappiamo di certo che per tutta la sua lunga vita, durata 70 anni, non ha mai smesso

di fare domande alle persone che incontrava, mettendole a

volte anche in difficoltà. Insomma, è sempre stato fino alla fine un grande rompiscatole.

Meglio, un grande, simpatico, a tratti adorabile rompi-

scatole, perché le sue domande avevano un unico scopo: scoprire qual è il bene per sé e per tutti gli uomini e tutte

le donne.

Per capire come la pensava Socra-

te, e com’era la sua filosofia,

bisogna capire che tipo era. Era simpatico o antipatico, serio o burlone, sapiente o ignorante, bello o brutto?

> Introduzione <

<•> 7


I capitoli del volume che stai leggendo hanno nel titolo

la parola Spettacolo, perché nel primo si parla di una gara di bellezza, nel secondo di una commedia, e nel terzo del

processo a Socrate – uno dei processi più famosi di tutta

Socrate amava le conversazioni con un unico interlocutore che sottoponeva alla sua raffica di domande

la storia dell’umanità intera – che è anch’esso una forma di spettacolo.

Socrate amava soprattutto

le conversazioni a due, con un unico interlocutore che sottoponeva alla sua raffica di domande, ma ci sono diversi epi-

sodi nella sua vita che lo vedono al centro dell’attenzione

di molte persone, se non addirittura dell’intera città di Atene, finendo per dare spettacolo, magari senza volerlo.

Il primo degli spettacoli di cui parleremo è il più legge-

ro. Si tratta di un concorso di bellezza ma anche qui, come

poi nel processo, c’è una giuria che deve giudicare. Per fortuna non per la vita o per la morte, come succederà nell’ultimo drammatico “spettacolo” che lo vedrà protagonista.

Armando Massarenti

8 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


>• Spettacolo n. 1 •<

Il concorso di bellezza

B

ello non era mai stato, e si lavava anche poco. Socrate

aveva altro a cui pensare. Rifletteva, pensava, appun-

to. Ammaliava giovani e vecchi, poveri e ricchi, ciabattini

e generali, con i suoi ragionamenti e, soprattutto, dialoga-

va e dialogava. Sempre a voce, a tu per tu con i suoi amici e conoscenti, senza mai scrivere nulla. Se non ci fossero stati i suoi discepoli e ammiratori, e in particolare due di loro (Senofonte e, soprattutto, Platone), non sapremmo nulla di Socrate. Grazie a loro, che hanno scritto di lui, sappiamo come si svolgevano quei dialoghi.

Un giorno, brutto e

trasandato come si pre-

sentava di solito, fu sfidato

Socrate quell’adorabile rompiscatole <•>

9


a un concorso di bellezza dall’amico Critobulo. “Partecipo,

d’accordo

– rispose Socrate rivolgendosi a Critobulo e alla

giuria – ma comincerò io a farti delle domande. Dimmi: che cosa intendi per bellezza? Credi che il bel-

lo si trovi solo nell’uomo o anche in altre cose?”

“Anche nel cavallo, nel bue e in molti oggetti inanimati

– rispose Critobulo. – Uno scudo può essere bello, e una spada, un’asta”.

“Cose così diverse tra loro, com’è possibile che siano

tutte belle?” ribatté Socrate.

“Se sono ben fabbricate rispetto agli usi per i quali le

acquistiamo o se sono per natura adeguate a ciò di cui abbiamo bisogno, queste cose sono belle” spiegò Critobulo.

“Bene – chiese allora Socrate, – sai perché abbiamo bi-

sogno degli occhi?”

“Per vedere. Mi pare ovvio” rispose Critobulo.

“Se è così, i miei occhi sono più belli dei tuoi” ribatté

Socrate con aria di sfida.

10 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


“E perché?” chiese Critobulo.

“I tuoi guardano dritto innanzi a loro. I miei invece,

sporgenti come sono, guardano anche di lato” rispose Socrate facendo così risultare belli i suoi occhi che invece tutti pensavano fossero brutti. Critobulo proseguì:

“Dunque, se è così, gli occhi

più belli sono quelli del granchio?”

“Certo” rispose So-

crate.

“E che dire del naso, è

più bello il mio o il tuo?” soggiunse Critobulo.

“Gli dèi ce lo hanno dato per

odorare – rispose Socrate. – Le tue narici guardano verso

terra, le mie verso l’alto e possono così accogliere gli odori da ogni dove. Dunque credo che il mio naso sia più bello del tuo”.

“Ma com’è possibile che un naso camuso1 sia più bello

di un naso dritto?”

“Il mio naso schiacciato – rispose Socrate – è più bello

1

Largo e schiacciato.

Il concorso di bellezza

<•> 11


perché non ostacola gli occhi e lascia che essi vedano ciò

che vogliono. Un naso dritto invece è come se, di arroganza, innalzasse un muro tra i due occhi”.

Critobulo cominciava ad assaporare la sconfitta e intro-

dusse lui stesso un nuovo argomento, la bocca.

“Quanto alla bocca, te la do vinta – disse – perché se è

fatta per mordere – tu puoi dare morsi più grandi dei miei.

E per lo spessore delle tue labbra, non pensi che i tuoi baci saranno più dolci dei miei?”

Con Socrate si poteva andare avanti per ore a dialogare

così, finché l’interlocutore doveva ammettere di non sapere cose che prima

È molto più saggio ammettere di non sapere una cosa piuttosto che affermare con sicurezza di saperla lunga

pensava di sapere be-

nissimo. Questo era

il metodo di Socrate! Far capire che spesso è molto meglio, ed

è molto più saggio, ammettere di non sapere

una cosa piuttosto che affermare con sicurezza di saperla lunga.

Anche Critobulo dovette arrender-

si e, ammettendo il proprio svantaggio, chiese alla giuria di vo-

12 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


tare pensando di perdere. A perdere invece fu Socrate, che di certo non se la prese.

Anche da questa storiella, raccontata da Senofonte, che

era un suo grande ammiratore, avrete capito quanto So-

crate fosse ironico e spiritoso. Autoironico, soprattutto, come dicevamo. Il suo era un modo per scherzare sulla sua stessa bruttezza, per il divertimento proprio e dei presenti. Neppure per un istante aveva preso sul serio l’idea di

poter essere davvero considerato bello e quindi di vincere la gara. Aveva semplicemente adottato il più classico dei suoi metodi, il meccanismo complesso dell’ironia che por-

ta il suo nome. Che funziona così: Socrate sa di non essere

bello. E sa che la definizione di bellezza data da Critobulo non porta molto lontano. Proprio per questo finge di prenderla molto sul serio, perché così, passo dopo passo, riesce a dimostrare astutamente il proprio vantaggio.

Sembra uno degli stratagemmi che Aristotele descriverà

come l’arte di avere ragione anche quando si ha torto, in-

curanti dei più elementari principi di correttezza. Socrate non è bello ma grazie a questa arte convince Critobulo del

contrario. È l’arte di rendere forte anche il discorso più de-

bole! L’arte di cui si parla anche ne Le nuvole di Aristofane, dove, in alcuni punti, il commediografo, che al contrario di Senofonte è tutt’altro che amico di Socrate, descrive So-

Il concorso di bellezza

<•> 13


crate come un sofista2. Sì, perché i sofisti avevano la fama

di voler sempre avere ragione anche se magari avevano torto. Ma lui non era affatto come loro! O no? Sicuramente non del tutto. Soprattutto perché Socrate, al contrario dei

sofisti, ai quali un po’ somiglia, non sta affatto cercando di avere ragione. O per lo meno non è quello il suo scopo

principale. Non vuole certo vincere la gara. Diciamolo chia-

ro: non gliene importa un fico secco. Sa benissimo di essere

brutto, e non se ne fa certo un problema. Nel dialogo con Critobulo sta solo approfittando della situazione per divertirsi un po’ e, nello stesso tempo, fare un po’ di buona filoso-

fia. Vuole almeno che l’ovvio vincitore, Critobulo, si renda conto di quanto sia lontano dal cogliere la vera essenza della bellezza (cioè l’insieme di caratteristiche che definiscono

ciò che è bello), che non può essere spiegata solo in termini

di convenienza e utilità, pena il dover considerare bello uno come Socrate. Il quale, peraltro, ha sempre negato di sapere

alcunché su qualunque argomento gli capitasse di discutere: la virtù, la giustizia, la bellezza. Era il suo marchio di fabbrica. Al pari della sua bruttezza, della sua ironia e della sua intelligenza.

La sofistica è una scuola filosofica contemporanea a Socrate che metteva al centro della propria riflessione l’uomo e la sua vita sociale e politica. I suoi esponenti si definivano “maestri” ed esercitavano la filosofia come professione, quindi a pagamento.

2

14 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


Il concorso di bellezza

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>• Spettacolo n. 2 •<

Il filosofo tra le nuvole

P

er capire ancora meglio che tipo fosse Socrate, quanto fosse affascinante e intelligente, bisogna vederlo in

azione nei momenti di maggiore difficoltà, quando le cose

non sembrano andare proprio per il verso giusto. Questo

vale un po’ per tutti: puoi ammirare alcuni tuoi compagni perché sono bravi a scuola o perché giocano bene a pallone, ma la loro bravura è ancora più evidente se li osservi

quando si trovano ad affrontare situazioni in cui si sono fatti male o sono vittime di una ingiustizia da parte di un adulto o dei compagni.

16 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


Per

esempio

base a come sanno

in

farsi rispettare dai soliti bulli che si

trovano in quasi

tutte le scuole e che

cercano sempre delle

vittime da umiliare. Se i tuoi

compagni ti prendessero in giro – magari mettendosi tre contro uno – come reagiresti?

Forse proprio Socrate ti può dare qualche spunto.

L’episodio che tra poco racconteremo riguarda proprio

il modo in cui un suo concittadino e discepolo, Aristofane,

lo prese in giro davanti a tutti gli abitanti della città, che se la risero di gusto.

Aristofane era un autore di commedie divertenti e gli

Ateniesi adoravano andare a teatro. Anzi si può dire che

il teatro lo hanno inventato loro: sia il teatro divertente,

cioè appunto le commedie, sia quello serio e tragico, dove succedono vere e proprie catastrofi, insomma le tragedie.

I Greci periodicamente facevano delle gare e a vincere

era chi scriveva e metteva in scena la migliore opera tea-

trale. Tutti i cittadini assistevano alle rappresentazioni con grande entusiasmo e attenzione.

Il filosofo tra le nuvole

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Per prendere in giro Socrate, Aristofane scrisse una

commedia piena di battutacce contro il filosofo. Pen-

sa, non venivano risparmiate neanche le parolacce! Per

esempio Aristofane racconta che a Socrate fu chiesto se,

secondo lui, le zanzare cantassero con la bocca o con il didietro! (Anche “didietro” ovviamente è un eufemismo: nella commedia di Aristofane si usavano le parolacce vere

e proprie, che forse è meglio non dire. D’altro canto, oggi gli scienziati sanno bene che gli animali non fanno versi

solo con la bocca, ma anche appunto col didietro, dunque, se anche Socrate avesse davvero, nella vita reale, fuori

dalla commedia, studiato questo argomento, non ci sareb-

be stato poi niente da ridere). E Socrate, stando a quanto dice un personaggio della commedia, avrebbe dato questa spiegazione:

“La zanzara ha l’intestino stretto e dunque l’aria vi passa

a viva forza, dritta al deretano”.

“Allora è una tromba il didietro delle zanzare! Una scoperta a posteriori!”,

com-

menta un altro personaggio.

E giù risate!

18 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


Una bella presa in giro, non credi? Una presa in giro che

dura tutta la commedia, che si intitola Le nuvole. Sì, perché

Socrate era un filosofo molto amico delle nuvole. In che senso?

Nato ad Atene nel V secolo a.C., figlio di un artigia-

no che faceva sculture e di un’ostetrica (l’assistente delle

donne durante il parto), gente umile e con i piedi per terra, Socrate appariva decisamente diverso dagli altri abi-

tanti del suo quartiere. Aveva spesso lo sguardo perso a guardare il cielo, come se fosse incantato dalle nuvole, ma

non perché gli interessassero particolarmente i fenomeni

naturali… anzi! A differenza dei sapienti che lo avevano preceduto (pensiamo per esempio ai famosi “filosofi della

natura”3 della cosiddetta scuola di Mileto, come Talete e I filosofi della natura sono detti così perché studiavano la causa e l’origine dei fenomeni naturali. Le loro filosofie sono raccontate nel primo volume della collana Gli inventori del pensiero, intitolato Strani tipi questi filosofi.

3

Il filosofo tra le nuvole

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Anassimandro), Socrate fu il primo a riportare la filosofia dal cielo alla terra, occupandosi dell’unica cosa veramente importante a suo parere: la vita degli uomini. Ovvero le

Socrate fu il primo a riportare la filosofia dal cielo alla terra

scelte, le azioni e i comportamenti

che ognuno adotta nel corso della propria esistenza, seguendo deter-

minati ragionamenti su ciò che è

giusto o sbagliato, buono o cattivo per noi.

20 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


Per esempio, se tu sei bravo in matematica e il tuo com-

pagno di banco no, è giusto che tu non gli passi il compito che lui non sa fare, o sarebbe più giusto aiutarlo passan-

dogli il compito? Nota che se non glielo passi magari lui penserà che non sei un vero amico e giudicherà male il tuo comportamento. Però anche ingannare la maestra è sbagliato. Ed è anche ingiusto che lui risulti più bravo di

quello che è e prenda un voto che non merita. Non ti pare?

Ecco, in una parola, questioni e dilemmi di questo tipo

riguardano l’etica, la morale di cui da molti Socrate è considerato addirittura l’inventore. E che cos’è la morale? Be’, per Socrate è la cosa più importante che ci sia perché è quella che permette di rispondere nel modo più saggio alla domanda: come dobbia-

mo vivere? Qual è, nelle diverse si-

tuazioni in cui ci troviamo, il modo

più saggio e più giusto di agire? Che

cosa davvero ci può rendere felici?

Ma continuiamo a figurarci Socrate per un

momento con gli occhi fissi nel vuoto, rigido e immobile

come una statua, il naso in su. E che naso! In un viso decisamente bruttino, dai tratti marcati, per non dire sgra-

ziati, Socrate aveva quello che si dice un naso “da pugile”:

Il filosofo tra le nuvole

<•> 21


camuso, cioè schiacciato, come se qualcuno glielo avesse rotto assestandogli un bel pugno in faccia, ipotesi non così

difficile da immaginare considerando quanto potesse ri-

sultare irritante questo filosofo, che era solito intrattenere i propri concittadini in lunghissimi “botta e risposta” sui

temi più vari, implacabile e fastidioso come un tafano (era lui stesso a definirsi così!), cioè come un insetto molesto

di quelli che di solito pungono i cavalli facendoli imbizzarrire. Chiunque passasse per l’agorà di Atene, la piazza dove si teneva il mercato e si svolgevano le riunioni pubbliche, cuore pulsante della città, poteva trovarlo intento a chiacchierare per ore e ore... chiacchiere che erano in

realtà dialoghi serrati, anche se a un osservatore distratto sarebbero probabilmente sembrate più che altro delle litigate. Non ci sarebbe stato da stupirsi se

qualcuno gli avesse tirato un pu-

gno sul naso... Ma no, in realtà non era successo nulla di tutto ciò. Il suo naso era proprio

così, era il suo naso naturale.

Il fatto è che il nostro filo-

sofo amava sopra ogni cosa in-

trattenersi con le persone, facendo

22 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


domande inaspettate e invitando chiunque a rendere conto di

quello che dice-

va e soprattutto

diceva di sapere,

non senza una buo-

na dose di ironia (la fa-

mosa “ironia socratica” di cui

già si è detto e di cui avremo ancora modo di parlare),

cioè l’arte di prendersi un po’ gioco degli altri ma a

fin di bene. Un’arte difficile perché può capitare che la

persona che viene presa in giro non capisca che si tratta di una specie di gioco attraverso il quale imparare insieme a inquadrare meglio le cose, e la consideri invece una

cattiveria. Quante volte nella vita di Socrate il suo bona-

rio modo di agire è stato scambiato per un insulto bello e buono! Fu proprio questo a metterlo in pericolo alla fine della sua vita.

Ma torniamo a Socrate con la testa tra le nuvole, per

domandarci che ci faceva, e a che cosa pensava “sguardo

fisso e bocca aperta” con quell’aria un po’ buffa che tutti

Il filosofo tra le nuvole

<•> 23


quelli che l’hanno conosciuto ricordano.

Il suo amico e disce-

polo, un po’ cattivello,

Aristofane, nella com-

media Le nuvole, di cui

dicevamo, lo ritrae pro-

prio nel momento in cui

immobile sta meditando: So-

crate era tutto intento a guarda-

re il cielo e a riflettere a bocca aper-

ta, scrive il perfido Aristofane, quando “un

geco gliela fece proprio lì”!

Ora immaginate tutta la città che ascolta e ride a battute

come questa e a delle storie inventate giusto per mettere alla berlina il povero Socrate. È come se un giorno tu

arrivassi in classe e alcuni tuoi compagni – magari i più

bulli tra loro – ti avessero fatto la bella sorpresa di recitare davanti a tutti una scena in cui vieni preso in giro per una

cosa che fai abitualmente e di cui magari vai addirittura fiero! Come fermarsi a guardare un bel tramonto mentre gli altri bambini stanno ancora giocando. Tu cosa faresti? Forse ti verrebbe voglia di nasconderti e di non farti più vedere in giro.

24 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


Che cosa fece invece Socrate?

Non solo andò di sua volontà a teatro a divertirsi insie-

me agli altri – nota bene: a divertirsi per la presa in giro

che facevano di lui! – ma, durante la rappresentazione, si alzò in piedi per far capire bene a tutti che il personaggio

ridicolo, strambo e pericoloso impersonato dagli attori era proprio lui, Socrate, che se ne stava lì in carne e ossa, a

partecipare al grande spettacolo. E poco gli importava se quella rappresentazione era lontana dalla realtà.

Socrate voleva mostrare che la sua forza e la sua onestà

lo rendevano immune da quelle bugie calunniose. L’insegnamento principale di Socrate, come vedremo, era proprio questo: se agisci secondo ciò che è bene e giusto, non potrai

temere nulla perché nulla potrà scalfire la serenità del tuo cuore

e della tua anima. Anche se gli altri ti offendono e ti trattano in-

Se agisci secondo ciò che è bene e giusto, non potrai temere nulla nella vita

giustamente, perché le bugie, le offese e le calunnie difficilmente hanno la meglio se vengono scagliate contro chi si comporta bene e quindi non le merita.

Il filosofo tra le nuvole

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Se immaginiamo Socrate, imperturbabile e addirittura

sorridente, in mezzo agli spettatori che riempivano le gradinate del teatro di Atene, la sua placida serenità potreb-

be ricordarci quella di un altro personaggio abituato ai fischi e agli applausi della gente, ma a essi indifferente… Il toro Ferdinand, protagonista di un famoso cartone animato. Conoscete la storia? Ferdinand era un torello dolce

e mansueto che viveva felice in campagna, ma un giorno, per una tragica fatalità (un incontro spiacevole con una vespa), si imbizzarrì. Chi assistette alla scena, notando l’insolita furia con cui il toro si dimenava, pensò che fosse adatto a battersi contro un torero, nei

famosi combattimenti che ancora

oggi (purtroppo) si tengono nelle arene spagnole. Una vicenda molto banale, insomma. Ma qui viene la svolta – che

ci ha fatto venire l’idea di paragonare il toro Ferdi-

nand a Socrate. Anche

se Ferdinand fa di tutto per non combattere, una volta nell’arena sta quasi per cedere alla rabbia

26 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


che gli provoca la sua condizione, ma all’improvviso vede un fiorellino.

Questo gli ricorda la sua in-

dole pacifica e lo riporta, verrebbe da dire, a se stesso.

È questa la grande forza di

Socrate, come dice il filosofo

ottocentesco Hegel4 (nelle Le-

zioni sulla storia della filosofia):

“Egli trascorre la vita in mezzo

ai suoi concittadini e ci si presen-

ta come una di quelle grandi scultu-

re, tutte d’un pezzo, come siamo soliti

vederne in quell’età – come una perfetta

opera d’arte classica, che si sia portata da se

stessa a tanta altezza. Individui di questa tempra si sono

formati da sé quali sono stati; sono divenuti ciò che hanno voluto essere e si sono serbati fedeli a se stessi”. Socrate, dice Hegel, si era scolpito da solo, saggio, infaticabile, onesto, imperturbabile e decisissimo a non commettere violenza o ingiustizia, proprio come il toro Ferdinand.

4 Hegel è un filosofo tedesco, considerato tra i più importanti della storia della filosofia. La corrente di pensiero da lui fondata è l’idealismo.

Il filosofo tra le nuvole

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Del resto era figlio di uno scalpellino5 molto stimato ad Atene.

Tornando alla commedia Le nuvole, Socrate è addirittura

tratteggiato da Aristofane come un maestro furbo e cattivo

che si fa pagare per le sue lezioni e il cui insegnamento è contro la morale. Pensa che ingiustizia! Niente di più

falso. Infatti Socrate ci teneva moltissimo a far sapere che

lui – al contrario di altri filosofi come Gorgia e Protagora, i cosiddetti “sofisti”, cui per altri versi un pochino somi-

gliava – non si era mai fatto pagare da nessuno. Amava chiacchierare, dialogare, filosofare per il semplice gusto di

farlo, perché per lui era una cosa importante e gratificante

in sé e che quindi non doveva avere un prezzo. Pensaci

bene un momento: spesso le cose più belle e più importanti

sono proprio quelle che non si possono comprare! Al massimo Socrate si faceva offrire un pranzo o da bere durante

5

L’operaio che lavora il marmo con uno strumento chiamato scalpello.

28 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


le sue lunghe conversazioni. Del resto gli bastava molto

poco per vivere, e ci scherzava sopra. Diceva che gli piaceva andare al mercato di tanto in tanto per poter vedere quante erano le cose che non gli servivano e senza le quali era ugualmente felice!

Ma forse se era là, in piedi, tra il pubblico, ad ascoltare

facendosi notare da tutti, era anche per un altro motivo: Socrate infatti amava sì prendersi gioco degli altri, fino

al punto di farli infuriare, ma la sua ironia la esercitava

anche verso se stesso. Essere capaci di non prendersi troppo sul serio, saper ridere anche di sé, è una virtù meravigliosa che Socrate coltivava in continuazione, anche quando ingaggiava discussioni infinite su temi seri e importanti, sulla morale, la verità, la bellezza, la giustizia.

Questa forte autoironia era il tratto distintivo della sua filosofia.

Il filosofo tra le nuvole

<•> 29


Lo aveva capito bene Platone, l’allievo più famoso,

l’autore dei celebri Dialoghi che sono considerati tra i libri

più affascinanti dell’intera storia della filosofia. Platone è importantissimo per noi perché ha dedicato quasi tutti i suoi scritti proprio alla figura di Socrate, che di suo, inve-

ce, non ci ha lasciato nulla di scritto. Secondo lui si pote-

va fare buona filosofia solo dialogando nella vita reale e non nei libri. Per fortuna Platone ha dimostrato, almeno nella pratica, di non essere del tutto d’accordo con il maestro, altrimenti non sapremmo nulla di Socrate!

In uno dei dialoghi più belli, il Simposio, Platone descrive

Socrate rintanato in una veranda dove si è fermato per caso

a pensare, in piedi, immobile come una statua e così con-

centrato da essere sordo ai richiami del ragazzo che lo invita a sbrigarsi per non perde-

re il banchetto di festeggiamento a

casa dell’amico. In un altro punto dello stesso dialogo, si racconta che Socrate – che partecipò

come soldato a diverse campa-

gne di guerra – rimase in piedi

tutta la notte immobile a riflettere

perfino sul campo di battaglia, su-

scitando lo stupore dei suoi compagni.

30 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


Dunque, a che cosa pensava

Socrate lì, immobile (verrebbe

da dire “con la testa tra le nuvo-

le”)? Secondo l’importante testimonianza di un altro ammiratore

che ebbe modo di conoscerlo, lo storico Senofonte, che già abbia-

mo citato quando abbiamo ricordato il concorso di bellezza, la

La ricerca filosofica di Socrate era tutta incentrata sul mondo degli uomini e sulla definizione dei concetti morali

ricerca filosofica di Socrate era tutta incentrata sul mondo degli uomini e sulla definizione dei concetti morali: quei concetti come “buono” e “giusto” che vengono usati per

parlare dei nostri comportamenti nel mondo. Proprio per

questo Socrate poteva passare ore e ore a interrogare un suo conoscente su che cosa fosse la bontà (o la giustizia, o

la bellezza), riflettendo insieme a lui sulle varie definizioni e spesso rifiutandole tutte, facendo quasi impazzire chi si trovava di fronte.

Riguardo alla testimonianza di Senofonte circa l’interes-

se di Socrate nei confronti dell’etica, va detto che Senofon-

te ci teneva particolarmente a sottolineare la differenza tra

Socrate, che indagava i comportamenti umani, e i filosofi della natura che invece si interessavano dei fenomeni naturali, compresi i versi emessi dalle zanzare!

Il filosofo tra le nuvole

<•> 31


1

Cruciverba filosofico

Attività 1 2 4

6

3

5

7

8 9

10 11

12

13

60 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


Orizzontali

4 • Che mestiere faceva il papà di Socrate? 6 • Come si chiamavano i filosofi che si facevano pagare? 10 • Che mestiere faceva la mamma di Socrate? 11 • In che città è vissuto Socrate? 12 • Com’era il naso di Socrate? 13 • Chi è l’autore di commedie che prese in giro Socrate?

Verticali

1 • Come si chiamava il luogo dove più che in ogni altro Socrate discuteva e tempestava di domande i suoi concittadini e che in italiano significa piazza? 2 • Qual è il più famoso discepolo di Socrate? 3 • Socrate aveva una specie di angelo custode che gli impediva di fare cose sbagliate. Come lo chiamava? 5 • Di che animale erano le zampe dei sileni? 7 • Qual è la caratteristica principale del suo modo di porsi verso gli altri? 8 • A quale figura mitologica somigliava Socrate? 9 • Che tipo di governo aveva la città quando fu processato?

Attività

<•> 61


2

Rifletti e rispondi.

• Come mai puoi dire che un tramonto è bello, che la tua mamma

è bella, che il tuo zainetto è bello? Sono tutte cose molto diverse tra loro eppure sembra che abbiano in comune la bellezza. Che cos’è la bellezza? Sapresti provare a darne una definizione che vale per tutte le cose belle? ..................................................................................... ..................................................................................... ..................................................................................... ..................................................................................... • Hai mai subito un’ingiustizia? Per esempio sei stato sgridato per

una cosa che non avevi fatto? Prova a descriverla e spiegare perché non è giusto ciò che ti è stato fatto. ..................................................................................... ..................................................................................... ..................................................................................... ..................................................................................... • Ci sono dei bulli nella tua scuola?

Puoi raccontare una delle loro azioni e cercare di immaginare il modo di difendersi? ..................................................................................... ..................................................................................... ..................................................................................... .....................................................................................

62 <•> Socrate quell’adorabile rompiscatole


• Socrate era un grande rompiscatole. Però “rompeva” a fin di

bene. E sapeva anche farsi amare. Puoi fare un esempio in cui qualcuno, magari uno dei tuoi amici, o tu stesso con loro, “ha rotto” le scatole per il bene dell’altro? E potresti fare un esempio invece in cui qualcuno “rompe” ma senza che ciò sia di vantaggio per nessuno? Insomma uno che, al contrario di Socrate, “rompe” e basta? ..................................................................................... ..................................................................................... ..................................................................................... ..................................................................................... • L’oracolo di Delfi sentenziò che Socrate era il più sapiente degli uomini. Socrate diceva di non essere sapiente eppure diede ragione all’oracolo. Puoi spiegare come arrivò a questa conclusione? ..................................................................................... ..................................................................................... ..................................................................................... .....................................................................................

Attività

<•> 63


Nella collana Gli inventori del Pensiero:

S trani tipi questi filosofi Di prossima pubblicazione:

P latone e l’uomo invisibile

Storie di Gige, Er, Eros e Psiche

A ristotele, amico mio

Buoni si nasce o si diventa?

E lementare, Euclide!

Il grande gioco della riga e del compasso

Armando Massarenti Socrate, quell’adorabile rompiscatole Con la collaborazione di Luna Orlando Responsabile editoriale: Beatrice Loreti Redazione: Carla Quattrini Responsabile di produzione: Francesco Capitano Art director: Marco Mercatali Progetto grafico e impaginazione: Curvilinee Illustrazioni: Camilla Garofano Copertina: Curvilinee ©2019 Eli-La Spiga Edizioni Via Brecce – Loreto Tel. 071 750701 info@elilaspigaedizioni.it www.elilaspigaedizioni.it Stampato in Italia presso Tecnostampa – Pigini Group Printing Division – Loreto – Trevi 19.83.355.0 ISBN 978-88-468-3964-0 Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.


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