Laboratorio di SINTESI I --U --A --V UniversitĂ Iuav di Venezia
Mestre, Quartiere Piave
02 Analisi e proposte per la rivitalizzazione del commercio nel quartiere Piave
Immagine significativa (o schema, grafico, rappresentazione, foto opportunamente trattata) in seconda di copertina. L’immagine può essere inerente al tema o discostarsi ma deve avere un significato ed essere giustificabile. L’immagine può essere a tutta pagina mantendendo i bordi scuri, oppure essere più piccola (va comunque mantenuto il fondo scuro) 1
Laboratorio di Sintesi
Università IUAV di Venezia Dipartimento di Progettazione e Pianificazione in Ambienti Complessi Corso di Laurea Magistrale Pianificazione e Politiche per la Città, il Territorio e l’Ambiente Laboratorio di Sintesi Professori: Arch. Ruben Baiocco Arch. Giulio Ernesti Collaboratori: Dott. Marco Bordin Dott. Massimiliano Barbiero Dott.ssa Cristina Catalonotti a.a. 2016-2017
Team 02 * Nicolò Dalla Costa * Giancarlo Faresin * Alessandro Marcadella * Elvis Paja
Ottobre 2016 Febbraio 2017 Venezia
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Analisi e proposte per la rivitalizzazione del commercio nel quartiere Piave Indice: 1* Introduzione Quartiere Piave Di cosa ci occupiamo 2* Materiali e metodi Obiettivi del lavoro Metodologia di lavoro 3* La storia: il quartere Piave Trasformazioni urbane Trasformazioni sociali Trasformazioni del settore commerciale 4* Processo partecipativo Attività preliminari alla Charrette Charrette: l’incontro con i cittadini Interviste raccolte durante la charrette Interviste a commercianti residenti 5* Strategia progettuale Introduzione Linee d’azioni da intraprendere per la rivitalizzazione del quartiere Piave Criteri per la selezione delle buone pratiche * Linea d’azione 1: rivitalizzazione del settore commerciale Buone Pratiche Analisi di una modalità d’intervento: diminuire il numero dei negozi sfitti * Linea d’azione 2: riqualificazione estetica del fronte stradale e dell’area Buone Pratiche Analisi di una modalità d’intervento: introduzione di strumenti di coordinamento (Piano del Colore) * Linea d’azione 3: interventi sulla viabilità. Buone Pratiche Analisi di una modalità d’intervento: adozione di iniziative di traffic calming 6* Sintesi delle proposte progettuali * Proposta progettuale in Via Piave * Proposta progettuale in Via E. De Amicis Conclusioni Fonti
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p. 05 07 09 09 11 11 13 23 23 26 32 35 37 37 38 38 44 52 52 54 60 60 63 71 71 79 83 84
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Introduzione
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Il Quartiere Piave Via Piave non è una strada di periferia, ma percorrendola, questa impressione ci accompagna. Attraversa per un chilometro un quartiere che richiama il suo nome – Piave 1860, collegando la stazione di Mestre con il centro storico. Il quartiere Piave 1860 (Fig.1) non è tale in senso amministrativo ma così è percepito dalla popolazione che vi abita. In pochi minuti di cammino possono essere raggiunti i principali punti di interesse della città, come il centro storico, la stazione ferroviaria, l’università e, utilizzando l’estesa rete dei percorsi ciclabili e dei servizi pubblici, possono essere raggiunte facilmente tutte le località contermini della terraferma e anche la vicina Venezia. L’immagine che i media diffondono attraverso la stampa e la televisione è quella di un quartiere in crisi, degradato, insicuro; un quartiere che esaspera i conflitti e trasforma i residenti in “prigionieri in casa”, “assediati da decine di africani che minacciano e fanno sentire la loro presenza” (il Gazzettino di Venezia Mestre, 6/7/2016). Il quartiere di via Piave si è profondamente trasformato negli ultimi quarant’anni, anche in conseguenza dell’immigrazione straniera: i nuovi arrivati sono giunti soprattutto dal Bangladesh, dalla Cina, dall’Est Europa e dall’Africa. In pochi anni la zona ha cambiato volto e i residenti si sono ritrovati ad essere, loro stessi, stranieri in casa. Le trasformazioni sono percepibili anche guardando le vetrine: numerosi sono i negozi etnici che propongono prodotti simili e apparentemente di modesta qualità che si contrappongono ai pochi negozi “storici” rimasti. Balza all’occhio anche il rilevante numero di serrande abbassate e vetrine abbandonate. Quello che si vede contrasta con la storia di via Piave raccontata da Leopoldo, residente nel quartiere: “…negli anni’60 e ’70, via Piave aveva tutte le cose che avevano le altre città (T.C.I., A.C.I., negozi di tessuti e di arredamenti di qualità)… c’era una ricchezza che si stava formando in modo forte. Tutte le strade laterali erano piene di attività”. Anche secondo Alessandro, via Piave in quel periodo “era un luogo con molte risorse anche di tipo culturale… via Piave era la zona principale di Mestre”. Secondo Pietro, commerciante storico, invece, dopo un periodo di difficoltà, il quartiere si sta lentamente ma in modo continuo riprendendo con una qualità della vita migliore rispetto a quella di una decina di anni fa.
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Di cosa ci occupiamo Il nostro lavoro si propone di raccontare le complesse trasformazioni socio-economiche che hanno interessato il quartiere negli ultimi quarant’anni, focalizzando le riflessioni sul settore commerciale. Utilizzando fonti diverse (storie raccontate dai residenti e documentazione), abbiamo cercato di leggere e interpretare i cambiamenti che hanno portato alla progressiva scomparsa del tessuto economico esistente nel passato e all’attuale situazione. Infine, abbiamo individuato alcune linee d’azione che potrebbero, se attuate, invertire la tendenza. 7 1. “Se non sai guardare, non puoi vedere” - la foto è una metafora dell’immagine che i mass media danno del quartiere: ci è sembrato che in molte occasioni (specialmente nella cronaca) i media non hanno saputo guardare da una posizione privilegiata che offre una visuale più obiettiva e ricca in dettagli. In sottofondo lo skyline del quartiere Piave 2. Vista satellitare di Mestre, nel centro il Quartiere Piave 3. Primo incontro con Via Piave: fotografata dall’uscita della stazione di Mestre 4. Sottosopra: Viale Stazione 5. Vista delle ex case dei operai ferrovieri vicino ai Giardini di Via Piave
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Materiali e metodi
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Obiettivi di lavoro La nostra attività di ricerca ha fatto emergere una diffusa richiesta di una migliore qualità della vita nel quartiere e una maggiore presenza delle Istituzioni locali. Queste devono recuperare la fiducia dei cittadini attraverso azioni sinergiche che attivano in modo coordinato tutte le risorse presenti sul territorio. Il coordinamento è fondamentale, altrimenti, come descritto da Alessandro, il fallimento dell’obiettivo è probabile: “hanno sistemato via Piave ed è andata in crisi, hanno sistemato via Poerio ed è andata in crisi, hanno sistemato piazza Ferretto e sta andando in crisi. Questo perché alla riqualificazione fisica non è seguita una riqualificazione socioeconomica.” La finalità di questo lavoro è quella di stimolare e promuovere idee e progetti affinché il territorio sia di nuovo un luogo di relazioni e incontri in un contesto più sicuro e accogliente. Va quindi orientata l’adozione di buone pratiche per attivare iniziative in grado di generare un positivo impatto sul territorio ed una capacità di produrre insieme al lavoro e al reddito una migliore qualità della vita.
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Metodologia di lavoro Le informazioni che ci hanno consentito di ricostruire e comprendere le trasformazioni del quartiere sono state acquisite mediante visite, testimonianze da parte di soggetti con una diretta conoscenza dei luoghi e attraverso la consultazione di documenti storici, statistici oltre al materiale disponibile in rete. Sono stati quindi predisposti alcuni elaborati che prendono in considerazione l’evoluzione del quartiere dal punto di vista dell’edificato (dalla fine del XIX secolo), una ricognizione del settore commerciale e l’analisi demografica della struttura della popolazione. L’analisi è stata completata con la ricerca di buone pratiche poste in essere in altre realtà locali. Successivamente, nei due giorni della charrette e con le interviste effettuate in seguito, sono state raccolte ulteriori informazioni e importanti suggerimenti. È stato così possibile comporre un quadro conoscitivo che, di fronte all’obiettivo considerato, ci ha consentito di individuare e formulare le proposte di buone pratiche da indirizzare all’Amministrazione comunale. 6. Indicazioni: Via Piave, vista dalla stazione di Mestre
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La storia: il Quartiere Piave 1888
1888 1931
1931 1954
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Trasformazioni urbane Il quartiere Piave si sviluppa a partire dai primi del’900, in concomitanza della crescita del nodo ferroviario e con la nascita delle prime zone industriali. Gli edifici vengono concentrati lungo gli assi stradali che collegano la stazione con il centro di Mestre, per poi espandersi successivamente a est e ad ovest, attraverso la contemporanea realizzazione di una rete infrastrutturale. La prima fase dello sviluppo urbano si contraddistingue per un disegno ordinato come, ad esempio, si può osservare con il complesso delle “case dei ferrovieri”. Dal secondo dopoguerra, invece, si assiste ad una fase priva di una strategia di sviluppo che ha privilegiato una crescita “anarchica e incontrollata senza alcun vincolo e coi soli limiti imposti dal vigente regolamento edilizio”. Solamente a partire dai primi anni’60, con l’approvazione del primo P.R.G., la trasformazione del territorio è stata affidata a nuovi strumenti di pianificazione. In questi ultimi anni nella zona in prossimità della stazione sono stati avviati importanti interventi edilizi per la realizzazione di nuovi spazi ad uso ricettivo.
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Trasformazioni sociali
1954 1974
1974 2010
Attualmente, un residente su tre nel quartiere Piave è di origine straniera, con una prevalenza (Fig.1) di cittadini cinesi e bengalesi, seguiti da moldavi, rumeni e ucraini. Nel 2010 il rapporto era di un cittadino su quattro. La distribuzione sull’area dei cittadini stranieri non è omogenea: i cinesi, per esempio, prediligono l’area in prossimità della stazione mentre la comunità bengalese si concentra nella parte occidentale di via Cappuccina. Le comunità dell’est Europa si sono invece insediate nell’area più prossima al centro storico di Mestre, quindi nella parte orientale del quartiere, tra via Piave e via Cappuccina. Le classi d’età della popolazione riportate nel grafico (Fig.2), evidenziano come la maggioranza dei residenti stranieri appartenga alle classi più giovani, dove il rapporto è 1 a 1, mentre la popolazione autoctona è più anziana. Fig.1 Serie storiche del nuovo edificato (in rosso) nella Località Piave 1860
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di Sintesi CITYLaboratorio PRODUCTION CYCLES
Da quanto emerso dalle interviste, questa situazione è vissuta con difficoltà dai residenti italiani. Una signora all’interno di un negozio, ci ha raccontato la condizione di insicurezza del quartiere, specie la sera, a causa delle frequenti liti fra le bande di immigrati e il suo desiderio di lasciare Mestre per un’altra città in grado di garantirle una migliore qualità di vita. Alessandro sostiene che: “…la progressiva “cinesizzazione” partita anch’essa dagli anni ‘90 ha determinato un progressivo degrado con bordelli e sale massaggi (vedi Keke Pan). Il fenomeno ha progressivamente disgregato il tessuto storico ed è stato amplificato dal decremento della popolazione residente”. Frequentemente anche la rassegna stampa dei quotidiani locali descrive il degrado attraverso fatti di cronaca che coinvolgono con frequenza gli immigrati. Osservando i luoghi e con il lavoro di approfondimento svolto, siamo giunti ad una diversa valutazione. Paolo, durante la charrette, suggerisce una diversa chiave di lettura: “…prima stava già
Bangladesh 30.5%
Cina 20.0%
Moldavia 8.3%
Romania 9.0%
Altro 32.3% 7. La città non riposa mai: l’ampliamento del Hotel Plaza 8. Dove le gambe non si fermano: Sottopassaggio della Stazione di Mestre
Fig.2 Località Piave 1860: residenti stranieri per cittadinanza (2010)
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Ruben Baiocco, Giulio Ernesti, Marco Bordin NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
cedendo tutto. Siamo nel 1996 e via Piave era già morta, praticamente non c’era più quella vivibilità che c’era negli anni ’60 e ’70”. Nelle interviste, emerge in modo ricorrente l’assenza di un ricambio generazionale, con la popolazione italiana più giovane che preferiva emigrare nei territori contermini piuttosto che continuare a risiedere nella zona. Sembra che le trasformazioni del quartiere, e quindi l’inizio della sua decadenza, abbiano avuto origine più da scelte strategiche di sviluppo della città che dal fenomeno migratorio. L’arrivo della popolazione straniera, concentrato prevalentemente negli ultimi sedici anni, ha forse contribuito ad amplificare la sensazione di malessere, facendo si che i cittadini individuassero negli immigrati la causa esclusiva del degrado. Trasformazioni del settore commercialie Negli anni ’60 e ’70, via Piave era per Mestre la via del passeggio e del “lusso”. Leopoldo, riportando i racconti dei genitori, ricordava che
suo padre, lavoratore a Marghera, percepiva un salario di cinquanta mila lire al mese; in via Piave c’erano negozi che vendevano tessuti a sessanta, cento mila lire al metro. Un altro residente, ci ha ricordato come nella via fosse presente una concessionaria di automobili molto costose, tra le quali le sportive Ferrari, e come i bambini le guardassero con molta ammirazione. L’immagine che ci viene restituita dalle foto dell’epoca, mostra una via viva, con la presenza di numerose attività commerciali e bar che, anche attraverso l’uso degli spazi antistanti le vetrine, favorivano l’incontro e la socializzazione. A partire dagli anni ’80, le scelte di pianificazione fatte dalle Amministrazioni comunali hanno privilegiato la realizzazione di grandi centri commerciali definiti da Alessandro, durante un’intervista, come una ”catena di fuoco” che circonda la città di Mestre. Nello stesso periodo, una parte dei negozi cessava l’attività sia per l’anzianità del gestore, sia per la mancanza di un ricambio. Lo spostamento dei consumatori verso la grande distribuzione, accompagnato dalla progressiva riduzione dei negozi di vicinato, ha comportato l’aumento del numero dei negozi sfitti.
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Fig.3 Struttura della popolazione residente nel 2010: italiana (grigio) e straniera (rosso)
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La nuova domanda di spazi commerciali generata dall’immigrazione (in particolare da imprenditori cinesi e bengalesi) ha determinato la riattivazione di una parte di questi negozi. Si è verificato parallelamente un fenomeno speculativo legato alle compravendite con un doppio vantaggio per i proprietari degli immobili: i prezzi di vendita erano elevati e le superfici improduttive venivano cedute. Leopoldo ci ha confermato che, a quelle condizioni, i trasferimenti di proprietà sono stati numerosi e ha citato come esempio “Keke Pan” (un cittadino cinese finito al centro di un’indagine della Polizia per prostituzione ed evasione fiscale, visto come un benefattore da qualcuno), che in pochi anni ha acquisito proprietà immobiliari per svariati milioni di euro. Per questo motivo, durante l’intervista, ha affermato: ”io contesto quelle persone che si lagnano perché il quartiere è cosi… chi glieli ha venduti i negozi? Loro sono più furbi di noi, vengono lì con la valigetta”. Nel 2011, il Comune ha effettuato un censimento dei negozi presenti nel quartiere, con l’obiettivo di fotografare l’esistente, individuare le aree potenzialmente a rischio e avviare le opportune azioni di miglioramento della qualità della vita. Lungo la sola via Piave 31 negozi sono gestiti
da stranieri, di cui 21 gestiti da cinesi. Nell’intero quartiere, 4 negozi su 10 sono stranieri. Se valutiamo solamente i pubblici esercizi (bar, pizzerie, ristoranti) si arriva a 5 su 5. Dei 131 negozi del quartiere, 81 sono italiani e i restanti gestiti da stranieri. Inoltre, sono stati contati un centinaio di negozi chiusi. L’ex vicesindaco Sandro Simionato affermava: “Una cosa è affrontare la questione sulla percezione, e altro e lavorare su dati certi”. Passando davanti ai negozi etnici, generalmente poco frequentati, ci si domanda quali siano i clienti tipo e a chi possa interessare la merce offerta. Leopoldo sosteneva ”… per i bangladesi sono i bangladesi, per i cinesi non si sa. Dai cinesi non entra mai nessuno […]”. Ascoltando i residenti, in generale, emerge una certa diffidenza verso questi negozi, che può essere in parte giustificata dalle modalità poco curate di esposizione della merce, dall’aspetto dimesso delle vetrine e, a volte, dall’approccio del negoziante con il cliente. Qualcuno ipotizza anche che queste siano funzionali ad attività non propriamente lecite. Si ha quasi l’impressione che questo derivi da una volontà dei commercianti stranieri di creare zone di autoesclusione e separazione in cui le caratteristiche identitarie dei vari negozi sono
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9 Nicolò DallaNOME Costa,COGNOME, Giancarlo Faresin, Marcadella, Elvis Paja NOME COGNOME, NOMEAlessandro COGNOME, NOME COGNOME,
messe in primo piano non solo nei confronti dei clienti italiani ma anche tra le diverse etnie: autonomia senza interferenze esterne. Alcune tipologie di negozi, in particolare di elettronica, riscuotono invece un elevato grado di apprezzamento da parte di una clientela indistinta, in conseguenza dell’elevato rapporto qualità/prezzo sui prodotti o sui servizi offerti. Oltre a questi, anche il cibo etnico offerto nei ristoranti o venduto per asporto (kebab) è generalmente apprezzato, a differenza dei prodotti alimentari offerti dai “minimarket”. I pochi commercianti italiani ancora presenti lungo via Piave, pur lamentandosi di una minore presenza di clienti, non sembrano subire l’effettiva concorrenza da parte dei negozianti stranieri, in ragione della diversità dei prodotti/ servizi offerti. Una conferma arriva da Pietro, storico tabaccaio di via Piave, che, nel raccontare la sua attività, affermava di non aver risentito significativamente delle trasformazioni della via, in ragione di una consolidata clientela proveniente dall’intera regione e dall’estero per l’esclusività dei prodotti da lui venduti. Per incentivare la presenza delle attività commerciali, l’Amministrazione comunale ha cercato di riattivare il commercio e rivitalizzare l’area istituendo un mercato contadino ed uno
del biologico dalla metà dello scorso anno, per due giorni la settimana. L’iniziativa, condivisa dalle associazioni di categoria coinvolte nel progetto, è stata ostacolata in una prima fase dagli spacciatori che utilizzavano il parco come luogo di ritrovo. Non abbiamo avuto comunque l’impressione che l’iniziativa abbia ottenuto un grande successo: il numero delle bancarelle che abbiamo potuto vedere un sabato mattina era modesto e poche erano le persone che le visitavano. Quel che emerge è una sostanziale assenza di iniziative, anche da parte delle Associazioni di categoria, per rivitalizzare il settore, invertendo quindi la tendenza. Le dinamiche sembrano più una sequenza di eventi affidate a logiche di autoregolazione piuttosto che da processi guidati.
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9. Negozi in prossimità dei Giardini di Via Piave 10. Mercato contadino nei Giardini di Via Piave
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Macrocategorie attività economiche al piano terra Negozi sfitti Commerciale Direzionale Ricettivo Servizi Pubblici Servizi Scala 1:5000 NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
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Macrocategorie attività economiche al piano terra
Microcategorie attività Negozi sfitti economiche al piano terra Negozi sfitti Scala 1:5000 Agenzie Alimentari Macrocategorie attività Microcategorie attività Negozi sfitti Bed&Breakfeast economiche al piano terra economiche al piano terra Banca Bar Negozi sfitti Scala 1:5000 Biblioteca Agenzie Centro Civico 18 Alimentari Chiesa Bed&Breakfeast Cinema Banca Ferrovia Bar Galleria Biblioteca Hotel Centro Civico vità Microcategorie attività Negozi sfitti Impresa Chiesa o terra economiche al piano terra Lavanderia Cinema Mix Negozi/Direzionale Ferrovia Negozi sfitti Scala 1:5000 Negozi Galleria Agenzie Noleggio auto Hotel Alimentari Palestra Impresa Bed&Breakfeast Parcheggio Lavanderia Banca Parruchiere Mix Negozi/Direzionale Bar Ristorante Negozi Biblioteca Scuola Noleggio auto Centro Civico Studio Palestra Chiesa Tabaccheria Parcheggio Cinema Teatro Parruchiere Ferrovia Scala 1:5000 Ristorante Galleria Scuola Hotel Studio Impresa NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, Tabaccheria Lavanderia Teatro Mix Negozi/Direzionale
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Negozi sfitti Negozi sfitti Altre att. economiche Scala 1:5000 NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
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Processo partecipativo Le attività preliminari alla Charrette La partecipazione di residenti, amministratori e attori locali, al fine di formulare proposte condivise su via Piave, riveste un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dal nostro lavoro. A questo proposito, il 13 e 14 dicembre 2016, è stata organizzata dagli studenti e dai Docenti di Pianificazione una charrette presso il centro civico di via Sernaglia a Mestre. Si tratta di una pratica “finalizzata a rendere manifesta e importante la capacità di prefigurazione dei cittadini, nella convinzione che le loro parole, idee e concetti debbano poter prendere forma”. Nei giorni precedenti l’evento, abbiamo predisposto del materiale per agevolare la discussione: un poster che ripropone in sintesi le trasformazioni del quartiere, un elaborato che riporta alcune “buone pratiche”, una breve ricostruzione storica del quartiere ed infine una mappa da mettere a disposizione dei partecipanti per tradurre graficamente le loro proposte. Per pubblicizzare l’evento, è stato predisposto un volantino che abbiamo diffuso consegnandone alcune copie agli esercenti della zona oltre ad averlo inviato via mail alle Associazioni di categoria (Ascom, ConfCommercio, ConfArtigianato, ConfEsercenti, ConfAgricoltura).
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Charrette: l’incontro con i cittadini Per l’evento, i gruppi di lavoro hanno costituito cinque tavoli di discussione, per approfondire argomenti diversi: nella fattispecie, abbiamo cercato di ricostruire le dinamiche del settore commerciale, un importante elemento dell’economia del quartiere. Ci siamo confrontati con soggetti aventi differenti background, principalmente rappresentanti di associazioni e comitati, ai quali abbiamo posto alcune domande focalizzate sulle trasformazioni urbane, demografiche ed economiche che hanno interessato il quartiere negli ultimi quarant’anni. Analogamente, per le attività commerciali, abbiamo cercato di comprendere le cause dell’attuale situazione di degrado, le possibili iniziative da adottare per correggere la tendenza e il ruolo delle Amministrazioni comunali. I partecipanti hanno avuto piena libertà di
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COSA VORRESTI PER IL QUARTIERE PIAVE?
13 / 14 DICEMBRE DALLE ORE 9.00 ALLE ORE 20.00
IL PROGRAMMA DELLE GIORNATE: (MARTEDÌ 13 E MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2016)
mattina: Gli Studenti e i Professori dell’Università IUAV di Venezia vi invitano al
Ore 9.00 - ACCOGLIENZA OSPITI Ore 9.30 - INIZIO LAVORI Ore 11.00 - PAUSA CAFFÈ
Laboratorio di Progettazione Partecipata
Intorno a 5 tavoli professori e studenti, cittadini, amministratori, esperti, associazioni e comitati collaborano per ripensare il quartiere Piave, integrando le conoscenze esperte con quelle dei cittadini che vivono questi luoghi ogni giorno.
Il laboratorio si svolgerà al Centro Civico N° 43 / Via Sernaglia, Mestre
Ore 11.30 - RIPRESA LAVORI Ore 13.00 - PAUSA PRANZO
pomeriggio:
Ore 14.00 - RIPRESA LAVORI Ore 18.30 - ESSERCI! briefing finale e aperitivo offerto da noi!!!
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A cura di Giulio Ernesti e Ruben Baiocco, con Massimiliano Barbiero e Marco Bordin e gli studenti della Laurea Magistrale in Pianificazione e Politiche per la città, il territorio e l’ambiente, Università Iuav di Venezia
Con il patrocinio e la collaborazione di
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esprimersi: i nostri interventi si sono limitati a favorire la discussione o a riportare le riflessioni all’interno del tema di interesse. Inoltre, durante il confronto, abbiamo chiesto agli intervistati di riportare le loro idee sulle mappe a disposizione con semplici schizzi, utili nella successiva fase progettuale. Sono state raccolte le testimonianze di alcuni rappresentanti del Gruppo di lavoro di Via Piave, del Comitato Mestre Second Life e di un ex dipendente del comune di Venezia che, per attività svolta ha operato direttamente nel quartiere. Durante gli incontri è sempre emerso come, in questi ultimi anni, l’Amministrazione abbia trascurato il quartiere Piave e come le poche iniziative proposte non siano riuscite ad avviare un percorso virtuoso di rivitalizzazione. La mancanza di coinvolgimento della cittadinanza si è tradotta in azioni parziali, volte più che altro a tamponare situazioni di contingenza: un esempio è l’incremento della presenza delle Forze dell’ordine sul territorio per contrastare la microcriminalità. Contrariamente alle aspettative, la partecipazione da parte dei residenti è stata molto modesta: hanno probabilmente giocato a nostro sfavore il breve tempo a disposizione per pubblicizzare l’evento e la sfiducia/disinteresse o la rassegnazione causata da una situazione che perdura da tempo e pare non trovare soluzione. Anche da parte delle Associazioni di categoria, c’è stato un completo disinteresse: nessuna tra quelle invitate ha partecipato all’evento. Inoltre, non è stato sempre semplice raccogliere le testimonianze dei partecipanti: pur esprimendo le proprie opinioni, l’ex dipendente comunale non ha voluto lasciarci il suo nominativo mentre un altro è stato invitato dalla moglie ad uscire sulla scorta della motivazione “non sono cose per noi”.
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Le parti salienti delle interviste sono riportate di seguito, con una breve descrizione del soggetto intervistato. Interviste raccolte durante la Charrette Durante la charrette, sono emerse dai partecipanti alcune tematiche ricorrenti che, per rendere più agevole la lettura, riportiamo di seguito. Nel dopoguerra via Piave era molto diversa: c’era ottimismo e la voglia di riprendersi dal difficile periodo appena trascorso. L’economia era fiorente e iniziava a delinearsi un periodo di benessere economico, che giustificava anche la presenza di negozi con prodotti di alta qualità. A partire dalla fine degli anni ’70, tuttavia, la zona ha cominciato ad andare in crisi a causa del trasferimento della popolazione giovane (per motivi di studio/lavoro o perché nei Comuni contermini acquistare una casa costava di meno). Il tessuto commerciale ha così iniziato a risentire di una diminuzione della domanda e del mancato ricambio generazionale dei titolari, oltre alla diffusione dei centri commerciali. Gli immigrati, arrivati negli anni ’90, hanno progressivamente riempito i vuoti generati da chi aveva lasciato il quartiere, anche nel settore economico. Le Amministrazioni e le Associazioni di categoria sono stati attori poco presenti nel gestire queste trasformazioni sociali ed economiche, preferendo assecondare l’immagine di un quartiere in crisi che sembra non avere alternative. Le proposte emerse riguardano importanti settori: il miglioramento della viabilità, 11.14. Foto scattate durante la charrette 12. Volantino della charrette (formato originale in A5) 13. Poster del nostro gruppo usato durante la charrette
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mediante l’introduzione di un eventuale senso unico in via Piave e la realizzazione di parcheggi gratuiti a tempo per le auto; interventi sul decoro urbano, che preveda anche una regolamentazione dell’allestimento delle vetrine; maggiore controllo delle attività commerciali “etniche”; l’introduzione di forme di commercio “alternativo” e interventi di incentivazione per i proprietari dei negozi sfitti al fine di favorirne la cessione. Di seguito riportiamo i passaggi delle singole interviste con le considerazioni proprie di ciascun partecipante. Leopoldo M.: è uno dei membri del Gruppo di Lavoro Via Piave, architetto in pensione con esperienza pluriennale di lavoro all’estero. Leopoldo ci ha raccontato come la progressiva trasformazione della popolazione del quartiere fosse dovuta ad “un’immigrazione di nuova colonizzazione, soprattutto di cittadini provenienti dalla Cina”, molto diversa da quella di massa a cui assistiamo oggi. In poco tempo, i nuovi arrivati, provenienti per la maggior parte dell’Asia, sono diventati imprenditori, acquistando numerosi esercizi commerciali (non solo sfitti), inserendo attività diverse dalle precedenti. Alla nostra richiesta di capire come gli immigrati riuscissero in breve tempo ad acquisire la proprietà dei negozi, Leopoldo ci ha spiegato come ci fossero diversi meccanismi: i bengalesi hanno un proprio sistema sociale, che prevede la realizzazione di una cassa comune nella quale tutti versano una quota, in base alla propria disponibilità; i cinesi, invece, si presentano con una somma in contanti superiore al valore di mercato
e, quasi sempre, i proprietari concludono l’affare. La disponibilità economica di questi ultimi, secondo Leopoldo, va ricercata in: “[…] una situazione di degrado culturale: non gliene frega niente di come fanno i soldi. Keke Pan […] aveva dei soldi che non gli costavano niente sempre disponibili. Ha comperato una quota pazzesca […]”. In ogni caso, le dinamiche speculative sono state molto importanti: i proprietari hanno ceduto i locali in breve tempo, guadagnando somme consistenti. “Chi glieli ha venduti i negozi?”, così Leopoldo ha risposto alla nostra domanda sul malcontento tra i commercianti italiani per la presenza di attività “etniche”. La clientela dei negozi gestiti dagli immigrati è ben definita: “Per i bangladesi sono i bangladesi, per i cinesi non si sa. Dai cinesi non entra mai nessuno.” Inoltre, ci raccontava con amarezza come l’intero fronte della via è dimesso dal punto di vista architettonico e come la presenza delle “perline” nelle vetrine non contribuisse affatto a migliorarne l’aspetto. “Chi entra in via Piave, fa 80 metri e torna indietro perché non c’è niente, non ha il coraggio di andare oltre il primo incrocio”. Nell’ultima parte dell’incontro, abbiamo chiesto quali azioni fossero state messe in campo dall’Amministrazione e cosa invece lui proponesse per rivitalizzare l’area. “Sono cieche, in questo settore sono cieche!”, così ha risposto alla prima domanda, affermando che le Amministrazioni non hanno fatto nulla, perché non hanno le capacità per intervenire e mancano di una visione strategica a 20-30 anni. Le azioni che ritiene utili sono, tra l’altro, l’inserimento di attività legate alla cultura, come una libreria-caffè, da insediare, per esempio, in uno dei locali sfitti attigui alla sede della loro Associazione, vista la
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disponibilità del proprietario ad agevolare i giovani imprenditori e fare in modo che: “Chi vende perline se ne vada a vendere altrove o paghi per favorire gli altri a venire qui”. Anche gli interventi di trasformazione urbana per sostenere la domanda turistica possono essere una risorsa: “Non vedo così male il fatto che questa zona stia diventando il parcheggio per Venezia: se questo comporta investimenti, arrivo di gente, eccetera, ben venga”.
Paolo: ex dipendente comunale presso l’ufficio tecnico; ha operato nel quartiere nel corso degli anni novanta fino al 2006 effettuando numerosi sopralluoghi per attività connesse alla verifica delle idoneità degli alloggi. Paolo, a differenza degli altri intervistati, ci ha raccontato come in via Piave fosse “[…] finita l’era del passeggio” già a partire dai primi anni ’90, lasciando intendere che il fenomeno dell’immigrazione si
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fosse inserito in un quadro generale già compromesso. I cinesi e i bengalesi si sono divisi le aree del quartiere (i primi vicino alla stazione, gli altri in prossimità d via Cappuccina), espandendosi poco alla volta, fino agli ultimi fatti di cronaca (Keke Pan). Secondo Paolo, la presenza dei suoi negozi, tutto sommato, aveva risollevato l’economia della via oltre a mantenere il fronte strada illuminato e favorire il passaggio di persone. È stato molto critico verso i “Giardini di via Piave”, sostenendo: “Quando funziona quel parco? Solo nei tre mesi d’estate e d’estate non ci sono i bambini, ma sempre le solite donne”. Ne ha quindi proposto la riconversione a parcheggio per i residenti, piuttosto che come punto di ritrovo di tossicodipendenti e prostitute. La riqualificazione dell’area richiede la riduzione del traffico e un maggior controllo delle licenze da parte dell’Amministrazione. Alessandro C.: urbanista presidente dell’Associazione Nazionale Urbanisti e Pianificatori. Ha collaborato con la Camera di Commercio, Confesercenti e altri soggetti che operano nel campo della promozione economica del territorio.
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Alessandro durante l’intervista ci ha raccontato come via Piave fosse, negli anni ’60-’70, un luogo con molte risorse culturali e con un ruolo centrale per la città. A suo parere “… uno dei problemi che ha innescato negli anni ‘80 la decadenza è stato il mancato recupero degli immobili “ex lavanderia” a nord, che costituiscono una sorta di barriera tra la parte nord e sud del quartiere…” e “la progressiva cinesizzazione…”. Ha affermato che la rivitalizzazione del quartiere deve passare attraverso l’insediamento di “…attività produttive innovative che richiedono spazi ridotte e basate sulla tecnologia, integrate dalla residenza …” anche mediante il riuso degli edifici sequestrati a Keke Pan e la creazione di nuovi stimoli per favorire l’investimento in zona piuttosto che in altre zone limitrofe a Mestre che hanno prezzi di mercato degli immobili inferiore del 30-40%. Commentando la presenza di molti negozi etnici e delle possibilità di dialogo e collaborazione con le altre attività commerciali presenti Alessandro è convinto
che la soluzione vada ricercata attraverso la creazione di nuovi “conflitti” per “… mescolare le situazioni per poter vedere cosa nasce ...... il conflitto va scatenato, devo mescolare, per vedere l’effetto che fa. Ovviamente devo scatenarlo per migliorare …” Discutendo sul commercio Alessandro focalizzava l’attenzione su alcuni elementi critici: il franchising “… i commercianti in franchising non sono proprietari delle loro iniziative commerciali ma sono di fatto dipendenti …” e la mancanza della tipologia dell’offerta tipica del vecchio bottegaio o del commerciante innovativo per contrastare la “catena di fuoco” costituita dai centri commerciali. Tra le iniziative da attuare il prima possibile segnalava la necessità di contrastare il fenomeno dei negozi chiusi “… serranda abbassata crea serranda abbassata ...”, favorire l’ampliamento delle attività che lo richiedono e inserire forme di commercio come quello ambulante lungo la via (mercato settimanale). Un aspetto sul quale ha posto particolare enfasi, citando ad esempio gli interventi di sistemazione di via Piave, via Poerio e piazza Ferretto è la necessità di un’azione fortemente integrata tra riqualificazione fisica e riqualificazione socio-economica. La prima deve essere fortemente legata alla seconda da politiche integrate tra di loro. Un ulteriore esempio che ha citato riguarda la zona dell’ospedale “…. prima di pensare ai 3 palazzoni bisognava realizzare la stazione FMSR. Questo avrebbe alzato i valori dell’area e avrebbe consentito l’avvio delle iniziative edilizie. Prima si prende la patente e poi si guida l’auto. Le iniziative si devono auto attivare mentre invece, come ad esempio l’area ex ospedale, sono ferme e ad oggi senza futuro ...” Ci ha anche raccontato di alcuni esempi positivi di rigenerazione urbana all’estero: Edimburgo e Barcellona dove gli investimenti dei privati hanno favorito il processo. Abbiamo poi chiesto se da parte delle Associazioni di categoria fossero state adottate iniziative per contrastare il fenomeno ma la risposta è stata negativa giustificata dall’assenza di un “… tavolo di confronto. Su via Piave non c’è mai stato un tavolo di confronto. L’Amministrazione Comunale non ha mai sollecitato l’attivazione di un tavolo di confronto.”.
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Anche nei confronti dei commercianti Alessandro ha espresso delle valutazioni critiche: “Il commerciante ha il malessere ma non sa perché. Il commerciante è conscio che se l’attività vicino alla sua è concorrente ma non sa, o finge di non sapere, che se muore quell’attività muore anche lui. Il commerciante è sempre fondamentalmente bloccato: vuole aprire la domenica ma non vorrebbe aprire, vorrebbe il concorrente ma non lo vorrebbe, vuole pagare le tasse ma non le vuole pagare,
è difficile!”. Sono quindi necessarie “…. politiche e iniziative che portino a creare nuove opportunità da offrire ai vari soggetti attraverso proposte che comprendono l’intero processo di riqualificazione/rigenerazione in modo definire un percorso certo.” Gli abbiamo anche chiesto quali potrebbero essere le iniziative per migliorare la qualità della vita dei residenti: Alessandro ha affermato che queste sono una prerogativa della pubblica amministrazione ma che devono essere univoche e coerenti:
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“Nelle politiche ci vuole ordine, inteso come univoca individuazione di strategie”. L’intervista si è conclusa con una visione pessimistica e alla domanda se esistono prospettive per il quartiere ha risposto “No. Se non c’è la forza della politica che si fa carico di sostenerle anche le migliori idee non possono trovare attuazione” rimarcando la necessità di “…. forme di incentivazione per favorire gli investimenti. Più si ripartiscono le spese, anche attraverso forme di incentivazione, più diminuisce il rischio per l’imprenditore”. Gruppo di Lavoro di Via Piave
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I cinque componenti del Gruppo ci hanno spiegato come gli unici negozi di italiani rimasti siano quelli gestiti a livello familiare, dove è ancora forte la passione per l’attività svolta. Il progressivo aumento dei negozi etnici è giustificato dal fatto che gli stranieri: ”se li fanno i negozi”, nel senso che ad un cambiamento della domanda generato dall’immigrazione, si verifica l’adeguamento dell’offerta. Mentre la clientela dei negozi etnici è molto ben definita (e prestabilita), i bar gestiti dagli stranieri (ad esempio “l’Arcimboldo”)si rivolgono ad un pubblico più ampio. “Difficile avere rapporti con i commercianti, perché ognuno vede la sua bottega”, così hanno motivato le difficoltà nel coinvolgere gli esercenti e come, di conseguenza, preferiscano lamentarsi piuttosto che intervenire per cambiare le cose; la mancanza di collaborazione, tuttavia, è evidente anche tra i negozianti stranieri. È poi emerso come tra i residenti, specialmente quelli anziani, prevalga la nostalgia verso il passato: “ah, una volta via Piave!”, sia perché i negozi che c’erano non ci sono più sia per la diversa tipologia della merce venduta (in particolare i negozi di abbigliamento). A differenza del passato, quando prevalevano le logiche speculative, i proprietari dei negozi sembrano aver cambiato mentalità: “Non affittiamo più a chiunque e a tutti i costi, non ci interessa, non abbiamo problemi di soldi. C’interessa, però che tutte le vetrine siano illuminate e aperte”; così ha detto loro il proprietario che ha concesso loro a titolo gratuito il negozio nel quale hanno trasferito la sede. Se c’è la disponibilità dei proprietari a
cedere a titolo gratuito o con affitti bassi gli spazi, devono essere trovate le risorse umane disponibili a mettersi in gioco. Tra le possibili attività, hanno proposto “l’Osteria Piave”, sia perché diventerebbe un punto di attrazione sia perché in altre vie contermini alcuni giovani hanno aperto locali di tendenza molto frequentati: “Quel tipo di bar là, da spritz, cicchetto, eccetera, da movida, funzionano solo se sono uno vicino all’altro”. In generale, hanno proposto per le aree commerciali sfitti: “un utilizzo che abbia a che fare con la formazione, con la cultura, […] sarà difficile portare ancora distribuzione di merce”. “Diventiamo una strada della cultura!”. Nell’ultima parte dell’intervista, è emerso come: “La vocazione del quartiere stia cambiando in senso turistico”, e ne vada tenuto conto nello scenario futuro. Le interviste a commercianti residenti Per avere una visione più completa e integrare le informazioni raccolte durante la charrette, abbiamo provveduto ad intervistare anche alcuni commercianti storici e residenti del quartiere. A questo proposito, sabato 7 gennaio è stato dedicato a raccogliere e successivamente organizzare le interviste. Dopo una breve presentazione del nostro lavoro, abbiamo rivolto alcune domande agli interlocutori per agevolare la discussione. Sono stati intervistati due commercianti che risiedono anche nel quartiere (la titolare di un negozio che ci ha chiesto di restare anonima e il tabaccaio) ed un’altra residente. Tra i commercianti, sono emerse due visioni opposte sull’attuale situazione del quartiere: la prima critica verso gli stranieri e l’Amministrazione (colpevoli i primi di allontanare i clienti, la seconda di non adoperarsi per salvaguardare i piccoli commercianti) ed una più fiduciosa verso il futuro (legata al lento ma costante miglioramento delle condizioni dell’area). Queste riflessioni, tuttavia, richiedono un’analisi più approfondita: il malessere e l’insofferenza generalizzati espressi della titolare, piuttosto che con il fenomeno dell’immigrazione, vanno spiegati con la difficoltà a fronteggiare la concorrenza della grande distribuzione (centri commerciali e franchising), con il suo modo di fare un po’ distaccato (è stata particolarmente restia a rispondere alle nostre domande) e con l’aspetto un po’ dimesso del locale. Il tabaccaio,
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specializzato nella vendita di pipe artigianali, propone un prodotto di nicchia e di alta qualità che non risente della concorrenza. Durante l’intervista ha dimostrato una grande passione per il suo lavoro che, anche a noi, appariva evidente dalla cura messa nell’esposizione dei prodotti in vendita. Il numero dei clienti che ha frequentato i negozi durante l’intervista ha confermato quest’impressione: due persone nel primo esercizio, la coda alla cassa nel secondo. Entrambi hanno confermato, tuttavia, che le Associazioni di categoria sono rimaste un po’ nell’ombra, senza riuscire a coinvolgere attivamente i loro iscritti e senza mettere in campo iniziative adeguate per favorire l’integrazione e forme di collaborazione con i commercianti stranieri. Allo stesso modo l’Amministrazione comunale, solo apparentemente disponibile ad ascoltare i commercianti. Alla richiesta di indicare alcune possibili iniziative per il quartiere, la negoziante non ha dato suggerimenti, mentre il tabaccaio proponeva di organizzare eventi per promuovere l’artigianato (nel caso di specie mostrare come si realizza una pipa). Inoltre, raccontava con orgoglio di aver riunito un gruppo di ragazzi che condividono la passione per la pipa. Non era invece d-accordo sulla proposta di modifica della
viabilità (senso unico). Tra i residenti sono altrettanto evidenti le due correnti di pensiero e sembra comunque prevalere una sorta di nostalgia verso il passato. Una signora ci raccontava come si sentisse insicura nel quartiere, specie la sera, a causa delle frequenti liti tra bande di immigrati e si chiedeva come i negozi etnici possono sopravvivere con i pochissimi clienti che li frequentano: “Non voglio dire niente, ma saranno una copertura per qualcosa …”. Inoltre raccontava che quando era andata ad abitare in via Piave, quella fosse “La zona migliore di Mestre, con i negozi più belli, mentre oggi fa schifo. Se trovo un appartamento altrove vado via, non riesco più a starci a Mestre”. Dalle interviste, sono inoltre emerse differenti posizioni in merito agli interventi di trasformazione urbana che stanno interessando l’area in prossimità della stazione. L’ampliamento dell’Hotel Plaza, secondo Nicola, creerà entro il 2017 circa 5.000 nuovi posti letto che potranno essere determinanti nella riqualificazione di via Piave. “Nelle proposte che farete, non dovrete tenere conto solo dei residenti ma
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15. Stazione di Mestre vista dall’alto 16. Stazione di Mestre vista dalle fermate del trasporto pubblico urbano
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di tutti i presenti”. La sua affermazione, si riferiva al fatto che oggi, la via non è attrattiva nei confronti dei turisti: non ci sono locali di tendenza per mangiare piuttosto che per trascorrere la serata e i negozi non propongono alcun prodotto che possa soddisfare le loro esigenze. Dal suo punto di vista, nell’immediato futuro si prospettano scenari interessanti per
l’intero settore commerciale. Al contrario due residenti affermavano di non condividere questa tesi né tantomeno gli interventi in atto: i turisti, se vengono a Mestre, restano solo per dormire; se vogliono divertirsi vanno a Venezia. Inoltre, l’inserimento di nuova cubatura ha appesantito ulteriormente la visuale.
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Strategia progettuale Introduzione Nella fase di analisi, abbiamo cercato di individuare le principali dinamiche in atto nel quartiere, per definire alcune linee d’azione che potrebbero contribuire alla rivitalizzazione dello stesso. A questo proposito, sono state attentamente valutate anche le richieste emerse durante la charrette e nelle successive interviste che, per gli argomenti di maggiore interesse, riportiamo di seguito: * miglioramento della viabilità; * decoro urbano; * verifica della regolarità delle attività commerciali; * inserimento di nuove attività; * riuso degli spazi commerciali dismessi.
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Riprendendo la finalità del nostro lavoro: “stimolare e promuovere idee e progetti affinché il territorio sia di nuovo un luogo di relazioni e incontri in un contesto più sicuro e accogliente” sono stati definiti gli obiettivi e le modalità di intervento per le tre linee d’azione individuate: rivitalizzazione del settore commerciale, riqualificazione estetica del fronte stradale e dell’area e interventi sulla viabilità.
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Fig.4 Linee d’azioni
Obiettivi
1. Rivitalizzazione settore commerciale * diminuire il numero dei negozi sfitti; * riorganizzare il sistema dell’offerta (diversificazione, caratterizzazione, nuovi settori commerciali e maggiore competitività); * fornire un’immagine unitaria del sistema commerciale.
- Comune di Verona; - Progetto Sirena (NA); - Altri. 36
3. Miglioramento dell’accesibilità * migliorare l’accessibilità e la fruibilità della zona privilegiando la mobilità lenta.
> incremento del numero degli spazi per la sosta e attivazione di convenzioni con i gestori dei parcheggi; > adozione di iniziative di traffic calming; > introduzione di un piano urbano della mobilità sostenibile.
Intervento
> introduzione di strumenti di coordinamento (Piano del colore e Regolamento sistemazione facciate); > regolamento di decoro estetico per le attività commerciali. Obiettivi
Intervento
2. Riqualificazione estetica del fronte stradale e dell’area * migliorare la qualità estetica del fronte stradale e commerciale (per aumentare l’attratività dei luoghi e favorire la strategia comunicativa delle attività commerciali).
Obiettivi
- Temporary windows, Faenza - Fare centro, Forlì - Spazio agli spazi, Forlì - Progetto Nuova gestione, Roma - Progetto Brescia Open, Brescia - Sfitto a rendere, Mantova - Programma Vital’ Quartier, Parigi - West 26th Street, New York - Progetto Lo sbaracco - Mercati by night, Campi Bisenzio (FI) - Progetto Compra a Bondeno (FE) - Progetto Bassano Excellence (VI) - Progetto UrbeCom, Treviso - Coworking, etc.
Buone pratiche
Intervento
> riuso temporaneo degli spazi (locazione con canoni variabili, forme di incentivazione a proprietari e operatori, corsi di formazione professionale degli operatori economici, creazione di un portale web con un database dei negozi sfitti); > creazione di un “centro commerciale naturale” (marketing territoriale, sinergia tra commercio fisso e ambulante); > inserimento di attività innovative (coworking, artigianato di servizio, hi-tech, food); > commercio ambulante (mercato settimanale e/o per tema);
- PUMS (strumenti di partecipazione): Comune di Brescia, Milano, Pordenone, Bologna, etc.
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Infine, abbiamo riportato alcune buone pratiche già utilizzate con successo sia in Italia che all’estero, che ci sono servite per formulare le proposte progettuali. Abbiamo immaginato che i singoli obiettivi potrebbero essere raggiunti attraverso alcune modalità d’intervento che fanno riferimento alle buone pratiche selezionate. Per ogni linea d’azione abbiamo proposto un diagramma (Fig.5; Fig.6; Fig.7) che mette in relazione gli elementi che caratterizzano l’intervento. Seppur con le indispensabili semplificazioni, sono state individuate le variabili che possono intervenire e i benefici attesi in conseguenza delle diverse relazioni possibili. I diagrammi sono stati poi applicati ad un caso studio e a un’ipotesi d’intervento nel quartiere Piave. Linee d’azioni da intraprendere per la rivitalizzazione del quartiere Piave In ragione degli obiettivi, abbiamo individuato tre linee d’azione e per ciascuna di esse le modalità di intervento (Fig.4): * linea d’azione 1: rivitalizzazione del settore commerciale; * linea d’azione 2: riqualificazione estetica del fronte stradale e dell’area; * linea d’azione 3: miglioramento dell’accessibilità. A supporto di queste ultime, sono elencate le buone pratiche selezionate. Criteri per la selezione delle buone pratiche La ricerca delle buone pratiche in rete ha reso necessaria una selezione preliminare delle stesse, per individuare quelle che, secondo noi, meglio si prestano ad essere replicate con successo nel contesto di studio. A questo proposito, sono stati individuati quattro criteri principali: 17. Negozi in prossimità dei Giardini di Via Piave
* Replicabilità: la valutazione delle proposte di buone pratiche ha tenuto conto del contesto della realtà cittadina e, in particolare, del quartiere Piave. Per tale motivo, non abbiamo considerato le iniziative che hanno interessato contesti territoriali, sociali ed economici molto diversi da quello oggetto del nostro studio e quindi difficilmente replicabili. * Costi: abbiamo privilegiato le buone pratiche che non richiedono importanti investimenti finanziari. Questa scelta è giustificata dall’attuale congiuntura economica che limita le risorse a disposizione delle Amministrazioni pubbliche ma anche da parte degli operatori privati. Ciò non esclude che altre iniziative non considerate in questa fase possano essere valutate positivamente in presenza di opportunità finanziarie messe a disposizione da altre Istituzioni (Comunità Europea, Stato, Regione). * Tempi di realizzazione: sono state considerate quelle pratiche che possono essere attivate in tempi relativamente brevi (max. 5 anni). Abbiamo anche proposto alcune pratiche con tempi di attuazione più lunghi (es. Piano Urbano della Mobilità Sostenibile - PUMS), ritenendolo di particolare importanza e interesse per il raggiungimento delle finalità che ci siamo posti. * Permanenza nel tempo: le dinamiche in atto nel quartiere richiedono iniziative che producano i loro effetti nel tempo. Le trasformazioni devono essere strutturali per garantire un concreto e permanente cambiamento. Un altro aspetto sul quale ci siamo soffermati, anche se non l’abbiamo considerato un vero e proprio criterio di selezione, è il numero dei soggetti coinvolti: in genere, più è elevato, maggiori sono le difficoltà di raggiungere accordi condivisi. La maggior parte delle buone pratiche prese a riferimento, tuttavia, prevede la partecipazione di una pluralità di attori pubblici e privati ma questo non sembra essere stato d’ostacolo al successo dell’iniziativa.
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Linea d’azione 1: rivitalizzazione del settore commerciale Buone pratiche Le buone pratiche individuate (elencate in precedenza nella Fig.4) sono descritte sinteticamente nei contenuti ed organizzate per gruppi in base alle modalità di intervento proposte i. riuso temporaneo degli spazi; ii. creazione di un “centro commerciale naturale”; iii. inserimento di attività innovative; iv. commercio ambulante. i. Riuso temporaneo delgi spazi i.a. Progetto “Brescia Open”, Brescia (2014). Brescia Open è un progetto di riuso integrato dei negozi sfitti veicolato da un gruppo di lavoro sinergico che coinvolge i proprietari dei locali inutilizzati, il Consorzio Brescia Centro, Confcommercio e Confesercenti, i residenti del centro storico e il Comune. Il progetto prevede forme di utilizzo a diversi
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i.a
livelli, attraverso strumenti (forme contrattuali) diversificati in funzione delle tipologie di riuso previste.
Infine il curatore è chiamato a coordinare l’operazione, mediando fra le diverse istanze dei soggetti coinvolti.
i.b. Progetto “Nuova gestione”, Roma (2012). Il progetto ha per finalità il riutilizzo di spazi commerciali in disuso attraverso una serie di operazioni complementari e sinergiche: * rivalutare spazi commerciali sfitti; * proporre l’arte in contesti nuovi e diversi rispetto alle tradizionali location istituzionali; * incoraggiare, promuovere e sostenere il lavoro di giovani artisti; * diffondere l’arte a un pubblico più ampio. Gli attori coinvolti sono: gli artisti, ai quali è affidata l’ideazione e la realizzazione dell’intervento, i locatari, gli abitanti del quartiere, realtà associative, gruppi, scuole (attraverso visite guidate, incontri con gli artisti e tavole rotonde).
i.c. Progetto “Spazio agli spazi”, Forlì (2013). Il Comune di Forlì, con la collaborazione della società mista “Forlì nel Cuore” e delle Associazioni di categoria, nell’ambito del Progetto realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna, sta attuando l’azione “Negozi sfitti.” Tale attività, dopo la realizzazione del monitoraggio degli spazi vuoti, è proseguita con la stipula di convenzioni con le proprietà di negozi inutilizzati disponibili. Nell’ottica di valorizzazione del centro storico, si è previsto di animare questi locali con una serie di iniziative finalizzate al decoro delle vetrine e all’utilizzo degli spazi per attività di animazione culturale, esposizioni, workshop.
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i.c
i.b i.d
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i.d. Progetto “Temporary Windows”, Faenza (2014). Il progetto rappresenta un’iniziativa pilota proponente azioni di valorizzazione e recupero dei negozi sfitti all’interno delle politiche attive di valorizzazione del Centro Commerciale Naturale del centro storico di Faenza. L’intervento prevede il recupero estetico funzionale dei locali commerciali vuoti attraverso allestimenti e utilizzi temporanei con il massimo coinvolgimento delle realtà associative locali (di volontariato, culturali, ricreative, sportive, musicali, ...) e delle realtà economiche esistenti e potenziali (agenzie immobiliari, esercizi di vicinato, turismo, servizi e artigianato, nuova imprenditorialità, catene di franchising). i.e. Progetto “Sfitto a rendere”, Mantova (2014). La città di Mantova vede la presenza di numerosi locali commerciali sfitti che contribuiscono a i.e
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trasmettere un segnale di degrado alla città. Dalla collaborazione tra Istituzioni, Associazioni, cittadini e imprese, è stato attivato il progetto “Sfitto a rendere” che, attraverso la mappatura degli spazi sfitti, la definizione di procedure per la riutilizzazione e la costituzione di una piattaforma informatica con lo scopo di favorire la connessione tra il proprietario dell’immobile e i soggetti interessati intende contrastare il fenomeno attraverso il riuso degli spazi (intero negozio, sola vetrina o solo spazio antistante il negozio). i.f. Progetto “Bassano Excellence”, Bassano del Grappa (VI). E’ un progetto nato all’interno di un laboratorio partecipato per il centro storico, frutto della collaborazione tra Urban Center, Consiglio di quartiere “Centro storico” e proprietari degli spazi commerciali sfitti. Nella prima fase, i locali sfitti sono stati oggetto di manutenzione e utilizzati come veicolo di promozione del sistema museale mediante l’installazione di gigantografie all’interno delle vetrine che descrivono il patrimonio storico/artistico della città. In un secondo momento, i locali saranno utilizzati dalle categorie economiche del territorio per l’esposizione temporanea delle eccellenze artigianali e produttive locali. i.g. Progetto “Vital’ Quartier”, Parigi (2009). Il Comune di Parigi ha incaricato la società mista SEMAEST per redigere uno studio del tessuto urbano commerciale e della realizzazione del programma Vital’Quartier in aree definite in collaborazione con i sindaci dei quartieri. Gli obiettivi dell’iniziativa sono: * implementare la sicurezza delle zone urbane; * preservare il carattere storico e tradizionale del commercio; * riqualificare le aree urbane; * sostenere i negozi come servizi di prossimità. Il progetto è stato attuato in quattro fasi e nel periodo 2003-2013 ha portato ad una riduzione dei negozi sfitti pari al 40%. i.h. West 26th Street, New York (2009). Il progetto si è sviluppato intorno ad uno spazio commerciale sfitto, definendo i seguenti obiettivi: * rivitalizzare le aree adiacenti l’esercizio commerciale; * contrastare il degrado urbano; * ricostruire un livello di attrattività urbana come condizione utile al riutilizzo del locale stesso. I soggetti coinvolti nell’iniziativa sono l’Associazione “No Longer Empty” che riveste il ruolo di intermediario tra il proprietario tra
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i.g1. prima la proprietà, la pubblica amministrazione e l’utilizzatore. Il progetto prevede che il proprietario metta a disposizione lo spazio vuoto ad un intermediario che gestisce l’intero processo di riuso temporaneo fornendo garanzie sulla riconsegna dello spazio al termine del processo di riuso. L’intermediario mette a disposizione dell’utilizzatore lo spazio con un contratto di comodato d’uso gratuito. Al termine del contratto, l’utilizzatore riconsegna lo spazio all’intermediario, secondo le condizioni stabilite. ii. Creazione di un “centro commerciale naturale” ii.a. Progetto “Fare centro”, Forlì (2010). Il progetto si ripropone di qualificare il centro commerciale naturale della città, sulla base di quanto previsto dal Programma FESR 2007-2013. La società mista “Forlì nel cuore” ha ideato, progettato e realizzato politiche di marketing finalizzate alla promozione commerciale del centro cittadino. Gli obiettivi di rilancio del centro riguardano: la riduzione del numero dei negozi sfitti, il recupero estetico e funzionale del centro città e la valorizzazione commerciale e di immagine di Forlì. ii.b Progetto “Compra a Bondeno”, Bondeno (FE) (2014). L’amministrazione comunale ha messo in atto un progetto che prevede una serie di misure al fine di incoraggiare l’acquisto al dettaglio locale da parte dei cittadini. Le iniziative avevano le prerogative di rafforzare l’economia locale tramite le buone pratiche dell’acquisto di vicinato, valorizzare e mantenere vivo il centro storico, incentivare gli acquisti fatti senza bisogno di spostarsi in automobile. ii.c. 20 progetti di valorizzazione dei “centri commerciali naturali” della regione EmiliaRomagna (2013). Si tratta di progetti realizzati dalla Regione, volti alla promozione del “centro commerciale naturale” delle città attraverso il recupero degli spazi commerciali inutilizzati e con specifiche forme di marketing (eventi, marchio del centro, fidelizzazione del cliente, promozione delle attività nel territorio…). Sono stati utilizzati strumenti di collaborazione stabile fra Enti pubblici e privati, al fine di condividere le strategie e i ruoli nel processo. Le azioni intraprese sono state suddivise in funzione dei tempi di attuazione (brevi-lunghi) e delle risorse a disposizione. Tra il
T I T O L O D E L i.g1. dopo
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i.g2. prima
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2011 e il 2013 sono stati interessati 35 comuni, prevedendo la conclusione dei progetti tra il 2014 e il 2016. ii.d. Progetto “Lo sbaracco”. E’ un’iniziativa molto diffusa a livello nazionale, che prevede in date predefinite o in concomitanza di eventi specifici (saldi, festività,…) la possibilità da parte dei negozianti di poter esporre i prodotti all’esterno dei negozi, occupando gli spazi pubblici a titolo gratuito. L’iniziativa è interessante e sta avendo un significativo successo anche in considerazione del fatto che si svolge in orari serali e notturni, quando normalmente i negozi sono chiusi. Inoltre, è un’opportunità sia per i negozianti che per i consumatori in quanto i prodotti vengono venduti a prezzi scontati. iii. Inserimento di attività innovative iii.a. Coworking (Mestre, Ferrara, Padova, Verona, Molfetta, Parigi, Berlino, etc.). Il progetto prevede il riutilizzo degli spazi dismessi per convertirli in ambienti di lavoro condivisi. I fruitori sono gruppi di persone che iii.a. Coworking CO+, Padova
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iii.a. Coworking CoWo, Mestre
lavorano in modo indipendente tra di loro ma che possono ottenere benefici dalle sinergie che si attivano grazie alla condivisione dello spazio fisico. iii.b. Centro commerciale naturale, Comune di Pino Torinese (TO) (2009). Il Comune ha provveduto in fasi diverse alla creazione di un centro commerciale naturale mediante: * l’adeguamento della regolamentazione comunale alla normativa commerciale regionale; * la presentazione di un dossier in Regione per candidarsi ad un Programma di Qualificazione Urbana che prevede apposite azioni per il miglioramento dell’offerta commerciale da un punto di vista sia qualitativo sia quantitativo. Inoltre, è stato avviato un progetto enogastronomico che, attraverso l’utilizzo di un edificio pubblico, prevede: valorizzazione della cultura enogastronomica, difesa della biodiversità, valorizzazione della produzione agricola locale. Per l’attuazione del progetto, sono state coinvolte le istituzioni che operano sul territorio, le organizzazioni agricole. iii.c. Progetto “UrbeCom”, Treviso (2015). È un progetto integrato che prevede il rilancio del centro storico mediante una serie di iniziative che operano in diversi ambiti. Viene favorito l’inserimento di nuove startup anche in locali sfitti, sono previsti eventi culturali con cadenza annuale, mostre, attività connesse all’accoglienza del turista (isola del gusto). Il progetto è nato dalla collaborazione tra l’Amministrazione e le Associazioni di categoria fronteggiare una situazione di crisi economica e di forte calo demografico della città di Treviso. iii.d. Bolognina Finger Food Festival (2015). L’evento è stato organizzato dall’Associazione Estragon di Bologna, in collaborazione con il Comune e il quartiere Navile. Nei tre giorni della manifestazione (ottobre 2015), insieme ad eventi culturali, è stato proposto lo street food proveniente da varie parti del mondo. L’evento si è svolto in Piazza Liber Paradisus. Il progetto si inserisce in un contesto di riqualificazione di un’area degradata con lo scopo di riattivare l’uso degli spazi. iii.e. Copenhagen Street Food (2014). In un ex magazzino della Danimarca, ristrutturato e arredato con materiali e componenti ecocompatibili, è stata avviata un’originale attività di Street Food. Il Copenhagen Street Food si
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trova sull’isolotto Papirøen ed è un mercato dove si può sostare su sdraio allestite appositamente al sole, si possono ascoltare performance musicali ma soprattutto si possono trovare quaranta food trucks, che propongono dal classico fish and chips britannico alle specialità caraibiche, passando per pizza, hot dog, sushi e tanto altro. iii.f. wd~50 Restaurant, New York (2003). Nel 2003, in Clinton Street, una delle zone meno raccomandabili di Manhattan, ha aperto il wd~50 di Wylie Dufresne. In seguito all’apertura del locale, il quartiere ha cambiato volto, diventando una delle mete più in voga in tutta la città per uscire a mangiare la sera. Anche Orchard Street, a pochi passi dalla Clinton Street, si è progressivamente popolata di caffè e ristoranti; oggi è diventata la meta dove potersi ristorare dalla mattina presto fino a tarda sera. iii.g. Festival del cibo di strada, “In Food We Truck”, Reggio Emilia (2015). Il festival itinerante dello street food si inserisce nelle azioni del progetto di riqualificazione che l’Amministrazione comunale sta portando avanti nel quartiere della stazione. L’intenzione è favorire attività di rigenerazione sociale e degli spazi pubblici, al fine di potenziare le politiche di inclusione, partecipazione e animazione attraverso la promozione di iniziative ed eventi e l’apertura di nuovi spazi. L’evento infatti, oltre alle ‘cucine su ruote’ di qualità, unisce la buona tavola alla buona musica. Si promuove anche la sicurezza urbana dell’area e la frequentazione di una delle principali porte di ingresso della città. iv. Commercio ambulante iv.a. Progetto “Mercati by night”, Campi Bisenzio (FI). Si svolgono in estate e operano in sinergia con il “centro commerciale naturale” operativo nei comuni Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino e Scandicci. Si tratta di fiere promozionali, gestite
iii.d
dalle Associazioni dai categoria, e riservate agli operatori titolari di posteggio. Tali iniziative si pongono l’obiettivo di migliorare l’integrazione tra commerci in sede fissa e commercio su area pubblica, proponendo al consumatore un’offerta molto ampia, sia in termini di prodotti che in termini di orario. iv.b. Fiera promozionale Magenta, Campi Bisenzio (FI). E’ un’iniziativa dedicata al commercio ambulante con cadenza settimanale e pomeridiana che prevede la rotazione degli operatori sulla base della tipologia merceologica. L’evento è stato promosso dal Comune insieme a Confesercenti e Confcommercio e prevede che 48 operatori si alternino sui 12 posteggi disponibili il martedì esponendo i prodotti preventivamente organizzati sotto il profilo merceologico.
T I T O L O D E L L A V O R O
iv.c. Mercato di Natale di Heidelberg, Firenze È un’iniziativa che si svolge nel mese di dicembre, attivata dalle Associazioni di categoria e con il patrocinio di Comune di Firenze. Analogamente a quanto accade nel nord Europa, in questo periodo, vengono organizzati mercatini “di Natale” con la presenza di oltre 50 operatori tedeschi provenienti dalla città di Heidelberg. L’evento è importante sia sotto il profilo merceologico che tematico, per la valenza culturale data dalla presenza di operatori stranieri e si pone come offerta complementare a quella del sistema commerciale locale. iv.d. Associazione arti e mercati Firenze (dal 2009). L’Associazione culturale Arti e Mercati si prefigge di divulgare la musica (e non solo) nei mercati e luoghi storici di Firenze. Si avvale del contributo del Comune di Firenze, di Confesercenti e di tutti gli operatori commerciali dei mercati fiorentini. L’Associazione organizza eventi culturali (rassegne musicali) con lo scopo di valorizzare ed animare i mercati, favorendo la socializzazione e l’aggregazione.
iv.b
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CITY PRODUCTION CYCLES
iv.e. Mercato Europeo del commercio ambulante, Senigallia. Il Mercato Europeo Ambulante è una manifestazione organizzata da Confcommercio, in collaborazione con il Comune di Senigallia in alcune aree della città. Si tratta di una vera e propria mostra-mercato con banchi di vendita provenienti da tutta Europa e da gran parte delle Regioni italiane. Questa suddivisione non va intesa rigidamente poiché questi esempi producono effetti anche su altri ambiti d’intervento. Il raggruppamento ha il solo scopo di agevolare la lettura.
Fig.5
Analisi di una modalità d’intervento: diminuire il numero dei negozi sfitti
Per la linea d’azione “Rivitalizzazione del settore commerciale”, abbiamo approfondito la modalità di intervento “Diminuire il numero dei negozi sfitti”. Il riutilizzo degli spazi inutilizzati, infatti, da un lato favorisce il recupero estetico dell’area, dall’altro potrebbe diventare il volano per la riqualificazione sociale ed economica del quartiere. Di seguito sono riportate e brevemente descritte le variabili che abbiamo considerato per il singolo intervento e che sono state inserite nello schema riassuntivo. Quest’ultimo è stato poi applicato ad un caso studio e ad un’ipotesi d’intervento nel quartiere Piave. Attori coinvolti nel processo di riuso temporaneo
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Il processo di riutilizzo temporaneo richiede generalmente la presenza di alcuni soggetti che possono essere identificati nel seguente modo: * proprietario del bene: generalmente è un soggetto privato o, in alcuni casi, può coincidere con la pubblica amministrazione. A Mestre, ad esempio, ci si può riferire agli immobili confiscati a Keke Pan e trasferiti al patrimonio del Comune; * utilizzatore: può essere una persona singola, un’associazione o una società che utilizza gli spazi a disposizione. Nei casi di buone pratiche analizzate, generalmente, questi soggetti appartengono al mondo universitario, dell’associazionismo, della cultura o dell’imprenditoria giovanile; * Pubblica Amministrazione: ha il compito di individuare percorsi procedimentali in grado di facilitare l’iniziativa e, se possibile, erogare contributi o finanziamenti a supporto; * intermediario: ha il compito di mettere in collegamento il proprietario, l’utilizzatore e la Pubblica Amministrazione. Può essere un soggetto privato, un’associazione di categoria oppure la Pubblica Amministrazione stessa attraverso la formazione di specifiche agenzie.
Tempi di riuso temporaneo Abbiamo ipotizzato 4 fasce temporali di riuso, che si basano sulla tipologia dell’attività ospitata: * fino a un mese: sono previste attività di breve durata (mostre d’arte, workshop, forme espositive
NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
legate ad eventi temporanei e turismo); * fino a un anno: sono previste attività economiche di breve periodo, come ad esempio la vendita di prodotti stagionali oppure attività didattiche da svolgersi all’esterno delle strutture istituzionali; * fino a 2 anni: sono previste attività economiche legate all’insediamento di imprese di startup (anche giovanili) e attività di associazionismo come, ad esempio, il volontariato, il no profit o associazioni di promozione culturale, territoriale. * oltre 2 anni: sono previste attività economiche con un orizzonte temporale più ampio e le realtà dell’associazionismo e volontariato. Strumenti utilizzati nel processo di riuso temporaneo Gli strumenti che possono essere utilizzati a tale scopo sono di diversa natura e, in particolare: * comodato d’uso: prevede che l’utilizzatore prenda in consegna l’immobile per un determinato periodo di tempo, assumendosi il compito di riconsegnarlo al proprietario alla scadenza. Questa forma è essenzialmente gratuita; * concessione d’uso: prevede che la P.A., proprietaria del bene, consente all’utilizzatore l’uso dello stesso per le proprie finalità, in forma gratuita oppure a titolo oneroso. * locazione: è una forma contrattuale dove il proprietario dell’immobile dà in uso il bene all’utilizzatore in cambio del pagamento di un canone predefinito. Nei casi analizzati, queste iniziative sono attivate attraverso atti amministrativi (delibere da parte della giunta o del consiglio comunale) o attraverso la costituzione di specifiche agenzie che si occupano della gestione di queste pratiche. Gradi di intervento architettonico nel processo di riuso temporaneo Gli spazi da riutilizzare si presentano in diverse condizione di manutenzione: alcuni possono essere immediatamente utilizzati, altri richiedono la preventiva risistemazione. Abbiamo quindi ipotizzato di suddividere gli edifici in due categorie, a seconda della tipologia di intervento richiesto: * livello 1: gli spazi richiedono minimi interventi di manutenzione (tinteggiatura, pulizia, arredamento, piccoli interventi agli impianti);
* livello 2: gli spazi richiedono interventi di adeguamento anche alle strutture e interventi di rifacimento degli impianti e alle finiture (pavimenti, vetrine, infissi). Nella prefigurazione proposta, abbiamo ipotizzato che, per le forme d’uso di breve periodo (1-2 settimane), lo spazio non richieda interventi di Livello 2 che potrebbero diventare per l’utilizzatore una forma di disincentivo.
T I T O L O D E L L A V O R O
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CITY PRODUCTION CYCLES
Spazi commerciali inutilizzati
Tempi di riuso temporaneo
Regole d’uso temporanee
Inter archite nece
fino a 1 mese (eventi, turismo)
comodato d’uso gratuito (per Associazioni/ Studenti)
livel (allisti tempo arredo ed es impiant bas
Mese
via F elisa ti
via P iave
Anni
fino a 1 anno (lavoro, studio)
Anni
Mese
locazione a canone variabile (attività economiche)
livel (stru tempo prefabb pittura murale f
fino a 2 anni (lavoro, associazinsmo)
Anni
Mese
via P
iragh
etto
via C
avall otti
3 anni e oltre
concessione dalla Pubblica Amministrazione
46 Anni
Mese
Fig.5 Schema di applicazione della Linea d’azione 1: rivitalizzazione del settore commerciale
NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
rventi ettonici essari
Benefici attesi
llo 1 imenti oranei; interni sterni; tistica di se)
rivitalizzazione del settore commerciale
Utilizzatori temporanei
studenti
associazioni non profit
riqualificazione urbana e valorazzazione degli spazi
Buone pratiche: casi studio
Temporary Windows, Faenza
T I T O L O
Spazio agli spazi, ForlĂŹ
D E L
Nuova Gestione, Roma
L A V O R O
Brescia Open, Brescia Sfitto a rendere, Mantova
artisti / workshop
Progetto Lo sbaracco Mercati by night, Campi Bisenzio (FI)
llo 2 utture oraneo bricate; azione facciata)
Progetto Bassano Excellence (VI) commercianti e artigiani miglioramento della qualitĂ della vita
Progetto UrbeCom, Treviso Coworking
city users
Programma Vital’ Quartier, Parigi No Longer Empty, New York
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CITY PRODUCTION CYCLES
Tempi di riutilizzo 1 mese (vetrine temporanee + espozioni) 1 anno (negozio temporaneo)
Regole d’uso comodato d’uso gratuito
Intervento architettonico livello 1
locazione a canone variabile
livello 2
Benefici attesi rivitalizzazione commerciale riqualificazione urbana miglioramento qualità di vita
Fig.6 Schema di relazione delle variabili per il Progetto Brescia Open
Tempi di riutilizzo 2 anni
Regole d’uso comodato d’uso gratuito
Intervento architettonico livello 1
Benefici attesi riqualificazione urbana
Fig.7 Schema di relazione delle variabili per l’Associazione Gruppo Via Piave
Tempi di riutilizzo oltre 2 anni 48
Regole d’uso locazione a canone variabile
Intervento architettonico livello 1
livello 2
Benefici attesi rivitalizzazione commerciale riqualificazione urbana miglioramento qualità di vita
Fig.8 Schema di relazione delle variabili per un’ipotesi di progetto di Coworking in Via Piave
NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
Fig.6
Progetto Brescia Open
Brescia Open nasce per contrastare la desertificazione commerciale e il conseguente degrado di alcune vie di Brescia. Obiettivo dell’operazione: rivitalizzare il centro mantenendo attivi tutti i negozi, garantendo migliore visibilità e maggiori opportunità di locazione. Attori: Consorzio Brescia Centro Commercianti Proprietari negozi sfitti Comune di Brescia Confesercenti. Fruitori: soggeti interessati a esporre/proporre le proprie creazioni all’interno dei temporary shop in attesa di un locatario.
Forme d’uso previste: vetrina temporanea per espozioni; vetrina temporanea per negozi commerciali; negozio temporaneo; vetrina temporanea con forte interesse alla locazione. Strumenti per il riuso: locazione e comodato d’uso gratuito. Risultati raggiunti in una anno: 28 negozi gestiti direttamente da Brescia Open; 22 negozi affitati tramite il progetto. Benefici indiretti: effetto emulazione; associazionismo per attività collettive; maggiori opportunità per nascita di StartUp.
T I T O L O D E L L A V O R O
18
Fig.7
Caso esistente del Gruppo Via Piave
In Via Piave già esiste un caso concreto di riuso di un locale sfitto, un negozio chiuso concesso gratuitamente al Gruppo di Lavoro di Via Piave per trasferire la propria sede (precedentemente situata presso “La casa Bainsizza”). Questo spazio è utilizzato per le attività culturali e sociali dell’Associazione (nel mese di gennaio, quando abbiamo avuto l’opportunità di visitarlo, era in fase di allestimento una mostra fotografica).
Fig.8
Ipotesi progettuale di Coworking proposta in Via Piave
In Via Piave, sono presenti spazi commerciali inutilizzati anche di dimensioni rilevanti. A questo proposito, abbiamo proposto una ipotesi di riuso che prevede la trasformazione in spazi per il Coworking. In questo caso, il proprietario dell’immobile potrebbe percepire un canone di locazione.
18. Foto della sede del Gruppo di Via Piave 19. Fotomontaggio dell’ipotesi progettuale di Coworking situato in Mestre, Via Piave nr. 76
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NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
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Linea d’azione 2: riqualificazione estetica del fronte stradale Buone pratiche Le buone pratiche individuate sono descritte sinteticamente nei contenuti ed organizzate per gruppi in base alle modalità di intervento proposte: v. introduzione di strumenti di coordinamento; vi. regolamento e proposte di decoro estetico per le attività commerciali. v. Introduzione di strumenti di coordinamento (Piano del Colore e/o Regolamento di Sistemazione delle Facciate) Il Piano del Colore consiste, di norma, in una serie di operazioni collegate alla manutenzione e conservazione delle facciate, legate ad una “tavolozza colore” studiata specificatamente per il contesto. Questo strumento ha una valenza più ampia rispetto al solo aspetto cromatico, comprendendo l’approccio più generale alla conservazione dei luoghi e dei loro caratteri costitutivi. Le ragioni che hanno indotto numerosi Comuni ad adottare i piani del colore sono da attribuire alla capacità che tali strumenti hanno nell’arginare le incontrollate trasformazioni dell’immagine urbana e alla contestuale azione 20
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NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
propulsiva per la riqualificazione della stessa. Alcuni studi specialistici hanno inoltre evidenziato le relazioni intercorrenti tra i colori, i materiali dell’edificato, l’ambiente urbano e la qualità della vita. Questi elementi, che contribuiscono a formare l’immagine intrinseca dei luoghi, se lasciati all’incuria, influiscono in modo negativo sia sull’estetica dell’immagine urbana sia sulla qualità della vita. Per attuare il Piano del colore, sono necessarie azioni basate su attività concertate e unitarie tra i proprietari degli immobili, gli utilizzatori, le Pubbliche Amministrazioni e altri soggetti che possono intervenire. v.a. Progetto SIRENA, Napoli (2002-2012). Il progetto SIRENA, si poneva di attuare il recupero delle parti comuni degli edifici, con particolare attenzione alla ricostituzione di condizioni di decoro delle fronti urbane della città. Per attuare l’iniziativa, è stata creata una società mista (S.I.RE.NA.), con lo scopo di promozione e gestione del programma e sono state introdotte alcune forme di incentivazione. Il progetto si è inizialmente sviluppato in assenza di un Piano del Colore, redatto in seguito dall’Amministrazione, a seguito dei risultati positivi raggiunti. v.b. Piano del Colore, Torino (1979). È nato a livello sperimentale nel 1979 sulla base di una ricerca universitaria che aveva la finalità di riportare alla luce le procedure e coloriture che decoravano originariamente le facciate degli edifici. A tale scopo, l’Amministrazione comunale ha istituito un “Ufficio colore” che ha avviato un’attività sistematica di controllo degli interventi di ripristino delle facciate. Nel 1993, la sperimentazione si è trasformata in uno specifico Piano del Colore, dotato di strumenti operativi. L’esperienza è stata complessivamente positiva e, dal 1982 al 2009, gli interventi di ripristino delle facciate coordinati sia in fase sperimentale che in presenza dello strumento operativo vero e proprio, sono stati oltre 25 mila. v.c. Città a Colori, L.R. 26/2003 Regione Liguria. Nel 2003, la Regione Liguria ha modificato la L.R. 25/1987 che ha per oggetto: “Contributi regionali per il recupero edilizio abitativo ed altri interventi programmati” introducendo la possibilità per i Comuni di dotarsi di un “Progetto colore” che, una volta approvato, diventa parte integrante degli strumenti di pianificazione. A supporto dell’iniziativa, la Regione ha stanziato fondi sia per la redazione del progetto
(incentivando anche la stesura partecipata con altri Comuni, Università e altri soggetti) sia per la realizzazione degli interventi attraverso l’erogazione di contributi. Infine, è stata prevista la possibilità per i Comuni, attraverso ordinanze sindacali, di ingiungere ai proprietari degli edifici la realizzazione degli interventi di sistemazione dei prospetti se inclusi nel “Progetto colore”. I Regolamenti di sistemazione e/o tinteggiatura delle facciate sono strumenti molto snelli che disciplinano questa tipologia di interventi di decoro urbano, associandoli spesso a forme di contribuzione provenienti direttamente dalle risorse comunali. Alucni esempi di regolamento e concessione contributi sono i Comuni di: Scurelle (TN), Carzano (TN), Fornace (TN), Borgo Valsugana (TN), Rudiano (BS), Pregnana Milanese (MI), Meana Sardo (NU), etc.
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vi. Regolamento e proposte di decoro estetico per le attività commerciali L’esercizio delle attività commerciali si interfaccia in modo diretto con gli spazi pubblici. Per garantire un adeguato livello di decoro, è prassi che i Comuni si dotino di regolamenti finalizzati a disciplinare le varie forme di interazione: le insegne pubblicitarie, l’esposizione della merce all’esterno dei locali, l’utilizzazione di spazi per l’esercizio dell’attività (dehors), le forme di allestimento della vetrina e i piccoli interventi di manutenzione. Alcuni regolamenti, propongono anche forme di collaborazione tra gli operatori economici e l’Amministrazione per attivare forme di tutela e valorizzazione dei luoghi. vi.a. Linee guida per la progettazione: caratteristiche techniche per la composizione dei “Dehors”, Agropoli (SA), 2010. Le linee guida hanno l’obiettivo di coordinare l’allestimento delle attrezzature esterne di carattere precario o degli arredi di pertinenza degli esercizi commerciali, i cosiddetti “dehors”, che attualmente si presentano in assoluta anarchia di forme, colori e materiali, spesso in contrasto con il decoro urbano della città. vi.b. Regolamento per le insegne commerciali per gli impianti pubblicitari nei centri storici cittadini, Genzano, Roma. Il regolamento disciplina l’installazione delle insegne commerciali, degli impianti pubblicitari e delle altre forme di pubblicità al 20. Foto di Via Piave
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CITY PRODUCTION CYCLES
fine di razionalizzarne il posizionamento e la distribuzione, promuovendone un equilibrato inserimento nel tessuto urbano. I principali obiettivi sono: la compatibilità ambientale delle insegne e la creazione di un valore aggiunto dell’area commerciale, favorendone la visibilità attraverso il disegno di insegne e/o altri mezzi pubblicitari coordinati tra loro. vi.c. Regolamento Comunale in materia di tutela del decoro urbano nell’esercizio di attività economiche, Matere (2015). Il regolamento intende migliorare l’ambiente urbano, riconosciuto come bene primario della comunità locale, attraverso adeguate forme di regolamentazione dell’esercizio delle attività economiche. In particolare, vengono date specifiche indicazioni sugli obblighi e le prescrizioni riguardanti le attività o gli interventi che i negozianti devono adottare per garantire elevati livelli qualitativi degli spazi pubblici prospicenti i singoli negozi. Inoltre, il regolamento propone forme di collaborazione tra la P.A. e gli operatori economici (anche in forma associata) per attivare azioni di valorizzazione degli spazi pubblici anche in forma di “adozione” o di interventi sponsorizzati. vi.d. Concorso “Finestre, balconi, vetrine e vicoli fioriti”, Osimo (AN) (2016). L’iniziativa è finalizzata all’abbellimento, con decorazioni floreali, di spazi urbani, per incentivare e valorizzare gli aspetti estetici, ambientali e turistici della città. È prevista una selezione dei vincitori e l’attribuzione di un premio.
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vi.e. Concorso “Il Dehor più bello, la vetrina più bella”, La Spezia (2016). Il concorso, promosso da Confesercenti con il patrocinio del Comune di La Spezia, è rivolto agli operatori dei pubblici esercizi e agli esercizi di vicinato del centro storico. Sono stati premiati i dehors e le vetrine più belli con un contributo economico.
Fig.9
Analisi di una modalità d’intervento: introduzione di strumenti di coordinamento (Piano del Colore e/o Regolamento di Sistemazione delle Facciate)
In riferimento alla linea d’azione “Riqualificazione estetica del fronte stradale”, abbiamo approfondito la modalità di intervento “Introduzione di strumenti di coordinamento”. Questi ultimi sono flessibili, relativamente economici e consentono di migliorare l’immagine del quartiere senza prevedere interventi edilizi radicali. Di seguito sono riportate e brevemente descritte le variabili che abbiamo considerato per il singolo intervento e che sono state inserite nello schema riassuntivo. Quest’ultimo è stato poi applicato ad un caso studio e ad un’ipotesi d’intervento nel quartiere Piave. Attori coinvolti nel processo di formazione e attuazione degli strumenti Il processo di formazione e attuazione richiede generalmente la presenza di alcuni soggetti che possono essere identificati nel seguente modo: * Pubblica Amministrazione: ha il compito di individuare percorsi procedimentali in grado di facilitare l’iniziativa e, se possibile, erogare contributi o finanziamenti a supporto; * proprietario del bene: generalmente è un soggetto privato; * altri soggetti: Università, Associazioni di categoria, Professionisti che possono collaborare in fase di indagine e di formulazione delle proposte progettuali; * Sponsor e Istituti finanziari: possono partecipare all’iniziativa attraverso l’erogazione di contributi o finanziamenti per facilitare la realizzazione degli interventi.
Operatività Abbiamo ipotizzato due modalità di attuazione, che si basano sulla tipologia di strumento adottato: * immediata: l’adozione dei “regolamenti di sistemazione delle facciate” sono strumenti snelli che richiedono modesti approfondimenti e quindi tempi di adozione rapidi da parte della P.A.; * non immediata: i Piani del colore sono strumenti complessi che richiedono analisi approfondite delle caratteristiche del tessuto urbano per
NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
poter definire le migliori soluzioni da adottare. Inoltre, per una maggiore efficacia, deve esserci necessariamente una coordinazione con gli altri strumenti di pianificazione comunale.
Regole d’intervento Le regole che possono essere utilizzate a tale scopo sono: * divieti: prevedono l’esclusione a priori di attività in evidente contrasto con gli obiettivi degli strumenti. * prescrizioni: consentono la realizzazione degli interventi a condizione che vengano osservate specifiche modalità esecutive per raggiungere gli obiettivi prefissati; * proposte: favoriscono la partecipazione attraverso la formulazione di proposte di intervento da sottoporre all’Amministrazione e che, se condivise, possono integrare il piano o costituire una linea guida. Le proposte possono originarsi da workshop o da soggetti economici (sponsor) interessati ad investire nell’area.
Gradi d’intervento Le condizioni delle facciate possono richiedere interventi di manutenzione più o meno estesi. Abbiamo quindi individuato due categorie, a seconda della tipologia di intervento richiesto: * livello 1: le facciate possono essere ripristinate attraverso la semplice tinteggiatura; * livello 2: le facciate richiedono interventi più consistenti quali, ad esempio, il rifacimento dell’intonaco o preliminari interventi sulle finiture.
Chi paga Nella prefigurazione proposta, abbiamo anche immaginato la gestione economica degli interventi, attraverso quattro possibili scenari: * intervento gratuito; * a carico del proprietario; * a carico del proprietario con contributi della P.A.; * sponsor o altri soggetti economici. 21. Progetto SIRENA. Indagine/intervento: via Duomo 131 22. Fotomontaggio dell’ipotesi progettuale del Piano di Colore per Mestre; lougo porticati intorno alla Parrocchia Santa Maria Immacolata di Lourdes
Fig.10
Progetto SIRENA (NA)
Il progetto SIRENA ha contribuito a migliorare le condizioni ambientali di alcune aree della città, attraverso la riqualificazione delle facciate degli edifici, promuovendo la bellezza dei luoghi e la cultura della manutenzione urbana coniugata con il decoro. Attori: Comune di Napoli, Società mista pubblico-privata S.I.RE.NA., Associazione Costruttori Campania, Unione industriali, Camera di Commercio e Regione Campania, proprietari, amministratori di condominio, imprenditori. Forme di finanziamento: per l’attuazione del programma, il Comune di Napoli e la Regione Campania cofinanziano le spese sostenute dai privati in misura variabile dal 30 al 40% degli importi dell’intervento. Risultati: 1.257 interventi edilizi finanziati; 1.170 cantieri attivati; 270 milioni di euro circa il valore degli interventi effettuati. Benefici indiretti: elaborazione in corso del Piano del colore; rilevante patrimonio di conoscenze scientifiche acquisito con l’attuazione del programma.
Fig.11
T I T O L O D E L L A V O R O
Ipotesi proguttuale per Mestre
Riteniamo che attraverso il Piano del colore la riqualificazione del fronte stradale di via Piave possa essere attuata e contribuire in modo importante al miglioramento complessivo dell’immagine del quartiere, attraverso una maggiore attrattività dei luoghi.
21 55
CITY PRODUCTION CYCLES
Spazi urbani/ commerciali
Operatività
Regole d’intervento
immediati
divieti
Gra d’inter
livel
via Piave
prescrizioni
non immediati
livel
proposte
? 56
Fig.9 Schema di applicazione della Linea d’azione 2: riqualificazione estetica del fronte stradale
NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
adi rvento
llo 1
llo 2
Tipologia di spazio
pubblico
Chi paga
gratuito
Risultati attesi
attrattivitĂ
free
T I T O L O D E L L A V O R O
proprietari
qualitĂ urbana
privato
proprietari con contributi P.A.
+ funzionalitĂ spazi
finanziamenti da Sponsor 57
CITY PRODUCTION CYCLES
Operatività
Regole utilizzo
non immediata
proposte
Gradi intervento livello 1
Spazi
Chi paga
Risultati attesi
privati
proprietari + P.A.
attratività
livello 2
Fig.10 Schema di relazione delle variabili per il Progetto SIRENA
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NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
qualità urbana
Operatività
Regole utilizzo
non immediata
prescrizioni
proposte
Gradi intervento livello 1
Spazi
Chi paga
Risultati attesi
privati
proprietari
attratività
sponsor + banche
qualità urbana
Fig.11 Schema di relazione delle variabili per un’ipotesi di progetto del Piano del Colore per Mestre
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Linea d’azione 3: miglioramento dell’accessibilità Buone pratiche Anche in questo caso, le buone pratiche accennate in precedenza nella Figura 4, vengono raggruppate in tre gruppi in base alle modalità e alle entità d’intervento proposte: vii. incremento del numero degli spazi per la sosta e attivazione di convenzioni con i gestori dei parcheggi; viii. adozione di iniziative di traffic calming; ix. introduzione di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile. vii. Incremento del numero degli spazi per la sosta e attivazione di convenzioni con i gestori dei parcheggi vii.a. Iniziativa “Parcheggia gratis in centro”, Livorno (2006). Il parcheggio “Odeon” è convenzionato con le attività economiche del centro di Livorno che hanno aderito all’iniziativa. Il soggetto economico che partecipa all’iniziativa regala ai suoi clienti un ticket per un’ora di sosta gratuita all’interno del Parcheggio Odeon. In questo modo, si rende più comoda e conveniente la frequentazione della città.
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NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
vii.b. Iniziativa “Compra, mangia e dormi a Vasto, il parcheggio è gratis”, Vasto (CH) (2017). Gli utenti del parcheggio Multipiano di Vasto sono esonerati dal pagare il ticket nella fascia oraria 18.00 - 20.00 del venerdì, del sabato e della domenica. Per usufruire dell’offerta gli utenti dovranno esibire al personale del parcheggio uno scontrino d’acquisto di un qualsiasi negozio o ristorante del Comune di Vasto dell’importo non inferiore a 20 €. vii.c. Iniziativa “Parcheggi del centro”, Verona (2016). È un’iniziativa promossa dal Comune di Verona, in accordo con i gestori dei parcheggi limitrofi al centro storico, e in collaborazione con Confcommercio e Confesercenti, per agevolare la sosta nella fascia oraria 18-24. Il progetto ha previsto due fasi: il parcheggio con “sconto incentivo” in base al quale in alcuni giorni della settimana è stato applicato uno sconto del 15% sulle tariffe orarie; l’attivazione di “coupon parcheggio” che commercianti ed esercenti del centro storico hanno acquistato dai gestori, a tariffa agevolata, da regalare ai clienti della fascia serale. viii. Adozione di iniziative di traffic calming viii.a. Progetto “Isola ambientale quartiere Magré”, Schio (VI) (2012).
L’isola Ambientale del Quartiere Magrè a Schio nasce da un Piano Urbano del Traffico di nuova generazione, con un approccio orientato alla sicurezza stradale (analisi d’incidentalità), alla moderazione del traffico, alla ciclo-pedonalità, al management della mobilità e alla partecipazione. Il Piano prevede un insieme di Isole Ambientali che uniscano la vivibilità delle zone residenziali alla riconoscibilità e alla valorizzazione dei luoghi dell’identità supportato da un sistema di mobilità urbana che garantisca un rapido collegamento multimodale tra le diverse parti della città e con l’esterno. Un percorso partecipato ha accompagnato e guidato la progettazione delle isole ambientali di Schio: obiettivo di questi percorsi è sempre stato la condivisione delle scelte progettuali e dei principi della mobilità sostenibile. La concreta realizzazione del percorso è stata affidata operativamente a un gruppo di lavoro trasversale, formato da tecnici comunali operanti in diversi settori. Sono stati, così, individuati i portatori d’interesse, poi incontrati in diverse assemblee. Le realizzazioni hanno previsto la definizione delle isole ambientali attraverso: la creazione di “zone 30” e di strade residenziali; la valorizzazione di alcune aree di uso pubblico e l’ordinamento del traffico veicolare, in modo da consentire al pedone un migliore e più sicuro accesso ai poli attrattori pubblici e privati; la riorganizzazione dello spazio stradale con la creazione d’interventi di moderazione del traffico che diano sicurezza a pedoni e ciclisti (ad esempio pedane rialzate, sensi unici alternati, …); la realizzazione
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di percorsi pedonali e ciclabili nuovi, di collegamento con quelli esistenti; la sistemazione di delle numerose panchine per permettere la fruizione dello spazio pubblico; l’inserimento di verde con alberi e aiuole per migliorare la qualità dello spazio strada. viii.b. Progetto “Quartire esteso a strade strette”, quartiere Piraghetto, Mestre (2004). È l’esempio più vivido perché anche il più prossimo alla nostra area d’intervento, nonché, conseguentemente, sintomo dell’attenzione delle amministrazioni per la zona. Qui sono stati applicati molti dei vari sistemi di moderazione del traffico poiché, precedentemente, le vie laterali erano utilizzate anche dal traffico d’attraversamento per evitare i punti caldi quali gli incroci agli estremi di via Piave e per cercare parcheggi nei pressi della stazione. L’utilizzo di soluzioni progettuali innovative per la città, dopo un primo momento di disorientamento è stato apprezzato molto dai residenti, non appena si è capito che cambiando leggermente le proprie abitudini di spostamento si sarebbe goduto a pieno della qualità dei nuovi spazi del quartiere. I lavori, durati due anni e mezzo, sono stati seguiti con particolare interesse da tutti gli abitanti e dalla stampa locale. Oggi rappresentano un esempio per gli altri interventi di moderazione del traffico e zone 30 che si stanno progettando nel resto della città.
ix. Introduzione di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) è lo strumento con cui l’amministrazione comunale definisce le azioni necessarie per pianificare e governare la mobilità pubblica e privata nel proprio territorio. È un piano strategico che orienta la mobilità in senso sostenibile con un orizzonte temporale di mediolungo periodo (10 anni), ma con verifiche e monitoraggi a intervalli predefiniti, che sviluppa una visione di sistema della mobilità e si correla e coordina con i piani settoriali ed urbanistici a scala sovraordinata e comunale. Il PUMS pone al centro le persone e la soddisfazione delle loro esigenze di mobilità, seguendo un approccio trasparente e partecipativo che prevede il coinvolgimento attivo dei cittadini e di altri portatori d’interesse fin dall’inizio del suo processo di definizione.
23. Foto di Via Dante: la divisione dei tipi del traffico 24. Foto dei parcheggi in vicinanza di Via Dante 25. Foto dei interventi puntuali di traffic calming del progetto “Quartiere a strade strette”, quartiere Piraghetto
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Fig.12
Analisi di una modalità d’intervento: adozione di iniziative di traffic calming
attraverso una preventiva attività di progettazione.
In riferimento alla linea d’azione “Miglioramento dell’accessibilità”, abbiamo approfondito la modalità di intervento “Adozione di iniziative di traffic calming”. Di seguito sono riportate e brevemente descritte le variabili che abbiamo considerato per il singolo intervento e che sono state inserite nello schema riassuntivo. Quest’ultimo è stato poi applicato ad un caso studio e ad un’ipotesi d’intervento nel quartiere Piave. Attori coinvolti nel processo di formazione e attuazione degli strumenti Il processo di formazione e attuazione richiede generalmente la presenza di alcuni soggetti che possono essere identificati nel seguente modo: * Pubblica Amministrazione: ha il compito di individuare percorsi procedimentali in grado di facilitare l’iniziativa e di investire risorse per la realizzazione di interventi; * Comitati di quartiere: partecipano al processo di formazione delle decisioni suggerendo
proposte integrative/modificative.
Localizzazione dell’intervento Gli interventi possono essere di tre tipologie: * puntuale: sono interventi che interessano uno spazio ben definito (ad esempio intersezione stradale); * lungo una via: sono interventi che interessano in tutto o in parte un asse stradale; * sul quartiere: sono interventi che interessano un’ampia zona.
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Tipologia dell’intervento Gli interventi possono essere di tre tipologie: * fisici: sono interventi che prevedono la realizzazione di specifiche opere per ottenere i risultati prefissati; * limitazione della velocità: sono interventi che interessano unicamente limitare le velocità di percorrenza dei tratti stradali (si attuano generalmente attraverso ordinanze); * accessibilità: sono interventi che tendono a limitare l’accessibilità dell’area ad alcuni utenti preventivamente individuati (si attuano generalmente attraverso ordinanze).
Tempi di attuazione Abbiamo ipotizzato due modalità di attuazione, che si basano sulla tipologia di iniziativa che si intende attivare: * fino a 6 mesi: sono interventi realizzabili in tempi brevi che operano prevalentemente sulla riorganizzazione della segnaletica senza interventi fisici; * fino ad un anno e oltre un anno: sono interventi che prevedono la realizzazione di opere
Costi L’attuazione delle iniziative comporta un impegno di risorse economiche che varia in ragione della tipologia d’interventi: * basso costo: si tratta di interventi che necessitano di un modesto impegno di risorse economiche potendosi attuare attraverso provvedimenti dell’Autorità amministrativa e semplici interventi (a esempio realizzazione di segnaletica orizzontale e verticale); * elevato costo: sono conseguenti alla realizzazione di interventi più complessi che comportano modifiche strutturali dei luoghi, come ad esempio la realizzazione di manufatti per ridurre la larghezza della sezione stradale o variando il profilo altimetrico.
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Spazi urbani
Tempi di attuazione
Localizzazione dell’intervento
fino a 6 mese
puntuale
fino a 1 anno
lungo una via
oltre 1 anno
sul quartiere
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Fig.12 Schema di applicazione della Linea d’azione 3: interventi sulla viabilità
NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME,
Tipologia d’intervento
interventi fisici
Costi
basso costo
Benefici attesi
aumento dei spazi per la sosta
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miglioramento della qualità di vita
L A V O R O
limitazione della velocità
costo elevato
riduzione della velocità delle automobili
limitizione della accessibilità limitazioni del traffico di attraversamento
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Tempi di attuazione
Localizzazione dell’ intervento
Tipologia dell’ intervento
Costi
Benefici attesi
oltre 1 anno
puntuale
interventi fisici
basso costo
riduzione velocità
sul quartiere
limitazione velocità limitizione accessibilità
meno traffico costo elevato
aumento spazi sosta migliore qualità di vita
Fig.13 Schema di relazione delle variabili per il Progetto Quartiere esteso a strade strette” Piraghetto
Fig.13
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Progetto “Quartiere esteso a strade strette” Piraghetto, Mestre
Conosciuto anche come “Piraghetto la prima zona 30 di Mestre”, venne previsto dal Piano Particolareggiato del Traffico Urbano, approvato specificamente nel 2004, avviando una serie di cantieri promotori della trasformazione di seguito descritta dal 2006. Con la nuova organizzazione della viabilità e l’istituzione di alcuni sensi unici si è ridotto notevolmente il traffico di attraversamento dall’esterno e anche generato dagli spostamenti interni. L’inserimento di sensi unici sugli assi principali del quartiere ha dimezzato il numero di strade dalle quali è possibile entrare nella zona 30. Le nuove porte d’ingresso, più strette, alberate e con attraversamento pedonale rialzato, realizzano in prossimità dei principali assi d’ingresso nel quartiere, comunicano all’esterno, in maniera inequivocabile, le caratteristiche interne delle strade, residenziali e poco adatte a chi va di corsa. Dove la sede stradale lo permetteva, sono stati tolti spazi carrabili per trasformarli in pedonali
d’incontro, mentre l’inserimento di pedane rialzate presso le intersezioni ha rallentato la velocità riducendo gli incidenti stradali. La sosta è stata mantenuta, organizzandola e allontanandola dagli incroci. Con la regolamentazione della sosta, i parcheggi sono più ordinati, sicuri e accessibili Contestualmente ai lavori di moderazione del traffico e arredo urbano, sono stati introdotti spazi di sosta a pagamento in tutte le strade del quartiere. S’è ottenuto come risultati: dei parcheggi più ordinati, lontani dagli incroci, e più posti a disposizione. È evidente il restringimento della strada che è stato effettuato, con molteplici effetti positivi: riduzione della velocità delle auto, della lunghezza degli attraversamenti pedonali. Attori: Comune di Venezia, residenti. Forme di finanziamento: fondi della P.A. Risultati: meno rumore, meno traffico di attraversamento, spazi di sosta più ordianata, maggior confort nello spostamento dei pedoni, meno incidenti stradali.
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Tempi di attuazione
Localizzazione dell’ intervento
Tipologia dell’ intervento
Costi
Benefici attesi
oltre 1 anno
puntuale
interventi fisici
basso costo
riduzione velocità
sul quartiere
limitazione velocità limitizione accessibilità
meno traffico costo elevato
aumento spazi sosta migliore qualità di vita
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Fig.13 Schema di relazione delle variabili per un’ipotesi di progettuale di “strade strette” per la zona est del quartiere
Fig.14
Ipotesi progettuale proposta nella zona est del quartiere Piave (via Felisati e via Ariosto)
La proposta progettuale si tratta, sostanzialmente, dell’estensione delle misure adottate nel quartiere Piraghetto a tutto il quartiere Piave, ma mantenendo le residuali vie principali (Piave, Sernaglia, Felisati e parte della Cavallotti), accessibili, pur se con qualche limitazione, comunque inferiore a quella delle strade locali che diventano prettamente residenziali. Vediamo qui di seguito come applicare alcuni esempi delle politiche già attuate nel quartiere Piraghetto. Per gli accessi al quartiere si prevede di creare delle “zone a porta” come già presenti nel quartiere vicino, ossia: il restringimento degli ingressi, con gli attraversamenti pedonali rialzati al livello del marciapiede (questa particolare opzione va esclusa su via Piave per le difficoltà e l’applicazione prolungata dell’operazione) e l’utilizzo di diversa pavimentazione e l’accostamento con elementi di pregio quali piccole alberature o siepi nelle immediate
vicinanze dell’accesso. Si tratta quindi si operazioni puntali, comprese nel complesso dell’azione comune estesa, e lo schema esemplificatore seguente mostrerà in sintesi come si sviluppa l’operazione. Lo stesso si può applicare funzionalmente a un altro intervento di tipo puntuale ma tendente a soddisfare una diversa esigenza: ossia quello di ricavare alcuni posti auto ottenuti trasformando quelli in linea a pettine (o, eventualmente, a spina di pesce), abbinato a una leggera traslazione (disassamento) del percorso del viale principale. Per motivi di spazio quest’operazione può avvenire solo presso il parco di via Piave, deviando i pedoni nei percorsi all’interno del parco e sfruttando il marciapiede esistente per ricavare i posti auto. Data la situazione, anche la carreggiata stradale si trova a essere ristretta, ma consente comunque il passaggio di due file di veicoli, costringendo così gli utenti a precedere più adagio.
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Fig.15 Aree residenziali e Zona 30 esistenti, con limitazioni del traffico in scorrimento
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Fig.16 Proposte per le nuove aree residenziali e Zona 30, con limitazioni del traffico in scorrimento
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Zona d’intervento Via De Amicis
Zona d’intervento Ferrovia e Giardini di Via Piave
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Sintesi delle proposte progettuali Introduzione Per poter verificare la potenziale utilizzazione delle 3 linee di azione proposte nel precedente capitolo abbiamo ipotizzato l’applicazione coordinata delle stesse in due distinte aree del quartiere: la prima situata a sud, in corrispondenza dei giardini di via Piave e la seconda situata a nord in corrispondenza di via E. De Amicis. Le aree selezionate presentano caratteristiche diverse per aspetti economici, di decoro dei luoghi e riguardanti la viabilità. L’approccio utilizzato è di conseguenza differente per ognuna di esse ma riconducibile comunque alle linee di azione che abbiamo proposto e alle buone pratiche collegate.
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Proposta progettuale in Via Piave Descrizione dell’area L’area di studio è compresa tra via Piave, via Sernaglia e via Ortigara, in prossimità dei giardini di via Piave. È una zona prevalentemente residenziale, anche se sono presenti numerosi spazi ad uso commerciale alcuni di questi, inutilizzati, situati nel “civico 161” e di proprietà del Comune. Nell’area sono presenti due aree a verde pubblico: i giardini di via Piave (c.d. parco delle badanti) e il piccolo parco pubblico di piazzale Bainsizza. Sono due aree verdi poco utilizzate e in condizioni dimesse. Immediatamente a sud di via Ortigara sono anche in corso lavori per la realizzazione di nuovi spazi ad uso ricettivo, incentivati dalla vicinanza della stazione ferroviaria. Le nostre proposte d’intervento intendono riqualificare esteticamente e funzionalmente l’area attraverso il riuso degli spazi, con particolare attenzione a quelli meno attrattivi, migliorando l’accessibilità e in modo da favorire una maggiore frequentazione dei luoghi anche da parte di turisti, viaggiatori ecc. Questi interventi dovrebbero anche produrre positive ricadute per le attività commerciali presenti in zona, in conseguenza dei maggiori flussi di visitatori inbound non solamente a Venezia ma anche a Mestre.
Fig.17 Zone d’intervento delle proposte progettuali
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Fig.18a Proposta progettuale per la zona Ferrovia e Giardini di Via Piave
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Fig.18b Proposta progettuale per la zona Ferrovia e Giardini di Via Piave
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Riqualificazione funzionale ed estetica dell’area La rimozione delle panchine nei giardini di Via Piave, per ovviare ai fenomeni di spaccio, non ha risolto il problema del degrado ed ha causato il progressivo allontanamento dei residenti che utilizzavano l’area in favore degli spacciatori. Anche il piccolo parco in piazzale Bainsizza non è particolarmente attraente: è poco curato dal punto di vista estetico e anch’esso ha un aspetto che denota scarso decoro. Gli edifici prospicienti le aree sono generalmente in mediocri condizioni manutentive e presentano accostamenti cromatici poco coerenti. Le nostre proposte prevedono i seguenti interventi: * per il parco di piazzale Bainsizza prevediamo di realizzare nuovi percorsi pedonali in modo da favorire la sua utilizzazione anche come luogo di passaggio. Questo intervento oltre a migliorare l’attrattività dell’area è sinergico con quello finalizzato all’incremento degli spazi di sosta, in quanto si verrebbero a creare le condizioni per la riorganizzazione della viabilità esistente; * nei giardini di via Piave e nel parco di piazzale Bainsizza, proponiamo l’installazione di nuove panchine in legno, veri e propri oggetti di design, dotate anche di prese per la ricarica dei dispositivi hi-tech. Diversamente dalle scelte operate dalla Pubblica Amministrazione
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Fig.19a Prima alternativa progettuale dei nuovi parcheggi di via Piave ad orientantamento a 30°
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(eliminazione delle panchine) si ritiene che la frequentazione dei luoghi, dal numero più ampio possibile di persone (residenti e visitatori) costituisce certamente un elemento qualificante che si contrappone al degrado oltre a una opportunità da parte dei viaggiatori in attesa del treno o dagli ospiti delle strutture ricettive in fase di costruzione quando vorranno rilassarsi e sedersi all’aperto; * la riqualificazione estetica degli edifici prevede interventi di tinteggiatura con tonalità che si adattano a quelle già presenti, ma che possano creare un dinamismo cromatico. Alcune facciate, in accordo con i residenti e l’Amministrazione Comunale, potrebbero essere decorate con murales. L’obiettivo è quello di rendere la zona più attraente e visivamente allegra. * nei giardini di via Piave, all’angolo con via Ortigara, proponiamo inoltre l’insediamento di una o più attività di street-food, per rendere più accogliente l’area e favorire l’afflusso delle persone.
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Incremento e riorganizzazione degli spazi degli spazi per la sosta Nell’area a sud di via Piave, in prossimità dei giardini, proponiamo alcuni interventi per riorganizzare ed incrementare il numero degli spazi di sosta. Questa scelta è giustificata dal fatto che l’area presenta minori problematiche
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Fig.19b Seconda alternativa progettuale (la più ottimale) dei nuovi parcheggi di via Piave ad orientantamento a 45°
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legate alla disponibilità di spazio e consentirebbe, in parte, di ridurre il traffico di attraversamento legato alla ricerca di uno spazio dove poter lasciare l’auto. La nostra proposta prevede la risistemazione degli attuali parcheggi in linea con una disposizione a spina di pesce, per sfruttare al meglio lo spazio a disposizione ed aumentarne il numero. Nel tratto d’interesse sono presenti 18 parcheggi, oltre ad alcuni spazi occupati dai contenitori per la raccolta dei rifiuti. In base alle diverse angolature delle aree di sosta e al riposizionamento dei cassonetti, sarebbe possibile ottenere un numero variabile di spazi aggiuntivi, con ingombri diversi. Abbiamo analizzato tre possibili angolazioni (30, 45 e 60 gradi) e abbiamo convenuto sull’orientamento a 45°. L’intervento prevede l’eliminazione del marciapiede e il restringimento di circa un metro del confine del parco, deviando il flusso pedonale al suo interno. In questo modo, si guadagnerebbero circa 12 nuovi posti, rendendo anche più agevoli le manovre di entrata/uscita. L’orientamento di 30°, invece, consentirebbe di creare un limitato numero di posti aggiuntivi (circa 8), che non giustifica la convenienza dell’intervento. La disposizione a 60° permetterebbe di ottenere il maggior numero di posti, ma l’abbiamo esclusa in quanto prevede un eccessivo
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Fig.19c Terza alternativa progettuale dei nuovi parcheggi di via Piave ad orientantamento a 60°
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consumo di spazio e rende più complesse le manovre, con possibili ricadute negative sul traffico. Proponiamo inoltre l’installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici in testa e in coda dell’area di sosta, utilizzando gli spazi residuali dei vecchi marciapiedi. Proposta progettuale in Via E. De Amicis Descrizione dei luoghi Via E. De Amicis è un tratto stradale che collega via Piave con via Felisati, situato immediatamente a nord del complesso denominato “ex lavanderie” e a sud di via Carducci. Sul fronte stradale, lungo circa 100 m, sono stati realizzati a partire dal secondo dopoguerra una serie di edifici di rilevanti dimensioni e consistenza volumetrica (fino a 5 piani), caratterizzati dalla generalizzata presenza al piano terra di spazi ad uso commerciale. In corrispondenza dell’incrocio con via Piave, a sud, è presente l’edificio che ospitava il supermercato PAM mentre a nord è presente una palazzina, edificata prima del 1930, che ospita anch’essa delle superfici commerciali. Sul lato nord della strada è stato realizzato un fabbricato su più livelli che vede la presenza vetrine oltre a un porticato sull’intero fronte. Infine in corrispondenza dell’incrocio con via Felisati, a nord e a sud, sono presenti edifici con negozi. La sede stradale, di sezione contenuta (non superiore a 8,50 m) è dotata di marciapiedi con larghezza variabile e a volte ridotta, mentre il traffico veicolare è organizzato in un unico senso di marcia oltre alla presenza di alcuni spazi a parcheggio. Gli edifici, infine, si presentano prevalentemente in condizioni estetiche mediocri sia per la vetustà che, per alcuni di essi, per la carente manutenzione. A ciò si aggiunge la sensazione di abbandono derivante dalla mancata utilizzazione degli spazi commerciali a disposizione. Riuso degli spazi sfitti L’ipotesi progettuale parte dall’idea di poter riutilizzare queste superfici con finalità diverse, anche in ragione delle loro caratteristiche intrinseche e estrinseche come, ad esempio, la localizzazione, le dimensioni e lo stato manutentivo. * Localizzazione: via E. De Amicis è posta in posizione baricentrica tra il centro di Mestre (Piazza Ferretto e la stazione ferroviaria); a breve distanza è presente la biblioteca civica e il centro
sociale “L.O.Co.”. * Dimensioni: le superfici inutilizzate sono generalmente di medie dimensioni (oltre 150 m2); sono presenti anche alcuni negozi di piccole dimensioni. * Stato manuntentivo: lo stato manutentivo è generalmente sufficiente/discreto; in alcuni casi (ex PAM) le condizioni sembrano essere mediocri con la necessità di interventi che vanno oltre la semplice manutenzione ordinaria. Abbiamo anche cercato di ipotizzare forme di riuso in grado di offrire nuove e diverse proposte sia ai cittadini residenti che ai visitatori (turisti) o frequentatori (per motivi di lavoro) della città. Queste riflessioni ci hanno indotto a proporre le seguenti forme di riuso: * per l’edificio che ospitava il supermercato PAM abbiamo ipotizzato l’insediamento di attività connesse al “food”; le dimensioni del locale (il più grande tra quelli considerati) si prestano ad ospitare attività di “street food” organizzate, in grado di proporre cibi preparati secondo diverse tradizioni; * per l’edificio posto sul lato nord di via E. De Amicis, le ampie superfici dotate di vetrine che si affacciano sul portico si prestano per attività espositive temporanee, connesse ad eventi culturali organizzati dalle Istituzioni pubbliche o dalle numerose associazioni che operano a Mestre; questi spazi possono essere anche utilizzati per workshop o attività similari; * per l’edificio situato a sud dell’incrocio tra via De Amicis e via Felisati abbiamo immaginato la realizzazione di spazi per co-working in modo da poter offrire opportunità di spazi lavorativi accessibili da parte di giovani professionisti, favorendo attraverso il contatto la condivisione di valori e l’attivazione di sinergie; * per i restanti edifici si è ipotizzato l’insediamento di piccoli laboratori di artigianato di servizio connessi con la manualità (piccoli restauri, riparazioni ecc.) o per l’insediamento di piccole attività economiche (start-up) collegate al mondo della comunicazione elettronica. Queste forme di riuso possono essere attivate attraverso forme di comodato di uso gratuito, come ad esempio per i locali da utilizzare per le iniziative culturali o espositive o attraverso canoni di locazione variabili per le attività economiche. Non abbiamo previsto specifici interventi edilizi, fatta eccezione per l’edificio “ex PAM”: per quest’ultimo abbiamo previsto l’arretramento delle vetrine esistenti sul lato ovest (via Piave) e su parte del lato nord (via De Amicis) in modo da realizzare un portico che potesse in parte contrapporsi a quello esistente sul lato nord di via De Amicis.
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Via Piave, ex supermacato Pam
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Riqualificazione estetica del fronte stradale e della viabilità Per gli spazi pubblici proponiamo l’adozione di un intervento di “traffic calming” attraverso la realizzazione di 2 varchi in corrispondenza degli incroci con via Piave e via Felisati. Inoltre, in considerazione delle ridotte dimensioni della sede stradale e dei percorsi pedonali riteniamo che la netta separazione degli stessi (marciapiedi e carreggiata stradale) debba essere rimossa. Attraverso la riduzione della velocità delle autovetture (max 10 kmh) e limitando la percorrenza ai soli residenti, l’interà piattaforma stradale potrà essere condivisa in sicurezza con il traffico lento (pedoni e cicli). Lo spazio per quest’ultimi quindi si amplia favorendo le relazioni e la frequentazione dei luoghi rivitalizzati. Abbiamo stimato che gli interventi da realizzare non sono economicamente di importo rilevante e i tempi di realizzazione sono inferiori ad un anno. Gli edifici di maggior consistenza (ex PAM e a nord di via Felisati) hanno bisogno di interventi di riqualificazione estetica che, nella nostra proposta, si limitano ad una ipotesi di sistemazione delle facciate attraverso tinteggiature cromaticamente coordinate.
Fig.20a Stato attuale della Zona d’intervento in Via De Amicis
Entrata di via De Amicis da via Piave
Vista dei colonati di via De Amicis
Vista di via Felisati
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Nuovo intervento in via De Amicis, vista da via Piave
Nuovo intervento in via De Amicis
Proposta progettuale vicino ai colonati di via De Amicis
Proposta progettuale vicino ai colonati di via De Amicis
Intervento in via Felisati
Intervento in via Felisati
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Fig.20b Proposta progettuale per la Zona d’intervento in Via De Amicis
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Conclusioni Questo studio ci permette di affermare che la visione tendenzialmente pessimistica sulla condizione del quartiere potrebbe migliorare attraverso l’applicazione di alcune delle buone pratiche proposte. In questo modo, la possibile rivitalizzazione del settore commerciale potrebbe contribuire al miglioramento complessivo della qualità della vita. Emerge costantemente che queste azioni richiedono la partecipazione di una pluralità di soggetti e che non possono essere unicamente delegate all’Amministrazione.
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Fonti: * Sopralluogo e interviste sul territorio 13/14 dicembre 2016 6 gennaio 2017 10 gennaio 2017 01 febbraio 2017
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