La Voce dei Giovani MENSILE DELL’UNITÀ PASTORALE CHIESA MADRE S. FRANCESCO S. AGOSTINO – NARO
I NUMERO 8 ANNO
DICEMBRE 2017
ET VERBUM CARO FACTUM EST 2 Liturgia
SOMMARIO
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi
3 Spiritualità Per loro non c’era posto nell’alloggio
4 Musica Sacra Canterò inni al mio Dio
5 Magistero & Musica Sacra Il Concilio Vaticano II sulla Musica Sacra
6 Naro attualità & storia (associazione Indàra) La Chiesa Madre e il Collegio dei Gesuiti Sopra: Caravaggio, Natività con i Santi Francesco e Lorenzo. Palermo, Oratorio di San Lorenzo. Opera trafugata dalla mafia nel 1969.
RINGRAZIAMENTI E AUGURÎ Con l’auspicio di poter continuare a svolgere al meglio il nostro servizio alla Chiesa, ringraziamo sentitamente quanti accolgono con affettuosità e simpatia, mese dopo mese, questo giornale. E, al termine di questo primo anno insieme, formuliamo ai lettori i più fervidi augurî in occasione delle festività dell’Immacolata concezione e del Santo Natale. La Redazione
10 La pagina dei ragazzi L’Immacolata concezione Prepariamoci al Natale I Santi delle nostre chiese: San Francesco
La Voce dei Giovani è disponibile online sul sito www.chiesama drenaro.it
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Liturgia
E IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI Prepariamoci al Santo Natale con la liturgia di dicembre 3 DICEMBRE, PRIMA DOMENICA DI AVVENTO VANGELO (Mc13,33-37) Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà. + Dal Vangelo secondo Marco In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». 8 DICEMBRE, VENERDÌ. IMMACOLATA CONCEZIONE VANGELO (Lc 1,26-38) Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce. + Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. 10 DICEMBRE, SECONDA DOMENICA DI AVVENTO VANGELO (Mc 1,1-8) Raddrizzate le vie del Signore. + Dal Vangelo secondo Marco Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». 17 DICEMBRE, TERZA DOMENICA DI AVVENTO (GAUDETE) VANGELO (Gv 1,6-8.19-28) In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. + Dal Vangelo secondo Giovanni Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come
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testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. 24 DICEMBRE, QUARTA DOMENICA DI AVVENTO VANGELO (Lc 1,26-38) vedi 8 dicembre. Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce. 25 DICEMBRE, NATALE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO VANGELO (Gv 1,1-18 [forma breve Gv 1,1-5.9-14]) Messa del Giorno Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. + Dal vangelo secondo Giovanni [In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.] Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. [Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. ] Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. La Vo ce dei Gio van i – An no I n. 8 – Dicemb re 2 01 7
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Spiritualità
PER LORO NON C’ERA POSTO NELL’ALLOGGIO
Icona bizantina della Natività, sec. XV «Mentre si trovavano in quel luogo [Betlemme], si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,6s). Cominciamo il nostro commento dalle ultime parole di questo passo: per loro non c’era posto nell’alloggio. La meditazione, nella fede, di tali parole ha trovato in questa affermazione un parallelismo interiore con la parola, ricca di contenuto profondo, del Prologo di san Giovanni: «Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,11). Per il Salvatore del mondo, per Colui, in vista del quale tutte le cose sono state create (cfr Col 1,16), non c’è posto. «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20). Colui che è stato crocifisso fuori dalla porta della città (cfr. Eb 13,12) è anche nato fuori della porta della città. Questo deve farci pensare, deve rimandarci al rovesciamento di valori che vi è nella figura di Gesù Cristo, nel suo messaggio. Fin dalla nascita Egli non appartiene a quell’ambiente che, secondo il mondo, è importante e potente. Ma proprio quest’uomo irrilevante e senza potere si rivela come il veramente Potente, come Colui dal quale, alla fine, dipende tutto. Fa quindi parte del diventare cristiani l’uscire dall’ambito di ciò che tutti pensano e vogliono, dai criterî dominanti, per entrare nella luce della verità sul nostro essere e, con questa luce, raggiungere la via giusta. Maria pose il suo bimbo neonato in una mangiatoia (cfr Lc 2,7). Da ciò si è
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dedotto con ragione che Gesù è nato in una stalla, in un ambiente poco accogliente – si sarebbe tentati di dire: indegno – che comunque offriva la necessaria riservatezza per l’evento santo. Nella regione intorno a Betlemme, si usano da sempre grotte come stalla. (…) Maria avvolse il bimbo in fasce. Senza alcun sentimentalismo, possiamo immaginare con quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo Figlio. La tradizione delle icone, in base alla teologia dei Padri, ha interpretato mangiatoia e fasce anche teologicamente. Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un rimando anticipato all’ora della sua morte: Egli è fin dall’inizio l’Immolato (…). Così la mangiatoia veniva raffigurata come una sorta di altare. Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia con un pensiero che, in un primo momento, appare quasi sconveniente, ma, esaminato in modo più attento, contiene invece una profonda verità. La mangiatoia è il luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento. Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo – come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo essere persona umana. È il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna. In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio. Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini. Joseph Ratzinger Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù Rizzoli 2012, pp 79-83
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Musica Sacra
CANTERÒ INNI AL MIO DIO In ricordo del Cardinale Bartolucci nel centenario della nascita
Domenico Bartolucci nasce a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, il 7 maggio del 1917. Entra giovanissimo in seminario, dove, oltre ad attendere agli studî ordinarî, si dedica allo studio della musica. Riceve da Francesco Bagnoli, Maestro di Cappella del Duomo di Firenze, l’incarico di accompagnare all’organo le esecuzioni corali in Cattedrale. Diventa direttore della Cappella del Duomo dopo la morte di Bagnoli. Nel 1939 viene ordinato sacerdote e riceve anche il diploma in composizione e direzione d’orchestra al conservatorio di Firenze. Nel 1942 giunge a Roma
«Certo tra tutte le arti quella che di più ha beneficiato della prassi liturgica e della vita stessa della Chiesa è stata proprio la Musica che ha potuto raggiungere solo in Occidente lo splendore che tutti ammiriamo»
per approfondire la sua conoscenza della musica sacra, lì diventa vice direttore della Cappella di San Giovanni in Laterano. Durante le fasi finali della guerra ritorna in Toscana, e, dopo la guerra, va di nuovo a Roma dove viene nominato Maestro della Cappella Liberiana di Santa Maria Maggiore, e docente di composizione e direzione polifonica presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra. Nel 1952 diviene vice Maestro della Cappella Sistina. Nel 1956 Pio XII gli conferisce l’incarico di Direttore Perpetuo della Sistina. Sotto il pontificato di Giovanni XXIII ha la possibilità di riorganizzare la Cappella Musicale Pontificia, con l’assegnazione di nuovi locali, la definizione dell’organico dei cantori adulti e la nascita della Schola puerorum per la formazione dei ragazzi. Nel 1965 viene nominato Accademico di Santa Cecilia. Bartolucci non cura soltanto le liturgie pontificie, ma promuove la realizzazione di numerosissimi concerti in Italia e all’estero utilizzando la musica come strumento di evangelizzazione. È inoltre autore di moltissime opere musicali, tra le quali anche un’opera lirica intitolata Brunellesco, dedicata a Filippo Brunelleschi. I critici musicali hanno parlato di lui come dell’ultimo grande polifonista. Parallelamente ai trionfi del Maestro Bartolucci assistiamo ad un brusco declino della musica sacra nel mondo; alla nascita delle cosiddette messe
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beat, all’uso di chitarre e tamburi, all’esecuzione di brani melensi che, molto distanti dalla Tradizione della Chiesa, accontentano i giovani ma non li educano. Tutto ciò rattrista molto Bartolucci che è appunto un erede della Tradizione, da lui considerata come qualcosa di vivo in cui immergersi completamente per continuare a trasmettere la pienezza di senso della liturgia alle future generazioni. Bartolucci spiega infatti che la musica sacra nasce con l’inno cantato da Gesù e dagli apostoli dopo l’ultima cena prima di andare sul monte degli ulivi. Quindi musica sacra e liturgia sono inscindibili; la musica non è leggerezza, intrattenimento, vacuità, ma è parte strutturale della liturgia. Il Maestro ricorda che più delle chiacchiere di alcuni predicatori è la musica sacra che riesce ad incidere consentendo agli uomini di fare esperienza della bellezza di Dio. Più volte ha osservato, rammaricandosi per la situazione presente, che la Chiesa è stata nei secoli la più grande promotrice di cultura per l’Occidente, auspicando fino allo sfinimento una ripresa di questo cammino. Nel suo ultimo discorso tenuto alla Sistina, alla presenza di papa Benedetto XVI, ha sottolineato che la musica è l’arte che più di tutte nella storia ha beneficiato della prassi liturgica e della vita della Chiesa. Muore nel 2013 all’età di 96 anni. Tre anni prima, nel 2010, papa Benedetto XVI lo aveva creato cardinale. Il motto, sotto il suo stemma araldico, lo scelse dal Salmo 103: Psallam Deo meo, canterò inni al mio Dio. Durante il 2017, in occasione del centenario della nascita, la fondazione a lui intitolata ha organizzato concerti ed eventi in sua memoria. Le Poste Vaticane hanno commemorato il centenario con l’emissione di un francobollo. i.n.
Per approfondire: www.fondazionebartolucci.it A. Porfiri, Un genio della Tradizione nella melassa musicale. Articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana, 22 novembre 2017. E. Fagiolo, Domenico Bartolucci e la musica sacra del Novecento. Armelin Musica 2009.
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Magistero&Musica Sacra
IL CONCILIO VATICANO II SULLA MUSICA SACRA Riportiamo per intero il testo del capitolo VI della Costituzione Sacrosanctum concilium COSTITUZIONE SU LA SACRA LITURGIA SACROSANCUTM CONCILIUM DEL 4 DICEMBRE 1963 Capitolo IV LA MUSICA SACRA Dignità della musica sacra 112. La tradizione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio d'inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell'arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne. Il canto sacro è stato lodato sia dalla sacra Scrittura [42], sia dai Padri, sia dai romani Pontefici; costoro recentemente, a cominciare da S. Pio X, hanno sottolineato con insistenza il compito ministeriale della musica sacra nel culto divino. Perciò la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all'azione liturgica, sia dando alla preghiera un'espressione più soave e favorendo l'unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri. La Chiesa poi approva e ammette nel culto divino tutte le forme della vera arte, purché dotate delle qualità necessarie. Perciò il sacro Concilio, conservando le norme e le prescrizioni della disciplina e della tradizione ecclesiastica e considerando il fine della musica sacra, che è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli, stabilisce quanto segue. La liturgia solenne 113. L'azione liturgica riveste una forma più nobile quando i divini uffici sono celebrati solennemente con il canto, con i sacri ministri e la partecipazione attiva del popolo. Quanto all'uso della lingua, si osservi l'art. 36; per la messa l'art. 54; per i sacramenti l'art. 63; per l'ufficio divino l'art. 101. 114. Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della musica sacra. Si promuovano con impegno le « scholae cantorum » in specie presso le chiese cattedrali. I vescovi e gli altri pastori d'anime curino diligentemente che in ogni azione sacra celebrata con il canto tutta l'assemblea dei fedeli possa partecipare attivamente, a norma degli articoli 28 e 30.
Formazione musicale 115. Si curi molto la formazione e la pratica musicale nei seminari, nei noviziati dei religiosi e delle religiose e negli studentati, come pure negli altri istituti e scuole cattoliche. Per raggiungere questa formazione si abbia cura di preparare i maestri destinati all'insegnamento della musica sacra. Si raccomanda, inoltre, dove è possibile, l'erezione di istituti superiori di musica sacra. Ai musicisti, ai cantori e in primo luogo ai fanciulli si dia anche una vera formazione liturgica. Canto gregoriano e polifonico 116. La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell'azione liturgica, a norma dell'art. 30. 117. Si conduca a termine l'edizione tipica dei libri di canto gregoriano; anzi, si prepari un'edizione più critica dei libri già editi dopo la riforma di S. Pio X. Conviene inoltre che si prepari un'edizione che contenga melodie più semplici, ad uso delle chiese più piccole. Canti religiosi popolari 118. Si promuova con impegno il canto religioso popolare in modo che nei pii e sacri esercizi, come pure nelle stesse azioni liturgiche, secondo le norme stabilite dalle rubriche, possano risuonare le voci dei fedeli. La musica sacra nelle missioni 119. In alcune regioni, specialmente nelle missioni, si trovano popoli con una propria tradizione musicale, la quale ha grande importanza nella loro vita religiosa e sociale. A questa musica si dia il dovuto riconoscimento e il posto conveniente tanto nell'educazione del senso religioso di quei popoli, quanto nell'adattare il culto alla loro indole, a norma degli articoli 39 e 40. Perciò, nella formazione musicale dei missionari si procuri diligentemente che, per quanto è possibile, essi siano in grado di promuovere la musica tradizionale di quei popoli, tanto nelle scuole, quanto nelle azioni sacre. L'organo e gli strumenti musicali 120. Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli. Missione dei compositori 121. I musicisti animati da spirito cristiano comprendano di essere chiamati a coltivare la musica sacra e ad accrescere il suo patrimonio. Compongano melodie che abbiano le caratteristiche della vera musica sacra; che possano essere cantate non solo dalle maggiori « scholae cantorum », ma che convengano anche alle « scholae » minori, e che favoriscano la partecipazione attiva di tutta l'assemblea dei fedeli. I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche.
Papa Benedetto XVI con il Maestro Domenico Bartolucci e il coro della Sistina
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Naro attualità&storia
LA CHIESA MADRE E IL COLLEGIO DEI GESUITI di Daniele Sorce*
Fig. 1 Naro. Chiesa Madre affreschi del presbiterio
La Chiesa Madre e l'annesso convento dei Gesuiti furono fondati a partire dal 1619 ad opera di Padre Gaspare Paraninfo della Compagnia di Gesù, il quale ottenne i fondi per la sua costruzione dal nobile narese Antonio Lucchesi. I lavori furono ultimati in tre anni. La chiesa venne ampliata e completata nel 1702, mentre sono del 1734 gli stucchi che ne adornano la parte interna. Agli inizi del XX secolo la chiesa venne privata dei due ingressi laterali, sostituiti da due piccole finestre e sempre del secolo scorso è il campanile. Durante il suo primo secolo e mezzo di attività il collegio visse un periodo di grande splendore grazie alle cospicue donazioni delle famiglie Gaetani e Lucchesi ed alle rendite provenienti dai grandi possedimenti terrieri superiori alle 50 salme. Come era loro consuetudine i Gesuiti si dedicarono all'insegnamento aprendo a Naro anche un'università. Nel 1767 i gesuiti vennero espulsi dal Regno di Sicilia in seguito al cosiddetto "patto di famiglia" stipulato fra le dinastie borboniche che regnavano in Europa. Nel 1785 la Chiesa e il Collegio furono assegnati *Associazione Indàra
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Fig. 2 Naro. Chiesa Madre, Madonna della catena.
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Naro attualità&storia alle monache benedettine della S.S. Annunziata. I gesuiti in seguito tornarono a Naro per esserne poi definitivamente espulsi dopo la conquista piemontese del 1861. Nel 1867 assunse il titolo di matrice poiché qui si trasferì la collegiata del vecchio Duomo che, chiuso al culto per inagibilità, di lì a poco crollò. Molte delle opere e degli arredi della chiesa sono pertanto provenienti dal Duomo e fra queste anche la sacrestia e il coro. Il collegio non fu mai definitivamente completato ed è in parte crollato ed in parte stato abbattuto per far posto alla scuola, negli anni è stato utilizzato per molteplici scopi e ospita attualmente la ragioneria. La chiesa è ad impianto longitudinale a tre navate con transetto ed ha una finta cupola all'incrocio fra il transetto e la navata principale. Madonna della Catena La statua detta Madonna della catena, opera di Antonello Gagini e di suo figlio Giacomo che la ultimò alla morte del padre, è stata commissionata nel 1534 dai fratelli Antonino e Matteo Lucchesi che la ricevettero ultimata insieme ad altre opere nel 1543. La statua è racchiusa entro un ideale limite ovoidale ed ha un impianto fermo e monumentale accentuato dal forte plasticismo del panneggio, questo fa ipotizzare che almeno il disegno progettuale dell'opera sia stato effettuato da Antonello, mentre la debolezza espressiva dei volti che guardano in avanti senza un preciso obiettivo è da attribuirsi al figlio Giacomo che appena ventenne all'epoca della morte del padre fu artista di caratura inferiore. Le decorazioni dorate e l'azzurro dell'interno del manto, anche se non più in ottime condizioni spiccano sul bianco del marmo. Visto che come detto la chiesa è del 1619 questa non è la posizione originale dell'opera proveniente dal vecchio Duomo. L'Annunciazione
Fig. 3 Naro. Chiesa Madre, Domenico Provenzani L’Annunciazione 1780 olio su tela. Foto di Massimiliano Arena
La tela, opera del pittore palmese Domenico Provenzani, fu probabilmente eseguita nel 1780 su commissione delle monache nunziatine della Badia piccola, l'attuale chiesa di San Nicolò di Bari. Nel 1789 in seguito alla cacciata dei Gesuiti e all'assegnazione di questa chiesa alle suore l'opera venne trasferita qui dove è ritornata da alcuni decenni dopo un'ulteriore sosta nel monastero di San Salvatore. La tela è una delle migliori realizzazioni del pittore protetto dalla famiglia Tomasi di Lampedusa, molto attivo a Naro e in tutta la provincia di Agrigento. La scena si svolge in uno scenario domestico, come testimoniano il cesto in vimini, la colonna e l'inginocchiatoio, squarciato dall'apparizione divina che occupa più della metà del dipinto. Le figure sono poste secondo uno
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Naro attualità&storia
Fig. 4 Naro. Chiesa Madre, arredo della sagrestia.
schema triangolare molto caro al pittore che lascia così spazio ad una vasta nube luminosa che occupa tutta la zona centrale dell'opera. In questo modo il Provenzani riesce a dare slancio alla scena. Questa disposizione spaziale è stata utilizzata dallo stesso Provenzani anche negli affreschi della volta di San Francesco e gli è stata suggerita dal maestro Vito D'Anna. La sagrestia L'arredo di sagrestia della Chiesa Madre è proveniente dal vecchio Duomo ed è opera dei maestri Gabriele Terranova e Giuseppe Cardilicchia eseguita nel 1725 quando era priore di Naro don Francesco Parisi. L'arredo di ottima fattura è caratterizzato da colonnine tortili che scandiscono gli armadi, queste sono state definite dall'architetto palermitano Giovanni Biagio Amico alla "Salamona" perché pare che le prime di questo tipo fossero state realizzate nel tempio di Salomone. Sotto le colonnine si notano delle aquile che ghermiscono delle prede fra le zampe. Nella parte superiore dell'armadio vi è una lunga balaustra interrotta da 11 medaglioni nei quali sono scolpiti momenti della vita di San Giuseppe. Sopra la balaustra vi sono 8 figure a mezzo busto. In alto, al centro di ciascuna parete, vi sono tre edicole entrò le quali trovano posto un crocifisso in legno, una statua dell'Immacolata e una di San Giuseppe in alabastro.
Fig. 5 Naro. Chiesa Madre, interno.
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Caritas
Da lunedì 4 dicembre, per iniziativa degli insegnanti, presso le scuole elementari e medie sarà possibile donare generi alimentari che saranno devoluti alla Caritas parrocchiale. È inoltre possibile portare generi alimentari in Chiesa Madre, durante l’orario di apertura.
CENTRO DI ASCOLTO Largo San Secondo n. 2, cdacaritas.naro@libero.it Tel 334 730 47 08
Orario di ricevimento per il pubblico mercoledì dalle 16:30 alle 18:00. Raccolta e distribuzione vestiario ogni mercoledì dalle 16:30 alle 18:00. Articolo a pagina 3
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La Pagina dei Ragazzi
L’IMMACOLATA CONCEZIONE
L’Immacolata concezione è un dogma cattolico, proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che dice come la Vergine Maria sia stata preservata fin dal primo istante del suo concepimento dal peccato originale. L’Immacolata concezione è una festa molto sentita nel mondo cattolico, a Naro è festeggiata di norma nella chiesa di san Francesco ma, poiché questa è chiusa a causa del crollo di un pezzo d’affresco, quest’anno si festeggia in chiesa madre. Giorno 26 novembre la statua è stata portata in processione dalla chiesa di san Francesco in chiesa madre, giorno 29 novembre è cominciata la novena dell’immacolata concezione. La sua festa è giorno 8 dicembre e per questa festa a Naro si mangia un pane particolare con i semi di finocchio detto muffuliettu. La statua, interamente in argento, fu commissionata da padre Gaspare Milazzo, superiore del convento di san Francesco, a maestri argentieri di Malta. L’argento per costruire la statua proveniva da grandi candelieri della chiesa, ad oggi la statua dell’Immacolata di Naro è una delle più belle e preziose della Sicilia. Giorno 8 dicembre, conclusi i festeggiamenti, la statua sarà portata in processione a san Francesco. Speriamo che l’anno prossimo la chiesa sarà restaurata e la festa si svolgerà a san Francesco.
Gianfilippo
Già celebrata dal secolo XI, la solennità dell’ Immacolata Concezione della Vergine Maria si inserisce nel contesto dell’ Avvento e del Natale, a Naro la devozione all'Immacolata è molto sentita. Durante la settimana sono tanti i momenti di preghiera alla Beddra Matri. Si festeggia l'8 dicembre, perché in questo giorno Papa Pio IX ha sancito con una bolla papale che la vergine Maria fin dal primo istante del concepimento era preservata dal peccato originale.
Calogero Sopra: Naro, statua in argento dell’Immacolata concezione. Foto di Massimiliano Arena
PREPARIAMOCI AL NATALE Il Natale è vicino e ci dobbiamo preparare non solo con i regali, ma anche con il cuore. È opportuno confessarsi e andare spesso a Messa per sentire il Natale avvicinarsi con il cuore e lo spirito. Giorgia
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La Pagina dei Ragazzi
I SANTI DELLE NOSTRE CHIESE: SAN FRANCESCO
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Storia di San Francesco Francesco nasce ad Assisi nel 1182, lui è figlio di un ricco mercante di stoffe. Destinato a una vita di ricchezza, Francesco trascorre la sua giovinezza nella spensieratezza. Partecipa nel 1202 alla guerra tra Assisi e Perugia. Nel 1205, mentre è in viaggio verso la Puglia come volontario nell’esercito, cade gravemente ammalato e resta confinato a Spoleto. Lì ha una visione che lo spinge a tornare ad Assisi dove si dedica alla preghiera, alla penitenza, alle opere di misericordia. L’anno successivo, di fronte alla resistenza del padre che non capisce un cambiamento così radicale, fa un gesto chiaro e si spoglia delle sue vesti davanti al vescovo restituendole al padre. Inizia il suo cammino verso la santità: si dedica interamente alla vita di povertà, vive come un eremita, aiuta i lebbrosi, predica e restaura le chiese di San Damiano, San Pietro e la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli. Dopo aver raccolto attorno a sé i primi discepoli, nonostante l’opposizione della Chiesa, fonda un ordine ecclesiastico. Regole di San Francesco L’Ordine francescano si basa su tre regole precise e semplici: Fraternità: i frati non devono vivere soli, ma devono prendersi cura dei propri fratelli (e in generale di tutti) con amore e dedizione. La stessa cura si estende incondizionatamente non solo alle creature umane, ma a tutto il creato in quanto opera di Dio e dunque sacro, vivendo in questo modo la fraternità universale. Umiltà: porsi al di sotto di tutto e di tutti, al servizio dell'ultimo per essere davvero al servizio di Dio, liberarsi dai desideri terreni che allontanano l'uomo dal bene e dalla giustizia Povertà: rinuncia a possedere qualsiasi bene condividendo tutto ciò che ci è dato con i tutti i fratelli, partendo dai più bisognosi. San Francesco e Santa Chiara
La Vo ce dei Gio van i – An no I n. 8 – Dicemb re 2 01 7
La parola di Francesco e il suo esempio attirano anche Chiara Scifi, figlia del nobile Favarone di Offreduccio. Chiara chiede a Francesco di poter entrare nell’ordine e riceve da lui l’abito religioso. Tempo dopo, raccolte altre discepole, Chiara dà vita all’ordine delle Clarisse. Nel 1224 Francesco riceve le stimmate e quasi completamente cieco e gravemente malato scrive la sua opera più commovente: il Cantico di Frate Sole o Cantico delle Creature. Muore nella notte tra il 3 e il 4 ottobre del 1226 nella Porziuncola, uno dei luoghi da lui più amati, ad Assisi e il suo corpo viene sepolto nella Basilica d'Assisi, che da quel momento prende il suo nome e che oggi è meta di pellegrinaggio da ogni parte del mondo. Brevi notizie sulla chiesa di San Francesco di Naro La chiesa e l'annesso convento furono costruiti nel 1229 dal padre conventuale dell'ordine dei mendicanti Rodorico Palmeri di Naro con la donazione da parte di papa Gregorio IX di un frammento del cordone con cui si cingeva la vita San Francesco, due anni dopo la canonizzazione del santo d'Assisi. L'importanza dell'ordine crebbe in modo esponenziale nella città tanto che già un secolo dopo la costruzione, a causa della povertà delle strutture, il convento fu ricostruito dalle fondamenta nel 1330 ad opera di Giovanni Chiaramonte all'epoca signore di Naro. La chiesa subì varie modifiche lungo il XVI e XVII secolo durante i quali assunse l'aspetto barocco che è giunto fino ai giorni nostri.
Alessia
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CALENDARIO LITURGICO PARROCCHIALE Domenica 3 Dicembre Ore 9:00 - Chiesa di Santa Caterina, S. Messa Ore 11:00 – Chiesa Madre, S. Messa Ore 18:00 – Chiesa Madre, S. Rosario e Stellario Ore 19:00 – Chiesa Madre, S. Messa 4 – 6 Dicembre Ore 18:00 – Chiesa Madre, S. Rosario e Stellario Ore 19:00 – Chiesa Madre, S. Messa Venerdì 8 Dicembre, Immacolata concezione Ore 10:00 – Chiesa Madre, S. Messa solenne Ore 11:30 – Chiesa Madre, S. Messa solenne Ore 16:30 – Chiesa Madre, S. Rosario Ore 17:00 – Chiesa Madre, S. Messa solenne. A seguire processione del simulacro dell’Immacolata fino alla Chiesa di San Francesco Novena di Natale Ore 18:00 – Chiesa Madre Domenica 24 Dicembre Ore 9:00 – Chiesa di S. Caterina, S. Messa Ore 11:00 – Chiesa Madre, S. Messa (IV di Avvento) Ore 23:30 – Chiesa Madre, S. Messa (Natale del Signore) Lunedì 25 Dicembre, Natale di Nostro Signore Gesù Cristo Ore 9:00 – Chiesa di S. Caterina, S. Messa Ore 11:00 – Chiesa Madre, S. Messa Ore 18:30 – Chiesa Madre, S. Messa Lunedì 1 Gennaio 2018, Maria Santissima Madre di Dio Ore 11:00 – Chiesa Madre, S. Messa Ore 18:30 – Chiesa Madre, S. Messa Sabato 6 Gennaio, Epifania del Signore Ore 9:00 - Chiesa di Santa Caterina, S. Messa Ore 11:00 – Chiesa Madre, S. Messa Ore 18:30 – Chiesa di S. Agostino, S. Messa
LA VOCE DEI GIOVANI REDAZIONE: Lillo Di Caro, Ignazio Nocera. REDAZIONE RAGAZZI: Giorgia Arnone, Alessia Baldanza, Gianfilippo Baldanza, Calogero Rocca, Salvatore Volpe. e-mail: lavocedeigiovani@email.it
CHIESA MADRE MARIA SS ANNUNZIATA VIA DANTE – CAP 92028 NARO (AG). Tel. 0922957881 e-mail: chiesamadre.naro@libero.it www.chiesamadrenaro.it PARROCO: don Stefano Casà