7 minute read
CALIFORNIA MIX
Se il Golden State ispira da così lungo tempo artisti e scrittori è perché offre più di una semplice cornice per raccontare una storia. I suoi luoghi simbolo, dalle spiagge frequentate dai surfisti ai saliscendi delle strade di San Francisco, ne sono a volte addirittura i protagonisti.
083 I RACCONTI DI SAN FRANCISCO (SAN FRANCISCO) Armistead Maupin, 1978-2010
Advertisement
w Per Armistead Maupin, come per la protagonista di questi racconti, entrambi originari della parte orientale degli Stati Uniti, San Francisco è la città della liberazione. Anni ’70, New Age, marijuana e
sesso libero: Mary Ann Singleton sguazza nel nuovo ambiente con lo stesso piacere che prova Maupin nel raccontarne le vicende con grande humour. Questi racconti, pubblicati per la prima volta sul San Francisco Chronicle, evolvono insieme all’epoca che descrivono, dagli anni ’80, periodo dell’apparente disincanto schiacciato dal peso dell’AIDS e di Reagan, fino agli anni 2000, scossi dal terrorismo… e da Facebook.
Ì I racconti gravitano attorno al n. 28 di Barbary Lane, dove la pensionata Anna Madrigal offre ai suoi inquilini spinelli fatti in casa. Barbary Lane è la trasposizione romanzesca di Macondray Lane, uno stretto vialetto pedonale immerso nel verde situato a Russian Hill, sulle alture della città, dalla cui estremità si possono ammirare magnifici panorami sul Golden Gate Bridge e sulla San Francisco Bay.
084
SURFIN’ USA The Beach Boys, 1963
x Il nucleo storico dei Beach Boys era costituito da tre fratelli che vivevano a Hawthorne, alla periferia di Los Angeles: nel 1963 il singolo ‘Surfin’ USA’ lanciò il gruppo, al quale si erano aggiunti un amico e un cugino, in vetta alle classifiche discografiche americane. Su una melodia ispirata a Chuck Berry, le voci sovrapposte snocciolano un elenco di spot di surf californiani: una tecnica inedita, che caratterizzerà tutte le loro canzoni future, spesso incentrate sul surf e riconoscibili tra mille. Ì È da più di un secolo che il surf, nato nelle isole del Pacifico, ha messo radici in California, dove è diventato lo sport principe e un emblema culturale. La maggior parte degli spot si trova nella parte meridionale dello stato, dove effettivamente ce n’è a sufficienza per trarne una canzone dedicata alla tavola. Sforziamoci di essere esaustivi! Per chi ama cavalcare le onde ed è anche appassionato di rock, ecco tutti gli spot citati nella canzone: Del Mar, Trestles, Swami’s, San Onofre e La Jolla nella contea di San Diego; Manhattan, Haggerty’s, Pacific Palisades, Redondo Beach e LA nella contea di Los Angeles; Doheny e Sunset nella contea di Orange; Ventura County Line nella contea di Ventura e infine Santa Cruz nella omonima contea.
085 CHINATOWN (LOS ANGELES) Roman Polanski, 1974, Stati Uniti
y Los Angeles era già stata teatro di alcuni grandi film noir degli anni ’40 e ’50, perciò era del tutto naturale che dopo aver ambientato a New York la sua prima pellicola americana, Rosemary’s Baby, Polanski si trasferisse sulla costa ovest per realizzare questo ‘neonoir’, tra l’altro affidando un ruolo da non protagonista al regista che aveva firmato alcuni dei titoli più significativi del genere: John Huston. Jack Nicholson, con un cerotto sul naso destinato a rimanere celebre, si muove in una LA colpita dalla siccità investigando su un caso di corruzione volto ad accaparrarsi i diritti di sfruttamento dell’acqua potabile, una storia vera che scosse la città negli anni ’30.
Ì Prima del finale a Chinatown, il film ci apre le porte di alcune eleganti ville costruite nel tipico stile anni ’30; i loro esterni sono reali, visibili soprattutto in Lemon Grove Avenue VIAGGIARE IN POLTRONA
e in Canyon Drive, a Hollywood. Quanto alla pittoresca Chinatown, era inevitabile che prima o poi un film hollywoodiano ne facesse una diva. Quartiere malfamato ai primi del Novecento, Chinatown fu interamente demolita intorno al 1910 e trasferita nel sito odierno… cioè dove si trovava Little Italy! Ricostruita come una scenografia hollywoodiana, la nuova Chinatown iniziò a richiamare turisti sin dagli anni ’30. Dopo questo film il quartiere servì da set anche per Rush Hour e Arma letale 4.
Gli inseguimenti tra auto di Bullitt sono un’occasione per vedere i saliscendi delle strade di San Francisco
086
BULLITT (SAN FRANCISCO)
Peter Yates, 1968, Stati Uniti
y Non si sa cosa – se l’inseguimento automobilistico, la strepitosa colonna sonora jazzistica di Lalo Schifrin o l’immagine di Steve McQueen sulla locandina del film, vera icona pop – abbia maggiormente contribuito a fare di Bullitt un film di culto. Probabilmente tutte e tre le cose, oltre alla ventata di novità che il film portò nel genere poliziesco: girato in esterni, con lunghe scene d’azione prive di dialoghi sulle strade e all’aeroporto di San Francisco, Bullitt fece apparire improvvisamente superate le indagini verbose condotte tra le mura di stanze chiuse e firmò l’atto di nascita del film d’azione. L’ispettore Callaghan non tarderà, tre anni più tardi, a raccogliere il testimone, anch’egli accompagnato dal funk jazz di Schifrin sulle strade di San Francisco. Ì Il film è indissociabile dai saliscendi delle strade di San Francisco, sulle quali la Ford Mustang di Bullitt e la Dodge Charger dei malviventi in fuga sfrecciano saltando come molle. Per questi 10 minuti di inseguimento furono necessari due esemplari di ogni modello di autovettura, tre settimane di riprese e la collaborazione del sindaco di San Francisco, che fece chiudere diverse arterie al traffico. Le due macchine si rincorrono lungo un itinerario abbastanza inverosimile tra il centro e la zona sud della città, ma si riconoscono i quartieri di Mission District, Bernal e Potrero, le torri della Saints Peter & St Paul Church e delle Coit Towers e, naturalmente, la San Francisco Bay.
© RUE DES ARCHIVES / COLLECTION CSFF
tra Carmel e San Simeon, sono state riprese in modo magistrale. Bordato da foreste di sequoie, il litorale alterna scogliere a picco sull’oceano a spiagge dalle venature viola. La zona è ancora assai frequentata dai seguaci della New Age, da artisti e visitatori giunti per ammirare le sue cascate o, se la fortuna li assiste, i condor della California. A San Francisco il Beat Museum, con una sala dedicata a Jack Kerouac, ripercorre le tappe più importanti del movimento nato in questa città.
087 BIG SUR (COSTA CALIFORNIANA) Jack Kerouac, 1963
w Sulla strada ubriaca, Big Sur lascia la bocca impastata tipica del post sbornia. Jack Duluoz, alter ego di Kerouac, è rifuggito da fama e successo trovando conforto in una capanna su una spiaggia californiana, Big Sur, e nell’alcool. I compagni di strada di un tempo sono cambiati; nella migliore delle ipotesi sono rientrati nei ranghi, nella peggiore si sono lasciati divorare dalle sregolatezze che inseguivano. Scritto alla soglia dei 40 anni, Big Sur brilla del sole nero degli ideali di gioventù infranti.
Ì Nel 2013 Michael Polish ha affidato la parte di Jack Duluoz a Jean-Marc Barr nel film tratto dal romanzo; le coste selvagge di Big Sur, che si estendono per 140 km
088 LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE (SAN FRANCISCO) Alfred Hitchcock, 1958, Stati Uniti
y Poliziotti che precipitano dai tetti, donne che precipitano dai campanili e James Stewart che precipita in una spirale amorosa. Da qui la vertigine del titolo originario (Vertigo), resa sullo schermo da un’invenzione che fece scuola: la combinazione di uno zoom in avanti e di una carrellata all’indietro, oggi nota come effetto Vertigo. Trasferendo la trama dell’omonimo romanzo di Boileau e Narcejac dalla Francia in guerra a San Francisco, Hitchcock donò alla città quella che è ancora la sua più mitica immagine cinematografica: i saliscendi delle strade per un’inquietante discesa nel passato, lo spettro iscritto negli anelli concentrici di un tronco di sequoia e il Golden Gate trasformato nel fosco testimone di una drammatica cristallizzazione amorosa. Il tutto sorretto da una sontuosa partitura, composta da Bernard Herrmann.
Ì Kim Novak si getta nella San Francisco Bay da Fort Point, nel quartiere di Presidio. Oggi molte agenzie propongono visite sui luoghi delle riprese, dalla casa di Carlotta VIAGGIARE IN POLTRONA
Valdès in Gough Street alla missione di San Juan Bautista, in periferia. Per passeggiare nel bosco di sequoie del film dovrete raggiungere il Big Basin Redwoods State Park, il più antico parco naturale della California.
x La scomparsa in un incidente aereo di Otis Redding e di sei membri del suo gruppo, i Bar-Kays, fu seguita solo poche settimane più tardi, all’inizio del 1968, dall’uscita del titolo che doveva diventare il più grande successo del cantante soul. In realtà il brano usciva dal rigido registro della soul music lasciando intuire un’evoluzione pop nello stile dell’artista, evidente soprattutto nel celebre finale, quando Redding fischietta la melodia della canzone, che si sposa a meraviglia con lo spirito di un testo contemplativo di fronte al tramonto nella San Francisco Bay, al ritmo delle maree e dell’andirivieni delle imbacazioni. Negli anni ’60, su impulso della comunità hippy, Sausalito, piccolo porto nella San Francisco Bay, era un fiorire di case galleggianti. È sulla barca in cui abitava all’epoca che a Otis Redding vennero le prime parole di (Sittin’ On) The dock of the Bay. Sausalito oggi non è più l’oasi bohémienne di allora, ma resta un porto affascinante, sovrastato da un’altura verde con una splendida vista su San Francisco e Angel Island.