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ISOLE DA BRIVIDO

Non tutte le isole dei film e dei romanzi sono paradisiache, anzi. Alcune sono disabitate e ostili o sono delle carceri, e non invitano certo a chiedersi quale libro portarsi dietro per passare il tempo, ma piuttosto a domandarsi come riuscire a sopravvivere!

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LOST (HAWAII)

2004-2010

y All’inizio sembra una banale storia di un incidente, con un senso di déjà-vu: un aereo si inabissa nell’oceano, i superstiti finiscono su un’isola tropicale. Ma poi… Bisognava che qualcuno provasse a riunire su un’unica isola di fantasia tutti i temi, le paure e i fantasmi che da sempre ispirano le isole lontane da ogni forma di civiltà: l’ignoto, il ritorno alla vita selvatica, la carcerazione, l’organizzazione alla Robinson Crusoe, la follia e, soprattutto, l’isola come laboratorio di esperimenti segreti e mostruosi, secondo una tradizione diffusa nella letteratura da L’isola misteriosa di Jules Verne a L’invenzione di Morel di Adolfo Bioy Casares, passando per L’isola del dottor Moreau di H.G. Wells. Ci ha provato J.J. Abrams: il che non stupisce da parte di chi ha ideato la serie Alias e ha resuscitato sul grande schermo Star Trek e Star Wars. Ì Lost è stato girato davvero su un’isola, ma tutt’altro che deserta: si tratta di Oahu, la più popolosa dell’arcipelago delle Hawaii. Sull’isola erano state già ambientate due serie televisive, Hawaii Squadra Cinque Zero e Magnum, P.I., tuttavia in questo caso è servita per simulare un’isola disabitata –le scene della spiaggia sono state in massima parte girate a North Shore – e persino le città di tutto il mondo! Numerose scene della serie, ambientate a New York, Parigi, in Iraq o in Germania, sono state in realtà filmate in diversi quartieri di Honolulu.

©RUE DES ARCHIVES/BCA

y Scrivendo L’origine delle specie, Darwin non poteva immaginare che stava fornendo una giustificazione scientifica a King Kong. Il gorilla gigante ideato nel 1933 da Schoedsack e Cooper è il tipico esemplare di una specie endemica la cui evoluzione è stata circoscritta in un territorio limitato e determinata da quell’ambiente. King Kong, i suoi compagni dinosauri e i ragni giganti sono endemici dell’Isola del Teschio, al largo di Sumatra –le isole lontane sono l’ideale per farvi nascere e crescere delle specie preistoriche e mostruose, vi ricordate di Jurassic Park? Nel remake di Peter Jackson, che è anche un intelligente e divertente omaggio al film originale, all’isola in questione è stato conferito un piacevole splendore visivo. Ì Nel film del 1933, la tribù che vive sull’immaginaria Isola del Teschio era chiaramente ispirata alla cultura indonesiana; quella del remake di Peter Jackson sembra invece avere le caratteristiche delle popolazioni polinesiane più remote. Come per Il Signore degli Anelli, Peter Jackson ha girato King Kong nella sua Nuova Zelanda natale: lo Stretto di Cook ha così accolto tutte VIAGGIARE IN POLTRONA

le scene ambientate sull’Oceano Indiano, mentre le coste di Wellington sono servite per simulare la terrificante Isola del Teschio.

445 PAPILLON (ISOLA DEL DIAVOLO, GUYANA) Henri Charrière, 1969

w C’è il sospetto che Henri Charrière non abbia vissuto tutte le esperienze e gli avventurosi tentativi di evasione dall’Île du Diable di cui narra, ma che alcuni siano capitati ad altri detenuti del più celebre bagno penale francese; tuttavia ciò non toglie nulla alla forza del

In Cast Away Tom Hanks si trova in una posizione davvero difficile. Riuscirà a uscire da questa brutta situazione?

suo racconto. Papillon –così era soprannominato Charrière all’epoca del suo incarceramento, negli anni ’30– è l’avvincente testimonianza della prigionia in un’isola sperduta al largo della Guyana. E se la veridicità delle fughe di Papillon lascia talvolta qualche dubbio, la descrizione delle condizioni da gulag che regnavano sull’Île du Diable suona talmente autentica che si può considerare uno dei documenti letterari più incredibili del XX secolo: una prigionia crudele (anche dentro gabbie per animali) tra zanzare, formiche e febbri tropicali…

240 Ì L’Île du Diable (Isola del Diavolo) è la più settentrionale delle tre isole vulcaniche ‘du Salut’ (della Salvezza), 17km al largo di Kourou. Per un secolo è stata luogo di deportazione per i prigionieri politici –il più famoso dei quali è il capitano Dreyfus– e poi per i colpevoli di reati comuni. Le tre isole appartengono oggi al Centre Spatial Guyanais (Centro Spaziale della Guyana) e possono essere visitate: le strutture del bagno penale sono state conservate e sull’Île Royale c’è anche una locanda!

446 VENERDÌ O IL LIMBO DEL PACIFICO (ISOLE DEL PACIFICO) Michel Tournier, 1967

w Robinson Crusoe è una storia d’amore: quella del naufrago con la sua isola. Riprendendo la trama e il personaggio nati dalla penna di Daniel Defoe, ormai mitici, Michel Tournier ne ha esaltato la portata metafisica. Robinson si fa di volta in volta pigmalione dell’isola, che chiama ‘Speranza’ e tenta di dominare, poi amante, accoppiandosi con essa – in senso figurato e in senso proprio –, e infine figlio, imparando qual è il proprio posto e accettandolo. Questa maieutica avrà per maestro Venerdì, il ‘buon selvaggio’ che nella cultura tradizionale andava invece educato. Una riflessione sull’identità, sorretta da una lingua ricca, precisa e scorrevole come un ruscello d’estate, che è valsa a Tournier il gran premio dell’Académie française. Ì La storia di Robinson Crusoe era stata suggerita a Defoe dalla vicenda realmente accaduta di Alexander Selkirk, marinaio scozzese che passò quattro anni da solo su un’isola deserta del Pacifico, a più di 600km dalle coste cilene. L’isola è oggi abitata ed è stata chiamata ‘Róbinson Crusoe’ dai cileni. Per ironia della sorte – o forse degli uomini – un’altra isola dell’arcipelago porta il nome di Alexander Selkirk. Isola sulla quale il marinaio non mise mai piede, ma che è, lei sì, ancora oggi disabitata…

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Robert Zemeckis, 2000, USA

y Nuova epoca, stesso mito: in questo XXI secolo nascente Robinson Crusoe non cadrebbe da una nave per arenarsi su un’isola disabitata, ma da un aereo, e non avrebbe la compagnia di qualche indigeno, ma quella di un pallone da pallavolo che chiamerebbe Wilson. Per interpretare questo Robinson moderno, Tom Hanks è ingrassato di proposito per poter dimagrire in maniera spettacolare una volta arrivato sull’isola. A sottolineare il vuoto e la solitudine del personaggio, Robert Zemeckis ha scelto, cosa rarissima a Hollywood, di non utilizzare alcuna musica per tutte le due ore del film. Ì Nel film Tom Hanks va ad arenarsi su una delle innumerevoli Isole Cook, ma le riprese del film si sono svolte in realtà a Monuriki, isola vulcanica dell’arcipelago delle Fiji. Conquistata l’indipendenza dalla Corona britannica nel 1970, le 322 Isole Fiji sono per i due terzi ancora disabitate e del resto talmente piccole che bisogna cercarle con la lente d’ingrandimento sull’atlante. Vi venisse mai voglia di scovare Monuriki, digitate ‘-17.609277,177.0397’ su Google Maps…

448 L’AMORE CHE NON MUORE (SAINT-PIERREET-MIQUELON) Patrice Leconte, 2000, Francia

y All’uscita del film gli anglosassoni avranno pensato: ancora un triangolo amoroso, di cui i francesi sono specialisti. Ma qui sarà la ghigliottina a porre fine alla storia. Sempre che arrivi, questa famosa ghigliottina, per eseguire la sentenza di condanna contro il marinaio interpretato da Emir Kusturica, e non è detto che succeda: l’Isola di Saint-Pierre è talmente lontana dalla madrepatria che, a metà del XIX secolo, le autorità locali non sono sicure di riceverla né di trovare un boia per azionarla. Un anno di rinvii, in mezzo alle nevi dell’isola battuta dai venti delle sue coste, permetterà al marinaio di riscattarsi e unire tragicamente il suo destino a quello del capitano (DanielAuteuil) e della moglie di quest’ultimo (JulietteBinoche).

Ì Saint-Pierre-et-Miquelon, 25 km al largo di Terranova, è l’ultimo residuo dei possedimenti francesi in Nord America. Non esiste collegamento diretto con la Francia metropolitana, ma può essere raggiunta in aereo da diversi aeroporti del Canada o in traghetto da Halifax. Ritroverete i paesaggi del film in Nova Scotia, sull’Isola del Capo Bretone, dove è stato in gran parte girato: seguendo il Cabot Trail, un anello di 268 km che attraversa il Cape Breton Highlands National Park, si può apprezzare pienamente, tra la terra e il mare, lo splendore della ‘Nouvelle-France’ di un tempo. VIAGGIARE IN POLTRONA

449 THE ROCK (ALCATRAZ, BAIA DI SAN FRANCISCO) Michael Bay, 1996, USA

y Ufficialmente nessun prigioniero può evadere dall’isola di Alcatraz. A meno che non si chiami James Bond. Nel film è stato ribattezzato John Mason, ma non fatevi ingannare: un ex agente segreto britannico degli anni ’60 interpretato da Sean Connery difficilmente potrà farsi passare per altri che l’agente 007. L’originalità del film sta nell’aver fatto rientrare ad Alcatraz il protagonista, invece di farlo uscire, affinché liberi un gruppo di turisti presi in ostaggio da un Marine che minaccia di far piovere missili su San Francisco. Se la trama è poco convincente, le scene d’azione sono condotte a tamburo battente da uno Sean Connery che, a 65 anni suonati, lascia al povero Nicolas Cage il ruolo della fanciulla in pericolo.

Ì Soprannominata ‘la Roccia’, Alcatraz fu per più di trent’anni una prigione di massima sicurezza, diventata un mito americano grazie ai suoi ospiti più celebri –tra i quali Al Capone– e alla notoria impossibilità di evadervi. Le correnti marine che circondano l’isolotto di nove ettari non davano scampo a chi tentava la fuga. La visita ad Alcatraz è gratuita, ma bisogna pagare il traghetto per raggiungerla: oltre un milione di persone viene ogni anno ad ammirare la vista sulla Baia di San Francisco e il Golden Bridge, a vedere le celle e anche a osservare gli uccelli.

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