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UN ASSAGGIO DI IRLANDA VICINO AL FUOCO
Ragazze dai capelli rossi che corrono a perdifiato nella brughiera, cavalli bianchi che emergono dal mare, uomini che non si separano mai dal loro berretto di tweed… Lasciatevi travolgere dall’Irlanda con un buon libro o un film.
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UN TAXI COLOR MALVA (PENISOLA DI BEARA)
Yves Boisset, 1977, Francia/Italia
y Dove finisce l’Irlanda finisce il mondo, ed è lì che per motivi futili o gravi hanno scelto di esiliarsi alcuni personaggi, chi per la noia di una ricca e frivola esistenza americana, chi per fuggire dalla vita aristocratica in Germania, chi dopo la perdita di un figlio. In fondo, poco importa: l’essenziale (soprattutto per lo spettatore) è essere nel paese delle risse da pub, delle brughiere e scogliere spazzate dal vento, delle battute di caccia e delle passeggiate dove la pioggia fa rialzare il bavero e pregustare il calore di una buona tavola. Il film tratto da un romanzo di Michel Déon, che conta su un cast eccezionale – Charlotte Rampling, Philippe Noiret, Fred Astaire e Peter Ustinov – e su musiche di Philippe Sarde, gioca fino in fondo la carta dell’Irlanda vista in tanti opuscoli turistici. Ì Il villaggio di Eyeries e i suoi dintorni, dove fu girato il film, si trovano nella Penisola di Beara, nella Contea di Cork, nella parte sud-occidentale dell’Irlanda: un paesaggio caratterizzato da una natura verde e virginale, dove si contano tante pecore quanti pescatori, e rovine pittoresche. È possibile fare il giro della penisola in automobile, imboccando il ‘Ring of Beara’, oppure a piedi, seguendo la ‘Beara Way’, costellata di vestigia neolitiche. E per raggiungere Dursey Island, alla fine della penisola, potete scegliere tra il traghetto e l’unica funivia esistente in Irlanda!
68 118 MICHAEL COLLINS (DUBLINO) Neil Jordan, 1996, Francia/Irlanda/ Gran Bretagna y La musica atonale e contemporanea di Elliot Goldenthal, trasfigurata nei momenti chiave dal lucido lamento di Sinéad O’Connor, non poteva commentare meglio la cupa ricostruzione della lotta condotta da Michael Collins. Collegando in maniera esplicita sin dall’inizio del film l’uccisione del leader indipendentista con la sanguinosa repressione dell’insurrezione di Pasqua del 1916, il cineasta irlandese Neil Jordan ha fatto della vicenda esistenziale di Collins la tragica epopea di una nazione: scommessa vinta e un Leone d’Oro a Venezia nel 1996. Ì Il film si apre con i britannici che bombardano la City Hall di Dublino, dove gli irlandesi si erano rifugiati durante l’insurrezione di Pasqua del 1916. Questo edificio secentesco, che nonostante tutto ha superato relativamente indenne i vari affronti, è aperto al pubblico e ospita una
mostra sulla storia della città. Il film ripropone anche l’assalto al palazzo di giustizia cittadino, all’inizio della guerra civile nel 1922, che causò la perdita degli archivi nazionali e diede il via alla battaglia di Dublino.
119 UN UOMO TRANQUILLO (CONNACHT/COSTA OVEST ) John Ford, 1952, Stati Uniti
y John Ford accarezzò per oltre 15 anni il progetto di realizzare un omaggio alla terra dei suoi antenati
e riuscì infine a concretizzarlo grazie al grande successo di Rio Bravo, che gli permise di finanziarlo, e alla solidarietà di attori e tecnici di ripresa. Il maestro del western ha già diretto due film ambientati in Irlanda, ma questa è la prima volta che può finalmente girare sul posto. L’uso del Technicolor esalta il verde della campagna irlandese e il rosso dei capelli di Maureen O’Hara, per amore della quale John Wayne, pugile irlandese ritornato dall’America nella natia Irlanda, rinuncerà alla promessa di non usare più i pugni…
Ì Il villaggio di Cong, nella Contea di Mayo, nell’Irlanda nordoccidentale, non ha dimenticato il soggiorno di John Ford, che lo scelse per ‘interpretare’ la località fittizia di Innisfree, e ha segnato con una pietra bianca i vari luoghi dove furono effettuate le riprese; ancora oggi è questa la sua principale risorsa turistica! Il fan club del film si riunisce ogni anno all’Ashford Castle, dove furono girate molte scene, oggi trasformato in un albergo a cinque stelle; quanto al pub visibile nel film, ogni giorno vi si proietta il DVD di Un uomo tranquillo!
Una partita di hurling, lo sport tradizionale irlandese, nel film Il vento che accarezza l’erba
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IL VENTO CHE ACCAREZZA L’ERBA (CONTEA DI CORK)
Ken Loach, 2006, coproduzione europea
y Ken Loach ha picchiato duro firmando questa ricostruzione romanzata, ma non meno convincente, della guerra d’indipendenza irlandese. Per affrontare questo tema ha infatti rievocato tutti i soprusi perpetrati dai ‘Black and Tans’, il gruppo paramilitare inviato dall’Inghilterra per affogare nel sangue le aspirazioni libertarie della vicina isola cattolica. Il film deve il titolo originale, The Wind that Shakes the Barley (‘Il vento che scuote l’orzo’), a una canzone scritta nel XIX secolo da Robert Dwyer Joyce in onore dei giovani irlandesi che nel secolo precedente si erano battuti per la libertà. Il vento di Ken Loach è soffiato su Cannes, portandosi via la Palma d’Oro nel 2006. Ì La ‘Rebel County’ (Contea Ribelle) in cui si svolge la storia è quella di Cork, nell’Irlanda sudoccidentale: la regione acquisì la sua fama frondista già nel XV secolo e la consolidò durante la guerra d’indipendenza in quanto teatro degli scontri più violenti. L’imboscata tesa nel film, ispirata a quella di Kilmichael, è stata girata sulle montagne nei pressi di Ballyvourney. Loach chiude la pellicola nel Kilmainham Gaol, il carcere di Dublino tristemente famoso per le esecuzioni di prigionieri irlandesi da parte dei soldati britannici e oggi trasformato in un luogo della memoria aperto ai visitatori.
121 LA FIGLIA DI RYAN (PENISOLA DI DINGLE) David Lean, 1970, Gran Bretagna
y Assetata di romanticismo, la figlia di Ryan vive con la testa altrove nell’estremo ovest dell’Irlanda, indifferente ai germi già percepibili della guerra civile, sopra i quali le sue passioni passeranno impassibili… L’Irlanda di David Lean è quasi più grandiosa che nella realtà. Nessuno meglio di lui, in ogni caso, seppe rendere la sublime magnificenza di una terra in balia degli elementi, che di volta in volta la sferzano, la sommergono e l’accecano. Il CinemaScope è un formato ideale per i grandi spazi, ma certo non fa tutto da solo. Il ricorso di Lean alla profondità di campo colloca le sue meschine creature in prospettive che le oltrepassano, e a tratti le sommergono letteralmente. Le ombre delle nuvole che corrono sulla spiaggia immensa, l’onda che cancella le orme di Sarah Miles, la tempesta che si abbatte con onnipotente indifferenza sugli uomini (chissà quale pazienza, e in certi casi coraggio, occorse agli operatori per cogliere questi lampi di violenza della natura) iscrivono questa storia d’amore e di rivolta che cova in una scala che non fa che mettere in luce la piccolezza umana.
Ì La figlia di Ryan vive i suoi amori, un po’ alla Madame Bovary, nel Far West dell’Irlanda, ossia nella Penisola di Dingle, estremità occidentale dell’isola, nella Contea di Kerry. Le sue scogliere e le sue vaste spiagge le ritroverete a Slea Head, promontorio noto per le imponenti falesie a picco sul mare, e a Dunquin (a Ceathru e Coumeenole Beach per l’esattezza), ma rispetto al film avrete meno spazio per voi: la penisola è diventata una meta privilegiata del turismo.
122 TIR-NA-NOG (È VIETATO PORTARE CAVALLI IN CITTÀ) (CONNEMARA/ DUBLINO) Mike Newell, 1993, Irlanda/Gran Bretagna
y Il titolo dice tutto, o quasi. Oltre allo splendore dei paesaggi del Connemara che i due giovani protagonisti di questa fiaba percorrono a cavallo, il film (molto popolare in Irlanda) si sofferma su una parte pressoché sconosciuta della popolazione irlandese: i ‘travellers’, detti anche ‘tinkers’, comunità nomade che si sposta per lo più a cavallo e parla una propria lingua, lo shelta. Spesso discriminati dalle autorità e dai loro connazionali, questi ‘zingari’ sono sempre più difficili da incontrare e sedentarizzandosi (come i protagonisti del film) stanno perdendo gran parte della loro identità.
Ì Il film indugia innanzitutto sulla periferia povera di Dublino, dove lo stesso Gabriel Byrne, che interpreta il padre dei due bambini, trascorse l’infanzia; ma è chiaramente la cavalcata nella parte occidentale dell’Irlanda che ci porta, tra montagne e brughiere del Connemara, fino alle Cliffs of Moher. Queste celebri scogliere, una delle principali attrattive turistiche dell’Irlanda, dominano per un tratto di 8 km l’Oceano Atlantico nella parte sud-occidentale dell’isola. Dal 2007 sono protette da un parco istituito per la tutela del patrimonio naturale: www.cliffsofmoher.ie. suo ultimo film, tuttavia, è una musica da camera. Ambientata quasi interamente in un’elegante casa di Dublino dove si consuma la cena dell’Epifania del 1904, questa pellicola traspone fedelmente sullo schermo il più celebre racconto di James Joyce contenuto nella raccolta Gente di Dublino. E sovrappone diverse nostalgie: la nostalgia della protagonista, interpretata dalla figlia di Huston, per un amore perduto; la nostalgia di James Joyce per la società dublinese che aveva lasciato; la nostalgia di un’Irlanda, quella dei primi del Novecento, che ancora non conosceva l’infuriare delle lotte indipendentiste. Più semplicemente, ancora, la nostalgia della vita: John Houston scomparve prima dell’uscita del film, intitolato semplicemente The Dead (I morti) nella versione originale.
Ì Di Dublino si vedono solo brevemente le strade innevate percorse dal calesse che trasporta i personaggi principali nelle prime, e soprattutto nelle ultime scene, del film. La casa dove ha luogo il ricevimento si trova in Henrietta Street, ancora oggi una delle vie più pittoresche di Dublino per aver conservato pressoché intatto il suo fascino settecentesco, retaggio dell’architettura georgiana (dal nome dei quattro re d’Inghilterra che si succedettero sul trono tra il 1714 e il 1830).
123 THE DEAD – GENTE DI DUBLINO (DUBLINO) John Huston, 1987, Stati Uniti
y John Huston, cineasta di epici flop, girò assurde storie d’avventura in tutti i continenti, o quasi. Il