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QUANDO GLI SCRITTORI NARRANO LE LORO VACANZE

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PAESAGGI LUNARI

PAESAGGI LUNARI

Ci sono scrittori che creano i loro racconti alla scrivania e altri, come questi, che hanno scelto di girare il mondo. Attraverso i loro resoconti, scoprite sette modi diversi di viaggiare.

138 VIAGGIO IN ORIENTE (SVIZZERA, GERMANIA, GRECIA, EGITTO, LIBANO, TURCHIA) Gérard de Nerval, 1851

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w L’Oriente di Nerval inizia in Svizzera. Da lì, Vienna, Il Cairo, Costantinopoli. Ma siamo ancora nel puro ambito della geografia, o quanto meno della cartografia. Perché l’Oriente di Nerval inizia soprattutto nei libri. Libri di viaggi, di racconti, di sogni. E Viaggio in Oriente è appunto un libro di sogni, su un viaggio che lo scrittore compì solo in parte per colmare le lacune delle sue letture e fantasie. Ciò nulla toglie alla potenza dell’opera: chi non ha mai fatto grandi viaggi con il desiderio di far corrispondere una destinazione all’immaginario evocato dal suo nome?

80 Ì Oggi è fuori questione prendere una diligenza o raggiungere l’Oriente a bordo di una nave. Ciò che resta ancora valido, ed esorta a partire sulle tracce di Nerval, è l’attenzione mostrata dallo scrittore per i volti e le cerimonie. Tutto diventa letteratura, dalle delusioni sentimentali di Nerval con le donne indecifrabili di Vienna alla circospezione davanti alle norme di protocollo da seguire per risiedere al Cairo.

139 PASSEGGIATE ROMANE (ITALIA) Stendhal, 1829

w ‘In cinque o sei mattinate il vostro cocchiere vi farà fare le dodici corse che vi indico’. Stendhal ha inventato la guida di viaggio. Le sue Passeggiate romane, compendio di numerosi soggiorni distribuiti nell’arco dei primi tre decenni del XIX secolo, non seguono altro ordine se non quello dei gusti e dei ricordi dello scrittore. Stendhal prende il lettore per mano e lo conduce da un monumento pagano a un edificio sacro, intrattenendolo senza saccenza sulle abitudini della gioventù romana. Una libertà di forma e di tono rarissima per l’epoca, che non ha perduto nulla del suo vigore. Ì Il secolo del romanticismo pose il viaggio in Italia in cima alle esperienze da fare una volta nella vita. Antichità, arte, religione: nella penisola non manca nulla. Stendhal la visitò più di una volta e ne trasse due opere: questa e Roma, Napoli e Firenze. Sebbene l’Italia di oggi sia assai diversa da quella di due secoli fa, il suo patrimonio è sempre inestimabile, al punto da vantare il record di siti inseriti nell’elenco UNESCO! Fate le valigie e metteteci dentro anche un libro di Stendhal.

140 AMERICA PRIMO AMORE (STATI UNITI) Mario Soldati, 1935

w Il giovane Mario Soldati, dopo essersi laureato in storia dell’arte, vince una borsa di studio per la Columbia University e nel 1929 parte per gli Stati Uniti. Contrario al fascismo, spera di diventare cittadino americano, ma dopo due anni è obbligato a rientrare in Italia. Oltreoceano ha trovato un paese giovane ma consapevole delle sue immense potenzialità nonostante i problemi causati dalla Grande Crisi. Il suo occhio non si sofferma solo sui grattacieli, le facili opportunità di lavoro, i sogni rincorsi, ma anche sui problemi razziali e su vizi e virtù degli americani e degli italiani emigrati in America. Tuttavia, benché consapevole della realtà che lo circonda, Soldati sembra affascinato più da suggestioni esistenziali che politiche o letterarie. Ì Durante il suo soggiorno americano, durato due anni, Soldati visita buona parte del paese. A New York e Chicago dedica due delle cinque sezioni in cui è diviso il romanzo. Partite dunque alla scoperta di queste due città, ma ricordate che “l’America è uno stato d’animo, una passione. E qualunque europeo può, da un momento all’altro, ammalarsi d’America”.

141 VIAGGIO NELLE CÉVENNES IN COMPAGNIA DI UN ASINO (LANGUEDOC-ROUSSILLON) Robert Louis Stevenson, 1879

w Modestine fa pochi passi e poi si ferma, riprende il cammino incerta e Stevenson si spazientisce. La piccola mula che lo scrittore ha comprato per trasportare i bagagli sul Mont Lozère gli è quanto mai di ostacolo, ma la sua irritazione genera pagine di uno humour tutto britannico. Siamo lontani dall’Isola del tesoro o da Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde: ciò che anima il viandante scozzese è il desiderio di comunione con una natura ammaliatrice; gli unici mostri che incontra, quelle ‘bestie del Gévaudan’, sono i contadini rozzi in cui incappa di tanto in tanto… Stevenson intraprese questo viaggio nel 1878: il suo racconto testimonia la lenta e inesorabile penetrazione della modernità in questa natura e le ferite ancora aperte, a 170 anni di distanza, della rivolta dei Camisards. Prefigura inoltre la trasformazione dell’escursionismo in piacere estetico e l’invenzione del sacco a pelo! Ì Creato un secolo dopo il viaggio di Stevenson, il sentiero GR 70 permette di seguire le orme dello scrittore. Il tracciato originale, da Monastier a Saint-Jean-du-Gard, è stato modificato in funzione delle arterie stradali e si è arricchito di nuove tappe dal Puy-en-Velay ad Alès. A differenza di Stevenson, oggi non dovrete contrattare per avere un mulo: l’affitto è ormai un’istituzione.

142 FUGA SUL KENYA (KENYA) Felice Benuzzi, 1947

w Felice Benuzzi, funzionario coloniale ad Addis Abeba, viene deportato nel 1941 in Kenya dopo la resa dell’Africa Orientale italiana. È un buon alpinista, e quando viene trasferito, nel 1943, nel campo di prigionia di Nanyuki, sulle pendici del Monte Kenya, si sente attratto dalla grande montagna e decide di scalarla. Trova due compagni con cui tentare l’impresa: i tre hanno corde, ramponi e piccozze rudimentali e pochi viveri, e l’unica immagine della montagna che posseggono è quella stampata sull’etichetta di un barattolo di carne in scatola. Dopo essere fuggiti dal campo di prigionia raggiungono la cima della Punta Lenana, stremati e digiuni, dopo due settimane di peripezie. Tre giorni dopo, ormai allo stremo, rientrano a Nanyuki dove si consegnano alle autorità. La loro vacanza è finita! Ì Il Monte Kenya, seconda vetta dell’Africa, dista poco più di 100 km dalla capitale Nairobi e i villaggi da Naro Moru e Nanyuki, sulle sue pendici, sono perfetti per organizzare l’ascensione.

143 IL CAMMINO IMMORTALE (PELLEGRINAGGIO A SANTIAGO DE COMPOSTELA) Jean-Christophe Rufin, 2013

w Compostela ha consumato le suole delle scarpe di tanti viaggiatori e riempito tomi di pagine: il resoconto di questo pellegrinaggio è quasi un genere a sé, che lascia poco spazio a deviazioni. Sono rari gli scrittori che se ne sono allontanati, e ancor più rari i membri dell’Académie Française! Rufin non pensava di raccontare questi 800 km prima che il suo editore glielo suggerisse: il linguaggio sembra spogliarsi al ricordo del cammino, intrapreso in totale autonomia da aneliti religiosi per acquisire gli umili accenti dell’incontro con la condizione essenziale del pellegrino.

Ì Il Cammino di Santiago è percorso ogni anno da decine di migliaia di persone, mosse VIAGGIARE IN POLTRONA

da motivazioni religiose o più semplicemente sportive. In realtà bisogna parlare di più cammini, perché dalla Francia partono quattro itinerari che si ricongiungono al ‘Camino francés’ nel nord della Spagna, nella lista dell’UNESCO dei siti Patrimonio dell’Umanità.

144 PAURA E DISGUSTO A LAS VEGAS (NEVADA) Hunter S. Thompson, 1971

w Raoul Duke e il suo compare, il dottor Gonzo, hanno riempito il bagagliaio della Chevrolet rossa presa a nolo di maijuana, pasticche di mescalina, LSD, bottiglie di rum, birra ed etere: siamo negli Stati Uniti, ma quanto a percezione della realtà, saranno le montagne russe. La realtà, appunto: Raoul Duke, alter ego di Hunter S. Thompson, non crede al bisogno di renderne conto ‘oggettivamente’. I due amici, partiti per seguire una mitica corsa motociclistica, si ritroveranno a fare gli infiltrati allucinati a un congresso contro le droghe psicotrope… L’inventore del giornalismo ‘gonzo’ ci consegna il racconto estremo di un funambulismo senza rete sopra un magma di sostanze alienanti. È la fine di un’epoca: gli hippy hanno fallito, la felicità non si compra a dosi e Nixon sta per essere eletto.

Ì Hunter S. Thompson seguì per la rivista Rolling Stones la Mint 400, una corsa motociclistica nel deserto sponsorizzata da un albergatore di Las Vegas amico di Howard Hughes. Interrotta a fine anni ’70, è ripresa nel 2008 con il nome di ‘Great American Desert Race’. La corsa, che si snoda su un percorso di 400 miglia dal Nevada alla California, è stata resa popolare dal film che Terry Gilliam ha tratto dal libro, con Johnny Depp e Benicio del Toro.

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