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IL MEGLIO DELL’AFRICA IN MUSICA
La musica africana ha conquistato il mondo. Onnipresente nel continente, ha saputo guadagnarsi un pubblico internazionale grazie a grandi voci che si sono fatte portatrici dei messaggi dei loro popoli.
171 SALIF KEITA, YAMORE (MALI) 2002
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x Tratta dall’album Moffou, termine che designa un flauto ricavato da un fusto di miglio, questa canzone segna il ritorno alle origini di Salif Keita, la cui voce dal timbro avvolgente appartiene al patrimonio mondiale della musica! Il Sahel e l’Africa risuonano di accenti che alternano toni intimisti e gioiosi. L’album è stato paragonato a ‘una piroga musicale’, che naviga trasportata dalle correnti del Fiume Niger. Yamoré ha imbarcato a bordo la cantante capoverdiana Cesária Évora. In breve, un invito irresistibile a viaggiare.
96 æ Il titolo dell’album è anche il nome del centro culturale che il cantante ha aperto a Bamako. La capitale del Mali è stata per lungo tempo rinomata per l’effervescenza della scena musicale, illuminata ogni weekend da musicisti leggendari come quelli della Super Rail Band, da cui proviene Salif Keita. Con il colpo di stato del marzo del 2012 e la guerra nel nord del paese, la produzione artistica ha subito una battuta d’arresto. La speranza è che il Mali ritrovi la stabilità politica, affinché
Bamako possa tornare a essere quella di una volta. Oltre a Salif Keita, il paese conta numerosi artisti di fama internazionale, come il bluesman Ali Farka Touré (scomparso nel 2006), il duo Amadou & Mariam, il gruppo di blues tuareg dei Tinariwen e le cantanti Ouman Sangaré e Rokia Traoré, tutti portavoci dell’incredibile ricchezza musicale del Mali.
172 ALPHA BLONDY, BRIGADIER SABARI (COSTA D’AVORIO) 1983
x Blondy (da ‘bandito’), nome d’arte di Sadou Koné, è il pioniere del reggae in terra africana. Durante un soggiorno a New York riceve la rivelazione assistendo a un concerto del cantante giamaicano Burning Spear e si converte ai dreadlock! ‘Brigadier Sabari’, dall’album Jah Glory!, parla di una violenta irruzione della polizia ivoriana. Il reggaeman si eclisserà per un certo periodo dalle scene, ma la fede è in lui, che canti in dioula, baoulé, francese o inglese, che contesti o incensi i politici del suo paese. Oggi continua a inanellare tournée internazionali, perché lo spirito rastafariano non muore mai.
æ Dopo oltre un decennio di instabilità politica, la Costa d’Avorio ha imboccato la strada della normalizzazione. Un buon motivo per visitare quella che per lunghi anni è stata la nazione guida dell’Africa occidentale. Ad Abidjan, la capitale economica, soprannominata la Piccola Manhattan per via dei numerosi grattacieli, trascorrete una serata al Parker Place, il tempio del reggae ivoriano. Sul litorale scoprite l’antica capitale coloniale di Grand Bassam prima di rilassarvi su spiagge orlate da foreste incontaminate.
173 MIRIAM MAKEBA, THE GUINEA YEARS (GUINEA) 1971
x Colei che era soprannominata ‘Mama Africa’, la grande voce sudafricana della lotta antiapartheid, canta qui con il suo quintetto guineano con Sékou Diabaté alla chitarra. All’epoca la Guinea del dittatore Sekou Touré aveva ‘nazionalizzato’ la musica, e grazie all’etichetta Syliphone vi fu un’esplosione di talenti. Rifugiatasi in Guinea, Miriam Makeba incarnava
In poco più di 20 anni di carriera, la cantante Angélique Kidjo si è imposta come una delle più grandi voci africane
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ANGÉLIQUE KIDJO, WE WE (BENIN)
1991
x Questo singolo tratto dall’album Logozo, registrato con Branford Marsalis e Manu Dibango al sax, ha lanciato la carriera internazionale di Angélique Kidjo, un’artista che sin dalle prime esibizioni nel suo paese d’origine, il Benin, è parsa destinata a seguire le orme di Miriam Makeba. Premiata con diversi Grammy Awards, questa cantante presta il suo impressionante registro vocale a una ‘world fusion’ che fonde jazz, reggae, zouk, makossa camerunense, juju nigeriano e rumba congolese. Una cantante pop difficile da classificare, talora vicina alla musica dance, che nell’album Fifa, uscito nel 1996, non dimentica le proprie origini, con le pulsazioni dei ‘talking drums’, i tamburi parlanti, a celebrare il culto vudù di cui il Benin è la culla. æ Patria del vudù e un tempo sede di alcuni dei più potenti regni dell’Africa occidentale, l’ex Dahomey è un paese facile da visitare. Incuneato tra il Golfo di Guinea e le montagne del Niger, alla fine della colonizzazione, nel 1960, era considerato il centro artistico e intellettuale dell’Africa per la sua vitalità culturale. Potete decidere di soggiornare sulla costa, a Ganvié, un villaggio sulle sponde del Lac Noukoué, oppure partire per l’Atakora ed esplorare il Parc National de la Pandjari per osservare leoni, elefanti e ippopotami. Il centro del paese è dedito all’agricoltura. Non vi troverete safari organizzati come in Kenya, ma un’accoglienza calorosa e un popolo radicato nelle tradizioni.
Artista poliedrico, Youssou N’Dour posa tra i pescherecci del villaggio senegalese di Lassarga
allora l’etno jazz e l’espressione musicale di un’Africa in pieno sviluppo.
98 æ La Guinea ha molte attrattive turistiche, in gran parte non sfruttate per l’instabilità politica e la carenza di infrastrutture. Tra queste Conakry, la frenetica capitale con vie animate; le Îles de Los, isole con belle spiagge orlate da palme da cocco; le colline verdeggianti del Fouta Djalon, ottime mete di escursioni a piedi. Ricordate che questo serbatoio d’acqua dell’Africa occidentale, con le sorgenti dei fiumi Senegal e Niger, va visitato nella stagione secca per non incorrere in piogge continue.
175 FELA KUTI, LADY (NIGERIA) 1972
x Il padre dell’afrobeat, cassa di risonanza del jazz, del juju nigeriano e del funk, il Black President dei ghetti di Lagos, perseguitato dai regimi militari, che cantava in pidgin, l’inglese internazionale degli ultimi della terra, ha avuto una santificazione postuma da parte dei suoi connazionali. Un milione di diseredati partecipò ai suoi funerali nel 1997. E ogni anno, in agosto, si tiene in sua memoria una ‘Felebration’ scatenata.
æ Un africano su cinque vive in Nigeria, un paese composito con zone urbane sovrappopolate, dove la musica è onnipresente. Lagos, 14 milioni di abitanti, dove Fela Kuti viveva con il suo clan, è la città più popolosa dell’Africa. Immergersi in questa giungla urbana, dal traffico infernale, è un’esperienza riservata ai viaggiatori più avventurosi, che vi scopriranno strade e mercati dall’atmosfera particolare e una scena musicale incandescente. La Nigeria non è però soltanto un paese di megalopoli anarchiche o di conflitti etnici. La Osun Sacred Forest, 200 km a nord di Lagos, una foresta sacra Patrimonio dell’Umanità, è la culla
© PIERRE MERIMEE / CORBIS
177 YOUSSOU N’DOUR (SENEGAL) x Prima di iniziare la carriera di ministro nel governo senegalese, Youssou N’Dour, il ‘griot planetario’, si è esibito un po’ ovunque, con Peter Gabriel, Paul Simon e soprattutto con Neneh Cherry, con la quale duettò nella celebre canzone ‘7 Seconds’, e messo la sua notorietà al servizio di cause umanitarie. L’inno dei Mondiali di Calcio del 1998 non l’ha bruciato, per dire il suo talento. Un artista impegnato, mondiale, abile a trattare con la stampa, dottore honoris causa dell’università americana di Yale nel 2011, ma sempre alla guida del Super Étoile de Dakar, il gruppo formato nel 1979. Un uomo orchestra, insomma. æ Una delle fonti d’ispirazione di Youssou N’Dour è stata Gorée, l’isola nella Baia di Dakar tristemente famosa per la tratta degli schiavi. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, ospita monumenti religiosi e coloniali, musei di notevole interesse e un centro universitario, ma soprattutto è depositaria della memoria africana legata al commercio di schiavi. Chiusa al traffico e restaurata con cura, Gorée ha ritrovato i suoi colori pastello e oggi è una zona residenziale molto ricercata dagli artisti. Con ibischi e palme, e un clima temperato dalle brezze marine, è la vetrina di una capitale e di un paese che offrono innumerevoli motivi per farvi ritorno.
del pantheon animista degli yoruba e una fucina di artisti. Ogni anno, durante l’ultima settimana di agosto, vi si tiene una festa scandita da danze e riti sacrificali.
176 FRANCO LUAMBO, MARIO (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO) 1985
x Cofondatore della TPOK Jazz, ossia la Tout Puissant Orchestre Kinshasa Jazz, Franco Luambo è uno dei maestri della rumba congolese. Il soukous, o rumba africana, un mix di zouk e di kwassa kwassa, gli deve molto. Questo mago della chitarra ha creato il suono moderno della musica congolese, caratterizzato da fluidità di accordi e limpidità di canto. Morto nell’ottobre del 1989, Franco fu onorato con esequie nazionali: per quattro giorni la radio di stato trasmise i suoi successi, tra cui il celebre ‘Mario’, che racconta la storia di un gigolò. æ La Repubblica Democratica del Congo non sa praticamente che cosa sia l’industria turistica, avendo ben altre cose a cui pensare. La capitale, Kinshasa, è tutt’altro che un’oasi di pace: la vita costa cara, la criminalità è diffusa e la polizia estorce denaro per strada a chiunque sembri averne. La cosa migliore è informarvi sulla situazione sui forum frequentati da residenti locali. ‘Kin’ non concede i suoi favori al primo venuto.