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C’ERA UNA VOLTA IN CINA
Il Regno di Mezzo è un’inesauribile fucina di storie. Grazie a un film spettacolare, a un romanzo storico o a un album a fumetti di Tintin potete rivivere i fasti della Cina imperiale o i momenti bui del XXsecolo, o ancora scoprire le sue leggende più misteriose.
302 IL DRAGO BLU (SHANGHAI) Hergé, 1936
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w Se le prime avventure di Tintin allineavano peripezie e colpi di scena rocamboleschi in un’ambientazione esotica ma stereotipata, Il drago blu è costruito su un intrigo solido e documentato che segna un’importante evoluzione nell’opera di Hergé. Mentre si apprestava a far proseguire le avventure del suo giovane reporter in Oriente, il fumettista incontrò a Bruxelles Tchang Tchong-jen, studente di Belle Arti, che lo iniziò alla cultura del suo paese demolendo i cliché allora diffusi sulla Cina. Hergé ringraziò l’amico creando per lui in questa nuova avventura un suo omonimo, che Tintin salva dall’annegamento. Fu l’inizio di una lunga amicizia, nei disegni come nella vita.
162 Ì Durante una piena dello Yangzi, il più lungo e imponente fiume dell’Asia, Tintin salva Tchang dall’annegamento. Scorrendo impetuoso dai ghiacciai tibetani per gettarsi nel Mar Cinese Orientale dopo una corsa di 6300km, lo Yangzi riserva degli effetti spettacolari che si
svelano navigando attraverso le Tre Gole, nella provincia del Sichuan, in un paesaggio di picchi rocciosi che appaiono e scompaiono tra le brume.
303 IL SOGNO DELLA CAMERA ROSSA (MANCIURIA/PECHINO) Cao Xuequin, 1791
w Dotato di una straordinaria forza evocativa e popolato da una miriade di personaggi, Il sogno della camera rossa fa rivivere la Cina imperiale della dinastia Qing sotto ogni punto di vista: politico, sociale, intellettuale, amoroso e onirico. Lo scrittore affronta sia gli aspetti di vita quotidiana –la toilette delle donne, le composizioni gastronomiche, la gerarchia domestica– sia quelli più filosofici della società aristocratica pechinese, raccontando la storia di Jia Baoyu, adolescente raffinato venuto al mondo con uno smeraldo in bocca, libero nell’amore in un’epoca di matrimoni combinati. Cao Xuequin, membro di una famiglia aristocratica decaduta, fu identificato come l’autore del romanzo solamente nel XX secolo, ovvero due secoli dopo la stesura di un testo che si è imposto come una delle quattro grandi opere della letteratura cinese classica.
Ì Il sogno della camera rossa fu verosimilmente scritto a Pechino, nel dialetto che sarebbe diventato la base del cinese mandarino ufficiale. Ciononostante, la trama non si svolge soltanto nella capitale –chiamata Chang’an nel romanzo– dato che inizia a Suzhou, antica capitale della seta conosciuta come la ‘Venezia d’Oriente’, e ambienta delle scene a Yangzhou, centro dei commerci dove Marco Polo visse per diversi anni. Queste due ultime città conservano giardini famosi in tutto il paese, alcuni dei quali sono protetti dall’UNESCO.
304 L’IMPERO DEL SOLE (SHANGHAI) Steven Spielberg, 1987, USA
y I P51 sono degli aerei da combattimento americani, ma per Jim sono le Cadillac del cielo. Questa è l’idealizzazione di un bambino, il lato ingenuo che sopravvive in Jim per tutto il suo percorso di giovane britannico separato dai genitori quando nel 1941 arrivano
Ricostruzione di una cerimonia nella Città Proibita, L’ultimo imperatore
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L’ULTIMO IMPERATORE (CITTÀ PROIBITA, PECHINO)
Bernardo Bertolucci, 1987, Italia/Gran Bretagna
y In meno di cinquant’anni la Cina ha conosciuto tre rivoluzioni, un’invasione e due guerre. Bernardo Bertolucci evoca tale movimentata storia politica, attraversata dalle memorabili figure di Chang Kai-shek, di Mao e dell’imperatore giapponese Hirohito, attraverso la figura di colui il cui destino è stato, più di ogni altro, segnato dai cambiamenti di regime di questa immensa nazione. Il contrasto tra il fasto della Città Proibita, dove Pu Yi fu nominato imperatore all’età di tre anni, e la grigia austerità dell’internamento comunista provoca quasi uno straziante effetto surreale, sublimato dalla fotografia di Vittorio Storaro e dalla musica di Ryuchi Sakamoto. Ì Il film, che ricostruisce più di mezzo secolo di storia della Cina, ha segnato lui stesso la storia, non tanto per i nove Oscar che ha vinto, quanto per essere stato il primo film straniero a cui fu data l’autorizzazione di girare nella Città Proibita. Persino la regina d’Inghilterra, in viaggio ufficiale durante le riprese, si vide annullare la sua visita al più grande palazzo del mondo per non intralciare Bertolucci e la sua troupe! Costruito nel XV secolo, questo palazzo che si estende per 72 ettari fu per mezzo millennio l’epicentro del potere imperiale cinese. Oggi è un museo e, nello stesso anno delle riprese del film, è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.
Gli spettacolari paesaggi cinesi ne La tigre e il dragone
a Shanghai le truppe giapponesi. È nota l’importanza che l’infanzia riveste nel cinema di Steven Spielberg: il romanzo autobiografico di J.G. Ballard offriva un argomento edificante –l’infanzia dorata dei bambini stranieri che vivevano in Cina e l’adolescenza in un campo di detenzione giapponese– da cui il regista trae una cupa parabola del passaggio all’età adulta e delle ferite che esso provoca.
164 Ì Dopo un anno di trattative, la produzione ricevette l’autorizzazione di girare a Shanghai. Nel 1987 la città non aveva ancora quell’aspetto ultramoderno che ha assunto a partire dagli anni ’90 e conservava ancora in gran parte la fisionomia che aveva cinquant’anni prima, quando le truppe giapponesi marciarono sulla città. Si riconosce facilmente, all’inizio del film e in diversi altri momenti,
il Bund (che da allora non ha subito grandi trasformazioni), vale a dire ‘l’argine degli stranieri’ nell’antica concessione internazionale in cui spiccano la cupola della Hong Kong & Shanghaï Banking Corporation e la Torre delle Dogane.
306 L’UOMO DI HONG KONG (HONG KONG) Philippe de Broca, 1965, Francia
y Va detto che l’uomo del titolo non è un cinese, visto che è interpretato da Jean-Paul Belmondo, ma le sue avventure sono rocambolesche come quelle del romanzo di Jules Verne (Le tribolazioni di un cinese in Cina) da cui è tratto il film, e sono motivate dalla stessa posta in gioco: ritrovare l’amico filosofo al quale il giovane miliardario Kin-Fo ha affidato la missione di ‘suicidarlo’ prima che tenga fede al suo impegno! Nel romanzo è la notizia della ritrovata fortuna economica a far desistere Kin-Fo dall’idea della morte; nell’adattamento cinematografico è l’incontro con Ursula Andress a restituire all’eroe, ribattezzato Arthur Lempereur, la gioia di vivere. E a ragione: la prosperosa svizzera lavora come spogliarellista sofisticata in una bisca di Hong Kong e indossa di nuovo il bikini bianco che tre anni prima l’aveva resa famosa in Agente 007 - Licenza di uccidere. Ì Contrariamente al romanzo, che si muoveva attraverso numerose province cinesi, le avventure portano Belmondo fino al Nepal, a Kathmandu, e in Malesia. La maggior parte della storia si svolge tuttavia a Hong Kong, a quel tempo colonia britannica. La città
307 LA TIGRE E IL DRAGONE (MONTI GIALLI, ANJI E TAKLAMAKAN)
Ang Lee, 2000, Cina/Hong Kong
y È galoppando dietro fermacapelli e spade che si percorrono al meglio i deserti e le montagne della Cina. Ed è facendo sollevare le sciabole e i loro combattenti in aria che si ridà nuova linfa al cinema di arti marziali. Affrancandosi dalla gravità e dal realismo, Ang Lee ha fatto entrare il genere del wuxiapan (film di sciabola) nell’era del digitale con una poesia che non ha nulla di artificiale. Ì La tigre e il dragone offre un notevole compendio della varietà degli ambienti naturali cinesi. A est, i celebri Monti Gialli (Huang Shan), tutelati dall’UNESCO, sono una delle più importanti mete turistiche del paese. Il loro profilo di granito, accidentato e vertiginoso, ha ispirato pittori e poeti. Nella provincia del Zhejiang si estendono per quasi 60.000 ettari i boschi di bambù di Anji, in più di quaranta specie differenti. All’estremità occidentale del paese si trovano le dune del deserto del Taklamakan, nell’immensa provincia dello Xinjiang, percorse dai cavalieri di questo affresco epico.
è oggi molto diversa da quella che vediamo nel film: la moltiplicazione dei grattacieli a partire dagli anni ’80 ha fatto scomparire i quartieri pittoreschi in cui corre Belmondo… Il porticciolo di Aberdeen, nel sud dell’isola, ha in compenso conservato la sua atmosfera esotica: una gita in sampan – giunca a fondo piatto del Sud-Est asiatico – seguita da una cena al ristorante galleggiante Jumbo (che nel film è un centro di massaggi), è un’esperienza memorabile.
308 LA MONTAGNA DELL’ANIMA (SICHUAN) Gao Xingjian, 1990
w Un viaggio ai confini della Cina, dove lo spirito sciamanico pervade ancora una natura di stupefacente bellezza. La ricerca del Lingshan, montagna dell’anima persa nell’immaginario della civiltà cinese, è il pretesto per esplorare un paese immenso e sontuoso, dove l’attenzione del narratore è minuziosamente portata verso la fragilità dell’istante. Questo scarto di scala ha come posta in gioco la serenità; la sua descrizione è stata ricompensata dal Nobel per la letteratura, l’unico finora assegnato a uno scrittore cinese dopo la rivoluzione culturale. Ì Solcate dallo Yangzi e dai suoi affluenti, le montagne e le foreste del Sichuan sono avvolte da nubi che gli conferiscono un aspetto fantomatico. È qui che Gao Xingjian si mise in viaggio prima di lasciare la Cina, poco dopo gli avvenimenti di Tienanmen. La provincia è ricca di tesori, dai Buddha di Leshan tutelati VIAGGIARE IN POLTRONA
309 IN THE MOOD FOR LOVE (HONG KONG) Wong Kar Wai, 2000, Hong Kong
y Hong Kong nel 1962, vale a dire la città come non la si vedrà più, la colonia britannica che con grande rapidità fa sua una modernità fatta di aspetti eterogenei. Wong Kar Wai sceglie però un ritmo opposto rispetto a questa rapida evoluzione per catturare, in istanti sospesi in cui si mescolano tensione e grazia, l’incontro di due possibili amanti, specchio dell’amore adultero che, fuori campo, vivono i loro rispettivi coniugi. La musica del giapponese Shigeru Umebayashi segna il ritmo del film che, per parte sua, l’ha resa famosa come melodia associata alle carezze di due persone in procinto di diventare amanti.
Ì Wong Kar Wai è cresciuto a Hong Kong e ha voluto ricreare la città della sua infanzia. La Hong Kong del 2000 non aveva più nulla di quella del 1962, così il regista è andato a ricercare l’atmosfera della vecchia colonia britannica nei quartieri meno moderni di Bangkok, dove ha girato gran parte del film. L’Union Jack ha sventolato sull’isola di Hong Kong fino al 1997, quando è stata restituita alla Repubblica Popolare Cinese. Hong Kong gode tuttora di un regime economico e giuridico a sé rispetto alla Cina continentale.