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VISITARE I POLI STANDO AL CALDO

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PAESAGGI LUNARI

PAESAGGI LUNARI

Terre tra le più inospitali, i poli esercitano un grande fascino ma restano poco accessibili a causa del clima estremo e della loro lontananza. Attraverso film e libri, vivete l’avventura con la A maiuscola o partite per conoscere gli inuit.

342 ON THE ICE (ALASKA) Andrew Okpeaha MacLean, 2011, USA

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184 y In una località isolata del nord dell’Alaska tre adolescenti partono a caccia di foche, ma una litigata scatenata dal crack e dall’alcol provoca la morte di uno di loro. I ragazzi tenteranno di nascondere il dramma alla comunità. Questa opera prima premiata al festival del cinema di Berlino non è un thriller ordinario. Il regista, di origine inuit, ha girato a Barrow, il suo villaggio natale, e fa del crimine un elemento rivelatore della degenerazione culturale del suo popolo. La bellezza dei paesaggi artici contribuisce alla dimensione sempre più dantesca dell’intrigo. Ì Barrow (‘il posto dove si cacciano le aringhe di mare’, un uccello in lingua inuit) è l’abitato più settentrionale dell’Alaska ed è bagnato dal Mare dei Ciukci, 550chilometri oltre il Circolo Polare Artico. È una delle più importanti comunità di eschimesi al mondo, ma è inutile cercare gli igloo: il petrolio ha fatto la fortuna della regione e ci si riscalda con il gas naturale. È l’american way of life versione Grande Nord, con estati molto corte e fresche. Tuttavia lupi, caribù, orsi bianchi e volpi non sono scomparsi da queste lande e i visitatori vengono qui ad ammirare le aurore boreali. Voli regolari collegano Barrow ad Anchorage e Fairbanks.

343 LA SFINGE DEI GHIACCI (ANTARTICO) Jules Verne, 1897

w Una curiosità e una prodezza letteraria. In omaggio al maestro della letteratura fantastica Edgar A. Poe, Jules Verne ha immaginato un seguito all’unico romanzo dello scrittore americano, Le avventure di Arthur Gordon Pym, pubblicato nel 1838. La storia si concludeva con la misteriosa scomparsa di Pym al di là del Circolo Polare. Nell’opera di Jules Verne, che riuscì a eguagliare il suo modello, una goletta salpa dalle isole Kerguelen per fare rotta verso l’Antartico e portare soccorso all’avventuriero. Ma nessuno si è mai arrischiato così lontano e l’equipaggio varca presto le porte di un mondo crepuscolare su cui veglia una strana creatura. Ì Nel suo romanzo Jules Verne denuncia il massacro perpetrato sui grandi cetacei, fonti di olio e carne. Le balene blu e le megattere nuotano in tutti gli oceani dei due emisferi del globo (anche se le specie del nord non incontrano mai quelle del sud, dato che nessuna attraversa l’equatore). In estate i cetacei abitano le acque polari per nutrirsi di plancton e krill, minuscoli crostacei. È possibile ammirarle nel corso di safari di avvistamento al largo dell’Islanda e della Norvegia o nella Baia di San Lorenzo in Québec. I freddolosi possono sempre optare per l’arcipelago delle Canarie, le coste australiane o le acque della Polinesia Francese, frequentate anch’esse dalle balene.

344 VERSO IL GRANDE SUD (ANTARTICO) Isabelle Autissier ed Erik Orsenna, 2006

w Una coppia d’eccezione affronta insieme una grande avventura: una spedizione in barca a vela alla volta delle distese ghiacciate dell’Antartide. Isabelle Autissier è una velista di lungo corso, Erik Orsenna è scrittore e membro dell’Académie Française. Sulla barca a vela di 15 metri di Isabelle si imbarcano

Atanarjuat è una full immersion in una comunità inuit del Grande Nord canadese

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ATANARJUAT (CANADA)

Zacharias Kunuk, 2001, Canada

y È il primo lungometraggio inuit, il popolo autoctono delle regioni artiche, girato nel territorio del Nunavut, nell’estemo nord del Canada. Gli attori recitano in lingua inuktitut. In questa storia leggendaria, uno sciamano semina zizzania tra due famiglie nomadi. Ne nascono rivalità, gelosia, vendetta. Uno degli eroi, Atanarjuat, imbattibile nella corsa, dovrà la salvezza esclusivamente alla sua velocità. Lo si vede correre nudo sulla banchisa… Sulle sue tracce il film sfugge alla categoria del documentario etnografico e permette alla cultura inuit di entrare nel nostro immaginario cinematografico. Ì Il film si svolge intorno al villaggio di Igloolik, su un’isola della Baia di Baffin, nel Nunavut, il ‘paese dell’orso’. Gli inuit hanno abbandonato il loro stile di vita nomade, ma continuano a pescare e a cacciare come facevano i loro antenati. Solo con l’aereo si può raggiungere la capitale Iqualut da Ottawa, ma sul posto ci sono alberghi e si può trovare ospitalità presso privati. Ad attendervi, fiordi, tundra, banchisa, orsi bianchi e balene. Non esistono strade per spostarsi, ma si utilizzano motoslitte, slitte trainate da cani o, in estate, fuoribordo. Il clima è glaciale: anche ad aprile la temperatura può scendere a -20°C. È un’esperienza fisicamente impegnativa, ma anche culturale: la comunità di artisti di Cape Dorset continua a mantenere viva l’arte della scultura, le cui testimonianze sono da tempo esposte nelle grandi gallerie d’arte. Insomma, una meta ideale per gli amanti del Grande Nord.

La vita dei pinguini non avrà più segreti per voi dopo aver visto La marcia dei pinguini

anche due marinai, un regista di documentari e un ornitologo. Il libro è il diario delle sette settimane di avventura, costellate da paure e da momenti di meraviglia, sulle tracce di storici esploratori, tra incontri con persone, paesaggi, balene, albatros e temibili foche leopardo, che attaccano volentieri i gommoni scambiandoli per prede. Protagonista indiscusso il ghiaccio, che viene descritto in tutte le sue forme e infinite sfumature di colore.

Ì Questo viaggio invita il lettore a ripercorrere le tracce di navigatori mitici come Charcot, Shackleton e Nordenskjold, che sono partiti per le rive delle terre australi. Se volete farlo anche voi, potete raggiungere la Terra del Fuoco argentina e salire a bordo di una delle navi da crociera che in due giorni raggiungono il continente ghiacciato. Il porto di Ushuaia, molto attivo, è il crocevia dei collegamenti verso l’Antartico.

346 LA NOTTE DEI TEMPI (ANTARTICO) René Barjavel, 1968

w Alcuni scienziati riesumano dai ghiacci polari due corpi ibernati 900.000 anni fa: questi appartengono a un mondo perduto, il Gondawa, un’Atlantide la cui civiltà, più evoluta della nostra, è scomparsa in una guerra apocalittica. René Barjavel

© RUE DES ARCHIVES / BCA

347 LA MARCIA DEI PINGUINI (ANTARTICO)

Luc Jacquet, 2005, Francia

y Oscar per il miglior documentario, l’epopea polare filmata da Luc Jacquet e dai suoi operatori (non bisogna dimenticare chi ha tenuto la cinepresa in un ambiente così estremo) ha richiesto 13 mesi di riprese e non pochi momenti di paura per la troupe. Alcuni dei suoi membri hanno rischiato di morire, disorientati dal white out, il bianco assoluto. La pellicola segue le avventure di una coppia di pinguini e del loro pulcino, partiti dalla banchisa per rifugiarsi nell’entroterra. Ora, un pinguino, per quanto imperatore, cammina appunto come un pinguino e ha i predatori alle calcagna: procellarie e foche leopardo. È spettacolare, straziante, avvincente… I brontoloni lo vedono come un’ulteriore fiction antropomorfa (l’animale umanizzato). Tutto è sceneggiato e le voci fuori campo contribuiscono alla drammaturgia. Ma poco importa, visto che i bambini rimangono a bocca aperta. E noi con loro. Ì Il regista ha girato alcune scene nella Terra Adelia, nell’arcipelago di Pointe-Géologie, (relativamente) vicino alla base francese Dumont-d’Urville, che è chiusa al pubblico ma recluta personale tecnico attraverso l’Institut Paul-Émile Victor e anche militari o dipendenti di Météo France. Raggiungere la Terra Adelia non è molto semplice: una nave che salpa da Hobart in Tasmania approvvigiona la base Dumont-d’Urville cinque volte l’anno. Se volete viaggiare tra le colonie di pinguini, rivolgetevi alle agenzie specializzate in itinerari polari, come www.gngl.com

ripropone il mito di Atlantide, ma anche quello di Tristano e Isotta, evocando allo stesso tempo il clima della guerra fredda che allora infuriava tra l’URSS e gli Stati Uniti. Un tour de force che ha fatto di questo bestseller un classico della letteratura di fantascienza.

Ì Il Gondawa del libro fa riferimento al Gondwana familiare ai geografi, il supercontinente formatosi seicento milioni di anni fa. Il suo disgregamento ha dato origine ai continenti attuali, ma anche allo scambio tra le acque fredde e quelle tropicali che ha rinfrescato il clima e fatto ricoprire l’Antartico con la sua calotta glaciale. I collezionisti di minerali risalenti a questa lontana era geologica devono recarsi nell’India centrale, nell’antico Gondwâna, ‘la Foresta dei Gond’ in sanscrito, che conserva sedimenti originari e ha dato il nome al continente scomparso. Chissà se riusciranno a ritrovare anche tracce di sepolture antidiluviane? Mano alle pale.

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