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I GRANDI SPAZI AMERICANI
Il cinema ha forgiato la leggenda dei paesaggi dell’Ovest americano, segnati dall’eredità dei popoli amerindi e dall’ombra dei pionieri. Seguite in queste terre le fughe sanguinose e le epiche cavalcate degli ombrosi eroi del western.
415 LA RABBIA GIOVANE (BADLANDS/COLORADO) Terrence Malick, 1973, USA
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224 y Le storie di coppie in fuga sono quasi un genere a sé negli Stati Uniti: dai celebri Bonnie e Clyderitratti in Gangster Story a Thelma e Louise, queste fughe danno molto risalto ai vasti spazi del territorio americano ed esaltano l’anelito verso la libertà che spinge i personaggi a saltare su un’auto di grossa cilindrata e a fuggire senza voltarsi indietro. Il primo lungometraggio di Terrence Malick rievoca la vera fuga di una giovane coppia (Martin Sheen e Sissy Spacek, al loro primo ruolo importante) che si lascia alle spalle una dozzina di cadaveri per seguire il proprio desiderio d’indipendenza. Nel film si può già notare il gusto del regista per la contemplazione mistica e per la simbiosi ritrovata tra l’uomo e la natura, che segnerà tutta la sua opera. Ì Benché la storia porti i personaggi nelle Badlands (il titolo originale del film è proprio Badlands) del South Dakota, le riprese sono state fatte nel sud-est del Colorado. La ferrovia sotto cui i personaggi nascondono la loro automobile è quella che porta a Santa Fe, in mezzo al deserto del New Mexico, e che oggi ospita il Kit Carson Home & Museum dedicato a una delle figure mitiche della conquista del West. Nello stesso anno Steven Spielberg ha realizzato Sugarland Express, che racconta di un’altra coppia in fuga sulle strade senza fine del Texas.
416 CORVO ROSSO NON AVRAI IL MIO SCALPO (ZION NATIONAL PARK, UTAH) Sydney Pollack, 1972, USA
y La vendetta vanta un posto privilegiato nella mitologia western: le regioni selvagge del Grande West, in assenza di una forte rappresentanza della legge, invitano gli uomini a farsi giustizia da sé. Il film è il racconto di una vendetta particolarmente dura e barbara, ispirata alla storia vera di John Johnson, che uccise diversi indiani Crows e ne mangiò il fegato per vendicare la moglie, massacrata da membri di quella tribù. Sydney Pollack ebbe l’idea geniale di affidare il ruolo a Robert Redford, attore carismatico, la cui recitazione emana intelligenza e serenità: la radicalità con cui scivola nella vendetta è ancora più inquietante perché tra lo spettatore e il suo personaggio si stabilisce una perfetta empatia, e tanto più violenta dal momento che il protagonista del film era venuto a stabilirsi nelle Montagne Rocciose per trovare la pace a contatto con la natura…
Ì Il film fu interamente girato nello Utah, più esattamente nello Zion National Park, di cui mostra generosamente la straordinaria varietà di ambienti naturali: nel parco si trovano paesaggi desertici e canyon, montagne boscose e cime innevate (una parte della trama dovrebbe svolgersi in Canada). Il parco è a quattro ore di strada da Sundance, dove Robert Redford aveva già casa ai tempi delle riprese e dove ha poi ideato il festival del cinema indipendente più famoso degli Stati Uniti.
John Wayne davanti alla Monument Valley in Sentieri selvaggi
417 SENTIERI SELVAGGI (MONUMENT VALLEY, ARIZONA)
John Ford, 1956, USA
y Il western classico americano ha avuto il suo maestro in John Ford, che con Sentieri selvaggi ha realizzato il suo film più importante, lontano dalle lotte tra sceriffi e fuorilegge e molto più complesso e profondo dei tradizionali scontri tra cowboy e indiani. I ‘cercatori’ del titolo originale (The Searchers), guidati da John Wayne, vogliono liberare la nipote di quest’ultimo, rapita dai comanche durante un’incursione in un ranch di pionieri. La ricerca durerà anni e sconvolgerà i punti di riferimento dei protagonisti. Ispirato in egual misura dai paesaggi sontuosi del Grande Ovest e dalla vera storia di Cynthia Ann Parker, rapita da bambina dai comanche e ritrovata diversi anni dopo dai ranger, il film ha la bellezza amara delle cause perse. Ì Non ci si può sbagliare: è proprio nella cornice preferita da John Ford che si apre –e si chiude – il film, ovverosia la Monument Valley, in Arizona… e questo benché il cartello di apertura indichi “Texas, 1868”! Le monumentali colonne di roccia che circondano la cattura del capo comanche, nella stessa valle, sono note come le ‘dodici danzatrici’. La ricerca porta John Wayne anche nello Utah, in Colorado e fino alle nevi di Aspen.
418 BALLA COI LUPI (SOUTH DAKOTA/WYOMING)
Kevin Costner, 1990, USA
y Durante le riprese, il primo film di Kevin Costner divenne oggetto di scherno a Hollywood a causa di uno sforamento di budget. Ma ride bene chi ride ultimo: qualche mese dopo arrivarono sette Oscar e diverse centinaia di milioni di dollari di incasso a coronare il successo di questo western atipico che dava per la prima volta sullo schermo la parola agli indiani… nella loro lingua, in questo caso il lakota. Un approccio controcorrente rispetto alle consuetudini di Hollywood, ma nella logica di questo affresco che racconta l’adozione da parte di un soldato provato fisicamente e psicologicamente dalla guerra di secessione degli usi e costumi dei sioux. La giovane donna di cui si innamora l’eroe John Dunbar è ispirata alla protagonista della stessa celebre vicenda che è all’origine di Sentieri selvaggi. Ì Il romanzo da cui è tratto il film era ambientato in Oklahoma e in Texas e raccontava dei comanche: lo spostamento dell’azione nel South Dakota determinò la scelta dei sioux come tribù che accoglie John Dunbar. Furono le colline e le vaste praterie intorno alla città di Pierre, dove peraltro si trova la più vasta mandria di bisonti al mondo, ad accogliere la maggior parte delle riprese, mentre una seconda troupe partì per immortalare i paesaggi del Wyoming e del Badlands National Park (South Dakota).
419 JOHNNY GUITAR (ARIZONA) Nicholas Ray, 1954, USA
226 y Non bisogna confondersi... il Johnny Guitar del titolo non è l’eroe del film: l’eroe è un’eroina! Cosa in quegli anni decisamente insolita per un western, universo maschile per eccellenza che vedeva le donne in ruoli di comparsa o di fanciulle in pericolo. Ma fu Joan Crawford ad acquistare i diritti del romanzo, qui adattato da Nicholas Ray, e logicamente si ritagliò la parte della leonessa che era allora a Hollywood, essendo stata una delle rare dive del muto a passare indenne e con successo al cinema sonoro. L’attrice infonde una particolare energia e determinazione al personaggio di Vienna, tenutaria di un saloon il cui isolamento è amplificato dall’insistente rumore del vento. Vienna si deve misurare ferocemente con un’antagonista gelosa della sua relazione con Johnny Guitar.
Ì Le rocce rosse di Sedona, in Arizona, dove sono stati girati gli esterni, contribuiscono ad accentuare l’aggressiva atmosfera di conflitto che scorre lungo il tutto il film e culmina nella scena del linciaggio di Joan Crawford. Vale la pena precisare che all’epoca delle riprese negli Stati Uniti imperversava il maccartismo e tutti vedevano rosso. Non sorprende dunque che il Red Rock Crossing, la più grande formazione dell’Oak Creek Canyon, sia servito da cornice a una caccia alle streghe…
420 GLI SPOSTATI (NEVADA) John Huston, 1961, USA
y Alcol, rodei e malinconia: all’inizio degli anni ’60 gli eroi dell’Ovest americano hanno lasciato il posto a degli sbandati e l’immensità dell’orizzonte è ormai soltanto la metafora del vuoto esistenziale che alberga in loro. I cowboy, sempre con il cappello Stetson sulla testa, ora divorziano e sprofondano nella ricerca del senso della vita, di cui si dimenticano momentaneamente tra una sbornia e l’altra, quando tentano di catturare dei cavalli selvaggi nel deserto del Nevada. Invece che Gli spostati, sublimati da John Huston che di illusioni perdute era un esperto, il film si sarebbe potuto intitolare Il crepuscolo degli idoli, dato che fu l’ultimo girato da Clark Gable e Marilyn Monroe, il cui marito Arthur Miller aveva firmato la sceneggiatura.
Ì Se Las Vegas è nota per la velocità con cui ci si può mettere la fede al dito, Reno è famosa per l’altrettanto grande celerità con cui si può togliere! Qui si svolge gran
Kevin Costner a caccia di bisonti con i suoi amici sioux in Balla coi lupi
parte del film, mentre la sequenza del rodeo fu girata a Dayton, che dista qualche chilometro a sud-ovest. La cattura dei cavalli mustang ebbe come teatro un lago prosciugato, il cui intenso riflesso luminoso rese la scena accecante (è la più celebre e impressionante del film); il luogo è da allora noto come il ‘Misfits Flat’.
421 MAVERICK (OREGON/ ARIZONA/ UTAH E CALIFORNIA) Richard Donner, 1994, USA
y A metà degli anni ’90 gli studios hollywoodiani tentarono di riportare al successo il genere western facendo appello a qualche star del momento (Sharon Stone, Andie McDowell, in questo caso Mel Gibson e Jodie Foster) e cercando di operare una sintesi tra il classicismo americano degli anni ’50 e il cinema di Sergio Leone, che proprio quel classicismo aveva reso antiquato. La ricetta non sortì mai grandi risultati, tuttavia alcuni film riuscirono a trarsi d’impaccio, come Maverick, che beneficia di un interessante secondo livello di lettura e della complicità tra il regista Richard Donner e Mel Gibson, consolidatasi nella serie degli Arma letale. Il film è tratto da una serie TV degli anni ’50 nella quale Maverick era interpretato da James Garner (che qui recita nel ruolo di uno sceriffo) e segue le disavventure di un giocatore di poker durante il viaggio per partecipare a un grande torneo.
Ì Maverick è indiscutibilmente il western più ‘turistico’ di questo periodo, grazie a una storia incentrata su un viaggio irto di insidie: si seguono così i personaggi nell’Oregon, in Arizona, nello Utah e in California. La caratteristica sagoma dell’Half Dome si staglia nella scena del villaggio degli indiani, girata nello Yosemite National Park, mentre il Grand Canyon National Park fa da cornice alla spettacolare corsa di una diligenza impazzita.