viaggi e cultura Anno 6 n°21 settembre 2016
AFRICA GRECIA BELGIO CROAZIA TOSCANA OLANDA CAPRAROLA
Sommario
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AFRICA Benin, Togo e Burkina Faso di Anna Alberghina
Pag..26 BELGIO Bruges Di Mariella Morosi Pag. 34 SPECIALE CROAZIA Zagabria Di Teresa Carrubba Pag 40 SPECIALE CROAZIA Museo dei cuori infranti Di Marco De Rossi Pag. 50 SPECIALE CROAZIA Zara Di Luisa Chiumenti Pag. 54 SPECIALE TOSCANA Di Pamela McCourt Francescone Pag. 72 SPECIALE OLANDA Rotterdam Di Mariella Morosi Pag. 78 SPECIALE OLANDA Amsterdam Di Luisa Chiumenti Pag. 84 CAPRAROLA Di Giuseppe Garbarino Pag. 90 KALEIDOSCOPE
anno 6 - n°21 settembre 2016
Pag. 14 SPECIALE GRECIA Di Teresa Carrubba L'Epiro Ioannina Dodoni
editoriale Settembre non vuol dire fine delle vacanze. Anzi, con la moderna filosofia del viaggio i programmi si diluiscono durante l'anno. In questo numero vi proponiamo destinazioni in questa direzione. Una meta senza stagioni è senz'altro la Grecia peninsulare, l'Epiro, per esempio, dove è possibile addirittura sciare, d'inverno, fare molti sport come rafting, jeep safari, escursionismo di montagna e godersi tranquillamente i siti archeologici. La Croazia, Zagabria in testa, magnifica città moderna e vivace, ma anche le limitrofe regioni di Krapina, Zagorje e Varazdin, punteggiate da terme e castelli, per una vacanza all'insegna della cultura e del benessere. Le Fiandre, con la spettacolare città di Bruge, i suoi languidi canali che la percorrono tutta, i musei e il fiore all'occhiello dell'artigianato: il merletto a tombolo. Che dire della limitrofa Olanda con città caposaldo come Rotterdam ed Amsterdam, ricche di musei e monumenti, ma anche di architetture di design in contrasto con l'atmosfera nostalgica dei canali. Rimanendo in Italia, magari un weekend lungo per ammirare le bellezze nostrane, meglio se dei luoghi quasi segreti, tutti da scoprire. Un esempio? La villa Farnese di Caprarola, piccolo paese in provincia di Viterbo. Risale all'anno Mille, fu residenza della nobile famiglia che ne accrebbe l'importanza fino a diventare oggi, un raffinato museo. Parlando di chicche, vi mostreremo luoghi della Toscana raggiunti in esclusiva che rientrano in un ambizioso progetto: “Firenze yes please” attraverso il quale la città svela gioielli nascosti come il nobile Palazzo Pucci per ammirare le collezioni della prestigiosa Maison, l'Antico Setificio Fiorentino dove abili mani fanno nascere tessuti di grande pregio. Sveleremo anche i segreti dell'esclusivo Hotel Il Salviatino di Fiesole e dei castelli di Pomino e Nipozzano sulle colline del Chianti, memoria storica di una grande famiglia: i Frescobaldi.
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Benin, Togo e Burkina Faso BENIN, TOGO E BURKINA FASO
case di ocra rossa e castelli d'argilla Testo e Foto di Anna
S
Alberghina
ui primi contrafforti della catena dell'Atakora, nel nord del Benin e del Togo, vive un popolo di geniali architetti. Sono i Betammaribé ed i Tamberma. Siamo ai confini meridionali del
Sahel. A febbraio, l'harmattan, il vento del deserto, appanna il cielo e vernicia il paesaggio di ocra rossa. Le loro stupefacenti case fortificate sembrano le dimore delle fate. Sono le Tèkyètè, meglio conosciute come Tata Somba. La parola Tata, nella lingua locale, vuol dire fortezza. Si confondono con il colore dell'erba secca e sono sparse su di un vasto territorio a cui si accede attraverso una pista irta di sassi. Sembrano disposte a casaccio. In realtà, la loro collocazione risponde agli schemi precisi ed ai delicati equilibri della famiglia poligamica. Raggiunta l'età adulta, ogni figlio costruisce la propria Tata alla distanza di un lancio di sasso da quella della famiglia d'origine. I magri appezzamenti di terra argillosa fra le case sono destinati alla coltivazione. Questi piccoli fortini a più piani avevano lo scopo di proteggere gli abitanti dagli intrusi e dalle belve feroci. Migrati dal bacino dell'alto Volta fra il 16° ed il 17° secolo, i Betammaribé furono costretti a conquistare il territorio combattendo con-
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tro i Bariba. Attraverso le minuscole finestre potevano osservare
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BENIN, TOGO E BURKINA FASO
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9 l'esterno e lanciare ai nemici frecce avvelenate con lo strofanto. Al piano terreno si trovano il focolare domestico, il riparo notturno degli animali e le camere degli anziani che non sono più in grado di arrampicarsi ai piani superiori dove sono collocate le stanze della famiglia. Sulle terrazze, a cui si accede con una scaletta di legno, si svolge la maggior parte delle attività e si custodiscono i cereali in piccoli granai tondi. All'entrata, un altare in terra di forma fallica è il luogo dei sacrifici agli antenati. Ossa ed amuleti appesi al soffitto hanno una funzione protettiva.
Seminascosti dai baobab, i piccoli castelli
turriti sembrano usciti da una fiaba. Il profilo è movimentato dai coni aguzzi dei tetti in paglia. Solo un progetto equilibrato ed armonioso poteva dar vita a costruzioni così raffinate e funzionali. La costruzione di una Tata richiede una grande maestria. I Betammaribé, ovvero “coloro che sono abili nella costruzione” fanno tutto a mani nude e tracciano sulle pareti in “banco” delle linee parallele simili alle scarificazioni che portano sul volto. In occasione delle cerimonie importanti, le donne Tamberma indossano singolari copricapi in paglia sormontati da un paio di grosse corna che ricordano gli elmi dei vichinghi. Assistervi è un'esperienza straordinaria. Le Tata Somba sono sopravvissute nei secoli ma, purtroppo, oggi, i giovani preferiscono trasferirsi in case di cemento con il tetto di lamiera ondulata. Un mondo fragile, dunque, che va protetto dall'avanzare inesorabile della globalizzazione. Superato il confine con il Burkina Faso, si entra nel territorio dei Kassena, un popolo di agricoltori, famoso per le case in fango sapientemente decorate dalle donne. Il villaggio di Tiébélé, circondato da piantagioni di cotone, è un'autentica meraviglia. Le dimore familiari sono costruite a forma di otto. La decorazione delle pareti viene eseguita utilizzando fango e gesso. Si ottengono così stupendi murales, ricchi di grafismi simbolici, dotati di una funzione estetica ma, soprattutto, protettiva. I colori, bianco, nero, rosso, sono naturali e vengono protetti con un fissativo ottenuto dalla bollitura dei baccelli dell'albero del carrubo. Vengono solitamente realizzati prima del sopraggiungere delle piogge. Meno sgargianti ma altrettanto sorprendenti sono le fortezze dei Lobi che vivono nella porzione sud-occidentale del Burkina Faso. Sono interamente costruite in “banco” ed ospitano le famiglie allargate con una sezione dedicata ad ognuna delle mogli. Nelle piccole cucine sono impilati i paioli in terracotta che le donne accumulano durante la loro vita. Ciò che più ci affascina di questo popolo è la loro filosofia della morte e della vita nell'aldilà. I Lobi emigrarono dal Ghana alla fine del 19° secolo e si stabili-
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BENIN, TOGO E BURKINA FASO rono nelle regioni aurifere attorno a Gaoua. La loro società è organizzata in clan matrilineari. Le donne, dal corpo ricoperto di scarificazioni, usavano portare un doppio piattello labiale. Ancora oggi si possono osservare fra le più anziane. Secondo il pensiero dei Lobi, il corpo non è solo una realtà fisica ma custodisce un'entità immateriale che può essere svelata solo durante il rito funebre. Dopo il decesso, constatato l'arresto del respiro, è compito del figlio maggiore offrire immediatamente un sacrificio sull'altare domestico. In questo modo viene sollecitata l'autorizzazione degli antenati a dare inizio al rito funebre. Verrà poi dato l'annuncio alla comunità e potranno iniziare i lamenti funebri. Si procederà quindi alla toeletta del corpo, alla sua esposizione che dura 48 ore ed alla veglia con danze e musica, al termine della quale il corpo verrà, infine, sepolto. Ciò che rende assolutamente peculiare l'intero rito è l'interrogatorio del corpo. Questo è il solo mezzo attraverso cui l'anima invisibile potrà staccarsi definitivamente dal corpo ed avviarsi verso il mondo degli antenati. L'interrogatorio del corpo, avvolto in una stuoia ed adagiato su di una lettiga, può essere rivolto al cadavere ma,
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L'altra faccia della GRECIA - L'Epiro archeologica e del mito
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se l'inumazione si fosse resa necessaria, anche agli effetti personali del defunto. E' indispensabile per comprendere se la morte è avvenuta per cause naturali oppure è frutto di magia o della violazione di un tabù. Le domande si succedono incalzanti e le risposte vengono interpretate in base ai movimenti della lettiga. A distanza di 3 o 4 mesi, preferibilmente durante la stagione secca, viene programmato il cosiddetto “funerale freddo” o “bo-bur”. Il bo-bur è una sorta di esorcismo della morte ed ha la funzione di accompagnare l'anima del defunto nel suo cammino verso la terra degli antenati. E' questa cerimonia di “addio al corpo” che colloca il defunto nella sua nuova condizione, confermando la sua separazione dal modo dei viventi e scongiurando qualunque futura intrusione.
Infine, le vedove verranno purificate e
liberate da ogni costrizione rituale per poter ritornare alla vita di sempre. Il passaggio dal mondo visibile a quello invisibile non è, tuttavia, definitivo né irreversibile. L'antenato veglierà sui viventi e potrà reincarnarsi un giorno in un nuovo nato dello stesso clan. Che cosa sono venuta a cercare fra quelle genti così tenacemente legate al proprio passato? Che cosa mi ha spinta ad infilarmi in quell'universo dominato dalla fatica? Affascinata dalla nuova esperienza e nel contempo turbata dall'enorme divario culturale, osservavo quel mondo fatto di lunghi silenzi e di piccoli gesti quotidiani, come fosse uno spettacolo. Un mondo che sembrava scoraggiare chi vuole capire. Il viaggiatore, malato di esotismo, vuole viaggiare nello spazio ma anche nel tempo. Alla fine troverà ciò che già conosce. Troverà le sue radici. Troverà se stesso.•
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EPIRO il tripudio della Natura
EPIRO il tripudio della Natura
Testo e foto di Teresa
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Carrubba
l verde intenso delle conifere che ammantano le arci-
su fiumi che spumeggiano tra grandi sassi, cascate e
gne vette del Pindo, in magnifico contrasto con la
pozze limpide, sormontati da superbi ponti di pietra. E'
roccia grigia dei canyon riarsa dal sole greco e con le
l'Epiro, il volto selvaggio della Grecia. A dispetto delle
cave di pietra candida dalla cui solidità nascono le tipiche
isole sognate, fatte di costruzioni abbacinanti di calce
case di questa zona, cade a strapiombo su placidi laghi o
bianca e infissi blu, di spiaggette incantate su un mare
SPECIALE GRECIA: L'EPIRO
cristallino, emerge anche un'altra Grecia, dalla Natura
cessibili e per questo piĂš vicini all'ascetismo. Come il sor-
aspra e rigogliosa insieme che guida verso i sentieri della
prendente monastero duecentesco di Kipina dedicato
storia alla scoperta dei tesori dell'archeologia, delle misti-
alla Vergine Maria nei pressi del villaggio Kallarites. Per-
che chiese bizantine e dei sorprendenti monasteri, a volte
fettamente mimetizzato nella roccia in cui è stato scavato,
incastonati nella roccia come diamanti grezzi, quasi inac-
vi si accedeva con un ponte di legno levatoio che durante
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SPECIALE GRECIA: L'EPIRO
la notte si tirava su, con una carrucola ancora esistente, per proteggere i monaci. All'interno, un cunicolo di 250 metri scavato nella montagna ed un altro di quasi un chilometro che lo congiungeva al vicino villaggio fecero di Kipina un monastero davvero inaccessibile. Venute meno le necessità difensive, oggi nessun monaco intende viverci visto l'isolamento e le condizioni ambientali davvero spartane. Kipina si trova tra i massicci montuosi di Tzoumerka, nell'omonimo Parco Nazionale dall'ambiente naturale protetto. Qui, oltre ai tradizionali villaggi come Kallarites, Syrrako e Matsouki, tra aspre rupi e macchia mediterranea si trovano orridi profondi e gole, come quella del fiume Arachtos, ambitissimo dai patiti del rafting, che scorre fino alla città di Arta a volte lambendo con dolcezza gli argini, a volte infrangendosi con la furia delle acque gonfie delle piogge invernali contro gli anfratti delle grotte, contro le lucide pareti di strette e altissime gole, o contro i pali ossuti degli spettacolari ponti di pietra a dorso d'asino su cui ancora passa la transumanza delle greggi. Ma la spiritualità
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EPIRO il tripudio della Natura
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dell'Epiro, quella che pacifica gli animi e riconcilia con il
maggi. E' nata qui una delle qualità di feta più famose, ma
mondo, qui pervade tutto. Si pensa infatti ad una mano
anche il noto, squisito formaggio locale non a caso chia-
soprannaturale quando, affacciati al balcone dell'Oxya, si
mato “metsovone”. Vale la pena assaggiarli entrambi,
è al cospetto del maestoso canyon di Vikos, considerato il
magari in una delle panetterie del villaggio, tra gli ingre-
più profondo del mondo e sicuramente il più impressio-
dienti delle ghiotte focacce multifarcite. Ma a Metsovo
nante per via delle pareti che cadono a precipizio sul Voi-
vengono prodotti anche i migliori vini della Regione, quel-
domatis, un fiume volubile che solo in inverno colma il
li imbottigliati da Katogi Averoff, una cantina straordina-
grande letto mentre in estate a tratti scompare lasciando
ria allestita in modo inusuale con ritratti sulle botti, video
a secco una distesa di sassi sbiancati dal sole. L'aspetto
proiettati in sottofondo, pareti e camminatoi completa-
positivo di questo fenomeno diffuso, specie nella zona di
mente rivestiti da bottiglie con effetto cromatico avvin-
Kipi in Zagoria, è che proprio qui sono stati costruiti i più
cente. Averoff, lo stesso nome della Galleria d'arte di
numerosi, e tra i più bei ponti di pietra. Siamo infatti nella
Metsovo, che custodisce la collezione privata che il politi-
regione di Zagori, nella zona dei Parchi Nazionali di Vikos,
co Evangelos Averoff ha donato al paese, oltre ad opere
Aòos e Valia-Kalda, un'area montana dalla natura stupe-
di artisti greci dell'Ottocento e Novecento. Metsovo, tra
facente animata da circa 45 villaggi collegati tra loro da
le viuzze lastricate di pietra scopre belle dimore e nume-
sentieri resi unici appunto dagli stupendi ponti di pietra.
rose strutture per l'ospitalità, con pittoreschi ristoranti a
La Natura, in Epiro, è immanente e avvolge tutto. Persino i
terrazza nel verde in cui si possono gustare i piatti genuini
paesi sono immersi in essa fino a farne parte integrante.
come spiedini di carne, pesce d'acqua dolce, e infiniti
Simile ad un presepe artisticamente costruito alle falde
contorni di verdure e stuzzichini. In questa zona, strano a
del Monte Pindo è Metsovo.
dirsi, c'è persino il tartufo.
Un salotto accogliente e vivace che esprime tutte le sue
Degustazioni e passeggiate nel bosco con cani addestrati
risorse come un'offerta al visitatore. Ecco che nella piazza
per a ricerca, vengono organizzati da Aroma Troufas
principale si aprono negozietti tipici dove è possibile
(www.http://aromatroufas.gr). Metsovo Si trova a circa
acquistare bei manufatti in legno d'olivo, ma anche for-
mezz'ora dal capoluogo dell'Epiro Ioannina.•
SPECIALE GRECIA: L'EPIRO
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Ioannina Ioannina tra la storia e la modernitĂ
tra la storia e la modernitĂ
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SPECIALE GRECIA: L'EPIRO
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omanticamente adagiata sul placido lago Pamvòtis sta Ioannina, il capoluogo dell'Epiro. Dall'alto del promontorio, racchiusa in splendide
mura bizantine, domina la storia, quella che ha fatto di Ioannina una città florida e potente in quell'Ottocento in cui il pur famigerato Alì Pascià di Tepeleni, cercando autonomia dal sultano la portò ad essere il centro amministrativo più importante della Grecia occupata. Tra quelle stesse mura che proteggevano il Kastro, costruito sotto Giustiniano nel 528 a.C. ma che fu rimaneggiato ed ampliato nel corso dei secoli e delle dominazioni. La Cittadella vantava costruzioni di epoca ottomana, come la moschea di Aslan Pascià, i bagni turchi, la biblioteca turca, la moschea Fetichè, la tomba di Alì Pascià sormontata da un'alta gabbia di ferro battuto, l'harem, il serraglio e il centro amministrativo, oggi sede del museo bizantino che vanta una bella collezione di icone, manufatti provenienti da scavi in Arta, frammenti architettonici, ceramiche e manoscritti. E il corso della storia rimarrebbe custodito nel Kastro se non fosse che le stratificazioni delle varie epoche hanno disegnato la fisionomia di Ioannina con stili architettonici diversi in un curioso ma interessante amalgama, ricavando il meglio da ogni dominazione. Una città che è stata ed è capace di dimostrare tolleranza religiosa ed etnica vivendola come un arricchimento e non come un problema, oggi è considerata a buon diritto il maggior centro culturale ed economico della regione. Un input a questo risultato lo ha dato certamente la presenza qui di una prestigiosa Università, la seconda per importanza in Grecia dopo quella di Atene, con ben 17 facoltà di cui quella di medicina è particolarmente accreditata. Ventimila studenti fanno di Ioannina una città molto vivace e dinamica. Lo conferma la frenesia, nella piazza principale in riva al lago, di numerosi caffè e ristoranti che restano aperti tutta la notte facendone il centro pulsante della città e il punto d'incontro dei giovani. Il lungolago non è da meno, punteggiato da un filare di magnifici platani e da sculture moderne offre lo spunto per belle passeggiate. Non solo. Da qui partono i battelli che in un quarto d'ora portano all'isola di Iannina che merita una visita. Furono dei monaci i primi abitatori dell'isola che nel XIII secolo fondarono uno dei più antichi e più importanti monasteri del posto, quello dedicato ad Agios Nikolaos Filanthropinon, oggi il più visitato anche per il suo ciclo pittorico bizantino molto ben conservato. Ma sull'isola ce ne sono altri 6 di monasteri, tre dei quali dedicati a San Nicola. Tra questi, il monastero di Agios Pantelaemon dove Alì Pascià fu ucci-
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Ioannina tra la storia e la modernità
so dai sicari inviati dal sultano ottomano Mahmud II. Oggi è sede di un interessante museo dedicato al Pascià. Abitata in passato da pescatori oggi trasformatisi perlopiù in ristoratori, quest'isola, con i suoi 350 abitanti, ha il tipico aspetto delle terre greche, con viuzze animate da negozi e taverne, casette bianche colorate da esplosioni di bouganvillee. Tornati a Ioannina, vale la pena visitare la Grotta di Pérama, formatasi sotto la collina di Goritsa ben 1,4 milioni di anni fa, ma scoperta solo durante la seconda guerra mondiale da chi intendeva rifugiarvisi. Qui la Natura non ha badato a spese quanto a fantasia e creatività sedimentando nel tempo scenografie surreali fatte di concrezioni calcaree davvero stupefacenti. Quasi un chilometro da percorrere in un continuo saliscendi su gradini
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ha una lunghissima tradizione che si sviluppò soprattutto
bagnati e sdrucciolevoli e un'umidità del 100% è il prezzo
nel periodo della dominazione turca. Fu addirittura un
da pagare, ma ne vale la pena perché girovagare in quei
capostipite della famiglia Bulgari, tal Sotirio, famoso
meandri con l'effetto sorpresa ad ogni passo è davvero
argentiere, ad implementare qui quest'arte fino a quando
un'esperienza emozionale da non perdere. (www.spilaio-
a causa degli eventi bellici turchi lasciò l'Epiro per rifugiar-
perama.gr). Un ultimo giro a Ioannina, nella tranquilla
si in Italia dove fece la fortuna che tutti conosciamo. Una
zona pedonale, vivace di locali dove fare una sosta, o nella
tradizione, quella argentiera, che continua tutt'oggi, gra-
via principale, quella che dalla piazza del lago attraversa
zie soprattutto ad un famoso centro nei pressi di Ioanni-
la città costeggiando il Kastro. Qui si rincorrono negozi di
na, KE.PA.VI (www.silver-epirus.gr), dove ci sono labora-
argenteria dove si può acquistare il tipico melograno che
tori artigiani e dove si formano le nuove leve dell'arte
pare porti fortuna ed ogni altro oggetto, più o meno ela-
argentiera. Un grande spazio è dedicato all'esposizione di
borato, del prezioso metallo. Perché qui l'arte argentiera
oggetti qui prodotti e che possono essere acquistati.•
SPECIALE GRECIA: L'EPIRO
Dodoni
un gioiello dell'archeologia
C
hi viene a Ioannina non può non dedicare una mezza giornata all’ archeologia. A circa 20 km dalla città, ai pie-
di di reiterate colline e del monte Tomaros, si entra nella storia. Una storia che sa di mitologia, di oracoli e vaticini. E tutto questo aleggia ancora nell’aria riarsa e polverosa di questo luogo fermo nel tempo dove ogni pietra parla di devozione pagana, di riti scaramantici e di profezie lette fideisticamente dai sacerdoti di Zeus nel fruscìo delle foglie della sacra quercia o nel tintinnìo dei vasi devozionali di bronzo o nel volo premonitore
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DODONI, UN GIOIELLO DELL'ARCHEOLOGIA degli uccelli. Ma parla anche di cultura. Basti ammirare il magnifico teatro e la sua maestosa gradinata a ventaglio; non è difficile volare con la fantasia e immaginarla gremita di 17.000 spettatori! Costruito all’inizio del terzo secolo a.C. durante il regno di Pirro, che nel bacino di Ioannina aveva la sua capitale, è uno dei teatri antichi più vasti mai conosciuti. Occupa una cavità naturale del terreno con una cavea di 135 mt di diametro divisa in tre livelli con 55 file di posti, riservando ovviamente le prime file agli invitati d’onore. L’orchestra era di forma ellittica e tutt’intorno aveva un canale di scolo per la pioggia. L’anfiteatro, anche grazie ai recenti restauri, si conserva in ottimo stato e ancora oggi è scenario di frequentatissimi spettacoli teatrali. Viaggiatori e studiosi del Settecento furono affascinati dal sito archeologico di Dodoni E fu proprio un viaggiatore inglese, tal C. Lincoln a scoprire nel 1832 il sito e dal 1875 iniziarono gli scavi che la Società Archeologica di Atene ha condotto sistematicamente fino al 1920. Inizialmente con la direzione dei professori Soteriadis, Evangelidis e Dakaris e poi, fino al 1996 con i membri del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Ioannina. Lo stesso Dakaris progettò il restauro del magnifico teatro, fiore all’occhiello di Dodoni. Gli scavi archeologici hanno confermato che il primo santuario greco dell’oracolo fu eretto proprio a Dodoni, già nella preistoria. Ma fu nel terzo millennio a.C. che qui si venerò Gaia, la dea della Madre Terra, associata al culto dell’albero e alle profezie legate ad esso. Il culto di Zeus, dio del mondo dei vivi e dell’Aldilà, prese piede più tardi, all’inizio del secondo millennio a.C. A quel santuario si accorreva da tutta la Grecia. Oggi l’Oracolo di Dodoni è secondo per importanza solo a Delfi in tutta la Grecia.•
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SPECIALE GRECIA: L'EPIRO
COME ARRIVARE IN EPIRO Un viaggio affascinante in Epiro è quello che comincia con la Minoan Lines, del Gruppo Grimaldi, un traghetto con le caratteristiche e il comfort di una nave da crociera, con comode cabine, junior suite e suite. Inoltre, un ristorante alla carta e uno self service, tre bar, shop, sala giochi, solarium sul ponte all’11° piano e persino una Spa. La linea per l’Epiro è Ancona – Igoumenitsa (poi prosegue per Patrasso), partenza tutti i giorni tranne il Martedì. www.minoan.gr Informazioni utili: www.visitgreece.gr ; www.travelioannina.com ; www.tourismplus.travel
DOVE DORMIRE Nella sezione KALEIDOSCOPE di EMOTIONS, da pag 90, sono descritti 3 dei migliori alberghi da noi visitati In Epiro ci sono 220 alberghi iscritti all’Associazione Albergatori, di cui 70 a Ioannina. Tutti di buon livello, con standard precisi ma con forte personalizzazione individuale. Si consiglia: • Grand Forest, 44200 Metsovo, Egnatia Highway – interchange 7A per Anilio - +30.2656029110 – email info@grand-forest.gr – sito web: www.grand-forest.gr • Grand Serai Congress & Spa, Gruppo Mitsis Hotels, viale Dodonis 33, 45332 Ioannina - +30.2651090550 - email: info@mitsis-grandserai.com; per gli eventi events@mitsisgrandserai.com – sito web: grandserai.mitsishotels.com/ • Hotel Du Lac congress center & Spa, viale Karolos Papoulias, 45221 Ioannina – tel. +30.2651059100 - email: info@hoteldulac.gr – sito web www.hoteldulac.gr/en.aspx • Mirtali Art Hotel a Manteio, Dodoni tel. +30.2651082288 – email: info@mirtali.gr – sito web www.mirtali.gr • Aberratio Boutique Hotel, ad Aristi Zagoria, 44004 Ioannina, Tel/fax: +30.26530 42 202 - email: info@aberratio.com sito web www.aberratio.com/en • Konitsa Mountain Hotel, a Konitsa (Ioannina), tel: +30,2655029390 - +30,2651038705 – email: info@konitsahotel.gr – sito web www.konitsahotel.gr • Hotel Princess Lanassa, Kosttitsi-N.Tzoumerka, tel +30.2659022600 – email: elvira@hotellanassa.gr • Hotel Metropolis, via Averof, 45444 Ioannina, telefono +30.2651030004 – email: info@metropolishotel.gr – sito web www.metropolishotel.gr/?lang=en
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IL FASCINO MEDIEVALE DI BRUGES,
Il fascino medievale
Capitale delle fiandre e patr
Testo di Mariella
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Morosi | Foto Visitflanders
Bruges è la più bella e la più romantica città del Belgio,
o in barca lungo la rete di canali, con itinerari che toccano
capitale delle Fiandre, una delle tre regioni del Paese. Le
edifici storici, piazze e musei, ben 27 tra pubblici e privati.
sue case medievali con il tetto triangolare a gradino (à
Il centro storico è tutt’ora racchiuso nel cerchio disegnato
pignons), ricamato come i famosi merletti, hanno saputo
dai canali, identico a quello raffigurato in un dipinto del
affrontare i secoli senza perdere il loro fascino. Se poi le si
XV secolo esposto al Museo Memling insieme ai capola-
osserva navigando lungo i canali sanno regalare vere
vori dei primitivi fiamminghi come Jan van Eyck. Gli anti-
emozioni con i loro angoli segreti e i balconi pieni di fiori
chi magazzini che costeggiano le vie d’acqua ricordano
che si specchiano nell’acqua dove nuotano i cigni. E’ una
quanto la navigazione fosse importante per i commerci,
città a misura d’uomo, che si può percorrere tutta a piedi
mentre possenti mura, i vesten, proteggevano gli abitan-
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di
rimonio Unesco
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IL FASCINO MEDIEVALE DI BRUGES, ti dagli attacchi provenienti dal mare.
nato qui. C’erano banchi che forniva-
diverse. In cima suonano ogni 15
Tutto il centro storico è Patrimonio
no speciali carte di credito a chi dove-
minuti le 27 campane del carillon
UNESCO e racconta la grande storia
va viaggiare, per il pericolo di incon-
(ma c'è uno stop provvidenziale dalle
che rese protagonista la città, attivo
trare briganti, e se una di queste
21 alle 7). Una campana speciale,
polo mercantile fin dall’anno Mille.
postazioni, in genere panche di
quella della Vittoria, suona solo in
Successivamente, grazie alla costru-
legno, non osservava gli impegni,
occasioni speciali. Se si superano i
zione dello Zwin, il canale navigabile
veniva un incaricato e a colpi di maz-
366 gradini di pietra medioevali della
che sostituiva il vecchio Sinkfal
za la demoliva. (Bancarotta deriva
torre la ricompensa è un panorama
insabbiato, fu potenziato il collega-
così da “panca rotta”). Nobili, mer-
mozzafiato. Al centro della piazza
mento strategico con il mare con-
canti e artisti scelsero Bruges come
sorgono le statue di Jan Breydel e di
sentendo l'attracco a grandi navi da
sede privilegiata specialmente quan-
Pieter de Coninck, rispettivamente
carico. Fu così che Bruges si affermò
do Margherita di Male, figlia
capo dei macellai e capo dei tessitori,
nel XIII secolo come il maggior cen-
dell’ultimo conte di Fiandra, sposò
a riprova dell’importanza delle attivi-
tro mercantile di tutta l’Europa nor-
Filippo l’Ardito, Duca di Borgogna.
tà commerciali dei tempi d’oro. Da
doccidentale, soprattutto per i tessu-
L’atmosfera medievale qui si respira
questa piazza possono partire o con-
ti e le stoffe. Ancora oggi la tela di
davvero ovunque, ed è inevitabile
cludersi tutti gli itinerari, prima o
Fiandra è simbolo di qualità e bellez-
sentirsi protagonisti, più che visitato-
dopo una sosta nei numerosi caffè
za. Fiorirono le arti, attratte e finan-
ri. Molti sono i luoghi da vedere, indi-
all’aperto che offrono i famosi
ziate dalla ricchezza, furono edificati
cati dalle guide, ma il bello di questa
waffles o gaufre sommersi dalla
le chiese, i palazzi delle corporazioni
antica città è che ognuno può crearsi
panna o dal cioccolato, le pentole
e l’imponente Municipio nella piazza
un itinerario secondo i propri gusti,
colme di moules, (cozze) o le onni-
del Burg, cuore pulsante della città,
oppure camminare a caso, scopren-
presenti patatine fritte. Altra curiosi-
che oggi come allora governa la vita
do angoli inediti. Ma il vero punto
tà: qui c’è l’unico museo al mondo
dei cittadini. A Bruges fu aperta la
d’incontro per tutti è la centralissima
dedicato alle croccanti patate, ospi-
prima Borsa Valori del mondo, sulla
piazza del Mercato, immensa e di
piazza antistante il palazzo della fami- forma rettangolare,
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Si può anche
tato nella Saaihalle, uno dei più importanti edifici storici. Ma non
glia di commercianti Van der Beurse.
salire sul Belfort, la Torre civica alta
mancano neppure il Museo del cioc-
Una curiosità: il termine bancarotta è
83 metri, innalzata in tre epoche
colato, altra gloria belga, il Museo
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anno 6 - n°21 settembre 2016
IL FASCINO MEDIEVALE DI BRUGES,
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foto di: Rainer Kiedrowski
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dei diamanti e quello della birra. Nel Museo del Merletto sono conservati preziosi corredi ricamati, capolavori di un’arte che sta recuperando un nuovo interesse. Sono frequentatissime infatti le scuole di merletto. Tra le tante attrazioni più consigliate c’è il Begijnhof, ovvero il Beghinaggio, con le sue case bianche, il chiostro e il museo fondato nel 1245. Qui vivevano le beghine, donne laiche emancipate che avevano liberamente scelto una vita casta e dedicata alle opere di bene. La Begijnhuisje, visitabile, è una casa che mostra come si svol-
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IL FASCINO MEDIEVALE DI BRUGES,
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geva allora la vita quotidiana. Non
Basilica de Sacro Sangue, su due
anno i visitatori da tutti il mondo. Il
lontano si trovano due ospizi di cari-
livelli. Sul piano inferiore romanico,
più atteso è quello di musica antica
tà, il Sint Josef e il De Meulenaere,
del XII secolo, è stata poi costruita
con i migliori ensemble che si svolge
entrambi del XVII secolo. Imperdibile
un'altra chiesa neogotica. Bruges sa
ogni anno al Concertgebouw, coor-
una sosta romantica al Lago
donare anche i piaceri del palato con
dinato da Albert Edelman, musicolo-
dell’amore, il Minnewater, e se si è
una eccellente offerta enogastrono-
go di fama mondiale. La città ha una
fortunati si può assistere ad uno dei
mica, sia nei ristoranti stellati che nel-
consolidata vocazione turistica e in
tanti concerti all’aperto. Un altro luo-
le brasserie. La birra belga non ha
tutti i locali pubblici e alberghi sono
go visitato dagli innamorati è il ponte
bisogno di presentazioni e viene usa-
disponibili mappe della città e
Bonifacio, dietro il palazzo Gruuthu-
ta anche per cucinare pesci e carni,
depliant sui più importanti eventi.
se. Se le viuzze come Wijngaardstraat
come in altre latitudini si usa il vino.
Con la Brugge City Card si possono
dai palazzi color ocra sono una tenta-
L’Halve Maan è un birrificio artigiana-
ottenere sconti e facilitazioni su
zione forte per i patiti dello shopping,
le datato 1856 con una tradizione di
un'ampia gamma di offerte.•
sarebbe un peccato perdere altre
sei generazioni di mastri birrai della
destinazioni come la Chiesa di Nostra
stessa famiglia e produce la birra di
VISITFLANDERS – Ente del Turismo
Signora con all’interno la celebre
Bruges, la Brugse Zot. Forte, ad eleva-
delle Fiandre
Madonna con Bambino di Michelan-
ta fermentazione, è a base di malto
T +39 02 97 38 16 97
gelo, un’icona miracolosa e un cam-
luppolo e speciali lieviti. Se ne può
Piazza Santa Maria Beltrade 2, I-
panile in mattoni alto 115 metri. Altre
seguire il processo produttivo, degu-
20123 Milano
chiese da vedere sono Nostra Signo-
starla e acquistarla. Ma questa città
www.turismofiandre.it
ra della Visitazione in perfetto stile
non a caso è stata Capitale della Cul-
www.brugge.be
pre-gotico col suo alto campanile e la
tura. I suoi festival richiamano ogni
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L'elegante vitalitĂ di ZAGABRIA
L'elegante vitalitĂ di
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Zagabria SPECIALE CROAZIA
Testo di Teresa
Carrubba | Foto di Teresa Carrubba e Archivio
I
n posizione strategica lungo le vie del commercio sia verso il nord Germani-
co che verso l’est Ungarico, Zagabria, città-mercato ideale tra Oriente e Occi-
dente, crebbe in prosperità e potere. Senza contare poi che un’antica strada
la colle¬gava direttamente al mare Adriatico; non a caso i veneziani aprirono qui i loro fondaci. Zagabria conserva il suo carattere di città solida e pratica, cresciuta com’è a ridosso del confine tracciato dal fiume Sava che per secoli ne
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L'elegante vitalitĂ di ZAGABRIA
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SPECIALE CROAZIA
ha fatto l’ultima città occidentale. I turchi qui non sono mai arrivati ed è la chiesa cattolica, non l’ortodossa, ad avere la meglio sulle sue anime. La città medievale si sviluppò a partire dal 1094 su due colline, Kaptol, la sede del Vescovado, e Gradec, l’odierna città al¬ta, quella dei mercanti e degli artigiani, che visse in sicurezza grazie alle imponenti fortificazioni. Oggi la capitale della Croazia è una meta di crescente richiamo per il suo patrimonio architettonico e culturale e per la sua atmosfera esuberante. La vocazione degli zagabresi è quella del dinamismo, della vivacità. Incessante l’andirivieni dei pedoni, specie lungo la Llica, la via più lunga di Zagabria con i suoi sei chilometri, oltre che la più antica: una strada romana passava proprio di qui. La Llica inizia da Piazza Bano Jelaèiæ, a un passo dal coloratissimo mercato di Dolac, e prosegue fino a collegarsi con le vie che portano in Slovenia. Percorsa dagli sferraglianti tram azzurri, la lunga strada è un susseguirsi di vetrine di negozi interrotti solo dalle porte dei ristoranti e dei bar che offrono a vista grandi teglie di štrucklji, sorta di lasagna con sfoglia di pasta e formaggio fresco. La Llica segna il confine tra la Zagabria alta e quella sviluppatasi dagli inizi dell’Ottocento che invita il visitatore ad interessanti percorsi. Impo-
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L'elegante vitalità di ZAGABRIA
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nente l’edificio neo-barocco del
e delle arti e quello della Biblioteca
ti a un tavolino. Mondanità a parte,
Teatro nazionale croato, attorno al
universitaria. Emblema del Ferro di
Zagabria ha un interessante patri-
quale si apre l’armoniosa piazza con
cavallo è un suggestivo viale di plata-
monio culturale. Primo tra tutto il
la “Fonte della vita”, opera dello scul-
ni importati da Trieste che culmina in
Museo archeologico che conserva,
tore Ivan Meštrovic e il Caffè del
un gazebo liberty destinato ai con-
tra reperti di grande valore, anche
Teatro, tradizionale luogo d’incontro
certi del fine settimana. Il punto
qualche chicca della storia. Il libro di
di artisti e scrittori. Il centro romantico
nevralgico della vivacità cittadina,
lino zagabrese, per esempio,
della città è lo Zrinjevac, detto anche
invece, è l’immensa Piazza Bano
nasconde un intrigante legame tra
“il Ferro di cavallo di Lenuci”, dal
Josip Jelaèiæ, in passato centro
antiche civiltà. Il corpo mummificato
nome dell’architetto italiano che lo
degli scambi commerciali, oggi pun-
della moglie del sarto di Tebe era
progettò. È un parco che si estende
to d’incontro e di divertimento. Gravi-
avvolto nel tessuto di lino sul quale è
dalla splendida stazione ferroviaria
tano sulla piazza e nelle immediate
trascritto il calendario liturgico etru-
fino alla base della città alta, incasto-
vicinanze rinomati caffè che si divi-
sco! Ma è la città vecchia, raggiungi-
nato nel tessuto urbano di maestosi
dono la clientela secondo il target:
bile in 50 secondi con la funicolare
palazzi di influenza dell’impero
giovani, uomini d’affari, distinti bene-
(Uspinjaèa), ad esercitare il maggior
austro-ungarico e di padiglioni come
stanti. C’è anche il caffè frequentato
richiamo con i suoi possenti bastioni
quello in stile neo-rinascimentale
dai politici, dove è facile incontrare la
e i campanili della Cattedrale
che ospita l’Accademia delle scienze
crema di Zagabria standosene sedu-
dell’Assunzione della Beata Vergine
SPECIALE CROAZIA Maria, in stile neo e tardo gotico e l’adiacente cappella di
trova la farmacia più antica di Zagabria, aperta nel 1355,
Santo Stefano. La chiesa di San Marco dal tetto di pia-
dove Nicolò Alighieri, pronipote del sommo poeta Dante
strelle policrome inserita, insieme ai palazzi governativi,
viene menzionato come farmacista nel 1399. La farma-
in una piazza dall’atmosfera raccolta, considerata tra le
cia non ha mai smesso di operare ed è ancora in funzio-
20 più belle d’Europa. E la chiesa barocca dedicata a
ne producendo alcuni cosmetici secondo la formula di
Santa Caterina, il palazzo del conte Sigismund Vojkoviè
quegli antichi laboratori. Ma per penetrare l’atmosfera
eretto nel 1764, la pittoresca via Tkalèiæeva, dove un
popolare di Zagabria, vale la pena fare un salto a Dolac,
tempo scorreva un ruscello e operavano dei mulini e
la piazza centrale della città alta che ospita le bancarelle
dove nel XVIII secolo nacquero le prime manifatture di
del mercato più antico e frequentato. Il clima coinvolgen-
stoffa di lana, di sapone, di carta e di liquori. Ma anche
te, fatto di colori, odori e umanità, rimane dentro come
angoli di misticismo come la Porta di Pietra che si apre
una tessera del grande mosaico di Zagabria.•
nelle antiche mura. È un luogo di devozione popolare: l’icona di Santa Maria, scampata al grande incendio del
ENTE NAZIONALE CROATO PER IL TURISMO
1731, oggi Protettrice di Zagabria, è sempre circondata
Via G. Leopardi 19, 20123 Milano, Italia
da fiori e da ex-voto e di fronte, addossato a una parete e
t. +39 02 86454497
accudito dalle mani nodose di una vecchia vestita di
www.croazia.hr
nero, manda bagliori di luce il bancone di ferro su cui
info@enteturismocroato.it
ardono le candele votive. Nella stessa Via di Pietra si
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IL MUSEO DEI CUORI INFRANTI DI ZAGABRIA
Il museo dei Testo di Marco
Z
De Rossi
agabria è proprio dietro l'angolo, molto più vicina di quanto appaia sulla carta geografica. Un paio d'ore di auto da Trieste o di volo da Roma sono
sufficienti per raggiungere la capitale croata che si è attrezzata adeguatamente per diventare una meta turistica appetibile, e lo ha fatto talmente bene che Time Out, la prestigiosa rivista londinese, che quattro anni fa ha sfornato un'edizione croata, l'aveva inserita fra le prime 20 mete turistiche europee da visitare. Città verde, ben curata, architettonicamente asburgica, con una bella isola pedonale ed un eccellente servizio pubblico di tram, Zagabria ha tutte le carte in regola per onorare il riconoscimento di Time Out. Il simbolo di Zagabria è un cuore rosso perché, secondo la loro tradizione, la capitale croata si trova al centro dell'Europa. Visto che di cuori se ne intendono, proprio nella parte alta (e più romantica) della città, nascosto quasi nell'anonimato, è stato aperto nel 2010 il “Museo dei cuori infranti”, traduzione un po' ruffiana del “Museum of broken relationships”, una singolare e deliziosa collezione permanente di opere e reperti che testimoniano la fine, burrascosa o meno, di rapporti affettivi. Tanto che, per quattro anni, sulle pagine di molti giornali di tutto il mondo, come il Guardian, il New York Times, Der Spiegel, nella televisione statunitense Nbc, campeggiava il seguente annuncio: “Se avete un cuore infranto, venite a Zagabria, Croazia”, come se fosse un universale “refugium peccatorum”. Seguiva la spiegazione: “Vi state chiedendo come superare il dolore di un amore finito? La risposta è semplice: la trovate al Museo!” Fin qui gli slogan. Socrate diceva che “gli amori più bollenti finiscono nel modo più gelido”. E forse per ricordare che “non bisogna piangere ogni volta che il sole tramonta”, ma che “per fermare le lacrime basta guardare le stelle”, all'angolo della romantica piazza di Santa Caterina, al piano terra del palazzo della famiglia Kulmer, è situato il museo, nel quale gli oggetti sono esposti senza protezione alcuna (anche perché non hanno nessun valore economico), tanto da poterli anche toccare, nonostante il divieto di farlo.
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E' tutto bianco, il “Museo dei cuori infranti”, e non rosso,
cuori
SPECIALE CROAZIA
infranti
di Zagabria
come normalmente è il colore delle ferite, soprattutto di quelle che rimangono aperte a lungo. Sulle pareti e sui piani espositivi fanno bella mostra di sé oggetti di ogni genere, come un negozio di chincaglierie in attesa di gonzi da spennare: una bicicletta usata, un polveroso coniglio di peluche, un abito da sposa, un collare per gatti, pezzi di uno specchio rotto, manette erotiche, lettere, dipinti. Sono oggetti d'uso comune, di nessuna velleità artistica che ne possa giustificare la pubblica esposizione. Sono le storie comuni che stanno dietro a quegli oggetti, alcune sanguinose (c'è anche un'ascia appesa ad un muro), altre semplicemente dolorose, storie finite che non rinasceranno più, congelate in un semplice manufatto, che danno un significato a tutto l'insieme. Un'unica storia che ne racchiude tante. Le persone che hanno donato gli oggetti, protette dall'anonimato, desiderano semplicemente condividere un'esperienza dolorosa, magari esorcizzarla con la sola esposizione pubblica. L'idea del museo è venuta ad una coppia che si è separata ma che ha continuato ad avere rapporti professionali, l'artista e produttrice Olinka Vistica, e lo scultore Drazen Grubisic Il progetto, prima di approdare in forma permanente a Zagabria, dove è stato inaugurato ad ottobre del 2010 (mille visitatori nella prima settimana), ha girato mezzo mondo, da New York a Cape Town, da Istanbul a Singapore. Il museo è diviso in tre parti: una virtuale (www.brokenships.com), dove chiunque può condividere in rete la propria esperienza ed esporre (sempre in rete) gli oggetti e i luoghi che hanno avuto un significato nella relazione interrotta. Poi c'è il luogo fisico, l'esposizione permanente, dove dopo un po' di tempo gli oggetti in mostra vengono sostituiti con nuovi arrivi, e finiscono a loro volta nell'archivio virtuale. Infine c'è la parte interattiva, la “Confession Room”, dove i visitatori lasciano messaggi di testo, confessioni personali, poesie, e via testimoniando. L'idea di fondo, oltre alla conservazione della memoria, è quella dell'educazione, della possibilità di imparare qualcosa dalla visita. L'esposizione è divisa per argomenti: la stanza matrimoniale, quella della passione, la collera, rabbia e delusione, viaggio e piacere, ed infine la stanza delle lacrime per relazioni finite a causa della morte di uno dei partner. Alla fine del giro, il visitatore rimane emozionato e confuso, sentimenti diversi si accavallano, dalla meraviglia per l'originalità dell'idea, alla delusione per la consapevolezza di non aver visto nulla di imperdibile. Tuttavia molti pensieri vanno alle proprie, di relazioni interrotte, una sorta di deja-vù catartico che disinfetta anche i ricordi incancellabili. Di fatto, il museo va visto come un luogo di riflessione sulla caducità dei rapporti umani e sulla loro “sostituibilità”, sulla rigenerazione personale dopo una caduta nella polvere. Nello shop del museo, una matita da spezzare in caso di rabbia, ed una gomma per cancellare i cattivi ricordi. Poi bisogna comprare un cuore rosso, con scritto “Zagreb”, e portarselo via. In attesa di trovarne uno che batte per davvero. Ente per la promozione turistica della Città di Zagreb www.zagreb-touristinfo.hr Museo dei cuori infranti www.brokenships.com
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KRAPINA, ZAGORJE E VARAZDIN - Un viaggio tra terme e castelli
un viaggio tra terme e castelli Testo e foto di Teresa
Carrubba
I Castelli Non solo mare, la Croazia è anche una magnifica terra. Aree naturali considerate tra le più vaste e più ricche di biodiversità in Europa, difendono luoghi carichi di storia; sinuose colline ostentano con orgoglio le sagome geometriche di pregiati vigneti che digradano dolcemente a valle e dei boschi di faggio, abete e ginepro, habitat indisturbato di orsi, lupi e linci. E tra le ombre verdi di tanta Natura emergono, quasi da una scenografia fiabesca, gioielli architettonici del passato, castelli, fortezze, chiese e monasteri. Come il possente Castello Veliki Tabor a Desinić, nella Regione di Krapina e dello Zagorje. Ieratico e solenne, tutt'altra immagine dallo stereotipo medievale nostrano tutto merli e ponti levatoi, il castello di Desinić, a buon merito inserito nella lista UNESCO, restaurato di recente e oggi sede di un museo, è un complesso fortificato a pianta pentagonale costruito nei primi anni del XVI
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secolo su una preesistente struttura medievale, al quale in
SPECIALE CROAZIA
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KRAPINA, ZAGORJE E VARAZDIN - Un viaggio tra terme e castelli
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SPECIALE CROAZIA seguito furono aggiunte quattro torri semicircolari. Legato alla potente famiglia Ratkay a cui erano attribuiti molti altri possedimenti, il castello oggi è anche sede di eventi culturali: a luglio di ogni anno ospita il Tabor Film Festival e a settembre una suggestiva ricostruzione medievale. Sempre nella regione di Krapina e dello Zagorje, ma nel comune di Gornja Stubica, un altro castello ha segnato la storia di questa zona della Croazia, quello di Oršić, caratterizzato da una singolare pianta a L movimentata, all’interno del chiostro, da un suggestivo loggiato classicheggiante, unico elemento architettonico dinamico di una struttura piuttosto lineare a dispetto della sua connotazione barocca. Fu infatti a metà del Settecento che il Conte Krsto Oršić fece costruire il palazzo come residenza feudale della sua famiglia, pur avendo anche funzione difensiva, sui resti di una fortezza medievale. La famiglia Oršić visse qui fino agli Anni Venti del secolo scorso e a fine Anni Sessanta un’ala del castello venne trasformata in Museo della rivolta contadina. La cappella di famiglia, ancora consacrata, presenta affreschi che s’innalzano, con un interessante effetto ottico, fino alla volta cieca della scalinata al piano superiore. Il tour dei castelli croati può estendersi alla magnifica regione di Varaždin, ai confini
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KRAPINA, ZAGORJE E VARAZDIN - Un viaggio tra terme e castelli
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SPECIALE CROAZIA con la Slovenia, con l’omonima città distesa lungo il fiume Drava, famosa per i suoi edifici barocchi e per il poderoso e turrito castello, tutto calce bianca e tetti a cono rosso rubino. A metà tra fortezza e palazzo nobiliare, il Castello di Varaždin eretto nel XII sec., deve il suo attuale aspetto rinascimentale ad un rifacimento nel XVI sec. Oggi ospita il museo della città. Non vi è dubbio però che il castello più affascinante, per struttura e posizione, sia quello trecentesco di Trakoscan. Visto dal basso, sembra scaturire dalla cima della roccia, avviluppato da una folta vegetazione, a picco su un piccolo lago. Il faticoso arrampicarsi per gli innumerevoli gradini di pietra a spirale per raggiungere il maniero, viene ampiamente ripagato dalla bellezza degli interni, con i pregiati arredi originali. La suggestione è totale se si raggiunge il castello a tarda ora, quando il rosso del tramonto lascia il posto alle stelle e una sapiente illuminazione esalta la fortezza. Chi si trova in questa zona del Varaždin, non manchi di visitare Lepoglava, con la Chiesa della Madonna e il vicino Monastero dei Paolini, poi trasformato in carcere. Oggi è in pieno restauro, ma sono ben visibili gli affreschi che adornano le volte di alcune sale. I monaci Paolini, oltre ad aver fondato il primo ginnasio pubblico e la prima Università parificata, consolidarono e valorizzarono alcune tradizioni artigianali locali come la lavorazione del merletto a tombolo, ancora oggi vanto della cittadina di Lepoglava per il suo museo dove è possibile assistere alla lavorazione di pezzi di grande interesse e per il Festival internazionale del merletto che qui si svolge ogni anno a settembre.
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KRAPINA, ZAGORJE E VARAZDIN - Un viaggio tra terme e castelli
Le Terme Mai come in questo periodo la nostra attenzione è rivolta al benessere. Persino quando progettiamo una vacanza cerchiamo mete che ci possano offrire la possibilità di pensare anche al nostro relax, per esempio in una zona termale. E la Croazia possiede un grande territorio a vocazione termale che ottimizza con strutture moderne, attrezzate per trattamenti terapeutici ma con particolare attenzione anche a quelli estetici e rilassanti. A quaranta chilometri da Zagabria, in una valle circondata da colline nel cuore dello Hrvatsko Zagorje, si trovano le Terme Tuhelj, le più grandi della Croazia, proprietà delle famose Terme slovene Olimia. Le Terme vantano il maggior complesso di piscine, 4 interne e 4 esterne, con getti d’acqua, idromassaggi e scivoli, un fiume lento lungo 250 m con due lagune e massaggi subacquei, e un centro benessere di tutto rispetto. Il suo centro sauna è il più grande della Croazia: quattro saune finlandesi, sauna bio ionizzante con cristalli, sauna estrema, sauna con cromoterapia, sauna panoramica, 3 saune vapore (sauna di cristalli salini, al fango e doppia sauna vapore), lapidarium, laconium, whirlpool, frigidario e grotta di ghiaccio estesi su 1.000 mq.,fanno della SPA&VITA Tuhelj un punto di forza del wellness croato insieme alla piscina fredda, alla vasca jacuzzi, al percorso Kneipp, alla palestra ben attrezzata e alle sale relax con lettini ad acqua. Nel centro SPA&VITA, inoltre, nella riservata atmosfera delle 12 camere per l’estetica, ci si può far coccolare con interessanti trattamenti come il bagno di Cleopatra con latte e olio aromatico, lo scrub al sale, il massaggio hawaiiano, aromatico, ayurvedico. Ma soprattutto l’impacco di fango peloide di Tuhelj, che si classifica tra i fanghi curativi migliori d’Europa: purifica la pelle, la idrata e ne stimola il turnover cellulare. Tutte le strutture sono collegate attraverso corridoi climatizzati all’albergo delle Terme, a 3 stelle, con 138 camere tra standard, superior e 2 suites. La recente costruzione di nuovi edifici di albergo a 4 stelle, porta a un totale di 6 palazzi che costituiscono il complesso dell’Hotel Well di Tuhelj per meglio soddisfare le crescenti richieste del turismo benessere.
http://www.terme-
tuhelj.hr/it Ancora più vicine a Zagabria, a meno di 30 km. si trovano le Terme Jezerčica, che godono del bellissimo Parco Naturale Medvednica. Il complesso acquatico conta ben otto piscine, tutte termali che si affacciano al giardino e ai vari campi per le attività sportive come beach volley, calcetto, ping pong e badminton. Non mancano zone relax e solarium. Al coperto ci sono cinque piscine e due grandi vasche idromassaggio. L’acqua termale, che sgorga alla sorgente ad una temperatura di 38°C contiene molti ioni diversi in quantità sufficiente
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per essere considerata un’acqua con proprietà minerali cura-
SPECIALE CROAZIA tive ed è particolarmente ricca di acido solfidrico. La sua temperatura ottimale e composizione chimica la rendono idonea ad un utilizzo medico anche attraverso gli esercizi in piscina guidati da esperti fisioterapisti. Il parco acquatico interno comprende: piscina idromassaggio con geyser, vasca con idromassaggio ed effetto pioggia, piscina olimpionica e piscina per bambini con scivoli. Nel centro termale Jezerčica non manca uno spazio dedicato al benessere. Nelle quattro sale del Wellness & Spa Center, arredate per creare ambienti diversi, un team di esperti fisioterapisti offre la possibilità di godere trattamenti e massaggi indimenticabili, per il corpo e il viso. Inoltre, il Wellness & Spa Center è dotato di saune turche e finlandesi classiche, sauna a vapore con cromoterapia e aromaterapia, sauna con cristalli di sale e infrarossi, vasca idromassaggio esterna con acqua termale, una terrazza solarium e una piscina all'aperto con acqua fredda per la fase di raffreddamento dopo la sauna. L’acqua termale è disponibile anche direttamente nelle camere dell’albergo annesso. http://terme-jezercica.hr/en/ Last but not least, Krapinske Toplice, le Terme di Krapine, dove, oltre ad un famoso istituto specializzato per la riabilitazione, Villa Magdalena, c'è uno spettacolare centro acquatico dal nome eloquente Aquae Vivae. Qui, infatti, l'acqua termale acquista movimento e vivacità grazie a meccanismi tecnologici che creano effetti speciali tali da rendere piacevole e divertente anche un bagno in acqua termale. Piscine che all'improvviso diventano mari agitati dalle onde, giochi d'acqua, attrazioni acquatiche, cascate, geyser e quant'altro. C'è persino una piccola piscina in cui è possibile fare corsi di immersione, con l'assistenza di un esperto in collaborazione con il Diving Center Dive. Aquae Vivae si sta inoltre attrezzando, con strutture e ambienti carichi di atmosfera, per l'apertura di un centro sauna. Sono previste: sauna finlandese, sauna bio, tepidarium, stanza del ghiaccio, bagno turco, lettini e panche riscaldati.• http://www.aquae-vivae.hr/it/; http://www.villamagdalena.net/it/
Come arrivare in Croazia in aereo: la compagnia di bandiera Croatia Airlines opera voli diretti da Milano a Zagabria e voli Roma/Zagabria con scalo a Spalato. http://www.croatiaairlines.com/it/ Ente Nazionale Croato per il Turismo – Milano Via G. Leopardi 19 - 20123 Milano Tel: +39 02 86 45 44 97 Web: http://it.croatia.hr E-mail: info@enteturismocroato.it
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UN VIAGGIO A ZARA - ricordando le “vie dei sovrani croati”
Zara
Un viaggio a ricordando le “vie dei sovrani croati”
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SPECIALE CROAZIA Testo di Luisa
Chiumenti | Foto Ente Turistico di Zara
P
ercorrere le vie dei Sovrani croati significa vivere
presenta all'esterno con le sue rare aperture e le lesene che si stagliano fra le altissime arcate, assimilandone
tante diverse sensazioni quante sono le millenarie
l'immagine ad una vera e propria fortezza. Chiesa paleo-
città che vi si affacciano, come Nona (Nin) con la sua
romanica dalla forma circolare che sino al XV secolo por-
famosa cattedrale, la più piccola al mondo e soprattutto
tava il nome della Santissima Trinità, assumendo solo un
Zara (Zadar), con i suoi tremila anni di storia, già sede
secolo dopo il nome dal vescovo Donato che ne ordinò la
d'incoronazione appunto dei sovrani croati. Sorta su una
costruzione. E le pietre rettangolari che si notano nel pavi-
piccola penisola affacciata al mare Adriatico, un tempo
mento ricordano la presenza in loco di un foro di epoca
centro nevralgico della Dalmazia, è oggi il capoluogo del-
romana su cui poi sarebbe stata in parte eretta la chiesa
la Contea Zaratina. Ed ecco che entrando nel suo centro
romanica. Ma se Zara ha in sé l'eredità di un mondo che
storico, ci si sente subito avvolti dalle memorie storiche
attraverso le sue antiche mura e i suoi monumenti fa
che la legano alle vestigia romane e dall'affascinante
ripercorrere la storia, tuttavia, con l'ausilio delle bellezze
atmosfera medievale creata dalle numerosissime chiese e
naturali, la città si apre anche alla moderna creatività di
luoghi di culto. Ed è proprio nell'avvicinarsi alla chiesa di
architetti come Nikola Basic, ideatore di due opere note in
San Donato, vero simbolo della città, che appare il forte
tutto il mondo. Siamo sulla riva dove si possono ammirare
legame di questa terra con il mondo romano. Si tratta
i più bei tramonti mai visti, ma chi è stato, come me, a
dell' ampio foro (di 90 per 45 metri) voluto da Augusto,
vedere il famosissimo “Sunset” a Key West negli Stati Uni-
primo imperatore, così come è testimoniato dalle due
ti, luogo che richiama com'è noto visitatori da tutto il mon-
iscrizioni che suggellano l'ultimazione dei lavori di costru-
do alla data prefissata, forse non è proprio d'accordo con
zione, avvenuta nel secolo III. Ed è singolare che ancora
il paragone che sembra abbia fatto Alfred Hitchcock tra la
oggi questo grande spazio continui ad attuare il proprio
bellezza di quel tramonto e quelli che si possono godere a
compito fondamentale: quello di accogliere sia i cittadini
Zara. Questi infatti, a mio avviso, sono diversi perché ric-
che gli ospiti, proprio come una grande piazza moderna.
chi di una intensità cromatica più corposa e forse più
E fermiamoci ora dinanzi alla bella chiesa altomedievale
accesa e vibrante. Ed è dai gradoni di Mose Orgulje, punto
di san Donato, con una sua perfetta acustica, tale da offri-
in cui ci si dà appuntamento per vedere un tale
re il proprio ampio spazio interno ai numerosi concerti e
spettacolo, che si vede pian piano
ad altri eventi culturali che vi si svolgono. La possente
immergersi nell'acqua
architettura dell'edificio, divenuta icona della città, si
il sole che
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UN VIAGGIO A ZARA - ricordando le “vie dei sovrani croati”
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SPECIALE CROAZIA si adagia sulle innumerevoli isole, mentre il primo “Organo Marino”, che sia stato mai ideato al mondo e il “Saluto al Sole”, creati appunto dall'architetto sulla riva del mare, avvolgono il visitatore in un'atmosfera davvero straordinaria, mutevole ed irreale. La prima opera, costituita da lunghi gradoni in pietra bianca, nasconde, sotto il livello dell'acqua, canne d'organo disposte secondo un ordine preordinato, che, a seconda dei venti e della “bonaccia”, produce ogni giorno melodie diverse e imprevedibili. La seconda opera invece, con un gioco di luci ritmato secondo le onde che si posano su una serie di lastre di vetro multistrato (di 22 metri di diametro), vede alloggiati, al di sotto, moduli fotovoltaici forieri di una vivida luce che si accende in accordo con le melodie prodotte dall'Organo Marino. Ma è anche assai gradevole una sosta sia a Zara, che nei numerosi piccoli borghi circostanti, presso una delle accoglienti “konobe” (trattoria) per gustare qualcuna delle specialità gastronomiche locali. E come non fermarsi a Pago, un centro molto caratteristico dove sono ancora vive fra l'altro alcune antiche attività tradizionali come la produzione di un particolarissimo formaggio pecorino e dove ancora le donne si tramandano la lavorazione di un delicato merletto. Numerosi sono anche i Musei attraverso i quali si possono ripercorrere le origini della città, come il ricco Museo Archeologico. Non si può fare a meno di dare uno sguardo alle interessanti attività artistiche e artigianali che si possono fra l'altro osservare da vicino visitando, ad esempio, il Museo del vetro antico, o la mostra permanente di arte sacra e il Museo Nazionale. Né si deve dimenticare come il vasto territorio della contea di Zara offra possibilità di attività sportive di ogni tipo, dalla caccia alla pesca, dagli sport equestri al rafting, o ad itinerari ciclistici nella cornice di paesaggi affascinanti all'interno del parco nazionale di Paklenica, o quello di Zadar-Zaton-Privlaka-Nin-Vir, o delle Isole di Pago (Pag), che offre alla vista un paesaggio davvero irreale con le sue insenature e spiagge naturali incontaminate.• · ENTE NAZIONALE CROATO PER IL TURISMO Via G. Leopardi 19, 20123 Milano, Italia Tel +39 02 8645 4443 http://croatia.hr/it-IT info@enteturismocroato.it ENTE TURISTICO DI ZARA Ilije Smiljanica 5 | HR-23000 Zadar Tel. +385 (0)23 212 222 http://www.zadar.travel/ ante@zadar.travel
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FIRENZE yes please - La cittĂ svela i suo tesori nascosti.
Firenze yes please
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SPECIALE TOSCANA
La città svela i suoi tesori nascosti
Pamela McCourt Francescone ha seguito itinerari inediti della Toscana scoprendo le eccellenze dell'arte, della storia e dell'ospitalità spesso inaccessibili ai più, di cui si è fatta testimone e interprete.
F
irenze, crogiuolo di storia, arte e bellezza, una città orgogliosa del suo passato che abbraccia il futuro attraverso trasformazioni e novità, come il Grande Museo del Duomo,
inaugurato il 29 ottobre 2015, e l'avveniristico Teatro dell'Opera la cui apertura risale a due anni fa. Una città fiera delle sue memorie che gioisce nel protendersi oltre lo status quo, che si diletta a rompere gli schemi e non esita a confrontarsi con un nuovo ordine. Come “FIRENZE yes please”, un progetto per raccontare il capoluogo oltre i soliti cliché, curato da Felice Limosani, Doris Kovacs, Matteo Parigi Bini e Alex Vittorio Lana, che da settembre diventa un destination website rivolto a chi desidera conoscere e vivere questa città attraverso esperienze uniche e a volte inaccessibili. Quelle eccellenze nascoste o poco conosciute di altissimo valore aggiunto che, per un pubblico di fascia alta, faranno di una vacanza fiorentina un viaggio esperienziale permettendo di condividere la realtà del luogo con l'auspicio: “arrivare come un ospite, partire come un amico”. Come visitare a porte chiuse la Galleria degli Uffizi per trovarsi in un dialogo intimo con le opere dei grandi maestri, o con i capolavori dell'arte sacra nel Grande Museo del Duomo, varcare il nobile Palazzo Pucci per ammirare le collezioni della prestigiosa Maison Emilio Pucci, o dell'Antico Setificio Fiorentino dove abili mani fanno nascere tessuti di grande pregio e dove si trova un macchinario, ancora in uso, disegnato da Leonardo da Vinci. Nato dall'estro di undici direttori di alberghi a cinque stelle della città e dei quattro professionisti dell'editoria e della comunicazione, firenzeyesplease.com ha come trait d'union l'amore per la città di Firenze e il desiderio di raccontarla in ambito internazionale oltre i cliché turistici. Attraverso partnership locali e internazionali, diventa un riferimento di mediazione culturale tra il territorio e un pubblico d'élite, con un forte engagement attraverso il web. Comunicando con largo anticipo i principali eventi culturali e di intrattenimento, e raccontando storie di imprenditori, artigiani e persone che fanno di Firenze non solo la città della bellezza ma anche quella del sapere e del saper fare.• pmf www.firenzeyesplease.com
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Il Grande Museo del Duomo. Un museo che fa teatro
Museo Il Grande
Un museo che fa teatro
U
n unico grande museo che comprende sei dei
monumenti più famosi di Firenze: la cattedrale di
Santa Maria del Fiore, la cupola del Brunelleschi, il
campanile di Giotto, il battistero di San Giovanni Battista, la cripta di Santa Reparata e il vecchio Museo dell'Opera del Duomo. Un complesso di una ricchezza storica e religiosa sans pareil, e un insieme unico di fede, storia e arte che conserva la maggiore collezione al mondo di sculture del Medioevo e del Rinascimento fiorentino. Oltre 750 opere tra cui capolavori dei più grandi artisti del tempo da Michelangelo a Donatello, Arnolfo di Cambio, Luca della Robbia, Andrea del Verrocchio e molti altri ancora. Un progetto costato quarantacinque milioni di euro, voluto e curato dal direttore Timothy Verdon la cui visione ha portato alla realizzazione di uno spazio museale spettacolare e di agevole fruibilità da parte del pubblico. Raddoppiato lo spazio del vecchio Museo dell'Opera del Duomo, con venticinque sale su tre piani che valorizzano, grazie agli innovativi e
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fantasiosi allestimenti di Verdon, grandi capolavori come la
SPECIALE TOSCANA
del Duomo
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Il Grande Museo del Duomo. Un museo che fa teatro
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SPECIALE TOSCANA Pietà di Michelangelo, la Maddalena di Donatello e le leggendarie Porta del Paradiso e Porta Nord del Battistero di Firenze. Al centro del Museo, nel grande spazio dell'exteatro, la magnifica Sala del Paradiso dove è stato realizzato un colossale modello in scala 1.1 dell'antica facciata del duomo di Arnolfo da Cambio, mai finita e distrutta nel 1578. Una quinta smisurata con quaranta statue, quelle realizzate nel 1300 e nel 1400 per la facciata originale. Una ricostruzione fedele che lascia il visitatore senza fiato per le sue dimensioni, gli slanci audaci e per il collocamento che si lascia intravedere da nuove prospettive sui piani superiori, grazie a spazi volutamente lasciati aperti. Tra i capolavori colpisce per la sua mole e forza interiore la Pietà di Michelangelo, una delle sue opere più misteriose e forse destinata al suo monumento funebre. Un'opera che mentre esprime l'arte sublime dell'artista, comunica in modo struggente i dubbi e i demoni che da anziano l'assillavano e che lo hanno portato, in preda allo sconforto, a colpire a martellate il gruppo marmoreo nel tentativo di distruggerlo.• pmf www.ilgrandemuseodelduomo.it
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Antico Setificio Fiorentino. Quando la seta diventa poesia
Setificio Fiorentino Antico
Quando A la seta diventa poesia
Foto dell'Archivio Stefano
Ricci
ffonda le radici nel Rinascimento, che ebbe i natali
proprio a Firenze, l'Antico Setificio Fiorentino, una
bottega che dal 1786 produce stoffe pregiatissime
su antichi telai che risalgono al '700 e all '800. Vecchi mac-
chinari – alcuni a mano e altri semi-automatici - che furo-
no trasferiti nel grande magazzino che si trova nello storico
quartiere artigianale di San Frediano quando le grandi fami-
glie nobili, stanche dei fastidiosi rumori dei telai che lavo-
ravano giorno e notte nelle loro dimore per produrre tes-
suti con i colori e disegni storici delle loro casate, decisero
di fare accomodare in un laboratorio unico i lavoratori, i
cartoni, i disegni delle stoffe e i rumorosi telai per allonta-
narli dalla loro quotidianità ovattata. Quella di questo Seti-
ficio tradizionale, uno dei pochi rimasti al mondo, è una
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storia di passione artigianale dove vengono ancora pro-
foto di Studio Segno
foto di Egon Ipse
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Antico Setificio Fiorentino. Quando la seta diventa poesia dotti quei broccatelli, lampassi, ermisini, damaschi e tessuti rustici fiorentini che nel passato hanno arredato le dimo-
ed europei. E dove, tra i macchinari, si trova ancora funzionante un orditoio disegnato da Leonardo da Vinci. Nel grande spazio di questa “fabbrica dei sogni” che accoglie i telai da oltre due secoli, migliaia di fili sottilissimi di seta
foto di Egon Ipse
re aristocratiche, i palazzi e le prestigiose ville della nobiltà, dei ricchi mercanti e dei grandi mecenati fiorentini, italiani
scintillano come pietre preziose, il ritmico clangore dei macchinari si alza come una sinfonia, e le mani e i piedi esperti delle orditrici si alternano con maestranza sui telai facendo nascere tessuti di una bellezza che rivaleggia quella nei dipinti dei grandi maestri del Rinascimento. Oggi, grazie all'acquisizione da parte della Stefano Ricci nel 2010, questi tessuti tradizionali raggiungono una sempre più vasta platea internazionale, affiancati da nuove linee che rispondono ai gusti contemporanei per tessuti di pregio per corredare gli arredi di lusso del 21° secolo. Arredi Ricci, che vanno dalle sale di Sant'Alessandro nel Cremlino, alla Tribuna della Galleria degli Uffizi e dai panfili lussuosi ai sontuosi loft di Manhattan. pmf
foto di Egon Ipse
www.anticosetificiofiorentino.com
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foto di Bernardo Conti
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Il Salviatino. Il Rinascimento diventa il nuovo lusso
Il Salviatino
Il Rinascimento diventa il nuovo lusso
D
alla splendida terrazza della villa del XV secolo immersa nel verde, stupisce la vista incompara-
bile sulla torre di Palazzo della Signoria e sulla
cupola di Brunelleschi, una posizione elegantemente distanziata ma parte integrante della città che si distende, raccolta, ai piedi delle colline di Fiesole. La terrazza è quella de Il Salviatino che sorge in un parco di cinque ettari, a soli 15 minuti dal centro città, e che nei primi anni del 1900 fu la residenza dello scrittore Ugo Ojetti, che ne fece un luogo d'élite per i suoi amici artisti e Futuristi. Ognuna delle 45 camere e suite ha un arredamento singolare. In alcune predomina lo stile tradizionale toscano con mobilio d'epoca, opere d'arte e grandi divani chesterfield in pelle mentre altre hanno affreschi, caminetti e pavimenti in marmo e rovere. In comune hanno tocchi hi-tech come le TV che stanno dentro grandi specchi orientabili e docce con illuminazione LED. Un mix affascinante di antico e contemporaneo, come nella grande Suite Affresco dove un soffitto riccamente affrescato da Bruschi nel 1886,
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contende l'attenzione con il grande letto contemporaneo
SPECIALE TOSCANA
e - tocco da maestro - la vasca che è un antico sarcofago di marmo. La piscina su due livelli è un angolo di puro relax, e la Spa una fuga dallo stress dove i trattamenti ricercati sono firmati Dr. Vranjes, la Maison de parfum e cosmetologia fiorentina. Tra gli emozionanti viaggi polisensoriali il Tuscany Pleasure, della durata di tre ore, che comprende uno scrub per il corpo e una maschera per il viso con prodotti a base di vini toscani, seguiti da un massaggio all'acido ialuronico per una pelle morbida e delicatamente profumata. Nel ristorante La Cucina, che nei mesi invernali trasloca dalla terrazza alla biblioteca, si gusta il meglio della cucina toscana rivisitata con estro dallo chef stellato Carmine Calò, accompagnato da eccellenti vini toscani. E per chi riesce a staccarsi da tutto questo i gentili e sorridenti ambasciatori de Il Salviatino sanno suggerire il meglio di Firenze…dalle più esclusive botteghe artigiani ai nuovi musei, e a come allontanarsi dai flussi turistici per scoprire gli angoli più suggestivi nel cuore medievale della città dei Medici.• pmf www.ilsalviatino.com
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POMINO E NIPOZZANO - Eleganza senza tempo
Pomino e Nipozzano Eleganza senza tempo
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SPECIALE TOSCANA
Pomino e Nipozzano, due castelli secolari sulle colline del Chianti Rufina, memoria storica di una grande famiglia, i Frescobaldi da oltre 700 anni portavoce della diversità nella viticoltura che ad oggi ha prodotto 10,7 milioni di bottiglie di vini pregiati commercializzati in 90 Paesi dalle Americhe all'Asia. Foto Pamela
S
McCourt Francescone e Archivio Frescobaldi
orgono nella Toscana che fa sognare, nel Chianti
un tocco di elegante femminilità e il Castello di Nipozza-
Rufina un territorio generoso e benefico a est di
no, un'antica roccaforte fiera e solenne affacciata sulla
Firenze e conosciuto fin dal Rinascimento per il
valle del fiume Arno. Risale all'anno 1000 l'arrivo della
suoi vini di pregio, il Castello di Pomino, luminoso e con
famiglia Frescobaldi a Firenze dalla Val di Pesa, in un
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POMINO E NIPOZZANO - Eleganza senza tempo
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SPECIALE TOSCANA
momento di grande espansione economica, politica e militare dell'Italia centro-settentrionale. Scelgono la parte d'Oltrarno della città per costruire in Piazza de' Frescobaldi il loro palazzo con una torre e una loggia. E nel 1252 fu Lamberto Frescobaldi a costruire il primo ponte sull'Arno, ora chiamato Ponte Santa Trinità, per collegare i suoi possedimenti con l'antico centro della città. Ma fu grazie a una donna, Leonia degli Albizi, che Nipozzano e Pomino sono entrati tra le proprietà dei Frescobaldi. La famiglia degli Albizi, trasferitasi in Francia nel 16° secolo per dissapori con i Medici, rientrò in patria nel 1800 ed è stato il capofamiglia, Vittorio degli Albizi, il primo a introdurre moderne tecnologie di viticultura nella zona del Chianti Rufina. Vittorio non si è mai sposato e fu la sorella, la Marchesa Leonia l'ultima erede dall'antica famiglia, a portare con sé in dote i due castelli e le loro tenute andando sposa ad Angiolo Frescobaldi nel 1863. E fu sempre Leonia negli anni a introdurre varietà di viti allora sconosciute in Toscana quali lo Chardonnay, il Pinot nero e il Pinot bianco. Arrivando a Pomino dopo aver attraversato boschi di castagni e pini -– siamo a 700 metri s.l.m. – troviamo l'elegante dimora di Leonia accerchiata da distese di vigneti: lunghi filari rettilinei che si conformano ai profili del territorio, risalendo e scendendo pigramente colline e poggi e inabissandosi in profonde vallate prima di dissolversi all'orizzonte senza soluzione di continuità. Vigneti che producono vini eleganti e di grande personalità come il cru Benefizio Riserva Pomino Doc, un vino che è considerato il precursore di una nuova categoria di vini bianchi italiani di altissima qualità che nacque con la vendemmia del 1973. Risale invece al 2012 il Leonia Pomino Brut Doc, un vino fortemente voluto dal Marchese Lamber-
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POMINO E NIPOZZANO - Eleganza senza tempo
to Frescobaldi, presidente dell'azienda e rappresentante della trentesima generazione della storica casa, che si è ispirato alla trisavola Leonia che per prima impiantò a Pomino vigneti di Chardonnay e Pinot Nero, vincendo per la qualità dei vini da lei prodotti la medaglia all'Expo di Parigi del 1878. Il Pomino Brut, dal delicato colore paglia cangiante, con copiose bollicine e un perlage estremamente fino, è un vino nobile ed elegante con note di frutta e miele di tiglio che si abbina ottimamente ad antipasti, primi piatti, pesce, carni bianche e formaggi. Nel Castello di Pomino sono quattro le camere in stile nobile rustico, ognuna con la propria personalità e caratterizzate da un clima esclusivo e familiare per ospitare chi sogna di immergersi nell'atmosfera di un luogo dedito al relax e alla tranquillità. Per i turisti del vino e gli amanti della natura la scelta tra le cooking class nelle cucine del castello, momenti di ozio nei giardini e nella vasca idromassaggio o le degustazioni e i tour privati. Un turismo tailor-made fatto di piccole attenzioni a ogni dettaglio come le escursioni a piedi o in bicicletta alla scoperta di vigneti e villaggi, sostando per ammirare paesaggi ridenti, castelli e borghi pittoreschi, pievi e ville antiche, e la natura incontaminata
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del Chianti Rufina. Risale all'anno 1000 il Castello di Nipozzano, essenza del Rinascimento esteso su 326 ettari di
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vigneto su un versante montuoso che si affaccia sulla valle del fiume Arno. Le prime testimonianze sul vino di Nipozzano risalgono al Rinascimento quando grandi artisti come Donatello e Michelozzo Michelozzi erano soliti acquistare i vini prodotti nella tenuta dai vigneti di Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot. I cru di Nipozzano sono il sangiovese Montesodi IGT e il Mormoreto – un nome ispirato al mormorio delle brezze che accarezzano le colline dove crescono le viti secolari. E nel castello è custodita la collezione storica della famiglia. Su scaffali polverosi riposano bottiglie prodotte nell'anno di nascita di ogni membro della famiglia ed etichettate con il nome di ognuno di loro, insieme a centinaia di bottiglie messe a dimora qui negli anni prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale e alcune che riportano etichette vecchie più di 150 anni. Nella grande sala da pranzo, sul lungo tavolo imbandito dove la famiglia ama ritrovarsi per festeggiare anniversari e ricorrenze, vengono servite vivande dove trionfano prodotti a kilometro zero come l'olio extra vergine d'oliva Laudomia, le verdure e la frutta coltivate nella tenuta, e le carni Angus e Chianina di Nipozzano. Portate ricche dalle origini povere, che svelano l'estro e l'arte dello chef del marchese, la Sig.ra Lia, che gelosamente custodisce le tradizioni, i segreti e le memorie culinarie della famiglia. Di recente apertura le cinque camere nell'antico frantoio di Nipozzano. In stile elegante e dotate di bagni ultramoderni, ciascuna battezzata con il nome di una varietà di olio coltivato sulla tenuta, sono un antidoto alla vita frenetica di tutti i giorni, un dolce ritiro dove conciliare il corpo con l'anima contemplando, dalla terrazza la vista incomparabile della splendida campagna toscana e il verde manto dei preziosi vigneti. A due passi il ristorante Il Quartino, un'altra innovazione del Marchese Lamberto, un'enoteca di campagna in una posizione panoramica sulle colline sopra Pontassieve dove gustare carni, salumi e formaggi tutti provenienti dalle tenute Frescobaldi. Da non mancare i coccoli, tonde frittelle croccanti fuori con un cuore morbido e delicato, mentre la selezione dei vini è una carrellata della migliore produzione dell'antica casata. Risale al 2002 l'entrata dei Frescobaldi nella ristorazione con il Ristorante & Wine Bar dei Frescobaldi vicino alla splendida Piazza della Signoria a Firenze per approdare, l'anno scorso, nel Regno Unito nel quartiere ultra-chic di Mayfair a Londra. Con menu basati su piatti della tradizione toscana, caratterizzati da materie di primissima qualità e con l'abbinamento dei vini di produzione propria, offrono il meglio delle tradizioni e delle terre toscane così care ai Marchesi Frescobaldi.• www.frescbaldi.com
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ROTTERDAM - la cittĂ nell'acqua con la passione del verde
Rotterdam la cittĂ nell'acqua con la passione del verde
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SPECIALE OLANDA
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Testo di Mariella Morosi | Foto Rotterdam Partners e Netherlands Board of Tourism & Conventions
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Non si sa più dire se è una città o un porto, se c'è più
terra o più acqua, se ci sono più bastimenti o più case”.
Così Edmondo De Amicis descriveva Rotterdam nel
suo libro “Olanda” del 1915, osservando la rete di canali che la dividevano in tante isole, unite da ponti e ponticelli. Ma la città disegnata dall'acqua che vide questo reporter ante litteram, ingiustamente noto ai più solo per il libro “Cuore”, oggi è profondamente cambiata con uno skyline di cristallo unico in tutti i Paesi Bassi. I bombardamenti della seconda guerra mondiale sul centro della città hanno
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ROTTERDAM - la città nell'acqua con la passione del verde
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fatto sparire i vicoli angusti e le case rosse “non più larghe
di offrire tutte le specialità del mondo. Per una sosta
di due finestre e non più alte di due piani”, che vide il De
durante lo shopping ci si può rilassare al caffè bar De
Amicis. Fiorente di commerci fin dal XIII secolo la ricostru-
Wereld Van Smaak, uno spazio multifunzionale sopraele-
zione post bellica non poteva che seguirne la vocazione.
vato, in cui una brigata di chef è impegnata in eventi
Ancora oggi è il porto più grande d'Europa, una città mul-
didattici sull'innovazione alimentare basata sul cibo più
tietnica con 176 nazionalità diverse e con una intensa vita
naturale: una passione di tutti. A dominare i gusti da tem-
culturale. Proiettata nel futuro, avveniristica nelle sue
po è l'amore per il biologico, dei prodotti fatti "in città per
architetture – dai grattacieli di Kop van Zuld
la città", una coinvolgente passione verde per il cibo
all'Erasmusburg fino al Delftse Poort, 151 metri, l'edificio
all'insegna della natura, della biodiversità e del benesse-
più alto dei Paesi Bassi - conserva ancora luoghi e monu-
re. Per questo Rotterdam è chiamata la città dai tetti verdi.
menti che ne raccontano la storia, cominciando dalla
Nelle fattorie urbane e negli orti allestiti sui tetti si coltiva-
grande Piazza del Mercato. Al centro troneggia dal 1622
no verdure, pomodori ed erbe officinali e spesso vengo-
la statua di Desiderius Erasmus, quell'Erasmo da Rotter-
no consumati lì accanto, in piccoli locali o ristorantini di
dam dell'“Elogio della pazzia”. Si chiamava più banalmen-
fortuna, frequentatissimi. Altro che km zero! Parallela-
te Gerrit Gerritz, ma si era scelto quel nome latino rite-
mente cresce una nuova generazione di farmer-chef, pala-
nendolo più adeguato. Intorno a lui, raffigurato mentre
dini dell'health food e del no wast, il niente sprechi. Persi-
legge un libro, si è svolta per quattro secoli tutta la vita
no sui barconi in disuso tra tulipani e peonie cresce
commerciale della città. Oggi è diventato il Markthal,
l'insalata. Il nuovo modello di sviluppo green oriented
l'avveniristico mercato sormontato da un arco alto 40
convive a Rotterdam con la secolare vocazione commer-
metri che ingloba 228 appartamenti e ospita un centinaio
ciale, ma proprio questo suscita interesse nel visitatore
di bancarelle, 8 ristoranti, 15 tra food shops e supermer-
che ha già conosciuto l'altra Olanda, quella dei mulini a
cati multietnici. Frutta, verdure e fiori formano un mosai-
vento. Progetti istituzionali sostengono questo nuovo
co colorato e il profumo delle spezie aleggia intorno ai
modello di sensibilizzazione ambientale che continua a
banchi più esotici. Il passato coloniale d'Olanda influisce
creare opportunità occupazionali nelle attività sociali e
anche sulla cucina e specialmente Rotterdam è in grado
nel risparmio energetico, dando vita ad una nuova
SPECIALE OLANDA imprenditoria dai confini allargati. Giovani e famiglie con bambini frequentano "Uit je eigen stad", una grande fattoria urbana al 39 di Marconistraat, nell'area portuale di Rotterdam ovest, creata da una cooperativa di giovani. Mangiano tutti insieme su tavoloni di legno: zuppe, verdure, formaggi, e le uova delle galline felici che razzolano sui prati. Niente vino: si pasteggia a latte. Volendo – perché no- si può dare una mano a zappare o a cogliere, prima di passare allo shop per portare a casa qualcosa di sano. Tra i ristoranti più frequentati e che meglio rispondono alle nuove tendenze, è il Dertien, (vuol dire tredici), specializzato oltre che in piatti rigorosamente bio nella preparazione di bevande fermentate a base di radici ed erbe, poste sulle mensole in grandi vasi di vetro. I batteri sarebbero infatti in grado di arricchire con la fermentazione sapori e proprietà nutritive. Più che le carni, piatti forti sono i pesci, soprattutto le aringhe, sempre servite con il kruidenbotter,
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MESSICO - Le-città ROTTERDAM la città coloniali nell'acqua con la passione del verde
burro con erba cipollina, aglio, pepe e tante verdure di provenienza garantita. Un altro locale che va per la maggiore è senz'altro il De Jong, in un vecchio viadotto ferroviario della stazione di Hofplein. A gestirlo è il giovanissimo chef Jim De Jong formatosi al The Fat Duck di Heston Blumenthal e da Gordon Ramsey. Germogli e fiori commestibili accompagnano sempre i suoi piatti, non solo vegetariani o vegani, ma non acquista che prodotti locali. E anche accanto al suo locale c'è l'immancabile orto. Un altro cuoco famoso, Juri Verbeek chef della Kokkerie e guru del benessere che viene dal piatto, sostiene che i germogli siano cibo vivo e che contengano vitamine assimilabili, enzimi, sali minerali e proteine già scisse in amminoacidi essenziali. E' impegnato in temi ambientali e nella lotta agli sprechi come consulente dell'Unesco e di varie università su progetti rivolti ai giovani sulla cucina gourmet a impatto zero. E' questo il fascino di Rotterdam, diversa da tutte le altre città olandesi: un contrasto tra uno skyline avveniristico in continua evoluzione dove le gru d'acciaio fanno parte del panorama, e quasi una religione del verde, del non spreco, nel riuso. Un esempio è un parco acquatico dismesso trasformato da uno studente di blue economy in una fungaia. Come substrato non c'è terra ma fondi di caffè, raccolti nei bar della città e portati in bicicletta per non inquinare. Ma è ancora sull'acqua che vive questa città. Il grande porto è sulle rive del fiume Nieuwe Maas e il nome Rotterdam deriva da "dam" (diga) e "Rot-
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te", un altro fiume che si unisce al Nieuwe Maas nel centro
SPECIALE OLANDA
della città. C'è molto da vedere: dalle Case cubiche (Kubuswoningen) all'Euromast progettato dall'architetto Maaskant nel 1960, successivamente rialzato con la Space Tower. Ci si può salire con un ascensore veloce e godersi un panorama unico. Da non mancare il Museo Marittimo, con una sterminata raccolta di oggetti nautici, attrazioni interattive e un veliero del 1868 da visitare. C'è anche la "Grande signora di Rotterdam". la nave più grande del mondo, andata in pensione nel 2000. Un'altra grande attrazione è lo Zoo dove gli animali vivono nelle loro condizioni naturali. Molti sono i tours organizzati. Con gli Splashtours dopo aver girato per la città, l'autobus anfibio entra direttamente in acqua come fosse una nave. La città ospita molti musei, da quello di Storia Naturale a quello della Resistenza, dal centro espositivo Kunsthal all'Istituto di Architettura. Ma il più visitato è il Boijmans Van Beuningen, con le collezioni d'arte dei grandi maestri olandesi, frutto di varie donazioni. Ci sono opere di Hubert Van Eyck, Hans Memling, Salvator Dalì, Paolo Veronese, Heronymus Boshì. C'è sempre la fila per ammirare la famosissima "Piccola Torre di Babele" di Pieter Bruegel il Vecchio (1563). E per i nostalgici dei mulini a vento, dei campi di tulipani e degli zoccoli di legno, l'altra Olanda è vicinissima. La bella Amsterdam dista solo 40 km.• www.holland.com www.holland.com/it/turismo.htm www.rotterdam.info
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Amsterdam AMSTERDAM - La variegata immagine di una città moderna e “gioiosa”
La variegata immagine di una città moderna e “gioiosa”
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SPECIALE OLANDA Testo di Luisa
G
Chiumenti | Foto Netherlands Board of Tourism & Conventions
iungere all'aeroporto di
nemmeno te ne accorga e della
del “Festival dei canali”, ovvero
Amsterdam e percorrere i
miriade di giovani, che la rendono
“Grachtenfestival”, il cui tema è stato:
pochi chilometri di distanza
gioiosa e sfavillante. Anche i nume-
“Bridging the gap” ('colmare il gap'),
dal centro città non può ancora fare
rosi tram che la solcano in tutte le
un evento di musica classica unico al
intuire quale sensazionale immagine
direzioni danno un senso di appog-
mondo. Si tratta di un festival annua-
la città ci riservi. Amsterdam infatti ha
gio e di serenità per la loro frequenza
le di musica classica che si svolge non
bisogno dell'acqua, dei suoi canali,
e puntualità. Ed ecco i canali che, tra il
solo in vari luoghi originali nel centro
dei battelli, delle infinite biciclette
12 e il 21 agosto 2016 sono stati in
della città, ma anche in altre aree
che ti sfiorano silenziose senza che tu
festa per la diciannovesima edizione
come per esempio la zona a nord del
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AMSTERDAM - La variegata immagine di una città moderna e “gioiosa” fiume. Per un periodo di dieci giorni il festival offre a giovani talenti musicali un'occasione unica per esibirsi in location storiche lungo i canali o direttamente sull'acqua, senza limitazioni né di strumenti né di tendenze musicali. Ed ecco che, in un bel giro in battello, si riesce a prendere i primi contatti con tutta la città; ecco “Nemo” ad esempio, il più grande centro scientifico dei Paesi Bassi che si trova v i c i n o a l l a C e n t r a l St a t i o n e a l N e d e r l a n d s Scheepvaartmuseum (Museo Marittimo dei Paesi Bassi), inaugurato nel 1997 su progetto dell'architetto italiano Renzo Piano, nella suggestiva forma di una “nave pronta a salpare”, che accoglie mostre e laboratori, in un interessante spaccato sul mondo della scienza e della tecnologia. Posizionato sul tunnel dell'IJ non lontano dalla Biblioteca di Amsterdam, si articola all'interno in quattro piani che presentano installazioni interattive, spettacoli, video, laboratori di chimica, di musica, accogliendo sul tetto, in estate, la terrazza più grande di Amsterdam, pensata da Renzo Piano come una grande “piazza” aperta sulla città. Ammirare Amsterdam dai suoi canali con una breve crociera, permette davvero di entrare nelle atmosfere più speciali che la città può offrire: dalle imbarcazioni più civettuole sia nelle decorazioni, che nell'arredo, a quelle più spartane adatte ai giovani sportivi che vogano veloci e a qualche coppia che si siede sui muriccioli delle rive per chiacchierare lontani dalla folla e magari consumare un piccolo pasto, di quelli già pronti appena acquistati al vicino marqt, con una ottima Heineken, la famosa birra olandese, che forse avranno anche conosciuto meglio visitando l'ex birrificio Heineken, che ora ospita l'Heineken Experience, una mostra interattiva sulla produzione e sul processo d'imbottigliamento. Ma poi ecco, a mano a mano, i monumenti più significativi e noti come gli edifici del XVII secolo allineati lungo i canali ed anche i luoghi dell'Amsterdam del XXI secolo. E colpiscono anche altri monumenti forse meno noti, ma altrettanto interessanti, per la storia che hanno alle spalle, come, ad esempio la “Torre delle Lacrime”, il Schreierstoren, una fortezza semicircolare che si trova nella baia, che è parte delle vecchie mura della città. Il nome deriva dalle lacrime versate dalle mogli alla partenza dei mariti per i lunghi viaggi in mare. Henry Hudson navigò da qui al Nuovo Mondo nel 1609 e una targa in bronzo ne commemora l'evento. Molti e assai ricchi di opere prestigiose sono i Musei di Amsterdam: dal Rijksmuseum, dove si può ammirare la più bella arte olandese, al Museo Stedelijk, al Museo Storico di Amsterdam e molti altri, quasi tutti rinnovati di recente con architetture avanzate e molto accoglienti,
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come nello
Stedelijk, aperto dal 1895, ma divenuto
SPECIALE OLANDA
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AMSTERDAM - La variegata immagine di una città moderna e “gioiosa”
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SPECIALE OLANDA Museo di Arte moderna e contemporanea solo nel 1970. Adiacente al Museo Van Gogh, è il più importante museo di arte moderna e contemporanea di Amsterdam con opere che vanno dal 1850 ai giorni nostri. CoBra, Espressionismo Tedesco, una collezione unica dell'artista russo Kazimir Malevich, la corrente olandese De Stijl con gli artisti Mondrian, Van Doesburg, Van der Leck e Rietveld, gli americani degli anni '60 e la Pop Art, Matisse e Rauschenberg, per arrivare negli anni '80 alla Video Art e alle acquisizioni di'Arte Povera, per passare poi sotto la direzione di Fuchs e al suo occhio attento ai nuovi talenti. Ed è molto riposante fare poi una bella passeggiata, superando l'ultimo canale, prima che il ponte si alzi (con un agile e perfetto congegno, azionato dalle mani esperte degli “addetti”), per fare passare un battello più alto degli altri, all'interno dell' “Hortus Botanicus”, uno dei più antichi al mondo, fondato nel 1638 dalla cittadinanza per fornire a medici e farmacisti preziose erbe medicinali. Oggi lì si ammirano più di seimila alberi e piante tropicali ed indigene. La grandiosa “Palm House”, creata nel 1912 presenta un'ampia collezione di cicadofite ed è piena di fascino la recente serra di grandi dimensioni, che si può attraversare tutta e ammirare anche dall'alto, con scale e scalette illudendosi di essere davvero immersi in un mondo tropicale. Ma non possiamo lasciare Amsterdam senza visitare il “quartiere ebraico” con il suo Museo storico e le sinagoghe, e la casa di Anna Frank. Magari terminando il giro con una sosta al ristorante kasher. Ed eccoci alla casa di Rembrandt e poi in visita al “ Begijnhof“, un cortile che risale al 1300 con case in tipico stile di Amsterdam, con una storia affascinante legata ad una confraternita cattolica di sorelle, che erano chiamate appunto “begijnen” e, pur non essendo monache, si occupavano con estrema carità dei malati e offrivano un'educazione ai poveri, obbedendo ad una serie di regole, che tuttavia potevano abbandonare in qualsiasi momento e persino sposarsi. Ma l'atmosfera che si coglie entrando per una visita è di profondo rispetto e, pur con il notevole afflusso di visitatori, si percorre il giardino, si visita la cappella e si osservano le abitazioni, in assoluto silenzio. •
www.holland.com www.holland.com/it/turismo.htm www.iamsterdam.com
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UN SEGRETO NASCOSTO: LA VILLA E GLI ORTI FARNESIANI DI CAPRAROLA
Un segreto nascosto: la Villa e gli Orti Farnesiani di
Caprarol
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la Testo di
S
Giuseppe Garbarino
e Shakespeare avesse conosciuto questo luogo vi avrebbe ambientato uno dei suoi capolavori, forse un “Sogno di mezza estate”, oppure “Tanto
rumore per nulla”; qui tra sale e scaloni monumentali, fontane con giochi d'acqua che creano gemiti musicali e ricordano ora il cinguettio di uccellini, ora il parlottare misterioso di uomini e donne immaginari, il tutto in un curioso concertino che stupisce ed incuriosisce. Già l'arrivo a Caprarola - tassativo dal fondo del paese percorrendo la Provinciale 35 per poi percorrere via Filippo
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UN SEGRETO NASCOSTO: LA VILLA E GLI ORTI FARNESIANI DI CAPRAROLA
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Nicolai fino ad arrivare davanti al palazzo - è un misto
difficili, case addossate l'una sull'altra a ricordare in
tra perplessità e quel senso di essersi perduti, cosa oggi
qualche modo i quartieri spagnoli di Napoli, una diffu-
abbastanza difficile visto l'uso di moderne tecniche di
sa trascuratezza che ha una sua motivazione, servendo
indicazioni stradali, ma a volte farebbe bene dirigersi
da contrasto con ciò che si trova in cima alla salita. Al
nei posti come si faceva una volta, quindi o conosci la
termine di questo rettilineo che ricorda in certi
strada o vai a lume di naso, orientandosi con il paesag-
momenti un percorso ad ostacoli, si vede qualcosa, ma
gio, pochi riferimenti e magari chiedendo qua e là.
solo quando ci si avvicina si riesce a capire che la meta
Caprarola: non è che il nome sembri presagire qualcosa
del nostro viaggio è raggiunta. La maestosità della Villa
di interessante, paesucolo del viterbese, luoghi incan-
di Caprarola si vede solo da lontano, dal paese è quasi
tati dove la natura fin dai tempi del “pingue etrusco” fa
impossibile osservarla in modo decente, la stessa stra-
da padrona, e forse proprio per questo motivo luogo di
da che taglia il paese venne realizzata apposta dal
delizie nascoste. Il paese antico si apre sui due lati di
Vignola alla metà del 1500, perché dalla villa si godesse
una strada che sale verso l'apice della collina, stradine
di un panorama più simmetrico verso la pianura laziale
87 e la dimora vedesse esaltata la posizione dominante
nese che dal XVI secolo, sotto il papato di Paolo III Far-
sull'abitato, questo anche grazie ad una serie di scali-
nese, accrebbe notevolmente il suo potere e possedi-
nate davanti alla facciata. Il paese si trova ad est del
menti. Caprarola conobbe momenti di splendore sotto
lago di Vico e a sud della cresta dei Monti Cimini, la
i Farnese e proprio in questo luogo venne costruita la
famosa Selva Cimina, luogo impervio e inaccessibile. Il
loro residenza più importante con un progetto sul qua-
paese è relativamente recente, probabilmente la sua
le lavorò inizialmente Antonio da Sangallo il Giovane,
iniziale urbanizzazione lungo l'asse viario che oggi
che doveva lavorare ad una roccaforte particolarmente
porta alla grande struttura nota come Villa Farnese
munita, al quale seguì nel 1547 il Vignola che modificò
risale al XI secolo. Nel 1435, dopo alterne vicende e
il progetto originale, trasformando l'idea della fortifi-
lotte tra alcune famiglie nobili della zona la località
cazione pentastellata in un palazzo rinascimentale di
entrò nell'orbita papale, per diventare feudo dei conti
gusto manierista, con il risultato che oggi è sotto gli
di Anguillara, ma per poco tempo, infatti la confisca dei
occhi di tutti. Qui venne a risiedere nei periodi estivi il
beni di questa famiglia aprì la strada alla famiglia Far-
cardinale Alessandro Farnese il Giovane, alla ricerca di
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quiete e fastosità per la sua corte, mescolando la bel-
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Duca di Parma e padre del cardinal Alessandro. Sul
lezza della natura con fontane e statue uniche nel loro
retro della villa si trovano gli “Orti farnesiani”, realizzati
genere. I bastioni della fortezza, dimenticata la loro
a partire dal 1565 dall'architetto Giacomo Del Duca,
funzione difensiva, diventarono terrazze affacciate
utilizzando per i terrazzamenti le terre di scarico che
sulla campagna e all'interno del palazzo un grande
vennero portate da Roma durante la costruzione della
cortile circolare sul quale si aprono su più livelli le sale
chiesa del Gesù. Conclusi i lavori per il maestoso parco
affrescate dai fratelli Zuccari, Onofrio Panvino, Fulvio
nel 1630 da Girolamo Rainaldi, oggi appaiono in tutta
Orsini, il Tempesta ed altri, tutti a gareggiare per imma-
la loro maestosità e i terrazzamenti che collegano la
ginazione e capacità pittorica anche se ispirati dal let-
villa al giardino tardo-rinascimentale celano al visita-
terato Annibal Caro già segretario di Pier Lugi Farnese
tore la veduta, seminascosta da un parco selvatico, in
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fondo al quale prima si sentono i rumori delle cascate
più eclatante, mentre sostando al centro di alcune sale,
dei Giardini Alti, poi l'occhio gode della genialità archi-
quando sarete immobili provate a schioccare le dita o
tettonica che si apre improvvisa proseguendo in un cre-
battere un leggero colpo con la suola della scarpa, l'eco
scendo di vedute con statue, fontane, guizzi d'acqua
del tempo vi avvolgerà disegnando sul vostro volto un
perlata. Dietro ad ogni angolo sembra di intravedere
sorriso di soddisfazione.•
figure in abiti storici, passi perduti solcano gli ambienti della grande villa, sulla Scala Regia immaginerete il cardinal Farnese a cavallo che sale verso i suoi apparta-
http://www.caprarola.com/
menti, sfiorando le 30 colonne in peperino. Tra gli
http://www.polomusealelazio.beniculturali.it/index.php?i
ambienti più significativi la Sala dei Fasti ne è l'esempio
t/239/palazzo-farnese
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Selezione di 3 tra i migliori alberghi di Metsovo e
Grand Forest Hotel di Natura a 5 stelle
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SPECIALE GRECIA: L'EPIRO
Ioannina visitati per Emotions da Teresa Carrubba
Metsovo
E
ntra nella Natura con la Natura il magnifico progetto
dell'architetto Vangelis Stylianidis che con mano invisibile ha
scelto con cura materie primordiali come il legno e la pietra e
tanto tanto vetro per costruire il Grand Forest Hotel di Metsovo. Un 5 stelle, aggiungerei di lusso. Un lusso patinato, senza sfolgorii, ma autentico e raffinatissimo. Incastonato in un paesaggio montano di grande suggestione, tra le vette aguzze e i rigogliosi boschi dell'Epiro, questo singolare albergo è nel Nulla più assoluto, se per Nulla s'intende la piacevolissima sensazione di distacco dal fragore del mondo. Una hall immensa offre il primo impatto emozionale con un gigantesco camino in ferro che scalda l'ambiente anche da spento, salotti e salottini di design e una vetrata a tutta parete che apre, a ricaduta, su una grande terrazza che a sua volta apre su una piscina discreta, quasi sospesa su una vista che ferma il respiro. Agli occhi si offre una profonda vallata, le montagne e la collina sulla cui falda è dolcemente disteso il villaggio di Metsovo che a tarda sera s'illumina di piccole luci private con un effetto di grande emozione. Distribuito in più edifici raggiungibili tramite camminamenti vetrati a vista Natura, l'hotel ha 62 luxury suites arredate con lusso moderno e discreto, pavimenti in legno, e verande in legno e, naturalmente, grandi vetrate panoramiche. In un ambiente come questo, tutta quiete e relax, non poteva mancare un centro benessere di livello. La Fontus Spa, elegante, riservata e carica di atmosfera, specializzata nei trattamenti di ringiovanimento della pelle, firmati Germaine de Capuccini Cosmetics, dai più classici ai più creativi, operati da personale altamente specializzato. Anche qui la Natura entra con prepotenza visto che molti trattamenti sono a base di erbe e piante della campagna greca e l'elemento acqua gioca un ruolo importante. Il forte senso dell'accoglienza fa il resto. Last but not least, la cucina. Oltre alla location, che d'estate è la magnifica terrazza panoramica, qui la cucina non smentisce il livello elevato del Grand Forest. Piatti raffinati e curatissimi anche nella presentazione, parlano di Natura come la deliziosa zuppa di funghi, i condimenti di insalate a base di noci e melograno, l'irrinunciabile formaggio locale detto Metsovone ( dal villaggio di produzione Metsovo), un superbo filetto di maiale e dolce al formaggio con frutti di bosco. I vini, neanche a dirlo, sono quelli pregiati della Cantina Averoff di Metsovo.• GRAND FOREST METSOVO Egnatia Highway - Interchange 7A to Anilio 44200 Metsovo, Epirus, Greece T +3026560 29001-4, F +302656029110 info@grand-forest.gr, www.grand-forest.gr
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Mitsis Grand Serai Con Il lusso del classico
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SPECIALE GRECIA: L'EPIRO
ngress & Spa È
proprio in pieno centro, sulla via principale
che conduce al Kastro e alla Piazza in riva al
Lago Pamvotida, il bellissimo hotel a cinque
stelle Grand Serai. Atmosfera di lusso classico con
sontuosi lampadari e alti lumi in vetro di murano, arredamento in stile con drappeggi e dettagli raffinati, sia nell'immensa hall che nelle camere e suites. Le suites in realtà sono dei veri appartamenti con due camere distinte, tutti i più moderni confort, senza mai dimenticare lo stile classico e raffinato che contraddistingue l'hotel. Per il tempo libero c'è una bella piscina all'aperto e una piscina interna ad acqua calda con idromassaggio e la disponibilità di essere assistiti da fisioterapisti per la terapia in acqua. La Grand Serai Wellness & Spa, in un ambiente raffinato ed esclusivo offre momenti di benessere e relax, ma anche trattamenti che facilitano il turnover delle cellule della pelle e quindi il suo ringiovanimento. Sei sale da massaggio o trattamenti, una sala per massaggio thai, letto ad acqua di Cleopatra, una sala al vapore di eucalipto per la respirazione, una sala specifica per i trattamenti del viso. Qui vengono usati prodotti di grande qualità come Elemis, Thalgo and Yellow Rose. Buffet variegato per il breakfast e ristorante con menu curatissimo. Il Yasemi Main Restaurant, dall'arredamento ricco di decori, offre una cucina ricercata. Un'area sofisticata è poi dedicata al Kourabas Main Bar dove è possibile gustare un drink, un caffè e piccole delizie dolci della tradizione locale. Vaste sale convegni rendono questo albergo adatto a meeting di alto livello. Dall'albergo, come è facile intuire, tutto ciò che di meglio offre la città di Ioannina è vicino. La tranquilla zona pedonale, con bei negozi e griffe internazionali, il Kastro con l'accesso al museo bizantino e, per la mondanità, la piazza centrale dove non c'è che l'imbarazzo della scelta tra i numerosi ristoranti e caffè aperti tutta la notte.•
Mitsis Grand Serai Congress & Spa 33 Dodonis Str. 45332, Ioannina, Greece, Tel. +30.2651090550 http://grandserai.mitsishotels.com info@mitsis-grandserai.com
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Hotel Du Lac, Congress Center &
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SPECIALE GRECIA: L'EPIRO
S
ul Lago Pamvotida, ma non lontano dal centro di Ioannina vive la sua discreta eleganza l'Hotel Du Lac. L'enorme hall apparentemente minimalista, nasconde in realtà ambienti
dall'atmosfera calda e con una evidente attenzione ai particolari. Un
Spa
corridoio inusitato fatto di riquadri che si rincorrono geometricamente con un bellissimo effetto ottico, apre a vari salotti adiacenti il cui arredamento riecheggia quello dei royal club inglesi, con intrigante e caldo impatto. Salottini, grandi camini, e divani dall'accattivante design con schienale rigido e molto alto. Non manca qualche tocco english qua e là come una parete su cui sono appese file di bombette nere. L'ala nuova del Du Lac, che chiude in un raffinato quadrato interno, con piscina e loggiato, offre suite a piano terra, ognuna con piccola piscina privata. Sei tra bar e ristoranti sono la vasta scelta dell'albergo, ma con uno standard comune di alto livello. La cucina propone con estrema cura, piatti tipici della tradizione greca, rivisitati dalla creatività dello chef. L'Hotel Du Lac è considerato uno degli alberghi con migliore tecnologia applicata al centro conferenze, microfoni digitali, sistema di traduzione simultane, proiettore di slides Wires e quant'altro. Cinque sale nell'apposito Conference Center, con pareti semovibili che in un'istante raddoppiano gli spazi e altre 9 nell'ala principale. In un hotel così confortevole non può mancare un centro benessere degno di nota, con atmosfera che agevola il rilassamento e il benessere. La filosofia della Spa del Du Lac si basa su un approccio olistico alla salute e alla bellezza, in accordo con le esigenze personali. Cabine per trattamenti, hammam, sauna e jacuzzi, completano le offerte. La collaborazione della Spa con Thalgo, la casa di cosmetici più apprezzata e gratificata da premi nel settore della thalassoterapia, offre trattamenti di prestigio. Mentre i prodotti di Charme D'Orient, la compagnia francese di prodotti naturali per viso, corpo e capelli, garantisce l'efficacia dei trattamenti.• Hotel Du Lac, Congress Center & Spa Papoulias Avenenue & Ikkou, 45221 Ioannina, Greece, tel. +30.2651059100 www.hoteldulac.gr - info@hoteldulac.gr
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HOTEL NEW YORK A ROTTERDAM Il fascino del tempo
Testo di Luisa Chiumenti | Foto Netherlands Board of Tourism & Conventions
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'Hotel New York di Rotterdam
atmosfera molto particolare: un vec-
caffetteria e si accede agli spazi
è ricavato nella ex sede centra-
chio baule all'ingresso, ai piedi della
attorno, si notano i particolari di un
le della Holland America Line
scala, un'antica mappa alla parete
servizio di ristorazione assolutamen-
ed offre una vista sulla città e sul
trasportano il viaggiatore verso quel
te moderno, dove si possono gusta-
mare, in quanto si staglia sulla punta
mondo lontano che vedeva il traffico
re piatti à la carte, un pasto semplice
finale del grande porto.
di merci e passeggeri della “Holland
o un'ottima e ricca cena con piatti
L'arredamento è ancora in gran par-
America Line”. Come si entra nella
locali in un'ampia scelta e a tutte le
te quello originale ed autentico e
grande Hall al piano terra in cui è
ore. Ma ecco anche qui, colpiscono i
come si entra si è avvolti da una
allestito un ampio ristorante-
molti dettagli di arredo d'epoca,
97 dalle mattonelle a disegno del pavimento, ad alcune lampade, alla bellissima scala liberty in ferro battuto che sale ai piani superiori. E' noto come Rotterdam sia stata completamente rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale, ma fu poi ricostruita e se, dagli inizi del terzo millennio, la si vede splendere nelle opere architettoniche più avanzate, firmate da archistar di tutto il mondo, è proprio al di là del Ponte Erasmo e dell'altissima Torre-Faro, che sorge l'unica testimonianza di un tempo passato: l'Hotel New York appunto, che fa parte della catena alberghiera “West Cord Hotels” e conta 72 camere. L'immagine esterna è ancora quella originaria, compresa la vecchia scritta sulla facciata verso la città, ma ecco che, verso il mare, una terrazza giardino spazia verso i flutti che giungono fino riva e che accolgono fra l'altro un idrotaxi, sempre a disposizione degli ospiti dell'albergo. Quando il tempo è particolarmente bello è davvero piacevole pranzare all'aperto e godersi il calore del sole e la vista sull'acqua. Le camere, che sono tutte diverse fra loro per forma e colori, presentano ancora gli alti soffitti e gli ambienti spaziosi secondo i canoni della progettazione alberghiera del tempo, ma offrono tutti i comfort moderni: dall' aria condizionata alla connessione internet Wi-Fi gratuita.• Hotel New York Koninginnenhoofd 1, 3072 AD Rotterdam www.hotelnewyork.nl http://www.rotterdam.info/
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Foto di copertina: Anziana donna Gan-Burkina Faso di Anna Alberghina
Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com www.emotionsmagazine.com Progetto Grafico, impaginazione e creazione logo Emotions Ilenia Cairo icairo@emotionsmagazine.com Collaboratori Anna Alberghina, Luisa Chiumenti, Marco De Rossi Giuseppe Garbarino, Pamela McCourt Francescone, Mariella Morosi Traduzione testi Pamela McCourt Francescone Responsabile Marketing e Comunicazione Mirella Sborgia msborgia@emotionsmagazine.com Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 - 00198 Roma Tel. e fax 068417855
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 - N° 310/2011 Copyright © - Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Casa Editrice che ne detiene i diritti.