Emotions magazine rivista viaggi e turismo giugno 2016 anno6 n20

Page 1

viaggi e cultura Anno 6 n°20 giugno 2016

EPIRO ZIMBABWE DUSSELDORF ROMANIA CROAZIA MLJET SVIZZERA GEORGIA FRANCIA MESSICO COLLI BERICI



Sommario

3

pag. 6

GRECIA L'Epiro archeologica e del mito di Teresa Carrubba

pag 26 DUSSELDORF movida e moda di Pamela McCourt Francescone pag. 34 ROMANIA Maramures, il nord della Transilvania di Giuseppe Garbarino pag. 44 CROAZIA Mljet, isola selvaggia di Anna Maria Arnesano e Giulio Badini pag. 52 SVIZZERA Zurigo, capitale internazionale della Cultura 2016 di Luisa Chiumenti pag. 60 GEORGIA crocevia tra Est ed Ovest di Mariella Morosi pag. 68 FRANCIA Troyes, la capitale della Champagne di Luisa Chiumenti pag. 76 MESSICO le cittĂ coloniali di Anna Maria Arnesano e Giulio Badini pag. 84 I COLLI BERICI cuore rosso del Veneto, tra i vigneti e le ville del Palladio di Mariella Morosi pag. 92 KALEIDOSCOPE

anno 6 - n°20 giugno 2016

pag 16 ZIMBABWE il fascino della vecchia Rhodesia di Anna Alberghina



editoriale Il “Mal d'Africa” non è uno slogan. Prenderei in prestito dai latini la melancholia, per spiegarlo. Una voglia struggente di rivedere quei paesaggi sconfinati, quei colori languidi, quegli odori speziati che fin dalla prima volta ci sono entrati negli imi più profondi e più intimi della memoria. Se poi quell'Africa ha una storia affascinante come lo Zimbabwe e lo Zambia, la vecchia Rhodesia, le emozioni si moltiplicano. Merita un viaggio. Tutto diverso l'appeal delle città coloniali del Messico, dalle architetture coloratissime che risalgono a quando, nel 1521, i conquistadores di Cortez distrussero l'impero azteco di Montezuma e fondarono il regno-colonia della Nuova Spagna. A parte queste due destinazioni lontane, Emotions in questo numero estivo propone mete europee e italiane. Un tuffo nell'archeologia e nel mito della Grecia, in una regione ingiustamente poco frequentata, l'Epiro, che oltretutto abbonda in coste mozzafiato ed isole paradisiache come Lefkada. Parlando di mare, nulla hanno da invidiare le spiagge della Croazia, con il suo arcipelago dalla natura emozionante e selvaggia. Rimanendo nei paesi dell'Est, viaggi di grande interesse in Romania, nell'intrigante Maramures, e in Georgia, tra Europa ed Asia, con l'incredibile e turrita regione dello Svaneti. Pochi commenti servono per invogliare ad una visita all'elegante città svizzera di Zurigo, e in Francia, magari a Troyes, la bella capitale della Champagne.

anno 6 - n°20 giugno 2016

5


L'altra faccia della GRECIA - L'Epiro archeologica e del mito

L'altra faccia della

L'

6

GRECIA

Epiro

archeologica e del mito


7

Testo di Teresa

C

Carrubba - Foto di Teresa Carrubba e Archivio

hi associasse la Grecia all'immagine stereotipata

architettonico, storico e religioso. Meta di viaggiatori, più

delle casette abbacinanti di calce bianca con gli

che di turisti, l'Epiro offre tutto il suo valore del passato

infissi blu, simbolo apotropaico e benaugurante,

attraverso una terra meravigliosa, dalla costa incredibil-

qui in Epiro rimarrebbe sorpreso nel constatare che la

mente frastagliata che, vista dall'alto dei numerosi tor-

Grecia ha anche un'altra faccia. Diversa da quella di isole

nanti di montagna che si percorrono ogni giorno per

come Santorini e Mikonos, ma altrettanto ricca del fasci-

visitare la Regione, dà un'emozione diversa di tratto in

no della natura e, in più, con il valore immenso della sto-

tratto. Lingue di terra che s'immergono sinuose in un

ria e dell'archeologia. Era il regno di Pirro, il sovrano che

mare ora turchese ora cobalto, insenature che accolgono

lo esaltò a potenza tra la fine del IV e l'inizio del III secolo

tra possenti braccia di lucida pietra rossastra piccole

a.C., oggi rimane il tesoro arcaico della Grecia continen-

spiagge a sabbia bianca, grotte in cui s'infrangono i flutti

tale, custode di molti siti archeologici di grande rilievo

spumeggianti e fortemente salini, orridi che precipitano

anno 6 - n°20 giugno 2016


L'altra faccia della GRECIA - L'Epiro archeologica e del mito

8


9 giù per anfratti e fenditure nell'acqua profonda del Mar

nella zona. Un amalgama affascinante.

Jonio. E, ovunque, la costa è punteggiata da isolotti, a

Sivota vive tutta attorno ad un vivace ed elegante portic-

volte poco più di uno scoglio, letteralmente coperti da

ciolo turistico in cui si allineano vari caffè con le loro raffi-

una fitta, verdissima vegetazione, quasi morbidi cuscini

nate poltrone protese verso il mare dove è facile rilassarsi

sull'acqua. Chi viene in Epiro, dunque, in genere associa

in attesa che il tramonto infuochi quel mare, magari sor-

l'irrinunciabile mare greco all'interesse culturale dei siti

seggiando un ouzo e piluccando pezzetti di octopus

antichi che pur si fregiano, oltre al valore intrinseco, della

all'uso greco. Sivota promette vacanze rilassanti, buona

bellezza del territorio in cui un tempo vennero costruiti.

organizzazione turistica e spiagge tranquille nelle incredi-

L'ideale è scegliere una base da cui partire ogni giorno

bili calette attorno al villaggio e nei tre isolotti di Mourte-

per un'avventura diversa, naturalmente in automobile.

menos, Ayios Nikolaos e Mavro Oros, paradiso per i

Noi abbiamo scelto Sivota, a circa 25 chilometri a sud di

subacquei, con tanto di resti archeologici, un museo sot-

Igoumenitsa, famoso porto dove attraccano tutte le navi

tomarino tutto da esplorare, grotte impressionanti e fon-

che arrivano in Epiro. Sivota, la seconda grande insenatu-

dali ricchi di vita. Alberghi, ristoranti di buon livello e locali

ra dopo quella di Platarià, insieme agli altri villaggi sullo

notturni fanno il resto. La prima sosta, da Sivota, è Parga,

stesso itinerario, Perdikas e Parga, sorprende per la sen-

villaggio costiero che raccoglie lungo la sua magnifica

sazionale somiglianza con le coste croate. Paesaggi lito-

baia tutta la vita marinara e mondana. Il porticciolo è una

ranei dall'atmosfera particolare, fatta del tradizionale

vivacissima distesa di caffè e ristoranti dove è facile gusta-

ritmo epirota e delle evidenti tracce che veneziani e turchi

re del magnifico pesce fritto ad una spesa irrisoria. Nor-

hanno lasciato per via della loro plurisecolare presenza

manni, veneziani, francesi e infine inglesi si alternano a

anno 6 - n°20 giugno 2016


L'altra faccia della GRECIA - L'Epiro archeologica e del mito

Parga per 4 secoli, dal 1407 al 1797. A loro sono dovute le principali strutture difensive, come il Kastro, costruzione normanna del XIV secolo ma fortemente ritoccata dai veneziani in seguito, da cui si ha una spettacolare visione di Parga e del suo golfo in cui troneggia un'isoletta a farfalla molto suggestiva, Panagia con l'omonima chiesetta. L'urbanistica di Parga venne progettata, sempre dai veneziani, in un'ottica difensiva: casette basse in pietra strette tra di loro in una barriera inespugnabile tra viuzze incrociate e vicoli ciechi. Oggi, quel dedalo di stradine che s'inerpicano in un tipico saliscendi, è il trionfo dell'artigianato locale che occhieggia ammiccante dai coloratissimi negozietti affollati di vetri, ceramiche colorate e quant'altro. Capita, entrando in uno di questi negozi, d'imbattersi in un venditore italiano, uno dei tanti che si sono trasferiti in questa parte della Grecia o che ne hanno fatto la seconda patria, la residenza-lavoro per l'estate. Dalla storia al mito, quello del fiume Acheronte, attraverso cui Caronte trasportava le anime sull'altra riva stabilendo un contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti prima di stemperarsi in mare aperto in un punto poco a sud di Parga, dove Ulisse si recò per incontrare Teresia. L'Acheronte è ancora percorribile con una piccola barca che ne esplora le anse tra la fitta vegetazione, rinnovando le intime emozio-

10

ni provate leggendo la Divina Commedia. A sovrastare


11

anno 6 - n°20 giugno 2016


L'altra faccia della GRECIA - L'Epiro archeologica e del mito l'Acheronte non poteva che esserci il Necromandio di Efira, l'oracolo dei morti. Dai ritrovamenti e dalle citazioni si va molto indietro nel tempo, fino alla Grecia micenaica anche se il periodo di maggior sviluppo del tempio è quello tardo classico, il IV secolo a.C. quando arrivavano migliaia di pellegrini ogni anno per comunicare con le anime dei defunti attraverso riti e sacrifici. Del Necromandio di Efira, dedicato a Plutone, dio degli inferi, oggi è rimasta la costruzione del IV secolo a.C.., accanto al santuario sono stati trovati vari ex-voto, centinaia di vasi, recipienti rituali e statuine di creta di Persefone risalenti alla metà del VII secolo a.C. L'Oracolo è citato sia da Omero che più avanti da Tucidide e dalla vicinanza si può pensare che fosse collegato al celebre Oracolo

12


13

anno 6 - n°20 giugno 2016


L'altra faccia della GRECIA - L'Epiro archeologica e del mito

di Dodona sulla strada per Ioannina, le cui origine coin-

14

rio all'inizio del territorio di Preveza, si trova poi Mytikas

cidono con quelle del Necromandio.

al culmine di una serie di magnifiche baie. Oltre che per la

L'Oracolo di Dodona, merita un'escursione tranquilla,

sua bellezza naturalistica Mytikas è conosciuta per via

senza fretta. A Dodona, dedicato a Zeus, signore del mon-

della vicina area archeologica, la celebre città romana di

do dei vivi e dell'Aldilà, gli indovini rivelavano la volontà

Nikopolis costruita da Cesare dopo la sua vittoria su

divina e il destino degli uomini interpretando il movi-

Marc'Antonio e Cleopatra. Tra i resti si distinguono il tea-

mento delle foglie e il volo degli uccelli. Dodona è

tro del primo secolo dopo Cristo, uno dei teatri antichi

l'oracolo più antico di tutta la Grecia e secondo per

della Grecia meglio conservati. Chi visita l'Epiro non può

importanza solo a Delfi. L'imponente area archeologica

non visitare le Meteore. Un paesaggio unico, un fenome-

di Dodona, i cui scavi vengono studiati dall'Università di

no geologico irripetibile che in milioni di anni ha sedi-

Ioannina, conserva in ottimo stato l' anfiteatro, ancora

mentato pietre calcaree e ciottoli fluviali depositati da un

oggi scenario di frequentatissimi spettacoli teatrali. Al

grande fiume formando giganteschi pinnacoli di roccia,

comune di Kastrosikià appartiene invece l'area archeo-

svettanti verso il cielo. Infiniti minareti che la natura ha

logica di Kassiopi una città ellenistica che raggiunse il

costruito senza risparmio in un luogo dall'atmosfera reli-

suo massimo fulgore nel IV secolo a.C. con l'arrivo dei

giosamente incantata. Un luogo da eremiti. Ed è indub-

coloni provenienti dalla regione dell'Elide. L'area archeo-

bio che questo scenario mozzafiato, che incute quasi un

logica venuta alla luce dagli scavi del dipartimento di

timore reverenziale, induca alla meditazione e

Archeologia dell'Università di Ioannina comprende le

all'allontanamento di tutto ciò che è materiale. Il primo

rovine di alcuni palazzi importanti tra cui la Stoa, il Pryuta-

asceta sembra sia stato tal Barnaba, che nel 950 fondò

neion e il ben conservato Katagoghion. Su un promonto-

l'antichissimo convento di S. Spirito, una piccola costru-


15

zione arroccata ad uno di quei pinnacoli. Dapprima gli eremiti isolati pregavano in piccole cappelle, poco a poco, si unirono a formare delle comunità religiose, fondando altri piccoli monasteri, sempre attaccati alle rocce. Un singolare stile di vita monastica che raggiunse il suo apogeo nelle Meteore 500 anni fa. E dall'Epiro, collegata con un ponte mobile, L'isola di Lefkada, nota anche come l'isola di smeraldo per via di un mare incredibilmente intenso, a sua volta circondata da numerose piccole isole. Lefkada, che assolutamente merita di essere visitata, è famosa per la bellezza delle sue insenature e spiagge. La più spettacolare è senza dubbio quella di Porto Katsiki, considerata una delle spiagge più belle della Grecia e forse del Mediterraneo. Ai piedi di uno strapiombo dalla veduta mozzafiato, nell'abbraccio di due scogliere di pietra bianca, è raggiungibile via mare oppure scendendo lungo la ripida roccia per ben 347 gradini. Un bell'impegno ma è per una buona causa: raggiungere un vero e proprio Paradiso.• www.visitgreece.gr

anno 6 - n°20 giugno 2016


ZIMBABWE - il fascino della vecchia Rhodesia

Zimb 16


17

abwe il fascino della vecchia Rhodesia Testo e foto di Anna

C

Alberghina

hi non ha, prima o poi, subito il fascino dell'Africa

dell'avventura, dell'Africa delle grandi esplorazio-

ni? Chi è immune al fascino della conquista di una

terra selvaggia, sconfinata, che si accende di rosso al tramonto ed è rimasta immutata dall'alba dell'umanità? Questa terra, incastonata fra il fiume Limpopo e lo Zimbabwe, si chiama Rhodesia ed è possibile oggi tornare ad ammirarla dopo anni di conflitti. Il nome attuale prende origine dal più importante sito archeologico del paese: Gran Zimbabwe che, in lingua shona, significa “ grande casa di pietra”. Il territorio fu abitato sin da tempi remoti da popola-

anno 6 - n°20 giugno 2016


ZIMBABWE - il fascino della vecchia Rhodesia

zioni bantù, gli antenati degli odierni Shona. A metà '800

18

secolo dall'esploratore ed avventuriero inglese Sir Cecil

fu conquistato dai Matabele o Ndebele, cacciati oltre il

Rhodes che stipulò un accordo truffaldino con il re

fiume Limpopo dall'espansionismo degli Zulu. Gli Nde-

Lobengula assicurandosi lo sfruttamento delle risorse

bele, guidati dal sovrano Mzilikazi, sottomisero gli Shona

minerarie in cambio di pochi fucili e di un vecchio battello

confinandoli al nord e dando inizio ad un periodo di guer-

a vapore. Rhodes diede il proprio nome alle regioni che

re sanguinose. Il territorio fu colonizzato alla fine del 19°

divennero note come Rhodesia meridionale, l'attuale


19 Zimbabwe, e Rhodesia settentrionale, l'attuale Zambia. Dal 1923 al 1965 la Rhodesia meridionale fu una colonia del Regno Unito. L'indipendenza dalla Gran Bretagna, tuttavia, non fu subito riconosciuta dall'ONU. Socialmente ed economicamente il nuovo stato divenne quindi molto simile al regime dell'apartheid sudafricano. Fu così che, alla fine degli anni '60, ebbe inizio una guerra civile tra bianchi e neri. I rivoltosi erano guidati da partiti etnici, lo ZANU, di matrice Shona, sostenuto da Robert Mugabe e lo ZAPU di matrice Ndebele. Nonostante la guerriglia, il governo bianco riuscì a portare la Rhodesia ad un altissimo livello economico tanto da farla soprann o m i n a r e l a “ Sv i z z e r a d ' A f r i c a ” !

Nel 1980

l'indipendenza del paese fu infine internazionalmente riconosciuta. Le prime elezioni nominarono capo del governo Robert Mugabe e lo Zimbabwe assunse il suo nome attuale. A poco a poco i bianchi furono estromessi dal potere politico e Mugabe instaurò un regime di ispirazione marxista-leninista. Seguì in periodo di terribile conflitto fra le due etnie principali che fece migliaia di vittime. Il Presidente Mugabe, tuttora in carica, fu confermato in successive elezioni. Accentrò sempre più il potere nelle sue mani assumendo atteggiamenti repressivi ed autoritari. I bianchi furono forzatamente espropriati dei latifondi. Venne così a mancare l'impalcatura economica del paese che fu trascinato

anno 6 - n°20 giugno 2016


ZIMBABWE - il fascino della vecchia Rhodesia nella rovina sociale. L'inflazione divenne spaventosa ed iniziarono a scarseggiare i generi di prima necessità. Dal giugno 2015 lo Zimbabwe ha ritirato dalla circolazione la propria moneta nazionale, il dollaro zimbabwiano. La banconota di maggior valore aveva raggiunto un taglio da 100.000 miliardi! E' attualmente sostituito dal dollaro USA e dal Rand Sudafricano. L'economia è in profonda recessione ed il paese sta attraversando una crisi economica, sociale ed umanitaria senza precedenti. Al Presidente Mugabe è stato vietato l'accesso in Europa e negli Stati Uniti. Nonostante la disastrosa situazione politica, il paese, selvaggio e poco turistico, merita di essere visitato. I suoi numerosi parchi, il vasto bacino dello Zambesi e le spettacolari cascate Vittoria sono mete ineguagliabili. Gran parte del territorio è protetta. Purtroppo, però, in seguito agli sconvolgimenti socio politici degli anni '80 questo aspetto è passato in secondo piano. Esistono ben dieci parchi nazionali. I più interessanti sono: Mana Pools, Matobo, Matusadona, Lake Kariba e Hwange. La vegetazione è costituita da savana e da rade foreste decidue mentre, lungo lo Zambesi, si trova la foresta a galleria.

Gli animali, numerosi ma schivi,

sono poco avvezzi alla presenza umana. Si possono incontrare elefanti, leoni, licaoni e moltissime specie di antilope. Il grande bacino artificiale Kariba ospita una vasta popolazione di ippopotami e coccodrilli. Va esplorato in barca, al tramonto, quando l'acqua si tinge di rosa e gli scheletri neri degli alberi semi sommersi diventano presenze spettrali. Data la scarsità di visitatori stranieri, mancano le infrastrutture. Per effettuare questo viaggio, il modo migliore è, dunque, organizzare una vera e propria spedizione. L'esperienza della notte africana trascorsa in tenda, attorno al fuoco, vi farà rivivere l'epopea dei grandi esploratori. Il silenzio è rotto solo dal richiamo dei predatori e dal fruscìo degli animali notturni, invisi-

20

bili nel buio, rischiarato soltanto dalla


21

anno 6 - n°20 giugno 2016


ZIMBABWE - il fascino della vecchia Rhodesia

22

straordinaria luminosità della volta celeste. Il momento

dove si troverebbero le miniere di Re Salomone, altri le

culminante del vostro viaggio sarà, senza dubbio, rap-

attribuiscono un'origine fenicia o araba. Studi successivi

presentato dalla visita delle imponenti rovine di Gran

condotti da Mac Iver e Garlake identificarono, invece, nel

Zimbabwe. La costruzione della città viene fatta risalire

popolo Shona i creatori del grande complesso architetto-

all'11° secolo ma è probabile che l'opera si sia sviluppata

nico che sarebbe stato al centro di un vasto impero chia-

in un arco temporale di 300 anni fino a raggiungere le

mato di Monomatapa, in grado di controllare una regio-

dimensioni di un grande centro abitato. Oggi, a testimo-

ne compresa tra gli odierni Zimbabwe e Mozambico. Uno

nianza di tanto ingegno e fatica, non ci restano che fati-

dei reperti più celebri ritrovati a Gran Zimbabwe è una

scenti rovine, impenetrabili ed un po' tetre ma di enorme

statuetta che rappresenta un uccello rapace stilizzato,

rilevanza storica. L'opera è stata realizzata da una civiltà

forse il falco giocoliere. Questa figura è stata scelta come

evoluta che ha sfruttato conoscenze ingegneristiche e

emblema della Rhodesia ed è rappresentato nella ban-

geologiche molto avanzate. Non vi sono tracce di malta e

diera nazionale. Superata Bulawayo, la seconda città del

cemento. Gli enormi massi di granito si reggono l'uno

paese, ricca di reminiscenze coloniali, si trova un altro sito

sull'altro ad incastro. La città era circondata da una cinta

di interesse: le Matobo Hills. Si tratta di un'area di colline

muraria alta 10 metri. Gli edifici sono per lo più templi,

granitiche che si alternano a valli alberate. Le colline, gra-

piccole abitazioni ed una grande torre di forma conica.

zie all'erosione di miliardi di anni, hanno assunto la forma

Sembra che la città fosse un importante snodo mercanti-

di una schiena di balena e sono coperte da massi perfet-

le e le cause del suo declino restano un mistero. Le ipotesi

tamente tondi in miracoloso equilibrio. Sono considerate

sono varie: lo scoppio di un'epidemia, la siccità,

sacre dagli Shona e da molte altre popolazioni dell'Africa

l'invasione di popoli esterni. Altrettanto misteriose sono

meridionale. I San vivevano su queste colline circa 2000

le sue origini. Alcuni pensano che Gran Zimbabwe fosse

anni fa ed hanno lasciato una ricca eredità attraverso cen-

ciò che resta del Regno di Ophir, la terra leggendaria

tinaia di pitture rupestri. Cecil Rhodes ed altri leader poli-


23

anno 6 - n°20 giugno 2016


ZIMBABWE - il fascino della vecchia Rhodesia

24


25

tici bianchi le hanno scelte come luogo di sepoltura e giacciono in cima alla “collina degli spiriti” in un punto chiamato anche “World's View”, la vista del mondo. Rhodes morì nel 1902, non ancora cinquantenne, dopo aver dato vita alle multinazionali De Beers e Rhodes Fruit Farms. A 23 anni era già così ricco da poter finanziare la costruzione della ferrovia fra Città del Capo e Kimberley. A 35 controllava il 90% del mercato dei diamanti del mondo ed aveva iniziato ad espandersi anche in quello dell'oro. Nel 1890 fondò la città di Salisbury, oggi Harare, la capitale dello Zimbabwe. Misogino e forse omosessuale, alla sua morte destinò la sua immensa fortuna alla “Rhodes Scholarship”, una fondazione che offre borse di studio a giovani promettenti dei paesi del Commonwealth. Prima di lasciare il paese, è irrinunciabile una sosta alle Victoria Falls.

Possono essere ammirate a

piedi, lungo il sentiero che costeggia l'abisso proprio davanti al fronte principale o con un volo panoramico in elicottero. Le Victoria Falls, alte 128 metri, con un fronte di oltre 1,5 Km, sono tra le cascate più spettacolari al mondo.

Si trovano

lungo il corso del fiume Zambesi che in quel punto demarca il confine fra Zambia e Zimbabwe. David Livingstone, il celebre esploratore scozzese, fu il primo occidentale a vederle nel 1855. Diede loro il nome della Regina Vittoria, allora sovrana d'Inghilterra. Erano localmente conosciute come “Mosi-oa-tunya”, il fumo che tuona, poiché la grande massa d'acqua, precipitando nella profonda gola rocciosa, genera una nebbia visibile a 40 Km di distanza. Patrimonio dell'UNESCO, sono una delle maggiori attrazioni dell'Africa a sud dell'equatore. La gola è attraversata da un ponte che fu completato nel 1905. Faceva parte del grandioso progetto di Cecil Rhodes per la costruzione della ferrovia che doveva collegare Città del Capo al Cairo. La visione dall'alto delle cascate è uno spettacolo magico. Ne serberete un ricordo indelebile, carico di forza, che vi riporta alle origini.•

anno 6 - n°20 giugno 2016


DĂźsseldorf - Movida e moda

26

foto di: Rainer Kiedrowski


Düsseldorf

Movida e moda Testo di Pamela

D

McCourt Francescone

üsseldorf, la “piccola Parigi” della Germania,

al Linseneintopf, a uno stufato di lenticchie e salsicce Boc-

prende il suo nome dal Düssel, un affluente del

kwurst. Come condimento non manca mai la mostarda

Reno, il grande fiume che attraversa la città.

Mostert-Töpfchen, e il più gustoso snack è indubbiamen-

Capoluogo della regione Nordreno-Vestfalia questa è

te il Reibekuchen, una croccante frittella di patate spesso

una città vivace con molti parchi e spazi verdi, ma con

servita con la salsa di mele. Düsseldorf è la città tedesca

pochi monumenti storici originali essendo stata distrutta

con la più grande comunità giapponese in Germania - e la

per quasi il novanta percento durante la Seconda Guerra

terza al mondo dopo Londra e Parigi - e nel quartiere giap-

Mondiale. Ricostruita rispettando l'architettura storica la

ponese, concentrato intorno all'Immermannstrasse ci

città vecchia, l'Altstadt, con stradine acciottolate ed edifi-

sono numerosi ristoranti che servono il sushi e il sashimi,

ci caratteristici. Gli oltre 270 bar, club, ristoranti, caffette-

la pasta ramen, udon e soba, gli spiedini yakatori e il sha-

rie, discoteche, taverne e birrerie allineati l'uno accanto

bu shabu, una fonduta di carne tagliata sottile e cotta in

all'altro in un chilometro quadrato fanno dell'Altstadt il

un brodo leggero. La Karlsplaz, non lontana dalla Market-

“bar più lungo del Mondo,” attraendo visitatori di ogni

plaz, ogni giorno si anima con il più grande mercato della

età e da ogni parte del pianeta. A Düsseldorf la birra è una

città, e sulle bancarelle si trova di tutto, dagli alimentari al

cosa molto seria. Come lo è a Colonia, che dista solo 40

mobilio e dall' abbigliamento nuovo al fashion vintage.

chilometri, ed è da sempre il grande rivale di Düsseldorf in

Ma per lo shopping più sofisticato c'è il Königsallee, con

fatto di birra. La tradizione nelle due città vuole che sotto

le più famose griffe internazionali, grandi magazzini,

ogni bicchiere di birra - l'Altbier a Düsseldorf e il Kölsch a

gioiellerie e negozi di design. Al centro di questa elegante

Colonia - venga messo un sottobicchiere di carta. Man

passerella, fiancheggiata da alberi di platano secolari,

mano che i bicchieri si svuotano i camerieri che girano la

scorre un canale con numerosi ponti pedonali ad arco,

sala fanno automaticamente il bis, segnando la nuova

ispirati ai ponti sul fiume Seine a Parigi. E la somiglianza

birra sul sottobicchiere. E quando il cliente ha bevuto

non è casuale perché sono stati costruiti da Napoleone

abbastanza pone il suo sottobicchiere sopra il bicchiere in

che dal 1802 al 1804 era di casa a Düsseldorf. Sono molti

segno di stop, e poi lo porta alla cassa dove, dal numero

gli edifici in stile Jugenstil, l'Art Nouveau tedesca, mentre

di segni, vengono calcolate le birre consumate. Sui tavoli

in tempi più recenti alcuni palazzi antichi sono stati tra-

della città le più rinomate specialità della regione: dalla

sformati in moderni centri commerciali. Il Kö, come lo

zuppa di piselli Ahzezupp al Halver Hahn, che non è un

chiamano affettuosamente i residenti, è una delle strade

mezzo pollo ma un formaggio con semi di cumino e

dello shopping più belle d'Europa, e Düsseldorf viene

cipolla, e dal Flönz o Blutwurst, un vigoroso sanguinaccio

considerata la prima città per lo shopping in Germania.

anno 6 - n°20 giugno 2016

27


Düsseldorf - Movida e moda Non solo per la sua famosa strada di lusso, ma anche per le tante fiere dedicate all'alta moda e al prêt-à-porter che richiamano stilisti di fama e buyer internazionali alle sue oltre 800 showroom, mentre l'Igedo, che si tiene due volta all'anno, è una delle manifestazioni fashion più grandi al mondo. Un altro quartiere molto alla moda è il Rheinuferpromenade, l'area pedonale lungo il fiume Reno, con l'imponente Basilica di San Lamberto ricostruita nell'originale stile gotico. Di forte impatto, nella parte conosciuta come il Medienhafen, i palazzi postmoderni Neuer Zollhoff progettati dall'architetto canadese Frank Ghery e realizzati tra il 1996 e il 1998: tre torri oblique, distorte e interconnesse, una bianca, una in mattoni rossi e quella in mezzo ricoperta di placche in acciaio inossidabile che fan-

28


foto di: Dusseldorf Tourism and Marketing

anno 6 - n°20 giugno 2016

29


Düsseldorf - Movida e moda

foto di: Rainer Kiedrowski

no del quartiere uno tra i più visitati della città. Altri edifici di notevole interesse architettonico nel Medienhafen sono il Rheinturm, la torre delle telecomunicazioni che svetta fino a 240 metri e con un ponte di osservazione, e le due torri speculari dello Hyatt Regency. Düsseldorf è anche una città d'arte con oltre cento gallerie e 26 musei, un Teatro dell'Opera, l'Open am Rhein e una sala per concerti, il Tonhalle, costruito come planetario. Spiccano il Kunstpalast con cinque musei e opere dei grandi maestri oltre che collezioni di vetri e arti grafiche. Mentre nel

30

Kunstsammlung 20 si possono

foto di: Rainer Kiedrowski


31

foto di: Dusseldorf Tourism and Marketing

foto di: Rainer Kiedrowski

anno 6 - n°20 giugno 2016


Düsseldorf - Movida e moda ammirare opere di Picasso e Matisse, Mondrian e Warhol e oltre 100 dipinti e disegni del pittore svizzero Paul Klee che ha contribuito allo sviluppo della pittura astratta. Il simbolo di questa città briosa è il radschläger, un bambino che fa la ruota, e lo si trova ovunque: sui francobolli a sui biscotti di marzapane, sui fermaporta e sui graffiti, e persino sui batacchi del portone della Basilica di San Lamberto e sui tombini municipali. Ogni anno, sulle sponde del Reno, si tiene Il Radschlägerturnier una corsa che ebbe inizio nel 1937 con partecipanti, che hanno dagli otto ai dodici anni, che devono fare la ruota lungo un percorso di 20 metri. Questa simpatica tradizione della ruota risale al XIII secolo e alla Battaglia di Worringen nel 1288 quando il Conte di Berg sconfisse l'arcivescovo della città rivale Colonia, e per festeggiare la vittoria i bambini di Düsseldorf, imitando le ruote dei carri vittoriosi, hanno girato la città facendo capriole di gioia. • www.germany.travel

32

foto di: Jochen Keute


33

anno 6 - n°20 giugno 2016


Roman ROMANIA - MaramureĹ&#x;, il nord della Transilvania

34


nia

35

Maramureş, il nord della Transilvania

L'ortodossia del buon vivere: quando la felicità è tradizione Testo di Giuseppe

T

Garbarino e Foto di Giuseppe Sabella

sognatori. E' una terra da secoli cro-

parchi naturali e bellezze architetto-

incute terrore e ricordi di oscu-

cevia di migrazioni, popolazioni di

niche sono la punta di diamante per

ri fatti, oggi inghiottiti dalla

ogni genere hanno condiviso raccol-

lo sviluppo turistico del luogo, ma è

ransilvania: nome antico che

storia e dalla memoria dell'uomo, ma

ti, case, paesi e chiese, qui feroci guer- soprattutto la sua popolazione, con

in verità questo luogo è tutto luce,

re e invasioni hanno lasciato ai

colore e sorrisi. Siamo nella storica

posteri i racconti di un terrore diffuso

ogni giorno vede la sua terra come la

regione che si insinua nella parte

e solo immaginabile; il mosaico

più bella al mondo che rendono tut-

occidentale e centrale dell'odierna

variegato delle etnie della Transilva-

to affascinante e vivo. Siamo lontani

Romania, luogo di rara bellezza da

nia è composto non solo da rumeni,

dei percorsi turistici di chi cerca le

gli sguardi della semplicità di chi

sempre avvolta dal mistero di antichi

ma anche da forti minoranze unghe-

antiche fortezze gotiche, delle chiese

abitanti, battaglie, personaggi al

resi, zingare e tedesche, senza parla-

fortificate e della drammatizzazione

limite della fantasia, ai piedi di quei

re dei ruteni, slovacchi, bulgari, cechi,

che circonda l'alone di mistero e leg-

monti Carpazi che abbiamo cercato

armeni ed ebrei. Oggi i peridi oscuri

genda del famoso conte Dracula.

sull'atlante scolastico con aria di

del tempo sono un ricordo lontano,

Quiete e pace, riti giornalieri nelle

anno 6 - n°20 giugno 2016


ROMANIA - Maramureş, il nord della Transilvania

chiese in mezzo ai pascoli e i colori degli abiti tradizionali sono lo specchio dell'anima di uomini e donne ancora oggi fortemente legate alla tradizione agricola. Sono luoghi dove l'industrializzazione selvaggia e anacronistica è lontana, i ritmi giornalieri sono scanditi dal sole che sorge e che tramonta, insieme all'incessante rincorrersi delle stagioni. Per quei curiosi casi della vita, grazie ad un inaspettato invito da parte di Nelu Scripciuc, presidente del FotoClubPro Arad, Giuseppe Sabella, fotografo fiorentino appassionato, scrupoloso e amante della post-produzione si è ritrovato in un mondo di colori nuovi, una terra che si specchiava nei volti degli uomini, con i solchi degli aratri trasformati nelle rughe della pelle. L'esperienza provata da Sabella alla terza edizione di International Photography Camp “Art Image” di Arad è diventata parte importante di quel bagaglio di esperienze che con il tempo si insinuano nello spirito, trasformano, fanno crescere professionalmente, ma soprattutto rendono liberi.

36


37

anno 6 - n°20 giugno 2016


ROMANIA - MaramureĹ&#x;, il nord della Transilvania

38


39 Si pensa tradizionalmente ai paesi dell'est come a luoghi grigi, poveri, istituzionalmente tristi, forse per quel bagaglio di informazioni ormai lontane, ma mai dimenticate, di quando paesi come la Romania facevano parte del blocco sovietico ed era impossibile visitarli con quella la libertà che da sempre è nel dna di tutti coloro che cercano la curiosità del viaggio libero, intenso, senza frontiere; provate ad immaginare quali limiti per un fotografo la preclusione a scattare fotografie in un mondo con dei muri trasparenti. Ma torniamo ai giorni nostri, anzi, andiamo a percorrere idealmente le strade che portano a luoghi che per i canoni contemporanei sono fuori dal tempo, posti dove il turista può arrivare solo come ospite delle tradizioni, diventarne parte, forse essere veramente cittadino del mondo e non semplice curioso alla scoperta di arte e armonia della natura. Sabella non si è fermato ad Arad, una delle sedici contee o come si chiamano in lingua locale “judet” e ha continuato il suo percorso di indiscreta invadenza e voglia di conoscere fino a Desesti, nel Maramureş, forse la località più incantata, molto montuosa, ricca di boschi e di valli che fanno da cornice al mondo della mitologia più antica della Romania. Per secoli è stato territorio di confine, inquieto e difficile, oggi ha la magia della tranquillità, con le sue chiese costruite in legno di quercia, cariche di influssi gotici, ricche di dipinti e caratterizzate dalla parete chiamata iconostasi, tipica delle chiese di rito orientale, siano esse ortodosse o cattoliche. Le chiese di questa regione sembrano costruite per ringraziare il cielo, forse per questo mostrano un alto livello di maturità artistica e stupiscono per l'abilità artigianale che le ha realizzate; le torri allungate, fino a 70 metri, le rendono piccoli castelli ed è in questa parte architettonica che emerge tutta la tipicità di queste costruzioni realizzate senza l'uso dei chiodi, ma solo con la tecnica dell'incastro, dove i tetti sono realizzati con intricati ricami con scandole di legno. Anche le pareti delle chiese o delle case, sono generalmente costruite con tronchi di quercia fissate in orizzontale con complessi giochi di incastro. E' un angolo di mondo unico e insostituibile, dove la tradizione, oltre ad essere ancora al primo posto della vita, con battesimi, matrimoni e tutto quello che è occasione di gioia per una comunità, ha saputo coniugare colore e natura, in un rapporto curioso, dove le case, i vestiti ricamati, gli oggetti, i mobili, i tappeti, tutto sottolinea il rapporto intimo con il mondo che circonda gli abitanti di questa regione. Le antiche usanze sono rimaste vive grazie all'isolamento che le montagne hanno

anno 6 - n°20 giugno 2016


ROMANIA - MaramureĹ&#x;, il nord della Transilvania

40


41 creato intorno alla regione, il popolo Moroşenii, come la gente del Maramureş si fa chiamare, è molto ospitale e gioviale, sempre felice di incontrare degli stranieri; qui tutti si salutano, anche se non ti hanno mai visto, una vecchia abitudine che non fa male a nessuno. A Desesti, come a Oncesti, villaggi più che cittadine, il costume popolare è rimasto inalterato, lontano dalle influenze delle grandi città, anche se utilizzato, per comprensibile semplicità e comodità, solo la domenica, quando tutta la comunità si riunisce per le funzioni religiose. Ogni Morosan, l'abitante della regione, custodisce con gelosia il proprio abito della tradizione locale; tutti si vestono con i colori del proprio popolo, dagli anziani ai bambini, un modo intelligente per ricordare, rinnovare l'insegnamento e continuare l'uso del costume della comunità, il tutto in modo armonioso. Siamo ad oggi in un luogo ai margini del grande turismo di massa e bisogna sperare che rimanga tale ancora per molto tempo; il

anno 6 - n°20 giugno 2016


ROMANIA - MaramureĹ&#x;, il nord della Transilvania

42


43

rischio, come già accaduto in altre oasi come questa, è che tutto ciò che oggi appare come un rito familiare diventi solo un'immagine da esteriorizzare. La sorpresa della scoperta non è appannaggio di luoghi esotici, ma di ciò che spesso si trova dietro l'angolo, in questa zona montuosa della Romania settentrionale che già dal 1999 è entrata nella World Heritage List dell'UNESCO. • www.romania.it www.giuseppesabella.it Ente Nazionale per il Turismo della Romania Via Torino 95 (Galleria Esedra) - 
00184 Roma
 Telefono: 064880267, Fax: 0648986281
 E-mail: office@romania.it website: http://www.romania.it/ http://www.romania.travel L'orario di apertura dell'ufficio: 9:00-17:00 (orario continuato) dal Lunedì al Venerdì

anno 6 - n°20 giugno 2016


CROAZIA - MJET, isola selvaggia

CROAZIA

Mljet isola selvaggia

44


45

Testo di Anna

Maria Arnesano e Giulio Badini - Foto il Piccolo Tiglio

L

sette anni, attratto dalla bellezza del luogo e dalle

abitati, poco battuta perché è vietato sbarcarvi auto di

grazie della ninfa Calypso. Mljet è una delle più meridio-

non residenti, i quali a sua volta vi abitano solo in estate,

a leggenda la identifica con l'omerica isola Ogigia,

baie riparate con minuscole spiagge, porti e minuscoli

dove Ulisse nel suo peregrinare si fermò per ben

villaggi. Al centro corre l'unica strada a collegare i pochi

nali tra le 1.244 isole disseminate lungo la costa orientale

vivendo un po' di viticoltura, di pastorizia, di pesca e,

adriatica, quasi all'altezza di Dubrovnik e al termine della

soprattutto, di turismo. Vi si accede in barca e traghetto,

Croazia; il versante meridionale, più esposto al mare aper-

con un turismo soprattutto giornaliero, e ci si sposta a

to ed alle intemperie, si presenta più ripido, mentre quello

piedi, in bici, in motorino o con piccole auto a nolo, senza

settentrionale, assai più frastagliato, accoglie suggestive

mai violare una quiete endemica che vi regna da sempre

anno 6 - n°20 giugno 2016


CROAZIA - MJET, isola selvaggia sovrana; se in piena estate traghetti, sentieri, spiagge e ristoranti possono risultare relativamente affollati, per tutto il resto dell'anno vi predomina una pace assoluta. Nel 2015 il quotidiano inglese The Guardian l'ha inserita tra le 10 migliori isole europee per il paesaggio e la natura selvaggia. Mljet o Meleda, come la chiamarono Greci e Romani ricavando il nome dal miele, si presenta come una striscia montuosa di roccia calcarea e carsica, alta fino a 500 m., che si erge parallela alla costa poco più a sud dell'isola di Korcula/Corzula e alla penisola di Peliesac, considerate tra i luoghi più piacevoli della costa croata. Nota ai Greci fin dal IV sec. a.C., che vi sostavano per attingere acqua, e poi insediamento romano (quando vi approdò l'apostolo san Paolo nel 61), quindi Illiri, Bizantini, Slavi e Av a r i , fi n c h é d a l 1 3 3 3 e n t r ò nell'orbita della Repubblica di Dubrovnik. Un terzo dell'isola, tutta la parte nord occidentale, quella più affascinante perché composta da una conformazione estremamente articolata, dal 1960 è protetto come parco nazionale e quindi privo di costruzioni. Si tratta di colline interamente ricoperte da boschi di pini marittimi, querce, lecci, cipressi, ulivi e macchia mediterranea, che scendono fino a mare, su una costa punteggiata da penisole, scogliere, grotte, insenature con minuscole spiagge dalle acque di cristallo, il tutto solcato da una rete di sentieri che conducono ai gioielli centrali, due laghi, il Veliko Jezero/ Lago Maggiore (145 ettari di superficie) e il Malo Jezero/Lago Minore (soli 24 ettari). Questi suggestivi specchi d'acqua cobalto sono in contatto con il mare attraverso due pregevoli fiordi naturali, e tra di loro da un

46

breve canale artificiale, dove un


47

anno 6 - n°20 giugno 2016


CROAZIA - MJET, isola selvaggia tempo esisteva un mulino per sfruttare la forza della corrente idrica. Entrambi subiscono quindi le maree, e a causa della forte evaporazione presentano acque assai piĂš salate, ma anche piĂš calde, una delizia per i bagni in bassa stagione. Ciliegina ďŹ nale, il lago maggiore possiede una minuscola isola, interamente occupata dal monastero benedettino di Santa Maria, un'apprezzabile struttura originaria romanico-pugliese con successivi rifacimenti rinascimentali e barocchi, con tanto di chiostro e relativa abbazia, una location ideale per parecchi matrimoni in uno dei luoghi piĂš romantici dell'intera Dalmazia. Il parco di Mljet

48


49

anno 6 - n°20 giugno 2016


CROAZIA - MJET, isola selvaggia

50


51 protegge anche cervi, cinghiali, mufloni, conigli selvatici, una rara specie di tartaruga e, curioso, una folta popolazione di manguste indiane. Queste ultime vennero introdotte volutamente con una dozzina di esemplari nel 1910 per combattere le vipere, con il risultato che oggi le vipere sono sparite e in compenso le manguste sono diventate eccessive ed estranee all'ambiente. Il mare offre in abbondanza frutti di mare e crostacei come capesante, cozze comuni, vongole, fasolari, le innocue meduse celesti e la cozza necchena, un bivalve lungo fino ad un metro, il maggiore del Mediterraneo. Per il suo peculiare habitat, in un recente passato le sue spiagge deserte per gran parte dell'anno hanno offerto sicuramente ospitalità anche alla sempre più rara foca monaca. Le immersioni sub sono ammesse solo tra metà giugno e metà settembre, ad oltre 500 m dalla costa: oltre a belle scogliere sommerse, esse offrono il relitto di una nave da guerra tedesca e quello di una nave oneraria romana piena di anfore. In estate traghetti e battelli traghetti la collegano giornalmente da Sobra e Polace con Trstenik e Prapratno, sulla penisola di Peljesac, e con Dubrovnik; vi sono diversi ristoranti, un solo albergo a Pomena, residence e camere presso privati. Ad ovest si trovano i minuscoli abitati di Pomena, a 15 minuti dal Malo Jezero, Polace con il suo porticciolo in estate traboccante di lussuose imbarcazioni in una baia da sogno, i resti di un palazzo romano del I-IV sec. e di una basilica paleocristiana, Sobra, porto da pesca e paradiso per i velisti, e Soline, antiche saline da piscine naturali, tutti gravitanti attorno al parco nazionale, poi Babino Polje al centro, capoluogo tra vigneti e uliveti e punto di accesso alla Grotta di Ulisse (un traforo geologico con accesso da terra e dal mare), ad est la baia di Prozurska Luka e le calette rocciose di Saplunara, riparata dai venti e con una lunga spiaggia di sabbia, cosa rara in Croazia. Una pista pedonale e ciclabile di 5 km tra Pomena e Soline aggira il lago maggiore con una piacevole passeggiata, in un contesto di selvaggia bellezza. La cucina locale, di terra e di mare, da sola meriterebbe il viaggio: pesce

sempre fresco, polpo e frutti di mare, agnello,

capretto e cinghiale cotti sotto le braci nella peka, un forno a campana; e al tramonto un aperitivo con il corposo vino rosso locale e cozze crude al limone. Mljet, un'isola straordinaria fuori dalla calca, ideale per quanti sono alla ricerca di natura e silenzi assoluti.• www.croazia.hr “Il Piccolo Tiglio” - tel. 0381. 72 098, www.ilpiccolotiglio.com info@ilpiccolotiglio.com

anno 6 - n°20 giugno 2016


SVIZZERA - ZURIGO Capitale Internazionale della Cultura 2016

SVIZZERA

o g i r u Z

Capitale Internazionale della Cultura 2016

52


53 Testo di

Luisa Chiumenti

M

olti sono gli eventi di grande interesse culturale

che caratterizzano in modo speciale la sempre

grande vitalità di una tra le più visitate città del-

la Svizzera, Zurigo. Ancor più quest'anno che la bella città elvetica è stata designata come Capitale Internazionale della Cultura. Si può cominciare dal Festspiele, un evento che elabora il suo programma con la partecipazione regolare del Museo Rietberg, Gessnerallee Zurigo e dei teatri Neumarkt e Rigiblick e, sostenuto dalle più importanti istituzioni culturali della città, si svolge nell'arco di quattro settimane, tra giugno e luglio. Organizzato dal "Zürcher Festspielstiftung", una fondazione creata nel 1996 di cui fanno parte Opera di Zurigo, Schauspielhaus, TonhalleOrchester e Kunsthaus, il Festspiele di Zurigo si realizza

anno 6 - n°20 giugno 2016


SVIZZERA - ZURIGO Capitale Internazionale della Cultura 2016

54


55 come una vera e propria “piattaforma” animata da un tema comune, capace di offrire l'occasione per un incontro estivo delle arti, riflettendo l'intensa e variegata vita culturale della città. La visita ad un museo come il Museum für Gestaltung situato al n. 96 della Pfingstweidstrasse (www.museum-gestaltung.ch ) offrirà poi al visitatore un panorama assai vasto della varietà del design visivo in una collezione di cultura del design unica in Svizzera. Il Museo accoglie esempi di design e comunicazione visiva, design ambientale e arte, architettura e cultura quotidiana, fotografia e media, proponendo altresì mostre temporanee, workshop, concerti e dibattiti sulle mostre ed ospita quattro importanti collezioni (design, grafica, arte applicata e cartellonistica), nonché una biblioteca specialistica aperta al pubblico. Ma per l'arte a Zurigo il 2016 è un anno davvero particolare perché si celebra il centenario di un importante movimento artistico, il dadaismo, cui ha dato vita un gruppo ristretto di intellettuali, contrari alle opinioni correnti, che si riunivano periodicamente al Café Voltaire. E tale importante anniversario verrà anche ricordato in un'altra manifestazione che si svolgerà dall'11 giugno al 18 settembre, dal titolo “Manifesta” che ricorderà il movimento, facendo nascere, proprio al Cabaret Voltaire, una “Casa per gli artisti”. Ricordiamo che fu Tristan Tzara a coniare la parola “dada”, come riferisce un cronista, esattamente nel febbraio del 1916 alle sei di sera, al Café de la Terrasse di Zurigo e poi il termine si sarebbe diffuso mano a mano in tutta Europa. Il “Café Voltaire” ha continuato a registrare nel tempo un interesse vivissimo nei cultori d'arte perché fu il primo locale in cui quegli artisti si trovavano per mettere a confronto e discutere i propri impulsi innovativi. Il movimento ebbe adepti anche in America, anzi a New York in un luogo che non era un locale di svago, ma la piccola “Galleria 291”, diretta da Alfred Stieglitz (1864 – 1946), un pioniere della fotografia moderna (anche grazie alla rivista da lui diretta, “Camera Work”) e frequentata da giovani intraprendenti come Marcel Duchamp, Man Ray e Francis Picabia. E sembra addirittura che lo spirito Dada fosse già nato a New York attorno al 1915, e quindi forse ancor prima che iniziassero le attività di Zurigo; si tratta del l'Armony Show, la prima vasta rassegna informativa che portò l'arte delle avanguardie europee in America, tenutasi nel 1913 in una vecchia armeria. Fra le numerose riviste che diffusero poi i principi del movimento, poiché le loro pagine e non soltanto le copertine, erano concepite come veri e propri progetti d'artista e opere riprodu-

anno 6 - n°20 giugno 2016


SVIZZERA - ZURIGO Capitale Internazionale della Cultura 2016 cibili particolarmente letta e seguita fu “Dada”: fondata a Zurigo nel 1917 da Hugo Ball e Tristan Tzara, diffusa in Europa fino al 1921, con cinque numeri pubblicati. E ritornando a “Manifesta” sarà molto suggestivo partecipare ai suoi eventi sul “Pavillon of Reflections”, piattaforma multifunzionale galleggiante con un enorme schermo LED, con una tribuna per gli spettatori e uno stabilimento balneare con bar, sul Lago di Zurigo. Zurigo è comunque sempre un crogiolo di interessi culturali e scientifici; la sua storica Università accoglie specializzazioni tradizionali e innovative e in una delle sue sedi accoglie una Biblioteca dall'architettura affascinante firmata da un “archistar” come Santiago Calatrava, in cui sembra che gli studenti, raccolti attorno ai seggi che sottolineano le forme ellittiche della sala di lettura, ne siano consapevoli. Ma l'architetto Santiago Calatrava ha firmato anche una particolarissima pensilina della stazione Stadelhofen. Negli anni 1990, questa struttura d'accoglienza tardo classi-

56


57

anno 6 - n°20 giugno 2016


SVIZZERA - ZURIGO Capitale Internazionale della Cultura 2016

58


59 ca costruita nel 1884 venne infatti

con il laboratorio da cui esce effetti-

energizzante con pane e marmellata,

completata con un'agile tettoia da lui

vamente il prodotto. E' il caso della

oppure una ricca grigliata della

disegnata, in cemento e acciaio. Ma,

ditta Freitag (Geroldstrasse 17 8005

domenica anche in un giorno feriale

percorrendo le strade di Zurigo si

Zurich (zurich@freitag.ch) che se, nel

o semplicemente bere vino a fiumi. E

può senz'altro affermare che la città

“Flagship store”, il curioso edificio

Zurigo contempla, quale Capitale

continua ad accogliere con armonia i

ottenuto con la sovrapposizione di

Internazionale della Cultura 2016

complessi antichi e quelli più moder-

semplici containers metallici, presen-

anche altri eventi molto particolari,

ni, che si alternano lungo le sponde

ta una vasta gamma di manufatti

come la possibilità ad esempio di

del lago con lo sfondo delle monta-

(borse, portafogli, pochette e persi-

accogliere gli appassionati di calcio

gne. E soffermiamoci anche in

no abiti ) ottenuti dalla lavorazione

dall'Italia e da tutto il mondo nel

un'altra delle tante particolarità

dei copertoni di auto, offre anche

“FIFA World Football Museum (aper-

offerte dalla città di Zurigo: qui si può

l'opportunità di effettuare una visita

to il 28 febbraio scorso dopo 20 mesi

vedere che lo shopping, pur sempre

allo stabilimento per vedere

di lavoro), per compiere un viaggio

raffinato e modernissimo, non si fa

dall'interno una fabbrica di borse

indimenticabile nella storia di questo

soltanto nei lussuosi negozi o grandi

prodotte dalla lavorano appunto i

gioco che il più amato e seguito nel

magazzini delle vie del centro stori-

copertoni dei TIR). Ma non è tutto:

mondo.•

co, ma si può fare, con grande inte-

presso FREITAG ,per chi lo desideri,

resse, in periferia, a contatto proprio

si può fare anche una bella colazione

http://www.myswitzerland.com/

anno 6 - n°20 giugno 2016


LA GEORGIA - Crocevia tra l'Est e l'Ovest

60


Georgia La

crocevia tra l'Est e l'Ovest

dalle suggestioni mitologiche alla scoperta dell'homo georgicus

Testo di Mariella

B

Morosi – Foto di Mariella Morosi e Archivio

ellissima e selvaggia, sovrastata dalla catena mon-

di Medea, amante appassionata quanto vendicativa, ma

tuosa del Caucaso, immobile e ancora vivissima di

era anche la terra del Vello d'oro per cui lottarono Giaso-

suggestioni di mondi arcaici, reali o simbolici. E' la

ne e gli argonauti. Sempre qui si svolsero le imprese delle

Georgia, crocevia tra Occidente e Oriente, ma con un cuo-

spericolate amazzoni. Si dice che le montagne del Cauca-

re europeo e tutta la cultura di tre millenni di storia. Era la

so sarebbero i Titani, trasformati in roccia da Zeus per

mitologia Colchide che i greci chiamavamo Kilha, patria

punirli delle loro ambizioni. E' terra di misteri che, secon-

anno 6 - n°20 giugno 2016

61


LA GEORGIA - Crocevia tra l'Est e l'Ovest

Dm

62

do i greci, nascondeva l’enigma

europeo quasi due milioni di anni fa.

tiche racconta la gioia degli argonau-

dell'ordine primordiale al di là delle

In definitiva possiamo pensare che i

ti per aver trovato una fontana di vino

inaccessibili cime coperte dalle nubi.

primi europei erano georgiani e, in

nel palazzo di Aieti, rilassandosi poi

Ed è ancora un misterioso ritrova-

altre parole, tutti noi lo saremmo.

tra le vigne. Oggi nei mercati interna-

mento archeologico - quello di Skull

L'homo georgicus di Dmanisi apre

zionali sono molto apprezzati i gran-

5, un teschio di un antenato

così un capitolo nuovo nella domi-

di vini georgiani, nati da vitigni

dell'uomo risalente a 1,8 milioni di

nante teoria evoluzionista sui 5-7

autoctoni, che nel corso della storia

anni fa- che ha recentemente ripor-

milioni di anni in cui ci siamo separati

le invasioni e le migrazioni di popoli

tato la Georgia alla ribalta internazio-

dalla linea evolutiva degli scimpanzé.

hanno diffuso nel mondo con altri

nale, gettando addirittura un interro-

Del resto la Georgia è origine e culla

nomi. Qualche importante cantina

gativo sull'origine dell'uomo. E' il

di civiltà e tradizioni migrate poi

anche italiana è ora tornata all'antico,

reperto più completo mai ritrovato,

altrove, non ultima quella della colti-

riscoprendo l'invecchiamento dei

in grado di ribaltare gli studi

vazione della vite. Proprio qui, tra le

vini in anfora. Anche la parola vino

sull'origine della nostra evoluzione,

sponde del Mar Nero e quelle del

sembra derivi dal georgiano “gwino”

come ha sottolineato l'archeologo

Mar Caspio, i georgiani compresero

così come i termini stranieri vin, wein,

georgiano David Lordkipanidze al

millenni fa come dalla vite che cre-

vine, e i tralci di vite e i grappoli ven-

recente convegno internazionale

sceva rigogliosa si poteva trarre suc-

gono spesso raffigurati negli

svoltosi a Roma, nello Spazio Lanter-

co, quel vino primordiale che nutriva,

affreschi delle chiese. La Georgia,

na di Massimiliano Fuksas, a cura

rendeva ebbri e invitava alla danza, e

ponte tra Europa e Asia, sta vivendo

dell'Associazione Scudo di San Gior-

che veniva offerto allo straniero in un

una fase di grande interesse turistico

gio. Il reperto scoperto con altri quat-

corno di bue. Erano vini diversi da

con un notevole afflusso di visitatori

tro crani a Dmanisi, nella regione di

quelli della moderna enologia, che

nelle zone caucasiche, frequentate

Kvemo Kartli, ha scosso il mondo

venivano posti in grandi anfore di

dagli appassionati di trekking, nelle

accademico testimoniando in modo

terracotta e poi interrati anche per

antiche città e nei siti Patrimonio

empirico la migrazione dei primi indi-

molti anni. Omero nell'Odissea cita i

UNESCO. Tra le mete preferite Tbilisi,

vidui di "homo" al di fuori dell'Africa

vini profumati e frizzanti della Colchi-

la capitale, fondata nel V secolo dal re

e la loro diffusione nel continente

de e Apollonio Rodio nelle Argonau-

Vakhtang Gorgasali, ricca di edifici


63

manisis By Ambasciata Georgiana in Italia

anno 6 - n°20 giugno 2016


LA GEORGIA - Crocevia tra l'Est e l'Ovest monumentali, di chiese, di musei e di impianti termali tra le sponde del fiume Kura. Da non perdere neppure Kutaisi, Televi, la città del vino, e Batumi dalle splendide spiagge, così come i monasteri Gelati e Bagrati, la città fortificata medievale di Ananuri o i villaggi di Ushguli e di Svaneti dove svettano torri medievali, le città rupestri di Uplistsikhe e Varzia e l'antica capitale Miskheta. Sparse nel territorio vi sono decine e decine di chiese ortodosse e di fortezze note o meno note, tutte da scoprire. Di grande interesse per il visitatore esigente è la scoperta della frammentarietà di questo Paese non più grande della Svizzera, e dell'unicità e dell'originalità delle caratteristiche di ognuna delle sue mkhare (regioni): Guria, Imereti, Kakheti, Kartli Mtskheta, RachaLechkhumi, Svaneti-Mestia, Samegrelo, Adjara Batumi, Samtskhe-Javakheti, Shida Kartli, tutte divise in distretti (raioni). Si può attraversare il Paese optando tra itinerari naturalistici, storici, archeologici o enogastronomici, oppure combinarli in tappe prima di intraprendere il viaggio. La stabilità politica raggiunta dopo l'indipendenza dal regime sovietico (9 aprile 1991) e dopo il conflitto con la Russia del 2008, oltre al turismo attira anche interessi stranieri. Grossi investimenti cine-

64


65

anno 6 - n°20 giugno 2016


Un GEORGIA soggiorno- aCrocevia Viareggio LA tra l'Est e l'Ovest

66


67 si nel porto di Anaklia hanno di fatto ripristinato la potenzialità della storica Via della Seta. Notevole l'appeal di territori diversi: dalle foreste sub tropicali al deserto fino alle montagne caucasiche è continuo il cambio di scenari. Ma ad attrarre, oltre ai siti storici e preistorici, è l'autenticità del folklore, il clima invidiabile ed un'enogastronomia sorprendente, ancora legata alla tradizione e alle coltivazioni locali. Descritta da Marco Polo nel Milione, attraversata per secoli dai mercanti che commerciavano con l'Asia, la Georgia ha anche un forte legame con l'Italia. Un ruolo fondamentale fu svolto dai nostri missionari dopo che Roma nel 1626 decise di istituirvi la Missione dei Padri Teatini. Preziose sono le testimonianze sulla società georgiana dell'epoca, raccolte negli scritti Teatini, custoditi negli archivi vaticani. Se vivissimi sono i riti della tavola, qui mangiare è quasi una cerimonia, con un ordine preciso dei piatti e sempre con un calice di vino. Un rosso famoso è il Kindzmareuli mentre tra i bianchi sono da provare il Gurdzhaani o il Tsinandale. La cucina georgiana è fatta di tante specialità regionali e locali, a base di carni pesce, verdure e spezie. Manca di rado il chakhokhbili, un ragù di pomodoro aromatizzato alle erbe e alla paprika mentre la salsa di noci e i chicchi di melograno accompagnano molti piatti tra cui gli involtini di melanzane, il kuchmachi, speziati pezzetti di fegato, il pollo con spezie e peperoncino dolce. Diffusissimi gli involtini di formaggio con ricotta e menta e i kachapuri, saporite focacce ripiene. Abbondano i sottaceti e le salse a base di yogurt. Per le festività religiose, che seguono il calendario ortodosso, sono d'obbligo piatti sontuosi come il satsivi di pollo e tacchino che si mangia a Capodanno insieme al gozinaki, il dolce di noci che attira la fortuna. Poche infine le formalità di ingresso, non servono né il visto né le vaccinazioni. Ma soprattutto è bello scoprire un Paese antico, fortunatamente ancora ignorato dall'invasivo turismo di massa.•

www.visitgeorgia.it www.ingeorgia.it http://www.scudosangiorgio.com/georgiaone. net/homepage.html

anno 6 - n°20 giugno 2016


FRANCIA - Viaggio a Troyes, la capitale della Champagne

68


Troyes FRANCIA Viaggio a

la capitale della Champagne

Testo di Luisa

D

Chiumenti - Foto dell'Ente Turismo della città di Troyes

a Parigi un comodo treno ci porta alla meta che ci

punto in cui anticamente il fiume si suddivideva in più

eravamo prefissati: una visita alla bella cittadina

rami permettendo così un più agevole attraversamento

medievale, capitale della Champagne. Troyes

da parte della via Agrippa, quella grande arteria che face-

che, situata nella Francia centro-orientale nel dipartimen-

va parte dell'antica rete stradale della Gallia romana rea-

to francese di Aube di cui è capoluogo, nella regione della

lizzata da Marco Vispanio Agrippa, vedeva poi mutato il

Champagne - Ardenne, scopriamo essere stata “castrum

proprio nome per la presenza della popolazione dei Tri-

romano” (22 o 21 a.C.) ed avere avuto il nome di “Augu-

cassi, tribù gallica stabilitasi nel territorio. Ed è stata pro-

stobona” (in onore di Augusto). Posta sulla Senna, nel

prio la sua posizione che fece di Troyes, quale centro di

anno 6 - n°20 giugno 2016

69


FRANCIA - Viaggio a Troyes, la capitale della Champagne

70

collegamento di numerose strade, un fiorente polo com-

X che la città, con il progredire della sua espansione, vide

merciale oltre che di una importante area vinicola, anche

anche stabilirsi i primi conti di Champagne, che edificaro-

quale sede di industrie alimentari, meccaniche e tessili. Di

no nell'angolo nordoccidentale della cité un primo

queste ultime si possono ammirare (come avviene ad

castello, dominato da un mastio, i cui resti sono stati

esempio nella hall di un grande albergo), alcuni macchi-

demoliti nel XIX secolo.

nari d'epoca, muniti di aghi, fili e manovelle, come se

Nel 1524 un incendio devastò il centro della città ma gra-

potesse rimettersi in funzione all'istante. Ed eccola la bel-

zie alla ricchezza degli abitanti fu possibile ricostruire non

la cittadina medievale apparire su una piattaforma leg-

solo i grandi monumenti, ma anche le case uguali alle

germente sopraelevata, nell'arco di un'ansa della Senna e

precedenti. E questa è rimasta la caratteristica principale

del suo affluente Vienne. Ora il suo perimetro è più

della cittadina le sue case a “graticcio”, oggi egregiamen-

ampio, ma la sua forma originaria si individua ancora mol-

te restaurate. Passeggiare per le sue strade permette così

to netta, dai resti del castrum rettangolare, e da quelli

di rivivere, passo passo antiche vicende che affondano le

della cinta muraria in pietra che circondava la città, ancora

loro radici non solo nella grande storia, ma anche nelle

visibili nel capocroce della cattedrale, a ricordo della fon-

pieghe più nascoste del “privato” quotidiano: vicende di

dazione del vescovado risalente addirittura alla prima

santi e di persone semplici, come di commercianti o nobili

metà del IV secolo. E fu da allora che cominciarono a sor-

ed insigni personaggi. I secc. XII e XIII segnarono la fase

gere e si moltiplicarono rapidamente i diversi monasteri

di massima prosperità della città, grazie al dinamismo

(tra cui l'abbazia di Saint-Loup o la chiesa di Saint-

delle fiere mercantili istituite a partire dal sec. XI e

Aventin, poi Notre-Dame-aux-Nonnains), che oggi si

all'affermarsi del potere dei conti di Champagne. Nel sec.

ammirano, perfettamente restaurati. Entrare nell'abbazia

XII la città comprendeva, oltre alla cattedrale, due abbazie

di Saint-Loup crea davvero un' emozione particolare per

e due priorati, dieci chiese parrocchiali e la collegiata di

la grandiosità, la bellezza delle pietre con cui è stata eret-

Saint-Etienne. Quest'ultima fu fondata nel 1157 dal conte

ta e i secoli di storia di cui si capta la potenza e la straordi-

Enrico il Liberale, accanto al nuovo palazzo comitale

naria continuità che aleggia fra le sue mura. Dopo le inva-

situato all'angolo sudoccidentale della cité. Dell'edificio,

sioni normanne della fine del sec. IX e degli inizi del X, la

distrutto nel 1792, ma conosciuto attraverso piante e

città si estese al di là della primitiva cerchia con nuove

vedute (Pastan, 1989), rimangono solo alcune vetrate

costruzioni religiose. E fu proprio a cominciare dal secolo

disperse in varie sedi. Ma percorriamo le viuzze e i vicoli


71

anno 6 - n°20 giugno 2016


FRANCIA - Viaggio a Troyes, la capitale della Champagne

72

più stretti del centro storico, il ben noto "Tappo di cham-

edifici di culto in Troyes. In particolare, nella zona centrale

pagne" che costituisce il cuore storico della città, ricco di

spicca la maestosa costruzione gotica della Chatedrale St.

angoli, cortili, giardini interni particolari e sempre sor-

Pierre – St. Paul realizzata tra il XIII ed il XVII, con il suo

prendenti, con quei colori vivaci ripristinati dai restauri

impressionante, gigantesco interno a 5 navate in stile

sulle facciate delle sue tipiche case. Certamente ancora

gotico fiammeggiante, illuminato dal grande rosone

più suggestivo doveva essere il centro storico di Troyes

quattrocentesco, e dalle bellissime vetrate. Ma la catte-

prima che, nel 1534, il consiglio comunale non decidesse

drale racchiude anche altre meraviglie, come il museo

di illuminare le sue strade durante i periodi delle fiere

interno, prezioso ed originalissimo, che può sfuggire ad

dello Champagne, con le tipiche « candele di sego » in

un visitatore non abbastanza attento, perché si insinua

lanterne. Fu nel 1766, che la città disponeva di 150 lan-

quasi nello spessore enorme della parete dell'estrema

terne che illuminavano tutti i passaggi pubblici in inverno

navata destra e nelle sue salette, raggiunte dalla navata

per le strade principali. Solo intorno al 1800 Il sego sareb-

scendendo due soli gradini, custodisce il tesoro e le reli-

be stato sostituito dall'olio, mentre il gas e l'elettricità

quie portate dall'Oriente dal vescovo Garnier de Trainel.

giunsero a Troyes fra il 1842 e i primi anni del XX secolo.

La Basilique di Saint-Urbain (1200 circa) con un bellissimo

Passeggiando per le stradine di Troyes sembra di essere

ciclo di vetrate nel coro e nel transetto e, nella cappella a

ancora realmente nel medioevo, anche perché dagli anni

destra del coro la tenera e dolce figura della Madonna

'90 le case a graticcio della vecchia Troyes sono state tutte

dell'Uva, sublime scultura lignea della Madonna col Bam-

restaurate fino a diventare l'emblema della città degli

bino reggente un grappolo d'uva, risalente al XVI secolo.

antichi Galli Tricassi. “La stradina più pittoresca è sicura-

Stupisce la ricchezza delle opere d'arte che il grandioso

mente la “Ruelle de Chats”, uno strettissimo vicolo che si

interno gotico valorizza ancor più: dal Rilievo del Giudizio

apre fra case a graticcio, poco lontano dalla “Torre

Universale, opera trecentesca adornante la lunetta del

dell’Orafo”: eccolo davanti a noi il « Vicolo dei gatti »

portale principale, alle numerose sculture policrome e

situato fra la via Champeaux e la via al Charbonnet. E' mol-

rilievi cinquecenteschi. Interessante e curiosa la storia

to stretto e dà un'idea della stradina medievale a ciottoli

della sua costruzione: voluta da papa Urbano IV; nato

con una cunetta centrale per il flusso dell'acqua. Ricos-

Jacques Pantaléon, figlio di un ciabattino di Troyes, da

truita dopo il grande incendio del 1524, ripropone al viag-

chierico della locale cattedrale realizzò una carriera eccle-

giatore stupito e incantato piccolissime case a graticcio

siastica notevole, divenendo arcidiacono maggiore di

che però, a sbalzo, si allargano leggermente verso l'alto.

Laon, poi ambasciatore della Santa Sede, di Verdun e

Ed è proprio lassù il grande «traffico» dei gatti che si

patriarca di Gerusalemme. Eletto papa nel 1261, volle

divertono a passare da un lato all'altro della strada, attra-

edificare, sul luogo della bottega di famiglia, dove era

verso i tetti: da qui il nome del vicolo. Ma ancora più

nato, una basilica dedicata a Sant'Urbano, suo patrono.

divertente può essere la vista dei piccioni che posati sulle

Nel 1935 vi furono traslati i suoi resti e nel 1964, papa

brevi travi lignee di sostegno, si scambiano tenerezze

Paolo VI conferì alla chiesa il titolo di “Basilica minore”. E

tranquilli e indisturbati anche sotto i flash dei turisti. E'

se ci si ferma più a lungo a Troyes, molto accattivante fare

interessante anche ricordare come, nel vicolo, una biblio-

un po' di golf e così visitare le antiche proprietà dei conti

teca ospiti anche la prima caffetteria aperta per i diritti

Chandon de Briailles, dove è stato ricavato il “green”. Il

umani dalla « lega francese per la difesa dei diritti umani

percorso, realizzato nel 1958, si snoda su 50 ettari e la

e civici ». Nel 1789, un decreto imponeva di erigere can-

club-house è nel castello della Cordelière, risalente al

celli di ferro alle due estremità del vicolo, con chiusura

1896 (www.golfdetroyeslacordeliere.it ). E perchè non

notturna e forse si intravedeva un lieve pericolo

concedersi una bella serata per assistere ad uno spetta-

nell'attraversamento notturno della pur breve stradina, e

colo al « Madeleine Theatre » (Boulevard Gambetta) tea-

ancora nel 1960, se ne minacciava la demolizione. Fu

tro settecentesco che conserva ancora oggi il carattere

allora che venne in aiuto la legge Andrè Malraux del 4

stilistico originario, con il grande auditorium che accoglie

agosto 1962, creata appunto a tutela dei più delicati com-

performance seguite dal grande pubblico per tutto

plessi di valore storico ambientale. Ed é quindi delizioso

l'anno. Per la cena, prima o dopo teatro si può davvero

oggi insinuarsi nel suo percorso strettissimo e lasciarsi

scegliere: diverse sono le specialità gastronomiche che si

incantare dal silenzio, appena interotto dal movimento

possono gustare nei vari ristoranti e caratteristiche trat-

felpato dei gatti e dal mormorio sommesso dei colombi.

torie di Troyes; fra esse, tradizionalmente preparata in

Ed ora penetriamo nella grande monumentalità degli

maniera artigianale, la vera “andouillette di Troyes”,

un


73

anno 6 - n°20 giugno 2016


FRANCIA - Viaggio a Troyes, la capitale della Champagne insaccato di trippa di maiale cui si aggiungono cipolla,

zione di champagne: il Pinot nero, il Pinot Meunier e lo

sale e pepe. La salsiccia può essere consumata al naturale,

Chardonnay. E questo può essere proprio il simbolo vitale

grigliata, in umido o come antipasto, tagliata a fettine. Ma

della città di Troyes: un legame continuo fra passato, pre-

su tutto è davvero gustosissimo sorseggiare un calice di

sente e futuro, dalle sue case a graticcio, perfettamente

champagne! Da sempre associato a feste e grandi eventi,

restaurate a modernissimi edifici pubblici e privati con-

quali matrimoni, compleanni o San Silvestro, lo champa-

temporanei.•

gne gode di un'ottima reputazione a livello internazionale. A Reims e a E'pernay, nella Marna, si trovano le cantine

74

ATOUT FRANCE

delle più grandi case produttrici della regione della Cham-

Ente per lo Sviluppo del Turismo Francese

pagne, ma qui si può fare una scelta di altissimo livello

Via Tiziano, 32 - 20145 Milano

qualitativo: dai vigneti con Denominazione d'Origine

Tel: +39 02 58 48 655 / Fax: + 39 02 58 48 62 22

Controllata (AOC in Francia), alla Valle della Marna, la

http://it.rendezvousenfrance.com l

Montagna di Reims, la Côte des Blancs e la Côte des Bar:

Ufficio del Turismo di Troyes

tutte le più grandi regioni produttrici di questo famoso

16 Rue Aristide Briand, 10000 Troyes, Francia

“vino frizzante”. Sono tre i vitigni autorizzati per la produ-

Telefono: +33 892 22 46 09


75

anno 6 - n°20 giugno 2016


MESSICO - Le cittĂ coloniali

Le cittĂ coloniali

76


77

Testo di Anna

Maria Arnesano e Giulio Badini Foto Ente per la Promozione Turistica del Messico e Archivio

I

l Messico vanta il maggior patrimonio di testimonianze relative all'epoca coloniale europea nei diversi continenti, e non a caso anche l'UNESCO protegge qui ben

sette località risalenti al periodo coloniale come Patrimonio dell'Umanità. Le città coloniali consentono di scoprire un aspetto inedito e peculiare del Messico attraverso la sua evoluzione artistica e architettonica, ma anche storica, economica, sociale e culturale degli ultimi secoli. Quando, nel 1521, i conquistadores di Cortez distrussero l'impero azteco di Montezuma, fondarono il regno-colonia della Nuova Spagna, destinato a durare per tre secoli, che andava dagli attuali stati del Sud-Ovest statunitense fino al canale di Panama. Gli spagnoli non trovarono nell' El Dorado i tesori di cui favoleggiavano i racconti, bensì inesauribili miniere d'argento (nel 1800 il Messico produceva il 66 % dell'argento estratto in tutto il mondo) e una terra che,

anno 6 - n°20 giugno 2016


MESSICO - Le città coloniali

78

se sfruttata razionalmente, avrebbe

sime pietre, dei graziosi agglomerati

ricche di elementi decorativi. Già alla

potuto produrre immani ricchezze,

urbani dalla tipica struttura iberica a

fine del 1600 esistevano ben 35

soprattutto utilizzando una mano-

pianta quadrata, gravitanti su

vivaci cittadine, che costituiranno la

dopera locale a costo quasi zero.

un'ampia piazza centrale – lo Zòcalo

spina dorsale politica, economica e

L'introduzione di animali da soma,

– dove trovavano spazio gli edifici

sociale del Paese anche all'epoca dei

da lavoro e da allevamento, di stru-

pubblici e religiosi, le sfarzose resi-

moti rivoluzionari per l'indipendenza

menti tecnici elementari di metallo

denze della nobiltà e, piano piano,

(1821) e per tutte le turbolenti guerre

come la zappa, l'aratro e la ruota, di

anche della nascente borghesia dei

civili successive, fino ai giorni nostri.

nuove colture come grano, lino, cana-

meticci arricchiti. A fianco delle impo-

Un possibile itinerario inizia da Città

pa, caffè e canna da zucchero e

nenti basiliche furono costruiti più

del Messico, capitale a 2.300 metri di

l'impiego di fertilizzanti – tutte cose

severi monasteri dei diversi ordini

quota e più popolosa città al mondo

prima sconosciute nel Nuovo Mondo

religiosi, epicentri di cultura dove si

con 25 milioni di abitanti, e tocca in

– regalò ai nuovi venuti un benessere

formavano le future classi dirigenti,

successione Morelia, gemma

inimmaginabile. A questi ricchi immi-

gli edifici del governo e della pubbli-

dell'altopiano centrale fondata nel

grati rimaneva però la nostalgia per

ca amministrazione, parchi e giardini

1541 dal primo viceré della Nuova

la madrepatria e per i suoi stili di vita,

con fontane, sfarzosi teatri, negozi,

Spagna con i suoi edifici storici in

che cercarono di colmare nella nuo-

viali alberati e quant'altro. Tanto,

trachite rossa, famosa per la produ-

va colonia costruendo città ad imma-

risorse economiche e manodopera a

zione artigianale di ceramica, legno

gine e somiglianza di quelle lasciate

due soldi non mancavano di certo. Lo

scolpito, lacche e le migliori chitarre,

nella terra d'origine. Dalle pianure

stile predominante è, ovviamente,

Patzcuaro, antica capitale degli

costiere fino agli altopiani centrali

l'esuberante barocco spagnolo, tut-

indios Tarascani affacciata su un lago,

già nel XVI sec. cominciarono a sor-

to stucco, decori e oro, per poi evol-

con edifici bassi dalle tegole rosse, e

gere in tutto il Paese, spesso sopra i

versi col tempo in un barocco messi-

poi Guanajuato, la più bella, ricca ed

resti delle antiche civiltà precedenti e

cano autoctono, sintesi della cultura

europea delle città coloniali, ubicata

il più delle volte utilizzando le mede-

spagnola con le arti precolombiane

sul fondo e le pareti di un canyon


79

anno 6 - n°20 giugno 2016


MESSICO - Le città coloniali

della Serra Madre, deve la sua prosperità alle ingenti miniere d'argento (a fine 1700 produceva un terzo dell'argento mondiale) a cui si deve anche l'architettura ispano-moresca della città che la fa sembrare un angolo di Andalusia, e infine San Miguel de Allende, con le sue bellissime dimore storiche. A sud della capitale da non perdere Puebla con le sue splendide chiese barocche e l'enorme piramide preazteca di Cholula, e poi Oxaca, tipica cittadina messicana e feudo personale di Cortes, famosa per i mercati indios e i gioielli mixtechi. Gli appassionati di archeologia si beeranno a visitare Mon-

80

te Alban, prima luogo sacro e fortezza degli Zapotechi,


81

anno 6 - n°20 giugno 2016


MESSICO - Le cittĂ coloniali

82


83

poi necropoli per i Mixtechi, Mitla,

no, con le imponenti piramidi azte-

città reale mixteca famosa per i suoi

che del Sole e della Luna e suggesti-

pregevoli mosaici, e infine la gran-

ve decorazioni pittoriche murali di

“bazar del sabado”.• www.visitmexico.com

diosità di Teotihuacan, maggior cen-

templi e palazzi. Approfondita visita

Apatam Viaggi

tro monumentale indio e più impor-

anche della capitale, dall'eloquente

tel. 0722 32 94 88

tante centro culturale precolombia-

museo archeologico fino al colorato

www.apatam.it

anno 6 - n°20 giugno 2016


I COLLI BERICI - Cuore rosso del Veneto, tra i vigneti e le ville del Palladio

I Colli 84


85

i Berici

cuore rosso del Veneto, tra i vigneti e le ville del Palladio Testo di

Mariella Morosi di Tutela dei Vini DOC dei Colli Berici e Vicenza

Foto del Consorzio

È

il Monte Berico, che sovrasta la città di Vicenza con il

geologici di milioni di anni fa e il lavoro umano per rende-

Santuario della Madonna, a dare il nome ai Colli Beri-

re l'ambiente abitabile e fertile. I Colli Berici sono sempre

ci, un'enclave di bellezza nel già celebratissimo Vene-

stati terre da vino, grazie ai terreni argillosi o basaltici e a

to. Con un susseguirsi di colline ora morbide, ora aspre di

felici fattori climatici. Ma sono soprattutto i rossi a rubare

roccia, con bizzarre figure modellate dall'acqua e dal

alle colline sapori e profumi, da vitigni come Tai Rosso,

vento, i Colli Berici insieme ai Colli Euganei dominano la

l'autoctono per eccellenza, il Cabernet, Merlot e Carme-

pianura padano-veneta. Ad interromperne la continuità

nere. Anche i bianchi e le bollicine di eccellenza (Pinot

con affascinanti scorci, sono la Val Lione e le Valli di

Bianco, Garganega, e Sauvignon) sanno farsi onore a tavo-

Fimon, quest'ultima caratterizzata dalla presenza di tor-

la, accanto alle specialità di un agroalimentare

biere alluvionali. A testimoniare il lavoro degli uomini per

d'eccellenza che la tradizione e gli artigiani del gusto han-

consolidare nei secoli queste terre, imbrigliandone le

no saputo valorizzare. Emozionanti sensazioni sono date

acque, è rimasto il lago di Fimon, oggi tra le mete di inte-

dalle risorse paesaggistiche ed enogastronomiche ma

resse naturalistico più apprezzate. Un percorso archeo-

davvero uniche sono quelle artistiche ed architettoniche

logico permette anche di ricostruire gli sconvolgimenti

grazie ad Andrea Palladio. Le opere di questo geniale

anno 6 - n°20 giugno 2016


I COLLI BERICI - Cuore rosso del Veneto, tra i vigneti e le ville del Palladio

86

architetto del Cinquecento appartengono al mondo,

pur apprezzando queste fertili terre come luoghi del

come Patrimonio dell'Umanità. A Vicenza e tra le colline

buon vivere non disdegnavano la convenienza della ren-

sono concentrati la maggior parte delle sue ville e dei suoi

dita agricola. Le barchesse, le ali delle ville, non risponde-

palazzi, edificati ispirandosi alla classicità greca e romana

vano solo a criteri estetici ma erano state pensate come

e destinate al riposo dei ricchi mercanti e della nobiltà

magazzini, stalle o depositi di attrezzi agricoli. E' parlar

della Serenissima. I suoi “Quattro libri dell'architettura”

comune, anche oggi, definire questi luoghi ad alta voca-

dettarono legge nei secoli successivi, ma va riconosciuto

zione vinicola “le vigne del Palladio”. Il "Palladianesimo"

al Palladio il merito di aver affrontato per primo il rappor-

oltre a ispirare tanti altri costruttori di edifici patrizi nei tre

to tra la civiltà e la natura, ambientando gli edifici tra

secoli successivi ha varcato anche gli oceani. Se pensiamo

giardini, orti e vigneti. Del resto che la bellezza delle

alla Casa Bianca e al Campidoglio di Washington possia-

costruzioni potesse conciliarsi con l'attività agricola

mo comprendere perché nel 2010 il Congresso degli Stati

l'avevano ben compreso gli stessi signori delle ville che

Uniti ha riconosciuto il Palladio come “padre


87

anno 6 - n°20 giugno 2016


I COLLI BERICI - Cuore rosso del Veneto, tra i vigneti e le ville del Palladio

dell'architettura americana”. Molto si è fatto negli ultimi anni per valorizzare l'offerta turistica dei Colli Berici, aprendola alle nuove esigenze dei visitatori esigenti e motivati e soprattutto destagionalizzandola. E' lo stesso ambiente a suggerire gli itinerari naturalistici, tra boschi, viottoli di campagna e osterie. C'è tanto da scoprire, a piedi, in bicicletta o anche cavalcando un asino. E' questa, il trekking con i mansueti quadrupedi, l'originale proposta del Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza che in collaborazione con la Cooperativa I Berici, impegnata nella promozione naturalistica, prevede speciali pacchetti turistici con pernottamenti in agriturismo e con rilassanti soste nelle cantine con degustazioni di vini e di tipicità. “In queste proposte - sottolinea il direttore del Consorzio Andrea Monico – lo spirito del viaggiare slow si unisce alla scoperta della nostra enogastronomia. Si riscoprono i territori con occhi nuovi e si considerano i cibi e i vini come frutti della terra da condividere in compagnia”. La polenta col baccalà, la cacciagione, i salumi come la sopressa vicentina si abbinano perfettamente ai vini rossi. I Colli Berici producono anche un olio doc, di alta qualità da varietà come frantoio, leccino, pendolino e rasara. Olibea, l'associazione dei produttori è molto attiva con progetti su una coltivazione documentata nel territorio fin dal XIII secolo. Per chi sceglie i Colli Berici per una vacanza anche breve sono stati creati speciali pacchetti: escursioni al lago di Fimon, alla Valle dei Mulini, alla Grotta di San Bernardino, alle cave di pietra di Vicenza o alla scogliera di Lumignano. Molte le offerte, per tutte le esigenze, messe a

88


89

anno 6 - n°20 giugno 2016


I COLLI BERICI - Cuore rosso del Veneto, tra i vigneti e le ville del Palladio punto soprattutto negli ultimi anni grazie anche alla capacità di far squadra dei protagonisti del territorio per valorizzarne le bellezze ambientali, storiche e artistiche e, non ultime, le eccellenze agricole e soprattutto enologiche. Molto attivo il Consorzio Tutela Vini Colli Berici e Vicenza che con i suoi 30 soci riunisce cantine, produttori e aziende vinicole del territorio. Nato nel 2011 dalla fusione di due realtà distinte: il Consorzio vini tutela Colli Berici Doc e quello dei Vini Vicenza Doc, dà voce alla maggior parte dei vitivinicoltori vicentini sostenendoli con varie iniziative. Il processo di valorizzazione era cominciato già tra il 2002 e il 2005 con il progetto di zonazione a cura di Veneto Agricoltura, del Consorzio Tutela Colli Berici, della Provincia di Vicenza e della Camera di Commercio. "Siamo nel cuore rosso del Veneto – dice ancora Andrea Monico- perché qui si è scelto di coltivare uve a bacca rossa, per la vocazione del territorio. Il cuore è simbolo di passione e di vita e i nostri vini sanno suscitare autentiche emozioni". L'arte e la cultura sono presenti in tutte le loro forme e soprattutto il Palladio e lo stile si ritrovano dovunque. Se le ville più famose sono state restaurate e aperte al pubblico, altre che hanno ceduto al tempo sono in rovina. Alcune sono scomparse, trasformate o inglobate in granai o edifici agricoli. Gli itinerari palladiani non possono che partire da Vicenza, perché tutta la città è patrimonio UNESCO per il gran numero di edifici e di ville. D'obbligo il circuito che comprende il Palazzo della Ragione in piazza dei Signori, più noto come la Basilica Palladiana, il Teatro Olimpico, primo esempio di teatro stabile coperto dell'epoca moderna, il Palazzo Barbaran da Porti e quello del Capitanio, il Palazzo Chiericati, sede della Pinacoteca, la Villa Almerico Capra detta La Rotonda, la Villa Valmarana ai Nani, affrescata dal Tiepolo, alle pendici del Monte Berico. In molti altri edifici, civili e religiosi, si riconosce l'impronta dell'architetto. Da vedere anche i siti di architettura militare e le mura trecentesche, risalenti alla dominazione scaligera. Imperdibile anche una visita al Santuario, passando per l'Arco della Scaletta e salendo per i 192 gradini, intervallati da cappellette votive. Anche nel Santuario, nel Medioevo luogo di culto benedettino e ospizio per i viandanti, c'è traccia dell'opera del Palladio. Da ammirare tra le varie opere d'arte "La Cena", mirabile tela del Veronese. Suggestivo lo sguardo su Vicenza, dal piazzale della Vittoria, antistante la basilica, realizzato demolendo negli Anni Venti un grande dosso di roccia.• www.colliberici.it www.consorzio.bevidoc.it

90


91

anno 6 - n°20 giugno 2016


Kaleidoscope

Hyatt Regency D

92


93

Düsseldorf Design sulla punta della penisola

G

iochi di colori e luce che riverberano su

vetrate e profili, catapultando lo sguardo

oltre il fiume Reno, verso gli stravaganti

palazzi di Frank Gehry, che nel quartiere avveniristico di Neuer Zollhoff ha lasciato la sua inconfondibile impronta. Felice l'ubicazione su una penisola in mezzo al fiume nel nuovo quartiere Media Harbour, non lontano dal Rheinturm e dall'Altstadt, il cuore medievale di Düsseldorf. Colori e luce che negli interni si amalgamano con marmi, graniti e alabastri in questo nuovo punto di riferimento per viaggiatori d'affari e leisure e per i cultori dell'alta gastronomia. Nel ristorante DOX, con viste sul fiume attraverso altissime vetrate, sul menu spiccano specialità regionali e internazionali rivisitate con tocchi a sorpresa come l'uso di topinambur, quinoa e dente di leone. Dietro il Sushi Bar l'amabile e sorridente chef giapponese crea poesie dalle forme rigorose e dai sapori delicati. Mentre per i commensali allo Chef's Table, da dove seguire le avvincenti mosse degli chef nella grande e movimentata cucina a vista, il servizio family-style è briosamente rilassato. Luminose e spaziose le camere dove predominano colori soft spezzati da quadri dalle tinte forti sulle pareti, e c'è la scelta tra bagni tradizionali o quelli open-plan che delineano un'unica area multi-funzionale.•

pmf

www.dusseldorf.regency.hyatt.com

anno 6 - n°20 giugno 2016


Kaleidoscope

SHANGHAI MARRIOTT HOTEL PARKVIEW

94


95

U

n business hotel con una vocazione per il bello a Zhabei nel quartiere

Jin'An, un distretto del circondario di Puxi, il cuore antico della città, a

soli quindici minuti dal famoso Bund. Bello e sconfinato come una piazza pubblica l'atrio, e bella ed estrosa la monumentale installazione rossa dalla forma ovoidale che provocatoriamente solitaria si impone al centro. Sono belle le 317 camere e suite rese esteticamente gradevoli dall'uso di tinte pastello e con un mobilio in stile lineare e contemporaneo. Dalle grandi finestre si guarda verso l'ammasso dei grattacieli del centro, ma non prima di cadere sul parco Daianing Lingshi, il più grande polmone verde di Puxi con alberi ad alto fusto, sentieri e un lago artificiale. Belli i sapori e i colori proposti a tavola nei tre ristoranti. Dalle carni ai pesci, crostacei e ostriche e dalla selezione sfiziosa di specialità asiatiche alle proposte occidentali nel Shanghai City Bistro, dove l'estro Made in Italy dell'Executive Chef Stefano De Geronimo spazia dalla pizza al taglio alla pasta, e dagli antipasti al tiramisù. Belle le raffinatezze culinarie di grande pregio estetico nel ristorante cinese Man Ho, e spettacolare l'offerta del ristorante giapponese Tatsumi, con sushi e sashimi, grigliate sulle brace individuali sumibi, e i teppenyaki cotti da uno chef su grandi piastre teppan e serviti direttamente ai commensali seduti intorno al tavolo.•

pmf

www.marriott.com/hotels/travel/shamp-shanghai-marriott-hotel-parkview

anno 6 - n°20 giugno 2016


Kaleidoscope

Twelve at Hengshan The Luxury Collection Shanghai

S 96

ulla Hengshan Road, nel cuore

prospetto di 20.000 mattonelle ros-

ti delle camere, al grande dipinto di

della metropoli, tra palazzi

se. Mentre per l'hotel Botta ha ideato

un giardino cinese in fiore nel risto-

coloniali e ville Art Deco, risto-

cinque piani dall'insolita forma ellit-

rante cinese - e raggiunge la sua

ranti eleganti e boutique alla moda,

tica, dotati di 171 camere e suite, una

completezza nel giardino. Un cortile

sorge Twelve at Hengshan The

spa, una piscina, due ristoranti e un

ovale lussureggiante dove ruscelli,

Luxury Collection. Spettacolosa la

giardino segreto. La natura è una

boschetti di bambù, arbusti e alberi

facciata, dove la linearità e lo spazio

presenza costante - dai murales con

pregiati plasmano un rifugio recon-

così cari all'architetto Mario Botta

rami fioriti nell'atrio, alla fioritura

dito, un luogo di serenità e di armo-

spiccano il volo in un magnifico

sulle moquette e sui letti e sulle pare-

nia, mille anni luce lontano dalla vita


97

frenetica della metropoli. Destinati al Tops & Terrace con un menu internaziobenessere degli ospiti la grande piscina nale, pizze e sushi, e il Twelve Hengshan con una scrosciante cascata lineare, la dove la cucina cantonese raggiunge SEN spa con quattordici camere per livelli estetici e culinari di straordinario trattamenti e massaggi, il bagno turco pregio.•

pmf

erbale e la sauna di blocchi di sale. Per deliziare i palati ci sono due ristoranti sotto la guida estrosa e creativa dell'Executive Chef Robert Brown: il www.twelveathengshan.com

anno 6 - n°20 giugno 2016


Foto di copertina: Zimbabwe di Anna Alberghina

Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com www.emotionsmagazine.com Progetto Grafico, impaginazione e creazione logo Emotions Ilenia Cairo icairo@emotionsmagazine.com Collaboratori Anna Alberghina, Anna Maria Arnesano, Giulio Badini, Luisa Chiumenti, Giuseppe Garbarino, Pamela McCourt Francescone, Mariella Morosi Traduzione testi Pamela McCourt Francescone Responsabile Marketing e Comunicazione Mirella Sborgia msborgia@emotionsmagazine.com Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 - 00198 Roma Tel. e fax 068417855

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 - N° 310/2011 Copyright © - Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Casa Editrice che ne detiene i diritti.




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.