Emotions magazine rivista viaggi e turismo giugno 2015 anno5 n16

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viaggi e cultura Anno 5 n°16 giugno 2015

ANGOLA CINA HENAN KARAKORUM MYANMAR COSTA BRAVA DISNEYLAND PARIS FAVIGNANA



Sommario

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Angola di Anna Alberghina

Pag 16 Henan di Mariella Morosi

pag 36 Spagna, Costa Brava di Luisa Chiumenti pag. 44 Disneyland Paris di Annarosa Toso pag. 52 Blenheim Palace di Pamela McCourt Francescone pag 60 Favignana di Teresa Carrubba pag 70 Puglia di Anna Maria Arnesano e Giulio Badini pag. 78 Il Castello di Giarole di Giuseppe Garbarino pag. 86 Castiglione Olona di Anna Maria Arnesano e Giulio Badini pag. 94 Kaleidoscope

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pag.27 Karakorum di Anna Maria Arnesano e Giulio Badini



editoriale

C

i siamo. Le tanto agognate vacanze sono alle porte. E la progettazione di un viaggio dà un piacere che non ha nulla da invidiare a quello dello stesso viaggiare. La fantasia vola qua e là su paesi e continenti, su mete rassicuranti o piene di ammiccamenti, su placide baie per il relax più totale o su giungle e montagne per eccitanti e corroboranti avventure. Dovunque cada la nostra scelta, sarà quello che realmente vogliamo. L'interesse antropologico di pochi li spingerà verso la desueta Angola per avvicinarne le tribù e le loro fascinose credenze o lungo la via del Karalorum, tra Pakistan e Cina dove vivono popolazioni fuori dal tempo. Chi vorrà immergersi nella languida atmosfera del Myanmar percorrendo in battello una storia millenaria segnata dalle guglie svettanti di templi discreti, e chi vivrà i fasti dell'Inghilterra attraverso Blenheim Palace nella Contea dell'Oxfordshire, per esempio, dove nacque grande statista Winston Churchill.

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ANGOLA, i popoli dimenticati della valle del Kunene

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Angola

i popoli dimenticati della valle del Kunene Testo e foto di Anna

A

Alberghina

chi verrebbe mai in mente di trascorrere le proprie

vacanze in Angola? Non è forse un luogo di deva-

stazione, mine antiuomo e bambini soldato? Un

punto imprecisato sulla mappa dell'Africa? Antica colonia portoghese, l'Angola conquistò l'indipendenza nel 1975 grazie alla lotta dell'MPLA di Agostinho Neto, per precipitare subito dopo nel baratro di una sanguinosa guerra civile conclusasi solo nel 2002. Oggi, dopo 27 anni di ostilità, l'Angola ha voltato pagina. Le sue frontiere si sono aperte al mondo anche se ancora scarseggiano infrastrutture e strade asfaltate. I pochi turisti hanno, così, il privilegio di affacciarsi su di uno dei paesi più autentici del continente nero che offre scenari di primordiale bellezza ed ospita una moltitudine di minoranze etniche ancora legate allo stile di vita tradizionale. Merce rara in una terra dove gli investimenti stranieri e l'avanzare inesorabile della globalizzazione stanno seriamente minacciando le antiche culture. Per visitare l'Angola meridionale è necessario organizzare una vera e propria spedizione. Un pick-up, equipaggiato per 15 giorni di autonomia totale, ci attende a Lubango. E' carico di benzina, acqua, cibo, tende ed attrezzatura da campo. Lubango, capitale della provincia di Huila, è una caotica cittadina in rapida espansione. Antiche dimore portoghesi dipinte di colori pastello si alternano alle baracche e già si vedono nascere i primi centri commerciali, inevitabile tributo al progresso. A pochi chilometri dalla città, visitiamo la gola di Tundavala, un abisso senza fondo che spacca in due la montagna. Si narra che da qui venissero gettati nel

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ANGOLA, i popoli dimenticati della valle del Kunene

vuoto i prigionieri politici durante la guerra, ma adesso la

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Mumuila, un gruppo di origine Bantù che si insediò nella

guerra è finita e tutti hanno fretta di dimenticare. Per noi

regione attorno a Lubango, secoli fa. Lunghe trecce impa-

è arrivato il momento di lasciarsi alle spalle la “ civiltà” e

state di ocra chiara ed uno spesso collare di perline colo-

dare inizio all'avventura! Prima tappa: il polveroso ed

rate caratterizzano l'abbigliamento femminile. Il risultato

affollatissimo mercato di Chibia. Siamo nel territorio dei

è sorprendente! Le colline circostanti sono punteggiate


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di capanne dal tetto circolare in paglia, a metà inghiottite

arrivo che rappresenta un'insolita distrazione. Un sorriso

dalla vegetazione rigogliosa. Ogni villaggio è abitato da

che si apre su di un grosso buco dovuto all'estrazione

un nucleo familiare allargato. Un anziano mi precede sul

degli incisivi. Questa pratica arcaica è un retaggio

sentiero impervio in mezzo agli arbusti spinosi. Le donne,

dell'elevata incidenza di tetano. Il buco serviva ad ali-

intente alle occupazioni quotidiane, sorridono al mio

mentare il malato in preda al trisma tetanico. Oggi, però,

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ANGOLA, i popoli dimenticati della valle del Kunene nessuno se lo ricorda e le donne continuano a cavarsi i denti. Per bellezza, dicono, o meglio, per non assomigliare ai somari! Superato il Leba Pass, una serpentina di tornanti sul fianco della montagna ci porta nelle pianure abitate dai Mucuval. Qui le regole della moda sono cambiate. Le donne indossano copricapi in tessuto colorato, vistosi bracciali in ottone e strizzano i seni con stringhe o fili di perline. Sedute di fronte alle loro capanne, si concedono una pausa, fumando lunghe pipe in terracotta. Quaggiù il clima è diverso e lascia presagire la vicinanza dell'oceano, le cui gelide acque, lambite dalla corrente antartica del Benguela, velano il cielo di umidità. La malinconica Namibe, con le sue case coloniali fatiscenti ed il pittoresco mercato del pesce, è l'ultimo avamposto prima del deser to. Raggiungiamo l'Atlantico poco dopo il fiume Curoca. Onde livide sferzano il relitto del peschereccio Vanessa, naufragato su queste coste tempestose molti anni fa. La cabina arrugginita è ormai zeppa di sabbia. Trasuda un'atmosfera spettrale che giustifica il ben meritato nome di Costa degli Scheletri. Le maree si alternano con il loro ritmo eterno ed implacabile. Non appena le acque si saranno ritirate, come Mosè dinanzi al Mar Rosso, imboccheremo il corridoio naturale fra l'oceano ed il deserto del Namib: 40 km di battigia da cui non esistono vie di fuga. Adrenalina pura! Un guasto meccanico od un semplice insabbiamento potrebbero rivelarsi fatali. Il mare divorerebbe senza pietà il nostro veicolo, lasciandoci come naufraghi. A metà percorso, un crollo imprevisto causato da una recente mareggiata, ci costringe ad un rapido dietro-front. Se vogliamo raggiungere Baja dos Tigres, ci tocca attraversare il deserto: una distesa di dune, meravigliose quanto inospitali, che ci porteranno via due giorni di viaggio regalandoci, tuttavia, panorami indimenticabili. Su queste coste perigliose approdò per primo nel 1485 l'esploratore portoghese Diogo Cao, alla ricerca della via delle Indie. Descrisse la lunga insenatura sabbiosa che oggi porta il nome di Baja dos Tigres grazie alle striature violacee della sabbia causate dalla presenza di materiale ferroso. Di tigri, dunque, neanche l'ombra anche se il colore della sabbia ricorda davvero il loro mantello. Solo qualche sciacallo fa capolino fra le dune. Stormi di uccelli marini si tuffano nelle acque pescosissime in cui nuotano le otarie. Al largo si intravede una città fantasma che galleggia sulle nebbie all'orizzonte. Qui i Portoghesi avevano costruito alcune case, una chiesa ed una fabbrica per inscatolare il pesce. Nel marzo del 1962 una burrasca di proporzioni apoca-

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littiche spazzò via gran parte della lingua di sabbia che


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ANGOLA, i popoli dimenticati della valle del Kunene

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collegava la città alla terraferma, mandando in frantumi

cioso spazzato dal vento che accresce la sensazione di “

la fiorente attività e restituendo alla natura ciò che l'uomo

fine del mondo”. Ma ben presto il panorama si trasforma

aveva cercato di addomesticare. Poco più in là, la costa è

per lasciar spazio ad una catena di montagne di roccia

interrotta bruscamente dalla foce del fiume Kunene, una

violetta, punteggiate di acacie e piante grasse. Stiamo

ferita verde che separa l'Angola dalle dune dorate del

entrando nel Parque Nacional de Iona dove siamo accolti

deserto namibiano. Nel suo tratto finale, la corrente

da un giardino di Welwitschia mirabilis, piante rarissime,

impetuosa si disperde in una miriade di bracci secondari.

in grado di sopravvivere migliaia di anni, quasi

Fenicotteri rosa passeggiano altezzosi sul bagnasciuga,

senz'acqua. Qui hanno raggiunto dimensioni imponenti

cercando nutrimento nel fondo limaccioso. Dopo Foz do

e spiccano sull'argilla rossa del terreno creando un forte

Kunene, dove una piccola stazione di polizia registra il

contrasto cromatico. Il parco è popolato da uno straordi-

nostro passaggio, è il nulla più assoluto: un pianoro roc-

nario mosaico di etnie. I più famosi sono i Muchimba, più


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ANGOLA, i popoli dimenticati della valle del Kunene

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noti come Himba, un sottogruppo degli Herero. Il loro

dalla polvere con un astuccio in tessuto. Accanto ai

nome significa “ mendicanti” e gli fu affibbiato dalle tribù

Muchimba, nella regione di Oncocua, vivono i Makawana

locali quando arrivarono fuggiaschi nel Kaokoland ango-

o Hakaona. Qui le acconciature femminili sono ancor più

lano durante l'800, dopo aver perduto tutto il bestiame

fantasiose. I capelli vengono unti con un impasto catra-

nella guerra con gli Ottentotti. Sono pastori seminomadi,

moso che, sciogliendosi, cola sul volto. Una moltitudine

organizzati in famiglie poligamiche. Hanno il permesso

di treccine avvolte in tubicini metallici, ingegnosamente

di varcare liberamente il confine con la Namibia. La siccità

ricavati dalle lattine di coca-cola, ricopre le spalle. Il petto

degli ultimi anni li ha, infatti, costretti a lunghe migrazioni

è adornato da collane di perline, piume di uccelli e cauri. Il

al seguito delle mandrie. I piccoli insediamenti di sterco e

nostro campo suscita grande fermento al villaggio.

fango sono stati abbandonati. Incontriamo solo bivacchi

Offriamo uno spettacolo insperato e siamo oggetto di

provvisori di sterpi e stracci in un territorio aspro ed

divertiti commenti. Ai Makawana si mescolano i Mon-

implacabile, di commovente bellezza. Per questo popolo,

dhimba. Una bimba mi osserva attraverso un sipario di

le decorazioni corporee rivestono la massima importan-

perline multicolori. Avrà appena 6 anni ma già tiene in

za. Acconciature ed ornamenti, indossati sia nella quoti-

braccio il fratellino. Le tenebre non si sono ancora dissi-

dianità che durante le cerimonie, segnano le diverse tap-

pate ma io sono sveglia da un pezzo.

Attraverso

pe della vita degli individui. Le fanciulle prepuberi accon-

l'abbraccio protettivo del grande baobab intravedo il

ciano i capelli in due grosse trecce rivolte in avanti che le

manto stellato che già inizia a sbiadire. La giornata inizia

costringono a piegare il capo per vedere. Verranno girate

presto nella valle del Kunene, anche oggi ci attendono

all'indietro al momento della pubertà. Con il matrimonio,

molti chilometri di piste sassose. Sento dei bisbigli fuori

l'acconciatura diventerà molto più opulenta: lunghe trec-

dalla tenda. Una giovane donna si avvicina con felina ele-

ce impastate con ocra e grasso animale, sormontate da

ganza. Sotto gli stracci che la proteggono dal freddo not-

un vezzoso copricapo in pelle di vacca. Le donne sposate

turno, nasconde l'ultimo nato. Kanera, questo è il suo

indossano, fra i seni nudi, una grossa conchiglia, legata

nome, è sfacciatamente bella. Ha un sorriso dolcissimo

ad un complicato ornamento in ferro e pesanti cavigliere.

ed una lunga criniera di capelli lucidi. Sopra i capezzoli

I corpi snelli e flessuosi sono cosparsi di ocra rossa che

ondeggiano piccoli ciondoli metallici. Impossibile sco-

conferisce loro un colore acceso e li protegge dal sole e

prirne l'età, qui è un dato del tutto irrilevante. E' venuta al

dagli insetti. Un coprisesso ed un gonnellino in pelle di

campo per scaldarsi al fuoco, per assaggiare un po' del

vacca completano la “ mise”, creando un seducente gioco

nostro pane bianco ma soprattutto per osservarci da vici-

di “vedo- non vedo”. I maschi, meno appariscenti, indos-

no. Emana un'aura di leggerezza ed inspiegabilmente la

sano sbrindellate T shir ts ma non rinunciano

invidio. La vita è una sfida quotidiana quaggiù nella valle

all'acconciatura tradizionale che si erge imperiosa sul

del Kunene ma io vorrei restarci per sempre.•

capo: un rigido pennacchio scolpito che proteggono

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L'HENAN, culla della civiltĂ plurimillenaria cinese

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L’HENAN Culla della civiltà plurimillenaria cinese

Testo di Mariella Foto di Mariella

È

Morosi Morosi e Archivio

nell'Henan, una piccola provincia al centro della Cina,

dove tutto è cominciato: storia, cultura, civiltà, imperi.

Era il punto d'arrivo della via della Seta e anche la cul-

la delle arti marziali, sviluppata dai monaci guerrieri Shaolin per difendersi nella Cina arcaica dominata dalle bande dei signori della guerra. Fino al declino della dinastia Song, mille anni fa, le città di Luoyang, Kaifeng, Anyang e Zhengzhou sono state capitali imperiali e ne mostrano ancora preziosi reperti. Non a caso è l'Henan a vantare, dopo Pechino, il più grande numero di siti Patrimonio Unesco. I paesaggi dell'Henan, montagne che si alternano a fertili pianure, sono bellissimi e molte aree sono state dichiarate parchi nazionali. La provincia è attraversata dal Fiume Giallo (Huanghe) che ha portato ricchezza ma anche tanto dolore per le numerose inondazioni. Dal suo affluente, il Luo, ha preso il nome Luoyang, tra le più antiche città imperiali, sede di 13 dinastie, dove, a pochi km dalla città si può ammirare uno tra siti archeologici più stupefacenti: le Grotte della Porta del Drago di Longmen. In oltre mille grotte, alcune naturali, altre scavate nella roccia, sono state scolpite circa 100 mila statue di Budda, in un'opera devozionale continuata dal V al VII secolo fino al 626 quando il buddismo fu perseguitato. Solo con l'imperatrice Wu Zetian, unica donna salita al trono col determinante appoggio dei monaci di questa dottrina venuta dall'India, ripresero per

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L'HENAN, culla della civiltà plurimillenaria cinese

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un breve periodo scavi e sculture. La più antica grotta è la

maco ecc). La più imponente è quella del Tempio Feng

Gu Yang, fatta scavare dall'imperatore Xiao Wen nel 494,

Xian, del regno di Shang Yan, con al centro Vajrocana, il

piena di nicchie con statue volute dai nobili di corte, con

Budda della Luce Suprema con i Guardiani dell'Universo,

firme e dediche in antichi caratteri, ma tante altre sono

di dimensioni faraoniche: 17 metri. Solo la testa è alta 4

splendidi documenti di fede e di potere. Bellissime la

metri. Ma la città di Luoyang offre altre emozionanti

Qian Xi, col Budda affiancato dai discepoli Ananda e

esperienze, come il Tempio del Cavallo Bianco, risalente

Kasyapa, la Wan Fu, con mille piccoli Budda scolpiti come

alla dinastia Ming, abitato dai monaci Chan. Ben ristruttu-

sfondo a danzatori e musici, la Lianhuadon, dal grande

rato, sorge dove fu costruito il primo edificio dedicato al

fiore di loto sul soffitto, la Yao Fang, sulle cui parete sono

Buddismo. Fu l'imperatore Mingdi che dopo un sogno

incise 120 ricette farmacologiche con le indicazioni e

premonitore nel 68 d.C. fece edificare il tempio per i due

posologia, contro la malaria, le cardiopatie, il mal di sto-

monaci indiani, Matanga e Zhu Falan, che arrivarono con


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42 testi sacri su un cavallo bianco, traducendoli dal san-

popolo cinese in epoche lontane, ed è affascinante colle-

scrito al cinese. Da ammirare, al museo di Luoyang, splen-

gare le testimonianze di Marco Polo e dei viaggiatori che

dide collezioni di bronzi Shang, Yin, Han e Zhou rinvenuti

hanno percorso per secoli la Via della Seta con i reperti

in migliaia di siti. Drammatica una delle più recenti sco-

esposti nei vari musei. Soprattutto è evidente, nella Cina

perte, quasi una piccola Xian. Solo che al posto delle sta-

moderna, grande potenza che sta conquistando il mon-

tue di terracotta di guerrieri e cavalli, alla morte

do, il recupero della sua storia, dopo le rivoluzioni politi-

dell'imperatore è stata sepolta viva l'intera scuderia, con

che e ideologiche che hanno portato anche alla distruzio-

gli animali ancora legati alle stanghe delle carrozze. I loro

ne di simboli del passato. Gli archeologi stanno lavorando

scheletri testimoniano la crudeltà di certe tradizioni impe-

per riportare alla luce, con scavi impegnativi, l'immenso

riali. Ma se è difficile comprenderle è altrettanto difficile

patrimonio. Il recupero e l'orgoglio della propria identità

non restare ammirati dal grado di civiltà raggiunta dal

sono evidenti parallelamente anche nella gente comune.

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L'HENAN, culla della civiltĂ plurimillenaria cinese

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21 Intere famiglie affollano ogni giorno siti e templi. A primavera, nel Parco cittadino del Re di Luoyang, tutti partecipano alla Festa della Peonia, il fiore simbolo della città che adorna ogni luogo pubblico ed ogni banchetto. Dovunque, nelle opere dell'uomo si sente la forza della spiritualità, della fede buddista che evoca pace e meditazione. Ne è coinvolta anche la natura, e lo testimoniano i tanti alberi secolari che circondano templi e pagode, e le montagne sacre. Ai piedi del Monte sacro Songshan (1.440 metri e 72 picchi), uno dei cinque sacri al Taoismo, sorge la città di Dengfeng, sviluppatasi intorno al Monastero Dio Shaolin, fondato nel 495, nel 19mo anno del regno dell'imperatore Xiao Wen, ma fu ampliato in epoca Sui e Tang. Ornato di preziosi reperti, colonne e incisioni, ospitò in passato fino

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L'HENAN, culla della civiltà plurimillenaria cinese a 2.000 monaci. Oggi è un complesso vastissimo con scuole che insegnano le molteplici tecniche dello Shaolin, la millenaria cultura Patrimonio dell'Umanità Unesco che sta conquistando interesse in tutto il mondo. L'illuminazione può essere così raggiunta più facilmente attraverso l'energia che purifica il corpo e rafforza la mente. Sintesi tra esercizio fisico e meditazione spirituale, aiuta il corpo e la mente contrastando l'insorgere di molti malesseri. Ci si chiede tuttavia come l'ideologia buddista notoriamente contro ogni violenza possa abbinarsi alle arti marziali, in particolare al Kung Fu. La ragione è anzitutto storica. All'origine della scelta marziale ci sono proprio lo spirito, la salute e l'autodifesa. L'immobilità della meditazione, lo scarso cibo e gli assalti delle bande al tempio minacciavano i monaci. A loro era vietato possedere armi e così furono costretti a difendersi con bastoni, forconi e attrezzi agricoli. In seguito, rifacendosi al Budda delle origini, filosofo ed empirista, si sperimentarono nuove forme di integrazione corpo-spirito, nelle pratiche Shaolin del Kung Fu, per aumentare l'efficienza delle tecniche. I guerrieri spirituali dediti agli esercizi mentali con lo Shaolin diventarono guerrieri attivi per la salute e per l'apprendimento delle pratiche di autodifesa. Una dottrina questa che è dilagata in tutto il mondo. In Italia, l'unico abilitato a insegnarla è, con l'Associazione Shaolin Quan Fa, il monaco di 34ma generazione, Maestro Shi Yan Hui. Periodicamente organizza viaggi in questi luoghi di pace. Nuovi suoi protocolli e tecniche sono stati applicati per la prima volta all'Ospedale S.Lucia di Roma per la riabilitazione neuromotoria. Da vedere a Denfeng anche il Tempio Zhongyue, tra i più antichi monasteri Taoisti della Cina. L'altra storica città dell'Henan è Kaifeng, con la sua spettacolare Pagoda di Ferro edificata nell'anno Mille, rivestita da piastrelle vetrificate. A pianta ottagonale, è alta 56 metri, si snoda in 13 piani. Merita una visita accurata la città murata con il Padiglione del Drago, ex palazzo imperiale della

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L'HENAN, culla della civiltĂ plurimillenaria cinese

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dinastia Song da dove l'imperatore, nella Sala della Longevità, presiedeva agli esami degli amministratori e dei magistrati a cui affidava il potere. Tanti altri edifici, ben restaurati, segnano la storia della città: dal Monastero buddista Xiang-guo e quello taoista Yanqing con la Torre dell'Imperatore di Giada, dalla Pagoda Pota a pianta esagonale alla Terrazza della Musica Antica, frequentata da grandi poeti della dinastia Tang, come Li Bai o Gao Shi. La capitale dell'Henan è dal 1949 Zhengzhou, dallo svettante skyline che ne indica modernità e sviluppo, come nelle altre grandi città cinesi. Sconsigliabile il turismo fai da te, in questo grande Paese dove ancora pochi parlano inglese. Grandi e confortevoli gli alberghi, efficienti e puntuali i trasporti pubblici, ma per un primo approccio è consigliabile affidarsi a strutture turistiche. Nell'Henan, come dovunque, un servizio di agenzie di viaggi accompagna il visitatore in un itinerario straordinario e imprevedibile, con guide esperte.•

www.turismocinese.it Henan Tourism Administration: 1226406916@qq.com Luoyang Municipal People's Government lysxianfeng@163.com Beijng Municipal Commission of Tourism Development 798362189@qq.com www.bjta.gov.cn www.shaolinquanfa.eu shaolin.cultura@gmail.com

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Tutto il fascino del Karakorum tra Pakistan e Cina

Tutto il fascino

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del Karakorum

tra Pakistan e Cina

Testo di Anna

U

Maria Arnesano e Giulio Badini

na Natura straordinaria sulle più alte montagne

sua lunghezza dall'Indo, capace di trasformare un deserto

della terra e popolazioni di grande interesse

in una fertile pianura, confina con India, Cina, Afganistan e

antropologico che vivono da sempre isolate dal

Iran. Come nazione sovrana nasce soltanto nel 1947, al

resto del mondo e fuori dal tempo. Il Pakistan, in posizio-

momento dell'indipendenza dalla Gran Bretagna, per

ne strategica tra Mare Arabico e l'interno del continente

dare una patria omogenea e senza conflitti ai musulmani

asiatico, confine tra Medio Oriente e Sudest asiatico, ma

indiani, operazione che ha comportato un esodo biblico

anche da sempre punto di incontro e di scontro tra Ovest

di 7 milioni di islamici dall'India al Pakistan e di 10 milioni

ed Est grazie alle strade carovaniere che lo hanno solcato

di indù in senso inverso. Anche il nome è artificioso: Paki-

fin dall'antichità, ai popoli che vi hanno vissuto e agli

stan deriva infatti dalle tre iniziali di Punjab, Afganistan e

eserciti che l'hanno conquistato, producendo una straor-

Kashmir e dalla finale di Belucistan. Pure la capitale, Isla-

dinaria eterogeneità etnica e culturale. Bagnato in tutta la

mabad, è sorta dal nulla negli Anni '70 al centro del Paese

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Tutto il fascino del Karakorum tra Pakistan e Cina

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come quartiere di Rawalpindi, capita-

Karakorum Highway, la strada più

late profondissime e ghiacciai, e 10

le tra 1952 e 1971 in sostituzione del

difficile ed elevata della terra,

mila soldati lavorano tutto l'anno per

grande porto di Karachi, capitale tra

un'incredibile opera di ingegneria

tenerla sgombra da neve e frane. Sicu-

1948 e 1959. Paese costruito quindi

che collega la capitale alle estreme

ramente la zona più spettacolare dal

sulla carta, scosso da continui colpi di

regioni settentrionali attraverso le

punto di vista ambientale e paesaggi-

stato, omicidi politici, scontri con i

catene del Karakorum, dell'Indukush,

stico risulta quella settentrionale, al

vicini e ingerenze straniere, ma anche

dell'Himalaya e del Pamir tra le più

confine con il Kashmir indiano, il

di raffinata cultura – come dimostra

alte cime del pianeta fino a Kasghar

Xinjiang cinese e l'Afganistan, tra le

Lahore, antica capitale dell'impero

nel Xinjiang cinese: 750 km di distan-

più alte montagne della terra con

musulmano moghul – e di antichissi-

za fino ad un'altezza di 4.655 m del

vette superiori ai 7 ed agli 8 mila

ma civiltà. Nella valle dell'Indo già 5

passo di Kunjerab, il valico di confine

metri. Tra queste vallate pressoché

mila anni fa era nata una delle prime

più alto del mondo, ma con un disli-

inaccessibili, e oggi solo in parte toc-

culture del mondo, come attestano i

vello complessivo di 12.250 m. La sua

cate dalla Karakorum Highway, han-

resti di Moenjodaro e Harappa, città

costruzione, iniziata nel 1960 e con-

no vissuto per millenni isolate dal

con larghe strade, fognature e case in

clusa nel 1986, ha richiesto

mondo e con una magra economia di

mattoni a due piani, con una propria

l'intervento di 15 mila soldati pakista-

sussistenza piccole popolazioni di

scrittura, una florida agricoltura

ni e di 10-20 mila cinesi, con almeno

diverse etnie che sono riuscite a man-

irrigata e scambi commerciali a lungo

500 vittime, data la quasi impossibili-

tenere intatte nel tempo costumi,

raggio. Da sempre ha attirato eserciti

tà di utilizzare mezzi meccanici. Il per-

lingue, religioni e stili di vita, tanto da

e conquistatori: dai Persiani di Ciro il

corso, che ricalca in parte il tracciato

rappresentare un interessantissimo

Grande ai greci di Alessandro Magno,

meridionale dell'antica carovaniera

caleidoscopio etnografico, oggetto

dagli arabi a Gengis Khan, da Tamer-

della Via della Seta, è stato infatti sca-

di studio da parte degli antropologi.

lano agli inglesi, solo per citarne alcu-

vato con piccone ed esplosivo nella

Tra i tanti meritano un cenno i Kalash

ni. Onore e vanto del Pakistan è la

roccia, superando con 100 ponti val-

delle vallate dell'Indukush verso il

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Tutto il fascino del Karakorum tra Pakistan e Cina

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31 confine afgano e gli Hunza del Karakorum presso il confine cinese. Gli Hunza, che vivono di agricoltura e allevamento in una valle stretta e ripida a 2.500 m di quota dove si parlano ben quattro lingue diverse, sono molto diversi dagli altri montanari musulmani. Sono infatti ismailiti, seguaci cioè di una setta sciita più esoterica che riconosce come capo spirituale il principe Kharim Aga Khan, quello della Costa Smeralda. Il fatto è che non si comportano come gli islamici: non pregano 5 volte al giorno, non si prostrano a terra, bevono grappa, le donne non sono velate e hanno diritti pari agli uomini o qua-

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Tutto il fascino del Karakorum tra Pakistan e Cina

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si. Gli Hunza sono però famosi per la loro leggendaria longevità, di parecchio oltre i 100 anni, e l'ottima salute di cui godono, immuni da molte malattie e da infezioni microbiche, tanto da far parlare di Sangri-la, la terra dell'eterna giovinezza. Sicuramente l'aria pulita, l'acqua di ghiacciaio ricca di minerali, il severo allenamento fisico imposto da un ambiente da capre e una dieta vegetale interrotta da un digiuno primaverile per la fine delle scorte alimentari giovano alla salute di chiunque, senza contare che l'assenza di anagrafe in alta montagna può indurre facilmente in errore sull'età

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Tutto il fascino del Karakorum tra Pakistan e Cina

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35 reale. Di estremo interesse etnografico anche il Baltistan, l'estrema regione settentrionale del Pakistan formata dalla valle dell'Indo e dei suoi affluenti. La gente Baltì, di origine tibetana come la lingua, costituisce il risultato di una fusione razziale frutto delle invasioni-migrazioni che da sempre hanno interessato queste aree apparentemente inaccessibili. Di straordinario interesse naturalistico il parco nazionale di Deosai, al confine con il Kashmir indiano, che occupa gran parte dell'omonimo altopiano (il secondo per altitudine al mondo), formato da enormi pianure erbose ad oltre 4.000 m che proteggono fauna e flora subalpina: orso bruno himalayano, leopardo delle nevi, lupo, stambecco e marmotta dalla coda lunga, mentre in primavera le piante offrono una straordinaria fioritura di stelle alpine, genziane, orchidee, viole e artemisie.•

L'operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.viaggilevi.com), specializzato con il proprio catalogo “Alla scoperta dell'insolito” in percorsi di interesse ambientale ed etnografico, propone in Cina-Pakistan un itinerario di 16 giorni dedicato alla scoperta delle località più suggestive e delle popolazioni più interessanti tra le montagne e le vallate dell'Himalaya, del Karakorum e dell'Indokush, con partenza dal famoso mercato di Kashgar nello Xinjiang cinese, punto di incontro delle etnie dell'Asia centrale, e arrivo nella capitale pakistana Islamabad. Unica partenza con voli di linea Ethiad Airways da Milano il 7 Agosto 2015, pernottamenti nei migliori hotel disponibili in pensione completa, accompagnatore dall'Italia.

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Spagna, Costa Brava Girona e il “Triangolo di Dalì”

Testo di Luisa

U

Chiumenti

n rincorrersi di baie, cale e calette sul mare e

all'interno fra colline più o meno elevate: ecco

aprirsi dinanzi a noi una serie di dolci paesaggi

naturali, porticcioli e piccoli borghi in provincia di Girona, in una atmosfera un po' particolare, avvolta dal fascino di tradizioni e cultura. Ed è significativo ricordare quanti e quali artisti percorsero o soggiornarono in questo territorio: Chagall e le sue vivide impressioni di Tossa de Mar o Dalì che soggiornò nel famoso “Triangolo di Dalì” , a cominciare dall'interessante complesso del suo TeatroMuseo in Plaça Gala-Salvador Dalí, 5 a Figueres. Ma partiamo proprio da Girona, al cui arrivo ci colpisce il ponte Eiffel, il ponte in ferro, costruito nel 1877, prima ancora che l'architetto costruisse la famosa torre parigina. Esso è situato vicino alle famose “Casas Penjades”, casette pendenti sull'acqua che si affacciano sul fiume Onyar (il fiume principale che attraversa la città) in modo che i loro profili, come in uno specchio magico, si riflettano e ondeggino dolcemente nell'acqua. E perché no? Appare più che giusto, guardandole, l'accostamento all'immagine di alcune

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case sull'Arno che ha portato a conferire a Girona


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Spagna, Costa Brava Girona e il “Triangolo di Dalì”

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l'appellativo di “Piccola Firenze”. E nel suo pur piccolo centro storico, il Barri Vell, circondato dalle mura, ecco succedersi i numerosi, storici monumenti: da El Call, in cui si trova il quartiere ebraico, articolato nella tipica successione delle stradine medioevali e dove oggi la sinagoga è offerta come luogo d'incontro per gli studiosi che frequentano l'importante centro di studi dell'università di Girona. Romanico-gotica, ecco stagliarsi la cattedrale con le sue due torri, una delle quali dedicata a Carlo Magno. E come sempre in Spagna, è la Rambla, che si svolge da Pont de Pedra e prosegue parallelamente al fiume Onyar, il luogo in cui i giovani si ritrovano per un aperitivo o ci si ferma per una bibita o una cena.Ma accenniamo allora a qualche piatto tipico della zona di Girona, in particolare segnaliamo almeno un piatto che coniuga mare e montagna attraverso le due identità di questa regione, il pollo con l'aragosta (anche in versione pollo con gamberi). Quella del pollame in particolare è una tradizione culinaria con radici antiche e uno dei piatti forti dell'entroterra è la gallina dell'Empordà arrosto, come pure l'anatra servita al miele, con le pere, con le rape o con le castagne. Infine un piatto altamente rappresentativo della zona, con evidenti riferimenti alla cucina medievale: le mele farcite di carne macinata e la salsiccia dolce, nello stupore gustativo dato dal dolce che incontra il salato. Ma perché non fare anche un delizioso spuntino con qualche fettina di formaggio, ad esempio il Mas Farrò (formaggio di latte crudo di pecora di un caseificio della Vall de Bianya), con pane casereccio. E per tornare agli artisti che hanno saputo cogliere tutte le “prelibatezze” che queste terre sanno offrire al visitatore: dalla natura, all'arte, al cibo, ecco stagliarsi dinanzi a noi l'interessante complesso del Teatro-Museo Dalí a Figueres. Dedicato interamente al grande pittore, con le sue opere, ma anche con quelle facenti parte della sua collezione personale, il museo ha aperto i battenti nel 1974, espandendosi di continuo nel corso degli anni '80.Il cuore della struttura è l'edificio che aveva ospitato il teatro cittadino negli anni in cui Dalì era ancora un bambino e che poi accolse gli allestimenti delle sue prime esposizioni pubbliche giovanli. Il vecchio teatro fu in seguito distrutto dai bombardamenti durante la guerra civile spagnola

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Spagna, Costa Brava Girona e il “Triangolo di Dalì”

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ed è rimasto in rovina per decenni, fino a quando Dalì e il

lanciato dalla evoluzione della sua visione surrealista del

sindaco di Figueres decisero di ricostruirlo come museo

mondo circostante, travalicando tutti i numerosi vincoli

da dedicare al più celebre cittadino della città, nel 1960. Il

che la società contemporanea tendeva ad imporgli. E

museo occupa tuttavia anche alcuni spazi ed edifici adia-

dopo aver visitato il Teatro-Museo Dalí di Figueres, con la

centi al vecchio teatro.Oltre ai dipinti di Dalì, vi sono con-

sua vasta e preziosa collezione surrealista, insieme con la

servate anche sculture, collage, marchingegni meccanici

collezione di gioielli “DalíJoies,” la seconda tappa può

ed anche una piccola selezione di opere di altri artisti,

essere la Casa-Museo Salvador Dalí di Portlligat, a Cada-

quali El Greco o Marcel Duchamp. Inoltre, una galleria è

qués, dove

dedicata ai lavori dell'artista catalano, amico e compagno

laboratorio di Dalí, con i mobili e gli oggetti personali del

si può dare uno sguardo alla residenza-

di Dalì, Antoni Pixtot, che divenne direttore del museo

pittore. Come non restare affascinati dal piccolissimo

dopo la morte di Dalì, e di cui vogliamo segnalare almeno

porticciolo, pieno di minuscole barche bianche e azzurre,

la assai poetica e davvero originale interpretazione del

protetto da un lato da alcune rocce grigie, per entrare poi

classico tema delle “Tre Grazie”! Dalí è sepolto in una crip-

in quel complesso realizzato in sorta di labirinto, che Dalì

ta nel basamento del museo. Entrando nel complesso, si è

e la moglie Gala crearono da un gruppo di case di pesca-

subito avvolti dal surrealismo di Dalì; già nell'atrio nume-

tori. E tutto è a disposizione dei visitatori: dal giardino,

rose appaiono stampe e sculture che danno corpo alla

alle camere, alla biblioteca, al laboratorio dell'artista. E

sua capacità di far intendere al visitatore il messaggio

infine si chiude il triangolo con la Casa-Museo Castello

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Spagna, Costa Brava Girona e il “Triangolo di Dalì” Gala Dalí di Púbol, che l'artista regalò a Gala per una pro-

gli spazi per la lavorazione di: vino, olio, carni e pesci essic-

messa che le aveva fatto, ossia di “renderla regina di un

cati e i magazzini dei cereali. Tra i numerosi e affascinanti

castello”. E pensando a un altro grande artista, rimasto affa-

luoghi da visitare, ricordiamo ancora una moderna località

scinato da questi luoghi, che considerava un vero paradiso,

turistica dotata delle infrastrutture sportive più complete

e cioè Chagall, arriviamo a Tossa de Mar, antico borgo

della Costa Brava, Sant Feliu de Guíxols, che è, dal 1994,

medioevale, adagiato su un promontorio e frequentato

gemellato con la nostra cittadina di Verbania. E segnaliamo

tuttora dal mondo degli artisti. Splendide le spiagge e le

qui un importante festival: il Festival Porta Ferrada, un even-

calette che circondano Tossa de Mar, come Cala Futadera,

to catalano, ma anche un vero e proprio Festival mediterra-

Cala Bona e la spiaggia di Llorell, e la spiaggia Grande di

neo ed europeo. Nato nel 1958 a Sant Feliu de Guixols, è il

Mar Menuda. All'interno del territorio comunale svetta il

più antico festival estivo in Catalogna ed è veramente uni-

Puig de Cadiretes (519 m) nell'omonimo massiccio, oggi

co in Costa Brava per la grande varietà di discipline artisti-

elegante centro climatico. Antico insediamento romano

che, presentate da artisti noti e da nuovi talenti presenti

col nome di Turissa, il borgo medioevale detto “Vila Vella” è

sulla scena locale, come su quella internazionale.•

quasi completamente circondato da mura turrite (sono 7 le

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torri con cammino di ronda percorribile) del XII secolo. Ma

Per informazioni:

ecco il grande fascino delle rovine, sul versante orientale

www.spain.info/it

del colle di Can Magi, di fronte al mare in posizione domi-

Milano: Via Broletto 30 – Fax 02 72004318

nante su tutta la baia, della Villa Romana di Els Ametllers

Email milan@tourspain.es

(sec. I a.C. - VI d.C.), con preziosi mosaici pavimentali ben

Roma: P.zza di Spagna 55 – Fax 06 69922147

conservati, che riportano anche il nome del proprietario

Email roma@tourspain.es

"Salvo Vitale Delix" e della località: “Turissa”. Il complesso è

www.costabrava.org

molto interessante, perché coniuga le caratteristiche resi-

www.infotossa.com

denziali (II sec.), con mosaici, stucchi e ambienti termali,

www.costabrava.org

con quelle agricole, nella parte inferiore, con i magazzini e

www.infotossa.com


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Disneyland DISNEYLAND PARIS il parco divertimenti per grandi e piccini

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Paris

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il parco divertimenti per grandi e piccini

Testo di Annarosa

Toso Foto di Disneyland Paris e Archivio

T

ra i tanti record di Disneyland Paris ce n'è uno da evi-

denziare: i grandi si divertono più dei piccoli o per lo

meno in uguale misura. Situato a 32 km ad est di Pari-

gi, il parco vanta cinque aree tematiche che raccontano ognuna una storia, grazie alle diverse ambientazioni. Si tratta di Main Street, con le suggestioni di una piccola città americana simile a quella dove lo stesso Walt Disney visse in gioventù, con i portici, i tram trainati dai cavalli e i treni a vapore. Frontierland, la cittadina dei pionieri e dei cercatori d'oro dell'epoca della grande frontiera americana, in un paesaggio di canyon e monoliti tipici delle montagne rocciose. Adventureland con le infuocate savane dell'Africa, le isole tropicali dei Caraibi e le lussureggianti giungle dell'Asia. Fantasyland, il regno delle favole dove le storie e le leggende dell'infanzia prendono vita in questo scenario al quale si accede attraverso il Castello della Bella Addormentata. Infine Discoveryland, il mondo del futuro tecnologico che include anche lo spazio dedicato agli studios, precisamente il Parco Walt Disney aperto nel 2002, esattamente tredici anni fa. Il parco Walt Disney è composto da 4 zone diverse: Front Lot, che ha soprattutto funzioni di accoglienza per i visitatori in un'ambientazione di studi cinematografici hollywoodiani degli anni '30. Toon Studio, dove scoprire i segreti del mondo dei cartoni animati, dalla storia

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DISNEYLAND PARIS il parco divertimenti per grandi e piccini dell'animazione agli effetti speciali, dalla sceneggiatura allo studio dei personaggi. Production Courtyard, un'area dove è possibile conoscere le varie fasi della produzione dei film. Back Lot, uno spazio dedicato agli affetti speciali e alle colonne sonore dei film che regala emozioni, suspense e divertimento. Ci sono gli spettacoli giornalieri, come la sfilata che più volte al giorno si snoda da Central Plaza, di fronte al Castello della Bella Addormentata nel bosco con tutti i personaggi di Disney quali Pippo, Topolino, Minni, Paperino e Paperina. Non mancano Cip e Ciop, Alice, Pinocchio, Ciarabella e tanti altri che animano e galvanizzano i piccoli ospiti. Ma la magia di Disneyland è incontrare tutti i personaggi che hanno reso il parco un'attrazione per i bambini di tutto il mondo. Si potranno incontrare Tamburino e la sua fidanzata Miss Bunny, Rapunzel, la principessa Disney e grandi e piccini potranno fotografarsi con gli amati personaggi. Soprat-

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DISNEYLAND PARIS il parco divertimenti per grandi e piccini tutto ora che sta per iniziare la stagione estiva e a Disneyland l'atmosfera diventerà ancora più magica quando durante le notti i fuochi d'artificio coloreranno il cielo e creeranno immagini e sensazioni per toccare il cuore degli spettatori. Costruiti proprio accanto ai parchi a tema, Disneyland vanta sette hotel, ognuno con un tema diverso, dalle due alle cinque stelle ma con una serie di scelte tra impianti sportivi e divertimenti, inclusi piscine, palestre, campi da tennis, passeggiate a dorso di pony. Quindi con ogni possibilità di spesa e divertimento.

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49 Disneyland Hotel, l'ammiraglia degli hotel. Costruito proprio all'entrata del parco ha un'architettura tipica dei grandi alberghi costruiti ai primi del '900 sulle costa occidentale della Florida. Disney's Hotel New York ispirato allo stile Art Deco degli anni '30 ricorda i grattacieli della Grande Mela. Disney's Newport Bay Club costruito come un tributo agli hotel del New England è situato sulla sponda meridionale di Lake Disney e ricrea l'atmosfera marittima di un club velico. E' in corso un grande restauro sia delle camere che delle parti comuni, per renderlo ancora più confortevole. Disney's Sequoia Lodge ricorda le montagne rocciose ed è ispirato ai parchi nazionali americani. L'uso di materiali naturali come pietra e legno ricorda la tradizione delle “Case nella prateria”. Disney'Hotel Cheyenne, composto da 14 piccoli edifici. I

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DISNEYLAND PARIS il parco divertimenti per grandi e piccini

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51 colori delle facciate sono ispirati ai

stica a sé. Il villaggio dei trapper è

zazione di un miliardo di euro: 420

film western di Hollywood e gli arredi

aperto sia agli ospiti di Disneyland

mln di “mezzi freschi” e la restante

delle stanze e le decorazioni dei tap-

Paris, ma anche a famiglie che desi-

parte di 600 mln legata alla conver-

peti rievocano il tema del rodeo.

derano passare una vacanza in mezzo

sione in azioni di 600 mln di euro di

Disney's Hotel Santa Fe. Progettato

alla natura. Nel 2014 i visitatori da

debito.•

da un architetto del New Mexico fa

tutto il mondo sono stati 14,20 mln,

rivivere l'autentico spirito del sud

facendo di Disneyland Paris, la prima

ovest degli Stati Uniti. E per finire il

destinazione europea. Nel parco lavo-

Per visitare Disneyland Paris:

Disney's Davy Crockett Ranch. Situa-

rano circa 15.000 persone di diverse

informazioni e preventivi sul sito uffi-

to nel cuore di una foresta di 57 ettari,

nazionalità. A gennaio 2015 gli azio-

ciale www.disneylandparis.it oppure

Disney Davy Crockett è una meta turi-

nisti hanno autorizzato una capitaliz-

telefono 02/2154445.

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Blenheim Palace, una reggia nella campagna inglese

Blenheim Palace

Una reggia nella campagna inglese

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Testo di Pamela

McCourt Francescone

Nella Contea dell'Oxfordshire sorge la più grande casa privata del Regno Unito, luogo di nascita del grande statista Winston Churchill.

I

l 13 agosto 1704, il giovane John Churchill, il primo Duca di Marlborough, sconfisse le truppe francesi nella Battaglia di Blindheim, frantumando per sempre il sogno

del Re Luigi XIV di regnare su tutta l'Europa. Tornato a casa, Churchill ricevette dalla Regina Anna La Magione e l'Onore di Woodstock nella Contea di Oxfordshire, un vasto terreno dove il giovane duca ha costruito la sua monumentale

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Blenheim Palace, una reggia nella campagna inglese

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residenza, Blenheim Palace. Per celebrare in modo spet-

nale fu costruita tra il 1715 e il 1722, ispirata allo stile

tacolare la supremazia degli inglesi sui francesi, il proget-

barocco inglese e con l'introduzione di innovative con-

to ideato dall'architetto John Vanbrugh fu un trionfo di

venzioni contemporanee di simmetria e formalitĂ . Ma fu

magniďŹ cenza architettonica tale da rivaleggiare lo splen-

proprio la fastositĂ del progetto a porre il palazzo al cen-

dore di Versailles. Questa degna dimora per l'eroe nazio-

tro degli intrighi politici che hanno forse portato il duca

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Blenheim Palace, una reggia nella campagna inglese

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all'esilio e infangato la reputazione di

da un errore di trascrizione del topo-

dono il Duca e la Duchessa di Mar-

Vanbrugh. Dalla maestosa facciata

nimo germanico Blindheim) è un

lborough. Blenheim, entrato

agli splendidi giardini, e dai magnifici

monumento alla storia – anche quel-

nell'elenco del Patrimonio

saloni al parco, che è considerato il

la più recente perché fu qui che nac-

dell'Umanità dell'UNESCO nel 1987,

capolavoro del paesaggista Capabi-

que Winston Churchill – nonché resi-

è la più grande casa privata del

lity Brown, Blenheim (il nome nasce

denza di famiglia dove tuttora risie-

Regno Unito e una delle dimore ari-


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Blenheim Palace, una reggia nella campagna inglese

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59 stocratiche inglesi più grandiose e meglio conservate, il luogo dove Winston Churchill disse di aver preso le due decisioni più felici della sua vita, quella di nascere e quella di fidanzarsi con sua moglie Clementine. Per la grandiosa Great Hall, che si articola in tre ordini di archi a tutto sesto, Vanburgh ha scelto grossi blocchi di pietra montati a secco mentre il soffitto è stato affrescato da Sir James Thornhill. Nelle due opulente Drawing Rooms, una verde e l'altra rossa, lo sfarzo degli arredi e della tappezzeria fa da cornice a quadri e ritratti di alcuni dei più grandi pittori dell'epoca quali Reynolds, Sargent e Van Dyck, mentre i grandi arazzi appesi alle parete delle State Rooms, raffigurano le campagne e le vittorie del 1° Duca di Marlborough compresa la più famosa, quella di Blindheim. A complementare l'arte, le stanze sono arredate con mobili di grande pregio, argenti preziosi e collezioni di ceramiche e vetri, mentre nella Long Library, originariamente concepita come una galleria d'arte e lunga 54 metri, ci sono due statue in marmo bianco, una della Regina Anna e l'altra del 1° Duca John Churchill. Completano il piano terra una serie di stanze di rappresentanza, mentre gli appartamenti privati del Duca e della Duchessa si trovano al primo piano. L'opulenza degli interni contrasta con il magnifico parco di 2.100 ettari che circonda l'edificio. Il grande paesaggista Lancelot “Capability” Brown, l'ideatore del giardino all'inglese, amava enfatizzare gli elementi naturali del paesaggio. Cancellando l'impronta di Vanburgh che aveva creato un giardino formale alla francese, Brown ha arginato il fiume che attraversava il parco, creando un lago artificiale con cascate e grandi spazi con elementi armoniosi come gli alberi informalmente disposti per invogliare l'occhio verso l'orizzonte. Nel 1882 il 9° Duca di Marlborough comissionò all'architetto francese Achille Duchene il giardino all'italiana con una aranciera e al centro del quale si trova la bellissima Fontana della Sirena dello scultore americano Waldo Story. All'ingresso del parco sorge la Colonna della Vittoria, alta 41 metri, con in cima una statua del primo duca che indossa una toga romana e con una mano porge la Vittoria Alata. A completare il parco un arboretum, un labirinto - il secondo più grande al mondo – un giardino segreto, un roseto e la Butterfly House con esemplari di farfalle provenienti da ogni continente.•

www.blenheimpalace.com www.visitbritain.com

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FAVIGNANA, l'isola scavata nel tufo

Favignana l'isola scavata nel tufo

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Testo di Teresa

D

Carrubba

a Erice, mitico balcone della Sicilia, quasi si toc-

ni, istmi, strapiombi, baie, calette. Qui restano indelebili i

cano. Questa manciata di isole che emergono da

segni dell'uomo primitivo, come gli splendidi graffiti della

un mare blu cobalto, sono le Egadi, le antiche

Grotta del Genovese a Levanzo. E quei tagli reiterati a col-

“Aegates” già dalla preistoria intensamente popolate, che

pi di mannaia che disegnano le pareti delle cave di tufo a

formavano un tutt'uno con la Trinacria. Lo stesso miracolo

Favignana, ferme nel tempo a fissare l'instancabile lavoro

della natura che divise Favignana e Levanzo dalla costa

del primo abitatore dell'isola e dei suoi successori. Sottili

trapanese alla quale erano congiunte, ora le conserva

scivoli di pietra scritti dai blocchi di tufo che finivano nelle

incontaminate, selvagge, brulle. Insieme a Marettimo, la

barche attraccate, ricordano un commercio fiorente che

terza e più piccola isola dell'arcipelago, offrono emozioni

spinse gli antichi favignanesi a scavare grotte a pelo

inusitate, non soltanto per la bellezza prepotente del

d'acqua, vere cattedrali silenti e misteriose su cui il mare

mare, ma per il sottile incanto delle terre. Grotte, faraglio-

ha lasciato ogni sorta di conchiglie fossili conficcate nelle

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FAVIGNANA, l'isola scavata nel tufo

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pareti, come una preziosa decorazione gemmata. Cala

sole che qui splende quasi africano e che cuoce la loro

Rossa, la più suggestiva dell'isola, è tutta un intrico di

pelle insieme all'aria salmastra. Favignana, l'isola maggio-

strutture tufacee, antri labirintici che s'internano per cen-

re dell'arcipelago, è distesa come una farfalla al vento, in

tinaia di metri con pilastri, nicchie e sale segrete. Un curio-

gran parte pianeggiante. Deve il suo nome al favonio, il

so gioco di architetture immerse ed emerse, di vuoti e di

cosiddetto vento fecondatore della primavera. Un'isola

pieni. Una monocromia ossessiva e coinvolgente. In gri-

sonnolenta, animata giornalmente dall'arrivo del tra-

gio-tufo anche gli ottocenteschi stabilimenti Florio, un

ghetto, motivo di rinnovata attesa. Per visitare Favignana,

tempo fulcro della maggiore attività dell'isola, la lavora-

la più antropizzata delle Egadi e l'unica a disporre di una

zione del tonno, che si affacciano attorno al porto, ormai

rete stradale completa, l'ideale è la bicicletta. E' possibile

inattivi e vuoti ma con l'austerità dignitosa di un antico

noleggiarne una con molta facilità. Al costo di qualche

tempio sconsacrato. Raschiate in questa roccia vulcanica,

breve asperità si può pedalare dovunque, fino a raggiun-

polverosa ma dura, le case dei pescatori sono lì, ferme nel

gere le più antiche e spettacolari cave di tufo di Cala

tempo, tutte uguali, mimetizzate con la terra e con la mon-

Cavallo e Cala Rossa che fino a pochi anni fa rifornivano i

tagna sovrastante. Si specchiano in un mare incredibil-

cantieri in Sicilia, a Malta e in Tunisia. E numerose altre

mente cristallino, immutabili e silenziose, come pezzi da

piccole cave, ormai incrostate di fossili e spesso vivacizza-

museo. E' curioso: le finestre sono pochissime, ridotte

te dal viola intenso del fiore di cappero, che affiorano

all'essenziale. Forse gli egusani non sopportano questo

lungo la costa o nel bel mezzo del paese, addossate alle

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FAVIGNANA, l'isola scavata nel tufo

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case e sul cui fondo miracolosamen-

basta cercare i pescatori nel portic-

tre Cadute, nei pressi di Bue Marino,

te crescono orti rigogliosi. Anche il

ciolo di S. Leonardo. Lì è possibile

ben protetto dai venti, e poi spostarsi

tufo degli edifici è al naturale, così

anche far rifornimento di carburante

verso il faro di Punta Marsala, che

com'è venuto dalle cave. Pedalando

o ricaricare le bombole per i sub in

prende il nome dalla città siciliana

lungo le coste, che qui sono quasi

cerca di emozioni, in queste isole ne

verso cui protende inoltrandosi nel

sempre alte, lo spettacolo mozza il

avranno a iosa. Dal porto si raggiun-

mare. Costeggiando Cala Canaleddi,

fiato. A ogni passo cambia tutto. Ora

ge punta S. Nicola dove una grotta

familiarmente detta Cala Azzurra per

strapiombi ripidi, ora tratti di terreno

completamente spalancata sulla bat-

il colore incredibile del mare, si arriva

scosceso, digradanti verso piccole

tigia conserva gli ultimi preziosi

a Punta Fanfalo, un impressionante

baie e insenature incantevoli. Un vero

graffiti preistorici, e la famosa Cala

litorale di rocce tufacee erose e

eden per visitatori solitari. Ma per

Rossa, sulla costa orientale di Favi-

taglienti. Sembrerebbe il paesaggio

scoprire appieno i segreti dell'isola

gnana, che si apre in una baia incan-

di un pianeta disabitato se non fosse

fin nei meandri rocciosi più nascosti,

tevole ed è percorsa, lungo tutto

per l'enorme villaggio turistico, pochi

la miglior cosa è osservarla dal mare.

l'arco, da un sentiero che porta agli

passi più in là, dalla suggestiva archi-

Va benissimo anche un gommone,

antri delle gallerie scavate nella roc-

tettura arabesca, a suo tempo voluto

ma se si vuole noleggiare una barca,

cia. E' possibile ormeggiare alle Pie-

da Vittorio Gassman. A Punta Lunga

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FAVIGNANA, l'isola scavata nel tufo si conclude il periplo dell'ala orientale della “farfalla”. Proseguendo verso l'ala ovest si raggiunge Cala Grande sulla cui estremità si stende la spiaggia dell'Approdo di Ulisse, proprio dove la Montagna Grossa, l'unica altura dell'isola, si spegne digradando verso il mare tra balze di roccioni dolomitici. Dall'altra parte della costa, a Nord-Ovest dell'isola, la montagna scende allungandosi ad istmo verso il Faraglione, guglia biancastra di oltre 35 metri che sembra indicare lungo il mare le altre due isole egusee, Levanzo e Marettimo. Doppiato il Faraglione c'è un tratto di costa letteralmente frastagliato da splendide grotte. La più grande e interessante è la Grotta delle Uccerie, o delle Stalattiti, una sorta di chiesa disegnata da stalattiti, con

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FAVIGNANA, l'isola scavata nel tufo

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69 tanto di organo e di santi. La Grotta del Pozzo, che conserva reperti di civiltà fenicio-puniche tra cui numerose incisioni sulla roccia. Le Grotte degli Archi e della Stele, famose per i resti di tombe con iscrizioni latine. E, grotta grotta si ritorna al porto. Il cuore palpitante di Favignana paese è Piazza Matrice, ritrovo sociale delle autorità locali e degli ospiti che, oltre alle bellezze naturali cercano un contatto umano. Molti anni fa la migliore occasione era quella di imbattersi, proprio all'imbocco del centro storico, nel giardinetto-mostra permanente di “Zu Sarino,” Rosarino Santamaria, ex scalpellino e marinaio, poi scultore naif, galvanizzante affabulatore, raro esempio di una umanità perduta, che ricavava poesia da un blocco di tufo. Capitava anche che, intrattenendo un visitatore con le sue incredibili storie, scolpisse lì per lì una pietra e poi gliela regalasse in segno di amicizia e ospitalità. Dallo stesso mare di Favignana, ora blu cobalto e pervinca, ora giada e smeraldo, emergono Levanzo e Marettimo, quasi due iceberg di roccia e di macchia mediterranea, che è possibile esplorare solo scalandole da parte a parte o circumnavigandole con la barca. Niente strade né spiagge, solo sentieri e scogliere, fenditure, istmi, insenature e tante grotte, raggiungibili soltanto via mare. Antri suggestivi, ricchi di concrezioni e tracce del passato come le grotte del Cammello, della Pipa e del Presepe a Marettimo e quella famosissima, del Genovese, a Levanzo, dove si ammirano, contattando il custode che abita in paese, bellissimi e preziosi graffiti dell'età paleolitica. A Levanzo, l'unico centro abitato è un gruppo di casette di pescatori, aggrappate alla scogliera che scende al porticciolo. Le lusinghe del turismo non hanno ancora intaccato l'integrità marinara della popolazione. L'isolotto racchiude a Nord il bacino dove si pratica la mattanza di Favignana; una zona ottimale già scelta mille anni fa dagli arabi che vi installarono le prime tonnare del tipo ancora in uso. Marettimo, la più esterna è più piccola delle Egadi, emerge a una quarantina di chilometri da Trapani. Anche qui le poche case sono attorno al porticciolo, appollaiate alle pendici del Monte Falcone. Numerosi gozzi tirati a secco tra nasse e cordami, quasi fin dentro le case, oltre alla flotta di pescherecci, che si spingono fino alle lontane coste della Tunisia e dell'Algeria, stanno a ricordare che anche quest'isola vive soprattutto di pesca. Il turismo qui è scarso, forse per la lontananza rispetto alle altre due isole. A Marettimo soggiornano soprattutto gli amanti della solitudine e del silenzio. Favignana, Levanzo e Marettimo sono anche per questo l'esempio positivo, e purtroppo ormai raro, di un equilibrato rapporto tra uomo e habitat, tra costruito e natura, tra riservatezza locale e senso dell'ospitalità.•

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PUGLIA incognita, la terra dei Messapi

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Puglia incognita

La terra dei Messapi

Testo di Anna

Maria Arnesano e Giulio Badini Foto degli autori e archivio

V

iene chiamata la terra dei Messapi perché uno dei denominatori comuni è costituito dalla diffusa presenza di resti di questa antica civiltà preromana

e, come dice la parola greca messapioi, occupa il territorio interno situato tra due mari, Adriatico ad oriente e Ionio ad occidente. Siamo in Puglia, nell'alto Salento, sud della provincia di Brindisi al confine con quella di Lecce, un'enorme piana che non ha finora per nulla beneficiato del consistente sviluppo turistico registrato negli ultimi decenni sulle coste, ma non per questo priva di valenze ambientali e cul-

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PUGLIA incognita, la terra dei Messapi

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73 turali e di attrattive di vario genere, e proprio per questo

ca pietra tufacea salentina che domina ovunque il pae-

anzi capace di conservare intatto un prezioso patrimonio

saggio è una roccia abbastanza tenera e malleabile, idea-

di antiche tradizioni. Altro denominatore comune, forse

le per le decorazioni del Barocco, ma al tempo stesso

ancor più evidente, per gli otto comuni che ne fanno par-

anche fragile. Per indurirla dopo la lavorazione gli abili

te (Torchiarolo, San Pietro Vernotico, Cellino San Marco,

scalpellini ricorsero ad un curioso ed originare espedien-

San Donaci, San Pancrazio Salentino, Mesagne, Latiano e

te: bagnarla nel latte.

Francavilla Fontana, nomi che diranno poco o nulla a turi-

In un territorio che, dai Messapi in poi, ha visto il susse-

sti e vacanzieri), viene rappresentato dal paesaggio uni-

guirsi di tutte le popolazioni storiche possibili (Romani,

forme, simile nei centri storici di paesi dove prevale il bian-

Bizantini, Longobardi, monaci basiliani, Normanni, Svevi,

co candido della pietra leccese nelle strade, nelle piazze e

Angioini, Aragonesi, Turchi ottomani, fino ai francesi di

nei vicoli, ma anche nei castelli, nei palazzi nobiliari o nelle

Napoleone, ai Borboni e al regno d'Italia), non possono

case comuni e nelle chiese dalle esuberanti decorazioni

mancare le eminenze storiche, artistiche e culturali. Ogni

barocche, ma pure nelle campagne votate spontanea-

paese vanta un castello (rimarchevoli quelli di Mesagne,

mente all'agricoltura per l'azione combinata di un caldo

Francavilla e Latiano, spesso sedi di musei, pinacoteche e

sole, di venti refrigeranti e di un terreno rosso sabbioso

biblioteche; curioso il Museo del Sottosuolo a Latiano,

ricco di calcio e di ferro che galleggia su una falda freatica

dedicato al mondo delle grotte), palazzi gentilizi dagli

piuttosto alta, dove basta fare un buco nel suolo per fare

imponenti portali, chiese ricche di stucchi e oro (solo

zampillare l'acqua. E a beneficiarne è in primis un' esube-

Mesagne, nel suo centro storico a forma di cuore location

rante vegetazione spontanea di papaveri, ranuncoli e

di parecchi film, ne vanta una cinquantina). Significative, e

margherite dalle strabilianti fioriture primaverili, dove si

non soltanto dell'epoca messapica, le testimonianze

mischiano pini marittimi a palme, agavi e fichidindia. Una

archeologiche: le imponenti terme romane di Malvindi

terra benedetta fatta apposta per qualsivoglia produzio-

presso Mesagne del I-IV sec. d.C., il villaggio di capanne di

ne, dagli immensi uliveti millenari da cui nasce un nettare

età del Ferro (VIII-VII sec. a.C.), poi trasformato in centro

d'olio, ai vigneti autori negli ultimi decenni di affermati

fortificato, di Li Castelli a San Pancrazio, le cripte ipogee

vini autoctoni che rispondono al nome di Primitivo,

dei monaci basiliani con begli affreschi bizantini a Torre-

Negramaro, Aleatico e Salice salentino bianchi, rossi e

vecchia o di Sant'Antonio alla Macchia presso San Pan-

rosè, e tante altre coltivazioni di cereali, ortaggi e frutta

crazio, il tempietto paleocristiano di San Miserino a San

dove prevalgono per qualità ciliegie, fichi, asparagi e

Donaci, tra i più antichi della regione, e gli innumerevoli

carciofi. Il carciofo brindisino IGP, piante alte e consisten-

resti messapici come Valesio presso Torchiarolo,

ti, foglie arrotondate e senza spine di color verde viola-

delle tredici città-stato di questa confederazione, estesa

una

ceo, caratteristiche organolettiche peculiari con innume-

su una superficie – in gran parte da scavare – di 80 ettari

revoli proprietà toniche e disintossicanti, ricco di fibre e

racchiusi entro mura quadrangolari lunghe 3,5 km. I Mes-

minerali con poche calorie, costituisce un vanto locale in

sapi erano una popolazione greco-illirica giunta nel Tacco

quanto insignito nel 2011 dalla Comunità Europea del

d'Italia nell'VIII sec. a.C., famosi come domatori di cavalli e

prestigioso riconoscimento di Indicazione Geografica

abili lanciatori di giavellotto, che si scontrarono spesso

Protetta. Basta assaggiarli, negli infiniti modi di cucinarli,

con i greci di Taranto, comparvero nella guerra del Pelo-

per rendersene conto. Storia curiosa quella del carciofo,

ponneso e con Pirro contro i Romani, i quali nel 272 a.C. li

che ha nell'Italia mediterranea il maggior produttore mon- sottomisero. La natura attrae con le paludi di San Donaci, diale (oltre il 30 % del mercato e nella Puglia il primato

richiamo per uccelli palustri come le cicogne, o con l'oasi

italiano con circa un terzo): addomesticato dal cardo sel-

di protezione faunistica dell'invaso idrico artificiale brin-

vatico in Sicilia e Nord Africa all'inizio dell'epoca cristiana,

disino del Cillarese, in contrada Montenegro, che dal

fu esportato in Francia soltanto nel 1500 da Caterina de

1980 ospita un gran numero di uccelli acquatici stanziali e

Medici, dagli olandesi in Inghilterra e poi dagli spagnoli in

di passo. Importante funzione ecologica svolgono pure

America (soprattutto California e Louisiana), facendogli

alcuni boschi, rimasugli della fiorente foresta Oritana di

compiere un percorso inverso a quello di tante altre pian-

epoca preistorica, come i 69 ettari di latifoglie del Bosco

te come patate, pomodori e fagioli. E tra i mille colori e

Aurito a Cellino San Marco o i 1.300 ettari di leccete e mac-

profumi della campagna spicca il bianco paglierino delle

chia mediterranea della riserva naturale di Cerano-

masserie, antiche strutture autosufficienti di abitazione,

Tramazzone a San Pietro Vernotico, capaci entrambi di

produzione e resistenza rurale ai nemici invasori. La bian-

ospitare una notevole varietà faunistica che spazia dal

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PUGLIA incognita, la terra dei Messapi

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75 cinghiale alle volpi, dai daini all'istrice, fino all'elusivo gatto selvatico. Scarseggiano alberghi e ristoranti, almeno rispetto alla costa, egregiamente sostituiti però da imponenti masserie trasformate in versatili agriturismi. Spesso si tratta di consistenti aziende agricole, fino a 200 ettari, capaci di produrre olio, vino, formaggi, carne, frutta, salumi e ortaggi, come si suole dire oggi a chilometro zero, direttamente dal produttore al consumatore, esaltando al massimo i sapori di una cucina tradizionale rustica ma genuina, e per giunta a costi contenuti. Non di rado sono condotti da donne, da laureati, da persone impegnate anche in altre attività lavorative, che interagiscono per passione verso la terra e per rispetto verso beni aviti. Caso eclatante, ma non straordinario, quello delle tenute di Al Bano Carrisi nel territorio di Cellino San Marco. Il noto cantante, autore, musicista, attore e show-man salentino ha infatti investito gli introiti di una straordinaria e longeva carriera artistica in un enorme podere che produce olio, vini e distillati, con al centro un resort hollywoodianio con tanto di spa, dove potrete incontrare fans da tutto il mondo venuti sì per beneficiare del clima e del cibo salentino, ma con la segreta speranza di incontrare il loro idolo, perché nonostante il successo planetario Al Bano è rimasto un ragazzo di campagna con i piedi per terra, buono, semplice e paziente. E i suoi prodotti hanno portato nel mondo sapori e buon gusto dell'enogastronomia italiana. Altra attrazione del territorio Carrisiland, un parco divertimenti per grandi e piccini con molteplici attrazioni, dall'acquapark agli spettacoli, dal trenino alla casetta sull'albero. Senza contare le tante manifestazioni folcloristiche, dai riti della Settimana Santa con la suggestiva Processione dei Misteri di Francavilla, alla gustosa Sagra delle Orecchiette di Latiano. Se amate la musica, ricordate che San Pietro Vernotico è il paese di Domenico Modugno: esiste un fan-club che raccoglie tutta la produzione dell'autore di Volare, e potrete ascoltare aneddoti su questo singolare personaggio raccontati dalla viva voce di arzilli pluriottantenni suoi compagni di vita.

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PUGLIA incognita, la terra dei Messapi

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77 Ma la crisi economica è arrivata a

promosso e cofinanziato progetti

di cucina tradizionale, cicli evolutivi

colpire anche un territorio

tesi ad una crescita economica e

del grano – dalla farina alla cucina –

all'apparenza tanto fortunato: diversi

sociale del proprio comprensorio,

del latte – dalla mungitura al formag-

negozi chiusi e case e palazzi in ven-

con particolare attenzione alle inizia-

gio – dell'olio e del vino, per educare i

dita in città, non pochi terreni incolti

t i ve c h e p o te s s e ro c o n i u g a re

consumatori di domani, ma anche

in campagna, qualche masseria allo

l'ambiente, soprattutto agrario, con il

per tracciare sentieri e piste ciclabili,

sfascio; gli ulivi scontano problemi

turismo. In sette anni, dal 2007 al

per posizionare cartelli esplicativi,

attuali e recenti, il vino deve compe-

2013, sono stati analizzati circa due-

per creare maneggi per ippoterapia,

tere su mercati globalizzati,

cento progetti e finanziati centocin-

per mantenere in vita laboratori di

l'agricoltura non rende più come un

quanta, con una spesa di circa dodici

artigianato tradizionale come la lavo-

tempo. Per sopravvivere servono

milioni di euro, che trattandosi di un

razione della ceramica, della terra-

idee nuove (è la necessità che aguzza

cofinanziamento al 50 % rappresenta

cotta, della cartapesta, della pietra

l'ingegno), occorre valorizzare al mas-

un investimento complessivo supe-

tufacea leccese e per tanti altri pro-

simo le risorse di cui si dispone, e il

riore ai venti milioni di euro. Non

getti consimili. Un modo intelligente

turismo culturale ed enogastronomi-

poco, se gestiti oculatamente e pro-

e, tutto sommato, economico per

co abbinato all'agricoltura potrebbe

duttivamente. Sono serviti a creare

valorizzare il territorio, evitare emi-

rappresentare la soluzione vincente.

nuovo strutture agrituristiche, sal-

grazione e creare posti di lavoro,

Con questo intento è entrato in cam-

vando masserie dal decadimento,

soprattutto per i giovani.•

po il Gal (Gruppo di azione locale)

ampliando la ricettività alberghiera e

Terra dei Messapi che, forte di fondi

creando nuovi posti di lavoro, ma

Info: GAL Terra dei Messapi,

finanziari regionali e comunitari

anche a consentire le attività divulga-

www.terradeimessapi.it,

stanziati per lo sviluppo rurale, ha

tive delle masserie didattiche (corsi

tel. 0831 743 929

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Il Castello di Giarole nel Monferrato

Il Castello di Giarole ne

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el Monferrato

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una tradizione, una famiglia, mille anni di storia Testo di Giuseppe

T

Garbarino

ra le brume mattutine che vagano sulla linea invisi-

bile delle grandi risaie dell'alessandrino fanno

capolino le sagome degli aironi, gabbianelle e rare

cicogne; sono luoghi dove l'uomo da sempre è un tutt'uno con la natura e la storia. Sono molte le località ricche di memorie antiche e racconti dimenticati, uno di questi luoghi è Giarole, con il suo antico castello, un vero baluardo nel tempo voluto dall'imperatore Federico Barbarossa nel XII secolo. Le nebbie celano fantasmi e antiche dimore, ricordi di feroci antenati, di tempi difficili e di quell'immagine sbiadita che la tradizione vuole vagare ancora oggi nelle sale del castello di Giarole. Si tratta del giovane Grosso, un decoratore che cadde da un impalcatura durante i lavori per affrescare le grandi sale, i proprietari del castello tramandano i racconti di strani fenomeni luminosi visti dietro le finestre del salone principale, dove nelle notti senza luna l'artista cerca di completare, cavalcando l'eternità del regno di Ade, il suo lavoro di decorazione rimasto incompiuto. Segreti e misteri si intrecciano con la realtà, dei passaggi segreti poterebbero ai castelli nelle vicinanze e le segrete del castello sono luoghi di fascino antico, adatte ai racconti di una volta, quelli che si narravano davanti alla fiamma di un caminetto. Da sempre dimora e feudo dell'antichissima schiatta della famiglia Sannazzaro, il castello di Giarole è un faro nella campagna che si trova a sud di Casale Monferrato, in quelle terre strette tra il Po e i primi rilievi del Monferrato. Qui ci guardano quasi mille anni di storia e ancora oggi, dopo un passato di guerre, tumulti politici, scontri tra guelfi e ghibellini, i Sannazzaro abitano e mantengono l'avito maniero con cura e dedizione. Dante Alighieri cita questa famiglia nel Convivio, definendola “nobilissima di Pavia”, ma le fortissime tracce di storia di trovano nel castello, dove ritratti, ricordi e le curiosità che l'attuale conte Giosé Sannazzaro Natta, riesce a far rivivere con lucida attualità. Gli antenati ritratti in un affresco realizzato durante i restauri della metà Ottocento permettono

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Il Castello di Giarole nel Monferrato

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alla fantasia di vagare nei secoli passati, mentre lo sguardo del conte Filippo, arricchito dal nobilissimo Collare dell'Annunziata, mette soggezione. Oggi il conte Giosé è un imprenditore turistico che, lasciatemelo dire, con un pizzico di avventatezza, ha abbandonato una brillante carriera bancaria per lanciarsi nell'avventura, sicuramente piena di soddisfazione, di gestire e far rivivere questo stupendo castello. Il buon sangue non mente e il richiamo degli antenati ha fatto un piccolo miracolo, il maniero di Giarole è passato dal sonnecchiante vivacchiare ad impresa turistica, con moltissime iniziative scaglionate durante l'anno. Infatti, grazie all'impegno di questo nobiluomo di “campagna”, il luogo è oggi un prezioso Bed & Breakfast, adatto per chi è alla ricerca di sensazioni diver-

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Il Castello di Giarole nel Monferrato

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Il Castello di Giarole nel Monferrato

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se e gustose colazioni che vengono

tificato voluto dalla famiglia Sannaz-

statua viene portata in processione

servite nell'ala medievale del castello.

zaro in questi territori, ha oggi un

nella prima domenica di ottobre.

Nel tempo il maniero ha ospitato non

parco di poco superiore ai due ettari,

Cosa dire ancora, anzi, cosa fare se

solo re e imperatori, duchi e principi,

di gusto ottocentesco con secolari

non godersi l'ombra fresca degli albe-

come ad esempio Vittorio Emanuele

platani, ippocastani ed altre pregiate

ri che circondano il castello; qui la

II e Napoleone III, ma anche rassegne

piante. Cosa rara è da segnalare che

quiete e la calma sono di rigore,

musicali, manifestazioni di enoga-

la famiglia Sannazzaro è proprietaria

dimenticate la fretta, godetevi la natu-

stronomia locale, feste e matrimoni,

di questo castello da sempre, non vi

ra, magari procuratevi una biciletta e

fiere merceologiche legate al mondo

sono mai stati passaggi di proprietà e

percorrete le strade costeggiate dalle

della produzione locale del riso.

forse per questo che l'attaccamento

risaie, scoprite casali e magari rag-

Oppure, come non citare la mostra

al luogo è così forte. Accanto al

giungete gli argini del grande fiume,

che si è tenuta lo scorso anno: “San-

castello la chiesa di San Giacomo, un

il Po, che scorre a pochi chilometri,

nazzaro a Giarole, sette secoli di sto-

edificio trecentesco che ospita opere

subito dopo la collina dove si trova

ria, costume ed arte in un borgo Mon-

del XVI secolo, e dove è conservata

Pomaro Monferrato, un altro luogo incantato.•

ferrino”, un modo per ricordare tempi

una Madonna lignea detta del Rosa-

andati e personaggi illustri. Il castello,

rio, e dedicata da San Pio V alla batta-

un tempo al centro di un sistema for-

glia di Lepanto; ancora oggi questa

www.castellosannazzaro.it


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CASTIGLIONE OLONA, un'isola d'arte toscana in Lombardia


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Castiglione Olona un'isola d'arte toscana in Lombardia

Testo di Anna

Maria Arnesano e Giulio Badini Foto degli autori e Archivio

S

ulle verdi colline moreniche lungo la valle del fiume Olona, a sud di Varese, sorge il paese di Castiglione Olona, antica roccaforte romana prima e

longobarda poi e oggi borgo quattrocentesco con una struttura urbanistica originale e capolavori d'arte che non trovano riscontro altrove. “Un'isola di Toscana in Lombardia” lo definisce uno slogan turistico, suffragato da un indubbio fondo di verità. Tutto discende dal fortunato connubio tra due rilevanti personaggi storici, ai quali siamo debitori di un simile gioiello. Il primo è il cardinale Branda Castiglioni (1350-1443), rampollo colto ed eclet-

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CASTIGLIONE OLONA, un'isola d'arte toscana in Lombardia

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tico di una nobile famiglia milanese che possedeva il feudo di Olona fin dal 1000 e che nel 1241 espresse il papa Celestino IV. Nella sua lunghissima vita (morì a 93 anni) Branda compì una carriera folgorante e di notevole livello: prima studia poi insegna diritto civile e canonico all'università di Pavia, ambasciatore per conto dei Visconti in Vaticano, nominato vescovo di Piacenza e poi cardinale, quindi nunzio apostolico in Ungheria, vescovo e conte di Vesprem, conte dell'Impero Germanico; come cardinale partecipò attivamente all'elezione di diversi papi ed ai concili di Pisa, Costanza, Ferrara, Firenze e Basilea. Negli ultimi decenni di vita si ritirò nel borgo natale, deciso a trasformarlo in un luogo ideale di residenza secondo le proprie visioni cultu-

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CASTIGLIONE OLONA, un'isola d'arte toscana in Lombardia

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91 rali e religiose, abbellendolo di monumenti e di opere

menica ungherese poi (dove ritroverà anche il Castiglio-

d'arte nell'ottica della potente espressività del nuovo

ni) lo apriranno ai nuovi canoni rinascimentali, facendolo

stile rinascimentale che a quell'epoca cominciava ad

approdare alla plasticità, alla prospettiva e al gusto del

affermarsi. Per realizzare il proprio intento non poteva

nuovo stile, tanto che alcune delle sue opere fanno oggi

che rivolgersi a Firenze, culla dell'Umanesimo e del Rina-

bella mostra nei musei di Firenze, Napoli, Brema, Mona-

scimento, e qui entra in ballo il secondo personaggio.

co, Londra, Filadelfia, Malibu e Washington. Nel 1435

Durante le proprie missioni diplomatiche presso i Medici,

approda a Castiglione Olona, portando con sé alcuni

nel 1425 il cardinale conosce a Firenze il pittore Masolino

allievi-collaboratori e un bagaglio di conoscenze e di

da Panicale (1383-1440), intento a decorare con l'amico-

esperienze artistiche decisamente rilevante, in sintonia

allievo Masaccio la Cappella Brancacci nella chiesa di San-

con quanto richiede il progetto illuministico del cardina-

ta Maria del Carmine, oggi considerato uno degli esempi

le. Inizia con alcune decorazioni nell'abitazione del mece-

più elevati della pittura fiorentina rinascimentale. Tra i

nate, prosegue con la nuova chiesa di Villa, dalla chiara

due si stabilisce un profondo rapporto di stima ed amici-

architettura brunellesca, e conclude con gli affreschi della

zia, che porterà Masolino a dipingere a Roma la chiesa di

Collegiata e del Battistero, dove la sua arte tocca la mas-

San Clemente e quella di Santa Maria Maggiore per inter-

sima espressione. La pittura castiglionese di Masolino

cessione del Castiglioni e successivamente nell'apoteosi

risulta ancora basata sulla linea di memoria tardomedie-

di Olona. L'arte di Masolino non raggiunse mai le vette

vale, ma non trascura gli effetti di naturalismo, morbidez-

eccelse toccate da altri maestri contemporanei o succes-

za e sfumato del nuovo stile. Le sue architetture seguono

sivi: nasce come scultore e orafo nella bottega del Ghi-

le nuove regole prospettiche, ma restano comunque una

berti, con il quale lavorerà alle porte bronzee del Battiste-

cornice decorativa dentro cui raccontare favole medievali

ro fiorentino. Come pittore tende ad essere legato alla

con personaggi incantati. Masolino e il cardinale Casti-

visione e al gusto tardo gotico, ma il contatto con il genio

glioni portano per primi il Rinascimento in Lombardia, e

innovatore di Masaccio prima, la frequentazione di artisti

fanno scuola proprio ad Olona, che ne manterrà comun-

come Brunelleschi e Donatello nonché l'esperienza ecu-

que una primogenitura insuperata. Tutto il centro storico

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CASTIGLIONE OLONA, un'isola d'arte toscana in Lombardia

cotto. Rilevante al piano superiore la

d i m a e s t ro l o m ba rd o - ve n e to .

come un agglomerato urbano fatto

grande sala di ricevimento, con qua-

L'interno presenta dipinti, statue di

di case a corte, su cui spicca il colore

dreria di famiglia alle pareti (compre-

terracotta colorata e il monumento

di Castiglione Olona si presenta

92

del cotto toscano dalle varie tonalità

so un ritratto del cardinale) e monu-

funebre di Guido Castglione. Il conti-

di rosso, e di viuzze irregolari dove si

mentale camino rinascimentale in

guo edificio, oggi sede comunale,

evidenziano gli inserti quattrocente-

arenaria sul fondo; contigue la spo-

all'epoca ospitava la scuola di gram-

schi: porticati, portali nobilitati da

glia camera da letto del cardinale,

matica e di canto gregoriano voluta

stemmi e finestre in cotto. Un com-

con letto a baldacchino e le pareti

dal cardinale. Una strada acciottolata

promesso tra echi dell'architettura

interamente ricoperte da affreschi di

in salita, con platani secolari ai lati,

toscana protorinascimentale e deco-

scuola lombarda, e lo studio con un

conduce allo sperone sommatale

razioni di gusto lombardo-veneto

affresco di Masolino che occupa

che ospitava un tempo il castello dei

caratterizza le strutture di palazzo

un'intera parete, con un immaginario

Castiglioni, distrutto nel 1200 a più

Branda, della chiesa di Villa e della

paesaggio montano alquanto meta-

riprese dai Torriani e dai Visconti.

Collegiata. In entrambi i casi si tratta

fisico. Al piano terra pregevole la

Sulle sue rovine il cardinale fece edi-

comunque di una visione e di un

cappella di San Martino affrescata

ficare dai fratelli Solari, a partire dal

gusto innovativi rispetto al gotico

dal Vecchietta, allievo di Masolino.

1422, la Collegiata e il Battistero. La

visconteo allora dominante nella

Quasi di fronte al palazzo la chiesa di

Collegiata, dedicata alla Vergine e ai

regione. Una visita alle eminenze del

Villa, eretta nel 1430-41 in forme

santi Stefano e Lorenzo, presenta

paese non può che iniziare dal Palaz-

brunellesche con pianta quadrata e

una facciata in stile gotico lombardo

zo Branda Castiglioni, sulla piazza

cupola emisferica e tamburo sorretto

con mattoni rossi, finestre a sesto

centrale, sobrio nella sua architettura

da colonnine; la facciata, spartita in

acuto e un enorme rosone marmo-

esterna, con un'ala trecentesca con

lesene, offre un bel portale e due

reo sopra la lunetta del portale. Pre-

loggia e una quattrocentesca

gigantesche statue in arenaria di

stigioso l'interno a tre navate, con

d'ingresso, decorata da finestre in

Sant'Antonio abate e San Cristoforo,

l'abside centrale dipinta da Masolino


93 e quelle laterali dai suoi allievi Vecchietta e Paolo Schiavo. La scena della Natività reca la firma “Masolinus da Florentia pinsit”, ma non la data. Le immagini si adattano, allungandosi, agli spazi architettonici disponibili: i colori sono chiari e luminosi, giocati sui rosa e sui verdi, le tonalità care al maestro toscano. La parete dell'abside sinistra ospita il monumentale sarcofago in marmo del cardinale Branda Castiglioni, opera di artisti lombardo-veneti. Sulle fondamenta di due torri dell'antico castello medievale sorgono l'imponente campanile gotico lombardo, e il piccolo Battistero a pianta quadrata, interamente decorato da Masolino con scene della vita di San Giovanni; qui il maestro toscano, punto d'incontro tra Gotico e Rinascimento, raggiunse l'apice della propria arte; purtroppo nessun artista locale seppe però cogliere le sue istanze di rinnovamento verso la cultura umanistica. In questi due edifici Masolino realizza un elegante compromesso tra frammenti spaziali già improntati alla prospettiva del Brunelleschi e preziose forme internazionali vicine a Gentile da Fabriano Il Museo della Collegiata espone dipinti e preziosi arredi sacri, tra cui una Madonna di Masolino e una Annunciazione della scuola del Beato Angelico. Meritevoli di visita, almeno dall'esterno, sono altri edifici ancora in attesa di restauro: la casa del pio luogo dei poveri, la casa dei marchesi Magenta, il monastero delle Umiliate, palazzo Castiglioni, il bel cortile gotico della Corte dei Doro, i resti delle antiche mura, il ponte romanico sull'Olona e i resti degli antichi mulini. Castglione Olona si raggiunge facilmente dall'autostrada Milano-Varese, uscita Gazzada, in 10 minuti verso est. Ogni prima domenica del mese si svolge la Fiera del Cardinale, mercatino dell'usato e dell'antiquariato con un centinaio di espositori; nel centro si trovano alcuni negozi di antiquari. Ogni seconda domenica di luglio Palio dei Castelli, corteo storico, danze rinascimentali, giochi d'armi, sbandieratori e corsa delle botti per rievocare le sfarzose nozze tra Guido da Castiglione e Agnese da Besozzo avvenute nel 1280. Di recentissima apertura invece il Museo di Arte Plastica, voluto da un'importante azienda industriale locale di polimeri, che ospita opere di artisti contemporanei come Man Rey, Giacomo Balla, Enrico Baj, ecc.; ha sede nel bel palazzo quattrocentesco dei Castiglioni di Monguzzo, un ramo laterale, adornato da pitture tardo gotiche e rinascimentali.•

Informazioni: Museo Palazzo Castiglioni e Museo Arte Plastica, tel. 0331.858301, Museo della Collegiata, tel. 0331.858903, www.comune.castiglione-olona.va.it e www.prolococastiglioneolona.it.

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Kaleidoscope

Relax all'Hotel

CRÈ FORNÈ nel verde della Val d'Ayas

I

l Centro Benessere dell'Hotel Crè Fornè è uno luogo piacevole dedicato al benessere dei suoi ospiti. La Spa, composta da uno staff professionale ed

esperto, offre trattamenti personalizzati effettuati con prodotti cosmetici locali della linea del dott. Nicola, frutto di un'attenta ricerca. Un invito a percorrere un piacevole ed indimenticabile long week end all'insegna del relax e della cura del corpo. Il Centro Benessere è dotato di una Sauna Finlandese, per purificare la pelle e stimolare cuore e circolazione, un Bagno di vapore, per stimolare il vostro sistema immunitario con il robusto calore e un panoramico Vitarium per godere dei benefici del tiepido vapore. E ancora...è possibile camminare sulle pietre di fiume all'interno delle vasche Kneipp, frizionarsi con il ghiaccio per tonificare la circolazione sanguigna superficiale, sciogliere

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le tensioni e rilassarsi sotto le docce rivitalizzanti


95 respirando essenze di menta e di pino silvestre. E poi....scoprire il fascino della serenità e della tranquillità che si respira nelle sale relax godendo dalle vetrate un panorama unico ed impagabile!

L'Hotel Crè Fornè La struttura, recentemente rinnovata secondo il progetto dell'architetto Leonardo Macheda, dispone di 18 caratteristiche e confortevoli camere, tutte dotate di bagno con doccia o vasca e TV, tre delle quali studiate anche a misura di bambino. L'Hotel Cré Forné offre ottimi livelli di servizio curati in ogni dettaglio in un ambiente sospeso su un panorama mozzafiato, dove tradizione e modernità si fondono tra di loro. Una scelta ideale per chi è alla ricerca di una vacanza in Val d'Aosta fatta di sport e natura ma anche di comodità e benessere. A.A.

HOTEL CRE'FORNE' Località Crest– 11020 Champoluc (AO) Tel 0125/307197 www.champoluc.it – creforne@champoluc.it

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Kaleidoscope

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Yandabo Home Y

andabo Home, che sorge nel villaggio omonimo sul fiume Ayeyarwady a circa metà strada tra Mandalay e

Bagan, porta nel Myanmar un concetto nuovo di ospitalità: un viaggio dentro un mondo in armonia con la natu-

ra in un luogo rimasto sospeso nel tempo. Sono otto le camere, quattro matrimoniali e quattro singole, dotate

di ogni confort ma, riflettendo gli elementi vitali dell'ambiente circostante, non hanno né televisione né telefono. Rosso e grigio i colori predominanti. Gli stessi colori della ceramica di Yandabo – grigia prima della cottura nella fornace e poi rosso vivo – per la quale questo villaggio è famoso in tutto il Myanmar. Negli interni, per i pavimenti e i mobili, e fuori per il grande terrazzo che guarda sul fiume, si fa un abile uso del tek. Per gli ospiti la scelta di seguire le attività del villaggio e la lavorazione della ceramica, o prendere una veloce motolancia (quella che fa la spola tra Mandalay e Bagan) per visitare un vicino villaggio di agricoltori. E la sera si scende sulla riva o ci si rilassa sul terrazzo per assistere allo spettacolo del sole che lentamente scompare dentro le placide acque del grande fiume. pmf www.orchestra-myanmar.com www.myanmar.travel

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Foto copertina: Niger di Anna Alberghina

Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com www.emotionsmagazine.com Progetto Grafico, impaginazione e creazione logo Emotions Ilenia Cairo icairo@emotionsmagazine.com Collaboratori Anna Alberghina, Anna Maria Arnesano, Giulio Badini, Luisa Chiumenti, Giuseppe Garbarino, Pamela McCourt Francescone, Mariella Morosi, Annarosa Toso Traduzione testi Pamela McCourt Francescone Responsabile Marketing e Comunicazione Mirella Sborgia msborgia@emotionsmagazine.com Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 - 00198 Roma Tel. e fax 068417855

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 - N° 310/2011 Copyright © - Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Casa Editrice che ne detiene i diritti.


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La fantasia non fa castelli in aria, ma trasforma le baracche in castelli in aria. Karl Kraus

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