viaggi e cultura Anno 7 n°24 giugno 2017
SIENA GROENLANDIA REPUBBLICA CECA
NORMANDIA HONG KONG ALAND
SVIZZERA BENIN NOVARA
Sommario
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pag. 6
Una Crociera in Oceano Indiano di Teresa Carrubba
Pag. 8 Seychelles Di Teresa Carrubba
Pag. 24 Mauritius Di Teresa Carrubba Pag. 30 La Réunion Di Teresa Carrubba Pag.36 Myanmar Di Pamela McCourt Francescone Pag. 44 Cina Di Anna Alberghina Pag. 52 Los Angeles Di Luisa Chiumenti Pag. 60 Tunisia Di Mariella Morosi Pag. 68 Singapore Di Pamela McCourt Francescone Pag. 76 India – Il Kerala Di Mariella Morosi Pag. 84 La vita come un sogno Di Giuseppe Garbarino Pag. 90 Kaleidoscope
anno 7 - n°23 marzo 2017
Pag.16 Madagascar Di Teresa Carrubba
editoriale Ecco di nuovo l'estate. Anche se non è più l'unico momento dell'anno per programmare un viaggio, merita un'attenzione in più. In apertura, il Palio di Siena, un'occasione per appassionati e non per visitare una delle piazze più belle d'Italia, Piazza del Campo, con palazzi storici di grande rilievo per la città. Chi avesse la possibilità di andarci un giorno prima potrebbe vivere i dietro le quinte di un evento internazionalmente famoso. Sempre in Italia, Novara, la cui fama come polo d'arte fu alimentata già tra il 600 e il 700 quando vi operarono i più importanti pittori, scultori e architetti. E Carrara, dove l'immortale Michelangelo veniva a scegliere i marmi migliori per le sue opere. Marmi conosciuti e diffusi nei palazzi più prestigiosi del mondo. I più avventurosi sceglieranno destinazioni a lungo raggio, come la Groenlandia, l'isola dei ghiacci fluttuanti, in cui imbattersi nella popolazione degli Inuit con tutto il fascino che ne deriva anche se oggi casette prefabbricate dai colori brillanti hanno sostituito gli igloo e le tende di pelli di foca. Altre isole intriganti l'arcipelago delle Aland, più di 6500 isole sospese tra Svezia e Finlandia, anche se solo pochissime sono abitate. Ancora un'isola, anche se di tutt'altro tenore, Hong Kong che concilia tradizione e globalizzazione, cura del passato e corsa al futuro. Gli amanti della Natura selvaggia potranno considerare un viaggio nel Benin, in Africa occidentale, disposti a tutto per appostarsi nella savana ed osservare la vita dei famosi big five, compreso il tipico leone senza criniera, il Leone del Senegal. Last but not least, l'Europa. La Normandia, con le sue suggestive abbazie, gli spettacolari castelli e i curatissimi giardini di Giverny, quelli di Claude Monet il padre dell'Impressionismo che visse qui per 40 anni. E la Svizzera, con due delle sue città più rappresentative come Lucerna, sull'omonimo lago, con i suoi affascinanti paesaggi montani e la sua attività culturale che culminerà la prossima estate nel “Summer Festival” durante il quale stelle internazionali di musica classica si presenteranno con più di 100 concerti. E Basilea, nel Baden-Württemberg, adagiata sul fiume Reno. Città d'arte con numerosi musei, monumenti e architetture prestigiose.
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Siena PIAZZA DEL CAMPO A SIENA
Piazza del Campo a
La città del Palio
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7 Testi di Teresa
C
Carrubba
onchiglia di botticelliana memoria, manto della
su Siena; e a tributarlo non poteva che essere questa piaz-
Vergine, ventaglio spiegato. Tant'è, la Piazza del
za. La piazza per eccellenza, la piazza per antonomasia, il
Campo di Siena evoca mille suggestioni borderline tra
fulcro su cui fa leva il resto della città, considerato quasi
poetica, simbologia e capriccio architettonico. Di certo è
un contorno. E non è un caso che ci si arrivi da ben dodici
che le nove coste degli spicchi in cui si apre la splendida
accessi, serpentelli scoscesi, con lisci lastroni o blanda-
pavimentazione trecentesca di Bindo Mannucci, ricorda-
mente scalettati all'uso medievale, che s'insinuano nello
no da vicino quei potenti Nove del Governo Reggente tra
spazio vuoto della piazza diventandone profilo, movi-
il 1287 e il 1355. Un onore dovuto, almeno a giudicare
mento, vita. E proprio quei vicoletti, o “chiassi” per dirla
dall'influenza benefica che quel lunghissimo Potere ebbe
alla senese, scandiscono con discrezione lo spettacolo
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PIAZZA DEL CAMPO A SIENA
inimitabile di quel filare di palazzi, di quella corona architettonica che racconta una storia secolare, a volte ribadita a volte corretta da rifacimenti d'autore. In Piazza del Campo, c'è stato un continuo riadattamento per l'utilizzo di determinate funzioni della città. Fu così che, per esempio, l'antico Palazzo della Mercanzia, proprio dirimpetto al Comune, isolato tra i Vicoli di S. Pietro e di S. Paolo, rimpiazzò nel Trecento la Chiesa di S. Paolo e il Palazzo di Pepe Melianda. Per poi cambiare la delicata veste gotica, una delle più belle della piazza a giudicare da certe incisioni antiche, in una facciata barocca quando, a fine Seicento, ci mise le mani l'architetto di grido Ferdinando Fuga per trasformare il Palazzo in casino di ritrovo per la nobiltà senese. Dal Palazzo della Mercanzia, si snoda un curioso complesso architettonico che unisce in una sola facciata neogotica, ricostruita nella seconda metà del Settecento, quelli che originariamente erano cinque edifici di epoche diverse. Prendendo a prestito un nome tra tutti: Palazzo Sansedoni. Maestoso e impo-
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nente, è il palazzo più nobile dopo quello del Comune. Per prestigio e per origine, visto che si deve proprio ad alcune
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famiglie aristocratiche di ceppi in estinzione, le quali, per
durante il Palio, insieme ai due bei palazzi Ragnoni e Pic-
conservare il proprio tenore di vita, mantenevano
colomini accorpati con il progetto del Rossellino nel Nuo-
l'usufrutto dei palazzi con la clausola che all'esaurimento
vo Palazzo Piccolomini, tra i più prestigiosi della città.
del ramo nobiliare passassero in proprietà al Monte dei
Segue il Palazzo Petroni, legato al lato sinistro del Comu-
Paschi di Siena, attivo come banca già nell'Ottocento. E
ne, molto ben conservato ma “rifatto” lasciando solo le
fu grazie a questa fruttuosa consuetudine che il Monte
tracce delle ogive delle splendide trifore originali. Cam-
dei Paschi “ereditò” numerose proprietà da famiglie
biamenti anche al suo interno, nell'assetto dei volumi. Al
come Sansedoni, Chigi-Saracini, Salimbeni, Marescotti,
lato destro del Comune, invece, oltre il chiasso del Bar-
Piccolomini. Il palazzo Sansedoni limita la curva di S. Mar-
gello, il Palazzo Accarigi e il Palazzo Alessi, oggi Palazzo
tino, tanto bella quanto famigerata perché pericolosa
d'Elci, i quali, pur nei rifacimenti del Cinquecento e del
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PIAZZA DEL CAMPO A SIENA
Seicento, tradiscono la loro origine trecentesca dalle belle finestre, bifore e trifore, e dalla splendida merlatura guelfa. Lo spazio prezioso al centro della piazza, è esaltato dalla monumentale Fonte Gaia, capolavoro di Jacopo della Quercia. Un crogiolo di storia, di potere e di architetture questa Piazza del Campo, il cui punto di fuga, in cui inevitabilmente converge lo sguardo che sbircia anche dal più tortuoso dei vicoletti, è il Palazzo Pubblico, cioè il Comune. Innalzato nella sua buona parte nel Trecento, là dove si trovava la Dogana e il palazzo del Bolgano o Zecca, e poi ampliato nel Seicento, è da sempre il centro del potere cittadino. Anche se attualmente si sta cercando di dare maggior spazio agli ambienti museali per ammirare, per esempio, gli splendidi affreschi di Simone Martini del Lorenzetti. Oltre, naturalmente, all'interessantissimo Museo civico stabile e ai magazzini sotterranei (gli antichi magazzini del sale) in cui si allestiscono mostre temporanee. Chicca del Palazzo Pubblico, di cui è parte architettonica integrante, la Cappella di Piazza, sorta di ex-voto per la fine della peste del 1348, dove viene celebrata la messa dedicata ai fantini il giorno del Palio.
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PIAZZA DEL CAMPO A SIENA POSTAZIONI PER IL PALIO Le postazioni migliori e le più costose per assistere al palio, sono quelle sulle balconate, costruite appositamente, che corrono lungo tutto il perimetro della piazza del Campo. Poi ci sono i palchi, a iniziare dal Casato e tutt'intorno alla piazza fino alla curva di S. Martino. In passato c'erano palchi anche lì, ma sono stati eliminati per ragioni di sicurezza. Palchi speciali per i giudici o “rotellini” (maestri di cerimonia) e per le comparse di tutte le contrade cioè tutti quelli che sfilano nel corteo storico: uno al Casato, uno in prossimità di S. Martino, uno alla Mossa. La migliore postazione è alla Mossa, ovviamente dal balcone o dal palco, perché da terra non c'è una buona visuale. E' il punto più alto della piazza; da lì si domina totalmente il circuito del palio e si è proprio sopra la partenza della gara. Da lì si vede l'ingresso in piazza dei cavalli, che escono dal cortile del potestà del Comune, la consegna dei nerbi ai fantini che salutano non tanto le autorità quanto i facinorosi contradaioli e, con una specie di giostra, si portano proprio alla Mossa. Lì praticamente si gioca il palio, i fantini parlano, fanno i partiti, si scambiano le varie politiche decise dai capitani. Discussioni che a volte si prolungano, più o meno animatamente, anche per un'ora. Essere appostati alla Mossa, dunque, vuol dire assistere al vero momento di tensione del palio, perché una volta abbassato il canapo e partiti i cavalli, tutto si brucia in un minuto e mezzo circa. Buone, comunque, tutte le postazioni sulle balconate e sui palchi. Se poi piace il bagno di folla, l'interno della piazza è l'ideale. Qui, i punti migliori sono la Fonte Gaia, da dove si vede bene la Mossa, o il Gavinone, che essendo ai piedi dell'“anfiteatro”, offre un punto di vista a ventaglio piuttosto ampio. Da qui non si ha una visione perfetta, ma si vede il fantino a mezzo busto tanto da poterne riconoscere la contrada, la dirittura del Comune, la curva del Casato. Chi è in cerca di emozioni forti sceglie la curva di S. Martino per la sua pericolosità. Specie il turista, perché il senese non ha di queste morbosità e spesso non vuole nemmeno assistere al palio. E' curioso: su 40.000 persone, tante ne può contenere questa piazza durante il palio, ci saranno sì e no 3000 senesi; gli altri rimangono a soffrire dentro la contrada e non vogliono vedere né sentire niente fino al risultato finale. Le postazioni più scadenti sono quelle del centro della piazza in cui ci si deve girare continuamente e con difficoltà. Pigiati come si è, in mezzo alla folla. UN GIORNO IN PIÙ A SIENA Se si viene a Siena per il palio, vale la pena concedersi un giorno in più, meglio se prima della manifestazione, tanto per entrare nello spirito. Cosa fare? Naturalmente visitare il Palazzo Pubblico, con il Museo civico e le varie sale affrescate; il
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Duomo, uno dei massimi esempi di architettura gotico-
13 romanica in Italia e il dirimpettaio Ospedale del Santa Maria della Scala, il più antico d'Europa (XII secolo), oggi percorso museale. Tuttavia, per apprezzare il significato intrinseco del palio e per lasciarsi avvolgere dalla sua atmosfera autentica (non turistica!), niente di più intrigante che curiosare nelle sedi delle contrade in cui in nessun'altra occasione è possibile accedere. Basta telefonare, con un certo anticipo, e prendere appuntamento per visitare i loro musei, gli ambienti di ritrovo, gli oratori. Lì si capisce veramente l'anima di certe tradizioni. Se poi si entra in confidenza con un contradaiolo, si potrebbe anche essere invitati alla grande cena della prova generale, con tanto di discorso dei fantini e canti di giocosa rivalità. Gironzolando in piazza, inoltre, capita spesso di vedere i contradaioli, che durante le prove prendono in affitto i palchi, e li si senta apostrofarsi in rima l'uno contro l'altro. La cosa può finire nel canto, come una beffa leggera, ma può anche sfociare in rissa. l'atmosfera che cresce, i canti, il corteo storico che si snoda per tutta la città, le espressioni forti e colorite del senese, persino certe manifestazioni di aggressività che a volte si concludono in veri e propri scontri, fanno parte del colore e del folklore da non perdere. Tutto questo è palio. Insomma, un giorno prima a Siena può aiutare a capire anche quel fulmineo minuto e mezzo della corsa. Locali di divertimento puro, in città ce ne sono pochi. I ristoranti della Piazza del Campo in passato erano “turistici” nell'accezione più negativa del termine: si mangiava male e si spendeva molto. Ora sono frequentati anche dai senesi il che vuol dire che la qualità è migliorata. Nel periodo del palio aumentano un pò i prezzi ma non di molto perché ora vengono calmierati. I ristoranti più rinomati sono Spadaforte (di fonte al comune, vicino alla Mossa) https://www.spadaforte.it/ e l'Osteria del Bigelli (alla sinistra del comune, vicino alla curva di san Martino) http://www.osteriabigelli.it/osteria.html. Discorso a parte per Liberamente Osteria, al 27 di Piazza del Campo. Rivisitazione di una vecchia vineria affidata all'estro creativo dell'artista Sandro Chia che ne ha fatto un gioiellino d'arte, intimo e prezioso. Un gioco di mosaici frammentati guida con eleganza il breve percorso dell'osteria fino alla parete-enoteca dove vengono selezionati i vini da accompagnare ai piatti leggeri del pranzo consumato con la suggestione della piazza. Resta inteso che non si può lasciare Siena senza acquistare il mitico panforte, nelle sue ghiotte varianti. Intorno a Piazza del Campo non c'è che l'imbarazzo della scelta. Tutti di rigorosa preparazione artigianale.r DATE DEL PALIO 2017: Palio di Provenzano 2 luglio Palio dell'Assunta 16 agosto INFO: http://www.comune.siena.it/ http://www.regioni-italiane.com/palio-di-siena.htm http://www.ilpalio.org/chi_corre.htm
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Groenlan GROENLANDIA - Il paese dei ghiacci fluttuanti
il paese dei ghiacci fluttuanti
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ndia
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Testo e foto di Anna
P
Alberghina
oche altre terre al mondo offrono tante
possibilità di vita e di avventure all'aria aper-
ta come la Groenlandia. Lo splendore dello
scenario artico si estende a perdita d'occhio sulla più grande isola del mondo che conta solo 55.000 abitanti. Non appena ci si lascia alle spalle uno qualsiasi dei piccoli centri abitati ci si può sentire, forse per la prima volta, veramente liberi. Questo paese fa parte del Regno di Danimarca, ma dal 1979 ha ottenuto una certa indipendenza trasformandosi in democrazia parlamentare. La maggioranza della popolazione è di razza Inuit ed ha molte affinità con gli Inuit del Canada, dell'Alaska e della Siberia. Gli Inuit, parola che significa “uomini”, sono un popolo di cacciatori, derivato da un ramo della razza mongolica, giunto in questi territori in epoche lontanissime. Per secoli essi hanno condotto uno stile di vita unico, indissolubilmente legato alle condizioni ambientali, in un isolamento quasi totale. La conoscenza del cielo notturno è sempre stata essenziale per la loro sopravvivenza. Durante le battute di caccia, alla foca, al tricheco, alle renne o alle balene, l'intera famiglia si sposta-
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17 va su slitte trainate da cani e costruiva ripari provvisori di ghiaccio, i famosissimi igloo. L'organizzazione sociale si basava sulla solidarietà fra villaggi. Gli Inuit vivevano completamente concentrati sul momento presente, più preoccupati di superare le sfide quotidiane che di cercare una causa primordiale. La loro religiosità era fondata sulla credenza che animali e fenomeni naturali avessero un'anima. Durante le lunghe notti polari, gli anziani raccontavano antiche leggende e, al suono dei tamburi, gli sciamani, guidati dagli spiriti, cercavano di comprendere le cause delle malattie, della scarsità di animali o del tempo inclemente. I primi contatti con gli esploratori europei risalgono all'arrivo delle baleniere durante il secolo scorso. Oggi gli Inuit stanno progressivamente abbandonando lo stile di vita tradizionale. Casette prefabbricate dai colori brillanti hanno sostituito gli igloo e le tende di pelli di foca. Gli arpioni d'avorio o di corno e le lame di pietra hanno lasciato il posto alle armi moderne. Sostenuti dai sussidi governativi, i vari gruppi si sono organizzati per dare vita alla Conferenza Inuit Circumpolare nel tentativo di salvaguardare la loro cultura. Tuttavia, nonostante il fascino esercitato dalle nuove tecnologie, l'antico patrimonio di conoscenze non è ancora del tutto perduto. Molti costruiscono ed usano il proprio kayak. L'arte e l'artigianato sono l'espressione di miti arcaici. I tupilak, piccole figure grottesche ricavate dai denti del tricheco, del narvalo o dalle corna delle renne, che rappresentavano degli spiritelli maligni, sono oggi souvenirs molto apprezzati, realizzati da abili artisti. Ma ciò che costituisce l'incanto e la magia di questa terra è il ghiaccio. Grazie alla vicinanza con il Polo Nord, la Groenlandia gode di un clima artico, in linea di massima, molto secco e con temperature minime fra le più basse mai registrate sul pianeta. La calotta polare, che può raggiungere lo spessore di tre chilometri, copre quasi interamente il paese lasciando libera solo una strettissima fascia costiera. A Kangerlussuaq, essa dista solo 20 kilometri e può quindi essere facilmente raggiunta con un mezzo fuoristrada. Lo spettacolo del “deserto di ghiaccio” lascia letteralmente senza fiato! Altra meraviglia sono gli Icebergs. Il luogo migliore per ammirarli è la Disko Bay dove si ergono fino a 100
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19 metri al di sopra dell'acqua mentre il 90% della loro massa si sviluppa sotto la superficie del mare! Il ghiacciaio più attivo al mondo si trova ad Ilulissat e si sposta di 25-30 metri al giorno, frastagliandosi su di un fronte di 10 kilometri. “Datemi la neve, datemi i cani e tenetevi il resto” è la famosa frase dell'esploratore polare Knud Rasmussen. Non si può infatti parlare della Groenlandia senza citare i cani. Ad Ilulissat ci sono 5000 abitanti e 6000 cani da slitta. Il loro latrato è spesso l'unico suono che interrompe il magico silenzio! Le slitte sono, ancora oggi, il mezzo di trasporto più utilizzato durante l'inverno. Soltanto una perfetta simbiosi tra uomo ed animale permette di sopravvivere in un territorio pieno di insidie mortali. Le
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21 motoslitte sono proibite in molte aree perché disturbano la quiete e spaventano la selvaggina. Inoltre sono considerate inaffidabili per i lunghi viaggi perché potrebbero rompersi o rimanere senza carburante con conseguenze fatali per il guidatore. I cani da slitta, invece, non si fermano mai! Ad Ilulissat il sole non tramonta dal 25 maggio al 25 luglio ed in questo periodo l'ora “normale” è come se non valesse. Se durante l'inverno si può ammirare lo straordinario spettacolo delle Aurore Boreali che tingono il cielo di drappeggi cangianti, in estate si vive il fenomeno del sole di mezzanotte. Il sole di mezzanotte è uno stato mentale! Il tempo perde significato, l'orologio non serve ed il giorno non finisce mai. Durante le notti artiche la luce si fa più calda e le lunghe ombre create dal sole, basso sull'orizzonte, trasformano la realtà in un sogno di bellezza soprannaturale!r
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REPUBBLICA CECA - PRAGA AFFASCINANTE E MISTERIOSA
Repubblica Ceca
Prag AFFASCINANTE E MISTERIOSA
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23 Testo di Teresa
L
Carrubba | Foto di Teresa Carrubba e Archivio
a malìa di Praga nasce dai ghirigori della sua architettura, dai frontoni
triangolari che svettano oltre l'edificio sfidando il cielo azzurro con
l'intonaco dai brillanti colori pastello e gli stucchi decorativi. Nasce dai
cortili segreti, dai sottopassi, dall'aura metafisica del grande Franz Kafka che qui ebbe illustri natali diventando simbolo della Praga letteraria e culturale, dall'eco di leggende esoteriche che si avverte ancora sulla collina Hradčany, il quartiere di Mala Strana e l'enigmatico Castello. Nasce dai vicoli acciottolati, un intrico d'impianto medievale un tempo animato da artigiani e alchimisti, su cui aleggia il lieve sentore di cannella che sprigiona dai numerosi laboratori di “trdelník”, peccato di gola irrinunciabile, sorta di spirale croccante di zucchero in superficie e soffice all'interno, da farcire con creme e panna montata. La
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REPUBBLICA CECA - PRAGA AFFASCINANTE E MISTERIOSA malìa di Praga nasce dallo scintillìo dei celebri cristalli di Boemia che ammiccano dalle infinite vetrine con le loro limpide trasparenze o con i classici intensi colori, rosso rubino, verde o blu. Nasce dalle immense piazze coronate da palazzi impeccabili che disegnano una preziosa skyline storica dal severo Gotico trecentesco di Carlo IV al Barocco fiorito, alla sua evoluzione più gioiosa il Rococò, all'Art Nouveau di cui Praga ha esempi frequenti nel centro storico con facciate finemente affrescate e al Modernismo, qui rappresentato, ad esempio, dalla Casa Danzante Ginger e Fred (ispirata ai celebri ballerini) un edificio dalle linee audacemente morbide progettato dal famoso architetto canadese Frank Gehry, lo Zlatý Anděl, un grosso centro business firmato dall'architetto francese Jean Nouvel e Villa Müller, dove Adolf Loos curò ogni cosa, dalla facciata minimalista ai giochi prospettici degli interni. A buon motivo, dunque, il Centro storico di Praga è Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO, e la città ha meritato di essere nominata capitale europea della Cultura nel 2000, anno di grande fervore culturale la cui eco si avverte ancora nella città così vivace di eventi ed iniziative. Tutto qui è magia e fascino. Un fascino immortalato nel tempo che ben si accorda con il silenzio che si disperde nell'aria. Tra le strade senza traffico, si sente solo il brusio della folla di turisti attratti da questa città boema carica di mistero. Soprattutto nei punti nevralgici. Il cuore pulsante di Praga è la Staroměstské náměstí -Piazza della Città Vecchia- dove si concentrano monumenti e luoghi simbolici come la Chiesa di Santa Maria di Týn che s'innalza ieratica su tutta la piazza, Il Palazzo Kinsky, superbo esempio di architettura Rococò, e il Randnice -il vecchio Municipiodavanti al quale folle di turisti sostano con il naso all'insù allo scoccare dell'ora per ammirare il prodigio meccanico dell'orologio astronomico costruito nel 1410 dal maestro di orologeria Mikuláš z Kadaň e da Jan Šindel, professore di mate-
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matica ed astronomia dell'Università Carlo
25 di Praga. Tanta attesa e in pochi secondi si anima una scena simbolica con significati religiosi e pagani. Piazza Venceslao, in realtà un ampio viale movimentato da un'alternanza di stili architettonici, dal Realismo socialista al Liberty, dal Neorinascimentale al Modernista. Da qui si può imboccare Narodni, la via dello shopping che conduce al fiume Moldova. Questo, che in passato era il centro della café society praghese, oggi vanta due caffè storici, lo Slavia e il Café Louvre, preferito da Kafka ed Einstein. Altro locale storico di Praga che merita una sosta è il Gran Café Orient, sopra il Museo Cubista. E' quasi un atto di devozione una passeggiata sul Ponte Carlo, sulla Moldova, magnifico esempio di architettura gotica reso ancora più imponente da trentadue statue di santi, una scorta protettiva e sacrale lungo il cammino. Le atmosfere più belle per attraversare il ponte sono nelle prime ore del mattino, quando s'incontrano solo i praghesi, o al tramonto, quando tutto si fa più misterioso e romantico, tra i giovani che suonano, o chiacchierano in capannelli o vendono riproduzioni del ponte e delle statue come souvenir. Tuttavia, è senza una direzione precisa che si scopre la vera anima di Praga. Gironzolando per le strade di Josefov, il ghetto ebraico, interamente ricostruito nel 1800 con viali alberati e palazzi eleganti, oggi meta per lo shopping del lusso. Passeggiando per Holešovice, che promette di vivere l'atmosfera quotidiana praghese lontana dal turismo, qualche negozio di design e locali jazz dove trascorrere una serata tranquilla. Per il relax, i centri benessere di Praga hanno rivalutato le proprietà benefiche -conosciute sin dal Medioevodi luppolo, lievito e malto, dando luogo alle cosiddette Beer Spa, dove è possibile fare dei bagni alla birra in vasche e tini di legno.r Ente Turismo Repubblica Ceca www.czechtourism.com Città di Praga www.praha.tourism.cz
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REPUBBLICA CECA - PILSEN TRA RIEVOCAZIONI STORICHE, BIRRA E AUTOMOBILI
Repubblica Ceca
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Pilse
TRA RIEVOCAZIONI STORICHE, BIRRA E AUTOMOBILI
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Testo e foto di Teresa
E
Carrubba
ra il 6 maggio 1945, dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando Pilsen
fu liberata dai nazisti grazie alle truppe del generale statunitense Pat-
ton. E da allora ogni anno la cittĂ ricorda il fausto evento con tre gior-
nate di celebrazioni che coinvolgono tutta la popolazione. Intere aree di Pilsen si prestano ad una ricostruzione storica molto fedele nei particolari, con campi militari attrezzati, uomini e donne dell'esercito americano che si muovono per la città come fossero negli Anni Quaranta. Il clou delle celebrazioni è la parata militare con jeep, cingolati e i leggendari carri armati M4 Sherman che percorrono lentamente la strada principale di Pilsen portando
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REPUBBLICA CECA - PILSEN TRA RIEVOCAZIONI STORICHE, BIRRA E AUTOMOBILI
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a bordo i militari e i reduci veterani. Quest'anno sfilava
giardini e di fiori e vivace di giovani per via dell'Università
persino il nipote del Generale Patton, mentre i caccia
della Boemia Occidentale, famosa per le facoltà di inge-
militari sfrecciavano fragorosamente nel cielo. Il tutto,
gneria e matematica applicata.
sotto le bandiere abbinate di America e Repubblica Ceca.
Il bel centro storico rappresentato in gran lustro
In giro per la città tre giorni di festa con musica jazz, mer-
dall'enorme Piazza della Repubblica ricca di palazzi stori-
catini e, neanche a dirlo, fiumi di birra. Un motivo in più
ci ed eleganti case nobiliari, culmina nella Cattedrale goti-
per chi visita Pilsen intorno al 6 maggio. Ma le attrazioni
ca di San Bartolomeo, che conserva la Madonna di Pilsen,
permanenti sono altre. La Birra, appunto, ne è un esem-
un capolavoro scultoreo risalente al 1390 ed ha il più alto
pio. Tutto iniziò nel 1842, quando, per la prima volta, nel
campanile della Repubblica ceca. I più coraggiosi che
Birrificio Borghese -l'attuale Prazdroj di Pilsen- venne
raggiungeranno la cima del campanile saranno premiati
spillata una birra speciale, del tipo Pils, più chiara e disse-
da una vista su Pilsen che arresta il respiro e che spazia
tante delle altre in commercio, la Pilsner Urquell. E fu subi- addirittura nei dintorni della città. Tra i monumenti simto successo. I 4000 ettolitri prodotti inizialmente, dopo
bolo di Pilsen anche la Sinagoga, la seconda più grande
dieci anni divennero 43.000. Tutti i segreti della Pilsner
d'Europa e la terza più grande al mondo, dopo quelle di
Urquell vengono svelati nel Birrificio Prazdroj
Gerusalemme e di Budapest, costruita nel 1888 in stile
http://www.czechtourism.com/it/c/pilsen-pilsner-
moro-romanico. Esiste poi un suggestivo labirinto
urquell/, una vera e propria città dove ci si sposta con un
medievale di corridoi, cantine e pozzi sotterranei scavati
bus. La Pilsner Urquell è una lager con grado alcolico
sotto la pavimentazione cittadina nel XIV secolo. In pas-
4,4% vol., ha un alto contenuto di anidride carbonica che
sato nato come sede di laboratori artigianali e distillerie,
origina una schiuma densa ed ha un colore dorato. Viene
oggi il percorso sotterraneo offre un'esperienza davvero
prodotta con il Saaz, una varietà di luppolo che le confe-
unica. Last but not least e in tema con la recente celebra-
risce il tradizionale gusto amaro. Qui vi verrà spiegata la
zione della Liberazione, il Museo dedicato alla seconda
procedura della cottura dell'originale birra di Pilsen, avre-
guerra mondiale Patton Memorial Pilsen www.patton-
te modo di vedere gli ingredienti utilizzati, le caldaie, le
memorial.cz . Merita una visita anche il museo delle
spine storiche e quelle moderne. E' previsto anche un
marionette www.muzeumloutek.cz.r
assaggio della birra non filtrata, spillata direttamente dai tini nelle cantine. Accanto alla birra, un altro punto di
Ente Turismo Repubblica Ceca
forza di Pilsen sono gli stabilimenti della casa automobi-
www.czechtourism.com
listica Škoda, fondata da Emil Škoda nel 1859. Ma è la
Città di Pilsen
città in sé, tutta da vedere. Una città luminosa, ricca di
www.pilsen.eu
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La Normandia. Un libro di mille e più pagine
Un libro di mille e più pagine
Testo Pamela McCourt Foto Pamela
Francescone McCourt Francescone, Tourism Normandie e Archivio
Otto giorni alla scoperta dell'essenza di una regione ospitale e generosa con un patrimonio storico, culturale, artistico e gastronomico sans pareil.
D
i colpo appare all'orizzonte. Mont-Saint-Michele, l'immagine iconica e simbolo stesso della Normandia. Da lontano è quella da cartolina: l'abbazia fortezza costruita sull'isolotto poco lontano dalla costa e sistematicamente isolata dalla terraferma dalle alte maree che la fanno sembrare gal-
leggiare sull'acqua. Tuttavia il quadro cambia drammaticamente dopo aver attraversato con la navetta la diga-strada che assicura l'accesso all'Abbazia anche con l'alta marea. Perché da vicino non è più quella leggendaria fortezza bomboniera, ma un'opera architettonica di proporzioni grandiose, arcigna e poderosa, torreggiante e possente. Ispirata al Santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano, l'originale chiesa nor-
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manna con la torre centrale furono costruite dall'Abate Ildeberto nel 1058, proprio sulla punta più alta
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La Normandia. Un libro di mille e piĂš pagine
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33 dell'isola. Nei secoli, per i pellegrini che arrivarono da tutta l'Europa, era “San Michele al Pericolo del Mare” per le insidiose sabbie mobili e per le alte maree sizigiali che anche oggi arrivano con la velocità di un cavallo al galoppo, e un dislivello di quindici metri. Tale da consigliare sempre la presenza di una guida locale a chi si allontana per passeggiare sulle distese sabbiose nei momenti di bassa marea. Nei secoli sono stati molti i lavori di ricostruzione seguiti a crolli e cedimenti, e sono stati aggiunti nuovi bastioni, un coro e La Merveille con una sala lunga ventisette metri e un grandioso refettorio. Durante la Guerra dei Cent'anni l'Abbazia resistette agli inglesi per undici anni, e nel 1791 dopo la Rivoluzione Francese, la fortezza divenne una prigione. Nel piccolo borgo che si arrampica verso l'Abbazia, sono molti i negozi di souvenir e i ristoranti che servono la famosa omelette San-Michel alta, soave e soffice, e c'è la possibilità di dormire in piccole strutture ricettive. Scoprire la Normandia è come sfogliare un libro di mille pagine. Nelle città e nei borghi della regione – come abbiamo potuto constatare durante otto giorni che ci hanno portato alla scoperta di buona parte della regione costiera, e non solo - le strade acciottolate, le caratteristiche case alte e sbilenche in legno e in muratura che si appoggiano l'una all'altra come per reggersi in piedi, e le maestose cattedrali che dominano i tetti d'ardesia grigia, sono quadri di un mondo sospeso nel tempo. Nelle campagne le coltivazioni, i frutteti e le greggi bovine e ovine sono forieri delle delizie regionali della buona tavola. Dalle mele ai formaggi, come i ridondanti Camembert e Ponte l'Évêque, e dal famoso agnello
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delle paludi saline di Mont-Saint-Michel detto l'agneau de pré-salé, alle anatre della vallata della Senna e ai prodotti del mare: ostriche e crostacei, capesante e rombi e les moules à la normande, le cozze cotte con mele, panna e formaggio. Sulla tavola è più facile trovare il sidro che il vino, ed è spesso servito come kir con l'aggiunta di Crème de Cassis, e non manca mai una bottiglia di Calvados per il trou normand: la pausa tra una portata e l'altra, tradizionalmente colmata con un bicchierino di Calvados “per potenziare l'appetito.” Molto apprezzato anche il Bénédictine, un liquore inventato nel 1510 nel Monastero di Fecamp dal monaco italiano Dom Bernardo Vincelli che lo battezzò elixir de santé. Nel 1863 fu rilanciato da un negoziante di vini che raccolse 27 piante e spezie da tutto il mondo per il suo distillato, che oggi viene servito ghiacciato come aperitivo o digestivo ed è un ingrediente “sine qua non” del famoso Singapore Sling. Di inestimabili tesori artistici e culturali la Normandia ne ha da vendere. Come il bellissimo teatro all'italiana a Cherbourg-en-Cotentin (conosciuta come la Città degli Ombrelli) costruito nel 1882 e soprannominato il Teatro d'Oro per i suoi decori raffinati. L'arazzo di Bayeux meriterebbe un capitolo a sé. Questo capolavoro non è un arazzo, bensì nove teli di lino ricamati della lunghezza complessiva di 68,30 metri, che racconta la storia della conquista normanna dell'Inghilterra nel 1066. Ci sono grandi musei come il MuMa di Le Havre con una splendida collezione d'arte impressionista, e il Museo delle Belle Arti di Rouen, con omaggi agli Impressionisti e altre collezioni importanti. Spettacolari il castello e i giardini – ispirati a quelli di Versailles – dello Château du Champ de Bataille, una casa privata aperta al pubblico, arredata con preziose antichità di grandissimo valore, molte delle quali provenienti dai palazzi reali della Francia, come il tavolo da biliardo sul quale giocava Luigi XIV. L'Haras du Pin, conosciuto come la “Versailles del Cavallo” che si estende su oltre mille ettari, fu voluto da Colbert ministro di Luigi XIV per migliore le razze
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Mauritius, foreste tropicali, canna da zucchero e riti indu
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equine francesi e fornire cavalli all'esercito. Il castello, le
bagnati dai colori suggestivi delle grandi vetrate. La crip-
stalle, il cortile d'onore e i giardini alla francese furono
ta, completamente coperta di mosaici e marmi, è un luo-
completati sotto Luigi XV, e oggi la Scuderia
go di raccoglimento dove si trova anche il reliquario dei
d'Allevamento Nazionale contiene circa 80 esemplari
genitori della santa, i Beati Luigi e Zelia Martin. Lungo la
compresi i cavalli della famosa razza normanna Perche-
costa di Madreperla fino alla penisola di Cotentin, ci sono
ron. L'espressione più radiosa dell'anima artistica della
le spiagge di Utah, Omaha, Gold, June e Sword dove, nel
Normandia sono i giardini di Giverny, quelli di Claude
famoso D-Day del 6 giugno del 1944, si svolse la più gran-
Monet il padre dell'Impressionismo che visse qui per 40
de offensiva militare della storia moderna. Fa molto
anni con la sua famiglia. Trovarsi in queste scenografie
riflettere una visita a questi luoghi della memoria, come
armoniose e romantiche di grande fascino, sia nel colo-
ai musei di guerra e ai tanti cimiteri disseminati lungo la
rato giardino dei fiori che nel giardino acquatico con il
costa. Offrono un panorama affascinante
laghetto, le ninfee e il famoso ponticello giapponese
dell'operazione sbarco il Museo Airborne a Sainte-Mère-
ornato di glicini in mezzo a pioppi e salici piangenti, col-
Église, il Museo dello Sbarco ad Arromanches dove, nel
pisce come un pugno al cuore. Luoghi fuori dallo spazio
cinema circulare Arromanches 360, si proietta un film in
e dal tempo con riflessi e ombre, colori e forme ideati
3D su nove schermi, e a Bayeux c'è il Museo Memoriale
non solo per essere ammirati e vissuti ma soprattutto per
della Battaglia di Normandia. Molti i cimiteri - americani,
essere dipinti: l'opera definitiva e vivente di Monet che
inglesi, canadesi, polacchi e anche tedeschi – lungo la
risveglia profonde emozioni, regalando al visitatore la
costa come la grande Cimètiere américane de Norman-
sensazione di essere protagonista di un grande dipinto
die a Colleville-sur-Mer su una scogliera sovrastante
en plein air. Dei tanti siti religiosi della regione due colpi-
Omaha Beach. Qui sono raccolte le spoglie di 9.387 sol-
scono per magnificenza, la cattedrale di Rouen e la Basili-
dati americani; altri 14mila sono stati rimpatriati per vole-
ca di Santa Teresa a Lisieux. Della sfarzosa Cathédrale de
re delle loro famiglie, 307 sono ignoti, quattro sono don-
l'Assomption, una delle più belle chiese gotiche della
ne e c'è anche la tomba di Theodore Roosevelt Jr, figlio
Francia, Monet ci ha lasciato trenta quadri, eseguiti non
del presidente degli Stati Uniti. Al centro del giardino
per amore dell'architettura ma per catturare il gioco della
commemorativo una statua in bronzo alta sei metri raffi-
luce sulla facciata e sul portale dell'edificio, che si trova
gura Lo Spirito della Gioventù Americana che sorge dalle
poco lontano dalla piazza centrale dove Giovanna d'Arco
Onde.r
fu arsa viva nel 1431. La basilica di Lisieux, dedicata a Santa Teresa, fu costruita in occasione della sua canonizza-
it.normandie-tourisme.fr
zione nel 1925. Nella vasta navata possono trovare posti
www.atout-france.fr
a sedere 3.000 fedeli, e nei giorni di sole gli interni sono
www.france.fr
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HONG KONG - A cavallo tra nuovo Oriente ed estremo Occidente
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Hong Kong A cavallo tra nuovo Oriente ed estremo Occidente
Testo di Gabriella Foto di Gabriella
S
Montanari Montanari e Archivio
e l'odierna Shang'hai tradisce la sua etimologia, snodandosi non proprio sul mare ma sul ďŹ ume Huangpu, Hong Kong ha mantenuto intatta la fragranza di antico porto
dei profumi sul Mar di Cina meridionale. Certo, aromi chic, piĂš francesi che orientali, alla portata di olfatti milionari, ma con note di fondo intrise di tradizione millenaria. Come la dirimpettaia Macao, dalla riva orientale del Fiume delle Perle Hong Kong gode di un trattamento speciale. Con la retrocessione del 1997, dopo piĂš di un secolo e mezzo di sudditanza alla corona britannica, ha fatto ritorno, in pompa magna e in mondovisione, a casa di mamma Cina. Un paese, due sistemi. Ossia, per oculato interesse, un metro, due misure. Common law ma capo del
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governo nominato dal presidente della repubblica popo-
piano, più la vista è spettacolare, più aumenta il prestigio.
lare cinese. HK dollars ma il cantonese come lingua uffi-
Il quartiere Central scintilla di centri commerciali degni
ciale insieme all'inglese. Si guida a sinistra ma si vive
degli Emirati Arabi, sfoggia mises europee, brulica di
sempre più a destra. Un orecchio teso all'ascolto svoglia-
Lamborghini arancioni e taxi rossi, s'impreziosisce di
to delle direttive di Pechino, un occhio vorace ed emulo
nuove banche spuntate dopo le piogge di capitali esteri.
del liberalismo e delle mode occidentali, Hong Kong è
Negli effervescenti quartieri di Lan Kwai Fong e Wanchai
l'ibrido anello di congiunzione tra lussuoso est ed estre-
è di scena la movida notturna. Il jet set hongkonghino e
mo ovest. Un serpente a due teste in perfetta coabita-
internazionale si dà appuntamento alle prime teatrali e
zione tra loro. Anzi, nelle parole di Jean Cocteau, un dra-
cinematografiche, si esibisce in discoteche e lounge bar,
go che ondeggia, s'impenna, si tuffa e si attorciglia. Tra
si nutre nei ristoranti pluristellati di proprietà dei più rino-
l'isola di Hong Kong - una Manhattan-City dagli occhi a
mati chef del vecchio continente. La popolazione finan-
mandorla, cuore economico e finanziario della città
ziariamente sub- o normodotata affolla i vicoli e le strade
nuova - e la penisola di Kowloon, braccio di terraferma
della città vecchia. Dove i colori sono più netti e i sapori
odoroso di mercati, botteghe, usi e costumi popolari. Più
più autentici. A Kowloon i mercati si susseguono in una
in là i Nuovi Territori, ma questo è un altro mondo. Sul
sorta di fila indiana merceologica: fiori, uccelli, pesci da
medesimo specchio d'acqua si riflettono due donne agli
acquario, giade, sete. Venditori di spirali e coni d'incenso
antipodi dei canoni di bellezza, ma nel sistema mobile
e negozi in cui gli artigiani della carta disegnano, tagliano
delle acque l'immagine risultante è la perfetta combina-
e incollano oggetti/offerta per i defunti. Qui il cibo è
zione tra le due. L'abito indossato è un qípáo figlio della
old&slow: anatre, seppie e maialini laccati stanno in
dinastia Qing e ribattezzato alla fonte della seduzione e
vetrina come belle ragazze alla finestra. Nelle marmitte
della modernità. Dall'alto del Victoria Peak, la baia di
bollono squisite pozioni in cui ogni ingrediente è possi-
Hong Kong emerge in uno skyline slanciato di grattacieli
bile. Re indiscussi, il tagliolino di riso e il tè al crisantemo.
sconfinati che portano la firma dei grandi
In mezzo a questa sinfonia, capace d'inebriare tutti i sen-
dell'architettura mondiale. Così denso da impressionare
si, una sola nota stona: contraltare allo sfolgorio dei grat-
un formicaio. Appartamenti, uffici, hotel: più si sale di
tacieli, il grigiore delle case-gabbia. Anguste celle con
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HONG KONG - A cavallo tra nuovo Oriente ed estremo Occidente
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43 più letti impilati e recintati, ricavate da edifici industriali
denaro. Accanto alle stock options, gli hongkonghini
dismessi, in cui vivono i poveri di Hong Kong. Nella
amano il cinema, specie se autoctono. Sulla scia del Walk
metropoli cinese la parola d'ordine è fusion. Tra comme-
of Fame di Hollywood, l'Avenue delle Stars (sul lungo-
dia degli equivoci e opera cantonese, fois gras e noodles,
mare tra Victoria Harbour et Tsim Sha Tsui) celebra i miti
yachts, rickshaw e autobus a due piani. Boutiques delle
del grande schermo locale, come Bruce Lee e Jackie
marche occidentali più eleganti ed empori di erbe medi-
Chan. E i due Tony Leung, quello di Hong Kong Express
cinali. Cattedrali cattoliche fiancheggiano templi taoisti e
(per la regia di Wong Kar-wai) e l'altro de L'amante, di
conventi buddisti, il tutto in un clima general-spirituale
Jean-Jacques Annaud. A molti Hong Kong potrà apparire
ateo. In materia di club esclusivi, il China Club – una vera e
come una metropoli tentacolare e spersonalizzante, abi-
propria istituzione, su tre piani in stile Shanghai retro-
tata da individui-numeri, posizionati nella società e negli
chic, che serve dim sum a pranzo, appresta la cerimonia
alloggi in base al loro reddito annuo. Ma non sfugga il
del tè, consente ai soci di giocare a carte e a mah-jong e
tentativo, senz'altro riuscito, di conciliare tradizione e
vanta una ricca biblioteca sulla cultura cinese – si con-
globalizzazione, cura del passato e corsa al futuro. Così la
trappone, nella forma e nella sostanza, al Country Club,
città apparirà nelle vesti classiche e suadenti della Signo-
più adatto alla pratica del fitness, al consumo di pietanze
ra Chan, protagonista di In the mood for love, che attra-
occidentali e alle feste di compleanno dei pargoli dei tyco- verso l'utilizzo del rivoluzionario bollitore per il riso, ons, i magnati della finanza. Regna su entrambi il dio
introdotto nei menages domestici negli anni Sessanta,
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durante l'occupazione giapponese. Dalla montagnosa
diventa
e superstiziosa Hong Kong la noia è bandita. Danze del
l'em
Leone e del Drago a ogni inaugurazione di attività commerciale o immobile residenziale (rigorosamente senza quarto piano, essendo il numero 4 omofono di morte), processione di bandiere e petardi per la Festa delle Lanblema
terne, spasmodici fuochi d'artificio per il Capodanno
della libera-
cinese. Ma anche vernici in gallerie d'arte e case d'asta,
zione della donna
incursioni nei polmoni verdi della città (giardini, parchi
asiatica. Il nuovo non viene
acquatici, mini-riserva di panda, serre, voliere con uccelli
sempre per nuocere. Situata non
esotici), spedizioni a Disneyland. A Hong Kong si vive
lontano dal Tropico del Cancro, Hong
così, stretti tra le vette e le bolle, tra gli squali nelle reti,
Kong è costantemente nell'occhio del tifone, il
quelli nella zuppa di pinne e quelli in giacca e cravatta.
grande vento… Soggetta ai monsoni tipici dei climi
L'umidità puoi morderla, le orchidee fioriscono ovunque
subtropicali, nei mesi da ottobre a dicembre è un gran
come metastasi, i morti si onorano con banconote false.
viavai di ferries e giunche che trasportano i cittadini nelle
Ma ci sono quei ravioli al vapore, quelli veri, con dentro la
isole limitrofe, come Lantau e Lamma. Gite fuoriporta tra
polpa di un astice ancora sorridente. E sopra, tutto quel
ristorantini di pesce ed escursioni nelle grotte abitate
cielo a coprirti di anonimato.r
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L'ARCIPELAGO DELLE ALAND
Aland L'arcipelago delle
PiĂš di 6500 isole sospese tra Svezia e Finlandia
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Testo di Clara
A
Svanera | Foto dell'Archivio Visit Aland
ll'ingresso del golfo di Botnia, in pieno Mar Baltico, tra
Stoccolma e la città finlandese di Turku, si snocciolano
migliaia di piccole isole e isolotti con una superficie
verde e rigogliosa. Si tratta dell'arcipelago delle isole Åland. 6.544 isole. In estate sbarcando su queste coste si avverte l'odore del mare -un mare blu cobalto-, mescolarsi con quello più acre delle corde usate a bordo delle barche a vela e con quello del pane fragrante di segale dal sapore quasi dolciastro prodotto nei forni locali. Quando si approda in questo arcipelago si ha subito la percezione di un paradiso terrestre, un luogo speciale non solo per l'armonia che la natura è riuscita a disegnare, ma anche per la storia e le tradizioni che queste isole custodiscono. Le Åland appartengono a tutti gli effetti alla Finlandia, di
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MYANMAR - Sull'Anawratha L'ARCIPELAGO DELLE ALANDalla ricerca del tempo perduto
cui per altro condividono anche la moneta, l'euro, ma
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rendosi nel Granducato di Finlandia, in seguito alla pace
sono nella pratica un vero e proprio stato indipendente
di Frederikshamn del 1809. Ma la svolta ci fu nel 1856 con
all'interno del territorio finlandese: hanno un proprio
la conclusione della guerra di Crimea tra Francia e Inghil-
governo, un proprio parlamento, una propria ammini-
terra da una parte e Russia dall'altra: il trattato di pace
strazione, servizi postali, valori bollati, una propria ban-
sanciva che le Åland, pur rimanendo sotto l'egida russa,
diera, e persino un loro dominio internet, con la sigla ax.
non avrebbero dovuto ospitare alcuna fortificazione
Godono di un regime fiscale speciale (i residenti non
militare. Nel 1917 in seguito alla rivoluzione russa la Fin-
pagano l'IVA). Sono più vicine alla Svezia che alla Finlan-
landia dichiarò la propria indipendenza dalla Russia e si
dia culturalmente: gli abitanti parlano la lingua svedese
annesse le Isole Aland. Nel 1919 in occasione della confe-
ed è Stoccolma la capitale che prediligono gli isolani per
renza di Pace di Parigi, le Aland chiesero l'annessione alla
la scelta dell'Università piuttosto che Helsinki, essendo di
Svezia, che fu negata, ma fu dichiarata zona smilitarizzata
lingua svedese. Ma c'è un retaggio forte anche russo,
e di libero commercio. La comunità internazionale rico-
testimoniato da fari e rovine. Un crogiolo di culture, che
nobbe la sovranità sul territorio della Finlandia, a patto
qui si sono incontrate e sovrapposte dando vita ad un
che essa riconoscesse lo status non militare dell'isola e ne
mondo a sé, fuori dal tempo, ai confini dell'Europa. La
garantisse l'autonomia politica, linguistica e culturale.
storia delle Aland è da sempre indissolubilmente legata
Questo mutuo accordo consente agli isolani di vivere in
alla Svezia. Furono abitate dai vichinghi svedesi sin dal
una condizione di privilegio. Solo 80 isole sono abitate.
Medioevo, sottomesse dal XII secolo alla corona svedese,
Sono tantissimi i fazzoletti di terra vergini in
cui appartennero per diversi secoli, successivamente
quest'arcipelago: una miriade di isolotti abitati solo da
incorporate nell'impero russo assieme alla Finlandia, inse-
uccelli rari e da una flora selvaggia, come il piccolo isolot-
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51 to di Märket, disabitato per la gran parte dell'anno, d'estate popolato solo dai volontari che lavorano al restauro del faro, che sta lì dalla fine del diciannovesimo secolo a testimonianza del dominio russo. Come anche Kokar, la più lontana delle isole, suggestiva quanto selvaggia, abitata da rari uccelli acquatici. E' incredibile come da un isolotto all'altro, talvolta anche solo in pochi chilometri quadrati, questo arcipelago racconti una storia che abbraccia tre paesi. D'altra parte ciò riflette la sua spettacolare posizione geografica, alla confluenza con due golfi, quello di Finlandia (tra Finlandia e Russia) e quello di Botnia, tra Finlandia e Svezia, abbracciati da un generoso mare, il Baltico. Ma né l'immensità del mare aperto, né la presenza delle dominazioni che vi si sono avvicendate hanno scalfito la serenità, il sorriso, l'atmosfera suadenti che si respirano non appena vi si sbarca. Qui il tempo sembra essersi fermato. I colori, la natura e persino il profilo delle casette colorate sembrano scanditi da ritmi compassati. Il relax è assicurato. Il 90% della popolazione vive a Fasta, l'isola principale. Mariehamn, deliziosa cittadina, larga 45 km (Maarianhamina in finlandese) ne è la capitale, con i suoi 11.000 abitanti. Dominata dal castello di Kastelholm, voluto dagli svedesi nel XIV secolo, una fortezza considerata inespugnabile. Intorno è stato creato un vero e proprio museo all'aria aperta costellato di mulini a vento, molto suggestivo. Lo statuto di città Mariehamn lo ricevette nel 1861 dallo zar Alessandro II di Russia. Mariehamn è da sempre molto attiva nel commercio di barche a vela, ma addirittura dal 1901 al 1945 fu il più grande porto del mondo per barche a vela. Alcuni armatori avevano infatti acquistato una flotta di velieri giganti usati nel commercio transatlantico a buon prezzo, trasformando il porto in un cantiere navale d'eccellenza. Una visita al locale Museo marittimo è l'occasione per vedere immagini d'epoca della flotta, ma soprattutto per ammirarne l'unico esemplare rimasto: il Pommern, costruito a Glasgow a nel 1903, e ora attraccato nel Porto locale: ben 95 metri di lunghezza con 29 vele. Serviva originariamente al trasporto del grano dall'Europa all'Australia del sud. Ma l'isola è costituita anche da altre meraviglie: Echerö, Jarso, Jomala, Sund, Finstrom, La parte nord di Fasta invece è più vergine. Qui si erge un promontorio, Geta, fatto di granito rosso. Una visita molto suggestiva è quella alla fortezza russa di Bomarsuund, a Sund. Lo scenario è impressionante: rovine di granito rosso circondate da diversi cannoni puntati verso il mare. La fortezza fu costruita nel 1832 e poi distrutta nel 1854 durante la guerra di Crimea. C'è da sbizzarrirsi nell'arcipelago tra immersioni, pesca acquatica e vela. Gli isolotti sono ben collegati anche con ponti, quindi è possibile attraversarli in bicicletta (ci sono diversi punti di noleg-
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L'ARCIPELAGO DELLE ALAND
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gio bici, soprattutto a Mariehamn), uno dei migliori mezzi per ammirare le bellezze naturalistiche. Le traversate in barca a vela di isola in isola, p ure sono molto suggestive. Il veliero Albanus effettua traversate e crociere nell'arcipelago, offrendo un'ottima cucina a bordo. Gli appassionati di kayak troveranno un vero paradiso. Insinuarsi in canoa tra gli isolotti, ammirando le rocce di granito rosa e le casette color pastello è uno spettacolo imperdibile. E ancora surf, trekking, bird watching. Ma per ricordarci che siamo in territorio finlandese cosa c'è di meglio che concludere la giornata in una delle saune dell'arcipelago. Quasi tutti gli hotel e i cottage presenti sulle isole dispongono di una sauna. Non esistono grandi strutture ricettive, che avrebbero sicuramente alterato l'equilibrio naturale perfetto, ma le strutture presenti sono confortevoli e offrono un ottimo rapporto qualità/prezzo. Piccoli hotel, ostelli, o veri e propri cottage in legno. A picco sul mare, nell'entroterra o nel centro di Mariehamn. Per tutti i gusti e per tutte le tasche. Le isole sono facilmente raggiungibili da Helsinki o da Turku, ma anche da Stoccolma e da Tallin con navi e traghetti. La compagnia Tallinksilja offre il massimo comfort a bordo delle sue navi da crociera. r Indirizzi utili http://www.visitfinland.com/ http://www.visitaland.com/en http://www.aland.ax/ https://www.tallinksilja.com http://www.albanus.ax/
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SVIZZERA BASILEA | Il fascino di una città svizzera adagiata lungo il suo fiume
SVIZZERA
Basilea il fascino di una città svizzera adagiata lungo il suo fiume
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55 Testo di Luisa
B
Chiumenti | Foto Switzerland Tourism e Archivio
asilea, adagiata lungo un'ansa
Grand Est francese (Dreiländereck
ad esempio (con un percorso molto
del Reno, nella Svizzera nord-
(angolo dei tre Paesi) e del District
facile, in tre ore a piedi sul “sentiero
occidentale, al confine con
des trois frontières (distretto delle tre
del Reno”), uno dei siti archeologici
Francia e Germania, importante cen-
frontiere). Ma il fiume riveste anche
più affascinanti della Svizzera: quello
tro industriale del settore chimico e
un'importanza paesaggistica note-
dell'insediamento romano di Augu-
farmaceutico è l'ultimo porto fluviale
vole, non solo perché dalle sue spon-
sta Raurica. E mentre si passeggia è
per natanti di grandi dimensioni pro-
de si apprezza il profilo della città,
anche molto suggestivo notare i tra-
venienti dal Mare del Nord, situato
dominato dalla cattedrale, ma anche
ghetti che solcano le acque del fiu-
nella regione che si estende nel
perché offre la possibilità di passeg-
me, pilotati dai tipici Fahrimanner e
Baden-Württemberg tedesco e nel
giare lungo la sua riva e raggiungere
che appaiono come fluttuanti ponti
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SVIZZERA BASILEA | Il fascino di una città svizzera adagiata lungo il suo fiume
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pedonali in aggiunta al Mittlere Bruc-
un continuo alternarsi di angoli ver-
figura di Picasso, perché
ke (il ponte intermedio). Ed entriamo
deggianti e di architetture prestigio-
durante una importante celebrazio-
proprio
ora in questa bella cittadina, terza
se, di monumenti originali, che si
ne del grande artista, tenuta
città della Svizzera e capitale
offrono non solo alla vista, ma anche
quest'anno al Teatro dell'Opera di
del
Cantone Basilea Città, in cui subito si
alla partecipazione, se così si può
Roma, in occasione dei cento anni da
respira una atmosfera gioiosa ed
dire, di tutti, perché è bello ad esem-
un soggiorno a Roma di Picasso, si è
intensa, forse per i numerosi giovani
pio vedere i piccoli correre qua e là
fatto cenno anche ad alcuni quadri e
che frequentano quella che è la più
tra gli zampilli dell'acqua della curio-
disegni donati dall'artista in ragione
antica università della Svizzera
sissima fontana di Jean Tinguely che
di un bel gesto compiuto da alcuni
(1460), ospitando altresì da sempre
anima una delle piazze più suggesti-
studenti di Basilea. Essi infatti
si
incontri culturali e politico sociali di
ve del centro storico, per non parlare,
ribellarono alla vendita all'estero
altissimo livello (a cominciare dal
accanto alla grande cultura, di quella
programmata dal museo per ristret-
primo congresso sionista mondiale
nota assai gioiosa e accattivante e
tezze economiche, di due quadri di
del 1897). Ed accogliendo musei di
pur sempre di alto livello, anche sul
Picasso dati in prestito da privati alla
fama mondiale quali: il Kunstmuse-
piano storico e artigianale, che è rap-
istituzione e, con la frase “All you
um, prima collezione d'arte d'Europa
presentata dal suo famoso Carneva-
need is Pablo” costrinsero
accessibile al pubblico e da poco
le. Ed eccoci, fra le più recenti archi-
l'elettorato basilese ad investire ben
inaugurato nel suo ampliamento; lo
tetture, di fronte all'ampliamento
sei milioni di franchi per l'acquisto
Schaulager, costruito dai notissimi
dello storico Museo di Basilea: il Kun-
dei quadri stessi. L'emozione
archistar Herzog & de Meuron, e
stmuseumbasel, costruito nel 1936; il
dell'artista fu tale, che egli decise
tanti altri di cui parleremo più avanti,
nuovo grandioso edificio, realizzato
allora di regalare al Museo altri tre
culminando infine nella manifesta-
dagli architetti Emanuel Christ e Chri-
quadri e un disegno, che risultano
zione di arte contemporanea "Art
stoph Ganten-bein, ospita, nei suoi
tuttora ivi esposti. E raggiungiamo
Basel" o nel "BaselWorld", la più
2.740 mq. di estensione, opere realiz-
ora la "Beyeler Foundation", nel bor-
importante fiera di orologi e preziosi
zate tra il 1950 e il 1990. Particolar-
go di Riehen (fra Basilea-città ed il
a livello internazionale. La città vera-
mente interessante è qui ricordare
confine germanico di Lörrach), con
mente sa accogliere il visitatore con
un episodio che lega il Museo alla
un comodo tragitto di circa 30 minu-
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SVIZZERA BASILEA | Il fascino di una città svizzera adagiata lungo il suo fiume
ti in tram, dalla stazione, con la piacevole vista, lungo il
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industriale del mondo ed ospita mostre temporanee e
percorso, non solo di gran parte della città, ma anche
manifestazioni sull'architettura, sul design e sulla proget-
della bella zona verdeggiante che ci accompagna fino al
tazione di mobili. Era il 1989 quando il produttore svizze-
Beyeler Museum. Nell'anno del suo ventennale la Fonda-
ro di mobili Vitra ha trasformato la propria area aziendale
zione dedica ora una mostra monografica all'artista che
di Weil am Rhein (D) in un vero e proprio “parco architet-
costituisce uno dei nuclei fondamentali delle sue colle-
tonico” in cui si possono ammirare esempi delle opere di
zioni: Claude Monet. Le sue notissime “Ninfee”, che rea-
Frank Gehry, Zaha Hadid, Nicholas Grimshaw, Alvaro Siza
lizzano un tutt'uno con quelle presenti nello specchio
e Tadao Ando. E accenniamo ancora alle molte, possibili
d'acqua che fronteggia la grande vetrata ideata da Renzo
passeggiate a piedi per la città, come quella che si può
Piano nel suo progetto museale, costituiscono un acces-
effettuare dalla stazione, scendendo nella zona della
so al Museo che veramente, una volta visitato, non può
Heuwage, per raggiungere quello che viene indicato
più sparire dalla memoria, per il fascino dei colori, abbi-
come una vera e propria culla del Fitness e del benessere:
nato allo splendore del sole che brilla attraverso il cristal-
il “Fitness Park”, con ogni tipo di esperienza, dallo Zum-
lo delle vetrate. E dalla Fondazione Beyeler si può fare
ba alla sauna, fino ad una originale immersione nella
ancora una passeggiata nell'arte, ma soprattutto rag-
cosiddetta “stanza neve”.
giungere il Museo Vitra Design, struttura ideata dal gran-
Proseguendo l'itinerario eccoci al Barfüsserplatz, dopo
de architetto del Guggenheim, Frank O. Gehry . Si tratta di
aver percorso la strada dei cinema (Steinen), e gettato
uno dei più importanti musei di architettura e disegno
uno sguardo ai bei negozi della Freiestrasse fino a scen-
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dere alla Marktplatz, per ammirare l'originale torre del
grande offerta culturale e paesaggistica basilese, trascor-
palazzo del Governo Cantonale e finalmente ci immer-
riamo una bella serata in città con le molte esperienze
giamo, arrivati alla Münsterplatz, nelle fervente religiosi-
offerte da una grande varietà di spettacoli, di prosa,
tà che aleggia attorno alla piazza che accoglie il Münster,
danza, musica classica (la città ha ben due grandi orche-
la bella cattedrale gotica. Ma alle spalle del Münster per-
stre sinfoniche), ma anche musica moderna e “Dj”, come
corriamo la gradinata che ci porta sulle sponde del Reno,
presso l'Atlantis, un locale che continua ad accogliere
dove un traghetto ci permette di passare sull'altra riva
tutti (ma soprattutto i giovani), da parecchi decenni. In
del fiume e raggiungere la Kleinbasel, la Piccola Basilea,
questo elegante ristorante di tendenza si può cominciare
con le tipiche viuzze dove possiamo fermarci a gustare
con un aperitivo, ad esempio il Kir Royal la versione lussu-
una buona birra, produzione artigianale propria, ad esem-
osa del semplice Kir, che è preparata con Champagne o
pio presso il Fischerstube, dove servono anche qualche
un buon spumante metodo classico, per continuare con
tipico piatto. E dopo aver percorso le viuzze fra la
una cena di ottima qualità, che potrebbe contemplare la
Marktplatz e Barfüsserplatz (passando dal Spalenberg) ci
Bouillabaisse e un piatto con i gamberi e risotto e un
aspetta poi la “Grande Basilea”, al di là del grande ponte
buon vino svizzero per finire con la meringa con panna e
Mittlere-Brücke, alla cui base troviamo l'imbarcadero dei
sorbetto all'amarena.. ma dopo le 23 c'è il dj e si può bal-
battelli renani, da cui partiamo con una mini-crociera sul
lare e bere ancora un cocktail affidandosi ai consigli di
Reno (della durata ca. 1h), che scende fino al confine e
Julia e Timon.
sale fino alla prima chiusa. E dopo tanta immersione nella
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SVIZZERA LUCERNA | una città dai mille volti tra i monti, il lago e il suo affascinante tessuto urbano
Testo di Luisa Chiumenti | Foto © Lucerne Tourism
V
isitare Lucerna produce molte sensazioni, ma forse una prima emozione può essere quella di affrontare l’impatto con la cremagliera più elevata del mondo. Ed ecco iniziare la stimolante “scalata” alla vetta del Pilatus con la ripidissima cremagliera inaugurata nel 1899, grazie ad un ardito progetto dell’ingegnere svizzero
Eduard Locher. Dalla stazione di arrivo si gode di un panorama splendido sul lago di Lucerna, accolti fra l’altro da un bellissimo hotel - rifugio con terrazze superpanoramiche. In cima si trova anche la pista da slittino estiva, che con i suoi 1350 metri è la più lunga della Svizzera. Un viaggio ai 2.132 metri del Pilatus si apprezza sia per il panorama incredibile, che per la golosa possibilità di assaggiare la fondue a base del locale formaggio Chretzenalp. E se si va in inverno, perché non essere campioni di sci per un giorno potendo poi ammirare le proprie prodezze sullo schermo? Sulla pista Skimovie di Swisscom, nell’arena dello Stoos, la propria discesa viene filmata gratis e con l’app Swisscom Snow Cup, la si può anche scaricare e condividere e poi, dal dicembre 2017, sarà ancora più emozionante raggiungere, con la pendenza massima al mondo, il paesino di Stoos, piccolo borgo di montagna adagiato in alto sopra il lago e a mezz’ora da Lucerna. E camminare sullo Stoos è possibile percorrendo il sentiero ad anello “ Bergbeizli-
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Weg” alla scoperta di panorami imprevedibili e colmi di fascino, tra ghiacciai e vette alpine, mentre, con la tessera
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SVIZZERA
una città dai mille volti tra i monti, il lago e il suo affascinante tessuto urbano
Alpkäse-Pass l’escursione si può arricchire della degustazione di varietà di formaggi di malga locali, per esempio presso il ristorante Alpwirtscchft Troligen dove il caseificio privato trasforma il latte delle proprie mucche nel buonissimo prodotto locale. E comunque il sentiero "Bergbeizli-Weg" tocca sei ristoranti di montagna e rifugi e grazie al pass, in tre di questi è possibile degustare formaggi di malga (Ristorante Balmberg; Hotel Stoos Hüttä; Ristorante Skihaus Ibach; Ristorante Klingenstock; Caschu Alp Boutique Design Hotel). E a proposito di trasporti, perché non visitare, con un tuffo nella storia della mobilità, Il Museo svizzero dei Trasporti (Verkehrshaus der Schweiz o VHS), il più visitato della Confederazione Elvetica, gestito dalla l'Associazione del Museo Svizzero dei Trasporti (Verein Verkehrshaus der Schweiz) e dedicato ai trasporti ed alle comunicazioni. Oltre ad un'esposizione dedicata alle telecomunicazioni, il Museo presenta alcuni interessanti simulatori e film; una vasta collezione di locomotive, automobili, barche, aerei ed altro. In particolare la sezione dedicata al Trasporto ferroviario espone veicoli ferroviari svizzeri, nonché un sito dei lavori di costruzione della galleria ferroviaria del San Gottardo risalente al 1875, che ha visto quest’anno la costruzione di un’opera tanto moderna ed efficientissima. E se al tramonto rientriamo dalla riva del lago verso il centro storico, sembrerebbe davvero impensabile un giro in canoa per
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SVIZZERA LUCERNA | una cittĂ dai mille volti tra i monti, il lago e il suo affascinante tessuto urbano
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63 vedere il tramonto sul lago e invece è possibile, da maggio a settembre, godere di questa speciale esperienza, perché si possono organizzare piccoli gruppi con visite guidate, dall’accattivante titolo: “racconti estivi verso il sole a colpi di pagaia”(www.mvswitzerland.com/it-ch/raccontiestivi/verso-il-sole-a-colpi-di-pagaia.html). E il centro storico di Lucerna sembra come illuminarsi al tramonto, nella fiabesca immagine del Kapellbrücke, il famoso ponte pedonale coperto in legno costruito tra il 1300 e il 1333, ma visibile oggi nell’ attenta ricostruzione attuata dopo la quasi totale distruzione dovuta a un incendio nel 1993. Al suo interno, 110 pannelli in legno dipinti nel XVII secolo riprendevano la storia e gli avvenimenti principali della città. I pannelli in legno dipinti distrutti dal fuoco sono stati sostituiti provvisoriamente da fotografie degli originali, che fortunatamente erano state scattate in precedenza e poi risostituiti da copie fedeli. Circa a metà del ponte sorge una torre a forma ottagonale, la Wasserturm (Torre dell'acqua), uno dei simboli di questa città svizzera, la quale aveva una funzione difensiva. Lungo 170 m, esso è il ponte coperto in legno più antico d'Europa; attraversa il fiume Reuss, poco dopo che esso effluisce dal lago dei Quattro Cantoni, permettendo così di collegare le due parti della città. Ma accostiamoci ora al fascino di Lucerna come “Città della Musica” che accoglierà il “Summer Festival” durante il quale stelle internazionali di musica classica si presenteranno al grande pubblico, con più di 100 concerti, proprio nel cuore della Svizzera. Il tema del 2017 Summer Festival sarà "Identity". E quindi, verso sera, avviciniamoci alla particolarissima struttura architettonica progettata dal grande architetto francese Jean Nouvel : il complesso del Kultur und Kongress Centrum. Collocato proprio in riva al lago, facendo in modo che l’acqua ne faccia parte integrante, include, ad est, una sala concerto, affiancata da alcuni servizi come bar e ristorante che affacciano direttamente sul lago permettendo agli spettatori, durante l’intervallo, di godere del panorama con una sorta di “Birdwatching”, attraverso una serie di strette asole disposte lungo il corridoio esterno alla sala. La trasparenza dell’edificio è in netto contrasto con la Concert Hall, caratterizzata da opacità, in quanto Jean Nouvel ha scelto, per la grande sala, colori molto particolari, come granato, verde scuro e blu notte. Completano il complesso una serie di gallerie e ristoranti, e diverse sale per conferenze e convegni, messi in relazione tra loro da collegamenti orizzontali pedonali. La parte centrale, ovvero il nucleo dell’edificio, è in posizione arretrata rispetto alle rive del lago e la sua volumetria di forma cubica si sviluppa in posizione orizzontale rispetto ai rilievi montuosi presenti. Il complesso degli edifici è messo a sistema attraverso una grande copertura di rame che avvol-
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SVIZZERA LUCERNA | una città dai mille volti tra i monti, il lago e il suo affascinante tessuto urbano
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ge la zona centrale e va a sbalzo sulla sottostante Europa-
preziosa collezione privata di Angela Rosengart, figlia del
platz e la parte inferiore della copertura è staccata rispet-
famoso commerciante e collezionista d’arte contempo-
to all’edificio lungo tre lati in modo da evidenziare ulte-
ranea? Tale museo espone ancor oggi tutti i quadri da cui
riormente lo sbalzo, creando un notevole effetto visivo.
Angela e suo padre non hanno mai voluto separarsi.
Molte sono le architetture moderne assai particolari, che
Durante la visita desta anche notevole interesse un filma-
lo stesso Nuvel ha firmato a Lucerna (quale l’interessante
to di circa mezz’ora in cui Angela Rosengart narra alcuni
“The Hotel”, primo albergo a cinque stelle della città), ma
particolari dell’attività del padre quale mercante d’arte e
come non ammirare il bell’edificio storico che accoglie la
parla degli artisti che aveva conosciuto direttamente. La
65 collezione è nata dalla passione della famiglia Rosengart
che rappresenta, insieme al “ponte della cappella”, il monumento simbolo della città di Lucerna: un leone ferito scavato nella pietra a commemorare la strage delle
so e altrettante di Klee e poi molti, affascinanti disegni e
guardie svizzere durante la rivoluzione francese.r
lavori di Chagall, Matisse, Kandinsky, Braque, Léger, Mirò,
Per informazioni
Modigliani. E da ultimo non possiamo fare a meno di fermarci con tenerezza davanti al notissimo “leone morente”
http://www.svizzera.it
foto di Bernardo Conti
che ebbe anche il privilegio di conoscere personalmente molti degli autori di cui espone le opere (più di 60 di Picas-
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Parco nazionale del Pendjari, Benin (Africa occidentale)
Parco nazionale del (Africa occidentale)
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Faccia a faccia con i leoni senza criniera Testo e foto di
C
Gabriella Montanari
aricata la Jeep, partiamo da Lomé, capitale del
meta a ogni chilometro di polvere rossa sollevata. Chiese
Togo. Alba di foschia. Il sole è un tuorlo spento
e moschee sposate all'animismo, villaggi sottratti alla
sopra un cielo di porcellana bigia. Diretti a nord,
preistoria, donne dalle tette lunghe e sciolte, bambini-
lasciamo alle nostre spalle il Golfo di Guinea per adden-
lepre che corrono a toccare il bianco che ci portiamo sulla
trarci nel cuore secco del Paese. Attraversiamo per ore
pelle. Sui bordi della strada si vendono carbone e gallette
quel che sembra niente ma in realtà è viaggio che si fa
di sterco per la combustione. Ma anche letti e divani. Ban-
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Parco nazionale del Pendjari, Benin (Africa occidentale)
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69 carelle traballanti esibiscono ceste colme di banane, platani, avocadi, ananas e manioca. Il pane in cassetta suda sotto la plastica. Superiamo Atakpamé. Il paesaggio muta continuamente, sembra di percorrere stagioni anziché territori. Dall'ocra del litorale sabbioso alla tavolozza di verdi della zona degli altipiani, passando per argini fluviali coltivati e orizzonti spogli trafitti dai pinnacoli dei termitai. Dalle palme da olio a quelle da cocco, dai baobab carichi di pane delle scimmie ai manghi opulenti. La strada è l'universo mondo: capre sui portapacchi delle auto e
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Parco nazionale del Pendjari, Benin (Africa occidentale)
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galline nei fossi. Mucche che viaggiano sul retro di Ape-
nità è in festa, è il momento della pesatura. Il loro cotone
car e processioni di ragazzini in uniforme diretti verso
come la nostra uva. Piantato, cresciuto, raccolto, pigiato,
scuole perse nella distanza. Donne con in testa bacinelle
messo sulla bilancia. Pagato dallo stato 0,41 euro al chilo.
pesanti di legna, tessuti o sacchetti d'acqua, neonati fas-
Non c'è altro. Il senso di una famiglia, di un vita racchiuso
ciati sulla schiena come koala variopinti. La vita sfila in un
in un batuffolo. Appeso alla benevolenza del clima e alla
continuo casa-bottega. Tutto scintilla nelle tinte spavalde
domanda di mercato. Cambiano le prospettive esisten-
del batik. Dopo Sodoké, su una carreggiata sterrata, maia-
ziali, cantava Battiato. Manca poco all'entrata nella riser-
li selvatici e aironi bianchi si abbeverano alle rare poz-
va, biosfera riconosciuta dall'Unesco nel 1986. Il caldo è
zanghere lasciate da una pioggia accidentale. I cimiteri si
una presenza dai contorni di fuoco. Finalmente la meta, a
sdraiano all'ombra dei frangipani, alberi di congiunzione
caratteri cubitali, «Bienvenue au parc National de la Pend-
con l'aldilà. Al sole seccano mattoni e paglia per le mura e
jari». Il Pendjari è un fiume che ce la mette tutta. Porta il
i tetti delle capanne circolari (tata somba) tipiche dei ter-
Benin nord-occidentale su una sponda, il Burkina Faso
ritori a nord. Kara è vicina. Pausa picnic, quanta curiosità
sull'altra, creando suggestive foreste a galleria. In mezzo
attorno ai nostri panini… La frontiera con il Benin ci
scorrono quasi 3.000 kmq di arsura e fauci protette dal
attende a una ventina di chilometri. A Tanguiéta ci affidia-
bracconaggio. Tutt'attorno, le robuste spalle boschive e
mo alle cure di Karim che ci guiderà tra flora e fauna della
le falesie della catena dell'Atakora. A fine febbraio è
Riserva. Costeggiamo sparuti villaggi. Zebù e uomini tran-
stagione secca, le ultime folate di harmattan disegnano
sumanti partono in cerca di clorofilla. Miglio e sorgo nelle
vortici sospesi tra terra e cielo. La siccità fende le labbra,
marmitte, oggi, domani, ogni giorno dell'anno. La comu-
l'aria esce da un asciugacapelli. Gli animali cedono al
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Parco nazionale del Pendjari, Benin (Africa occidentale)
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73 richiamo della sete. Qui l'acqua è mensa aziendale, tavola di convivio per kob e antilopi roane, alcefali bubali, waterbuck, cefalofi dai fianchi rossi, oribi, silvicapre e facoceri. E una gran folla aviaria: oche del Gambia, umbrette, albanelle pallide, grillai, cicogne di Abdim, calao, nibbi codaforbice e aquile pescatrici. Prima o poi ci passano tutti. Pozze apparecchiate, liquidi miraggi. Per le famigliole di babbuini che filtrano il fango, per gli ippopotami diffidenti, per i ghepardi mimetici, per i coccodrilli signori dell'attesa. Dall'alto dei rami di neem, l'albero-farmacia, i primati (eritrocebo e cercopiteco tantalo) assistono allo spettacolo sottostante, scenderanno più tardi, quando il palco acquatico sarà sgombro. Al riparo dei mirador aspettiamo l'incontro con l'animale assetato. Anche l'avvoltoio orecchiuto aspetta. La pazienza è l'arte della goccia che aspira a diventare mare. La fortuna è dalla parte di chi sfida stanchezza e canicola. Un primo avvistamento, a un chilometro dai bungalow in cui pernottiamo: soffuse tra le erbe alte e gialle, due regine e un piccolo principe. Lui gioca a scalare i dorsi delle femmine. Loro ci osservano, lontane e guardinghe. Ripartiamo. Tocca a Sua Maestà, il re. A qualche centinaia di metri avanza verso di noi, imperterrito. Leone del Senegal, detto anche «senza criniera». Una capigliatura modesta rispetto ai cugini dell'altra sponda africana. Ma l'andatura è maestosa, lo sguardo splendido, indifferente alla nostra eccitazione. Il ventre è gonfio, pare in procinto di esplodere. Sulla coscia sinistra, una ferita tonda, profonda. Scontro con le temibili corna dei bufali del Sudan. Si accascia, dorme con un occhio aperto. Leone sopravvissuto mangia leonessa deceduta. «Per cacciare leone uomo bianco pagare cinquemila euro», parola di guida. Cronache di savana mai ordinaria. L'emozione non accenna a scemare. Sulla pista, davanti alla Jeep, leonessa coda-monca e giovane leone sdraiati, fianco a fianco. Impassibili al nostro avanzare. Lei ha puntato un branco di antilopi dal lato opposto della strada. Abbassando il finestrino il suo fiato è a portata di mano. Karim, sguardo di lince, ci mostra altri occhi intenti a scrutarci. Due giovani maschi fusi con erbe e arbusti. Non abbiamo sensori atti alla selvatichezza. Sulla via del ritorno assistiamo al pasto degli elefanti. La voracità del branco sradica piante, decima foglie e rami, sveste gli alberi della corteccia. Le madri sollevano polvere con la proboscide, spalancano le orecchie a farfalla, difendono cuccioli di 800 chili…Al tramonto è d'obbligo fare ritorno all' accampamento. Ci aspetta una cena a base di faraona alla griglia, ignam fritto e succo di baobab. Ci aspetta la digestione delle trepidazioni diurne. La notte è il regno di iene e licaoni. La civetta ci culla.r
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LA METROPOLITANA DI MOSCA - IL REGNO DELLE MERAVIGLIE
LA METROPOLI 74
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ITANA DI MOSCA IL REGNO DELLE MERAVIGLIE
Testo di
U
Claudia Sugliano
n regno sotterraneo, esteso per oltre 300 km nelle
viscere della capitale russa, con fantastiche e lussuose
sale, che potrebbero tranquillamente appartenere a
palazzi costruiti in superficie. Benvenuti nella metropolitana di Mosca! Fin dalla sua nascita essa è stata una leggenda: la costruzione, iniziata nel 1932, e a cui venne chiamato tutto il Paese, già l'anno successivo vedeva coinvolti 35mila aderenti alla gioventù comunista, quei “konsomolzy”, a cui è dedicata una magnilo-
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quente stazione, la Konsomolskaja. Poiché la capitale del primo stato socialista doveva avere la metropolitana più bella del mondo, nella progettazione venne privilegiato l'approccio estetico-architettonico: ingressi a padiglione o a forma di conchiglia, come quelli di “Krasnye Vorota”, sale rilucenti di oro, mosaici ed oltre 30 tipi di marmo, labradorite, porfido, rodonite, onice. Erano anni di transizione per l'architettura sovietica, alla ricerca di nuove soluzioni, in forma monumentale e classica, qui felicemente applicate. Inaugurata da Stalin nel 1935, la ferrovia sotterranea di Mosca è un'autentica vetrina didattica e celebrativa dello stato socialista: i nomi e le soluzioni decorative delle stazioni sono infatti legate alle tematiche, care alla propaganda di regime. “Ploscad Revoljuzii”, “Piaz-
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79 za della rivoluzione”, con le sue 80 statue di tipi sovietici, dal marinaio, al soldato, è una galleria esemplare per esaltare l'eroismo e la potenza dello stato, la vicina “Teatralnaja”, situata sotto la piazza omonima, dei teatri Bolshoj e Malyj, venne concepita dall'architetto Fomin come un enorme foyer, ed è decorata da rilievi in ceramica di Natalja Danko sul tema delle danze popolari. La “Majakovskaja”, dedicata al celebre poeta, più essenziale delle altre, esprime tendenze avanguardistiche, con gli agili pilastri metallici, in parte rivestiti di rodonite rosa, e gli archi, incorniciati di acciaio inossidabile. Nelle cupole si ammirano i pannelli di mosaico, realizzati su disegno di Aleksandr Dejneka. Fu proprio questa elegantissima stazione a ricevere, nel 1937, il Grand Prix alla Mostra internazionale di Parigi. Nella stazione “Komsomolskaja”, la più grande e frequentata per la posizione sotto l'omonima piazza delle tre stazioni ferroviarie (Leningradskaja, Kazanskaja e Jaroslavskaja) risuona la gioia trionfale per la vittoria nella II Guerra Mondiale. L'enorme sala, sorretta da 68 colonne d'acciaio, rivestite di marmo, sfavilla dei mosaici di Pavel Korin, con personaggi celebri della storia russa, condottieri vittoriosi di epoche diverse, come Aleksandr Nevkij e Dmitrij Donskoj, Aleksandr Suvorov e Michail Kutuzov. Le tradizioni culturali ed artistiche di ex repubbliche sovietiche come Ucraina e Bielorussia, ispirano i mosaici marmorei e i pavimenti delle “Bielorusskaja” e l'architettura della “Kievskaja”. L'aspetto estetico-artistico non deve fare dimenticare la straordinaria efficienza della metropolitana: 13 linee, 203 stazioni, treni ad intervalli di 50-60 secondi, che in un anno accolgono 2,4 miliardi di passeggeri. La rete metropolitana è in continuo sviluppo, con un programma previsto fino al 2020, quando, secondo i piani del Comune della capitale russa, circa il 93 per cento di moscoviti abiterà a pochi passi dalla metropolitana. Un mezzo di trasporto preziosissimo per una metropoli sempre più tentacolare e soffocata da problemi di traffico.r
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I vini della mia Georgia. Secolari e soprafďŹ ni
I vini della mia
Georgia Secolari e soprafďŹ ni
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81 Pamela McCourt Francescone Foto Archivio AG Alco Testo
G
eorge Agladze, imprenditore vinicolo e winemaker,
affermato regista, sceneggiatore e produttore di film e
fiction racconta le sue due grandi passioni: il vino e il
mondo effimero e cosmico del cinema. “Passo più della metà della mia vita con i vini, l'altra parte la dedico al cinema: due cose che amo profondamente. Sono un uomo felice”, dice George Agladze, viticoltore e cineasta georgiano. “E' facile spiegare la mia passione per il vino. Sta nel sangue dei georgiani da più di 8.000 anni, e nella mia famiglia dall'1800 grazie a mio trisavolo George”. Testimonianze archeologiche e storiche non lasciano dubbi sul fatto che il vino, ghvino, nacque proprio in Georgia nel Neolitico. Il procedimento tradizionale di viticultura georgiana, utilizzando le giare qvevri -forme ovoidali in terracotta dove viene riposta l'uva pressata prima di essere sepolte sottoterra dove rimangono per i sei mesi della fermentazione- è entrato nel 2013 a fare parte del Patrimonio Culturale Intangibile dell'UNESCO.“Il mio trisavolo si arruolò nell'esercito russo, dove ha stretto amicizia con un generale francese, un grande intenditore di vini che apprezzava molto i vini prodotti dal giovane uffi-
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I vini della mia Georgia. Secolari e soprafďŹ ni
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83 ciale, secondo i metodi tradizionali georgiani”, spiega Agladze. Un'amicizia che divenne ancora più stretta quando George s'innamorò della figlia del generale. “Tornato in patria George si stabilì a Racha e, armonizzando sapientemente le tradizioni georgiane e quelle francesi, fondò la nostra casa vinicola che ogni anno produce 35.000 bottiglie di vino, altre 20.000 di vodka, la chacha, e anche un ottimo brandy”. Fondamentale per la produzione di un buon vino, dice Agladze, sono il territorio e la terra. “Ma bisogna avere anche le condizioni climatiche ideali e viti di qualità, come le nostre che sono autoctone. Un altro elemento insostituibile è la passione, perché ogni viticoltore lascia la sua impronta personale sui vini che produce. E' qualcosa d'impalpabile e intangibile, un quid che fa sì che la stessa uva e gli stessi procedimenti, se messi in due mani diverse, producano due vini differenti, anche se con le stesse caratteristiche.” La produzione della casa vinicola AG Alco spazia dai rossi e bianchi ai rosé, e provengono dai vitigni coltivati a Kaxeti, Katli, Imereti e Racha, i territori dove cresce l'uva per i migliori vini georgiani. Coltivata secondo rigidi criteri organici e biodinamici, l'uva di Agladze viene raccolta a mano, trasportata in ceste di bambù, pigiata entro tre ore dalla raccolta e processata senza pedicelli, mentre per la fermentazione e la maturazione vengono usate botti di quercia chiamate chana. Dai rossi Sapervi dall'aroma di melograno, ciliegia e mirtillo e Tavkveri, che rilascia un bouquet di fragola e ribes, al bianco Goruli Mtsvane con un retrogusto di melone, nespolo e pera e al Rosé con riflessi dorati che libera una fragranza intensa di petali, i vini di Agladze sono non filtrati e accomunati da toni eleganti e armoniosi. Completa la gamma la Chacha, trasparente e con l'aroma di uva, erba fresca e fiori bianchi, che ha radici nella preistoria ed è il liquore nazionale georgiano. “Per AG Alco l'etichettatura e il confezionamento sono importanti quanto la qualità dei vini, perché per noi un buon vino deve soddisfare i cinque sensi. Deve essere un misto di spiritualità e armonia con radici nella tradizione; il frutto di grande impegno e ricerca costante”. Qui l'estro di Agladze si proietta sul design e sul simbolo della sua azienda, i due angeli inginocchiati che distinguono le sue bottiglie. Un'immagine inspirata a quell'altro George Agladze, il giovane soldato georgiano che produceva vini di tale pregio che un giorno l'alto ufficiale francese gli disse “Due angeli La proteggono, uno è georgiano e l'altro francese”.r www.agalco.com www.tourism-association.ge
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Novara NOVARA | arte e cultura tra il Ticino e il Sesia, lungo le vie del riso e del vino
arte e cultura tra il Ticino e il Sesia, lungo le vie del riso e del vino
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Testo di Mariella
L
Morosi
a storia di Novara e dei suoi centri minori è tutta nei
percorsi artistici, culturali e naturalistici. L'offerta
turistica destagionalizzata di questa provincia pie-
montese, fuori dai classici itinerari di massa, si rivolge con varie iniziative a quel segmento di visitatori esigenti e rispettosi che vogliono vivere i luoghi, sentirsene parte. E tutto il Novarese è una destinazione slow, con infinite possibilità di scelta. Se è conosciuta come la patria del riso e del buon vino, lo è anche dell’arte perché tra il 600 e il 700 vi operarono i più importanti pittori, scultori e architetti. Erano chiamati da committenti aristocratici ad abbellire le loro dimore ma la città, come sede vescovile, sentì come un dovere il culto della bellezza anche nei luoghi della fede. Lungimirante e illuminato fu il vescovo Carlo Bascapè ma ad accrescere la fama di Novara come polo d’arte contribuì la vicinanza con la Milano dei Borromeo.
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NOVARA | arte e cultura tra il Ticino e il Sesia, lungo le vie del riso e del vino Oggi il centro storico della città e i suoi edifici mostrano lo stile neoclassico ottocentesco dell'architetto Alessandro Antonelli -autore della Mole di Torino- ma è facile scoprire testimonianze medievali e rinascimentali inglobate nel tessuto urbano. Uscendo dalla città il paesaggio non è mai uniforme: ci sono pianure ma anche colline, brughiere, laghi e canali, con le Alpi e il Monte Rosa a segnarne a Nord i confini. Nel Basso Novarese sono le stagioni a creare suggestivi scorci tra le sconfinate risaie. In primavera è un gioco di specchi tra i riquadri d’acqua, i filari di pioppi e le alzaie ciclabili, in estate tutto diventa una verdissima distesa e in autunno è un mare di spighe d'oro in attesa di essere raccolte. Ma forse la stagione più suggestiva è l’inverno, quando salgono le nebbie rendendo i contorni evanescenti. Come scriveva Oscar Wilde, “La nebbia rende le cose meravigliose ed è l’incertezza che affascina”. Ma di cose belle e spesso poco conosciute ce ne sono moltissime in queste terre del Piemonte. Parlano della gente e della loro vita legata alla terra e alle vicende storiche e sociali. Uno scorrere della storia minore è offerto dal Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia, ospitato a Villa Caccia, sul colle di Monte Cucco. Ci sono reperti della vita dei contadini, attrezzi di cantina per la produzione di vino, insieme al riso elemento portante dell’economia rurale, immagini dei primi insediamenti industriali come lanifici e cartiere, documenti di cerimonie religiose, utensili per i lavori delle donne e giochi per i bambini. La durissima vita nelle risaie dei secoli passati si trova nelle pagine del romanzo storico "La Chimera" del novarese Sebastiano Vassalli. Invano le autorità cercavano di colpire la coltivazione del riso, perché le acque ferme erano responsabili di malaria e di morte. Ma che valore potevano avere i divieti di fronte alla fame? Sul fattore umano nelle risaie fino alla prima metà nel Novecento sappiamo molto grazie al cinema e alla letteratura che ce l’hanno mostrato in modo spietato e anche un po' romantico attraverso la figura delle mondine. Immerse nell’acqua fino al ginocchio, da buio a buio, dopo la “stagione” tornavano a casa con pochi soldi e un prezioso sacco di riso. L'acqua, necessaria per proteggere la semina dagli sbalzi di temperatura, viene in gran parte dal Canale Cavour, un'opera di ingegneria idraulica voluta dallo statista, con un intreccio di canali unico al mondo, che ha origine dal Po a Chivasso e termina dopo 85 km nel Ticino a Galliate. Un itinerario turistico nel Novarese può partire dal capoluogo, a mezza stra-
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da tra Milano e Torino e facilmente raggiungibile.
87 L’Aeroporto di Malpensa è a soli 20 minuti, la città è sulla linea ferroviaria Trieste-Milano-Torino-LioneParigi, Torino dista un’ora di treno e anche Genova si raggiunge in un’ora e mezza, mentre il Passo del Sempione, la porta verso il Nord Europa, è soltanto a un’ora di viaggio. I Laghi Maggiore ed Orta, infine, sono ancora più vicini. Novara, città di modeste dimensioni e quindi facilmente accessibile in tutti i suoi aspetti, ha una storia antica. Fondata dai Liguri, poi dominata dai Galli, conserva ancora la struttura ottagonale, tipica degli accampamenti militari, che le fu conferita dai romani che vi giunsero nel I secolo d.C. imponendole il nome di Novaria. Non sfuggì alla dominazione longobarda ma si affermò poi come libero comune. La sua intensa vita politica e commerciale si svolgeva all’interno del Broletto, un campo recintato da un muro in cui veniva amministrata anche la giustizia. Poi arricchito da un complesso di edifici, è oggi una delle mete più visitate. Ripercorrendo la stratificazione storica della sua identità, Novara fu Signoria Viscontea e Sforzesca, poi dominata dagli spagnoli e dai Savoia e, per un breve periodo, dagli austriaci a seguito di una battaglia che segnò la disfatta delle truppe savoiarde ad opera del feldmaresciallo Radezky. Tornarono poi i Savoia fino all’unificazione nazionale. Qui come altrove le guerre si alternarono a periodi di pace. Fiorirono le arti, ma anche i commerci e l’attività agricola. Il mercato era a Piazza delle Erbe, altra meta d’obbligo per i visitatori. A pianta triangolare, nel Medioevo apparteneva alla potente corporazione dei calzolai che ne affittava gli spazi a pellicciai, macellai e venditori di tessuti. Ci si arriva tra portici e colonne che creano raccordi con i principali monumenti come il Duomo, il Battistero e il Palazzo del Podestà. Il Duomo, o Cattedrale di Santa Maria Assunta, merita una visita accurata. Da vedere la sacrestia affrescata di San Siro, il mosaico pavimentale del Presbiterio con Adamo ed Eva e il serpente tentatore, le pale d'altare e il ciclo di affreschi sull'Apocalisse emerso da un restauro degli anni ‘60. Ma l'emblema cittadino è la Basilica di San Gaudenzio con il campanile barocco alto 92 metri e la famosa cupola a pinnacolo, ardito progetto di avanguardia dell’Antonelli che domina la citta, visibile da ogni suo punto. All’interno della chiesa da ammirare sono l’immensa fioriera, la Deposizione seicentesca del Moncalvo e il Giudizio universale del Morrazzone. Meta di culto sono un prezioso crocifisso ligneo e una Madonna quattrocentesca. Imperdibile è anche il complesso monumentale del Broletto con il Palazzo dell’Arengo, e quelli dei Paratici,
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NOVARA | arte e cultura tra il Ticino e il Sesia, lungo le vie del riso e del vino dei Referendari e del Podestà, dal porticato ad archi ogivali con la facciata decorata da affreschi e stemmi nobiliari. Il complesso è anche sede di tre musei: il Lapidario, il Novarese di Arte e Storia e la Galleria d'Arte Moderna. Molti altri i luoghi della fede, dal Battistero a San Marco, da Ognissanti a Santa Maria delle Grazie. Edifici civili sono i due Gemelli della Barriera Albertina, il Palazzo Bellini, il Teatro Coccia e Casa Bossi, dimora signorile abitata un tempo dallo scrittore Vassalli che vi ambientò il suo “Cuore di Pietra”. Tante le scoperte d’arte nei piccoli centri, nei borghi e negli insediamenti rurali. In quasi tutti i comuni - in 77 su 88- ci sono oltre un centinaio tra castelli, torri o fortificazioni. Solo per citarne alcuni Galliate, Sozzago Terdobbiate, Nobbiola Tirnaco, Vespolate, San Nazzaro Sesia. Le Vie Verdi del Riso sono punteggiate da cascine storiche, con reperti sulla lavorazione dei pregiati grani. Abitate fino ad alcuni decenni fa e occupate da centinaia di salariati stagionali, ora sono abbandonate per l’evoluzione della risicoltura moderna e per l’avvento delle nuove tecnologie che hanno riscattato fatiche secolari. Interessante l'area tra i due maggiori fiumi, il Sesia e il Ticino, la parte novarese dell’alta Pianura Padana che va dal capoluogo fino ai laghi. E’ l’acqua a segnarne il territorio spesso terrazzato, che da risaia diventa vigneto o seminativo alternato a spazi naturali integri e a rilievi boscosi. Anche qui le scoperte d’arte non mancano, come la Pieve di San Nazzaro Sesia, l’Oratorio di San Giuseppe a Càmeri, la Chiesa di San Michele a Oleggio, il Battistero di San Giovanni ad Agrate Conturbia o l’insediamento rupestre della badia di Dulzago a Bellina. C’è anche un percorso medievale della Via Francigena mentre gli amanti della natura troveranno infinite biodiversità animali e vegetali nel Parco del Ticino, riconosciuto come riserva della biosfera Unesco, in quelli delle Lame del Sesia, del Monte Fenera e nel Faunistico La Torbiera ad Agrate. Tra i centri più importanti Borgomanero, lambito dal fiume Agogna, in posizione strategica tra la pianura, il Cusio e il Sempione. Dal 1220 –e ancora oggi- vi si tiene il mercato del Venerdì. Patrimonio Unesco è il Sacro Monte di Orta, che domina il lago e l'Isola di San Giulio. Bellissimi il Santuario e le 20 cappelle votive sulla vita di San Francesco. Importante e di antica storia è anche Arona con la sua ammiratissima, colossale statua seicentesca di San Carlo Borromeo, che tutti chiamano familiar-
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mente "San Carlone". E' seconda per altezza solo a
89 quella newyorchese della Libertà. Sosta speciale nella città di Ghemme dal bellissimo castello, conosciuta in tutto il mondo per il vino che porta il suo nome. E' una Docg che fregia da 20 anni il più nobile dei vini novaresi, apprezzato da Stendhal e che Mario Soldati definì "eccellente e di prim'ordine". E' un rosso prodotto in piccoli numeri, con un disciplinare rigoroso e, per volontà dei suoi stessi produttori, sempre più restrittivo. I vitigni impiegati sono il Nebbiolo (qui detto Spanna) per il 75% e per il resto Vespolina e Uva Rara (Bonarda Novarese). Per Lorella Zoppis, presidente del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte che ne tutela anche altre tipologie (Colline Novaresi, Boca, Fara, Sizzano) molte aziende stanno investendo sul Ghemme ed aumenta la presenza dei giovani e delle donne. "E' un prodotto che fa onore al territorio - dice Maria Rosa Fagnoni dell'ATL di Novara- e tutto l'anno si svolgono eventi culturali legati alla tradizione vitivinicola ed enogastronomica". Infatti le tradizioni a tavola si incontrano dovunque, specialmente quelle a base di riso, come la panissa, di cui ogni famiglia vanta la ricetta esclusiva, fatta con fagioli e salame della duja, tenuto sotto grasso. Da gustare il Tapulone, spezzatino di carne d'asino, le rane fritte, la mostida, interiora di maiale con polenta, e il bagnet, salsa a base di prezzemolo e acciughe. Un must è il risotto al gorgonzola, altra gloria gastronomica locale che ha a Novara il suo Consorzio di Tutela. Fatto per la prima volta nell'omonima città lombarda nell'anno di grazia 879, il gorgonzola è un formaggio erborinato, una sorta di stracchino da vacche stracche (stanche) al rientro in stalla, in cui vengono inoculate speciali muffe. Dolce o piccante, di varia stagionatura, è apprezzato anche dai grandi chef ed esportato in tutto il mondo. Ma non ci si alza da tavola senza un assaggio dei biscottini di Novara: antica ricetta delle monache carmelitane a base di farina, uova e zucchero, considerati un tempo ricostituenti per stomaci delicati. Tra i più fedeli alla ricetta originale quelli dello storico biscottificio Camporelli. I visitatori più sportivi potranno scegliere tra svariate attività nella natura con i percorsi ciclopedonabili mentre gli appassionati del green apprezzeranno i campi da golf di Bogogno e Castelconturbia. Divertimento assicurato per tutti nei Parco Acquatico Ondaland a Vicolungo, al Safari Park a Pombia e al Parco Nautico Water Ski a Recetto. E se non basta, per gli appassionati di shopping e delle firme si trovano fornitissimi outlet.r www.turismonovara.it www.consnebbiolialtop.it
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Tra mare e monti la cittĂ dell'oro bianco: CARRARA
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Tra mare e monti la città dell'oro bianco:
Testo e Foto di Giuseppe Garbarino
“
Piccolo Mondo Antico”, è con queste parole rubate a
Fogazzaro che voglio sottolineare l'atmosfera che si
respira per le strade di Carrara, cittadina cresciuta
nella “terra di mezzo”, quella striscia chiusa tra mare e monti imbiancati dall'oro bianco, il marmo delle cave delle Alpi Apuane che rendono uniche queste cime, sempre imbiancate, come impossibili ghiacciai a poca distanza dalla costa versiliese. Carrara, cittadina quieta, nonostante i fermenti anarchici da sempre vivi tra i suoi abitanti; riposa all'ombra delle vicine montagne scolpite dalle ere geologiche, poco più di un paesone, ma pieno di storia. Da sempre terra di confine tra Toscana, Liguria ed Emilia, tanto da far parte in passato dei territori dei milanesi Visconti, contesa tra liguri, modenesi e fiorentini. Forse per questo ha subito influenze artistiche che non si trovano altrove, non sembra nemmeno di essere in Toscana, così lontana da
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Tra mare e monti la cittĂ dell'oro bianco: CARRARA
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93 quel limpido spirito del Rinascimento, anche se proprio a Carrara Michelangelo Buonarroti era di casa, come ricorda quella lapide posta sulla facciata di un edificio di Piazza Duomo, o come dicono i carraresi, Piazza "Drent, perché all'interno delle antiche mura cittadine. Qui l'immortale artista veniva a scegliere i marmi migliori per le sue opere, studiava le venature, la porosità, cercava il blocco di marmo che gli “parlasse”. Lo stile che impera in città, oltre ai palazzi di gusto seicentesco, è il romano gotico, ricco di marmi e come poteva essere altrimenti, basta alzare lo sguardo ed incontrare il bianco dei ravaneti, quelle strisce di ciottoli bianchi che scendono dalle vicine montagne. Per capire il mondo di Carrara è necessario visitare il Museo Civico del Marmo, un edificio dove è possibile capire le diverse fasi di produzione e lavorazione del famoso “oro bianco” oltre ad ospitare la selezione di oltre 400 marmi provenienti da tutto il mondo e una interessante sezione di arte romana proveniente dall'antica Luni, la città, oggi scomparsa e viva solo negli scavi archeologici che per bellezza e candore contendeva il primato all'antica Roma. Un altro edificio da visitare è il quattrocentesco Palazzo Cybo Malaspina, famiglia che ebbe come feudo queste terre ed oggi sede dell'Accademia di Belle Arti di Carrara la cui fondazione risale al 1769; qui tra opere d'arte, sculture, quadri, marmi antichi si ammira una copia della Vittoria alata, nota come Nike di Samotracia la statua greca il cui originale è al Louvre di Parigi. Girellando per le stradine cittadine s'incontrano antiquari, vecchi negozi con arredi che ricordano il passato, profumi delicati di pietanze che cucinano lentamente, poi mentre ci abituiamo ai particolari colori pastello dei palazzi ecco improvviso il Duomo, nel suo potente stile gotico-romanico, realizzato tra il XI e XIV secolo, il cui nome completo è Collegiata Abbazia Mitrata di Sant'Andrea Apostolo, con quel gusto bicromico noto come “pisano” e diffuso anche nella vicina Liguria, tanto da avere forti affinità stilistiche con il Duomo di Genova; non per nulla alla sua realizzazione ci lavorarono artisti come Andrea e Nino Pisano. All'interno, oltre a numerose opere di scultura, si trova la tomba reliquia di San Ceccardo, antico vescovo di Luni. Esternamente si nota una grande statua non terminata, il cui nome è il "Gigante" dove nelle sembianze del dio del mare Nettuno lo scultore fiorentino Baccio Bandinelli volle immortalare il genovese Andrea Doria. Giusto per ricordare la storia a 360° in città si trova, nell'area sconsacrata del cimitero locale, anche il monumento, semplicissimo, dedicato al regicida Gaetano Bresci, l'anarchico pratese che uccidendo Umberto I di Savoia a Monza volle vendicare i morti cannoneggiati da Bava Beccaris a Milano. Dopo la visita alla cittadina, due le possibilità, il mare e il sole della Versilia o la montagna, magari davanti ad un ricco tagliere di Lardo di Colonnata.r
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Kaleidoscope
Grand Hotel Palazzo Sull'onda dei fasti della Belle Epoque, un soggiorno all'insegna della modernità
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el fascino del passato non si è perso nulla. La
allora appositamente arredato, che oggi costituisce la
stessa eleganza di allora, quando l’intellighenzia
prestigiosa Suite con terrazza dedicata alle personalità
e l’aristocrazia europea venivano qui, a “passare
più illustri. Una sede appropriata considerando la ricerca-
le acque”. Un trionfo del Liberty, l'edificio che nel 1913 fu
tezza dell’Hotel, impreziosito dai magnifici affreschi del
costruito contemporaneamente allo stabilimento terma-
famoso pittore dell’epoca Silvio Galimberti che ornano la
le di Fiuggi su progetto dello stesso architetto. Regale fin
sommità della facciata e i soffitti dei saloni illuminati da
dalle origini, Il Grand Hotel Palazzo della Fonte, ospitò
lampadari di Murano. Opere d’arte perfettamente resta-
persino Vittorio Emanuele III con tutta la famiglia per un
urate quando, nel 1988 l’albergo fu acquistato dal grup-
lungo periodo di vacanza nel 1914 durante la quale il Re
po Forte. Un fascino ripristinato che ha fatto rivivere al
firmò l’atto che sanciva la partecipazione dell’Italia alla
Grand Hotel Palazzo della Fonte, un nuovo periodo d’oro,
Prima Guerra Mondiale. Proprio in quell’appartamento,
fino ad oggi quando i comfort tecnologici hanno costitu-
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della Fonte a Fiuggi
ito un plus che fa la differenza. Le 153 camere, arredate
membro di The Leading Hotels of the World, JDB Fine
come un’elegante residenza di campagna inglese, vanta-
Hotels & Resorts, Prestige Hotels of the World e Nero
no infatti tutti i comfort più moderni, oltre che una splen-
Hotel Collection, ha ricevuto anche Il Certificato di Eccel-
dida vista, a volte con terrazza privata. All’esterno, un
lenza di TripAdvisor.r
curatissimo parco e una piscina olimpionica al bordo del-
t.c.
la quale poter gustare in primavera ed estate le raffinatezze del Ristorante il Portico. La piscina interna riscalda-
Grand Hotel Palazzo della Fonte *****L
ta, invece, appartiene al complesso de La Fonte SPA di
Via dei Villini, 7 – 03014 Fiuggi ( FR )
1.500 mq, con Jacuzzi, bagno turco, sauna, sale per trat-
Tel. 0775.5081 – Fax 0775.506752
tamenti, zona relax e tisaneria. Completano l’offerta
e-mail information@palazzodellafonte.com– Internet
sportiva una palestra, 2 campi da tennis, wellness trail,
www.palazzodellafonte.com
minigolf ed un area attrezzata per i bambini. L’albergo,
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Kaleidoscope
Francia - Normandia
Chateau La Chenevière
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n vialetto alberato porta all'elegante Château La
no dalle spiagge del D-Day e a pochi minuti dalla città di
Chenevière, nel 17° secolo un'azienda agricola
Bayeux, famosa per il suo arazzo, il capolavoro medievale
per la coltivazione della canapa – chanvre in fran-
che racconta la storia della conquista dell'Inghilterra da
cese. Un secolo dopo diventa una scuderia con 80 cavalli
Guglielmo il Conquistatore nell'XI secolo. Nelle 29 spa-
e vengono costruite le stalle. Durante la Seconda Guerra
ziose e luminose camere e suite, alcune nello Château e
Mondiale la magione fu requisita dai tedeschi poi, dopo
altre nel fabbricato che ospitava le stalle, gli arredi sono
gli sbarchi del D-Day, dall'esercito inglese. Nel 1988
eleganti, i dettagli e gli accessori ricercati e i bagni ultra-
divenne un albergo di lusso, e nel 1992 entrò a fare parte
moderni. Esteso sui dodici ettari il parco verdeggiante
di Small Luxury Hotels of the World. Stile, armonia e una
con alberi secolari ed esotici ad alto fusto, un orto e un
raffinata ospitalità alla francese caratterizzano questo
roseto, mentre nel giardino murato la piscina riscaldata è
grazioso 5-stelle, che si trova a Port-en-Bassin non lonta-
un angolo ameno che richiama al relax. Nel ristorante Le
97 Botaniste si gusta il meglio della nuovelle gastronomie normande firmata Didier Robin che sceglie i migliori prodotti regionali e, nei giardini dello Château trova erbe e spezie, legumi e miele per le sue creazioni. Un'attenzione alla genuinità e alla qualità che fa sì che il menu cambi con le stagioni, offrendo una cucina terre e mer ispirata a ricette tradizionali e regionali, e accompagnata dai vini raffinati selezionati dal sommelier. Tra le creazioni fantasiose di Chef Robin, Ravioli di Fois Gras d'Anatra e Lumache con Brodo allo Zenzero, Ruche di Torrone Gelato con Pere e Miele in Brodo Speziato, e poi c'è il cocktail La Chenevière, con Succo di Mele, Calvados, Crema di Pesche e Champagne. À votre santé!r pmf www.lachenevriere.com it.normandie-tourisme.fr www.atout-france.fr www.france.fr
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Kaleidoscope
Francia - Normandia
Foto Archivio Les Jardins d'Etretat
Chateau La Chenevière
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T
utto è iniziato con un albero. Piantato nel
1905 dall'attrice Madame Thebault, amica del
grande pittore impressionista Claude Monet,
nel suo nuovo giardino sulla falesia di Amont sopra la cittadina di Etretat. Dalla sua bella casa l'attrice aveva una vista mozzafiato sulla baia e sulla famosa facciata rocciosa con il Manneporte, l'arco altissimo sulla punta della Falesia Aval. Oggi i giardini stanno vivendo una seconda e splendida giovinezza, voluta dal designer e giardiniere paesaggista russo Alexandre Grivko, che si è ispirato alla secolare ars topiaria per trasformare i pendii collinari in uno straordinario arazzo verde. Bassi cespugli di arbusti volteggiano e svolazzano in formazioni fluide, seguendo con precisione militare i contorni della collina fino ad arrivare in fondo dove la vegetazione si tramuta in forme rocciose per fondersi con il litorale all'orizzonte. Disciplinati e compiacenti gli arbusti, arboscelli e alberi che sembrano non avere né inizio né fine, amalgamandosi con la natura circostante in un gioioso gioco di ombre e luce che muta in costante evoluzione, invitando l'ospite ad accelerare il passo per non perdere un solo istante di tanta magia. A destra, sul punto più alto, un belvedere con una statua del celebre pittore con in mano il pennello puntato verso la tela, e con lo sguardo fisso sul Manneporte. Un baleno di concentrazione, dinamismo e geniali pennellate per lasciare all'umanità una cinquantina di capolavori ispirati alla vista e alla qualità della luce d'Etretat, che ha ammaliato anche il grande paesaggista Gustav Courbet. Poi la sorpresa nella sorpresa. Quelle che dall'alto sembravano levigate rocce tonde grigio-blu seminate tra il verde, gradualmente svelano le loro vere sembianze: divertenti facce con espressioni realistiche che vanno dal divertito al birichino e dallo schizzinoso al laconico. Smisurate facce ideate in resina biologica dallo scultore spagnolo Samuel Salcedo, che da molti vengono interpretate come gigantesche gocce di pioggia antropomorfe, mentre altri vedono nelle facce un omaggio alle anime dei tanti marinai che nei secoli hanno perso la vita nelle fredde acque della Manica.r pmf www.etretatgarden.fr it.normandie-tourisme.fr www.atout-france.fr www.france.fr
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In copertina: CINA Foto di Anna Alberghina
Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com www.emotionsmagazine.com Progetto Grafico, impaginazione e creazione logo Emotions Ilenia Cairo icairo@emotionsmagazine.com Collaboratori Anna Alberghina, Luisa Chiumenti, Giuseppe Garbarino, Pamela McCourt Francescone, Gabriella Montanari Mariella Morosi, Claudia Sugliano, Clara Svanera Traduzione testi Pamela McCourt Francescone Responsabile Marketing e Comunicazione Mirella Sborgia msborgia@emotionsmagazine.com Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 - 00198 Roma Tel. e fax 068417855
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 - N° 310/2011 Copyright © - Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Casa Editrice che ne detiene i diritti.
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“Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione” Georg Wilhelm Friedrich Hegel
Molte sono le applicazioni della grafica al mondo industriale, di servizi, e privato:
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