viaggi e cultura prima edizione - Anno 3 n°10 gennaio 2014
SENEGAL BERNA MARSIGLIA MACEDONIA SPECIALE TUNISIA ISOLE MARCHESI CAMPO DE' FIORI
Sommario
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pag. 6
I mille volti del
Senegal di Anna Alberghina
pag. 20 SPECIALE TUNISIA Sidi Bou Said – Il paese dei gelsomini di Teresa Carrubba pag. 26 SPECIALE TUNISIA Tra Africa e Mediterraneo di Teresa Carrubba pag. 34 SPECIALE TUNISIA La comune eredità classica di Roberto Lippi pag. 38 SPECIALE TUNISIA L'eccellenza museale di Teresa Carrubba pag. 41 SPECIALE TUNISIA I magnifici green di Teresa Carrubba pag. 44 in cargo alla scoperta delle remote Isole Marchesi di Anna Maria Arnesano e Giulio Badini pag. 52 Capo Verde – sole, salute e sale di Pamela McCourt Francescone pag. 58 Marsiglia – un gioco di luci e architetture di Luisa Chiumenti pag. 64 Macedonia – un crogiuolo di civiltà antiche di Viviana Tessa pag. 70 Una passeggiata a Berna di Luisa Chiumenti pag 76 Campo de’ Fiori di Annarosa Toso pag. 82 Cantina Marchesi Antinori di Giuseppe Garbarino pag 90 Nei Balcani in cerca di naif di Giulio Badini pag. 96 L'Almanacco Barbanera di Mariella Morosi
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pag. 14 SPECIALE TUNISIA Due passi nella storia – La Medina di Tunisi di Pamela McCourt Francescone
editoriale Tempus fugit. Siamo già ad un nuovo anno e ai reiterati auspici che le cose migliorino. Almeno quel tanto che ci consenta, economicamente e spiritualmente, di continuare a viaggiare. Allontanare la mente dalle preoccupazioni e dal ritmo frenetico della vita, ma anche immergersi in mondi nuovi assimilandone la cultura, la storia e la bellezza. I mille volti del Senegal, per esempio, con il Parco Ornitologico di Djoudj, le dune del Lac Rose, e minoranze etniche con insediamenti abbarbicati su falesie rocciose. La Tunisia, magnifica mescolanza di Africa e Mediterraneo, intrisa del fascino dell'archeologia ma anche destinazione d'élite, tra i 10 campi da golf firmati da rinomati architetti e alberghi costieri di lusso dove ci si lascia coccolare nelle raffinate Spa e ci si affida alla thalassoterapia. Alla ricerca di una tessera sconosciuta del grande mosaico della Polinesia francese, le sperdute Isole Marchesi, con picchi vulcanici fino a mille metri. Qui nidificano un milione di sterne scure e si concentrano centinaia di delfini che offrono emozioni uniche. Di origine vulcanica anche l'isola Sal, nell'arcipelago di Capo Verde, dove il cratere, ricchissimo di sale appunto, viene utilizzato come una sorta di centro benessere a cielo aperto. Viaggio insolito nella dimenticata Macedonia, tutta da scoprire nel romantico lago Ohrid con chiesette ortodosse a picco sulle scogliere e cittadine vivacissime di giovani e mondanità. Ma è anche la patria di Madre Teresa di Calcutta che, nonostante l'appellativo, è nata proprio a Skopje.
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I mille volti del Senegal
I mille volti del
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Senegal testo e foto di Anna
A
Alberghina
dagiato tra i deserti del nord e le lussureggianti
foreste del sud, questo piccolo Paese vanta una
straordinaria varietà di luoghi da visitare, di suoni
e di profumi caratteristici. Il Senegal si definisce con orgoglio la terra della “Teranga” che significa ospitalità. Si tratta in buona parte di una trovata pubblicitaria ma, come spesso accade, c'è un fondo di verità; i Senegalesi, in genere, sono persone aperte e ben disposte nei confronti dei visitatori. La maggior parte dei turisti visita il Senegal per le sue spiagge ma, in realtà, vi sono molte altre attrattive. Cominciamo dalla capitale Dakar, una città in continua espansione caratterizzata da un traffico caotico, dai mercati animati, dalle strade in perenne attività e da un'esuberante vita notturna. Prima di cedere il passo alla savana, Dakar offre un vivace spaccato della cultura di strada attraverso le gigantesche “banlieues” dove vivono molti di coloro che sono emigrati dalla campagna in cerca di fortuna. Di fronte alla capitale si trova l'Ile de Gorée con il suo cupo passato legato alla tratta degli schiavi, oggi avvolta in una calma quasi sovrannaturale. Sull'isola non ci sono né strade asfaltate né automobili, ma solo viuzze strette e costruzioni coloniali oggi un po' fatiscenti. A poca distanza da Dakar, il Lac Rose è una laguna di acqua bassa circondata da dune. La colorazione rosata è dovuta all'alta concentrazione di sali minerali del lago. Proprio nei pressi del Lac Rose si trovano le dune dove, fino a qualche anno fa, si concludeva la famosa corsa Parigi-Dakar. Il nostro itinerario punta quindi verso nord fino a raggiungere Saint Louis, la città fondata alla fine del 1600 che fu il primo insediamento francese in Africa. Alcune delle sue aree sto-
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I mille volti del Senegal
riche sono dal 2000 patrimonio dell'UNESCO. E' una specie di monumento alle ambizioni coloniali ma non si può restare immuni al fascino degli antichi edifici in gran parte diroccati e dell'animato quartiere di pescatori di Get N'Dar. A Saint Louis, in una delle zone più popolari, abbiamo assistito ad una festa tradizionale, detta del “faux lion”, una sorta di trasposizione moderna delle danze delle maschere. Si tratta, in realtà, di un rito di possessione. Secondo la leggenda, il cacciatore che aveva ucciso il leone veniva “posseduto” dal suo spirito, iniziava a ruggire ed a cibarsi solo di carne cruda. Gli attori, con il volto vistosamente dipinto in modo da raffigurare animali feroci, si esibivano in danze sfrenate in mezzo ad una folla in delirio. A 60 km a nord di Saint Louis, quasi al confine con la Mauritania, si trova il Parco Ornitologico di Djoudj considerato uno dei migliori luoghi al mondo per osservare gli uccelli migratori provenienti dall'Europa. Dopo Saint Louis il nostro percorso punta a sud. Visitiamo la
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moderna e grandiosa moschea di Touba, città santa della
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I mille volti del Senegal
confraternita sufi dei Mouride, luogo in cui visse il loro capo spirituale Cheikh Amadou Bamba. Touba, però, non significa soltanto spiritualità ma anche grande business. La confraternita dei Mouride è una delle più influenti forze politiche ed economiche del Paese e buona parte della ricchezza del Senegal è concentrata a Touba. Il mercato locale è un grande agglomerato di attività esentasse e molti delinquenti vi trovano rifugio perché qui vige la totale impunità. Superate, poi, Tambacounda ed il Parco Nazionale di Niokolo Koba ci dirigiamo alla volta dei paesi Bedick e Bassari, l'unica regione montuosa del Senegal. Qui vivono alcune minoranze etniche, isolate in piccoli villaggi di fango e paglia, proprio al confine con il Mali e la Guinea Conakry. Le donne esibiscono magnifiche acconciature e la più anziane indossano ancora una spina di istrice nel setto nasale perforato. Parlano una lingua propria e la loro religione è un misto fra le radici animiste e le influenze cristiane. Per rag-
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STOCCOLMA un merletto sull'acqua
giungere i loro insediamenti abbarbicati su di una falesia rocciosa è necessario compiere un piccolo trekking. Chiudiamo quindi il nostro circuito ritornando verso la costa Atlantica. Ultima tappa del viaggio, la cittadina di Joal, patria del poeta e presidente Leopold Senghor e l'isola di conchiglie di Fadiouth con il suo caratteristico cimitero comune per cristiani e musulmani. Il Senegal, dunque, a dispetto di chi lo considera una meta esclusivamente balneare, è un piccolo gioiello, un'Africa in miniatura che resta nel cuore.•
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SPECIALE TUNISIA Due Passi nella Storia
Due Passi nella Storia Un itinerario alla scoperta dei tesori architettonici e della storia secolare nella Medina di Tunisi
testo di/words of Pamela
McCourt Francescone McCourt Francescone e archivio
e foto di/photos by Pamela
U
n dedalo di viottoli e viuzze strette e tortuose
che si snodano senza soluzione di continuità.
Palazzi secolari, case basse intorno a cortili
ombreggiati, archi e passaggi che proiettano ombre su ombre, il fruscìo di passi lenti, sguardi enigmatici, porte borchiate in legno e dalle tinte forti. La Medina di Tunisi, fondata dagli Arabi nell'VIII secolo, ha raggiunto il
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A Stroll Through History Discovering the architectonic treasures and age-old history of the Medina of Tunis
A
Daedalus of alleyways and narrow passages that
meander and ramble, seemingly without end.
Ancient palaces, low houses built around shady
massimo del suo splendore sotto la dinastia Hafside nel
courtyards, arches and passageways that throw shadows
XIII secolo. Decaduto nel XVI durante i conflitti tra
upon shadows, the rustle of unhurried footsteps, enig-
Ottomani e Spagnoli, rinasce due secoli dopo e diventa
matic glances, wooden doors in vibrant colours with
il fulcro commerciale ed artigiano della città. Oggi rima-
heavy studs. The Medina of Tunis, founded by the Arabs in
ne ben poco delle antiche mura di cinta che facevano
the 8th century, shone at its brightest under the Hafside
della Medina (la parola in arabo significa città) una
dynasty in the 13th century. After a decline in the 16th
fortezza invalicabile, ma i mercati all'aperto - i carat-
century under the Ottomans and the Spaniards, it flour-
teristici souk - e le zone residenziali sono tutt'oggi una
ished again two centuries later, becoming the commercial
straordinaria testimonianza della coesistenza di due
and artisan hub of the city. Today little is left of the old
culture secolari: quella Mediterranea e
encircling walls which made the Medina (the name means
quella
dell'Islam. Su 270 ettari con oltre 700 monumenti e
city in Arabic) an impenetrable fortress, but the open mar-
100.000 abitanti, la Medina, che nel 1979 è stata procla-
kets - the characteristic souks - and the residential areas
mata patrimonio dell'UNESCO per “l'omogeneità della
are an extraordinary testimonial to the coexistence of two
sua struttura urbana”, è una delle città musulmane tra-
ancient civilizations: Mediterranean and Islamic. The
dizionali più popolate al mondo. Già negli anni '60
Medina, is on 270 hectares, has 700 monuments and
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SPECIALE TUNISIA Due Passi nella Storia
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l'integrità dell'antico quartiere è stata minacciata dalla
100,000 inhabitants, was named a UNESCO World Heri-
costruzione di nuove strade a scorrimento veloce. Nel
tage Site in 1979 for the “homogeneity of its urban struc-
1967 viene fondato l'ASM, l'Association de Souvegar-
ture,” and is one of the most densely populated Muslim
de de la Médina, un'agenzia il cui compito è quello di
cities in the world. In the '60s the integrity of this old quar-
studiare la riabilitazione della vecchia città, tutelare la
ter was threatened by the construction of new high-speed
sua identità e sovraintendere agli interventi di restauro.
roads.
Then, in 1967, the ASM, l'Association de
“Tra i nostri obiettivi c'è anche quello di conservare la
Souvegarde de la Médina, was founded, with the aim of
Medina come una entità coerente, in modo che non
studying the rehabilitation of the old city, protecting its
diventi un quartiere marginale della moderna città, e
identity, and supervising restoration on its buildings and
che acquisti nuovo valore come specchio della lunga
monuments. “One of our aims is to conserve the Medina
storia della capitale”, spiega Messaoud Yamoun, uno
as a coherent entity, to stop it from becoming a marginal
dei fondatori dell'ASM. “Ci sono moschee, palazzi, ham-
quarter of the modern city. We also hope to turn it into
man (bagni turchi), zaouia (santuari) e medersa (colle-
mirror of the age-old history of the capital,” says
gi) di grandissimo valore architettonico e storico che
Messaoud Yamoun, one of ASM's founders.
“In the
non hanno subìto cambiamenti nei secoli. Alcuni sono
Medina there are mosques, palaces, hamman (Turkish
stati restaurati, preservando antiche attività artigianali
baths), zaouia (santuaries) and medersa (colleges) of ines-
quali la scultura della pietra, la ceramica e il nakch
timable architectonic and historical importance. Some
hadid, l'arte dell'incisione di motivi geometrici sullo
have been restored, preserving old artisan trades like
stucco”. Negli ultimi anni sono stati fatti diversi investi-
stone sculpture, ceramics and nakch hadid, the art of
menti pubblici in progetti per la conservazione del quar-
engraving geometric motives on stucco.” In recent years
tiere. Pochi, a dire la verità, ma hanno comunque per-
public investments have gone into projects to preserve the
messo il restauro di numerosi edifici, conservando le
Medina. Unfortunately they have not been very many,
loro caratteristiche storiche e ricollocandoli in un con-
but they have allowed numerous buildings to be restored,
testo contemporaneo.“Ogni qualvolta una nuova bot-
preserving their historical characteristics and giving them
tega o attività commerciale apre nella Medina, è un
a new lease of life in a contemporary context. “Each time
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SPECIALE TUNISIA Due Passi nella Storia
importante passo verso la conservazione dell'identità
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a new workshop or a new commercial activity opens in the
secolare del quartiere”, dice Yamoun. “Oggi, in seguito
Medina it is an important step towards conserving the
alla Rivoluzione dei Gelsomini di gennaio e il corso del-
quarter's ancient identity,” says Yamoun. “And now, in the
la Nouvelle Tunisie, c'è da augurarsi che La Medina pos-
wake of the January Jasmine Revolution, and with the
sa beneficiare di nuovi interventi per valorizzare il patri-
Nouvelle Tunisie, we hope the Medina can benefit from
monio artistico e culturale del centro storico di Tunisi”.
new projects to develop and preserve the artistic and cul-
Al turista esigente, a colui che ama scavare oltre la
tural heritage of Tunis's historic centre.” The demanding
superficie di una destinazione per entrare in simbiosi
visitor, the traveller who likes to scratch the surface of a
con il suo palpito più verace, piacerà l'itinerario turisti-
destination to discover its heartbeat, will enjoy the itiner-
co Les Architectures de la Médina che porta oltre le
ary called Les Architectures de la Médina which leads
strade commerciali del grande bazar che si diramano
away from the busy shopping streets of the Grand Bazaar
dalla porta Bab Bhar e brulicano di vita a tutte le ore.
that start at the Bab Bhar gate and are crowded with
Lungo questo itinerario di forte interesse architettoni-
locals and tourists at all hours of the day and night. This
co-storico, che richiede circa tre ore di tempo e scarpe
architectonic-historical itinerary takes about three hours,
comode, si visitano i luoghi più intimi della Medina: i
calls for comfortable walking shoes, and leads to some of
souk delle erbe, dei sarti, dell'ottone e dell'oro, la Gran-
the most intimate parts of the Medina: the souks here
de Moschea di Zitouna, utilizzata ancora oggi per il
herbs are sold, where tailors work, where brass is fash-
culto, il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari, bei
ioned and where goldsmiths ply their trade, the Zitouna
palazzi residenziali come il Dar ed-Haddad che è uno
Mosque which is still used today, the Museum of Popular
dei più antichi della Medina. Poi, Turbet el-Bey, il gran-
Arts and Traditions, handsome residential palaces like the
de mausoleo dove sono sepolti molti bei – i signori di
Dar ed-Haddad which is one of the oldest in the Medina,
Tunisi - e personaggi di spicco, e il Medersa Bir Lahjar,
Turbet el-Bey, the large mausoleum where many of
passeggiando lungo strade dai nomi evocativi: Via del
Tunis's beis – who once ruled the city - are buried, the
Tesoro, Via dei Martiri, Via dei Giudici, Via dei Ricchi.
Medersa Bir Lahjar, and streets with evocative names:
Affascinanti e variegate le porte della Medina che
Treasure Street,
illustrano il pensiero e lo stile di vita dei residenti: porte
Richman's Street.The doors of the Medina are one of its
Martyrs' Street,
Judges' Street,
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semplici ad un' anta, porte a due ante, e porte con una
peculiarities, illustrating as they do the philosophy and
piccola sotto-porta che si chiama hkoukha, introdotta
way of life of the residents. Simple doors, double doors
da una principessa spagnola per obbligare i sudditi
and doors with small under-doors called hkoukha, which
musulmani ad abbassarsi davanti al consorte monarca.
were introduced by a Spanish princess to oblige her hus-
Anche i colori hanno il loro significato. Il giallo ocra è il
band's Muslim subjects to bow down before their mon-
colore preferito da Dio, il verde il colore del paradiso, e
arch. Each colour has a meaning.Yellow is the colour pre-
l'azzurro, introdotto in tempi più recenti, richiama il
ferred by God, green the colour of paradise and blue,
colore delle porte del piccolo villaggio costiero di Sidi
introduced in more recent times, is the colour of the doors
Bou Said. Poi ci sono le porte tricolori – bianco, rosso e
in the picturesque little coastal village of Sidi Bou
verde - in omaggio alle dinastie che precedettero quel-
Said.Then there are doors in three colours – white, red and
la Hafside. Per le decorazioni vengono usati chiodi di
green – for the dynasties that preceded the Hafsides. The
varie dimensioni che disegnano simboli e forme geo-
doors are decorated with nails of varying sizes which
metriche come il tanit per la dea della fertilità, la stella
design symbols and geometric forms like the tanit for the
di Davide, la croce, il mihrab (la parte delle moschea
goddess of fertility, the cross of David, the Christian cross
dedicata alle preghiere), la luna, l'occhio e il pesce.
and the mihrab
(the part of the mosque devoted to
Vestigia di un passato secolare e, come tutti i monu-
prayer), the moon, the eye and the fish. Century-old relics
menti ed edifici nella Medina, di grande fascino e da
and, like all the monuments in the Medina, treasures to be
conservare gelosamente. In questo delicato momento
admired and jealously conserved. In this delicate moment
per il Paese, il testimone passa alle autorità municipali e
for the country it is now up to the municipal and post-
governative post-rivoluzionarie. A loro il compito di
revolutionary authorities to make available the means,
rendere disponibili i mezzi, le perizie e i fondi di cui han-
the skills and the funds to support the ASM and other
no bisogno l'ASM e tutti coloro che si prodigano per
groups and concerns that are doing what they can to
assicurare, nell'immediato e in futuro, la salvaguardia
ensure, both in the short and in the long term, that the
delle bellezze inestimabili della Medina di Tunisi. Patri-
priceless beauties of the Medina be safeguarded and pre-
monio non solo del popolo tunisino, ma del mondo
served. A precious heritage that belongs not only to the
intero.•
people of Tunisia, but to the world at large.•
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SPECIALE TUNISIA Sidi Bou Said il paese dei gelsomini
Sidi Bou Said il paese dei gelsomini
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testo di/words of Teresa
Carrubba e foto di/photos by Teresa Carrubba
L
a prima sensazione, arrivati a Sidi Bou Said, è quella
di aver sbagliato rotta e di essere giunti in un’isola
greca delle Cicladi. Stile Santorini, per intenderci. Piccole case cubiche di un bianco abbacinante con porte e finestre dal tipico azzurro apotropaico disegnano viuzze acciottolate traboccanti di bouganville e gelsomini. Ed è proprio il profumo penetrante dei
Sidi Bou Said The Jasmine Village
T
he first sensation you get when you arrive in Sidi
Bou Said is that you have taken the wrong direc-
tion, and have ended up on one of the Greek Cyclades islands. On a kind of Santorini. Low cubic, dazzlingwhite houses, with doors and windows painted that typical apotropaic blue, line the narrow little cobblestone streets that overspill with bougainvillea and jasmine. And it is the heady perfume of jasmine that leads us through the neat grid of alleyways that wind their way up the hill with its sheer drop down to the blue Mediterranean Sea, set in the Jebel Bou Kornine National Park, and capturing the extraordinary light that
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SPECIALE TUNISIA Sidi Bou Said il paese dei gelsomini
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gelsomini a guidarci nell’ordinato reticolo di vicoli che
intensifies the strongly contrasting colours of the archi-
s’inerpicano per la collina a picco sul Mar Mediterraneo,
tecture. The same light that enchanted artists like Paul
incastonata nel Parc National du Jebel Bou Kornine, cattu-
Klee, August Macke, artists of the Tunis School of Pain-
rando una luce straordinaria che amplifica il contrasto di
ting like Yahia Turki and Brahim Dhahak, and writers of
colori di questa architettura. La stessa luce che ammaliò
the calibre of Simone de Beauvoir and Cervantes. And
artisti come Paul Klee, August Macke, alcuni membri dell’
also enchanted the marabout Bou Said Khalaf el Beji, a
Ecole de Tunis (scuola di pittura di Tunisi), come Yahia
Muslim ascetic considered a saint who retired here to
Turki e Brahim Dhahak e scrittori del calibro di Simone de
pray around 1220 and became the patron of the city,
Beauvoir e Cervantes. Ma conquistò anche il marabutto
giving it his name. Here, to honour him, they built a
Bou Said Khalaf el Beji, asceta musulmano considerato
mausoleum with a dome behind the famous Café des
santo, che qui si ritirò in preghiera intorno al 1220 e
Nattes, an obligatory stop for anyone visiting the villa-
diventò patrono della città dandole il nome. Qui, in suo
ge. The Café is famous for three reasons: the breath-
onore, fu eretto un mausoleo a cupola dietro al celebre
taking view over the Mediterranean and the residential
Café des Nattes, meta obbligata per chi visita questo vil-
hillside of Sidi Bou Said; the brightly coloured mats scat-
laggio. Il Café gode di notorietà per almeno tre motivi:
tered around the shaded terrace, and the delectable hot
una vista mozzafiato sulla darsena nel Mediterraneo e su
mint tea with floating pine kernels. The climb up to the
tutto il pendio abitato di Sidi Bou Said; le numerose stuoie
Café des Nattes is a delight for the eyes: a romantic walk
colorate che ne arredano la terrazza coperta, e un delizio-
along shady streets with tiny flowering gardens wedged
so tè caldo alla menta in cui galleggiano croccanti pinoli. Il
between whitewashed walls. Along these same streets
percorso per raggiungere il Café des Nattes è una gioia
you come across picturesque jasmine vendors, the per-
per gli occhi, intriso com’è di romanticismo tra i fiori e le
fumes blossoms tied into elegant little bouquets and
piante che spuntano da minuscoli giardini incastrati tra
laid out on small woven-straw trays. Because jasmine
muri imbiancati a calce. Lungo le viuzze è facile imbattersi
became the symbol of this village in the 13th century
nei pittoreschi venditori di gelsomini confezionati in ele-
when the Arabs brought the first plants here from Anda-
ganti minuscoli bouquets e offerti su vassoi di paglia
lusia. But Sidi Bou Said’s most extraordinary and unique
intrecciata. Gelsomini assurti a simbolo del villaggio fin
attraction are its doors, each one different from the last.
dal XIII° secolo, quando gli arabi ne portarono le prime
Wooden doors painted, for the most part, bright blue,
piantine dall’ Andalusia. Ma l’attrazione straordinaria e
simple doors, and doors with elaborate metal studs and
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SPECIALE TUNISIA Sidi Bou Said il paese dei gelsomini
singolare di Sidi Bou Said è costituita dalle porte, elemen-
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knockers: sometimes not blue, but bright red and green,
to distintivo di ogni casa. Porte in legno dipinto, prevalen-
or ochre yellow. Some of the tall windows on the houses
temente azzurre, semplici o con ghirigori di borchie
are enclosed by lattice verandas, which are also painted
metalliche e batacchi; raramente in altri colori ma sempre
blue.These are not merely decorative elements and pro-
accesi come verde-rosso o giallo ocra. Alcune ďŹ nestre alte
tection against the bright sunlight, but also a discreet
delle case sono coperte da una sorta di veranda in legno
screen used by women long ago who could sit behind
intagliato e dipinto di azzurro, non solo elemento decora-
them unobserved and follow what was going on down
tivo e protezione dalla forte luce del sole, ma anche scher-
on the street. It would seem that the tradition of the blue
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mo di discrezione per le donne del passato che da lì pote-
casings on the whitewashed houses was the idea of
vano osservare, non viste, la vita che scorreva nelle vie.
Baron Rodolphe d’Erlanger, a French philanthropist who
Sembra che la tradizione degli infissi azzurri per le case
moved to the little town in 1910, and spent the last
trattate a calce bianca sia stata voluta dal Baron Rodolphe
twenty years of his life in Sidi Bou Said, contributing to
d'Erlanger filantropo francese che dal 1910 ha trascorso
the conservation and renaissance of Arab music. Baron
gli ultimi vent'anni della sua vita a Sidi Bou Said dove ha
d’Erlanger’s love for this town can also be gathered from
contribuito alla conservazione e alla rinascita della musica
the gardens of his house: a series of terraces with bouga-
araba. L’amore del Barone d’Erlanger per questa terra si
invillea, citrus trees, in particular oranges, colourful
evince ancora dai giardini della sua casa, una serie di ter-
flowering plants and shrubs and cypresses that turn the
razze dove piante di boungaville, agrumi in particolare
garden into a miniature paradise. Sidi Bou Said is a town
aranci, palme, fiori multicolori e cipressi, ne fanno un
of strong contrasting colours, an Arab-Andalusian set-
piccolo Eden. Un villaggio dai colori forti, dunque, Sidi
tlement even though its origins date back to the Cartha-
Bou Said, borgo arabo-andaluso, anche se le sue origini
ginians. It has been listed as one of Tunisia’s historic
risalgono ai Cartaginesi, inserito dalle autorità tunisine tra
sites, and as such is subject to strict regulations that obli-
i siti storici del Paese e sottoposto a vincolo conservativo
ge the residents to repaint their houses in the original
per cui gli abitanti sono obbligati a ridipingere le case nei
colours. The local handcrafts, on display in the many
colori originali. Colori anche nell’artigianato locale messo
artisan shops along the main street, are also colourful.
in bella mostra da ogni bottega della via principale. Cera-
Hand-painted ceramics in all shapes and sizes: plates,
miche dipinte a mano di ogni foggia e fattura, piatti, vas-
vases, dishes, bowls and tiles in bright colours, but also
soi, ciotole, vasi e mattonelle dai lucidi smalti variopinti,
elaborate birdcages and hookah pipes.The local folklore
gabbiette per uccelli a cupola e narghilè. Colori persino
is also colourful.
And, if you happen to be here in
nel folklore locale. Se siete qui ad Agosto non dovete asso-
August, don’t miss the Kharja religious festival, one of
lutamente perdere la festa religiosa della Kharja, tra le più
the most important in Tunisia, when the entire town is
importanti della Tunisia. Tutto il borgo è invaso da varie
invaded by confraternities to commemorate the heroic
confraternite che ricordano così l'eroico sacrificio dei
sacrifice of the Islamic martyrs who were killed by the
martiri islamici caduti per mano dei francesi nel 1271.•
French in 1271.•
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SPECIALE TUNISIA Un mondo da scoprire tra Africa e Mediterraneo
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Un mondo da scoprire
tra Africa e Mediterraneo Testo e foto di
Teresa Carrubba
U
n’indefinita atmosfera d’Africa e una sferzata di energia mediterranea. E’ il prezioso
amalgama, il benvenuto della Tunisia che
poco a poco scopre i molteplici volti della sua terra. Anche se lungo le coste del nord si succedono oliveti e campi di grano, anche se le gloriose rovine archeologiche rimandano a un passato a noi familiare, anche se la tradizionale architettura islamica cede il posto ai moderni palazzi cittadini, la Tunisia resta Africa, quella a noi più vicina. Qui un crogiuolo di razze e civiltà in cui sulle originarie tribù berbere
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SPECIALE TUNISIA Un mondo da scoprire tra Africa e Mediterraneo
si sono sedimentate le diverse dominazioni di arabi ed
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alberi da frutto. Da Hammamet a nord a Sousse e Monastir
ebrei, di nomadi beduini ed europei, oggi convive con
più a sud, prospera un turismo ricercato, sostenuto da
l’odierna generazione, colta e piena d’iniziativa, per tradizio-
un’infrastruttura alberghiera di prim’ordine, con Spa raffina-
ne ancorata al passato ma ben tesa verso il futuro. E se le
te specializzate nella talassoterapia. E man mano i profili
dune del Sahara parlano intensamente d’Africa, gli oltre
della costa si arricchiscono di cupole e minareti fino a quan-
1200 chilometri di coste si ricongiungono ad un mondo
do si avverte il respiro del grande Sahara. La famosa cittadi-
tipicamente mediterraneo tutt’al più con pennellate more-
na balneare di Sousse, lungo la costa di nord-est, vanta una
sche. Lungo queste coste si tracciavano le antiche rotte feni-
rinomata spiaggia punteggiata da hotel esclusivi e una cele-
cie e qui, nei pressi dell’odierna Tunisi si affacciava Cartagi-
bre Medina, racchiusa da mura dell’859, dove si concentra-
ne. La potente città di origine fenicia che per oltre due secoli
no botteghe e monumenti, tra cui 24 moschee. La Medina
contese a Roma il potere sul Mediterraneo, fino alla sua
di Sousse, una delle testimonianze più significative
distruzione nel 146 a.C. Una città imponente, abitata
dell'architettura araba in tutto il Paese e per questo inserita
nell’antichità da persone di culture ed etnie diverse, con il
nel Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, è il cuore pulsan-
suo porto fortificato e una flotta commerciale grazie alla
te della città, intorno alla quale gira tutto. Qui, la Torre Khalaf
quale diventò una vera potenza economica. Oggi appaiono
al Fata, di oltre 30 metri di altezza raggiungibili con
soltanto le vestigia della Nuova Cartagine, quella risorta
un’angusta scala a chiocciola, offre una delle viste più spet-
dalle sue ceneri per volere di Giulio Cesare nel 46 a.C. e che
tacolari di tutta la città. La Fortezza di El Ribat, del VIII seco-
divenne la seconda città dell’impero d’Occidente, al centro
lo, di origine bizantina ma ricostruita dagli almoravidi, si è
dell’importante Provincia d’Africa. Un anfiteatro per 70 mila
trasformata in uno dei monumenti locali più rappresentati-
spettatori, resti punici e di basiliche bizantine e il Tophet,
vi. Ma la storia archeologica locale è riassunta nel singolare
una zona sacra dove si svolgevano sacrifici umani di cui le
Museo di Sousse con reperti risalenti ai periodi punico,
numerose stele conficcate nel terreno sono ancora oggi
romano e precristiano. Infine, ma non per importanza, la
storica testimonianza. Chiamato “Costa del corallo”, il tratto
Grande Moschea, realizzata nell'850 dagli aglabidi, con due
che unisce Tabarka a Biserta è il più selvaggio e spettacolare,
torri di controllo e un cortile interno delimitato da fughe di
ma addentrandosi nel golfo di Hammamet, il litorale si
imponenti colonne. Poco più a sud di Sousse, Monastir,
addolcisce, si fa basso e sabbioso, sormontato da oliveti ed
alloggiata sul promontorio di una penisola rocciosa che
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SPECIALE TUNISIA Un mondo da scoprire tra Africa e Mediterraneo
separa l’omonimo golfo da quello di Hammamet, di fronte all'arcipelago delle isole Kuriate, che costituiscono una riserva naturale della Tunisia. Proprio sul mare, Il Ribat di Harthema, del 796 ma con successivi rifacimenti, è considerato uno dei punti focali della storia di Monastir. Oggi il suo cortile è utilizzato per rappresentazioni teatrali e spettacoli. Della Medina vecchia di Monastir sono rimaste solo alcune aree, il resto è costituito da strade aperte e piacevoli edifici con portici. Ma l’attrazione principale della città sembra essere Il mausoleo di Bourguiba, costruito a partire dal 1963, dedicato al primo presidente della Tunisia. Bourguiba morì nel 2000 e fu sepolto qui, accanto ai suoi genitori e a sua moglie. I complessi archeologici più suggestivi e spettacolari della Tunisia restano comunque quelli di epoca romana. Intere città riportate alla luce in tutto il loro splendore come Dougga e Bulla Regia, Sbeitla e Thuburbo Majus e il monumento più sorprendente di tutti, l’anfiteatro di El Djem a Mahdia. Misterioso e ricco del fascino della storia, isolato a metà strada tra Sousse e Sfax, con tre ordini di arcate e una capacità di 30mila posti che ne fanno per dimensioni la terza arena del mondo romano, dopo il Colosseo di Roma e il Teatro di Capua. A raccontarci il tramonto dell’impero romano e poi del tracollo bizantino per mano delle armate arabe, è Kairouan: la città santa del Nord Africa. Fu costruita come avamposto per la conquista araba del Nord Africa, al limite dell’area semidesertica e carovaniera nella quale le popolazioni arabe si trovavano più a loro agio. La moschea di Kairouan, ancora oggi centro religioso di grande importanza per la regione, venne edificata insieme alla cittadella fortificata. Si tratta di un complesso di rara bellezza, con un enorme cortile in marmo, meta di continuo pellegrinaggio. Le colonne, una
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SPECIALE TUNISIA Un mondo da scoprire tra Africa e Mediterraneo
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33 diversa dall’altra, testimoniano l’influsso dei vari insediamenti e ne costituiscono il punto di forza, insieme ai tradizionali tappeti berberi che ricoprono il pavimento interno. Ancora oggi, è tradizione che le donne portino qui in dono il loro primo tappeto tessuto. La tomba del “barbiere”, uno dei compagni di Maometto così chiamato perché si dice conservasse come reliquia alcuni dei peli della barba del profeta, è un altro visitatissimo monumento. Le pareti sono ricoperte di piastrelle di ceramica colorata di origine andalusa, decorata con motivi floreali e geometrici. In una piccola stanza di questo complesso, ancora oggi molti bambini vengono circoncisi, come un tempo, quando i barbieri erano anche cerusici. La Medina di Kairouan, con le sue alte mura di mattoni e pietra, è piena di gente, botteghe e viuzze pervase dalla sottile fragranza delle spezie.•
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SPECIALE TUNISIA Alla riscoperta della comune ereditĂ classica
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eredità
Alla riscoperta della comune
classica Testo di Roberto
U
Lippi
n viaggio in Tunisia, nella comune storia mediterranea che in questo pezzo d'Africa
ha lasciato vestigia di grande bellezza ed
importanza storico-culturale. Lungo il viale ai margini dei resti del porto militare punico, con il suo inconsueto bacino circolare, ove oggi affacciano le lussuose ville dei ricchi tunisini. Attraversando la necropoli cartaginese, che neppure i romani vollero violare, e i resti delle grandiose terme. Un viaggio nel tempo che ci porterà a scoprire la Tunisia fenicia e romana e poi quella bizantina ed araba, lontano dall'archetipo delle affollate spiagge e dagli hotel cui ci ha abituato il turismo in Tunisia. l'itinerario inizia a Bizerta, con la sua imponente cittadella fortificata, edificata dagli ottomani per controllare il punto più vicino all'Europa di questa sponda del Mediterraneo, nonché l'imboccatura di un canale che porta al vastissimo lago alle sue spalle che è un gigantesco porto naturale. Per queste caratteristiche strategiche, l'area dove sorge la città è stata meta ambita, attraverso conquiste successive, di tutti coloro che aspiravano a controllare la regione: dai fenici ai romani, dai bizantini agli arabi e poi i turchi, i genovesi, fino ai francesi nell'Ottocento. Tanta storia di guerre e corsari – dai suoi porti per secoli partirono le scorrerie barbaresche sulle coste
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SPECIALE TUNISIA Alla riscoperta della comune eredità classica europee – non sembra aver lasciato traccia nel carattere
chetti, hanno anche un piano completamente scavato nel
pacifico e allegro dei suoi abitanti. Lungo il canale-porto si
sottosuolo. Le ragioni di questa singolare scelta non sono
affacciano affollati e chiassosi locali, caffetterie e ristoranti.
ancora chiare: forse è dovuta a ragioni climatiche o soltanto
Più in là, sulla piazza, il mercato brulica di gente, spezie, ver-
per sfruttare al meglio i volumi a disposizione, una volta
dure e frutta di stagione, in particolare le olive. Nel dedalo di
cresciuta la città. Il risultato è comunque suggestivo e scen-
viuzze della cittadella, qua e là qualche donna, quasi sempre
dendo si scoprono una quantità di sale colonnate rimaste
con il velo, rassetta il cortile di casa. E' domenica e gli uomini
miracolosamente integre nel tempo. I mosaici sono qui di
sono tutti nei bar a conversare, giocare o fumare la shisha.
rara bellezza ed eleganza. A testimoniare l'importanza eco-
Solo nelle campagne circostanti gli uomini, ma soprattutto
nomica e politica di questa città lontana dalle coste, ma al
le donne, sono al lavoro sulle migliaia di ulivi. A terra, lenzu-
centro di un'opulenta pianura che riforniva di grano
ola e teli per raccogliere il prezioso frutto, che fa della Tuni-
l'impero romano, punto di contatto le sponde del Mediter-
sia uno dei maggiori esportatori di olio di oliva della regio-
raneo e l'Africa subsahariana, grande fornitrice di schiavi e
ne. La sera ci coglie nel piccolo villaggio di Tabarka, al confi-
mercanzie. Puntando ora verso Sud-Est, ancora nel paese
ne con l'Algeria. Un tempo era questa una località adibita
che fu dei fieri cavalieri numidi - e oggi dei loro discendenti
alla pesca del corallo, data in concessione ai genovesi. Oggi,
berberi - il paesaggio diviene via via più piatto e brullo.
complice la quasi totale estinzione di tale preziosa fauna, è
Monotone distese di olivi grigioverdi fanno da cornice alla
una delle mete in espansione del turismo balneare.
strada che conduce verso Dougga, una delle città romane
Nell'hotel ci mostrano con orgoglio il centro benessere, con
meglio conservate del Nord Africa, patrimonio UNESCO. La
tutte le attrezzature per la talassoterapia. Manca, ahimè, il
sabbia che ha ricoperto la fiorente città durante il suo decli-
tempo per provare le decantate meraviglie di questo tipo di
no e poi abbandono, ha infatti permesso di recuperare una
trattamento, che si basa sul potere curativo dell'acqua di
parte imponente della struttura urbana di Dousse. Era que-
mare, di cui la Tunisia è ormai divenuta leader dopo la Fran-
sta la capitale del regno numida, che subì nel tempo un pro-
cia. Di buon mattino, dopo una sosta per ammirare i fara-
cesso di romanizzazione che ne trasformò l'impianto urba-
glioni di pietra giallastra su cui si riverbera il primo sole, pren- no, arrivando a costruire parte del Foro sulla necropoli pre-
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diamo una strada di montagna che attraversa sughereti e
cedente. I templi e l'anfiteatro romani si sovrapposero alle
pinete e che, con le sue rare case dai tetti in spioventi in late-
edificazioni numide mano a mano che i legionari colonizza-
rizio e i camini accesi, stride con l'immagine presahariana
vano la città. A colpire in questo luogo è l'attenzione che già
che spesso abbiamo della Tunisia. Qui nevica durante
i numidi e soprattutto i romani misero nella gestione delle
l'inverno, anche se siamo ad appena 800 metri s.l.m. Il clima
acque, bene scarso anche allora in queste zone semiaride.
e i paesaggi sono eminentemente montani, così come le
Tutti gli edifici pubblici erano anche grandi collettori di
troppe curve della strada che si inerpica lentamente, prima
acqua piovana, che veniva conservata in enormi cisterne. Un
di ridiscendere verso la vasta pianura dove ci attende lo
sistema di fognature ed i celebri bagni pubblici già allora
splendido complesso archeologico di Bulla Regia. Città
dotati d'acqua corrente testimoniano anche in questa ango-
numida poi occupata dai romani, Bulla Ragia offre al visita-
lo d'Africa il culto dell'igiene e le capacità ingegneristiche
tore uno splendido colpo d'occhio sulle verdi colline circo-
dei nostri progenitori. Più in basso, il mausoleo dedicato al
stanti. Le rovine di questa città che ospitava i re numidi, seb-
grande re dei Numidi, Massinissa, alleato cruciale dei roma-
bene solo in minima parte scavate, sono davvero imponen-
ni nell'ultima guerra punica. Il monumento è molto interes-
ti. Oltre ai resti delle terme, degli edifici di culto e
sante perché al suo interno contiene un'iscrizione bilingue,
dell'anfiteatro, che ha la caratteristica di essere completa-
in punico e numidico, che fu fondamentale per decifrare
mente sopraelevato, sono le famose residenze sotterranee.
l'antico alfabeto libico e capire l'assetto organizzativo-
Caratteristica di Bulla Regia, infatti, è che le dimore patrizie,
politico dei Numidi. Dall'anfiteatro, posto più in alto, si gode
oltre al tradizionale piano terra con il peristilio e le sale ban-
una vista notevole sull'area circostante. •
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SPECIALE TUNISIA L'eccellenza museale
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L'eccellenza Testo e foto di Teresa
museale
Carrubba
MUSEO BARDO DI TUNISI Dopo anni di puntuale e competente restauro, il prestigioso museo del Bardo di Tunisi si presenta con un allestimento accattivante che valorizza la storicità e il valore artistico della più grande collezione al mondo di mosaici d'epoca romana che primeggiano ieratici e maestosi dalle immense pareti della struttura. Il progetto di restyling, firmato dallo studio parigino Codou-Hindley in collaborazione con l'architetto tunisino Amira Nouira, ha raddoppiato i suoi spazi e inserito ampie vetrate che accolgono una preziosa e inusitata luce naturale, esponendo più di 8 mila reperti archeologici, dalla preistoria al periodo fenicio, fino al mondo romano e all'Islam. Il punto d'orgoglio del Bardo sono senza dubbio gli straordinari mosaici, perfettamente conservati e di notevole pregio artistico, che raffigurano personaggi mitologici, divinità e scene di vita quotidiana. Viticoltura, raccolta delle messi, pesca, caccia, scene epiche e della mitologia sono infatti i soggetti raffigurati in questi capolavori del II - IV sec. d.C. che impreziosivano le case nobili e i palazzi del potere di Cartagine, Hadrumetum, Demma, Bulla Regia, Dougga, Tabarka, El Djem, Kairouan. Famoso il mosaico del III secolo d.C. originariamente situato sul pavimento di una casa romana di Hadrumetum (l'odierna Sousse) raffigurante Virgilio tra la musa della storia Clio e Melpomene, figlia di Zeus, musa del canto, in seguito divenuta la musa della tragedia. Il Museo nazionale del Bardo comprende anche notevoli testimonianze artistiche di tutte le regioni della Tunisia risalenti a 40 mila anni fa, per esempio l' enigmatico Hermaion di El Guettar (a sud di Gafsa ), che è il primo tempio edificato dall'uomo per onorare la forza suprema del cielo. E una ricca collezione di gioielli punici, nonché un'esposizione di sarcofagi romani e un magnifico battistero cristiano. Il notevole Museo tunisino conserva inoltre preziose collezioni di grandi siti classificati dall'UNESCO Patrimonio Mondiale dell'Umanità come la città di Cartagine, l'antica Dougga della Tunisia occidentale, il Colosseo di El Djem, le raffinate Medine arabe di Kairouan, Tunisi e Sousse. Uno degli spunti più interessanti della visita al Bardo è il rinvenimento del carico di una nave romana naufragata al largo della costa di Capo d'Africa di fronte alla città di Mahdia. Probabilmente era in viaggio da Atene a Roma, deviata da una tempesta. I reperti hanno portato alla luce capolavori d'arte ellenistica: pezzi in bronzo, sculture in marmo e mobili. L'operazione di recupero ha avuto luogo durante degli scavi subacquei nel 1907, con la partecipazione del comandante Cousteau . www.bardomuseum.tn
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SPECIALE TUNISIA L'eccellenza museale
MUSEO ARCHEOLOGICO DI SOUSSE Si trova proprio all'interno della Kasbah medievale della Medina, Patrimonio dell'Umanità, il prezioso Museo Archeologico di Sousse, tra i più notevoli della Tunisia, preceduto solo dal Bardo. E' l'inquietante testa della Medusa a dominare la scena, ribadita e amplificata da uno strategico specchio inclinato appeso al soffitto. Uno straordinario mosaico della Gorgone della seconda metà del II sec. rinvenuto nel Tepidarium delle Terme di Dar Zméla. E da lì si dipanano notevoli testimonianze antiche del Sahel tunisino, naturalmente un'esposizione dei più rappresentativi mosaici di epoca romana, ma anche sculture, arredi funebri e ceramiche. Tre le sale del Museo Archeologico di Sousse, divise per epoche. La prima, la libico-punica, espone una rara collezione di stele e di urne cinerarie del Tophet, l'Antica Adrim, suppellettili e arredi di tombe rinvenute all'interno della Kasbah. Poi la sala romana che conserva stele funerarie pagane, vasi di ceramica e statue di terracotta tra cui la celebre “donna ubriaca”, come reperti frutto di scavi archeologici effettuati a Sousse e in tutta la regione del Sahel. Ultima, ma non per importanza, la sala cristiana in cui la storia archeologica viene percorsa da ritrovamenti delle significative catacombe di Sousse: mosaici e reperti funebri. Ente Nazionale Tunisino per il Turismo Via Pantano, 11 - 20122 Milano tel. 02 86453044 info@turismotunisia.it www.turismotunisia.it
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SPECIALE TUNISIA I magnifici green della Tunisia
Tunisia I magnifici green della
Testo e foto di Teresa
Carrubba
Non solo mare, non solo archeologia, non solo deserto, la Tunisia è anche destinazione golf. Dieci prestigiosi campi sparsi in tutto il Paese offrono la possibilità di coniugare turismo e sport con eleganza, comfort ed alto livello professionale. Le temperature africane mitigate dalla brezza marina fanno di questa terra la meta ideale per il golf invernale, complice una natura che trasuda mediterraneità in ogni zolla dei green, veri e propri giardini botanici tra ulivi secolari, agavi e palme che formano oasi d’ombra su un manto erboso curatissimo da sembrare moquette. Molti di essi, poi, godono di una vista spettacolare proprio sul mare. Campi significativi anche perché strategici rispetto al turismo vista la vicinanza di città storiche, siti archeologici, natura incontaminata, nonché alberghi di alto livello con grande attenzione alla Spa e alla thalassoterapia, altra rinomanza tunisina. Fu nel lontano 1927 che sorse il primo campo da golf in Tunisia e uno dei più antichi dell'Africa, il Golf de Carthage, ridisegnato nel 1991 dall'architetto francese Yves Bureau. E da allora ne furono costruiti altri 9 in tutto il Paese, progettati da alcuni tra i migliori architetti del green come Yves Bureau, appunto, Ronald Fream e Martin Hawtree i quali hanno saputo trasformare i capricci naturali del terreno in eccitanti sfide per i golfisti che qui approdano da ogni paese. Non a caso la rivista francese specializzata -Greens du Monde- colloca la Tunisia al quarto posto tra le destinazioni più ambite per il golf, grazie alla diversità geografica, morfologica e progettuale dei green del Paese, dal litorale alle colline, dal deserto del Sahara irrigato con le sorgenti dell’oasi di Tozeur ai palmeti dell’isola di Djerba. Tappeti verdi curatissimi si distendono sinuosi tra gli uliveti, tra le foreste di eucaliptus, tra palme e pini marittimi, ostacoli d’acqua e bunkers. Gli amanti del golf, infatti, sono curiosi, invogliati dall’intrigante scoperta di campi sempre nuovi. E’ per questo che recentemente la Tunisia è diventata un must irrinunciabile per i golfisti. Nel nostro viaggio in Tunisia abbiamo visitato alcuni dei campi più rappresentativi, per importanza e posizione. Golf Citrus ad Hammamet, El Kantaoui Golf Course a Sousse e Flamingo Golf Course a Monastir.
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SPECIALE TUNISIA I magniďŹ ci green della Tunisia
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Progettato da Ronald Fream, il Golf Citrus occupa 173 ettari
balneare, ma anche culturale ed archeologico come Sous-
poco fuori da Hammamet. Il campo, con due percorsi da 18
se, facilita l’organizzazione di un viaggio plurivalente anche
buche da campionato, si insinua tra laghetti, uliveti e boschi
se lo scopo principale è il golf. Una volta qui, meritano una
con un paesaggio mosso da valli e rialzi collinari, davvero di
visita la Medina di Sousse, Patrimonio Unesco e il Museo
grande effetto e di stimolante soddisfazione per i giocatori.
Archeologico della Kasbah. E, naturalmente, Port El Kantao-
Il course Les Oliviers, 18 buche championship par 72, pre-
ui, familiarmente considerato il giardino del Mediterraneo,
senta ampi fairway segnati tra magnifici ulivi secolari, dove
con la caratteristica architettura arabo-andalusa e il portic-
la sabbia ha una sua presenza dominante. L’altro percorso,
ciolo turistico, centro vivace della città. kantaoui.golftuni-
La Foret, un 18 buche championship, par 72 è immerso tra i
sia.net/it
pini ed è una sfida per i giocatori esperti a causa delle buche cieche, gli ostacoli d’acqua e i green terrazzati. Inol-
Vicino a Monastir, invece, c’è il Flamingo Golf Course che è
tre c’è un 9 buche executive, 1221 m. Aperto tutto l’anno, il
stato completamente rinnovato, pur mantenendo il suo
Golf Citrus, ha una moderna Clubhouse con ristorante, bar
design originale di Ronald Fream il quale anche qui ha sapu-
e boutique. Per una vacanza golfistica al Citrus si può sce-
to amalgamare la bellezza geologica del territorio con una
gliere tra i numerosi hotel costieri di Hammamet, eleganti e
efficacia tecnica dell’elemento sportivo. Flamingo per via
dotati di Spa per abbinare l’attività sportiva del golf al relax
della miriade di fenicotteri che d’estate si posano sulle tran-
di massaggi e thalassoterapia. (www.golfcitrus.com)
quille acque che lambiscono il campo da golf arricchendolo di fascino selvaggio e di un pizzico di romanticismo. Il Fla-
E’ ancora l’abile creatività di Ronald Fream ad aver disegna-
mingo è stato progettato con un movimentato percorso da
to nel 1979 l’altro singolare golf club, El Kantaoui, nei pressi
campionato a 18 buche, par 72, e diverse strutture di for-
di Sousse. Centotrentadue ettari tra il fascino tutto mediter-
mazione, come pitching e putting green intorno alla Club-
raneo di bouganvillee, gelsomini e oleandri, divisi in due
house che offrono piacevolezza e interesse al gioco. Una
percorsi da 18 buche. Il Sea Course, più facile e adatto a
terrazza panoramica che domina l'intero campo offre la
principianti, che si snoda tra mare e collina, e il Panorama
possibilità di degustare piatti della cucina mediterranea
Course, più impegnativo per via di ostacoli e dislivelli del
dopo una gara o un allenamento. Molti i servizi che vanno
terreno, che scende dalla collina e si insinua in mezzo agli
dal ben fornito Pro-shop, alle attrezzature, ai Caddies, e che
hotel e ai residence del centro abitato. Lungo entrambi i
rendono più confortevole il soggiorno agli ospiti.
percorsi, che offrono panorami inusitati, ci si imbatte in
L’Accademia del Flamingo garantisce una serie di program-
vecchi pozzi e antichi canali d'irrigazione, oliveti, palme e
mi elaborati per soddisfare ogni livello di golf, dal princi-
melograni centenari. El Kantaoui è dunque un 36 buche par
piante al professionista. Sono previste lezioni personalizza-
72, con driving range, putting green e un 9 buche executive
te o di gruppo, programmi di formazione e golf clinic
par 30. Una moderna Clubhouse con boutique, bar e risto-
aziendali.
rante rende il campo più fruibile e confortevole per tutto
www.golfflamingo.com
l’arco dell’anno. A chi volesse godere di un golf itinerante e vario, va detto che in 30 minuti è possibile raggiungere i
Ente Nazionale Tunisino per il Turismo
due campi a 18 buche da campionato, par 72 di Monastir e,
Via Pantano, 11 - 20122 Milano
in 40 minuti, i tre campi a 18 buche da campionato, par 72
tel. 02 86453044
di Hammamet. Pure in questo caso, la vicinanza del Club El
info@turismotunisia.it
Kantaoui ad una città di grande attrazione per il turismo
www.tunisiaturismo.it/
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In cargo alla scoperta delle remote Isole Marchesi
In cargo alla scoperta delle remote
Isole Marchesi
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45 Testo di Anna
Maria Arnesano e Giulio Badini Tourisme e Archivio
e foto di Tahiti
In genere gli appassionati di viaggi culturali di scoperta
sentono l’atterraggio soltanto ad aerei di piccole dimen-
non amano affatto le crociere, troppo pressati su enormi
sioni, non idonei a trasportare tutti i beni indispensabili
divertifici galleggianti, impegnati a spassarsela a
ad una comunità di novemila persone. Parte ogni due
comando con spettacoli e attività sociali per poter pia-
settimane toccando in successione 14 isole diverse, tra-
cere a quanti ricercano di solito il silenzioso contatto con
sportando in andata beni di prima necessità (dal cemen-
la natura e con culture differenti. Ma ogni regola può
to agli alimentari, dai giocattoli alla birra e alla posta),
contemplare un’eccezione. Nel nostro caso si tratta di
frutta esotica e manufatti artigianali al ritorno; durante le
una nave cargo, la Aranui III, attrezzata spartanamente
operazioni di carico e scarico vengono organizzate
anche per passeggeri grazie ad 80 tra cabine e suite
escursioni esplorative guidate dell’interno di ciascuna
(tutte con oblò e servizi privati), ristorante, bar e piscina,
isola. Il lusso non risiede a bordo, ma negli spettacolari
che costituisce in pratica l’unico mezzo di collegamento
scenari che attraversa, nel pieno fascino di un’avventura
tra le sperdute isole Marchesi nel Pacifico e Pape’ete,
di perlustrazione nei mitici mari del Sud, tra minuscole
capoluogo di Tahiti e della Polinesia francese, distante
isole piatte e atolli corallini circondati di lagune mozza-
comunque 1.500 km. Gli aeroporti infatti scarseggiano
fiato e picchi vulcanici ricoperti da esuberante vegeta-
sulle isole montuose, le minuscole e disastrate piste con-
zione tropicale. Sono le terre vagheggiate nel 1700 dal
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In cargo alla scoperta delle remote Isole Marchesi
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47 filosofo Rousseau come il paradiso terrestre, il mito del buon
estesa per 8.000 km in direzione nord-sud. Spettacolare, ma
selvaggio dall’innocenza primordiale non contaminata e del
poco ricca e varia, la natura in superficie: piante ed animali
libero amore, confermate un secolo dopo dai dipinti di pae-
provenienti da ovest sono stati infatti portati dal vento e
saggi idilliaci e di donne angeliche lasciatici da Paul Gauguin
dall’uomo in tempi relativamente recenti, e ad abbondare
e cantati dallo chansonnier Jacques Brel. La realtà, come
come autoctoni sono soltanto uccelli tropicali e marini. Mol-
sempre, risulta un po’ più complessa, a volte anche contrad-
to ricca invece la natura sommersa, specie in presenza delle
dittoria. Le isole del Pacifico sono come coriandoli dissemi-
barriere coralline, con strapiombi, grotte, archi e scogliere:
nati su un oceano grande quanto tutti gli altri messi assie-
pesci, coralli, balene, razze, barracuda, murene, delfini,
me. Si tratta di una costellazione di isole piatte coralline orla-
dugonghi e tartarughe marine. La Polinesia francese risulta
te da palme da cocco (piante pioniere), lagune turchesi e
composta da 118 tra isole e atolli, raggruppati in cinque
panorami maestosi di svettanti picchi vulcanici ricoperti da
arcipelaghi principali per una superficie totale di 3.500 kmq
un’esuberante vegetazione tropicale, sovrastanti una dorsa-
(un ottavo della Sardegna) e una popolazione di 250 mila
le oceanica formata da una catena di vulcani sottomarini
abitanti, sparse su un tratto di oceano a sud dell’Equatore
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In cargo alla scoperta delle remote Isole Marchesi
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49 grande metà dell’Europa; capitale è Pape’ete, la Las Vegas
Durante quella che viene definita “la crociera per il Paradi-
del Pacifico, sulla vasta isola di Tahiti, ben nota per la sua vita
so”, verranno toccate e visitate parecchie isole. Si comincia
mondana e per la pratica del surf, meta per edonistiche lune
con l’atollo corallino di Fakarava (arcipelago delle Tuamotu),
di miele e per lussuose vacanze vip. In tutto l’arcipelago si
famoso per la coltivazione di perle nere, e si prosegue con
parla tahitiano, francese e inglese. Le isole Marchesi si
Nuku Hiva, seconda per dimensioni della Polinesia e prota-
estendono su un arco di mare di 350 km e sono le più set-
gonista di un racconto di Melville, dove visitare le cascate di
tentrionali e le meno battute dal turismo nonostante la loro
Hakaui (con i suoi 350 m di salto una delle più alte al mon-
spettacolarità ambientale e vegetale, distanti oltre mille km
do) e la baia di Taiohae ricca di crateri vulcanici; Ua Pou, ama-
da Tahiti: sono tutte montuose e vulcaniche, con picchi svet-
ta da Stevenson, arida e deserta ma traboccante di frutti
tanti fino a mille metri di altezza, prive di lagune e barriere
tropicali, offre dodici caratteristici pinnacoli di basalto (resti
coralline ma con splendide coste fatte di spiagge e scoglie-
di vulcani estinti) e alcuni siti archeologici; Hiva Oa, il rifugio
re e solo 6 su 15 sono abitate; vantano il primato di essere le
di Gauguin e di Brel (oggi sepolti a pochi metri di distanza),
ultime terre colonizzate dall’uomo. Terre per natura ostiche
si presenta con una vegetazione lussureggiante ricca di
e poco ospitali, capaci di respingere in successione le navi di
frutti spontanei, cinghiali e capre, odorose piantagioni di
marinai del calibro di Magellano, Cook e De Bouganville. A
cocco e vaniglia, fiumi ricchi di pesci e totem di pietra di
Ua Huka nidificano un milione di sterne scure, mentre a
antiche divinità; la verdissima Fatu Hiva, epicentro della
Nuku Hiva si concentrano centinaia di delfini del raro gene-
cultura marchesina e tappa di shopping etnico, per acqui-
re peponocefali, per dare vita ad uno spettacolo unico al
stare tapa, caratteristici tessuti vegetali ottenuti da cortecce
mondo. Questo Eden, ricco di frutti deliziosi e di gente fiera
d’albero, e monoi, olio di sandalo, cocco e tiarè dai poteri
e sorridente, ha costituito negli ultimi due secoli la fonte di
afrodisiaci; e infine Ua Huka, 300 persone e il triplo di cavalli
ispirazione per famosi artisti e avventurieri, da Gauguin a
selvaggi, famosa per gli scultori su legno, il museo etnogra-
Herman Melville (l’autore di Moby Dick), da Robert Louis
fico e il giardino botanico. Sulla nave si trova a disposizione
Stevenson (L’isola del tesoro) a Jack London (Il richiamo
degli ospiti un esperto in cultura e natura polinesiana.
della foresta e Zanna Bianca). A colpire dei polinesiani sono la calma compassata che non conosce fretta, l’apparente
L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93
libertà sessuale (compresa quella per omosessuali e trave-
45 28, www.viaggilevi.com), sempre alla ricerca con il proprio
stiti), le danze sensuali tradizionali e, soprattutto, i vistosissi-
catalogo “Alla scoperta dell’insolito” di proposte culturali ori-
mi tatuaggi – veri capolavori d’arte, esportati fin da subito
ginali, propone come novità questa crociera alle Isole Mar-
dai marinai occidentali - che ricoprono ogni parte del cor-
chesi di 15 giorni, con 11 giorni di navigazione. Partenze
po, simbolo di appartenenza clanica e geografica (ogni
individuali bimensili per tutto l’anno con voli di linea da Mila-
isola ha un proprio stile) e della propria posizione sociale.
no e Roma su Pape’ete.
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Capo Verde. Sole, salute e sale
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Capo Verde Testo di Pamela
Sole, salute e sale
McCourt Francescone
P
isole che compongono l'arcipelago di Capo Verde.
bellissime e selvagge spiagge dell'isola, decidiamo di con-
Storicamente il sale ha giocato un ruolo molto importante
cederci un pomeriggio dedicato al benessere. E partiamo
rende il nome da un minerale che troviamo tutti i
Pedra de Lume, un vulcano estinto qualche migliaio di anni
giorni sulle nostre tavole l'isola di Sal, una delle dieci
fa. Spezzando una settimana di sole e mare su una delle
nell'economia di questa isola brulla, anche se il minerale è
per il piccolo abitato di Pedra de Lume - poche case basse e
da sempre concentrato in un'area circoscritta: il cratere del
una chiesetta, la piÚ vecchia dell'isola, costruita nel 1855 –
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Capo Verde. Sole, salute e sale
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55 dove ancora si possono vedere i vecchi tralicci della teleferica ormai in disuso, che una volta servivano per il trasporto del sale e che salgono verso un tunnel artificiale, largo un paio di metri e lungo circa 50, scavato nel 1804 per consentire l'estrazione del minerale. All'uscita dal tunnel si apre uno spettacolo mozzafiato, la vecchia salina incastonata nel cono del vulcano che nei secoli è stato eroso e abbassato dai venti sferzanti che durante molti mesi dell'anno tormentano l'isola. Tutt'intorno una grande spianata di campi bianchi con vasche di acqua ora turchese, ora rossa, ora scura. Trovandosi allo stesso livello del mare, il vecchio cono viene invaso dalle acque dell'Oceano che fanno un tortuoso percorso attraverso canali sotterranei e, sgorgando in superficie arricchite di oligoelementi, evaporano al sole formando abbaccinanti distese di sale. Scendendo verso il fondo del vulcano passiamo accanto ad alcuni fabbricati di legno usati tuttora dai lavoratori che estraggono il sale ancora in forma artigianale con lavorazioni manuali. Lo sfruttamento commerciale del minerale risale al 18° secolo ad opera di un portoghese, Manuel Antonio Martins; un'attività poi passata in mano ad una compagnia francese che ha costruito la teleferica per trasportare i blocchi di sale nel porticciolo da dove, su imbarcazioni di dimensioni ridotte, venivano trasferiti al porto di Palmeira e caricati su navi più grandi che facevano la spola con il vicino continente africano. Oggi l'attività è ridotta rispetto al passato e il sale lascia Pedra de Lume a bordo di trattori per essere trasformato in sale destinato non solo all'alimentazione, ma anche al benessere grazie alla concentrazione di oligominerali. Avendo attraversato il cratere tra le chilometriche vasche lungo un sentiero in terra battuta, arriviamo a una sottile striscia di verde dove ci aspettano Monica di Lignano Sabbiadoro, esperta in talassoterapia e vulcanoterapia, e Luca, un ragazzo della vicina isola di Sao Nicolau. Luca ci porta verso una vasca di acqua melmosa da dove estrae pezzi di fango vulcanico con il quale ci spargiamo liberamente. Per far asciugare lo strato di fango nero ci sdraiamo sulla salina, i cui cristalli sono ruvidi ma sprigionano un calore molto piacevole, anche perché nonostante la giornata assolata il vento è forte e fresco. Questi fanghi neri favoriscono tutti i processi di depurazione infracellulare ed intratessutale e, per la presenza di argilla, anche il riassorbimento di stati infiammatori come reumatismi e tendiniti. Inoltre accelerano i processi di calcificazione ossea, curano malattie reumatoidi per l'alto contenuto di ioduri e sono anche consigliati nel caso di malattie della pelle come la psoriasi. Asciugato il fango ci dirigiamo verso un'altra vasca, questa volta di acqua rosa e tiepida. Il colore, ci spiega Monica, è dovuto alla concentrazione di minerali -manganese, silice,
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Capo Verde. Sole, salute e sale magnesio, ferro, zinco, argento ed anche oro fra gli altri- ed essendo 35 volte più salata dell'acqua del mare ci troviamo a galleggiare come turaccioli. Tolta ogni traccia di fango si passa allo scrub con il sale, un massaggio dolce che aiuta ad eliminare lo strato corneo superficiale rendendo la pelle levigata e che, per osmosi, aiuta ad espellere i liquidi in eccesso, stimolando una profonda depurazione dell'organismo attraverso le vie linfatiche. Grazie anche all'effetto del vento il sale si asciuga rapidamente. Alcuni decidono di fare ritorno alla vasca rosa per togliere ogni traccia del minerale ma noi preferiamo spazzare via l'eccesso dei cristalli per prolungare l'effetto benefico, prima di riattraversare il cratere, stanchi ma soddisfatti. Un pomeriggio stimolante e salutare, grazie all'uso di fanghi e sali che nei millenni non hanno subito processi di trasformazione, reso ancora più emozionante dallo splendido scenario lunare di Pedra de Lume.• www.capoverde.it
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MARSIGLIA un gioco di luci e architetture
Marsiglia un gioco di luci e architetture Testo di Luisa
Chiumenti
G
randi sono i contrasti di Marsiglia: da un lato i vico-
li stretti del Panier, il quartiere vecchio, dall’altro la
nano con il naso all'in su per vedersi curiosamente capo-
luce abbacinante del vecchio Porto, quella luce che travol-
volti nel particolare gioco prospettico realizzato
se Cézanne, Braque, Dufy, Derain, Marquet, tutti giunti
dall'architetto Foster. Si tratta dello stesso architetto che ha
quaggiù a catturare i colori del porticciolo dell’Estaque. Ma
costruito un grande centro commerciale, nell’edificio della
è certamente il vecchio Porto il cuore pulsante della città,
ex Borsa, dalle linee flessuose ed eleganti, dove
che incuriosisce il visitatore per le molte angolazioni da cui
non ci si può quasi esimere dall’allettante
può essere visto e sorprendere. Basti iniziare con l’immagine colma di fascino da cui si viene accolti salendo dalla fermata del Metro sul Quai de Belge e vedendo, un po’ abbagliati dal sole al mattino, la fitta congerie degli alberi delle numerosissime imbarcazioni, mentre l’olfatto è colto dall’odore del mare, fatto di alghe e di pesce. E così non si può non fermarsi sotto
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l’originale grande pensilina a specchio, dove tutti cammi-
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MARSIGLIA un gioco di luci e architetture
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acquisto di un bel capo d’abbigliamento altret-
fondo, verso il Fort Saint Jean, dove l'aria si fa
tanto“ firmato”. Ma torniamo sulla banchina del
più sferzante e le acque incuneate nel canale si
Quai du Belge, dove ci si può imbarcare per le
avviano con vigore verso il mare aperto, fra le
isole o il castello d'If, ma qualcosa ci attira: sono
alte mura in cui si avviluppa il Forte. Sulla collina
le voci dei pescivendoli, schiette ed imperiose
opposta, a metà di tale percorso, s’innalza, qua-
nell'offrire “pesce vivo” a prezzi convenientissi-
si a benedicente protezione, la basilica di Saint-
mi! Un po' più avanti quell'odore di pesce si
Victor, mentre proprio di fronte al Fort Saint
mescola a quel sentore profumato e di varie
Jean, ecco poderoso il Fort Saint Nicolas arroc-
colorazioni offerto dalla bancarelle con il famo-
cato e fiancheggiato più avanti dal grande Faro.
so “sapone di Marsiglia”. Altrettanto suggestiva
Arrivare nel tardo pomeriggio e inoltrarsi verso
e affascinante è la passeggiata lungo il Quai du
la grande fortezza, al tramonto, costituisce dav-
Port fra le tipiche trattorie, fino all'apertura sul
vero un percorso di grande fascino che, pur con
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MARSIGLIA un gioco di luci e architetture gli interventi quasi avveniristici delle nuove architetture,
sier. Fra gli altri edifici progettati per l’evento del 2013 ricor-
fanno oscillare le sensazioni fra la magia del passato ed un
diamo ancora la Villa Méditerranée, Centre International
futuro sempre più avveniristico. E infatti ecco profilarsi i
pour le dialogue et les échanges en Méditerranée, un pro-
nuovissimi edifici, completati da poco, quando la città ha
getto di Boeri Studio (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca,
ottenuto, nel gennaio 2013, il titolo di Capitale della Cultura
Giovanni La Varra). Una gita irrinunciabile è quella che si
europea. Affacciato su uno specchio d'acqua e fronteggiato
compie agevolmente in battello, con corse regolari e fre-
da un lato dal mare e dall'altro dalle poderose mura della
quenti, all’Isola d’If, una selvaggia oasi di pesca che nel 1516
Fortezza, ecco il MuCEM, Museo della civiltà d'Europa e del
diventò l’inespugnabile fortezza dove Alexandre Dumas
Mediterraneo, firmato da Rudy Ricciotti, il cui obiettivo
rinchiuse il suo Conte di Montecristo, Edmond Dantes. Il
minimo (ben 300mila visitatori l’anno), ha in effetti cambia-
buco resta, ed è visibile, ma del passaggio di Dantes la for-
to l’immagine della città, proponendosi come uno “degli
tezza non ha custodito memoria, al contrario del prigionie-
ultimi grandi siti culturali del decennio”. Fortemente carat-
ro José Custodio Faria, l’abate Faria, la cui realtà storica è
terizzato da una sorta di maglia in cemento che ne avvolge
accertata. Tristi ricordi sono legati al castello, che accolse
la semplice struttura a parallelepipedo, il museo è collegato
anche gli insorti del 1848 e i comunardi del 1871. Nel 1890
al Fort Saint-Jean, attraverso una passerella. L’antica fortez-
smise di essere un carcere e fu aperto al pubblico
za, sapientemente restaurata, si unisce così al museo a for-
(www.monuments-nationaux.fr). E ritornando a Marsiglia,
mare un polo unico dedicato alla cultura per ospitare
dopo la visita al castello, la visione del profilo della città e
mostre, incontri, spettacoli, dibattiti. L’architetto ha definito
dei nuovissimi edifici che si collegano con quelli storici, é
il MuCEM “una casbah verticale”, per quella rete che tanto
davvero eccezionale, fra il colore azzurro del cielo, quello
ricorda le decorazioni delle finestre magrebine, elementi
del mare misto ai bianchissimi flutti, quello scuro ma bril-
che proteggono dal sole filtrandone i raggi e rimandando
lante dell'acciaio e quello rossiccio dei mattoni e delle pie-
un’idea di frescura favorita anche dalla dominanza dei colo-
tre.•
ri scuri, il grigio, il nero, a creare un contrasto “accecante” con la luce del cielo e del mare che penetra all’interno ((www.mucem.org ). E ricordiamo che Marsiglia, forse per il
Sede: Via Tiziano, 32 - Tel. 02.58.48.657 - Fax 02.58.48.62.21
sole così abbagliante, ebbe i primi frangisole (ancora in
- www.franceguide.com
cemento) in quella costruzione allora d'avanguardia che fa
email: info.it@franceguide.com
tuttora bella mostra di sé: l'Unità d'abitazione. Di Le Corbu-
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Ente per lo Sviluppo del Turismo Francese
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MACEDONIA un crogiuolo di civiltĂ antiche
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un crogiuolo di civiltà antiche testo di Viviana
M
Tessa
acedonia. Un intrigante amalgama di culture
diverse, di etnie diverse, di religioni diverse.
Sedimenti della storia che hanno costruito la
vera ricchezza di questo Paese, variegato com’è nelle atmosfere, nelle architetture, nelle tradizioni, negli stili di vita. Un Paese dai tratti unici in cui l’intreccio fra le culture greca, serba, bulgara e albanese, e fra le religioni cristiano-ortodossa e islamica determina influssi notevoli. Monasteri medievali, bazar turchi, chiese ortodosse e bizantine punteggiano il Paese mescolandosi in un piacevole contrasto a modernissimi centri commerciali dove non è insolito ascoltare il tipico suono delle cornamuse locali. Il susseguirsi degli imperi, quello di Bisanzio e quello di Samuele, i sovrani bulgari e i re serbi hanno costruito centinaia di fortezze e monasteri in tutta la Macedonia che ancora oggi costituiscono uno degli assi portanti del turismo culturale in questo Paese. Un Paese dalle profonde testimonianze archeologiche: gli scavi della città romana Skupi e quelli di Stobi, ed Heraclea, sito archeologico della metà del IV secolo a.C. , coevo dell’antico impero macedone. Situata sulla via Egnatia,
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MACEDONIA un crogiuolo di civiltà antiche
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la strada che collegava l’impero roma-
vili ad hanno preso parte al concilio
L’imponente gola di Matka si apre a
no occidentale a quello orientale,
ecumenico di Nikea nel 325. Che dire
baie discrete, acqua cristallina per
Heraclea per la sua posizione strate-
poi delle numerose testimonianze
fare canottaggio, sentieri segnalati,
gica divenne un importante centro
dell’arte rupestre disseminate in tutto
sedimenti della storia e della natura. Il
politico e commerciale. E poi Ohrid,
il territorio della Macedonia? Resti di
canyon del fiume Tresca scorre per
praticamente un museo a cielo aperto
civiltà antiche, datate in diversi periodi
130 km, con un orrido profondo 1.100
con l’anfiteatro e la fortezza; la necro-
storici a partire dal Paleolitico, 30.000
m. , uno dei siti naturali più interessan-
poli di Trebeniste e la fortezza di Kale,
anni fa. Secondo l’Accademia mon-
ti per gli speleologi per via delle nume-
a Skopje. Un patrimonio storico, arti-
diale dell’arte rupestre, l’inizio del
rose incredibili grotte e per i botanici
stico e culturale che può stimolare
linguaggio scritto può essere attribui-
grazie alla caratteristica flora selvati-
itinerari diversi seguendo le tracce dei
to proprio a questa regione, grazie a
ca. Emozioni forti anche per il visitato-
romani o dei bizantini, o quelle di Ales-
ciò che è rimasto delle iscrizioni e dei
re comune. La Repubblica di Mace-
sandro Magno, il cui impero ebbe la
graffiti archeologici. Dalla storia alla
donia a cui le Nazioni Unite si riferi-
sua base principale proprio in Mace-
natura. Incredibilmente ricca di laghi,
scono come Former Yugoslav Repu-
donia. O l’itinerario religioso lungo la
fiumi e torrenti, meta ambita dai cultori
blic of Macedonia (Ex repubblica jugo-
via dei monasteri ortodossi o delle
degli sport acquatici audaci come il
slava di Macedonia), è uno stato indi-
chiese bizantine o delle sinagoghe, in
kajaking e il rafting e dai seguaci del
pendente della penisola balcanica, la
un Paese con un retaggio storico pro-
turismo ecologico, la Macedonia offre
parte meridionale estrema della Jugo-
fondamente spirituale a partire dalla
siti eccellenti, un vero trionfo della
slavia, circondata da Albania, Serbia,
presenza di San Paolo il quale aveva
natura incontaminata: il lago di Ohrid
Bulgaria e Greci. I confini odierni
trasformato la Macedonia in un rifugio
e quello di Prespa, il Parco nazionale
vennero fissati poco dopo la Seconda
per le prime comunità cristiane. Stobi
di Pelister e quello di Mavrovo, il Can-
Guerra Mondiale quando la Jugosla-
e Heraclea sono state diocesi vesco-
yon di Demir Kapija e quello di Matka.
via socialista stabilì nella zona la
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Repubblica Socialista di Macedonia,
se culture radicate e fiorite nella città
mano. L’edificio è per metà sotterra-
riconoscendo il paese degli slavi
di Skopje. Grazie anche all’imponente
neo, perché quando venne costruito,
macedoni come una nazione sepa-
Ponte di Pietra, un andamento sinuo-
nel XVII secolo, nessuna chiesa pote-
rata all’interno della Jugoslavia. Rino-
so di archi che uniscono Asia e Euro-
va elevarsi al di sopra di una
minata Repubblica di Macedonia l’8
pa, l’oriente e l’occidente, il Cristiane-
moschea. Vicino al mercato vecchio
settembre 1991, si separò pacifica-
simo e l’Islam. Dal ponte, un vescovo
si trova il Museo della Macedonia, che
mente dalla Jugoslavia senza ulteriori
ortodosso ogni anno per l’Epifania
conserva una vasta collezione di ope-
modificazioni territoriali. Capitale
getta una croce nel Vardar. A nord del
re e reperti che ricostruiscono la storia
della Repubblica di Macedonia, costi-
Ponte di Pietra si trovano i Bagni di
della regione. Il Museo sorge proprio
tuitasi dopo lo scioglimento della
Daut Hammam Pascià, datati 1466,
dietro il Kursumlija Han, una locanda
Jugoslavia nel 1991, Skopje è situata
un tempo i bagni turchi più grandi dei
caravanserraglio usata dai mercanti
262 metri sopra il livello del mare, al
Balcani. Le sei sale a cupola ospitano
nel periodo turco. Sempre nel centro
centro della conca del fiume Vardar, a
oggi la Galleria d’Arte della città. La
storico, lungo il corso principale, si
metà strada tra Tirana e Sofia.
città vecchia racchiude uno dei bazar
ammira la statua di Madre Teresa di
Skopje
orientali meglio conservati d’Europa,
Calcutta, eretta vicino al luogo in cui
una delle moschee storiche più belle
un tempo si trovava la sua casa nata-
Un tempo si chiamava Skupi, in posi-
e la chiesa di S. Spas (18-19° secolo)
le. E in fondo alla strada, la vecchia
zione strategica sul fiume Vardar
conosciuta per la sua interessante
stazione ferroviaria, il cui orologio è
tanto che gli antichi romani la nomina-
iconostasi, capolavoro d’intarsio del
rimasto fermo alle 5,17, ora che ricor-
rono capitale della provincia di Darda-
legno, e per il sarcofago di Goce Del-
da il tremendo terremoto del 26 luglio
nia. Oggi il Vardar divide la città vec-
cev, uno dei grandi eroi macedoni,
1963. La Fortezza di Kale, bella
chia da quella nuova , rappresentan-
ideologista del movimento di libera-
costruzione romana feudale domina
do un passaggio di civiltà tra le diver-
zione macedone contro l’impero otto-
la città dalla sommità della collina,
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MACEDONIA un crogiuolo di civiltà antiche
edificata sull’antica Kale, abitata fin
ortodossa nel 1967 segnarono due
dall’era neolitica. Sede
di sviluppo e di promozione turistica
fasi importanti nel processo di costru-
dell’imperatore Samuele, luogo
di Skopje che intende facilitare gli
zione della moderna nazione mace-
d’incoronazione dell’imperatore ser-
investimenti, anche da parte di cate-
done. Una delle più belle città della
bo Stefan Dusan, rifugio sicuro per
ne alberghiere internazionali, al fine di
repubblica della macedonia, Ohrid si
gran visir ottomani e pascià turchi
incrementare la rete di infrastrutture
stende lungo le sponde del meravi-
durante le continue guerre. Di fronte
per la ricettività turistica che siano al
glioso omonimo lago, il più grande del
alla fortezza di Kale si eleva il minareto
livello di un buon standard europeo.
della moschea di Mustafa Pasha, con
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Paese ben si inserisce la progettualità
paese, formato milioni di anni or sono. E’ una città con un’eredità culturale e
lo sfondo del monte Skopska Crna
Ohrid
monumentale notevole e con una tipi-
Gora. Il grave terremoto del 1963
L’Unesco l’ha inclusa nella lista dei siti
ca architettura urbana ottocentesca.
distrusse molto della città, ricostruita
che costituiscono Patrimonio mondia-
La fortezza di Samoil in cui per un bre-
poi in un assetto urbano decisamente
le dell’Umanità. Ohrid. Praticamente
ve periodo dell’XI secolo visse uno dei
moderno. E a partire dagli anni 90
un museo all’aperto. Sotto il dominio
più grandi re macedoni, Samoil,
Skopje, come la Macedonia in gene-
di Bisanzio, Ohrid divenne la principa-
appunto, eretta sulla collina che domi-
rale, insieme ai nuovi palazzi ha
le sede vescovile della Macedonia.
na Ohrid, offre un panorama sugge-
costruito un sensibile sviluppo del
Nell’893 il vescovo Clemente
stivo della città, del lago e dell’antico
settore economico grazie soprattutto
d’Ochrida, discepolo dei Santi Cirillo e
anfiteatro costruito 2000 anni fa nel
alla privatizzazione delle imprese e
Metodio, fondò qui la prima università
tardo Periodo Ellenico. Oggi il teatro è
all’ingresso nel mercato europeo san-
del mondo slavo, e dal X secolo fino al
sede estiva di molti eventi culturali,
cito nel 2001 a Bruxelles, nell’ambito
1767 il patriarcato di Ohrid fu molto
primo tra tutti il famoso Festival
dell’Accordo di Associazione e Stabi-
potente. La ricostituzione dell’ arcive-
d’estate di Ohrid. La cattedrale di S.
lizzazione con l’Unione Europea. In
scovado di Ohrid nel 1958 e la sua
Sofia, dell’XI secolo, che fu per alcuni
questa prospettiva di evoluzione del
indipendenza dalla chiesa serbo-
secoli sede dell’arcivescovado, è una
69 delle più interessanti costruzioni medievali e la più antica chiesa ben conservata di Ohrid, con i suoi mirabili affreschi dei secoli XI-XIV . D’estate la chiesa diventa un centro culturale e ospita concerti e spettacoli teatrali. Assolutamente suggestiva la chiesa di S. Jovan Bogoslov-Kaneo, costruita su uno sperone di roccia a picco sul lago, accanto ad un piccolo villaggio di pescatori. Una delle più belle chiese della Macedonia. La spiritualità è assicurata dalla sua posizione immersa in una natura incontaminata. La chiesa di St.Pantelemon, è ciò che rimane dell’antico monastero di S. Kliment. Nel IX secolo divenne la prima università slava, centro della letteratura e della cultura. Del IX secolo anche la chiesa distrutta nel periodo ottomano su cui fu costruito il magnifico monastero di S. Naum, sulla costa più a sud del Lago Ohrid, vicino alla sorgente del fiume Drim e al confine con l’Albania. Il monastero è noto per l’iconostasi, le pregevoli icone e gli affreschi ben conservati. Il Lago di Ohrid è situato nella zona sudoccidentale della Macedonia. Conosciuto come uno dei laghi più antichi del mondo e il più profondo d’Europa (321m), è notoriamente uno tra i dieci laghi più cristallini. La sua superficie di 450 kmq si estende per un terzo in Albania. La città di Ohrid è un’attrazione turistica notevole e ciò la rende vivace e persino mondana per via dei numerosi caffè alla moda che si susseguono sul lungolago dove una popolazione molto giovane si raccoglie nel tardo pomeriggio, per un aperitivo, dopo aver visitato i monumenti e prima di assistere agli interessanti spettacoli del festival d’Estate. Chi predilige il lago per una vacanza balneare non ha che da scegliere tra i vari sport acquatici o le escursioni in barca per fare il giro costa-costa.• www.exploringmacedonia.com
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Una passeggiata a BERNA
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Una passeggiata a
BERNA
testo di Luisa
B
Chiumenti
erna, porta per le Alpi nel cuore della Svizzera, appa-
re subito al visitatore come una città armoniosa nel
suo distendersi con i tetti rossi del suo centro storico
lungo il corso dell’Aare. Il suo profilo supera ogni contrasto con la particolare atmosfera pur sempre avvolta nel Medioevo eppure proiettata in un grande futuro. Sa offrire al tempo stesso le splendide fragranze del giardino delle rose e il paesaggio aspro degli antichi bastioni e più giù, sul greto del fiume a picco verso la riva, la famosa “Fossa degli Orsi”, habitat di una famiglia di orsi, che tutela l’animale simbolo della città. Berna, fondata dagli Zahringer nel 1191, ha conservato intatto il suo centro storico originario, che appare suggestivo e perfetto, incorniciato dal fiume Aare, meritan-
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Una passeggiata a BERNA
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do l'inserimento nella lista del Patrimonio mondiale
le che ospitano mercati settimanali ed è da segnalare una
dell'Unesco (dal 1983), per la “straordinaria testimonianza
curiosità, quella dello “Zibelemärit”, mercato delle cipolle
di una cultura scomparsa”. Cominciamo la passeggiata
che si svolge il quarto lunedì di novembre: una vera e pro-
ed ecco la Torre dell'Orologio, che rappresenta in effetti la
pria festa popolare che inizia all'alba e dura tutto il giorno,
Porta che introduce al centro storico della città con il
dedicata per tradizione al gustoso tubero. In estate, le rive
calendario astronomico del 1530 che, insieme al colora-
dell’Aare si animano e i nuotatori più esperti nuotano
tissimo carillon, segna da sempre il movimento dei pas-
volentieri nelle acque pulite del fiume, spingendosi fino
santi e ne assorbe gli sguardi incantati. E' da questa torre
all’altezza del Bundeshaus, situato a pochi passi dalla
infatti che si contano le distanze che sarebbero poi state
stazione principale. Si tratta, com'è noto, del Palazzo Fede-
segnate sulle pietre del territorio svizzero, come riferimen-
rale, sede del Parlamento, le cui porte spesso si aprono
to per i viaggiatori. Fontane scroscianti, facciate in mattoni,
al pubblico. Ed é ancora passeggiando lungo il fiume che
vicoli e torri storiche appaiono nel loro intricato avvolgersi
si possono raggiungere il giardino botanico, il giardino
fino alla torre della cattedrale, alta 101 metri. I negozi, i bar
zoologico Dählhölzli e il vecchio quartiere della Matte. Le
e i caffè-teatro del centro storico, in parte ricavati in cantine
arcate che si articolano come una sorta di galleria coperta
con le volte a botte, e i piccoli caffè attirano sia i Bernesi,
lungo tutta la città, permettono anche un delizioso percor-
che i turisti. Ed è ricco di emozionanti sorprese percorrere
so di shopping al riparo dal maltempo. Ma poco fuori città
a piedi le strade e i vicoli del centro, scoprendo resti medie-
continuano le sorprendenti scoperte: ecco profilarsi infatti
vali, case in mattoni, palazzetti dalle facciate prestigiose e
le volute intrecciate e articolate in tre blocchi a forma di
fontanelle gorgoglianti. Spesso si aprono piazze più picco-
onda, con cui Renzo Piano, il ben noto architetto italiano,
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anno 3 - n°10 gennaio 2014
Una passeggiata a BERNA ha dato vita al Centro Paul Klee, in cui é dell'edifico in cui Einstein soggiornò anche un simpatico cane, che si adaospitata la collezione più grande delle con la moglie Mileva e il figlio Hans gia sul pavimento guardando il dolcetopere del pittore. Alla fine della pas- Albert tra il 1903 e il 1905 in un apparta- to con grandi occhioni. Con il permesseggiata, tra i numerosi, bei caffè ber- mento che si può visitare al secondo so del barman, padrone del cane, ho nesi, ho ritenuto di scegliere, per una piano, mentre al terzo è possibile consumato il mio cornetto con la sosta, il Caffè Einstein, con i tavolini anche visionare un filmato sulla vita bestiola: chissà se il grande scienziaall'interno, affacciati alla vetrata sul dello scienziato. Del Caffè Einstein ho to, che ha soggiornato a Berna, avrebportico che segue la stradina del cen- colto subito l'atmosfera carica di storia be trovato un qualche arcano, scientifitro storico. Il caffè è situato al piano e di memoria, e se il pensiero è volato co legame in questo filo strano che ha terra del numero 49 della Kramgasse, lontano, tuttavia un po' di stanchezza e congiunto due esseri viventi nel suo a s o l i 2 0 0 m e t r i d a l l e To r r e il cappuccino e il cornetto profumato ricordo? • d e l l ' o r o l o g i o . S i t r a t t a p r o p r i o mi riportano alla realtà, includendo www.MySwitzerland.com/
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Un po’ di cultura
diversi giorni si svolge il Gurtenfesti- tori, dibattiti ed esposizioni. Notte dei val, festival della musica che riunisce Musei – tutti gli anni a marzo, la prima-
Berna ha un calendario piuttosto nutri- artisti internazionali. Il Festival della vera culturale della capitale svizzera to che attira numerosi turisti. Il Festival musica Buskers, ad agosto, durante il inizia con la notte dei musei che aprodel jazz di Berna coinvolge nella capi- quale Berna accoglie i musicisti di stra- no le loro porte fino alle prime ore del tale elvetica gli appassionati di questo da. Secondo un programma prestabi- mattino attirando migliaia di appassiogenere musicale; è considerato uno lito e il principio di rotazione, gli artisti nati. A maggio, il Grand Prix – il più dei più importanti appuntamenti tradi- di strada si esibiscono in una ventina di grande evento sportivo legato alla zionali del jazz da marzo a maggio. piazze del centro storico. A giugno, le corsa atletica in Svizzera oltre che uno Ogni estate, in luglio, decine di miglia- Giornate della danza di Berna, intera- spettacolo di prim’ordine nel cuore del ia di persone si danno appuntamento mente dedicate alla creazione coreo- sontuoso scenario del patrimonio monsul monte di Berna, il Gurten, dove per grafica, con rappresentazioni, labora- diale UNESCO.
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Campo de' Fiori e dintorni
e dintorni testo di Annarosa
Toso
Il cambiamento della Piazza, che negli anni '50 era famosa per il mercato rionale
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l grande attore romano Aldo Fabrizi, in uno dei suoi
che vantavano di ospitare i veri discendenti degli antichi
sketch a proposito di Roma sparita disse: “A Campo de'
romani e che hanno sempre contrastato all'altrettanto
Fiori, una volta, in una stanza ci vivevano cinque roma-
storico rione Trastevere questo primato. E se consideria-
ni, mentre ora un forestiero, abita da solo in un apparta-
mo che Fabrizi è morto già da parecchi anni possiamo
mento di cinque stanze”. Non c'era esagerazione e il senso
immaginare che forse adesso di romani, quelli delle famo-
era proprio l'imbastardimento di una realtà romana verace
se sette generazioni, che abitano a Campo de' Fiori e din-
scomparsa e lo spopolamento dei rioni Parione e Ponte
torni si possono contare sulle punte delle dita.
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Campo de' Fiori e dintorni Da qualche tempo è anche cominciato l'esodo di attori e artisti, o semplicemente amanti della Roma antica, che erano andati a vivere in questo luogo magico ma sono scappati a causa dei costanti rumori, dell'affollamento, della confusione e delle immancabili risse quando l'alcool diventa il protagonista della serata. Insomma oggi vivere a Campo de' Fiori richiede una grande pazienza e la consapevolezza di avere poca pace e tranquillità perché la storica piazza è un salotto, un luogo di ritrovo, un posto alla moda aperto a tutti. Un prezzo da pagare ricompensato però ampiamente dalla bellezza della piazza e delle vie che la circondano. L'origine del nome Campo de' Fiori risale a quando il luogo - intorno alla fine del 1300 - fu abbandonato e trascurato fino a trasformarsi in un campo dove crescevano bellissimi fiori di prato, dalle margherite, ai papaveri e ai nontiscordardime. Altre fonti ci dicono che il nome è ben più antico: deriverebbe da Flora, la donna amata dall'imperatore Pompeo. Ogni lettore può scegliere la soluzione che più gli piace. Da ricordare che al centro della piazza è stata eretta la statua di Giordano Bruno, in memoria del monaco dissidente ed eretico messo al rogo il 17 febbraio del 1600. La statua, opera dello scultore Ettore Ferrari, venne inaugurata nel giugno del 1889, quasi 300 anni dopo la morte di Giordano Bruno. La piazza, comunque, non era solo luogo di esecuzione, ma un posto alla moda, un centro residenziale, alberghiero e un luogo dove si facevano affari. Tutto intorno un pullulare di locande: tra le più note l'Osteria della Vacca, all'angolo tra vicolo del Gallo e Via dei Cappellari, la cui proprietaria era Vannozza Catanei, una delle amanti di papa Rodrigo Borgia che possedeva quattro locande e osterie e si comportava come una abile donna di affari. Proprio come adesso, che Campo de' Fiori è un posto alla moda, un luogo ricercato da giovani e dai turisti, tant'è che la maggior parte degli esercizi commerciali, negli ultimi decenni, si è trasformata in bar, ristoranti, birrerie e fast food. Attraversando Campo de' Fiori sulla Via dei Baullari che taglia la piazza quasi a metà, si scorge sullo sfondo palazzo Farnese, sulla omonima piazza. Costruito da Alessandro Farnese, diventato poi papa Paolo III, questo palazzo costò una fortuna al Farnese che nella costruzione impegnò tutto il suo patrimonio con varie interruzioni dei lavori e dovette subire anche l'ironia dei romani che sotto la statua di Pasquino scrissero: “Lasciate un obolo al povero Farnese per la costruzione della sua casa”. Palazzo Farnese, con l'elegante cornicione ideato da Michelangelo sembra accogliere a abbracciare il passante con tutta la sua maestosa ed elegante impo-
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nenza. Dal 1871 è sede dell'Ambasciata di Francia che
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Campo de' Fiori e dintorni versa allo stato italiano un affitto simbolico ogni 99 anni. Di sicuro sappiamo che Campo de' Fiori malgrado un pizzico di decadenza che coinvolge tante strade, conserva ancora tanto, tanto fascino. Il mercato, malgrado la trasformazione è ancora molto caratteristico, forse ancora il più bel mercato di Roma anche se gli acquirenti sono cambiati. Sono per lo più turisti e naturalmente i nuovi abitanti del rione. Quello che manca, considerati anche i prezzi da boutique dei banchi, è il così detto “ popolino” un tempo il vero e unico frequentatore del mercato. Il mercato, con qualche banco in meno e con venditori plurilingue offre primizie, pesce freschissimo, carni prelibate, abbacchi. E a proposito di abbacchi una donna che faceva la spesa e che voleva sapere quale fosse la differenza tra l'agnello e l'abbacchio ebbe questa risposta: “A signo', so' sempre figli della pecora. Co na differenza: l'agnello se vende e se magna in tutta Italia, l'abbacchio è na cosa nostra, è solo de Roma”. Campo de' Fiori degli anni Cinquanta offriva proprio tutto: c'erano persino le “ciccarole”. Chi erano queste donne? Erano quelle che vendevano il tabacco delle cicche di sigarette, che prima recuperavano per la strada con apposito bastone fornito di chiodo o spillo per infilzarle. E la cosa che oggi potrebbe sembrare incredibile è che erano in molti a fumare la sigaretta fai da te, confezionata con la cartina e riempita con il tabacco già aspirato. Poi c'erano le vignarole che avevano veramente i prodotti dei loro campi, soprattutto la cicoria, sistemati in grandi cesti più grandi di loro e le ovarole che vendevano le uova che prima di incartare guardavano con aria esperta in un tubo di cartone. E alla stagione, ma non chiedetemi quale, si vendevano anche le lumache, che cercavano di scappare da ceste ricoperte con degli stracci. Forse il lettore avrà dei dubbi su quello che sto per dire, ma io, soprattutto in alcune mattinate fresche di prima estate, mi svegliavo con i profumi della frutta e della verdura che inondavano la mia camera, che si affacciava su corso Vittorio, esattamente all'altezza di piazza della Cancelleria che a sua volta confina con Campo de' Fiori. Erano gli odori buoni del mercato quando la parola inquinamento era solo una parola strana e il traffico inesistente. Quegli odori erano quelli delle pesche e del basilico, dei peperoni e dei pomodori. E poi l'odore del pane che proveniva da quel forno, che per fortuna è ancora lì. Amata dai giovani e dai turisti, Campo de' Fiori è presidiata tutte le notti dalle forze dell'ordine affinché eccessi e risse siano bloccati sul nascere. Il Comune fa quello che può, ma dovrebbe fare più sforzi per tenere piazza, monumento e luoghi limitrofi più puliti, come la loro storia e i tanti
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visitatori meriterebbero. •
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La nuova Cantina Marchesi Antinori
La nuova
Cantina Marchesi Antinori
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83 Testo di Giuseppe
Garbarino e Foto di Archivio Antinori
C
'è una terra riarsa dal sole in estate e frustata dal vento in inverno, è il Chianti. Qui Bacco ha trovato il suo mondo, il suo essere eterno. I campi
sono sassosi, pieni di quel galestro che sembra un ingombro, un di più, un limite alla ricchezza del terreno e invece sono proprio queste minutaglie di pietra che aiutano i lunghi filari delle viti a crescere forti e a disegnare ricami sui declivi della zona. Il Chianti è una microregione al centro della Toscana e rappresenta la cultura millenaria che è stata tramandata fin dai tempi etruschi a oggi, dopo secoli di prove, innesti, lavori agricoli imponenti, pratiche di vinificazione tramandate e codificate. E' in questa terra a prima vista avara che la famiglia Antinori ha voluto fortemente la realizzazione di quell'incisione sottile e profonda nella collina, un taglio quasi chirurgico ed invisibile che qualcuno ha voluto accostare all'arte di Lucio Fontana. Siamo al Bargino, lungo quella striscia di asfalto che da Firenze porta a Siena attraversando il comune di San Casciano Val di Pesa e questa frattura appena tangibile, che si apre nel terreno, accoglie il nuovo quartier generale Marchesi Antinori, la nuova, grande e moderna Cantina del
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La nuova Cantina Marchesi Antinori
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Chianti Classico. Il contesto è un rincorrersi di ulivi,
ti di seta e banchieri. Oggi, per usare le parole di Pietro
boschi di quercioli e lecci, vigneti baciati dal sole nel
Antinori, l'attività di famiglia è attualizzata e rafforza-
suo tramontare all'orizzonte un luogo dove ora si trova
ta: “La linea familiare nella conduzione e nel continuo
un vero e proprio tempio del vino, un luogo che la fami-
miglioramento delle nostre vigne e delle nostre canti-
glia Antinori ha voluto realizzare pensando prima di
ne non è una scelta sentimentale, il ripetersi forzato di
tutto al paesaggio di questo angolo di Toscana, pano-
una tradizione, ma il modo più idoneo, forse l'unico
rami che nei secoli sono sempre stati curati e abbelliti
con il quale si possa fare al meglio, nel tempo, il proprio
dalla mano dell'uomo. I Marchesi Antinori trasferisco-
lavoro”. Ma torniamo alla “cantina”, un mondo segreto
no la maggior parte degli uffici dell'azienda dal nobile
dove tutto è nascosto, interrato. Una volta arrivati al
palazzo in “pietra forte” di piazza Antinori, acquistato
suo ingresso si scopre piano piano questo straordina-
per “4000 fiorini larghi di grossi” nel lontano 1506 da
rio atelier dedicato al vino, superando curve e appro-
Niccolò Antinori, nel momento in cui si aprì il capitolo
dando su una terrazza che si affaccia sulla campagna.
rivoluzionario della storia della famiglia: il momento
Là sono chiare le incisioni, quelle due linee simili “a una
del vino. Quella del Bargino è molto più di una Cantina,
bocca” che danno il benvenuto a questa fucina del ter-
è un labirinto di volte e volumi sinuosi che danno forma
zo millennio dove il vino è cuore e parte integrante di
al nuovo quartier generale di un'azienda che del vino e
un percorso che attraversa la cantina di fermentazione,
del suo territorio ha fatto un cavallo da battaglia da
la barricaia, la bottaia, il museo, una libreria, una botte-
generazioni. Siamo nel cuore del Chianti, la terra che
ga di sapori, il ristorante, l'auditorium. Il progetto
ha vissuto l'origine dei “vinattieri” della famiglia Anti-
architettonico nasce nel 2005, ideato dall'architetto
nori, ben ventisei generazioni che hanno visto le batta-
fiorentino Marco Casamonti, uno dei soci fondatori
glie tra guelfi e ghibellini per poi inurbarsi e farsi bor-
dello Studio Archea Associati, che ha voluto un edificio
ghesi nella Firenze del 1200, dove furono commercian-
intimamente legato alla natura dalla grande valenza
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87 artistica e paesaggistica; per questo ha scelto materiali naturali e toscani, la terracotta di Impruneta, la pietra, il ferro Corten. L'ingegnere Paolo Giustiniani dello Studio Hydea, anch'esso fiorentino, si è occupato della Direzione lavori e dell'engineering di questo audace e straordinario progetto. La realizzazione della cantina è stata curata da INSO Spa in qualità di General Contractor. Marchesi Antinori nel Chianti Classico è un luogo pieno di armonia, luce ed equilibrio. Qui si respira la voglia di fare grandi vini e di farli conoscere; è un luogo aperto al mondo e alle novità, un luogo dove i cultori del vino e i più giovani possano affacciarsi sulle terrazze trasparenti costruite all'interno delle cantine e da qui capire la vera essenza di questo progetto. Tutto è all'insegna della circolarità e della trasparenza: le linee sinuose delle cantine, i ponti sospesi, a pochi metri dai tini dove fermenta il mosto. In questo modo il visitatore ha la possibilità di assistere alla fase di creazione del vino come in un vero spettacolo teatrale, osservando cantinieri e tecnici intenti alle varie fasi del lavoro. In alcuni momenti sembra di essere in un salotto dove l'intimità e il silenzio fanno veramente apprezzare tutte le fasi della lavorazione, dalla vigna al momento della degustazione. Le nuove cantine diventano così il luogo dove scoprire il “piacere di respirare il vino”, di capire i suoi tempi: la pigiatura, la fermentazione, la maturazione e l' invecchiamento. Le nuove cantine sono il luogo di produzione dei famosi vini Villa Antinori, Marchese Antinori Chianti Classico Riserva, Vinsanto del Chianti Classico, Pèppoli Chianti Classico e dell'olio exta-vergine Pèppoli e Laudemio. Dal punto di vista tecnico la struttura è stata ideata per consentire la vinificazione 'per gravità', quindi in totale assenza di pompe meccaniche: questo permette un importante risparmio energetico e un utilizzo funzionale dello spazio sottostante i serbatoi. La vinificazione a caduta è infatti un metodo che permette una lavorazione delle uve meno traumatica, per un risultato da apprezzare nel momento della degustazione, quando prendiamo il bicchiere e ne guardiamo il contenuto in controluce, poi lo avviciniamo per sentirne il profumo e quindi per soddisfare il gusto. Massima è stata l'attenzione all'ecologia: bassissimo l'impatto ambientale e bassissimo il consumo energetico. Le temperature necessarie per affinare il vino in barrique sono frutto della terra e non di impianti di refrigerazione. La cantina Marchesi Antinori nel Chianti Classico è stata progettata ispirandosi all'antica tradizione architettonica delle “neverie”, gli ambienti dove si conservava e si pressava la neve per ottenere locali freschi nei mesi caldi: il princi-
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89 pio è quello di mantenere la temperatura ideale per la produzione e la conservazione del vino in modo assolutamente naturale. All'interno della Cantina si trova anche un Museo che presenta una parte della collezione storica di Palazzo Antinori a Firenze unita a interventi di artisti contemporanei internazionali; l'idea è quella di continuare la collezione della famiglia, carica di storia e di tradizione artistica. Il museo è rappresentato dal Chianti, quasi un museo en plein air. In occasione dell'inaugurazione vennero coinvolti Rosa Barba, Yona Friedman e Jean Baptiste Decavèle, che hanno creato delle opere attente alle tematiche del paesaggio e della memoria del territorio. Un Auditorium interamente rivestito in legno di rovere è luogo ideale per incontri, workshop, convention, in cui si confrontano e 'fermentano' le idee insieme alla Libreria, mentre una Bottega Dei Sapori e un Ristorante sono i luoghi dove degustare vino e cibi tradizionali toscani. La nuova Cantina Marchesi Antinori è un segno nel territorio e del territorio, una risposta alla storia e all'amore per il vino. Oggi, dopo cinque secoli di Antinori, accanto a Piero sono le figlie Albiera, Allegra e Alessia a rappresentare il futuro della famiglia.•
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NEI BALCANI IN CERCA DI NAIF
NEI BALCANI
IN CERCA DI NAIF
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91 testo e foto di Giulio
C
Badini
i sono molti buoni motivi per visitare la regione
artistici come le chiese i monasteri ortodossi, ma tuttora
balcanica e le diverse nazioni che oggi la com-
trascurati dai circuiti turistici a causa delle ingenti ferite
pongono, retaggio della frantumata ex repubbli-
materiali e morali causate da una feroce guerra intestina
ca federale yugoslava dissoltasi a partire dal 1991. Non
ancora in atto quindici anni fa. Destinazioni al momento
serve spendere parole per l'Istria e la Dalmazia croata,
forse non adatte per turisti, ma di indubbio interesse per i
ben note ai villeggianti italici che apprezzano da tempo
viaggiatori colti e curiosi, che dovrebbero essere quanto
bellezza del mare, monumenti artistici e storici, strutture
meno attratti dai tanti siti dichiarati dall'Unesco Patrimo-
ricettive, cucina e prezzi abbordabili. Meriterebbero inve-
nio dell'Umanità: uno in Bosnia, sei in Croazia, quattro in
ce più di qualche riga le altre regioni o stati della penisola
Serbia. Può esistere anche un'altra motivazione culturale
balcanica, vale a dire Croazia interna, Bosnia-Erzegovina,
a spingere verso queste terre: la ricerca delle opere dei
Serbia e Montenegro, tralasciando volutamente di parla-
pittori naif. Il termine naif è una parola francese che corri-
re di Kossovo e Macedonia dove le tensioni etniche sono
sponde all'italiano ingenuo, primitivo. Nell'arte si riferi-
ancora tali da non garantire affatto l'incolumità dei visita-
sce ad un atteggiamento estetico-espressivo dell'artista
tori. Gli altri sono stati di antica cultura, di notevole varie-
nei confronti dell'opera e spesso indica una produzione
tà etnica e ricchezza naturalistica, con ingenti patrimoni
non sorretta da una formazione professionale o comun-
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NEI BALCANI IN CERCA DI NAIF
que scolastica. L'opera è espressione di una creatività soggettiva, che non si colloca all'interno di correnti artistiche o di pensiero. L'artista segue il proprio istinto senza fare riferimento a dettami tecnici, che il più delle volte ignora, dipingendo per sé stesso, esprimendo senza compromessi una visione realistica e al tempo stesso poetica della vita, fantasticando con i pennelli fino ad accentuare le forme e la realtà. Si tratta spesso di autodidatti vissuti in contesti culturali semplici o addirittura marginali, capaci però di esprimere situazioni ed emozioni con un linguaggio elementare, privo di tecnicismi di derivazione scolastica, caratterizzato dalla spontaneità con cui interpretano il mondo che li circonda, oppure quello della loro fantasia. La loro pittura è costituita da un'esecuzione elementare, quasi infantile (mancanza di proporzioni, di prospettiva, ecc.) e racconta in modo fiabesco scene di vita quotidiana con un ricco accostamento di colori, usati generalmente puri per accentuare l'espressività e meglio scandire le immagini, spesso a soggetto agreste. Nel campo dell'arte il termine naif viene comunemente usato per designare un genere a partire dal 1964, in concomitanza con la mostra “Le monde des Naifs” tenutasi presso il Museo d'Arte Moderna di Parigi. In realtà la pittura naif, che con variazioni locali riguarda un po' tutto il mondo, nasce ben prima e la si può far risalire al francese Henri Rousseau (1844-1910), molto apprezzato da Picasso, le cui opere che ritraggono immagini della giungla e animali selvatici figurano nei principali musei e in importanti collezioni private. In Italia il maggior esponente è l'italo-svizzero Antonio Ligabue (1899-1965) il quale, nonostante una vita miserrima e gravi problemi psichici, con la sola istintività riuscì a produrre capolavori di potente espressionismo. Un ipotetico tour artistico nel mondo slavo non può che partire dal
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93 Museo croato d'arte naif di Zagabria, l'elegante capitale della Croazia, dove tra un migliaio di opere esposte figurano non pochi quadri di Ivan Generalic (1914-1992), il più noto autore croato a livello internazionale, nonché di altri pittori della famosa scuola di Hlebine da lui fondata, autentico motore dell'arte naif in Croazia. Seconda tappa d'obbligo quindi Hlebine, piccolo villaggio ai confini con l'Ungheria nella regione della Podrovina. Qui, negli anni 30, cominciò ad affermarsi l'arte spontanea, su tela e su vetro, di alcuni giovani contadini locali: tra questi Generalic, il cui realismo si stempra in una vena surreale, che nel 1953 espose a Parigi, facendo conoscere il suo villaggio nel mondo. Da allora Hlebine continua a sfornare artisti, le quotazioni di Ivan sono arrivate alle stelle, gli introiti dell'arte superano da tempo quelli dell'agricoltura e il piccolo villaggio, assieme ad altri vicini come Sigetec, Gola, Molve, Durdevac e Koprivnica, si è trasformato in un centro bohemienne, mentre i Generalic sono arrivati alla terza generazione. Una rassegna storica e un confronto delle diverse personalità si può avere visitando la Galleria d'Arte, il museo locale, la Galleria Generalic e le innumerevoli case-studio trasformate in ateliers, tanto care ai turisti ed ai commercianti d'arte in cerca di buoni affari. Il nostro tour non può prescindere nemmeno da Kovacica, piccolo centro della provincia autonoma della Vojvodina, nel nord-est della Serbia a 50 km da Belgrado. Questa vasta pianura agricola, bagnata dai fiumi Danubio, Sava e Tiso e considerata il granaio della montuosa Serbia, concentra un elevato numero di etnie diverse: serbi, ungheresi, croati, slovacchi, rumeni, cechi, tedeschi, ucraini, rom e tanti altri, che qui convivono attirati dalla fertilità del suolo. La stessa Kovacica, famosa in tutto il mondo per i pittori naif, è un villaggio a maggioranza slovacca, che vi si trasferirono
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NEI BALCANI IN CERCA DI NAIF all'inizio del 1800 per volere della monarchia austro-ungarica. Molte case sono dipinte o piastrellate con il tradizionale colore azzurro chiaro e recano sul timpano il nome della famiglia, e capita ancora di incontrare anziane signore nei loro svolazzanti costumi tradizionali, soprattutto alla messa domenicale nella chiesa evangelica protestante. Nel 1952, per festeggiare i 150 anni di Kovacica, venne organizzata una mostra di prodotti locali: assieme a begli articoli di artigianato in legno comparvero decine di quadri naif, opera di sconosciuti pittori contadini che rivelarono di possedere una notevole maestria. I primi ad affermarsi anche a livello internazionale furono Martin Jonas e Zuzana Chalupova, le cui opere figurano oggi nei principali musei e collezioni private del mondo, con quotazioni di tutto rispetto, ma l'intero paese si rivelò essere una vera fucina d'arte, tanto che l'Unesco lo ha inserito nella lista dei tesori umani. Nei primi anni 80 ero in Vojvodina per un reportage e le mie guide vollero farmi incontrare i due massimi artisti locali, entrambi di etnia slovacca. Jonas era un contadino semplice e mite, dalle mani callose e screpolate: viveva in una casa misera, dove regnava sovrana la confusione più assoluta. Se non fosse stato per un cavalletto con quadro in corso, non sarebbe nemmeno sembrata la casa di un pittore, in quanto non c'era nemmeno l'ombra di un quadro: lavorava a cottimo e le sue opere venivano acquistate dai galleristi prima ancora di essere realizzate, sulla fiducia. Difficile comunque riconoscere in lui l'autore di quelle luci prepotenti rosse, gialle e arancio, e soprattutto di quei giganti dalle mani e dai piedi enormi che sovrastavano ogni paesaggio, quasi facessero fatica ad essere contenuti nella cornice. Completamente diversa la casa della Chalupova, ampia e ordinatissima, con i quadri che riempivano le pareti di ogni stanza, dal pavimento al soffitto. Era piccola e paffutella, completamente vestita di nero e con tanto di fazzoletto in testa, e mostrava molto di più dei suoi anni. Sembrava davvero la nonna di tutti quei bambini allegri e colorati che dai suoi quadri erano diventati ambasciatori nel mondo dell'Unicef attraverso le cartoline d'auguri. Aveva fatto la contadina per tutta la vita, ora era sola e aveva tanto tempo a disposizione per esprimere sulla tela la sua visione edulcorata del mondo che la circondava, con gli occhi di bimba. Diverse opere di Jonas e della Chalupova, nonché di parecchi altri artisti locali, possono essere ammirate nella Galleria d'Arte Naif di Kovacica, ricca di oltre 500 opere. Gli artisti attuali espongono invece nella vicina Etno-Centar Babka, creata nel 1991 per valorizzare i giovani talenti. Oltre ai dipinti sono in vendita anche piatti e vetri decorati, cesti, bambole realizzate con i cartocci delle pannocchie e l'ottimo strudel ai semi di papavero.•
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L'Almanacco Barbanera ha più di 250 anni
L'Almanacco Barbanera ha più di 250 anni testo di Mariella
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Morosi
avvero l'Almanacco Barbanera, classe 1762, non
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sta edizione 2014, stampata in 2.500.000 copie e venduta
dimostra i suoi due secoli e mezzo. Accompagna
a 8 euro, si apre con il tradizionale augurio «Per un anno di
la vita di milioni di persone giorno dopo giorno,
felicità». Pratico e piacevole da leggere è diventato un
ci dice quando esattamente il Sole sorgerà o quando se
classico del buon vivere con ritmi slow, nel rispetto
ne andrà, ricollegandoci per un attimo al miracolo
dell'uomo e dell'ambiente, in nome della sostenibilità e
dell'universo di cui -spesso ci dimentichiamo- anche noi
della biodiversità. Anche il cibo, inteso rigorosamente
facciamo parte. Ma ci avverte anche se le stelle ci sono
come frutto della terra e delle stagioni, ha un ruolo premi-
favorevoli, se incontreremo l'amore, se la Luna è quella
nente e le 36 ricette proposte, basate su ingredienti
giusta per seminare l'orto o per piantare i bulbi, ci rivela il
nostrani sono replicabili a casa, per la tavola delle feste e
segreto per far lievitare il pane, interpreta i nostri sogni e
per quella di ogni giorno. C'è un nuovissimo spazio dedi-
ci suggerisce i numeri per il lotto. Da quando come luna-
cato alla riscoperta del «fatto in casa» e, in questi tempi di
rio uscì da una stamperia di Foligno, questo compagno
magra, tanti suggerimenti e piccole strategie per riciclare.
fedele della vita di tutti i giorni ha saputo rinnovarsi
Ci ricorda le buone pratiche utili per la casa, il giardino e il
secondo i tempi e la società. Se fino a qualche decennio fa
benessere, rivalutando i consigli della nonna, sempre con
era destinato alla popolazione rurale ed era appeso in
un occhio alla Luna, amica fidata delle più diverse attività.
cucina o nella stalla, oggi pur mantenendo la divisione
Anche chi vive intrappolato tra il cemento ma sogna
mese per mese si è aperto ad un pubblico più ampio, pro-
l'insalata nell'orto e le galline, lo legge come un romanzo.
ponendo uno stile di vita in armonia con il ritmo delle sta-
Ma chi era Barbanera, il misterioso fondatore di questo
gioni e con consigli utili per ogni momento della quoti-
miracolo editoriale, unico al mondo, oggetto persino di
dianità. Tra buone pratiche e nuove sensibilità anche que-
falsificazioni? Anche se Foligno (PG) ne rivendica i natali,
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L'Almanacco Barbanera ha più di 250 anni
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potrebbe essere nato nella vicina Spello che oggi ospita la
girovaghi, ambulanti e cantastorie. L'editore Ciampi si
Campi, sede editoriale dell'Almanacco dal 1889. C'e
specializzò nel tempo in pubblicazioni a diffusione popo-
anche l'archivio storico della Fondazione Barbanera 1762,
lare, dai pianeti della fortuna ai fogli delle canzoni ed
oltre ad uno straordinario Orto-giardino delle stagioni e
ebbe l'esclusiva di tutti i festival canori, da Sanremo a Pie-
dei semi rari, firmato dal paesaggista Peter Curzon. Il tutto
digrotta. Oggi è prevalentemente impegnato nelle edi-
è all'interno di un complesso agricolo del 18° secolo di
zioni legate al marchio Barbanera. L'almanacco 2014 che
sette ettari con coltivazioni biologiche. Prima monaco e
punta su temi «verdi», ad una nuova economia della Terra
poi eremita, questo barbuto personaggio si dedicò alla
e ai nuovi stili di vita fra tradizione e nuove frontiere, stra-
contemplazione del cielo e della terra. Un po' saggio e un
tegie collettive e piccole iniziative individuali, presenta
po' agronomo (oggi sarebbe definito bizzarro o anche
ogni mese un incontro-intervista con un personaggio.
peggio) attraverso un discepolo dispensava consigli per
Sono Fulco Pratesi, fondatore del WWF, Antimo Palumbo,
l'anno nuovo. E questo fu l'inizio della storia. Nonostante
storico degli alberi, Ugo Biggeri, della Banca Popolare
sia il più diffuso e longevo, il Barbanera non è stato il
Etica, la paesaggista Enrica Bizzarri, Don Ciotti, fondatore
primo almanacco italiano. Se ne stampavano fin dal Cin-
di Libera, Mattia Matrone, giovane agricoltore, Suor Tere-
quecento, soprattutto con consigli di tipo astronomico e
sa Bertoncello, il filosofo Duccio Demetrio, il meteorologo
astrologico, regole pratiche sul tempo giusto per trasfor-
Ignazio Cannizzaro, Wolfang Fasser musicoterapeuta, il
mare il porcello di casa in salsicce e anche con proverbi e
geografo Massimo Quaini lo scrittore Davide Ciccaresi.
curiosità. La storia del Barbanera si intreccia a quella della
Attualmente, Barbanera compare con rubriche e servizi su
città di Foligno e della sua vocazione per la stampa, con-
quotidiani, settimanali, mensili, radio e siti Internet. Una
divisa con Fabriano. I campi di canapa fornivano
presenza costante, quotidiana per milioni di lettori e di
un'eccellente materia prima per la carta e quel «fogliac-
ascoltatori. Salutiamo quindi l'arrivo del 2014 con la popo-
cio» che sarebbe diventato il lunario italiano per eccellen-
larissima strofetta che era sulla bocca di tutti:
za uscì dalla stamperia di tal Pompeo Campana. A diffon-
«Gli astri il sole e ogni sfera or misura Barbanera, per poter
derlo nelle piazze e nelle fiere paesane ci pensavano
altrui predire t utto quel che ha da venire»•
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Foto di Anna Alberghina: Senegal
Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com www.emotionsmagazine.com Progetto Grafico, impaginazione e creazione logo Emotions Ilenia Cairo icairo@emotionsmagazine.com Collaboratori Anna Alberghina, Anna Maria Arnesano, Giulio Badini, Luisa Chiumenti, Giuseppe Garbarino, Roberto Lippi, Pamela McCourt Francescone, Mariella Morosi, Viviana Tessa, Annarosa Toso Traduzione testi Pamela McCourt Francescone Responsabile Marketing e Comunicazione Mirella Sborgia msborgia@emotionsmagazine.com Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 - 00198 Roma Tel. e fax 068417855
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 - N° 310/2011 Copyright © - Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Casa Editrice che ne detiene i diritti.
arte
n
La fantasia non fa castelli in aria, ma trasforma le baracche in castelli in aria. Karl Kraus
srl
viaggi e cultura
falegnami dal 1841