Emotions magazine rivista viaggi e turismo giugno luglio 2018 anno8 n29

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Largo Brancaccio, 82/B - 00184 Roma ITALIA Tel 06 2038241 Fax 06 20382433 agenzia.romabrancaccio.it@generali.com www.agenzie.generali.it/ROMABRANCACCIO/Agenzia/


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SOMMARIO 8

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I PIÙ SOFISTICATI TEMPLI BUDDISTI DEL SUD EST ASIATICO

TOKYO: IL SUPER YOSAKOI

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LUANG PRABANG: LA GEMMA NASCOSTA DEL LAOS

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LE DONNE DEL NEPAL: UNA FORZA DORMIENTE

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GRECIA : LE BIANCHE SCOGLIERE DI LEFKADA

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FIJI: LA LEGGENDARIA ISOLA MONURIKI Le tipiche case colorate di Parga in Epiro EMOTIONS

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SOMMARIO

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Ragazza Tharu tribù di lingua indoariana presente nel Nepal meridionale

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FLORIDA: MIAMI NON SOLO SPIAGGIA

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Nel cuore di Miami i segreti di una città da archistar

CASTEL SAN PIETRO TERME: TERRA DEL BUON VIVERE

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ISOLA MADRE: L’ESOTICO DI CASA NOSTRA

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KALEIDOSCOPE

Mazagan Beach & Golf Resort Sule Shangri-La Yangon

Progetto grafico e impaginazione Elisabetta Alfieri e.alfieri@emotionsmagazine.com

Collaboratori Anna Alberghina Luisa Chiumenti Pamela McCourt Francescone Giuseppe Garbarino Josée Gontier Simone Ladisa Mariella Morosi Paolo Ponga Lorenzo Zelaschi redazione@emotionsmagazine.com

Cura rivista online Idea Art&More web@emotionsmagazine.com

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DICEMBRE

Creazione logo Ilenia Cairo

Responsabile Marketing e Pubblicità Enrico Micheli e.micheli@emotionsmagazine.com

Cambogia: Artisans Angkor

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Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com

Fotografi Anna Alberghina Simone Ladisa Paolo Ponga Lorenzo Zelaschi

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LIBRIEMOTIONS

Photo by Simone Ladisa

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Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 -00185 Roma Tel e Fax 068417855

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 – N° 310/2011 Copyright © – Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Case Editrice che ne detiene i diritti.



Super Yosakoi, Tokyo photo by Simone Ladisa


S C R I V I A M O

A R T I C O L I

P E R

S U S C I T A R E

E M O Z I O N I

TERESA CARRUBBA EDITORE DIRETTORE RESPONSABILE

E’ innegabile, il turismo ha bisogno di immagini che stimolino la fantasia insita nella preparazione al viaggio. E’ per questo che Emotions è sempre più attento alle foto dando spazio anche a fotografi professionisti che, con i loro reportage, fermano le espressioni più accattivanti di volti, movimenti e luoghi filtrati dalla loro individuale personalità. Ma la sollecitazione a scegliere una meta nasce anche dalle sensazioni di chi viaggia e descrive le proprie esperienze emozionali e visive portandoci per mano in quel luogo già carichi di curiosità. Intriga per esempio il reportage fotografico di un festival, Super Yosakoi che ogni anno ad agosto si svolge a Tokyo, grazie alle splendide immagini che colgono i danzatori nei momenti più espressivi della performance. O le immagini avvolte in drappi color zafferano dei monaci buddisti di Luang Prabang, in Laos, che ci conducono ad un’atmosfera di misticismo e semplicità quotidiana. O la realtà delle donne del Nepal le quali, strette in un contesto di ancestrali leggi non scritte, cercano di far emergere la grande forza che è in loro. Ma Emotions propone anche mete che privilegiano l’aspetto vacanziero come l’immancabile Grecia, qui rappresentata da Lefkada e le sue fantastiche scogliere che abbracciano baie e spiagge da non perdere. O le molte isole delle Fiji, come la leggendaria Monuriki talmente bella da essere stata scelta per famosi set cinematografici.

tcarrubba@emotionsmagazine.com


Photos by Simone Ladisa

T O K Y O : S U P E

REPORTAGE FOTOGRAFICO


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SIMONE LADISA

Y O S A K O I

E’ UNA COMPETIZIONE NAZIONALE DI BALLI TRADIZIONALI DI GRUPPO, PROPOSTI IN CHIAVE MODERNA, CHE SI SVOLGE AL MATSURI DEL TEMPIO MEIJI, A TOKYO. UN’ESPLOSIONE DI COLORI, TRADIZIONI, MOVIMENTI E SUONI CHE COINVOLGONO ED EMOZIONANO.

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OGNI ANNO, ALLA FINE DI AGOSTO, UNA GRANDE MANIFESTAZIONE ACCENDE LE STRADE DEL QUARTIERE DI HARAJUKU. NEL PIENO CENTRO DI TOKYO, ACCANTO AD OMOTESANDO, SI TIENE IL FESTIVAL SUPER YOSAKOI. IN OCCASIONE DEL MATSURI DEL TEMPIO MEIJI, CHE SI TROVA IMMERSO NEL PARCO YOYOGI, SI TENGONO I FESTEGGIAMENTI, CON BANCHETTI DI CIBO E GIOCHI. VENGONO POI ALLESTITI DEI PALCHI SU CUI SI SVOLGE APPUNTO IL SUPER YOSAKOI. LO YOSAKOI È UNA DANZA DI GRUPPO CARATTERIZZATA DA UNO STILE TRADIZIONALE, COMBINATO A MUSICA E RITMI MODERNI. IL SUPER YOSAKOI È UNA ESIBIZIONE CHE VEDE PARTECIPARE GRUPPI PROVENIENTI DA TUTTO IL GIAPPONE. LE PERFORMANCE SI SUSSEGUONO SENZA PAUSE PER DUE GIORNI, A ROTAZIONE SU VARI PALCHI. IL PALCO PRINCIPALE SI TROVA ALL’INGRESSO DEL PARCO YOYOGI, QUI È PRESENTE ANCHE LA TELEVISIONE PER RIPRENDERE L’EVENTO. CI SONO POI DUE PALCHI SECONDARI: IL PRIMO È VERSO L’INGRESSO DEL TEMPIO MEIJI, MENTRE IL SECONDO SI TROVA VICINO ALLA STRUTTURA DELLO YOYOGI NATIONAL

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GYMNASIUM. HO SEGUITO QUESTA MANIFESTAZIONE FIN DALL’EDIZIONE DEL 2009, E MI HA SEMPRE AFFASCINATO ED EMOZIONATO. LA PASSIONE CON CUI I BALLERINI PARTECIPANO È GRANDISSIMA. ESIBIZIONI PIENE DI ENERGIA, CON COREOGRAFIE CHE MESCOLANO IN MANIERA PERFETTA UNA MODERNA DINAMICITÀ, ASSIEME AD UN’ATMOSFERA TRADIZIONALE. NEL CORSO DELLE VARIE EDIZIONI, HO AVUTO MODO DI VEDERE GRUPPI FORMATI DA GIOVANI ATLETICI, CON COREOGRAFIE MODERNE, E DI GRANDE PREGIO ARTISTICO. GRUPPI FORMATI DA BAMBINI, ALCUNI SOLO DI SPLENDIDE SIGNORE DI UNA CERTA ETÀ, RARAMENTE ANCHE DI PICCOLE COMUNITÀ STRANIERE INSEDIATE IN GIAPPONE, COME GRUPPI COREANI O AFRICANI. LO SPIRITO INVECE È SEMPRE LO STESSO, OGNI GRUPPO PRESENTA LA SUA ESIBIZIONE, FRUTTO DI SFORZI E ALLENAMENTI DEI MESI PRECEDENTI, CON LA CONSUETA ALLEGRIA ED ENERGIA. ED È PROPRIO LO SPIRITO CHE ANIMA QUESTI BALLERINI CHE MI HA FATTO INNAMORARE DI QUESTA MANIFESTAZIONE, CATTURANDO LA MIA ATTENZIONE E QUELLA DEL MIO OBIETTIVO FOTOGRAFICO.

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I COLORI DEI VESTITI SI MUOVONO SUL PALCO COME ONDE VARIOPINTE E COORDINATE DA UN’INVISIBILE REGIA. LA MUSICA CARICA I BALLERINI, RICHIAMA IL CUORE DEL PUBBLICO, E FONDE TUTTI I PARTECIPANTI IN UN FLUSSO RITMICO CHE SINCRONIZZA ANCHE I RESPIRI.

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HO SEMPRE CERCATO DI RAPPRESENTARE UNA PARTE DI QUELLO SPIRITO CHE TRASPARE DAI VOLTI DEI BALLERINI. SGUARDI ORGOGLIOSI DELLA LORO TRADIZIONE, SORRISI SODDISFATTI PER QUELLO CHE SI INSCENA, E MOVIMENTI TIPICI DELLA TRADIZIONE GIAPPONESE. VITALITÀ E COLORI SONO INGREDIENTI CON I QUALI I DANZATORI STREGANO L’OCCHIO DELLO SPETTATORE. PUR ASSISTENDO AD UNO SPETTACOLO ECCEZIONALE, FOTOGRAFICAMENTE QUESTA MANIFESTAZIONE PRESENTA NUMEROSE DIFFICOLTÀ ED INSIDIE. SAREBBE FACILE RIDURRE TUTTO AI NORMALI PROBLEMI DI FOTOGRAFARE ALL’APERTO: ALCUNE VOLTE LA PIOGGIA HA OSTACOLATO LA REALIZZAZIONE DI BUONI SCATTI, ALTRE VOLTE IL CALDO SOFFOCANTE E IL SOLE ESTIVO MI HANNO PROCURATO DELLE BRUTTE BRUCIATURE DURANTE L’ATTESA. INVECE LE DIFFICOLTÀ SI CONCENTRANO SEMPRE NEL RIUSCIRE AD ISOLARE I SOGGETTI DAI NUMEROSI ELEMENTI DI DISTURBO CHE CIRCONDANO IL PALCO. IMPALCATURE, RIFLETTORI, PUBBLICO. IN UNA MANIFESTAZIONE DI QUESTO TIPO, CHE COINVOLGE PIÙ DI 5MILA BALLERINI, ADDETTI AI LAVORI,

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UN PUBBLICO NUMEROSO, DIVENTA DI ESTREMA DIFFICOLTÀ COGLIERE LE ANGOLATURE GIUSTE E ISOLARE IL VERO CUORE DELLO SPETTACOLO. PIÙ VOLTE SI DEVE SACRIFICARE IL PROPRIO POSTO, CON UNA BUONA VISUALE E OTTENUTO CON ORE DI ATTESA, SOLAMENTE PER POTER CAMBIARE ANGOLAZIONE RISPETTO AL PALCO ED EVITARE LA MONOTONIA NELL’INQUADRATURA. IL SUPER YOSAKOI PER ME NON È SOLO UNA SPLENDIDA OCCASIONE PER FOTOGRAFARE, MA UN EVENTO CHE MI PIACE VIVERE COME SPETTATORE. ASSISTERE ALLA PARATA DI TUTTI I GRUPPI NELLA STRADA PRINCIPALE, MUOVERMI DA PALCO A PALCO CERCANDO I MIEI GRUPPI PREFERITI, GIRARE TRA I BANCHETTI ASSAPORANDO OTTIME OKONOMIYAKI O DOLCETTI DI VARI TIPI. UNA REGOLA D’ORO PER REALIZZARE UN BUON REPORTAGE È QUELLA DI VIVERE INTENSAMENTE IL POSTO, L’EVENTO, E LE PERSONE. CON IL SUPER YOSAKOI È STATO SEMPRE FACILE LEGARMI A QUELLE ATMOSFERE, GRAZIE AL FASCINO E ALLA BELLEZZA DI UNO SPETTACOLO SUPERBO.

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Photos by Anna Alberghina

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E’ UNA CITTÀ UNICA AL MONDO. SONO ORMAI RARI I LUOGHI CHE CONSERVANO INTATTE

LE TRADIZIONI E LA SPIRITUALITÀ DEL PASSATO

ANNA ALBERGHINA

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Ex protettorato francese, il Laos conquistò l'indipendenza nel 1954 ma, poco dopo, attraversò uno dei periodi più difficili della sua storia. Dovette fronteggiare una lunga guerra civile, la “guerra segreta” che si intrecciò con la vicina guerra del Vietnam e che aveva lo scopo di boicottare gli approvvigionamenti destinati al Vietnam del Nord. Nel 1992 furono aperte le frontiere al turismo e nel 1994 fu costruito il primo “ponte dell'amicizia” sul Mekong tra Laos e Thailandia all'altezza di Vientiane. Dimenticati gli orrori della guerra, infatti, oggi il Laos è una ambitissima meta turistica. Un viaggio in questo Paese non può prescindere dalla visita del suo più prezioso gioiello: Luang Prabang. Costruita su di una penisola alla confluenza fra il Mekong e il fiume Nam Khan, Luang Prabang è circondata da montagne ricoperte da una fitta foresta. Patrimonio Unesco, ospita 34 Wats, templi buddisti, tutti concentrati nel piccolo centro GIUGNO - LUGLIO

urbano. Ciò che rende straordinari questi edifici religiosi non è solo la loro architettura, frutto della fusione tra lo stile tradizionale e quello coloniale, ma la cospicua presenza di monaci dediti agli studi religiosi. Riti e cerimonie sono ancora diligentemente praticati. Luang Prabang deve il suo nome alla statua d'oro del Buddha, il Prabang, portata nel paese dal primo re, Fa Ngum, quando la città divenne capitale del regno nel 1523. Rubata per ben due volte dagli invasori Siamesi, fu sempre recuperata. I numerosi Wat, che sono fra i più sofisticati templi buddisti di tutto il sud est asiatico, sono riccamente decorati. Wat Xieng Thong, costruito nel 16esimo secolo, è un insieme di pagode straordinarie. Luang Prabang è una città tranquilla, con deliziosi boutique hotels, vivaci mercati artigianali, raffinate botteghe di tessuti e caffè alla moda. Un'utopia coloniale isolata dal resto del mondo, il mito dell'Indocina dell'immaginario collettivo.

In questa pagina: Monaci in preghiera, riti e cerimonie sono ancora diligentemente praticati. Ciò che rende straordinari questi templi è anche la cospicua presenza di monaci dediti agli studi religiosi


LUANG PRABANG

LUANG PRABANG, PATRIMONIO UNESCO, OSPITA 34 WATS, TEMPLI BUDDISTI, TUTTI CONCENTRATI NEL PICCOLO CENTRO URBANO

A partire dall’alto: il Wat Mai, il Wat Xieng Thong, il Wat Phu EMOTIONS

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A LUANG PRABANG I TEMPLI SI RISVEGLIANO PRESTO E LA QUESTUA MATTUTINA DELLE ELEMOSINE, IL TAK BAT, DÀ L'AVVIO ALLE ATTIVITÀ DEL GIORNO. AL LEVAR DEL SOLE, COLPI DI GONG RIMBOMBANO NELL'ARIA UMIDA AVVISANDO CHE I MONACI STANNO PER DARE INIZIO ALLA PROCESSIONE. SUL CIGLIO DELLA STRADA, GRUPPETTI DI FEDELI INGINOCCHIATI SULLA PROPRIA STUOIA, NE ATTENDONO IL PASSAGGIO, TRA LE MANI UN BEL CESTINO DI PAGLIA COLMO DI RISO GLUTINOSO. I MONACI PROCEDONO SVELTI, IN FILA INDIANA, A PIEDI NUDI. AVVOLTI NELLE VESTI COLOR ARANCIO E ZAFFERANO ACCENDONO DI COLORE LA PENOMBRA DEL PRIMO MATTINO. PORTANO A TRACOLLA UN VASO CAPIENTE IN CUI VERRÀ VERSATA L'ELEMOSINA. DOPO OGNI RACCOLTA SI SOFFERMANO AD INTONARE UN BREVE CANTO, FORSE UNA BENEDIZIONE. POI LA PROCESSIONE PROSEGUE

VERSO IL SUCCESSIVO GRUPPETTO IN ATTESA.

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Non si tratta di un evento messo in scena per attirare i turisti ma di uno degli aspetti più sentiti e genuini della tradizione laotiana. Un gesto antico, una delle cerimonie più toccanti e spettacolari dell'Asia, la testimonianza vivente di una spiritualità che il comunismo non è riuscito a cancellare. Il suo significato sta proprio nel rinsaldare il legame spirituale tra la comunità monastica e quella laica, l'una responsabile del benessere spirituale e l'altra del supporto materiale. Le origini della cerimonia si fanno risalire al 14esimo secolo quando i monaci buddisti, non ancora organizzati in monasteri, erano semplici viandanti che facevano affidamento sulle offerte per riempire le ciotole che rappresentavano il loro unico possedimento. Lascio con nostalgia e commozione questa città unica al mondo. Sono ormai rari i luoghi che conservano intatte le tradizioni e la spiritualità del passato. Occorre visitarli al più presto prima che vengano anch'essi travolti dall'appiattimento della globalizzazione.

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LE ORIGINI DELLA CERIMONIA DEL TAK BAT SI FANNO RISALIRE AL 14ESIMO SECOLO QUANDO I MONACI BUDDISTI NON ANCORA ORGANIZZATI IN MONASTERI ERANO SEMPLICI VIANDANTI

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A sinistra in alto: donne Brao del Sud del Laos In basso: villaggio Brao nel Sud del Laos A destra: un gruppo di statue del Buddha nelle grotte di Pak Ou

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Donna nepalese, seduta sull’uscio di casa, nella zona periferica della città di Sauraha

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Le Donne nepalesi mi fanno venire in mente gli elefanti.

Questi splendidi animali, dagli occhi dolci come mandorle, si lasciano addomesticare dimentichi della loro forza; e per tutta la vita saranno fedeli al mahout

- colui che si occupa della loro gestione - smarrendo

la consapevolezza di quanto poco sforzo servirebbe loro per infrangere le catene che li separano dall’autonomia.

Si tratta di una scelta - seppur inconsapevole, a volte -

Photos by Lorenzo Zelaschi

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da parte dell’elefante e della Donna, di lasciarsi ammansire; riponendo nel profondo di loro stessi ciò che li collega alla loro potenza e quindi alla loro indipendenza.

Anche se questo comporta una responsabilità da portare: delegare ad altri la propria libertà.

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Donna trasporta, sulla schiena, legna e un carico di foglie

Se siamo turisti in cerca di trekking da sogno, venuti in Nepal per trovare quella piacevole atmosfera chill out – shanti, come si direbbe in India –, sarà ovviamente difficile entrare in profondità e captare quel che è celato dietro i muri delle case di adobe dei villaggi rurali o in una qualsiasi abitazione della medio borghesia di città come Pokhara o Kathmandu. Nemmeno io, che vivo qui da tre mesi, posso dire di avere una visione profonda di ciò che è la vita delle Donne qui e ora. Tutt’al più possiamo constatare come si svolgono le loro giornate nei vari strati sociali, ma sarà difficile prendere consapevolezza di quel che davvero una Donna nepalese prova. Forse neanche loro riescono a leggersi dentro con chiarezza, in quanto molte, probabilmente, non hanno mai vissuto o non conoscono una situazione differente. La società del Nepal è di stampo rigidamente patriarcale; le Donne, qui, hanno ruoli subordinati agli uomini in molti aspetti della vita e transitano dall’autorità del padre a quella del marito. Nonostante alcune differenze: nelle comunità tibeto-nepalesi la condizione della Donna è migliore di quella dei gruppi etnici Pahari, Newari e Tharu. Persino nell’ottenere la cittadinanza la Donna ha bisogno dell’autorizzazione del padre o del marito.

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UNA FORZA DORMIENTE

Era il crepuscolo, e stavo passeggiando ai margini

della foresta, vicino alla città di Lumbini, quando

in lontananza ho notato una famiglia nepalese

intenta a raccogliere della legna; sono stato notato

a mia volta dalla figlia che, un po’ titubante, si è

avvicinata a me per chiedermi una fotografia.


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Una volta sposata - a volte con la forza e minorenne - una Donna sola non può tornare dai suoi genitori perché deve restare al fianco del marito - anche solo per questioni di tipo economico - e ubbidirgli. Perché sì, il matrimonio rende una Donna di proprietà del marito e della sua famiglia. Le cose non migliorano se la Donna rimane vedova, perché considerata una reietta e per questo perseguitata. Secondo alcuni studi, il 99% degli uomini ritengono che le donne debbano ubbidire loro, e il 66% delle ragazze e delle donne nepalesi si dichiarano vittime di violenze fisiche, verbali, di aggressioni o di molestie sessuali. La condizione femminile, per sua stessa natura, è considerata impura e - soprattutto nei villaggi rurali - durante il ciclo mestruale può succedere che le donne vengano isolate per trascorrere le giornate in capanne, alcune di queste prive di qualsiasi comfort. La legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, nel 2010, ha fatto sì che iniziasse a verificarsi l’aborto selettivo delle figlie femmine. Se non bastasse, ad ulteriore conferma della supremazia dell’uomo, pare che solo un figlio di sesso maschile possa garantire l’accesso al paradiso ai suoi genitori.

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A sinistra: Ritratto di bambina durante l’Holi Festival. In basso: Ritratto di danzatrice ad un matrimonio nepalese. Come in India, in Nepal sono presenti le caste e, come si può notare, i tratti somatici di questa ragazza possiedono una miscellanea più orientale: pelle più bianca, zigomi più alti e occhi leggermente più allungati derivanti soprattutto dall’influenza mongola; le persone con origini di questo tipo spesso appartengono alle caste più basse.

Ragazze Tharu - tribù di lingua indoariana

presente nel Nepal meridionale - danzano,

vestite con gli abiti tipici, in occasione

dell’Holi Festival; festa religiosa

di origine indiana, in cui è usanza sporcarsi

il più possibile con polveri colorate,

per simboleggiare la gioia della rinascita.

Non a caso, si svolge in primavera. EMOTIONS

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Qui ci troviamo in uno dei piccolissimi paesi del Chitwan Park, costituiti prevalentemente

da strade sterrate e case di adobe; quando ho scattato la fotografia questa bella e giovane ragazza di vent’anni, già sposata e con un figlio piccolo, mi aveva appena raccontato che pochi giorni prima una donna del paese, andando a prendere la legna, era stata uccisa da una tigre.

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Senza dubbio, l’aura di patriarcato - in Nepal come anche nella vicina India - si respira, si vede e volendo si tocca con mano. E’ inevitabile che, qui, le Donne non abbiano vita facile sotto quest’aspetto. Ma cosa significa davvero avere vita facile per una Donna? Generalmente, si demonizza troppo la condizione di vita semplice, definendola arretratezza, e dimenticando che anche il progresso cela i suoi lati oscuri. Anche in paesi GIUGNO - LUGLIO

più evoluti può esistere un tipo di violenza meno fisica e più psicologica (spesso più difficile da individuare) che si perpetua durante l’arco di tutta una vita – silenziosamente - e può essere nascosta da una maschera, molte volte inconsapevole, di agiatezza economica e corsa al successo. Nonostante tutto e tra tutte le difficoltà che può rappresentare la vita in Nepal per una Donna, è un punto di forza - a parer mio - la


UNA FORZA DORMIENTE

solidità del nucleo familiare e del calore umano al suo interno. In Nepal la famiglia viene messa al primo posto, i figli piccoli trascorrono molto tempo tra le braccia del calore materno. E il cuore di una madre credo sia felice di questo, ma capisco anche la sua necessità di indipendenza e realizzazione personale. Tuttavia credo che la Donna, per inseguire questo obiettivo non debba scimmiottare l’uomo e fare le sue veci. Non dovrebbero entrambi scambiarsi di posto. Perché è la femminilità - nel senso più vero e profondo del termine - la vera Forza della Donna. E la sensibilità, di cui le Donne sono generalmente dotate più degli uomini, può essere tra gli strumenti più utili e potenti. Sono convinto che le Donne di questo bellissimo stato alle pendici dell’Himalaya, possiedano un animo forte e un grande cuore, oltre ad essere dotate di una raffinata bellezza; si può leggere nei loro sguardi, così dolci e al contempo incredibilmente determinati. Se solo si rendessero conto della loro forza! Ma forse il processo cognitivo, anche se lento, è già in atto. Nikita, una ragazza nepalese di diciotto anni mi ha detto: «Quando troverò un ragazzo o un marito - se lui mi darà il permesso mi piacerebbe iniziare a portare delle gonne un po’ più corte» intendeva all’altezza delle ginocchia, in quanto solitamente le porta lunghe fino ai piedi «perché vorrei essere bella, ma solo per lui, e far sì che voglia sempre me e non desideri nessun’altra». E’ vero che la Donna in Nepal subisce una disparità nei confronti dell’uomo, ed è pur vero che soffre di questo; ma i tempi stanno cambiando rapidamente e l’abitudine a certe usanze denigranti diviene sempre più elastica col passare degli anni. Qualcosa dunque sta cambiando per l'universo femminile di quest'angolino del mondo?

In alto: Ritratto di donna realizzato nella zona rurale della città di Lumbini

A sinistra: Ragazza, nella zona rurale di Sauraha. Queste donne possiedono un’eleganza innata; si abbigliano con poche semplici cose, riuscendo a risultare bellissime. La raffinatezza è una qualità, prima di tutto dell’animo

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LE BIANCHE SCOGLIERE DI

LEFKADA

Un’isola che si tiene stretta quella terraferma di cui replica una natura selvaggia che toglie il respiro.

Lingue di terra che s’immergono sinuose in un mare ora turchese ora cobalto, insenature che accolgono tra possenti braccia di ruvida pietra piccole spiagge a sabbia bianca o ciottolate, grotte in cui s’infrangono i flutti spumeggianti, orridi che precipitano giù per anfratti e fenditure nell’acqua profonda del Mar Jonio. Le alte scogliere di Lefkada, raccontate persino da Omero, sono di una bellezza struggente e irresistibile. Un’attrazione che però fu fatale alla poetessa Saffo la quale cercò la morte gettandosi proprio da una rupe dell’isola. Forse non a caso scelse la più emozionante e magica, Porto Katsiki, a sud dell’isola. Dopo una salita impervia e faticosa persino con la macchina, il premio è lì. Si apre allo sguardo un vero miracolo della natura, due maestosi promontori s’insinuano

ad arco in un mare cristallino accogliendo una spiaggia di ciottoli e sabbia raggiungibile in barca o scendendo 100 scalini di legno. Ne vale la pena. Le spiagge della costa ovest di Lefkada, sono inserite in una natura brulla che protegge le insenature con rilievi rocciosi a strapiombo come Agios Nikitas, con la vasta spiaggia e le antiche casette di legno, Kathisma che, oltre a essere una delle spiagge più frequentate di Lefkada, è anche una delle più belle. Caratterizzata da sabbia mista a ciottoli, scogliere laterali e mare limpidissimo, è attrezzata e offre una vasta scelta di bar, ristoranti e locali pieni di vita. Poi Egremni, una vera meraviglia naturale fatta di maestose scogliere, ampio arenile di sabbia e sassi. Di contro, la costa orientale è più morbida e rilassata nei languidi porticcioli da diporto dove centinaia di alberi delle barche a vela tintinnano al vento creando un’atmosfera vacanziera ed elegante.

In basso: Grotta Papanikolis, nell’isola Meganisi

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Sotto: la spiaggia di Porto Katsiki

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LE BIANCHE SCOGLIERE DI

LEFKADA Ne è un esempio Syvota, un villaggio di pescatori dall’aspetto mondano grazie ai numerosi ristoranti e caffè, specie attorno al porto. E anche Nydri, altro villaggio di pescatori, in posizione mediana tra la città di Lefkada e Vassiliki. Il suo porto turistico è frequentato da yacht, spesso lussuosi, ed è il punto d'incontro per l'annuale Regata Ionica, il più grande evento di yacht del Mediterraneo. Questo lato di costa è punteggiato da isole e isolotti, a volte poco più di uno scoglio, letteralmente coperti da una fitta, verdissima vegetazione, quasi un morbido tappeto. E proprio da Nydri partono numerosi traghetti che conducono a Itaca e Cefalonia oppure costeggiano, in una crociera di qualche ora, le varie isole di fronte a questa costa di Lefkada. Per esempio Meganisi, che vale una sosta, con la sua lunghissima storia che parte dal Neolitico e dal poeta Omero. Lussureggiante di ulivi e pini, è ricca di molte piccole baie nascoste, attracco ideale per le imbarcazioni, come Ampelaki, Mpalos, Elia e Vathy, il porticciolo dove arrivano i battelli provenienti da Nydri, con piacevoli locali dove si può indugiare davanti ad un aperitivo. Nel sud dell'isola ci sono numerose grotte marine, tra le quali quella di Papanikolis. E soprattutto Skorpios, la mitica isola di Onassis, che ha visto crescere gli appassionati e tormentati amori dell’armatore greco per due delle donne più famose e affascinanti: la cantante lirica Callas e Jacqueline Kennedy, first lady statunitense. La bellissima isola, con spiaggette appartate, ville nascoste nel bosco, il molo e la chiesetta fatti costruire appositamente per il matrimonio con Jacqueline, ereditata dalla nipote Athina, ora è stata acquistata da un facoltoso imprenditore russo, ad una cifra che non ci è dato sapere. Quello che si dice però è che il nuovo proprietario di Skorpios ne farà una location superlussuosa costruendo ville che affitterà a ben 60mila euro al giorno!! I lavori sono previsti per l’estate; fino ai primi di maggio alcuni traghetti che costeggiano le isole di questa zona, hanno consentito ai turisti di tuffarsi nelle baie della segretissima Skorpios.

In questa pagina: Kathisma, tra le spiagge più frequentate di Lefkada EMOTIONS

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Lasciata Lefkada per tornare ad Igoumenitsa, non si può non fermarsi a Parga, villaggio costiero dell’Epiro che raccoglie lungo la sua magnifica baia tutta la vita marinara e mondana. Il porticciolo è una vivacissima distesa di caffè e ristoranti dove è facile gustare del magnifico pesce fritto ad una spesa irrisoria. Normanni, veneziani, francesi e infine inglesi si alternano a Parga per 4 secoli, dal 1407 al 1797. A loro sono dovute le principali strutture difensive, come il Kastro, costruzione normanna del 14esimo secolo ma fortemente ritoccata in seguito dai veneziani, da cui si ha una spettacolare visione di Parga e del suo golfo dal quale emerge un’isoletta molto suggestiva a forma di farfalla, Panagia, con l'omonima chiesetta. L'urbanistica di Parga venne progettata, sempre dai veneziani, in un’ottica difensiva: casette basse in pietra strette tra di loro in una barriera inespugnabile tra viuzze incrociate e vicoli ciechi. Oggi, quel dedalo di stradine che s’inerpicano in un tipico saliscendi, è il trionfo dell’artigianato locale che occhieggia ammiccante dai coloratissimi negozietti affollati di vetri, ceramiche colorate e quant’altro. www.visitgreece.gr/

www.lefkadagrecia.com/

Dall’alto: Tipica taverna sul porticciolo di Syvota

COME ARRIVARE IL MODO PIÙ PIACEVOLE PER RAGGIUNGERE LA GRECIA È VIA MARE, UNENDO LA COMODITÀ DEL VIAGGIO AL COMFORT DI UN’IMBARCAZIONE CHE È A METÀ TRA IL TRAGHETTO TOUT-COURT E LA NAVE DA CROCIERA. UN PRESTIGIOSO ESEMPIO È LA COMPAGNIA ANEK LINES ITALIA, DI ORIGINE CRETESE, RESA LEADER NEL SETTORE GRAZIE A 50 ANNI DI ESPERIENZA. IN PARTENZA DA ANCONA E DA VENEZIA, I TRAGHETTI ANEK LINES RAGGIUNGONO IL PORTO DI IGOUMENITSA DA DOVE CI SI DIRIGE IN ITINERARI DIVERSI E, NEL PERIODO ESTIVO, VIGE LA TRATTA DIRETTA ANCONA CORFÙ. AMPIE CABINE, ATTREZZATE ANCHE PER IL TRANSITO SOSTENIBILE, RISTORANTE ALLA CARTA, RISTORANTE SELF-SERVICE, PICCOLA PISCINA E SOLARIUM SUL PONTE. FACILITÀ DI PRENOTAZIONE ONLINE E MASSIMO SUPPORTO DAL SERVIZIO ASSISTENZA, CONTATTABILE VIA EMAIL, TELEFONO O FACEBOOK, CHE FORNISCE CONSULENZA PER COSTRUIRE UNA VACANZA AD HOC. www.anekitalia.com/

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Skorpios, isola del famoso armatore greco Onassis


Imbarcazioni nel porto turistico di Nydri da dove partono i traghetti per la mini crociera tra le isole

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O meglio, il famosissimo film di Robert Zemeckis interpretato magnificamente da Tom Hanks, tanto bravo da vincere un Oscar

per la sua interpretazione, è stato girato sull’isola di Monuriki,

gruppo delle isole Mamanuca, Arcipelago delle Fiji, Oceano Pacifico EMOTIONS

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L’isola è coperta da una foresta lussureggiante che tutto ingloba, grazie al clima tropicale e al sole che scalda una terra ricca di nutrimento resa umida dalle frequenti piogge

PAOLO PONGA

L’isola, di origine vulcanica, è lunga 1,15 km e larga 600 metri, ed è interamente circondata dalla barriera corallina. Il punto più alto, a 178 metri di altezza, è la montagna resa famosa dal film, sulla quale il protagonista si arrampica per cercare aiuto ed altra terra vicina, senza trovarne alcuna. In effetti Monuriki è un’isola disabitata e splendida, ricca di rocce di origine vulcanica, lagune, alberi di palma, una foresta di pini ed alcune magnifiche spiagge di sabbia bianca. Non è invece sperduta come nel film, ma circondata da altre isole: le Mamanuca sono 20 piccoli paradisi tropicali, ad ovest della grande Viti Levu, dove si trova Suva, la capitale dell’arcipelago. Alcune di esse sono disabitate come Monuriki, altre hanno un piccolo paese di pescatori figiani, altre ancora sono sede di resort a 5 stelle per una vacanza di lusso. Il film colpisce l’animo dello spettatore per la sua capacità di farlo immedesimare nel protagonista. Il titolo Cast Away in inglese significa naufrago, ed il modello da cui prende spunto è un romanzo di quasi tre secoli fa: Robinson Crusoe, scritto nel 1719 da Daniel Defoe, ed ispirato ad una storia vera. L’aereo su cui si trova il protagonista del film, l’ingegnere sovrappeso Chuck Noland, precipita nell’Oceano Pacifico a causa di una tempesta; Chuck è l’unico a sopravvivere all’impatto, finisce sulla spiaggia di un’isola deserta e qui con grande fatica e forza d’animo riesce a trovare il modo di non morire. Alla fine, grazie alla fortuna, ma soprattutto alla sua capacità di affrontare le avversità, riesce a salvarsi e a ritornare nel mondo civilizzato. Non è un superuomo, ma un uomo

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A destra: spiaggia di Monuriki con Monu sul fondo. Nel corso delle immersioni subacquee è possibile fare incontri interessanti con branchi di pesci, tartarughe e squali grigi In basso: Veduta aerea del gruppo delle isole Mamanuca, Arcipelago delle Fiji


normale che in una situazione eccezionale riesce a trovare in sé forze inaspettate. Lo spettatore non può non entrare nel personaggio e chiedersi: cosa farei io al suo posto? Come riuscirei a sopravvivere? Potrei farcela? L’arrivo a Monuriki, porta quindi con sé emozione: appena sbarcati sulla spiaggia, la montagna rocciosa esce dalla visuale delle palme ed incombe sul visitatore. Sembra di essere nel film. Poi, se ci si gira verso il mare, la suggestione svanisce, per la vista delle isole vicine: Matamanoa, Tavua, Monu e Yanuya, quella da cui provengono i figiani che curano il mantenimento del sito. L’isola è coperta da una foresta lussureggiante che tutto ingloba, grazie al clima tropicale e al sole che scalda una terra ricca di nutrimento resa umida dalle frequenti piogge. Sull’isola vivono diverse specie di uccelli ed una specie di iguana a rischio di estinzione: l’iguana crestata delle Fiji, che vive su sole tre isole e che fu filmata per la prima volta durante le riprese di prova del film Laguna Blu, poi girato non lontano da qui. Le guide figiane accompagnano i turisti a fare un breve giro dell’isola, per ritrovare spunti ed immagini della pellicola: la spiaggia, le rocce, la montagna. Quindi offrono una rinfrescante noce di cocco, mostrando come si apra utilizzando dei sassi. Al ritorno sulla spiaggia principale, è d’obbligo la foto con la scritta “Help me”, che Tom Hanks aveva fatto posizionando delle scure rocce vulcaniche sulla spiaggia chiara, nella speranza che un aereo di passaggio potesse vederle; ed ovviamente anche quella con “Wilson”, che le guide hanno portato con loro sull’isola. EMOTIONS

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Molto bello anche lo snorkeling in laguna, di fronte alla disabitata Monu: pur non essendo l’area particolarmente ricca di pesce, siamo sempre nel Pacifico, con i suoi coralli abitati da un incredibile numero di specie colorate. Nella zona è possibile anche effettuare immersioni subacquee, nuotando su dei fondali purtroppo un po’ rovinati dal devastante passaggio di un ciclone nel 2009, ma nei quali è ancora possibile fare incontri interessanti: branchi di pesci, tartarughe e squali. Una notizia curiosa, riporta alla mente un altro grande film: i primi occidentali a passare da queste parti furono nel maggio del 1789 gli uomini fedeli al capitano William Bligh. Dopo l’ammutinamento del Bounty, Bligh e pochi uomini rimasti a lui fedeli furono abbandonati su di una lancia di salvataggio (una Jolly boat). Il capitano, che aveva un pessimo carattere ma grandi capacità marinare, portò in salvo i suoi uomini dopo un lunghissimo viaggio nell’Oceano, passando anche per il mare che circonda le Mamanuca, che in suo onore, prese il nome di “Bligh Water”.

A destra e a sinistra: gli splendidi fondali dell’Oceano Pacifico, con una barriera corallina unica al mondo, abitata da un incredibile numero di specie colorate

In basso: sull’isola vive una specie di iguana, a rischio di estinzione, l’iguana crestata delle Fiji, che vive solamente su tre isole


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IL FASCINO DI MIAMI RISIEDE IN TANTE SUE ATTRATTIVE, CHE NON SONO SOLTANTO LE GRANDI SPIAGGE, LE DISCOTECHE ESCLUSIVE, I NUMEROSISSIMI EVENTI E GLI INFINITI LOCALI NOTTURNI, MA È L’INTERA ATMOSFERA CHE COINVOLGE CHIUNQUE VI TRASCORRA UN PERIODO ANCHE BREVE

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In alto: Art Déco District, scorcio di grattacieli di Miami con la tipica architettura Art Déco A sinistra: i grattacieli di Brickell e Downtown, che rappresenta il cuore della Miami moderna Nell’altra pagina: veduta di Miami Beach dalla Baia di Biscayne

Pensando proprio alle architetture di Miami colpisce quanto è stato realizzato da famosi architetti riguardo a complessi edilizi che mai in nessun luogo del mondo sono stati così fortemente valorizzati: le autorimesse e i garage, divenuti a poco a poco strutture spettacolari e multifunzionali, teatro di mostre, happening ed eventi. Ecco ad esempio il 1111 Lincoln Road, disegnato da Herzog & De Meuron, al culmine dell’arteria dello shopping, dove i sette piani di cemento diventano belvedere con ampia vista sulla città e poi mostrano boutique, spazi per lezioni di yoga, spazi per mostre e wedding parties. Ma ecco non lontano anche il Pennsilvanya Avenue Garage, con la terrazza dalla vista stupenda sulla città, molto richiesta per feste e cocktail (parte del New York World Center, sede della New World Symphony), che porta la firma di un altro archistar, Frank O. Gehry, che ha inteso adattarne le caratteristiche a quelle del quartiere, che ha una sua forte identità di Art Déco District, ricca di musei e gallerie. E se la città è pur sempre preferita dai giovani, è davvero amata da tutti e ricordiamo come il compianto architetto anglo iracheno Zaha Hadid, che avrebbe dovuto realizzare anch’ella uno di questi particolari garage, abbia abitato a

lungo a Miami, amandola quanto la “sua” Londra. Ma che dire della vera e propria “sontuosità” dei grattacieli di Brickell e Downtown, quartiere quest’ultimo che rappresenta il cuore della Miami moderna e si sviluppa attorno a Flager Street, la principale via commerciale della città. Caratteristica è la presenza del Metromover, una metropolitana sopraelevata che scorre sopra la zona centrale di Miami e dalla quale si può godere della vista su tutta la zona sottostante. La visita di Downtown può iniziare dal Metro Dade Center, uno spazio appositamente creato per essere l’attrazione culturale della città. Al suo interno infatti si può visitare il Museum of Fine Arts, in cui periodicamente si svolgono esposizioni di arte moderna, la Main Library, la più fornita della città, e il Museum of Souther Florida, in cui si ripercorre la storia di questa parte della regione. Ma la città dà molto respiro anche agli sportivi e fare jogging, canoa o beach volley è possibile lungo la grande spiaggia. La zona del Porto è anch’essa piuttosto grandiosa: sempre molto animata, con il suo principale riferimento nel Biscayne Boulevard, lungo il quale si trovano interessanti parchi come il Bicentennial Park, (con il memoriale a JFK al suo interno), o il Bayfront Park, nel quale si trova il grande centro commerciale di Bayside Market Place. Nella parte EMOTIONS

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meridionale della zona si trova il Financial Center, da cui inizia la Brickell Avenue, il cuore finanziario di Miami che ospita edifici molto particolari come l’Atlantis, Villa Regina e la Cen Trust Tower. E’ una fortuna se si può essere ospitati in uno dei grandiosi e lussuosi edifici di Coconut Grove; il taxi che qui ci ha condotto dall’aeroporto, ci porta fino al nostro appartamento, che lasceremo però quasi subito per andare a prendere l’aperitivo a bordo piscina, con alcuni altri amici del nostro ospite e forse ci sentiamo parte di qualche bel film americano degli anni ‘50, perché in effetti qui il tempo sembra essersi fermato in quell’aura di spensieratezza e di lusso che permeava il “sogno americano”. Siamo nel quartiere storico di Miami, divenuto col tempo una zona residenziale

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esclusiva e raffinata. Oltre a numerosi alberghi e ristoranti offre come principali attrazioni il Grove Center e il City Hall, sede dell’Amministrazione locale. Ma una giornata particolare, come suggerisce il nostro ospite, va senz’altro trascorsa negli splendidi Parrot Gardens, giardini lussureggianti e soprattutto nei suggestivi Fairchild Tropical Garden, i più importati di tutti gli Stati Uniti, con piante tropicali che sono veri e propri monumenti naturali. Dopo una visita anche al Peacock Park, vasta area verde sempre molto frequentata, e al Dinner Key, il porto turistico di Miami, lasciamo la città dopo una immancabile visita alla University of Miami, luogo senza dubbio di elevato interesse scientifico, ma anch’esso avvolto da quella particolare atmosfera molto “americana” e forse ancorata a un bel tempo passato.

I colorati edifici Art Déco in uno scorcio in South Beach

CI SENTIA BEL FILM QUI IL TEMPO I N Q U E L L’A E LU IL S

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A M O PA R T E D I Q UA LC H E M AMERICANO ANNI ‘50, O S E M B R A E S S E R S I F E R M ATO AU R A D I S P E N S I E R AT E Z Z A S S O C H E P E R M E A VA OGNO AMERICANO In alto: panoramica della zona del Porto sempre molto animata A destra: il Metromover, una metropolitana sopraelevata sopra la zona centrale di Miami

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«Siamo alla ricerca di città animate da uomini curiosi del tempo ritrovato, ricche di luoghi dello spirito, di paesaggi non violati...» Questo è l'incipit del Manifesto delle Città Slow, la rete che unisce le comunità cittadine dove viene esaltato il valore del buon vivere, il contrario di quelle che Marc Augè definiva "non luoghi" in cui regnano velocità, efficienza, globalizzazione e tecnologia. Castel San Pietro Terme, sulla Via Emilia, 20 Km. ad est di Bologna, è città slow dal 2005 e in più vanta molte attrattive naturali e artistiche. Benessere e accoglienza la caratterizzano: il suo nome è legato alle Terme, recentemente rinnovate, con le fonti di benefiche acque salsobromoiodiche e le strutture alberghiere di livello dotate di piscine, palestre e attrezzatissime spa come quelle dell'Anusca Space. La sua vocazione turistica era apprezzata fin dall'Ottocento e prima ancora, nel Medioevo, la fama delle acque salutari andava ben oltre i suoi confini. Immerso nella Valle del Sillaro, il Golf Le Fonti vanta un percorso a 18 buche e l'Ippocampus di 80 ettari per l'allenamento dei cavalli trottatori è diventato un polo di convivialità non solo per gli amanti dell'ippica. Ogni cittadino può godere di 100 mq di verde pubblico e uno su tre pratica sport in quasi tutte le discipline di oltre 50 società sportive. La dominante vicinanza con Bologna, ha segnato la storia di Castel San Pietro Terme. Fu proprio Bologna a fondarla nel 1199, con un castello fortificato (il Cassero) a difesa della sua sicurezza e per questo fu ripetutamente attaccata e distrutta. Ma ebbe anche momenti di gloria e l'orgoglio, nel Trecento, di essere sede universitaria perché su Bologna piovve una scomunica papale. Fu allora che gli insigni docenti universitari avallarono le proprietà salutari delle acque dell'antica Fonte Fegatella, attinte per secoli per curare uomini e animali. Oggi Castel San Pietro Terme è una

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destinazione turistica d'eccellenza, una terra di mezzo esattamente tra l'Emilia e la Romagna perché il fiume Silano che ne segna il confine scorre all’interno della città. I suoi portici sono tra i più belli d'Italia, una specie di centro commerciale ante litteram perché da sempre ospitano mercati e negozi, ed oggi le vetrine delle grandi "firme". Tra i luoghi di culto più belli ci sono la Chiesa di Santa Maria Maggiore, le cui fondamenta furono contemporanee a quelle del Cassero, il settecentesco Santuario del Crocifisso con il campanile che ospita il carillon delle 55 campane, opera unica in Europa, e il Convento dei Cappuccini del Seicento. Appena a 3 km dalla città si trova tra le colline il borgo più suggestivo: Varignana, luogo di passaggio dei pellegrini che si recavano a Roma. Stupenda la cripta preromanica, il monumento più antico del territorio castellano. Altre attrattive da non perdere sono i calanchi e le rocche medievali. Ma queste colline ricordano anche dolorose memorie della seconda guerra mondiale: coinvolta nella lunga permanenza della linea gotica contribuì con un alto prezzo alla lotta della Resistenza. Bellissimo in tutte le stagioni è il Giardino degli Angeli, in ricordo di una bambina scomparsa realizzato a forma di cuore e con il supporto del Comune, con centinaia di piante di tutte le specie. Ogni anno a primavera si svolge a Castel San Pietro Very Slow Italy, la festa delle Città Slow Italiane e del vivere sostenibile, e il suo importante focus enogastronomico, Very Wine, una festa nella festa che rende omaggio ai vini e ai prodotti agroalimentari del territorio.


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Nell’altra pagina A sinistra: Le colline di Montecalderaro A destra: al centro della città Piazza XX Settembre In alto: di grande rilievo la zona dedicata al wellness nelle strutture alberghiere di livello con piscine, palestre e attrezzatissime spa EMOTIONS

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In alto: campi da Golf nella Valle del Sillaro Nell’altra pagina da sinistra: la Torre dell’Orologio La Madonna della Basilica preromanica La stupenda Cripta preromanica, il monumento più antico del territorio castellano

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OGGI CASTEL SAN PIETRO TERME È UNA DESTINAZIONE TURISTICA D'ECCELLENZA UNA TERRA DI MEZZO ESATTAMENTE TRA L'EMILIA E LA ROMAGNA Coinvolte insieme alle istituzioni, le sei cantine più prestigiose: Umberto Cesari, Barone Luigi, Dalfiume Nobilvini, Azienda Agricola Falconi Davide, Fratta Minore e Sgarzi Luigi. La migliore produzione, basata sui vitigni dominanti come il Sangiovese, l’Albana e il Grechetto Gentile o Pignoletto, è esposta all'Enoteca Regionale di Dozza, all’interno della Rocca Sforzesca. Ma il buon vivere è anche nel convivio, nella condivisone dei piaceri della tavola. Tra le specialità del territorio che tutti i visitatori vogliono gustare è la pasta fatta in casa, dai tortellini ai garganelli, dalle fettuccine ai tortelloni. La curiosità di conoscere i segreti della "sfoglia" rigorosamente tirata a mano, sottilissima e senza buchi è forte per tutti, e molti alberghi organizzano corsi di cucina. Celebri i formaggi, dallo squacquerone, formaggio fresco e morbido, al Castel San Pietro, più stagionato e pastoso, da gustare con la piadina. Una specialità dolce, il savoiardo castellano, ha una

storia secolare. Compariva nei banchetti già nel Seicento e si dice che ne fosse ghiotta la Regina Margherita tanto che all'omaggio di una scatola da parte di un pasticciere ricambiò con un prezioso gioiello. Ma questa città, ulteriore prova del suo piacere di saper vivere, è anche la patria del miele. Di acacia o di asfodelo, di eucalipto o millefiori, sono oltre 40 i mieli prodotti in Italia, secondo l’Osservatorio Nazionale Miele, che ha sede proprio a Castel San Pietro Terme. Dolce, aromatico, dalle proprietà antibatteriche e antiossidanti, non può che nascere da un mondo vegetale incontaminato. Per consolidare l'appeal di Castel San Pietro Terme per un turismo slow ed esperienziale collaborano tutte le istituzioni cittadine e la Pro Loco «con la consapevolezza come ha detto il sindaco Fausto Tinti - che la nostra potenzialità sta nel lavorare insieme».

ufficioturismo@cspietro.it www.cspietro.it www.termedicastelsanpietro.com EMOTIONS

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La peculiarità di questa “isola borromea” posta verso la sponda di Pallanza e a giacere nel seno del lago Maggiore, è quella di essere un’isola botanica EMOTIONS

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Gustave Flaubert, autore di uno dei più noti romanzi di tutti i tempi, Madame Bovary, nel suo italico girovagare alla ricerca di pace, arte e bellezza, la definì come «il luogo più voluttuoso che abbia mai visto al mondo»

Tra questi scogli che rendono ancor più piacevole il Lago Maggiore, è l’Isola Madre

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Forse il fatto di essere proprietari di quella manciata di isolette poste nel lato ovest del Lago Maggiore ha fatto sì che la nota famiglia Borromeo, feudataria di questi luoghi da tempi immemorabili, abbia creato nel tempo un suo mondo dorato, un tempo completamente privato e riccamente modellato su gusti, necessità e intuizioni che per altri, i cosiddetti comuni mortali, erano lontani anni luce. La peculiarità di questa “isola borromea” posta verso la sponda di Pallanza e a giacere nel seno del Lago Maggiore, è quella di essere un’isola botanica, luogo dove nel corso dei secoli si sono alternati prima antichi frutteti, poi gli ulivi, ed infine divenire un parco all’inglese, con quelle essenze vegetali rare, portate da ogni angolo del globo e qui coltivate con amorevoli cure. Per osservare le raccolte botaniche e la loro particolarità, sarebbe necessario visitare l’isola in diversi momenti dell’anno, in modo da comprendere meglio il disegno naturalistico creato nel corso dei secoli. Ma non dimentichiamoci di fare una breve traccia storica del luogo che da nudo isolotto di roccia quarzifera dove si rifugiavano i pescatori sorpresi dal maltempo, divenne, a cominciare dal 1502, il centro di un progetto di luogo ideale per la famiglia Borromeo. Nel Settecento il programma di trasformazione del luogo in un grande parco luogo di delizie e piaceri era terminato e l’isola cambiò il suo nome da San Vittore in Isola Madre, forse per essere la maggiore tra quelle del lago o per omaggio a Margherita Trivulzio, madre del conte Renato Borromeo. Qui l’esotico incontra l’arte e il collezionismo, infatti nel palazzo dell’isola Madre, aperto ormai dal 1978 ai visitatori, ci si proietta in un luogo dove arredi preziosi si alternano ai giochi per lo svago, teatrini, marionette, antiche livree e porcellane, GIUGNO - LUGLIO


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A sinistra: veduta dell’Isola madre dal Lago Maggiore In basso e in alto: Alcuni scorci del magnifico giardino botanico, con piante originarie di ogni parte del mondo

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oggetti e storia proveniente dalle tante dimore della famiglia Borromeo, creando un suggestivo itinerario, godendo ad ogni finestra del panorama unico del lago, solcato dai numerosi motoscafi che collegano continuamente le tre isole, Isola Bella, Isola dei Pescatori e naturalmente Isola Madre, tre piccoli scrigni galleggianti che sembrano fuori dal mondo. Tra i tanti tesori che è possibile trovare in fondo ad ogni viale, è la particolare cappella gentilizia decorata con pannelli in terracotta, davanti alla quale una fontana ospita numerose piante acquatiche. L’albero più raro che cresce sull’isola è un enorme esemplare di cipresso del Kashmir, il quale è oggi ingabbiato con numerosi cavi di tiraggio a causa di un tragico evento meteorologico, quando nel 2006 una tromba d’aria si abbatte sull’isola facendo piegare l’albero sul terreno. Oggi la pianta sembra sia stata salvata, ma i segni del terribile fortunale sono ancora visibili. L’esotismo dei Borromeo e la caratteristica ambientazione realizzata, non poteva dimenticare i coloratissimi animali che vivono nelle numerose voliere piene di pappagalli, mentre altre varietà di uccelli vagano liberamente facendo capolino dietro alle siepi o mettendosi in mostra in mezzo ai grandi prati. Qui i fagiani cinesi o gli eleganti pavoni dalle piume candide sono di casa, forse in una specie di prigione dorata dove è possibile incontrare senza faticare troppo le famose galline di Numidia o faraone, con il loro piumaggio multicolore, grigio-nero sulle parti superiori e punteggiato di bianco su quelle inferiori e che fanno da vere e proprie padrone di casa, pronte ad accogliervi appena scesi dai traghetti turistici. Qui il tempo si ferma, mentre a poca distanza, lungo le sponde piene di alberghi, tutta la frenesia contemporanea fa da contraltare a tanta quiete e incontrastata semplice e sobria magnificenza. EMOTIONS

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MADRE Se sarete fortunati nella vostra visita, potrete accarezzare con lo sguardo il frusciare dell’acqua sulle sponde sassose, mentre il vento che si incunea dalla Svizzera lungo il lago muoverà con energia le foglie degli alberi secolari

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Arredi preziosi all’interno del Palazzo provenienti dalle tante dimore della famiglia Borromeo

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KALEIDOSCOPE www.artisansdangkor.com

CAMBOGIA Artisans Angkor Artigiani con la A maiuscola: scultori del legno e intagliatori della pietra, tessitori, artisti che producono capolavori in lacca e splendidi quadri di seta, orefici che lavorano l’argento e il bronzo e operai qualificati che creano capi d’abbigliamento, accessori per l’arredo e manufatti policromi

Artisans Angkor, un esempio di eccellenza nel recupero dell'artigianato locale, fondata nel 1998 è un'impresa sociale basata sul rispetto dei lavoratori e della

culturale locale. Un modello di sostenibilità e di tutela delle arti e dell’artigianato

cambogiano sostenuto da maestri artigiani che recuperano e valorizzano le antiche

tecniche dei grandi regni del passato. Oltre mille le donne e gli uomini, artisti

di grande talento, che lavorano negli atelier in villaggi e piccoli centri nella provincia

di Siem Reap a supporto delle comunità locali. Fiore all’occhiello del gruppo il grande negozio a Siem Reap dove si possono visitare gli atelier d'arte e osservare gli artigiani all'opera. I proventi delle vendite, oltre ad essere in parte reinvestiti nelle attività del centro, finanziano anche Les Chantiers Écoles, la scuola specializzata che forma giovani talenti. Rigorosa la scelta dei materiali e la cura con la quale vengono

trasformati, come l’allevamento delle bacche da seta e il processo che trasforma il filo che si estrae dai bozzoli per passare poi alla tinteggiatura e alla tessitura su telai

tradizionali a mano, creando tessuti che riproducono quelli tradizionali ma anche

novità in stile contemporaneo. Quella della pittura su seta è un’arte che nasce dagli affreschi del 16esimo e 17esimo secolo che decoravano le pareti delle pagode e narravano scene religiose e scene del Ramanyana, il grande poema epico

dell’induismo. Di grande pregio anche la produzione degli oggetti in lacca secondo

metodi tradizionali che riproducono fedelmente l’estetica e la cultura cambogiana.

Risale al grande regno Khmer la lavorazione della pietra arenaria per la quale, come nel caso delle sculture di legno, gli artigiani di Artisans Angkor usano utensili realizzati da loro stessi e ispirati a quelli tramandati nei secoli. Con estro e visione questi artisti

talentuosi, con movimenti pazienti e sicuri, creano pezzi di grande pregio e di grandi

dimensioni; pezzi unici che vengono esportati in tutto il mondo. La produzione Artisans

Angkor comprende anche la trasformazione del bronzo in scatole dalle forme di animali,

e dell’argento in collane, bracciali, anelli e orecchini. Tra le produzioni più recenti, frutto della ricerca e dello sviluppo di nuove forme d’espressione artistica, la realizzazione di eleganti capi d'abbigliamento e di complementi d'arredo in ceramica, rattan, legno,

pietra, lacca e metalli preziosi, il tutto in puro stile cambogiano.

Pamela McCourt Francescone

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Mazagan Beach & Golf Resort Dove Il mare abbraccia una Terra Magica

A poco più di un ora dall’aeroporto di Casablanca in Marocco, sulla costa atlantica in direzione El Jadida, si trova il Mazagan Beach and Golf Resort, un complesso a cinque stelle che si sviluppa in un’area di 250 ettari lungo 7 chilometri di spiaggia. Il Resort, che fa parte del prestigioso gruppo Kerzner, ha aperto meno di 10 anni fa, ed offre circa 500 stanze e suite, dotate di tutti i confort in un edificio di 5 piani di stile arabo moresco. Al Mazagan Beach Resort c’è solo l’imbarazzo della scelta tra l’ampia disponibilità delle attività sportive cui ci si può dedicare. Nel grande Riad centrale c’è un’enorme e scenografica piscina con acqua riscaldata anche in inverno con il pool ristorante e bar Oasis, di ottimo livello. Ma il vero plus del Resort è il percorso di golf di 18 buche

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progettato da Gary Player, uno scorcio di Scozia in terra Marocchina. Un vero links che si snoda tra le dune e l’oceano, che offre scorci spettacolari, fairways ampi ed ondulati e greens grandi e difficili. La manutenzione del percorso è di ottima qualità così come tutti i servizi legati al golf, come il campo pratica, l’enorme putting green, il servizio di golf cars e l’elegante club house dove si trova George, uno dei 12 ristoranti del complesso, che serve, in un ambiente elegante e panoramico, ottime grigliate di carne ed altre specialità culinarie. Gli appassionati di golf possono anche cimentarsi al Royal El Jadida un percorso dalle caratteristiche diverse con molti alberi ed ostacoli, a pochi minuti di distanza, raggiungibile usufruendo del servizio di navetta dell’hotel.


KALEIDOSCOPE

Mazagan è ideale per le famiglie con bambini, che possono svolgere molte attività nel kids club Imperdibile una visita alla SPA del resort, dove provare uno dei tipici trattamenti hammam; qui è inoltre disponibile un’enorme area attrezzata per il fitness. Altro grande punto di forza di questo Resort è la ristorazione, che dispone di un’offerta di qualità in grado di soddisfare tutti i gusti. Oltre ai già citati George ed Oasis, ogni giorno gli ospiti possono optare per i due ristoranti a buffet Market Place e Olivos. Il Sel de Mer è il ristorante dedicato alle specialità di pesce e frutti di mare e Morjana è un raffinato ristorante marocchino. Nel periodo estivo è possibile usufruire anche del ristorante sulla spiaggia, che offre grigliate e pizza cotta nel forno a legna. Mazagan è una destinazione ideale per le famiglie con bambini, che possono svolgere molte attività a loro dedicate nel kids club. Per chi voglia tentare la fortuna ai tavoli verdi o alle slot machine, il Resort dispone al suo interno di un grande Casinò aperto giorno e notte. Gli ospiti del Resort possono usufruire di un sevizio di navette per visitare la vicina El Jadida e il Marocco Mall di Casablanca. E’ anche possibile organizzare escursioni per Rabat, Fez e Marrakesh. Josée Gontier

www.mazaganbeachresort.com

Reservations@MazaganBeachResort.com

Plus del Resort è il percorso di golf di 18 buche uno scorcio di Scozia in terra Marocchina

EMOTIONS

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APRILE - MAGGIO


KALEIDOSCOPE www.shangri-la.com/yangon/suleshangrila/

In una posizione privilegiata per chi ama spostarsi a piedi fra le vie del centro, è la scelta ideale per i viaggiatori più esigenti che cercano alti livelli di lusso e di accoglienza personalizzata

Sule Shangri-La Yangon Il Sule Shangri-La, che sorge sulla Sule

venerata del Myanmar. Nel Café Sule

omonima, è un punto di riferimento

locali e internazionali preparate

Yangon. In una posizione privilegiata per

spazia dalla cucina birmana a quelle

Pagoda Road a poca distanza dalla pagoda dell’ospitalità di lusso nel cuore del

chi ama spostarsi a piedi fra le vie del

centro, è la scelta ideale per i viaggiatori

più esigenti che cercano alti livelli di lusso e di accoglienza personalizzata. Dietro la

l'accurata selezione di specialità tipiche dall’executive chef con materie prime indiana e cinese. Il servizio di ristorazione

è sia a buffet che à la carte, e il brunch

domenicale è un’esplosione di sfizi e alta

gastronomia. Completano l’offerta

facciata contemporanea gli interni sono

culinaria The Gallery Bar e il Summer

pavimenti in marmo e grandi lampadari e

autentiche della cucina cantonese e dim

luminosi e raffinati sin dall’ingresso con

dalla Peacock Lounge che è una splendida

cornice e ritrovo mondano. Le 440 camere hanno arredi di lusso, accessori hi-tech e

Palace, con bar snacks e con specialità

sum. Per l’ospite che ama il benessere c’è

la piscina all'aperto, il centro fitness e la

sauna, e per eventi e meeting gli spazi

tutti i più moderni comfort e, come gli

sono ampi e ottimamente attrezzati.

connessione Wi-Fi gratuita, per dare la

livello del servizio e l’attenzione al cliente

ambienti comuni, sono dotate di

possibilità agli ospiti di essere sempre

connessi e aggiornati. Le 29 suite hanno

Valore aggiunto dell’hotel l’altissimo

che distinguono il gruppo Shangri-La, che

nel Sule risuona di una musica del tutto

spaziose zone notte e giorno e la suite

particolare grazie ai modi gentili e ai

Agli ospiti nelle camere Horizon Club e

personale accoglie l’ospite. Lo shopping

presidenziale è la più grande della città. nelle suite vengono offerti il check-in e

check-out riservato, una prima colazione di alta qualità e, nelle ore pomeridiane,

il Cocktail Hour. Dalle finestre della

Horizon Lounge al 21esimo piano gli ospiti possono ammirare la vista panoramica

della città, del fiume e dello Shwedagon, la pagoda dorata che è la più splendida e

sorrisi tipicamente birmani con i quali il

di lusso si fa nel Sule Square, il centro

commerciale a fianco dell’hotel, mentre

non lontano il mercato coperto Bogyoke

è un grande bazar dove si può comprare di

tutto, dall’abbigliamento tradizionale alla giada e dai pregiati rubini birmani agli oggetti di artigianato.

Pamela McCourt Francescone EMOTIONS

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L I B R I

E M O T I O N S

Giuseppe Lorin

Chef Rubio

Trastevere, il mondo dell’oltretomba

Editore Rizzoli

TRANSTIBERIM Editore Bibliotheka

recensione a cura di Luisa Chiumenti

Il libro di Giuseppe Lorin TRANSTIBERIM, è un testo che permette al lettore di immergersi, con la propria personale sensibilità, il quel mondo lontano che, pur nascosto in superficie, si coglie in trasparenza percorrendo le strade del Trastevere, con un proprio bagaglio di conoscenza, per ritrovare tutta le atmosfere ricreate da quella sponda destra del Tevere. Essa, considerata da sempre come “la sponda delle anime”, accoglieva le sepolture fin dall’epoca del dominio etrusco. Ma l’A. soprattutto presenta con agile linguaggio e leggerezza un’area ricca di illimitata storia che, partendo da Santa Maria in Fons Olei (Basilica di S. Maria in Trastevere) si affaccia sui misteri e segreti di cui è intrisa ogni pietra di quel territorio. Il testo di Lorin va inteso non solo come “un’agile guida illustrata”, ma come un appassionato percorso che, indagando sulle reali origini di Trastevere, porta il lettore ad osservare quell’ambiente storico-architettonico, urbanistico e sociale, così interessante, accompagnato dai protagonisti dei numerosi aneddoti ed eventi che si avvicendarono nel tempo su quegli storici sampietrini.

Mi sono mangiato il mondo recensione a cura di Mariella Morosi

Questo libro fotografico di Chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini, non contiene consigli o itinerari di viaggio e neppure ricette. In 150 scatti a colori l'autore ha voluto fermare attimi di grande emozione in luoghi lontani come Pakistan, Vietnam e Brasile, per costituirne memoria per se stesso e per chi vuole seguirlo in un viaggio in cui ha incontrato la gioia e la sofferenza, la bellezza e il degrado. «Si tratta di un racconto personale, in immagini e note scritte» spiega «per scoprire storie, assaggiare cibi di strada e conoscere luoghi, culture, popoli. È una narrazione che procede senza filtri, com’è nella mia natura, come nelle foto che scatto e che, raccolte per la prima volta in un libro, restituiscono una visione personale, diretta, spontanea e onesta del mondo visto con i miei occhi, attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. Un esercizio di umanità per chi le guarderà. Viaggiare per me equivale ad amare». Sono foto scattate in giro per il mondo negli ultimi 2-3 anni, tra un impegno e una ripresa tv, tra favelas e grattacieli, tra i banchi dei mercati o in riva a un fiume, tra

combattimenti di galli e banchetti a base di gechi arrostiti. «Ho scattato sempre in analogico» ha aggiunto, «sviluppato tanti rullini, passando moltissime ore in camera oscura e nel laboratorio di uno dei miei maestri, o parlando con amici fotografi e fonti inesauribili di ispirazione». «Allora ti sei mangiato il mondo gli chiediamo - ma c'è qualcosa che ti è rimasto indigesto in questo mondo così turbato da conflitti e da ingiustizie?». Risponde senza esitare «Certamente. Il razzismo, la xenofobia, la scarsa presenza di umanità. Io sto sempre dall'altra parte». Rubio, cuoco senza ristorante, re dei social e star dei programmi di cucina alternativa non ha voluto fare questa volta un libro sul food. «Il cibo – precisa - rientra nella realtà di un popolo, che sia un mercato o un alimento. Le persone mi associano solo al cibo, ma non è così. La cucina non è preponderante per me, non lo è mai stata. E' stata una piacevolissima compagna che si è sposata alle emozioni che le persone mi hanno regalato».




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