viaggi e cultura Anno 6 n°22 dicembre 2016
MUSTANG PISA CAMBOGIA MALTA MODENA S.FRANCISCO LUGANO GUADALUPA VALLE D’AOSTA ACQUALAGNA
Sommario
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pag. 6
MUSTANG di Anna Alberghina
pag. 14 SAN FRANCISCO di Luisa Chiumenti
pag. 26 COURMAYEUR di Teresa Carrubba pag. 36 GUADALUPA di Annarosa Toso pag. 42 CAMBOGIA di Pamela McCourt Francescone pag. 48 MALTA di Antonio Castello pag. 54 LUGANO di Luisa Chiumenti pag. 62 PISA di Maria Eleuteri pag. 70 MODENA di Mariella Morosi pag. 78 PARTANNA di Giuseppe Grifeo pag. 86 ACQUALAGNA di Mariella Morosi pag. 94 KALEIDOSCOPE
anno 6 - n°22 dicembre 2016
Pag. 22 VAL D'AOSTA di Artifex
editoriale Le proposte di Emotions vogliono suscitare emozioni, appunto. Vogliono stimolare le ambizioni al viaggio che albergano dentro di noi tutto l'anno, con idee, itinerari e suggestioni. Mete lontane a sfondo antropologico, come il Mustang, una delle regioni più remote dell'Himalaya nepalese. Se si programma il viaggio per la primavera, si potrebbe assistere alla celebrazione del Tiji, il Festival di rituali tibetani che rievocano l'eterna lotta fra il bene ed il male. A metà tra potere e spiritualità, la cultura Khmer di Koh Ker e Bang Mealea, antiche città della Cambogia, ovvero dei ruderi di templi e monasteri avvolti nell'atmosfera mistica della storia e delle influenze dell'Induismo e del Buddhismo. Dal sacro al profano, quale migliore prospettiva di una vacanza tra le candide baie palmate dell'isola di Guadalupa, la splendida plage de Grande Anse o quella de La Perle a Deshaies dove è stata girata la fiction franco-inglese Delitti in Paradiso? Ad un viaggio in USA non si rinuncia mai, figuriamoci se si tratta di una città affascinante come S. Francisco, con i suoi Waterman's Fishing, gli affollati Cable cars che si arrampicano sulle sue ripide strade e la San Francisco Bay Area, polo culturale e turistico di estremo interesse. Tutto diverso per gli amanti della montagna, specie in questo periodo dell'anno, con ancora tutto l'inverno davanti. La Val d'Aosta, per esempio, è uno scrigno di altissimi tesori, tra i più alti d'Europa: Monte Bianco, Cervino, Monte Rosa e Gran Paradiso. La Skyway, la nuova funivia frutto di alta tecnologia ingegneristica, conduce vicino alla vetta del Monte Bianco sostando in stazioni multifunzionali e offrendo emozioni indimenticabili. Gli amanti delle località sciistiche cariche di tradizione ed eleganza potrebbero optare per Courmayeur, a due passi dal Monte Bianco e dalle Terme Prè Saint Didier. Magari soggiornando all'Auberge de la Maison, albergo dall'elegante atmosfera alpina e dallo spirito dell'accoglienza molto spiccato.
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MUSTANG - Il regno proibito
Mustan Testo e Foto di Anna
A
Alberghina
d inizio maggio, a Pokhara, le temperature sono
già torride. Il cielo è velato di umidità. La foschia
qui è un problema. I piccoli aerei locali con nomi
improbabili come Yeti Airlines o Tara Air, non possono volare. Sarebbe troppo rischioso avventurarsi tra quelle gole di roccia senza una visibilità perfetta. E così, dopo una lunga attesa, perdiamo le speranze e decidiamo di raggiungere Jomsom in jeep, barattando i 30 minuti di volo con 10 ore di sobbalzi infernali. La nostra meta è il Mustang, “pianura fertile” in lingua tibetana, l'antico regno di Lo, una delle regioni più remote dell'Himalaya nepalese, nascosta tra la catena dell'Annapurna ed il Dhaulagiri. Aride valli color ocra, canyon scolpiti dal vento, piccoli monasteri di mattoni rossi abbarbicati alla montagna, fanno di questa valle, sospesa a 4000 metri, un luogo unico al mondo. Un labirinto di creste e pinnacoli. Una terra aspra, selvaggia e ventosa ma bellissima e ricca di miti e leggende. In milioni di anni, il vento e l'acqua hanno creato erosioni dalle forme spettacolari.
L'ossidazione dei minerali ha fatto il
resto, dipingendole di tinte calde. Tra il 15° ed il 17° secolo, grazie all'assenza di alti passi, il Mustang fu la via di passaggio delle carovane del sale fra Tibet ed India. Un tem-
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po regno indipendente, fu annesso al Nepal alla fine del
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ng
il regno proibito
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MUSTANG - Il regno proibito
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9 18° secolo.
La monarchia ha cessato ufficialmente di
esistere nel 2008. Il re Jigme Palbar Bista , nonostante il suo titolo sia solo onorifico, è sempre amato e rispettato. Anziano e malato, vive oggi a Kathmandu. Soltanto un secolare isolamento poteva preservare ambiente, cultura e tradizioni. La maggior parte della popolazione parla ancora la lingua tibetana ed ha conservato intatta la cultura buddista. Qui, dove i monasteri non sono stati profanati né i monaci incarcerati, si conduce uno stile di vita che in Tibet sta scomparendo.
La poliandria è ancora
molto diffusa. Una pratica comune anche in Tibet dove più fratelli possono condividere un'unica moglie senza apparenti discordie familiari.
Aperto al turismo occi-
dentale solo nel 1992, il Mustang è diventato ben presto la meta preferita degli alpinisti di tutto il mondo.
Fino
ad allora era stato visitato solo da esploratori come David Snellgrove, Giuseppe Tucci e Michel Peissel.
Il
turismo è contingentato e gli stranieri, per accedervi, devono ottenere un permesso speciale e pagare una tassa giornaliera ( 500 dollari per 10 giorni). La recente apertura di una pista carrozzabile che collega Jomsom con Lo Manthang rende oggi più semplice e veloce il raggiungimento della capitale. Nel fondovalle la strada costeggia il fiume Kali Gandaki, un affluente del Gange che scorre in fondo alla gola più profonda del mondo. Grazie alle sue acque scure, piccoli fazzoletti di terra coltivata splendono verdissimi contro le rocce riarse. Ben presto la pista inizia ad inerpicarsi sul fianco della montagna. Procediamo faticosamente sollevando nuvole di polvere. Qua e là il mio sguardo è catturato da un “chorten” dipinto di rosso, bianco e grigio che si erge solitario nel deserto di alta quota.
Sui colli, file di bandierine
votive sventolano colorate incorniciando il profilo degli 8000 incappucciati di neve.
Sono le ultime rughe
dell'Himalaya fino al Passo Kora La, il valico che segna il confine tra Nepal e Cina.
A Kagbeni ci registriamo al
check point. Dopo ore su questa pista sofferta e meravigliosa ho quasi perso la nozione del tempo.
Infine,
illuminato dalle prime luci dell'alba, immerso in un paesaggio lunare, ecco apparire un borgo di case bianche, quadrate, i tetti coperti di legna.
Qui la legna è merce
rara. Per scaldarsi e cucinare si usa lo sterco seccato di yak e di capra. La capitale, Lo Manthang, cinta da mura è cambiata ben poco dall'epoca del suo massimo splendore, nel 14° secolo. Fino agli anni Sessanta, le porte di accesso alla città venivano sbarrate durante la notte e riaperte soltanto al mattino.
Le viuzze contorte sono
inaccessibili alle auto. Ogni primavera, stagione di rigenerazione della natura e
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MUSTANG - Il regno proibito della vita, a Lo Manthang si celebra il
menti musicali, la potenza simbolica
val si conclude con “l'uccisione”
Tiji. Il Festival si sviluppa in tre giorni
dei movimenti dei danzatori mi pro-
rituale del demone. Il Lama trafigge
di rituali tibetani che rievocano
iettano all'istante in una dimensione
un fantoccio e la folla esulta tra grida
l'eterna lotta fra il bene ed il male.
fiabesca e perduta.
e spari di fucile.
Alla fine dei festeg-
La piazza principale, in cui è esposto
muta al grandioso spettacolo che
giamenti Lo Manthang si svuota di
un gigantesco e prezioso “thangka”,
racconta i misteri della fede. Il dan-
colpo e ritrova i ritmi tranquilli di
si riempie di monaci vestiti di costu-
zatore perde la propria identità, si
sempre.
mi fiammeggianti. Il Tiji rappresen-
trasfigura, si sublima. Entra nel per-
Adesso ci attende una lunga giorna-
ta uno dei momenti più intensi della
sonaggio e diventa la divinità che
ta di trekking che ci porterà a Ghar
religiosità buddista. La tradizione lo
incarna, acquisendone la forza.
Gompa, il più antico monastero del
I
I monaci,
monaci bambini, nelle loro tonache
Mustang. Siamo a 4000 metri e l'aria
che indossano maschere propiziato-
color ocra, sono in gran fermento,
rarefatta ci taglia il respiro. Carova-
fa risalire al 15° secolo.
rie, mettono in scena la storia di Dor-
assiepati dietro l'altare su cui sono
ne di muli carichi di merci ci supera-
je Joho che scacciò i demoni che
ordinatamente disposti gli oggetti
no senza fatica e scompaiono ben
minacciavano il paese.
Le danze
rituali ( Cham) rappresentano uno
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La folla assiste
D i ffici l e co n te n e rn e
presto dalla nostra vista. Passo dopo
l'eccitazione. Rapiti, a bocca aperta,
passo ci inerpichiamo sull'aspro sen-
ri tu al i .
degli aspetti più affascinanti delle
osservano le danze.
Altri, con i tra-
tiero. Le ore scivolano lente ed ecco-
tradizioni religiose dei paesi himala-
dizionali berretti rossi, soffiano con
ci, infine, in prossimità della meta.
yani, derivanti sia dal Buddismo che
impegno nelle gigantesche conchi-
All'inizio vedo solo una moltitudine
dal Bon, l'antica religione autoctona
glie bianche.
di bandierine di preghiera, quindi
La gente del posto
tibetana. La policromia dei costumi,
accorre in massa. Le donne indossa-
una lunga fila di stupa rossi e, sullo
le maschere e gli ornamenti, i suoni
no gli abiti migliori ed i gioielli tradi-
sfondo, il monastero costruito nell'8°
profondi e drammatici degli stru-
zionali in turchese e corallo. Il Festi-
secolo dal Guru Rimpoche. Le leg-
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MUSTANG - Il regno proibito gende locali dicono che Padmasambhava fece edificare Ghar Gompa per distrarre i demoni che ostacolavano la costruzione di Samye in Tibet. Nel monastero sono conservate migliaia di immagini del Buddha scolpite nella pietra e le scritture originali di Padmasambhava. Da Ghar Gompa a Tsarang, dove trascorreremo la notte in una modesta “guest house”, la strada è ancora lunga. Il sentiero scende dolcemente fiancheggiato da falesie che sembrano appartenere ad un altro pianeta. Bianco, blu, violetto, ocra, rosso si fondono in un caleidoscopio di colori. Centinaia di grotte bucano la roccia, luoghi di ritiro per i religiosi ma anche antiche abitazioni. Solo poche sono accessibili. I campi coltivati fiancheggiano il torrente ed i villaggi risuonano delle voci gioiose dei bambini. Tsarang è dominata da una vecchia fortezza diroccata (dzong) e dall'imponente struttura del monastero. Gli interni del tempio principale sono coperti di pitture, recentemente restaurate, che raffigurano il Mandala ed il Buddha della Medicina. Il resto dell'edificio, piuttosto fatiscente, è occupato dagli alloggi dei monaci. Per difendersi dal freddo, indossano, sopra le tonache, ogni sorta di indumento. Alcuni, ormai raggiunti dalla tecnologia moderna, sono ipnotizzati dai cellulari, altri giocano al pallone nel polveroso cortile. Prima di concludere il viaggio ci attende, a 3800 metri di quota, il tempio di Muktinath, letteralmente “luogo della salvezza”, sacro per i Buddisti ma soprattutto per gli Indù. Il piccolo santuario è uno dei più antichi dedicati al Dio Visnù. Nel cortile, 108 fontanelle che raffigurano teste di toro, versano acqua gelida sui pellegrini giunti dal Nepal e dall'India. Sadhu con i volti cosparsi di cenere, chiedono l'elemosina fumando ganja. L'imponente profilo del Dhaulagiri domina il paesaggio. Trascorriamo l'ultima notte a Jomsom dove prenderemo l'aereo per Pokhara. La cittadina, che sorge sulle sponde della Kali Gandaki, è spazzata dal vento. L'atmosfera è da film western. In un attimo ho già esplorato l'unica strada fiancheggiata da botteghe. Un luogo surreale, ai confini del mondo, dove le leggi della natura regnano sovrane. La mia stanza, nel pretenzioso hotel Majestic, è una piccola serra di vetro sul tetto. Dal letto mi godo la cima innevata del Dhaulagiri , infuocata dal tramonto. Il cielo si accende di rosa, di giallo, di rosso. Con un velo di tristezza mi accingo a lasciare questo luogo mitico. Non potrò mai dimenticare la sua bellezza arcana che mi ha toccato la mente ed il cuore.•
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SAN FRANCISCO
San Francisco Una cittĂ stupefacente fra ripide arterie stradali, baie e coloratissimi ponti sospesi
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15 Testo di Luisa
I
Chiumenti
l fascino di paesaggi singolari: dal Golden Gate Bridge, agli edifici in stile vittoriano, al prato verde che costituisce la copertura della “Academy” di Renzo Piano,
all'entusiastico via vai dei turisti al Waterman's Fishing e agli affollati Cable cars, che si arrampicano sulle sue ripide strade. Tutto ciò e molto altro è San Francisco con i suoi sette milioni di abitanti che popolano la San Francisco Bay Area, polo culturale e turistico di estremo interesse per tutti gli States. Se si sceglie di raggiungere la Baia durante i mesi estivi, il caldo non disturba mai eccessivamente, perché mitigato da una nebbiolina sempre fresca e dalle vaste aree verdi. Ma eccoci subito ad attraversare il famoso ponte con quel colore definito l' “arancione internazionale”, che si staglia gigantesco, ma visivamente leggerissimo, con la sua campata di ben 2,7 km. Le sue travi imponenti, le enormi colonne e i cavi che lo compongono sono davvero impressionanti. Certo attraversarlo in bicicletta sarebbe molto eccitante, ma deve essere fatto da esperti, oltre che da appassionati ciclisti, perché spesso il vento è forte e molto fastidioso; comunque ci sono numerose aziende che noleggiano biciclette -come la “Blazing Saddles” e la “San Francisco Bicycle Rentals”- spesso munite di mappe stradali dettagliate che mostrano il tragitto da San Francisco, attraverso il ponte, verso meravigliose altre località vicinissime e molto suggestive per panorami e tradizioni, come Sausalito e Tiburon, nella Marin County e da lì poi, per tornare in città, è comunque disponibile un traghetto.
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SAN FRANCISCO
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17 All'estremità sud del ponte si può trovare anche un altro breve percorso che permette di proseguire in basso verso lo storico Fort Point, terminato nel 1861 come avamposto militare per la protezione dell'imboccatura della baia, molto prima che sorgesse il ponte. Ma volgendoci ora verso la grande area verde che costituisce il Golden Gate Park, sarà piacevolissimo immergerci nella sua frescura, fra i suoi sentieri e giungere a un certo punto, al grande viale che lo attraversa e che ci fa vedere in lontananza una torre molto particolare, alta 45 metri, dalla forma apparentemente contorta, elevantesi per ben otto piani: quella dell'M. H. de Young Memorial Museum, che ospita opere d'arte americana, africana, orientale ed arte delle civiltà precolombiane e dalla cui sommità, una vista a 360° permette di spaziare sul circostante parco e sui vicini quartieri residenziali di San Francisco. Ma quando lo raggiungiamo, lasciando il parco alle nostre spalle, vediamo un complesso molto più ampio e interessante che, in un'area di ben 27.000 mq. oltre alla torre, staglia una costruzione lunga e bassa tutta rivestita, come la torre stessa, di pannelli di rame ossidato -in gran parte riciclato- caratterizzati da forature e bugnature, miranti a ricreare gli effetti fantasmagorici della luce del sole che viene in tal modo filtrata, con il vento che muove le foglie degli alberi nel bosco adiacente, in un eccezionale effetto luminoso. E di fronte colpiscono le due cupole ribassate che costituiscono la copertura “a prato” tutta verdeggiante, dell'Accademia Californiana delle Scienze, progettata dall'architetto italiano Renzo Piano, con l'affascinante grande acquario, planetario e la possibilità di percorrere tutto ciò con l'originale scala elicoidale. Fantastica struttura pensata da Renzo Piano con criteri di risparmio energetico e minimo impatto ambientale. Il progetto è completamente integrato con la Natura, ricoperto da un tetto d'erba, il Livin Roof, che è una delle attrazioni del Museo, il Planetario dal diametro di 27 metri, la “bolla di vetro” che racchiude la foresta pluviale, dove si passeggia, tra uccellini e farfalle, lungo la rampa elicoidale e gli ambienti del reef -3.000 pesci esotici-, delle coste californiane -con squali e piovre giganti-, e della palude -con tartarughe e il raro alligatore bianco-. Molti gli spazi interattivi, didattici e di gioco per i bambini www.calacademy.org. Ma come non recarci ora a visitare quello che è uno dei quartieri più caratteristici di San Francisco, il Fisherman's Wharf “molo del pescatore”-, che si può raggiungere con un breve percorso a piedi, dopo essere scesi da quel fantastico tram d'epoca che è il famosissimo “Cable car”. Se
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SAN FRANCISCO
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si è un po' coraggiosi sarà molto più emozionante sedersi
soprattutto la specialità è la “clam chowder in sourdugh
all'esterno, guardando scorrere sotto i nostri piedi il ter-
bread”, cioè una ricca zuppa di frutti di mare servita
reno in forte pendenza delle tipiche strade di San Franci-
all'interno di un tipo di pane scavato come una scodella.
sco. Il cable car è un caratteristico storico tram che si iner-
Ma qui sul molo è anche l'arte che viene stimolata, di fron-
pica sopra le colline cittadine ed è aperto, per rendere il
te ad un paesaggio così esaltante e così mutevole a
viaggio più emozionante. Ed è molto interessante assi-
seconda del sole e del vento presenti nella baia e durante
stere alla sua partenza dal centro, dove, con forza, gli
le giornate di sole è possibile trovare molti artisti lungo la
addetti fanno compiere, con semplici, grosse funi, il giro
strada che lavorano e al tempo stesso si intrattengono
alla carrozza, per tornare indietro sul binario che è natu-
con i turisti. Di notte invece la vita si anima nei locali jazz,
ralmente unico. Scendiamo dunque e possiamo anche
dove è possibile ascoltare dell'ottima musica pagando
fermarci lungo la strada a consumare un'ottima patata
solo la consumazione. Il Pier 39, oltre a dare uno spunto
calda, cotta con la buccia e riempita di una sostanziosa
eccezionale verso l'osservazione ravvicinata della gran-
cremina. E' solo un gustoso assaggio di quanto potremo
dezza della Natura, permettendo di osservare le otarie
gustare laggiù lungo il molo su cui si susseguono molti
che in gran numero vi si radunano quando il clima è più
ristoranti, bar e tavole calde. Inoltre vi sono bancarelle -
favorevole, offre al visitatore infinite curiosità. Si può
quasi un lungo mercato- dove è possibile consumare
trovare ad esempio il negozio che permette di aprire
ottime specialità tipiche di San Francisco, come ad esem-
un'ostrica ed acquisire così la perla eventualmente trova-
pio il “panino al granchio”. Certamente nell'area dello
ta al suo interno oppure un negozio dove si vendono solo
storico quartiere di Fisherman's Wharf -nonché il famoso
oggetti per mancini come orologi che girano al contrario,
molo 39-, si può osservare ancora una intensa attività
tazze bucate in modo che si possano essere usate bene
peschereccia ed è così che i numerosissimi ristoranti in
dai mancini, oppure negozi che vendono ad esempio
loco offrono alla clientela pesce sempre freschissimo. E
solo calzini o solo calamite. E a San Francisco sono anche
del resto dovunque a San Francisco si possono gustare
da prendere in considerazione alcune produzioni di otti-
ottimi piatti di pesce, come lo “Swan Oyster Depot” al
mo vino che è interessante andare a visitare nella “Napa
1517 di Polk St., un mercato del pesce dove si può anche
Valley” che si può raggiungere con una bella gita in bat-
mangiare, tra gamberi, ostriche, granchi, pesce spada, ma
tello, recandosi al Ferry Building di San Francisco, salire in
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SAN FRANCISCO
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battello fino a Vallejo e da lì prendere la navetta dedicata
ro 1245, la Vintners'Collective, un locale che ospita una
alla Napa Valley (Vine route 10). Fra dolci paesaggi e colli-
cooperativa che raccoglie circa venti aziende del territo-
ne ammantate di vigneti, spuntano anche castelli, resorts
rio. E da ultimo è interessante dare un'occhiata anche al
e ville magnifiche con parchi naturali e centri benessere
Museo: il k di Rosa Art + Nature Preserve ( 5200 carneros
come quello che permette di fare un bagno nei fanghi
Hwy 121), su una collina circondata da vigneti e nel bel
vulcanici di Calistoga. E può capitare di sorseggiare un
giardino fra sculture metalliche e installazioni, si aggirano
ottimo cabernet tra le splendide sale di un sontuoso
altezzosi alcuni coloratissimi pavoni. E può essere davve-
palazzo con opere di F. Bacon ed altri grandi contempo-
ro molto piacevole giungere a San Francisco per le feste
ranei anche nei giardini della “cantina-galleria” in cima al
natalizie e il Capodanno, poiché la città sa offrire diverti-
Mt.veeder (4411 Redwood Rd), nell'ambito della “Hess
mento per tutti in tutti i modi, dai locali con i dj, alle disco-
Collection Vineyard”. Ma è molto bello andare anche con
teche, alla musica dal vivo, la commedia, spettacoli di
il “Wine Napa Train”, percorrendo così la valle su un vec-
ogni genere e concerrti, oltre ai fuochi d'artificio allo
chio treno restaurato in partenza dal centro di Napa ed
scoccare della mezzanotte lungo l'Embarcadero. E fra le
acquistare un “pacchetto” per degustare i vini locali già a
attrazioni e attività che si possono fare presso alcuni dei
bordo del treno. La cittadina di Napa è il cuore della valle
migliori hotel, come il W San Francisco, Westin St. Francis
e attraversando la Main Street, in direzione nord si potrà,
e l' Hyatt Regency, ogni locale organizza party di ogni
dopo aver comunque già effettuato numerose degusta-
genere, festosi e piacevolissimi.•
zioni nei numerosi locali incontrati, raggiungere, al nume-
http://www.aiasf.org•
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L'eccellenza della Val D'aosta, la montagna
L'eccellenza della
la montagna
Una regione che vanta quattro tra i monti più alti di tutta Italia ed Europa: Monte Bianco, Cervino, Monte Rosa e Gran Paradiso
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23 Testo di Artifex
L
’inverno in Val d’Aosta, a cominciare dalla Valle cen-
trale diventa soprattutto la stagione delle località
turistiche che si trovano alle quote più elevate, anche se soggiornare nei paesi del fondo valle permette di abbinare alle giornate di sport e neve quelle di riposo e cultura, ad esempio nei castelli, qui particolarmente numerosi. La stazione sciistica principale é Champorcher, nell’omonima valle, che offre un comprensorio sciistico di 21 km. di piste sempre ottimamente innevate e adatte ad ogni tipologia di sciatore, mentre i bambini hanno a disposizione il rinnovato Baby Park Laris con divertenti discese di snow tubing, una evoluzione della classica discesa con slittino che simula il percorso del più tradizionale e noto rafting sul fiume, sostituendo la neve all’acqua e un canotto circolare mono o biposto al gommone. Come si allena il corpo standosene seduti su un canotto che scivola sulla neve? Si direbbe riposante. E invece gli addominali rimangono contratti per tutto il tempo e aiutandosi con l’equilibrio di braccia e gambe si aggiusteranno direzione e velocità, migliorando sia la
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L'eccellenza della Val D'aosta, la montagna Chi viene a Ioannina non può non dedicare una mezza giornata all’ archeologia. A circa 20 km dalla città, ai piedi di reiterate colline e del monte Tomaros, si entra nella storia. Una storia che sa di mitologia, di oracoli e vaticini. E tutto questo aleggia ancora nell’aria riarsa e polverosa di questo luogo fermo nel tempo dove ogni pietra parla di devozione pagana, di riti scaramantici e di profezie lette fideisticamente dai sacerdoti di Zeus nel fruscìo delle foglie della sacra quercia o nel tintinnìo dei vasi devozionali di bronzo o nel volo premonitore degli uccelli. Ma parla anche di cultura. Basti ammirare il magnifico teatro e la sua maestosa gradinata a ventaglio; non è difficile volare con la fantasia e immaginarla gremita di 17.000 spettatori! Costruito all’inizio del terzo secolo a.C. durante il regno di Pirro, che nel bacino di Ioannina aveva la sua capitale, è uno dei teatri antichi più vasti mai conosciuti. Occupa una cavità naturale del terreno con una cavea di 135 mt di diametro divisa in tre livelli con 55 file di posti, riservando ovviamente le prime file agli invitati d’onore. L’orchestra era di forma ellittica e tutt’intorno aveva un canale di scolo per la piog-
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L'eccellenza della Val D'aosta, la montagna
gia. L’anfiteatro, anche grazie ai recenti restauri, si conserva in ottimo stato e ancora oggi è scenario di frequentatissimi spettacoli teatrali. Viaggiatori e studiosi del Settecento furono affascinati dal sito archeologico di Dodoni E fu proprio un viaggiatore inglese, tal C. Lincoln a scoprire nel 1832 il sito e dal 1875 iniziarono gli scavi che la Società Archeologica di Atene ha condotto sistematicamente fino al 1920. Inizialmente con la direzione dei professori Soteriadis, Evangelidis e Dakaris e poi, fino al 1996 con i membri del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Ioannina. Lo stesso Dakaris progettò il restauro del magnifico teatro, fiore all’occhiello di Dodoni. Gli scavi archeologici hanno confermato che il primo santuario greco dell’oracolo fu eretto proprio a Dodoni, già nella preistoria. Ma fu nel terzo millennio a.C. che qui si venerò Gaia, la dea della Madre Terra, associata al culto dell’albero e alle profezie legate ad esso. Il culto di Zeus, dio del mondo dei vivi e dell’Aldilà, prese piede più tardi, all’inizio del secondo millennio a.C. A quel santuario si accorreva da tutta la Grecia. Oggi l’Oracolo di Dodoni è secondo per importanza solo a
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Delfi in tutta la Grecia.•
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Le atmosfere rarefatte ed eleganti di COURMAYEUR
Le atmosfere rarefatte ed eleganti di
Testo di Teresa
U 28
Carrubba | Foto di Teresa Carrubba e dell'Archivio dell'Auberge de la Maison
n tempo qui si veniva a “passare le acque” nelle
nata in escursioni e discese sulle piste da sci del compren-
antiche terme di origine romana a Pré-Saint-
sorio del Monte Bianco e magari concedersi un aperitivo
Didier, ad una manciata di chilometri da Courma-
nell'elegante salotto delle Alpi: Courmayeur. La celeberri-
yeur, verso l'imbocco della Valdigne. Qui nascono le
ma cittadina valdostana, a lungo considerata un luogo
cascate di quello strapiombo stretto tra le rocce, il
per aristocratici fin dall'inizio dell'Ottocento quando
Gouffre de Verney, dove gli inverni della Val d'Aosta tra-
stuoli di servitù seguivano i signori nelle fastose case dis-
sformano le fredde acque che arrivano da La Thuile in
seminate tra il Verrand e la Val Ferret, continua ad essere,
un'unica e maestosa scultura di ghiaccio. E' proprio sotto
ma con discrezione, un ritrovo del jet set internazionale.
questa magnifica scenografia della Natura che si trova il
C'è chi arriva da lontano, con aereo privato, solo per una
moderno centro termale di Pré-Saint-Didier. (termedi-
cena romantica. Ma sui nomi dei vip c'è un gran riserbo, si
pre.it). L'accesso alle terme è possibile fino alle 23, un
immagina che soggiornino nelle ville protette dal verde o
orario perfetto per chi vuole utilizzare il resto della gior-
in anonimi appartamenti dei molti complessi sorti
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all'imbocco tra le valli Ferret e Veny. La vecchia Courma-
A dimostrazione che, malgrado molti pareri contrari
yeur, rispettata dai grandi complessi turistici costruiti
all'epoca, Courmayeur sarebbe potuta diventare una
negli Anni '60 e '70, tradisce la presenza di ricchi impren-
meta ambita. A favore del turismo d'élite, anche Il Circolo
ditori che, sulla scia degli armatori genovesi Ravano e
Golf Courmayeur et Grandes Jorasses, giudicato tra i più
Costa, scopritori ed estimatori nell'immediato dopoguer-
belli d'Europa e firmato dall'architetto inglese Henry
ra delle sue potenzialità turistiche, vi soggiornarono per
Cotton, uno dei massimi specialisti del settore. Il campo si
lunghi periodi. Un'intuizione lungimirante. Fu il conte
snoda nella stupenda Val Ferret, alla base del Monte Bian-
Titta Gilberti, illustre e amato personaggio, ad acquistare
co e a vista delle imponenti pareti di ghiaccio e granito de
nel 1952, su suggerimento del nonno senatore Beniami-
Le Grandes Jorasses, dalle quali prende il nome. La tradi-
no Donzelli, il vecchio Hotel Royal per demolirlo e rico-
zione del Circolo Golf è fatta di antiche amicizie tra grandi
struirlo ex novo. Di più, fece realizzare l'imponente funivia
famiglie aristocratiche. Neanche a dirlo, oggi è molto fre-
del Monte Bianco che portava a Punta Helbronner e valo-
quentato dal jet set.
rizzare il comprensorio sciistico Courmayeur-Chécrouit.
(www.golfcourmayeur.it)
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Le atmosfere rarefatte ed eleganti di COURMAYEUR
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Skyway
per la vista carica di suggestione offerta dalla terrazza
E' come entrare in una sfera di cristallo, ma quello che
circolare, la bellezza ovattata e silenziosa delle nevi
attrae lo sguardo man mano che si sale verso le falde del
perenni che si aggrappano alla roccia divenendone
mitico Monte Bianco con una leggerissima ma totale rota-
superbamente parte. Al livello Helbronner, merita una
zione, è una struggente realtà della Natura, non una visio-
visita la sala Hans Marguerettaz con la mostra permanen-
ne della magia. La sfera è la cabina della Skyway Monte
te dei cristalli estratti da vari appassionati cristalliers val-
Bianco, la nuova funivia inaugurata il 23 giugno 2015, già
dostani sul massiccio del Monte Bianco. Affacciato sul
considerata un must, frutto della moderna tecnologia
Monte Bianco e sul Dente del Gigante, il Bistrot des Gla-
ingegneristica italiana. Un modo emozionante per rag-
ciers offre ai turisti la possibilità di uno spuntino in quota
giungere il punto più vicino alla vetta del Monte Bianco
mentre si gode di uno scenario fantastico. Ma l'impianto
coperta dai ghiacciai, da cui si diramano i percorsi alpini-
Skyway è uno scrigno di sorprese anche nella stazione
stici e i fuoripista che collegano la Val d'Aosta alla Francia
intermedia. A 2.173 metri di quota, presso la stazione del
e alla Svizzera. Si tratta della Punta Helbronner, a 3.466 m.,
Pavillon du Mont Fréty, l'avveniristica funivia di Courma-
dove il respiro rallenta non tanto per l'altitudine, quanto
yeur ospita la Cave du Mont Blanc, la cantina con labora-
31 torio di spumantizzazione più alta d'Europa. Ogni anno
storia. E, sempre a questo livello, il ristorante Bellevue, per
produrrà 100 esclusive bottiglie magnum del famoso
gustare il meglio della tradizione gastronomica del terri-
Cuvée des Guides – Blanc de Morgex et de La Salle extra-
torio affacciati sul Tetto d'Europa, grazie alle generose
brut metodo classico. Il locale ospita inoltre una piccola
vetrate. Dal Pavillon du Mont Fréty, si accede al Giardino
esposizione dei vini più illustri della Cave Mont Blanc,
Botanico Saussurea, con 900 rarissime specie di piante
valorizzati in teche museali con tanto di nicchia e faretto
alpine, e al parco giochi Skyway for Kids.
dedicato, arricchita da pannelli illustrativi e tablet che permettono ad ognuna delle bottiglie di raccontare la sua
(www.montebianco.com)
anno 6 - n°22 dicembre 2016
Le atmosfere rarefatte ed eleganti di COURMAYEUR
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Shopping esclusivo
artigianato locale. In una città alla moda come Courmaye-
Courmayeur può essere a buon titolo annoverata tra le
ur non mancano certamente numerosi caffè e ristoranti,
località più sofisticate della Valle d'Aosta, con il suo ele-
sparsi per la città, ma i più eleganti sono concentrati
gante centro storico pedonale che offre un ampio pano-
soprattutto lungo la famosa Via Roma. Si spazia tra caffè
rama per lo shopping tra rinomate boutique, caffè e
dall'ambiente ricercato con divani e caminetti come il
ristoranti. E certamente è Via Roma il fulcro del lusso citta-
Caffè della Posta e bar alla moda come il Bar Roma o
dino, con pavimentazione a ciottoli, non a caso preferita
l'American Bar per un drink o un aperitivo, dopo una gior-
come sede dei propri negozi da stilisti e griffe internazio-
nata sulla neve. I numerosi ristoranti servono piatti della
nali come Cartier, Hermes, Gant e da gioiellerie come la
cucina italiana, ma anche specialità valdostane. Rinomati
famosissima Aurum. Si passa dalla ricercatezza di Gui-
Pierre Alexis 1877, il ristorante dell'Auberge de la Maison
chardaz, storico negozio di moda di Via Roma da sempre
-l'Aubergine-, La Maison De Filippo e il Cadran Solaire,
sinonimo di eleganza e di qualità, a Courmayeur 105,
con un repertorio di delizie. A proposito di specialità loca-
dove è possibile trovare una selezione tra i più importanti
li, Courmayeur ha varie boutique di delicatezze gastrono-
brand del lusso. Courmayeur, inevitabilmente legata al
miche, che offrono l'occasione per conoscere i sapori
mondo dello sci, offre il meglio anche per chi pretende di
caratteristici della Val d'Aosta, tra cui spiccano i formaggi
essere alla moda anche sulle piste da sci, per esempio il
DOP come la fontina o il fromadzo, salumi come il pro-
monomarca di Moncler che espone un'ottima selezione
sciutto di Bosses, prodotto e stagionato ad alta quota, il
di capi d'abbigliamento e accessori. Chi ama il mondo dei
pane di segale e le varie qualità di miele. Passeggiando
profumi e delle essenze raffinate non dovrebbe trascura-
per la città, e specialmente lungo la centralissima via
re Bazaar Des Senteurs, sempre in Via Roma, un ambiente
Roma, ci si rende subito conto di come questa località sia
ricercato ed elegante che invita a scoprire nuove atmo-
un mix affascinante di tradizione e modernità. Lo sa bene
sfere e fragranze antiche. Parlando di altro shopping, ci
il jet set di Milano e Torino che frequenta Courmayeur
sono negozi di libri, mappe e fotografie del territorio,
anche solo per il fine settimana.
33
Ospiti d'onore all'
Testo di Teresa
I
Carrubba | Foto di Teresa Carrubba e dell'Archivio dell'Auberge de la Maison
l primo impatto è il profumo resinoso dei legni che
serie su cui vengono stampati tessuti antichi, e pavimenti
avviluppano anche lo sguardo in un'esperienza senso-
in legno degni di un attento progetto. Specie quello della
riale davvero unica. E' questo il segno dell'accoglienza
hall, un puzzle di cubetti ricavati dal legno di larice taglia-
dell'Auberge de la Maison di Entrèves, a pochi passi
to di testa, inseriti in un reticolo ma non fissati in modo
dall'antica casa-forte un tempo di proprietà della Signoria
tale da “giocare” con i passi di chi lo attraversa generando
di Courmayeur. “Hotel de charme, Hotel-chalets de tradi-
volutamente un leggero scricchiolìo che dà un tono di
tion, Saveurs du Val d'Aoste”, questo dicono le insegne
vissuto. Questo è solo un esempio di come qui
dell'Auberge ed è tutto vero. C'è il fascino dell'atmosfera
all'Auberge niente è stato lasciato al caso, la cura dei par-
calda e coinvolgente delle tradizionali strutture alpine,
ticolari sembra essere il frutto di una precisa volontà di
ma con spiccata personalizzazione, fatta di mobili in
stupire. Questo vale, ovviamente, anche per camere e
legno massiccio di antica fattura artigianale, stampe
suite, una diversa dall'altra, rinnovate periodicamente in
d'epoca, rivestimenti in legno alle pareti, una sorta di boi-
un felice connubio tra tradizione montana e moderno
anno 6 - n°22 dicembre 2016
Le atmosfere rarefatte ed eleganti di COURMAYEUR design. Qui c'è la mano dell'architetto, Danilo Montovert del prestigioso studio di architettura in Aosta Montovert Architects, per quanto attiene alle idee strutturali come ad esempio la suite di forte impronta alpina, con tanto di abbaino incorniciato da legno di abete e tetto mansardato con travi a vista e poi, a magnifico contrasto, una vasca idromassaggio di design nel bel mezzo del salotto, sotto un soffitto spiovente. O la suite con la tradizionale stufa-camino in maiolica, un intimo soppalco con salottino per il relax e una grande moderna vetrata panoramica. Ma poi c'è l'impronta di una donna dal gusto estetico molto spiccato e dall'attenzione minuziosa ad ogni particolare che possa far sentire l'ospite coccolato e accolto con molto di più delle tipiche amenities di un albergo. La donna è Alessandra Garin, l'anima dell'Auberge e proprietaria insieme al fratello. Furono i nonni Filippo ed Esterina Garin, negli Anni '50, a dare il via alla tradizione alberghiera della famiglia con la locanda Belvedere in Val Ferret. Poi fu la volta di Leo Garin, padre di Alessandra, che costruì l'Auberge de la Maison a Entrèves e portò al successo la cucina valdostana tradizionale. Un merito questo di cui si è avvantaggiata la figlia Alessandra, appunto, puntando molto sulla tradizione culinaria per aumentare l'appeal dell'Auberge. E' infatti l'Aubergine, il ristorante interno dell'albergo uno dei suoi punti di forza per qualità dei piatti proposti, per il rispetto della tradizione locale e, non ultimo, per il servizio davvero eccellente. L'attenzione dei camerieri al cliente è a tal punto sensibile che può capitare che un desiderio appena sussurrato tra i commensali si concretizzi a tavola nel cibo appena nominato. Tanto apprezzabile quanto inusuale. Nel menu appaiono piatti curatissimi e gourmand quali ad esempio Vallée d'Aoste Jambon de Bosses DOP con frittelle di mele calde, Zuppa alla Courmayeurentze in crosta di Fontina DOP, Ravioli Maison con cuore di burrata e basilico su crema di spinaci e olio aromatico, Crespelline di grano saraceno alle erbette di montagna e coulis di pomodoro, Filetto di cervo al Porto Ruby con marmellata di cipolle rosse e uvetta, Guancetta di vitello cotta lentamente nel Blanc Fripon, sugo infuso al timo, funghi secchi e patata di montagna schiacciata all'olio extravergine di oliva. E per
34
finire, il magnifico Sabayon Auberge e pasticceria
35 mignon. Le coccole dell'Auberge de la Maison proseguono alla Maison d'Eau, la raffinata Spa con piscina, idromassaggio, sauna finlandese e bagno di vapore. Il menu dei trattamenti è davvero allettante e particolare, specie per quelli che riecheggiano le vecchie tradizioni locali come il bagno di fieno caldo o il bagno alpino di erbe e fiori. Ma anche trattamenti innovativi come lo scrub aromatico seguito da massaggio con olio al cioccolato e spezie; scrub e massaggio con preparati antiossidanti ottenuti da uve Muscat, Enfer e Rayon colte ai piedi del Monte Bianco. E tanto altro. Una chicca è la Personal Spa Refuge du Mont-Blanc, una casetta in legno nel parco dell'Auberge, prenotabile in esclusiva, in genere per una coppia, per una indimenticabile esperienza di relax alpino. (www.aubergemaison.it)
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Guadalupa Guadalupa, l'isola dalle sembianze di farfalla
l'isola dalle sembianze di farfalla
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37 Testo di Annarosa
I
Toso | Foto di ATOUT FRANCE - Ente per lo sviluppo del Turismo Francese
viaggiatori lo sanno: otto ore di volo non sono poi
accolti da un gruppo musicale folkloristico che suona al
così tante e per raggiungere Guadalupa da Parigi Orly
ritmo della biguine. Ci dicono che è la prassi, che succede
con Air France, tante così ne occorrono. Il tempo è
ad ogni arrivo di volo sia esso dall'Europa o dagli Usa o
leggermente superiore se si vola da Malpensa o da altro
dall'Oriente. E' sicuramente un buon biglietto da visita
aeroporto italiano con voli charterizzati. Non occorre
che allieta i passeggeri che aspettano i bagagli. L'attesa è
passaporto perché Guadalupa è politicamente francese a
minima, perché l'aeroporto è piccolo e quasi quasi
tutti gli effetti, dalla Marsigliese, all'euro, a Holland. Ma
dispiace interrompere quella bella atmosfera, prelevare
non nell'animo, nelle abitudini, nel cibo e soprattutto nel
la valigia dal nastro e andar via, ma l'isola dalle sembianze
clima, decisamente tropicale. E anche nella simpatia e nel
di farfalla, ci attende. Guadalupa,- il nome sembra glielo
calore tutto creolo che si intuisce già all'arrivo
abbia dato Cristoforo Colombo in onore di Santa Maria di
all'aeroporto di Pointe à Pitre, quando i turisti vengono
Guadalupa, in uno dei suoi tanti viaggi alla scoperta di
anno 6 - n°22 dicembre 2016
Guadalupa, l'isola dalle sembianze di farfalla nuove terre- è formata da due parti completamente diverse, sia nella forma che negli aspetti naturalistici. Piatta e calcarea la Grande Terre, con spiagge di sabbia bianca, mare più che trasparente e vaste coltivazioni di canna da zucchero. All'estremo capo della Grande Terre, si trova Pointe des Chateaux, un luogo da cui si gode una vista impareggiabile sulle isole circostanti. Dominata da un massiccio montuoso, da una foresta tropicale di 17.000 ettari, un mare altrettanto trasparente e una natura lussureggiante, la Basse Terre. Qui nella zona di Deshaies, una delle più genuine dell'isola, è stata girata la fiction francoinglese Delitti in Paradiso, trasmessa in tutto il mondo. Una
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Guadalupa, l'isola dalle sembianze di farfalla
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41 indiretta e positiva pubblicità per tutto l'arcipelago che esalta la realtà di un luogo dove il turismo non è ancora massificato, la maggior parte degli alberghi è di piccole dimensioni e dove la cordialità degli abitanti è la normalità verso i turisti. La splendida plage de Grande Anse o quella de La Perle a Deshaies sono state un naturale meraviglioso set di questa fiction. A Guadalupa l'atmosfera è più che mai caraibica, il cibo creolo molto saporito. I ristoranti sono per lo più semplici e nei numerosi bar sulle spiagge si possono gustare granite ai sapori della frutta tropicale, spesso annaffiati con il rum. E a proposito di questa bevanda, nella Basse Terre, in una delle tante antiche distillerie si realizza da almeno tre secoli il rum più buono di tutti i Caraibi Francesi. E l'assaggio è naturalmente d'obbligo e anche l'acquisto della prelibata bevanda che potremo spedire nel nostro bagaglio, accuratamente avvolta nei nostri indumenti: con questo sistema saremo sicuri che anche se il nostro bagaglio sarà duramente sballottato, il nostro rum arriverà integro a destinazione. Fino a prova contraria...Da non perdere l'escursione all'isola di Marie Galante dove si arriva dopo una traversata di un'ora. Qui il bagno sulla spiaggia di Capesterre è un must obbligatorio, anche dopo aver mangiato, perché a Marie Galante l'acqua del mare è veramente tiepida e invitante. Attenzione al sole e alle bruciature, soprattutto se arriviamo dall'inverno con la pelle non avvezza al sole. A La Grande Terre, nella località di Sainte Anne, troviamo le spiagge più frequentate e più belle: da quella della Caravelle, di Bois Jolan e la plage du Bourg. Queste spiagge ospitano anche i crocieristi che fanno scalo a Guadalupa e i clienti del club Med che qui ha uno dei suoi più noti villaggi. A Sainte Anne tutti i giorni è allestito un coloratissimo mercatino di frutta tropicale anche già preparata da gustare all'istante e naturalmente ogni tipo di oggetti artigianali. Parei, cappellini, borse per il mare e quant'altro con i vivaci colori di Guadalupa, sono souvenir che vale la pena portare a casa. Fino a poco tempo fa la maggior parte della popolazione era dedita alla coltivazione di caffè, cacao e canna da zucchero. Naturalmente oggi è tutto cambiato. Molti francesi di mezza età si sono trasferiti stabilmente a Guadalupa e molti altri lo hanno fatto per lavoro alla ricerca di una vita senza stress. Molti altri lavorano nel turismo, soprattutto nell'hotellerie. Anche dal punto di vista turistico i francesi rappresentano il primo mercato per l'isola dalle sembianza di farfalla. www.leisolediguadalupa.it www.airfrance.it www.france.fr
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Koh Ker e Bang Mealea. Custodi silenziosi di sussurri millenari
Koh Ker e B
Testo e foto di Pamela
D 42
McCourt Francescone
a oltre un millennio strette nell’abbraccio asfis-
che - a differenza del magnifico sito di Angkor Wat e degli
siante della giungla pluviale, le antiche città
altri templi nei dintorni del grande complesso – emanano
Khmer di Koh Ker e Bang Mealea, isolate e inac-
un’energia vitale che scaturisce da vestigie sgretolanti e
cessibili sotto un manto verde luminoso e impenetrabile,
fatiscenti di monasteri, templi e fabbricati strangolati da
si presentano oggi come sono state scoperte dai primi
muschi, felci, piante rampicanti ed erbaggi, e sventrati da
esploratori francesi negli anni a cavallo del 1900. Luoghi
smisurati grovigli di radici attorcigliate. Uno scenario oni-
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Bang Mealea Custodi silenziosi di sussurri millenari
rico, opera dall’abbandono dell’uomo e dallo spietato
Wat che si trova a un centinaio di chilometri di distanza.
oltraggio del tempo.
L’antica cultura Khmer era socialmente e religiosamente
Koh Ker, antica capitale del potente e affascinante impe-
influenzata da quella indiana, e come questa aveva sei
ro Khmer, sorto tra il IX e il XIII secolo in Indocina, è stata
caste: la famiglia reale, i brahamani o sacerdoti, i monaci,
costruita da Jayavarman IV il quale, nonostante un regno
i funzionari, il popolo e gli schiavi. L’arte e l'architettura
di soli quattordici anni dal 928 al 942, ha completato la
Khmer hanno subito l’influenza dell’Induismo e, in un
sua grande opera su una scala senza precedenti, nello
secondo momento anche quella del Buddhismo, dando
stesso periodo in cui incominciarono i lavori su Angkor
luogo a una fusione di stili riscontrabili nei grandi com-
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Koh Ker e Bang Mealea. Custodi silenziosi di sussurri millenari
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plessi civili e religiosi del regno che
l’avvertimento di non allontanarsi
Il lungo viale processionale che porta
allora si estendeva dalla Cambogia
dalle piste tracciate, nonostante gli
al Tempio di Prasat Thom, dedicato al
alla Thailandia, oltre che a parti del
intensi interventi di sminamento che
Signore dei Tre Mondi, è affiancato
Laos e del Myanmar.
negli ultimi anni hanno bonificato le
da palazzi con portici e finestre
Arrivando a Koh Ker, prima di entrare
principali aree archeologiche cam-
schermate dalle colonnette scolpite
nell’antica capitale costruita su
bogiane. I templi da visitare sono
che sono un elemento ricorrente
un’area di trentacinque kilometri
una quarantina, compreso una delle
nell’architettura sacrale Khmer.
quadrati, si rimane piacevolmente
unicità di Koh Ker e il primo che
Accanto a questo tempio sorgevano
sorpresi dell’assenza di torpedoni e
s’incontra lungo il percorso,
cinque santuari con le più grandi
di quell’ammasso da visitatori che a
l’imponente Tempio di Prasat Prang,
raffigurazioni dei simboli fallici
tutte le ore invade Angkor Wat e gli
una grande piramide in arenaria a
dedicati a Shiva di tutta l’arte sculto-
altri templi principali. Prima di avviar-
sette gradoni che richiama le pirami-
rea locale. Dedicato invece a Brah-
si verso i templi sui cartelli si legge
di mesoamericani dei Maya.
ma, il Prasat Banteay Peechean,
45 l’unico tempio Khmer consacrato al
mentali e figure mitologiche come il
penombre, intuibili dietro le colonni-
creatore dell’universo.
Naga, il serpente a sette teste, e la
ne monolitiche che schermano le
Per la costruzione degli audaci edifici
Garuda, l’uomo avvoltoio cavalcato
finestre. Numerosi i passaggi soprae-
di Koh Ker Jayavarman, rampollo
dal dio Vishnu.
levati che, durante la stagione delle
ribelle e usurpatore dei discendenti
Bang Mealea, il Bacino dei Loti è
piogge, permettevano lo svolgimen-
diretti della famiglia reale, ha fatto
modellato su e si trova a una quaran-
to delle processioni e delle cerimonie
affluire maestranze – architetti e
tina di chilometri a est da Angkor.
religiose. I templi sono privi di basso-
ingegneri, muratori e scalpellini, scul-
Costruito dal re Suryavarman II nel
rilievi e si ritiene che sia all’interno
tori e pittori - da tutto i territori del
12° secolo è molto esteso e, come
che all’esterno fossero riccamente
suo regno. Maestranze che sui massi-
tutti i grandi complessi religiosi
affrescati.
ci blocchi di pietra arenaria usati per
Khmer, è dotato di un baray o bacino
Uniche a Bang Mealea tra tutti i com-
edificare gli imponenti fabbricati,
idrico, ormai prosciugato. Gli interni
plessi Khmer sono le tre cinte di gal-
hanno scolpito delicati motivi orna-
degli edifici sono luoghi misteriosi di
lerie concentriche, passaggi di livello
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Koh Ker e Bang Mealea. Custodi silenziosi di sussurri millenari
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che avevano la stessa funzione delle
a cumoli di macerie. Lungo il percor-
crollati, tempietti ingoiati da radici
elevazioni verso la sacralità delle pira-
so labirintico c’è una ridotta difficoltà
tentacolari, giochi smeraldi di ombra
midi. Un’altra particolarità sono le
di accesso grazie al sistema di passa-
e luce, templi maestosi ridotti a
gallerie voltate, molte con fila di
relle di legno costruite dal registra
giganteschi cumoli di macigni, e la
pilastri e alcune delle quale sono
Jean-Jacques Annaud che qualche
giungla inarrestabile che conquista
aperte ai visitatori.
anno fa ha girato qui il suo film I Due
qualsivoglia spazio e interstizio.
La sensazione
che si prova è quella di trovarsi in un
Fratelli. Silenzio e segretezza, mistero
Bang Mealea, un silenzioso e sedu-
giardino segreto dove la natura, sen-
e magnificenza, portici e padiglioni,
cente trionfo surreale.•
za freni inibitori, fa beffa delle gran-
sculture e statuaria, rovine di torri e
www.asianaturaltours.com
diose opere dell’uomo ormai ridotte
cortili, alberi che spuntano da palazzi
www.tourismcambodia.org
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La discreta bellezza di Malta
La discreta bellezza di
Malta Testo di Antonio
“
Castello
E dopo essere scampati al pericolo, si venne a sape-
re che quell'isola si chiamava Malta. Gli abitanti si
dimostrarono d'una umanità non comune verso di
noi: ci accolsero tutti intorno ad un gran fuoco che avevano acceso, a causa della pioggia che era sopraggiunta e del freddo”. Così Luca, “testimone oculare dei fatti”, narra, negli atti degli Apostoli, del naufragio di Paolo avvenuto nel corso del suo quarto viaggio a Roma. La cordialità e la simpatia del popolo maltese hanno dunque radici antiche come la sua storia che si deve far risalire ad almeno 4000 anni prima di Cristo.
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La discreta bellezza di Malta Situato al centro del Mediterraneo, l'arcipelago maltese, che comprende oltre Malta, le isole di Gozo e Comino e i due isolotti disabitati di Cominotto e San Paolo, per la sua posizione strategica per il controllo delle rotte verso il Medio Oriente, l'Europa e la costa nord-africana, è stata sempre terra di antiche civiltà e punto d'incontro di influssi culturali diversi. Vi sbarcarono fenici, dai quali i maltesi si sentono naturali discendenti, cartaginesi, romani, bizantini e arabi, quest'ultimi scacciati da Ruggiero il Normanno soltanto nel 1091. L'isola passò quindi alla casa di Svevia e successivamente agli Angiò di Francia e agli Aragonesi di Spagna. Nel 1530 venne offerta da Carlo V ai Cavalieri di San Giovanni che, sconfitti da Solimano, furono costretti ad abbandonare Rodi. Fu allora che l'Ordine cambiò nome. Conquistata più tardi da Napoleone, passò agli inglesi dopo la disfatta di Waterloo. E qui comincia la storia moderna di questo lembo di terra, distante appena 93 chilometri dal sud della Sicilia, appartenente geograficamente all'Italia pur non avendone mai fatto parte, quasi insignificante territorialmente nella vastità del bacino mediterraneo, eppure tanto ambìto. Malgrado gli inglesi non ci siamo più -l'hanno abbandonata definitivamente nel 1964-, Malta continua ad essere una importante base militare: al loro posto c'è la Nato. Chissà quale sarebbe stato il futuro politico ed economico di quest'isola se, nel 1971, Dom Mintoff, allora Capo del Governo laburista, appena salito al potere, non avesse alla fine accettato, dopo un interminabile braccio di ferro con l'Inghilterra, che non mancò di tenere in apprensione tutto il mondo occidentale, di cedere in uso le basi alla Nato anziché alla Libia di Gheddafi, disposto a pagare lo stesso prezzo richiesto del premier maltese. Da sempre fonte principale di sostentamento per la sua economia, l'impressione è che oggi il paese voglia affrancarsi anche da questa dipendenza. Ma per far ciò è necessario potenziare l'industria e in particolare quella turistica che già rappresenta tuttavia la voce più consistente della sua bilancia commerciale. Sotto questo aspetto Malta ha le carte in regola. Ne è garanzia il suo ricco patrimonio archeologico, storico, culturale ed ambientale. La stagione balneare comincia in pratica a marzo, quando il paesaggio, appena ondulato, comincia a colorarsi di un caratteristico color giallo per la fioritura dei tipici oxalis, una pianta primaverile che fiorisce precocemente, e le sue acque, azzurre e cristalline, cominciano a scaldarsi sotto l'azione dei raggi del primo sole primaverile. Le coste, alte e rocciose, sono qua e là spezzate da insenature che nascondono spesso piccole spiagge ricoperte di sabbie d'oro. Ma a Malta non esiste soltanto il turismo balneare.
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Quello congressuale, ad esempio, può contare su quattro
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UN VIAGGIO A ZARA - ricordando le “vie dei sovrani croati”
strutture per complessivi 10 mila posti. La struttura più affascinante per il settore è tuttavia la ”Sacra Infermeria”, situata a La Valletta, direttamente sul mare e costruita dai Cavalieri di Malta nel 1574, al tempo uno dei migliori ospedali del Mediterraneo. Nel 1979 è stata trasformata in un moderno centro congressi: il “Mediterranean Conference Centre” che oggi è il fiore all'occhiello del settore
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nello da Saliba -pitture nella chiesa dei Minori a Rabat- a
M.I.C.E. Accanto al congressuale si pone il turismo cultu-
Bartolomeo Genga da Urbino e Vincenzo Maculano det-
rale che può far leva su una millenaria storia testimoniata
to il Fiorenzuola. All'introduzione e allo sviluppo dell'arte
da palazzi, monumenti e chiese di grande pregio. Il nau-
del '600 a Malta contribuirono però anche il Caravaggio il
fragio di San Paolo a Malta fu probabilmente un segno di
quale, ricercato dalle polizie di mezza Italia, qui riparò,
Dio che il popolo non poteva non recepire. Se oggi
ospite degli ignari Cavalieri che lo onorarono come uno
sull'arcipelago si contano circa 300 chiese, molto si deve
di loro, e lavorò lasciando opere preziose, Mattia Petri,
a quel passaggio: un modo di dire popolare sostiene che i
Lionello Spada e altri. Isola dei Cavalieri invincibili,
maltesi preghino molto più dello stesso Papa. Molte di
baluardo della cristianità, fortezza inespugnabile
esse, imponenti e maestose, custodiscono gelosamente i
nell'antichità, città bunker durante l'ultimo conflitto
capolavori di insigni artisti italiani che, soprattutto nei
mondiale, Malta conserva ancora molte testimonianze di
secoli XVI e XVII, qui prestarono la loro opera: da Anto-
questo suo passato militare. La stessa capitale, La Vallet-
53 ta, sorta ad opera del Gran Maestro dell'Ordine di Gerusalemme, Jean Parisot de la Vallette, sul Monte Sceberras, con il suo dedalo di stradine strette, a forte pendenza e lunghe scalinate, danno ancora oggi l'idea di un centro fortificato. Ma La Valletta è stata definita anche città-museo per quel suo fascino tutto particolare che sprigiona dalle sue vie, dalle case e dalle mura che l'abbracciano. Non a caso Napoleone la ribattezzò “Le Tre Città” riferendosi probabilmente a Vittoriosa, Senglea e Cospicua, i tre centri urbani situati sulla parte opposta al Porto Grande, dove il rigoglioso barocco testimonia l'opulenza dei Cavalieri ai quali l'isola deve i suoi secoli più fulgidi. Ma anche la dominazione araba (870-1090) ha lasciato i suoi segni e le caratteristiche abitazioni, tutte nella tonalità del giallo tufo, ravvivate da quelle stupende verande spesso dipinte a tinte forti, che fanno di Malta un centro inconfondibile, ne sono una riprova. Fra i monumenti più significativi spicca la cattedrale di San Giovanni, eretta nel 1578, con l'altare maggiore, in marmi pregiati, disegnato dal Bernini, e nell'Oratorio, dove i Cavalieri eleggevano il Gran Maestro, un quadro del Caravaggio riproducente la decapitazione del Santo. Se La Valletta è il centro vitale dell'isola, non meno interessanti si presentano le altre cittadine a cominciare da Rabat con la già citata Chiesa dei Minori, quella di Sant'Agata e l'altra di San Paolo sotto la quale si trova una grotta che, secondo la tradizione, sembra essere stata la prigione dell'Apostolo Paolo, per finire alla medievale Mdina, l'antica capitale, anche questo perfetto esempio di città fortificata, costruita sui resti di un villaggio d'epoca romana. La chiamano oggi la città del silenzio o della quiete: nessun rumore, infatti, turba il lento trascorrere del tempo che i maltesi sembrano ancora vivere nel ricordo delle passate glorie. Storia e preistoria fanno parte del caldo paesaggio di questo arcipelago. Così, se a Malta soffia ancora forte l'alito della storia, a Gozo, più piccola e più verde, sono i templi megalitici di Ggantija a dirci che su quest'isola i primi insediamenti umani risalgono ad almeno 4000 anni prima di Cristo. Anche qui su appena 67 kmq di superficie, tanti quanti ne misura l'isola, si contano almeno trenta grandi chiese e una infinità di piccole cappelle. Conosciuta anche come “l'Isola di Calipso”, la sirena che sarebbe riuscita a trattenere Ulisse sotto gli effetti del suo incantesimo per ben sette anni, Gozo costituisce un'altra gemma di questo prezioso scrigno, pieno di tesori e di contrasti, dove l'oriente e l'occidente, l'antico e il moderno, si fondono in un armonioso insieme di straordinario fascino.• www.visitmalta.com
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LUGANO - Il fascino del suo lago nell'immaginario dei viaggiatori di ieri e di oggi
ď Œ 54
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Il fascino del suo lago nell'immaginario dei viaggiatori di ieri e di oggi Testo di Luisa
S
Chiumenti
e nell'800 erano di gran moda i concerti nei salotti delle grandi famiglie locali, come quello che venne dato da Listz in casa del conte Grillenzoni
nell'agosto del 1838 , a conclusione del soggiorno a Lugano del grande musicista, oggi è il LAC (Lugano Arte Cultura), che nel suo complesso accoglie la musica e tutta l'arte contemporanea nei suoi meravigliosi spazi aventi una
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LUGANO - Il fascino del suo lago nell'immaginario dei viaggiatori di ieri e di oggi caratteristica al tempo stesso urbana e sociale. Cuore pulsante della città, il LAC, progettato dall'architetto ticinese Ivano Gianola, vincitore di un concorso pubblico a cui parteciparono nel 2001, ben 130 studi di architetti), occupa dal 2015 un ruolo fondamentale nel profilo paesaggistico del lago, ma anche nel panorama culturale internazionale. Il complesso accoglie infatti tutte le manifestazioni artistiche offrendo teatro di prosa e scuola di teatro, auditorium, spazi per convegni e conferenze, ma presentandosi anche come fulcro della aggregazione sociale perché si apre al lago con una grande piazza e realizza una completa continuità fra le varie parti della città. Costruito su pilastri, permette infatti di captare, anche visivamente, tutte le direzioni possibili attraversando la struttura dal suo interno, per raggiungere il Museo o il teatro, oppure attraversando le corti interne per entrare nel parco adiacente o spostarsi verso il centro città. E qui ecco snodarsi, avvolti dalla serena atmosfera che il lago fa sentire anche all'interno della città, le belle, raffinate vetrine, di orologi preziosi, gioielli e un abbigliamento sempre all'ultima moda: siamo sotto i portici di via Nassa, “la via dello shopping” di Lugano per eccellenza, con gli eleganti bar e le pasticcerie dagli effluvi profumati tra cioccolato e meringhe. I portici che vediamo sono quelli che erano stati aggiunti
o rinnovati,
durante il Seicento e il Settecento, a molte case luganesi , in quanto, sorgendo sul territorio comunale, era lo stesso Comune che doveva tutelarne la costruzione e la manutenzione. Si legge infatti che i portici corrispondevano a svariate esigenze: “allargavano il campo stradale permettendo ai pedoni un passaggio sicuro, consentivano ai proprietari delle botteghe di mettere in mostra la loro merce, al riparo dal sole e dalle intemperie e fungevano in parte da mercato coperto”, anche se in precedenza i portici di via Nassa, come quelli di via Canova, davano riparo alle barche da pesca e da trasporto e servivano ai pescatori per stendervi reti e tramagli e agli artigiani per svolgere ed esporre i loro lavori. Ogni portico riceveva il nome dal suo proprietario o dall'uso a cui era destinato. Così, nelle vecchie carte topografiche, troviamo un accenno al “Portichetto del lino”, nella piazzetta di Via Nassa, dove, nei giorni di mercato, si riponevano sacchi di lino e stoppa, oppure il “Portico dei mercanti”, punto di ritrovo in cui mercanti si radunavano per trattare prezzi ed affari (www.vianassalugano.ch). E così raggiungiamo, al termine dei portici, la storica “Chiesa degli Angeli”, che ci riporta verso la piazza del LAC. La “Chiesa degli Angeli” con il suo monastero fondato nel 1490, consacrata nel
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1515, apre al suo interno la splendida visione di un affre-
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59 sco del Luini perfettamente conservato. Ma nel 1848 il convento venne soppresso. Nacque allora, al suo posto, negli anni 1852/54, l'Hotel Palace, che pur mantenne in essere una parte dell'antico chiostro del convento. Ed è stato nello spazio di tale struttura in parte incorporata e sull'area circostante, che è nato appunto il LAC. Ma quanto esaltanti possono essere le numerose passeggiate che l'hinterland di Lugano permette di compiere piano piano sia lungo il lago che inerpicandosi a piedi o con comode funicolari, sui pendii circostanti. Prendiamo ad esempio il percorso lungo lago: una bella passeggiata da Castagnola a Gandria costeggiando sempre il lago, fra i piccoli borghi e la costa, fino al “Sentiero degli Ulivi”, che serpeggia appunto fra gli ulivi argentei, fino a giungere anche a quello che è definito il “vigneto della città di Lugano”. E osservando ancora il paesaggio di qua e di là dal lago, per inerpicarsi in qualche altra bella passeggiata, provenendo da Lugano, attraversato il ponte di Melide, a Maroggia, si può procedere a sinistra per Arogno e proseguire sulla ripida e tortuosa strada della Val Mara con la dogana che porta in territorio italiano a Lanzo, storica “via di fuga” per i cosiddetti “frontalieri”, che cercavano, fra Otto e Novecento, di sfuggire alla Dogana stessa. Ma per la medesima strada, scegliendo invece di salire dal versante italiano partendo da Lanzo d'Intelvi, in territorio italiano, ecco, per le più emozionanti immagini che già vedevano i grandi viaggiatori del Grand Tour, un'ampia terrazza panoramica che si è meritato l'appellativo "Balcone d'Italia". E' da lassù infatti, come appare in una cartina dei sentieri di Lanzo, che si può compiere un giro ad anello, lasciando la macchina in prossimità del Belvedere Italiano (882) a Lanzo, fino a giungere alla panoramica terrazza affacciata sul Ceresio, sede della dismessa funicolare che scendeva a Santa Margherita. E poi eccoci più in alto alla “Sighignola” (1314) in un grande rigoglio di natura, prati e boschi a volte scoscesi a volte dolcemente pianeggianti, affacciati sul lago. Infinite possono essere le passeggiate sia lungo il lago che salendo verso Lugano alta e poi sempre più su con le funicolari o a piedi attraverso le numerose scalette e i sentieri che ad ogni svolta fanno cogliere paesaggi da sogno sul lago. Ma è senz'altro molto entusiasmante trascorrere a Lugano il periodo delle festività tra Natale e Capodanno. Giungere a Lugano per le feste natalizie e di fine anno, fa trovare una città davvero in festa, i cui preparativi fervono già dalla fine dell'autunno perché nei festeggiamenti per l'anno nuovo, la città da vita a molte iniziative, di grande interesse per gli ospiti di tutte le età: dalla pista di ghiaccio dove sarà possibile pattinare all'aperto in piazza Manzoni, con i chioschi tutt'attorno, dove è prevista l'attivazione di una variegata offerta di prodotti per assa-
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porare la gastronomia locale, ai Con-
intarsiato. E ancor più esaltante può
di prima qualità danno vita a piatti
certi jazz gratuiti che animeranno le
essere l'esperienza di cenare in cro-
sempre nuovi. In particolare ci sono
piazze, ma verranno anche accolti
ciera sul Lago: menù di gala, musica
le specialità dello chef Alessio Rossi,
nelle chiese del centro, in una rasse-
dal vivo e, per finire, spettacolo piro-
colui che partecipa a novembre di
gna denominata “Christmas in Jazz”,
tecnico a mezzanotte. La cucina tici-
ogni anno al “Premio Tartufo di Gub-
tipica del capodanno a Lugano.
nese è diretta erede di quella lom-
bio”, che coinvolge ristoratori, gior-
Numerosi sono i ristoranti in centro
barda e sul Lago di Lugano possiamo
nalisti del settore e tanti altri interlo-
città, per il cenone di mezzanotte, ma
trovare, nei menu dei
cutori in un clima festoso tra perso-
Ristoranti,
sarà possibile anche andare al
come ad esempio quello de “ La
naggi dello spettacolo e tanti ospiti
Casinò, aperto a Lugano soltanto ai
Veranda” dell'Hotel Splendide Royal,
amanti della buona tavola. Alessio
primi anni 90, dove ebbi modo di
un prezioso abbinamento di creati-
Rossi è anche uno dei protagonisti di
notare, la presenza di una bellissima
vità e tradizione, in cui sapori ed
“S. Pellegrino Sapori Ticino”, impor-
roulette del '700, in legno prezioso,
ingredienti locali, stagionali, freschi e
tante manifestazione a cui partecipa-
LAC 2015 - Foto Studio Pagi
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no ogni anno i più prestigiosi cuochi
tinuo mostre permanenti e tempora-
centinaia di presepi su una superficie
svizzeri ed i loro piatti, accompagnati
nee, per sottolineare il grande evento
di 300 mq. Inoltre, con il motto “Na-
da grandi vini italiani e svizzeri, pre-
dell'apertura della galleria di base del
tale a Castelgrande” il 15 dicembre
sentati nelle più belle location del
San Gottardo, non solo estenderan-
2016 è stato previsto l'allestimento
Canton Ticino. E ancora per Natale,
no gli orari di apertura, durante
del primo mercatino di Natale nel
perché non affacciarci anche alla
l'intero arco delle festività, ma rimar-
centro della città.•
bella Capitale del Ticino? Un breve
ranno aperti fino all'aprile del 2017.
viaggio ci può portare infatti a Luga-
Ed è così che il Museo dedicato al
no, a raggiungere la capitale del Tici-
presepe “KrippenWelt”, di Stein am
no, Bellinzona, ben nota per i suoi
Rhein, renderà più fervido il periodo
splendidi, poderosi castelli. E
dell'Avvento con una mostra di pre-
Per informazioni:
quest'anno, i musei dei tre castelli, in
sepi a Castelgrande dove, a partire
www.vianassalugano.ch
cui vengono peraltro allestite di con-
dal 12 novembre, sono state esposte
www.ticino.ch
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La Pisa dei miracoli, dell'arte e della scienza
Pisa
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La dei miracoli, dell’arte e della scienza
foto di Bernardo Conti
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Testo di Maria
Eleuteri
E
' subito a lei, alla Torre Pendente, che si rivolge lo sguardo di chiunque arrivi a Pisa. Svetta un po' inclinata ma superba con i suoi 56 metri, 8 piani e 7 campane, inserita nel meraviglioso complesso della Piazza dei Miracoli,
Patrimonio Unesco. Quella pendenza di 4 gradi, una sfida alle leggi della fisica, ha alimentato nei secoli leggen-
de e previsioni di crolli imminenti. Ogni pisano, si dice, la guarda ogni mattina. Se è ancora su, è certo che sarà una buona giornata. La Torre di Pisa nelle intenzioni del suo architetto, tale Diotisalvi, non doveva che essere il campanile del Duomo di Santa Maria Assunta, eppure da secoli continua a rubarle la scena. Come tutto il magnifico complesso di cui fa parte, la Piazza dei Miracoli - chiamata così da Gabriele D'Annunzio- fu costruita su un terreno inadatto, friabile e con infiltrazioni d'acqua. Se ne accorsero già all'inizio della realizzazione del progetto, nel XII secolo, ma dopo una breve sospensione continuarono a costruirla e due secoli più tardi la consegnarono ai pisani, finita e ornata di loggette decorate con i motivi del Duomo, bellissimo esempio di romanico pisano. Un errore, certo, ma come disse della Torre lo scrittore Gianni Rodari “Gli errori sono necessari, spesso anche belli”. Tutti gli uomini di scienza del mondo si sono impegnati per cercare di raddrizzarla, o almeno per limitarne la pendenza. Troppo lungo menzionare gli interventi dall'Ottocento ai giorni nostri. Qualcuno propose persino di congelarla, tenerla protetta in una capsula di ghiac-
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La Pisa dei miracoli, dell'arte e della scienza cio. Consola tuttavia pensare che la verticale che passa
lieri o delle Carovane, opera di Giorgio Vasari, ospita dal
nel baricentro della struttura cade fortunatamente nella
1564 un'istituzione prestigiosa: la Scuola Normale Supe-
base d'appoggio. Tutti concordi, quindi nell'escluderne il
riore. Pisa ebbe un ruolo centrale nella storia in varie epo-
crollo, almeno per i prossimi 300 anni. Poi si vedrà. La
che, ma la sua età dell'oro fu quando era Repubblica Mari-
Torre pendente è comunque il monumento più fotogra-
nara insieme ad Amalfi, Genova e Venezia e dominava le
fato del mondo. Ma quando tra un selfie e l'altro final-
rotte commerciali del Mediterraneo. E' pisana la più anti-
mente i turisti si guardano intorno scoprono la bellezza
ca Carta Nautica del mondo. Forti i suoi legami anche
del Duomo dalla facciata ricchissima di marmi policromi,
culturali con la Spagna moresca e l'Africa del Nord. Fu
mosaici e bronzi, del Battistero di San Giovanni, il più gran- allora che il matematico Leonardo Fibonacci impose in de d'Europa e dalla strabiliante acustica, e del Campo-
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Europa l'uso dei numeri arabi. Da visitare ciò che resta
santo monumentale. Continuando a percorrere il centro
degli Arsenali. Bellissime e ancora solide le arcate di quel-
storico, ecco la Piazza dei Cavalieri, dove si svolgevano le
lo Repubblicano, con la darsena dove già nel 1200 si
attività e i commerci, con un'altra torre famosa, quella
costruivano barche e si riparavano le galee e che in segui-
della Muda, oggi inglobata nel Palazzo dell'Orologio, ma
to ospitarono un deposito di armi. Nel Cinquecento inve-
da tutti conosciuta come la Torre della Fame. Ospite non
ce Cosimo I dei Medici ne fece costruire uno più vasto per
proprio entusiasta fu l'illustre conte Ugolino della Gherar-
ospitare la potente flotta toscana ma in seguito fu trasfor-
desca. Vi fu rinchiuso e la chiave gettata in Arno. Condan-
mato dai Lorena in una struttura per ospitare i cavali del
nato a morir di fame, non esitò a divorare la sua progenie,
Reggimento dei Dragoni. Oggi è visitabile come area
figli e nipoti. Ne parla Dante in un passo dell'Inferno
espositiva con una gran quantità di documenti, relitti e
("...più che il dolor potè il digiuno…."). Il Palazzo dei Cava-
reperti archeologici. Tra le varie tappe da non perdere la
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La Pisa dei miracoli, dell'arte e della scienza Casa di Galileo, il genio pisano incompreso che capovolse i saperi del mondo ma che a 70 anni fu costretto ad abiurare la grande scoperta della rotazione della Terra. Per la teoria copernicana vincente, infatti, essa era ferma ed era l'universo a girarle intorno. Da ammirare anche il settecentesco Casino dei Nobili, adibito a feste ed attività ricreative degli aristocratici e rigorosamente vietato alla gente comune. Eccezionalmente potevano calpestare i red carpet di allora anche ricchissimi borghesi, ma solo con la garanzia di un sangue blu. La bellezza della città, che vanta decine di chiese e di edifici storici, fu molto apprezzata e descritta nel Settecento dai viaggiatori del Gran Tour, come George Byron e Percy B. Shelley. Quest'ultimo sosteneva che il miglior tramonto del mondo si godeva a Pisa dal Ponte di Mezzo, sorto dopo la distruzione dell'ex Ponte Vecchio, mente Byron amava di più quelli veneziani. Non disdegnava però abitare a Palazzo Toscanelli (oggi Archivio di Stato), dove si divertiva a salire a cavallo le monumentali scale
Se ne discuteva al vecchio Caffè
dell'Ussero, quasi un cenacolo, tra gli intellettuali dell'epoca. Un'altra visione della città si gode passeggiando nei Lungarni, a partire da quello Mediceo con gli edifici delle signorie. Il fiume univa la città a Firenze, eppure una strana rivalità divise le città nei secoli, fin dal Medioevo. Ancora oggi nel capoluogo toscano si dice “Meglio un morto in casa che un pisano all'uscio” e i pisano non risparmiano battute sui fiorentini. Solo quando arrivarono le scorrerie saracene Pisa e Firenze si accordarono per una tregua e si scambiarono persino dei doni, come le due colonne di porfido collocate accanto alla Porta del Paradiso del Battistero di Firenze. Ma durò poco e la storia riferisce di sempre nuove occasioni di contrasto. Impossibile citare luoghi da visitare che del resto ogni guida indica. Ma il viaggiatore può farne a meno per un po' e camminare senza meta per scoprire emozionanti e inediti particolari. Magari ascoltando il suono delle sette campane della Torre. Ognuna ha un nome: Assunta, la
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più grande (3620 kg), Crocifisso, San Ranie-
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La Pisa dei miracoli, dell'arte e della scienza
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69 ri, Del Pozzo, Vespruccio, Terza e Pasquareccia. Quest'ultima si chiamava prima Giustizia, ed avvertiva dell'esecuzione di un traditore. Tutte suonano in differenti ore e nelle vari appuntamenti del calendario liturgico. Numerosi i ristoranti e le trattorie in cui fare un incontro ravvicinato con le specialità gastronomiche. Molti piatti sono comuni a tutta la Toscana come le zuppe, i legumi, le carni e le frattaglie, soprattutto la trippa. Ma la città rivendica alcune ricette proprie, come la Francesina alla pisana, un piatto di recupero con manzo lezzo del giorno prima, servito in umido con cipolle rosse.Pare che ne fosse goloso anche Garibaldi. Buonissimo il Mucco, un incrocio di bovino del Parco di Migliarino e San Rossore, servito in varie declinazioni. Dolce tipico è la Torta co' i bischeri con cioccolato, uvetta, riso e pinoli, laddove però i bischeri non sono i pinoli ma i bordi appuntiti della pasta. Vini all'altezza, soprattutto i rossi. La Strada del vino, appena fuori la città, con il suo percorso collega uno straordinario territorio collinare tra i borghi e le aree interne della Valdera e del Valdarno Inferiore fino a percepire, con la Val di Cecina, la vicinanza del mare.
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MODENA, la cittĂ dell'arte e del gusto
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Modena la città dell'arte e del gusto Testo di Mariella
È
Morosi
il Duomo, Patrimonio Unesco, uno dei massimi capolavori del
romanico europeo, consacrato nel 1184, a inserire Modena tra
le grandi destinazioni internazionali. Tutto il complesso eccle-
siastico è di grande bellezza, dalla facciata divisa in tre settori, che corrispondono alle navate, al Portale Maggiore, sotto il rosone, scolpito da Wiligelmo come le formelle con le storie del libro della Genesi. La cripta ospita la tomba di San Geminiano e la suggestiva Madonna della Pappa. E' una terracotta policroma che raffigura alla destra della Madonna una figura femminile che soffia sul cucchiaio della minestra prima di porgerlo al Bambino che stringe in mano una ciambelletta: un mirabile e insolito
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MODENA, la città dell'arte e del gusto attimo d'intimità domestica. Su Piazza Grande, a lato sud del Duomo, si aprono la Porta dei Principi e la Porta Regia mentre sul lato nord, testimonianza dell'influenza Borgognona, c'è la Porta della Pescheria. Dalla Torre Ghirlandina, che svetta con i suoi 87 metri, i custodi della città controllavano gli accessi e soprattutto la sicurezza dei ricchi forzieri del fiorentissimo comune. Ma tanti altri sono gli edifici storici e i musei che raccontano la storia di questa città emiliana, ricca da sempre di attività culturali e di commerci, ma che è anche terra dell'opera, del bel canto e del buon vivere, soprattutto a tavola. Agli itinerari per la scoperta delle bellezze della città e del suo territorio si affiancano, come in pochi altri luoghi, quelli enogastronomici. I fasti dei Duchi d'Este che la dominarono per secoli e che l'arricchirono di opere d'arte di grandi maestri si celebravano infatti anche a tavola. Gli appartamenti dei Principi del Palazzo Ducale, sontuosi e spettacolari, dimostrano il livello di ricchezza e di potere dei protagonisti del ducato che, pur contrastato dalle potenze vicine, si è protratto per cinque secoli, fino all'arrivo di Napoleone. Ma Modena è anche una città romana, fondata 2.200 anni fa e il 2017 sarà l'anno delle grandi celebrazioni con una serie di eventi che andranno dalle rievocazioni e alle visite virtuali nel tempo fino ad un coinvolgente "urban game" per ripercorrerne la storia anche enogastronomica. Non saranno trascurate le esperienze sensoriali e gustative perché in questa provincia agricoltori, vignaioli e atigiani del cibo sono capaci da sempre di dare più gusto alle materie prime. Non a caso è qui che vive e lavora Massimo Bottura, il tristellato chef che tra i primi ha esaltato il valore della buona agricoltura in cucina e
secondo
l'autorevole classifica stilata dal "Word's 50 Best Restaurants" è il più bravo del mondo. Grazie all'evoluzione del gusto a Modena si è creato infatti un forte connubio tra i sapori contadini e le attuali esigenze alimentari salutistiche. La città ha anche un primato assoluto: è la
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più ricca di prodotti certificati, Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione Geografica protetta). Da qui partono per tutto il mondo i cinque prodotti famosi per qualità e genuinità come Lambrusco, Prosciutto di Modena, Parmigiano Reggiano e Aceto Balsamico nelle due tipologie: Igp e Tradizionale Dop.
Soprattutto
quest'ultimo, di lunghissimo invecchiamento, ha un percorso plurimillenario che si intreccia con la storia del territorio e che fa della città la sua capitale mondiale. Già i romani cuocevano a lungo il mosto d'uva per ottenere un condi-
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MODENA, la cittĂ dell'arte e del gusto
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75 mento denso e dolce, come scrivevano Cicerone, Plinio e Virgilio. Anche le indicazioni di Columella per cui il concentrato tendeva ad acidificare nel tempo ("solet acescere...") ci dicono come il processo produttivo fosse già da allora attentamente monitorato. E se nel 1046 Enrico II di Franconia ringraziava calorosamente il marchese di Canossa che gliene aveva donato un'ampolla, nei secoli successivi questo "oro nero", fatto maturare per decenni era considerato altrettanto prezioso. Faceva parte del patrimonio familiare e passava di generazione in generazione, era citato nei lasciti testamentari e era immancabile nella dote delle spose aristocratiche. Ancora nel 1792 il Duca d'Este Ercole III lo considerò il regalo più degno per Francesco I d'Austria in occasione della sua incoronazione. Ma quelle magiche gocce aromatiche non erano soltanto deliziose. Il nome "balsamico" ne testimonia l'uso medicinale e curativo: attenuava i dolori del parto, curava la tosse, favoriva il sonno. Ma perché quel mosto ricavato da uve lambrusco, trebbiano o da altri vitigni autoctoni era tanto speciale? Dopo elaborate fasi di cottura in caldaia, fermentazione e maturazione, la più delicata è quella dell'invecchiamento nei sottotetti. Avviene in una serie di botticelle, dette batterie, di legno diverso (rovere, castagno, gelso, ciliegio, ginepro e robinia) perché ogni materiale cede all'aceto una particolare caratteristica: tannini, dolcezza, essenze resinose, profumo vanigliato. Con travasi annuali dall'una all'altra, Il mosto diviene sempre più aromatico e concentrato e nell'ultima botticella, detta "la Badessa" si aggiunge, sempre annualmente, un po' di mosto cotto, per compensare il prelievo e il calo dell'evaporazione. Ne derivano, frutto di competenza e oculatezza, gocce preziose, vecchie anche di 25 anni, ben controllate oggi dal Consorzio del Balsamico e dai maestri della Confraternita. Si commercializza in minuscole bottigline e costa molto caro. Ma fortunatamente di balsamico se ne produce anche un altro tipo, l'Igt, poco invecchiato e alla portata di tutte le tasche, aromatico, di largo consumo e perfetto con ogni piatto. E' soprattutto questa tipologia che ha conquistato il mondo e che vanta non solo il primato delle vendite ma anche quello dei tentativi di contraffazione, più che qualsiasi altro prodotto made in Italy. Questo aceto si sposa alla grande con un altro prodotto emiliano, il Parmigiano Reggiano, che anch'esso, sui suoi 900 anni di storia, ne ha da raccontare. Dopo la mano del casaro che ne plasma grandi forme dal buon latte, è il tempo -molto tempo- che lo rende unico. Ne avviarono la produzione i monaci Benedettini nel Medioevo e il Boccaccio forse si riferiva a Modena quando parlava del Paese di Bengodi: "....Eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che
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MESSICO -laLecittà cittàdell'arte colonialie del gusto MODENA,
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77 far maccheroni e raviuoli e cuocergli
rio, rappresenta una guida per il gour-
re delle famose figurine da collezio-
in brodo di capponi, e poi gli gittavan
met che vuole orientarsi nel variegato
ne, Giuseppe Panini, la Casa Museo di
quindi giù, e chi più ne pigliava più se
mondo del gusto, con menu che fac-
Luciano Pavarotti, cittadino illustre e,
n'aveva.....". Anche l'origine del Pro-
ciano conoscere le vere tipicità iden-
a Maranello, il Museo Ferrari, la griffe
sciutto di Modena Dop affondano in
titarie di questa terra felice, le meto-
più prestigiosa del mondo dell'auto.
tempi antichissimi, forse già nell'Età
dologie culinarie e le ricette soprav-
Emozioni forti garantite per chi
del Bronzo. Furono le tribù celtiche a
vissute alla crescente omologazione
all'Autodromo vuole provare
introdurre la pratica di conservare le
del gusto. Comunque, sia che le solle-
l'ebbrezza della velocità in perfetta
carni col sale e le salsicce e gli insac-
citazioni gustative del visitatore siano
sicurezza e al riparo dagli autovelox.
cati che allietavano i banchetti
state soddisfatte o che siano state
A circa mezz'ora da Modena infine c'è
dell'antica Roma. E proprio dalla pia-
represse in nome della dietetica, è
un autentico capolavoro, la Rocca di
nura del Po provenivano le carni sui-
d'obbligo a Modena visitare il centro
Vignola, un maniero che affascina
ne salate che sostenevano i centurio-
storico scoprendone aspetti inediti o
con le sue sale affrescate sei secoli fa
ni romani durante le lunghe campa-
seguendo quelli consigliati dalle gui-
con un variopinto bestiario araldico,
gne militari. Oggi questo prosciutto
de, non esclusi quelli legati al cibo
le scalinate che portano alle torri, i
dal profumo dolce e intenso, dal
come
camminamenti di ronda, la sede degli
lo storico Mercato Coperto
gusto sapido ma non salato, non ha
Albinelli, capolavoro liberty, e
armigeri e le prigioni. Nella Cappella
nulla da invidiare al più noto confra-
l'Acetaia Comunale posta simbolica-
c'è un prezioso ciclo di dipinti tardo-
tello di Parma ed è tutelato da un
mente nel sottotetto dello storico
gotici commissionati dal signore del-
disciplinare che ne stabilisce l'origine
edificio con tre batterie di botticelle
la Rocca, Uguccione Contrari, e nella
della coscia, rigorosamente naziona-
dedicate rispettivamente ai fiumi
Sala del Padiglione si può ammirare
le, ne delimita la zona di produzione e
Secchia e Panaro e alla Torre Ghirlan-
una scena di grande effetto che
ne detta le tecniche di lavorazione e
dina. Bellissimi gli antichi "tragni", i
emerge da affresco molto originale:
di stagionatura. Queste tipicità certi-
vasi in terracotta smaltata per custo-
da una tenda dipinta finemente
ficate si integrano con altre eccellen-
dire il balsamico. Ma c'è ancora tanto
decorata svela la scena con la cerimo-
ze del territorio come salami, zampo-
da vedere: la Galleria Estense con le
nia di nozze tra Battistina Campofre-
ni, cotechini e le famose succosissime
collezioni d'arte, il Palazzo Ducale
goso e Ambrogio Contrari, sposi nel
ciliege di Vignola. Senza parlare dei
oggi sede dell'Accademia militare,
1461.
mitici tortelli, tortellini e tortelloni di
altra gloria della città, la Biblioteca
cui ogni famiglia rivendica l'autentica
d'Este con un Crocifisso di Guido Reni
www.piaceremodena.it
ricetta, gustati con l'immancabile
e opere di Cosmè Tura, Correggio e
www.visitmodena.it
lambrusco -ottimo il Grasparossa di
Velasquez, le archeologie del Museo
www.consorziobalsamico.it
Castevetro- rosso, intenso e allegro.
Lapidario e del Parco Novi Art dove si
www.balsamico.it
Oggi il consorzio "Modena a Tavola",
cammina su un'autentica strada
www.tutelalambrusco.it
interlocutore privilegiato di ogni ini-
romana. E ancora, il Museo della Figu-
www.parmigiano-reggiano.it
ziativa enogastronomica nel territo-
rina, unico nel suo genere, donato dal
www.consorzioprosciuttomodena.it
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Sicilia. Partanna e il Castello Grifeo
Sicilia
Partanna e il Castello Grifeo
Testo di Giuseppe
P
Grifeo | foto di Angelo Campus
artanna, sole e mare a portata di mano, il Castello
Grifeo con la sua storia millenaria, la splendida Chie-
sa Madre, fra i maggiori esempi di Barocco trapa-
nese, ottimi vini e oli, siti archeologici a pochi minuti. Un luogo-scrigno per un ricco passato che ebbe inizio quando l'uomo cominciò a utilizzare i suoi primi strumenti in pietra, un patrimonio pre-storico ancora in gran parte inesplorato nel sito archeologico in Contrada Stretto. La cittadina, in provincia di Trapani, è al centro di antiche tradizioni, ferita dal terremoto del Belìce nel 1968, risorta anche per il tenace desiderio della gente di riaffermare la propria identità. Raggiungibile in autostrada da Palermo, si trova a pochi chilometri da Mazara del Vallo e da Selinunte, lì dove gli occhi seguono la forma lieve delle colline, si riempiono con il verde profondo delle vigne, quello argentato degli ulivi, il biondo-rossiccio della terra e l'azzurro smeraldino del mare raggiungibile in pochi minuti. Partanna corona una collina a oltre 400 metri di quota e domina una fertile vallata, origine di oli unici come il “Baronessa”, da oliva Dop Nocellara del Belìce -fra i migliori d'Italia 2016 con le “tre foglie” del Gambero rosso-. Oppure il vino “Solare”,
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dell'antica Azienda Agricola Blunda, profumatissimo, fre-
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Sicilia. Partanna e il Castello Grifeo sco e stuzzicante, da cultivar Zibibbo. Il tutto senza dimenticare la “Cipudda Partannisa”, cipolla rossa tipica, molto dolce, succosa, spesso oltre il chilo in peso, ottima per conserve, creme e combinazioni gustose al piatto. Poi la delicatezza e il gusto dolce, fresco, appena acidulo della “Vastedda della Valle del Belìce Dop”, formaggio a pasta filata da latte di pecora. Due i capisaldi partannesi, il millenario Maniero appartenuto per circa 900 anni alla famiglia Grifeo e l'elegante Chiesa Madre, trionfo barocco, ricostruita nella parte offesa dal sisma di 48 anni fa. Il Tempio, dopo nuovi ritocchi entro la primavera 2017, vedrà la ricollocazione originaria del celebre coro ligneo. Quest'ultimo, già dal 1911 fra i monumenti nazionali, fu realizzato fra il 1668 e il 1670 da fusti di noce grazie al maestro pittore, scultore e stuccatore Silvestre Ratto che diede
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forma a stalli dominati da grifoni, elemento araldico Grifeo, altri animali fantastici, festoni di frutta e fiori; fu completato dal maestro Antonino Mangiapane. La famiglia Grifeo ha origini bizantine e cretesi, ma il primo in Sicilia fu Giovanni, tra i condottieri dell'armata normanna che strappò l'Isola al dominio musulmano: ottenne il feudo di Partanna nel 1091 dal Gran Conte Ruggero D'Altavilla. Oggi Castello Grifeo è nel patrimonio della Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Trapani, dal 2007 “Museo Regionale di Preistoria del Belice Centro di interpretazione e valorizzazione territoriale”. Nella Sala del Trono o delle Feste, tele del Cinquecento e Seicento, una pala di altare, la “Madonna del Rosario” dipinta da Simon di Wobreck nel 1585. Negli altri ambienti, reperti del Paleolitico, Neolitico. Fra le particolarità, il “Cranio trapanato”, III millennio a.C. primo
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esempio storico di chirurgia al cranio. Inoltre, corredi funerari, vasi di ceramica dipinta in bruno su fondo rosso o giallognolo tipiche dello stile “Partanna-Naro” ed elementi riconducibili al repertorio del “Bicchiere Campaniforme”. La fortezza rivive come polo per concerti, mostre, le presentazioni delle successive edizioni dell'Enciclopedia Partannisa -storia, tradizioni, arte, lingua locali-, convegni locali e nazionali. Quest'anno vi si è riunita anche la delegazione della Commissione Ambiente del Senato per fare il punto sulla ricostruzione nella Valle del Belìce dopo il sisma del
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85 1968. Secondo recente e rinnovata tradizione, il castello è stato al centro anche di eventi filantropici come a giugno 2016, con la rappresentanza della famiglia Grifeo, per una raccolta fondi utile alla salvaguardia di un'opera d'arte: organizzata dal dottor Domenico De Gennaro, medico e storico, e dall'Associazione Culturale Il Medioevo, l'attenzione è stata per il restauro di una statua lignea del 1500 raffigurante San Giovanni Evangelista, custodita nella chiesa di San Rocco. La scultura è adesso in fase avanzata di restauro grazie alle donazioni. Fra i 150 personaggi invitati per la cena di gala e accolti anche da Nicola Catania, sindaco di Partanna, pure Sua Altezza il Principe Ravivaddhana Monipong Sisowath, cugino e ambasciatore di Sua Maestà Norodom Sihamoni, Re della Cambogia, lo psicanalista Danilo Moncada-Zarbo di Soria, il giornalista e critico cinematografico Claudio Caruselli, il fotoreporter Angelo Campus (Fodors', National Geographicredazione Washington, Di Roma www.di-roma.com), Alessandra Moneti dalla redazione centrale dell'Ansa, l'ambasciatore Benedetto Amari, la manager Maria Alberta Corradi-Cervi da Milano. Lo chef Massimo Scorsone si è sbizzarrito con combinazioni al piatto radicate nella tradizione locale. Tutto accompagnato dal concerto tenuto da due giovani e pluripremiati pianisti, Luca Lione e Giulia Martiniello, preparati dal concertista di fama internazionale, Vincenzo Marrone D'Alberti. L'iniziativa tornerà a giugno 2017, sempre per le celebrazioni di San Vito, Patrono di Partanna e di Mazara del Vallo dove la storia Grifeo ha un'altra sua testimonianza nella cattedrale rimodellata nella seconda metà del 1600 dal Vescovo Francesco Maria Grifeo.•
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AD ACQUALAGNA PER CELEBRARE IL TARTUFO, DIAMANTE DELLA TERRA
Ad
Acqual
Testo di Mariella
H
Morosi
a un profumo inebriante il tartufo, questo tubero bitorzoluto che ai primi freddi regalano in abbondanza i
boschi di Acqualagna, tra Pesaro e Urbino, come in poche altre zone tartufigene d'Italia. Ne bastano pochi
grammi, qualche sottile lamella soprattutto del pregiato bianco, il Tuber Magnatum Pico, per rendere qual-
siasi piatto irresistibile. Nessuno, neppure la scienza, conosce l'origine di questo "diamante della terra" -come lo chiamava il principe della cucina francese Brillat Savarin-né tantomeno dove decide di nascere. Bisogna cercarlo, scavando un po' a caso in prossimità di alberi come quercia, olmo, pioppo, tiglio o salice a cui, non avendo radici proprie, sottrae sostanze nutritive comportandosi di fatto come un parassita. Ogni tartufo è unico, per forma e aroma. Se nasce sotto una quercia avrà un profumo più pregnante, se è sotto un tiglio sarà più chiaro ed aromatico. Il suo fascino è anche nel suo mistero. È figlio della terra e del buio, lontano dalla vita e dal sole. Per questo la sua storia si intreccia con il mito. Per il filosofo greco Plutarco di Cheronea questo fungo ipogeo nasceva dalla combinazione di elementi naturali come acqua, calore e fulmine e secondo il poeta Giovenale fu generato proprio da un fulmine scagliato da
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per Celebrare il tartufo, diamante della terra
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89 Giove, padre degli dei. Nei secoli successivi la credenza popolare lo disdegnava ritenendo che fosse il cibo dei diavoli e delle streghe. Ogni anno, dall'autunno, un esercito di cercatori, dal Piemonte alla Sicilia, si mobilita fino a gennaio-febbraio per la “cerca” del tartufo più pregiato, il bianco. Se la piemontese Alba è la terra di produzione più nota, è alla marchigiana Acqualagna che viene riconosciuto il record della quantità raccolta, commercializzata, lavorata ed esportata: ben due terzi della produzione nazionale. E' un vero giacimento tartufigeno con quattro varietà, una per ogni stagione dell'anno, Infatti oltre al Tuber Magnatum Pico, abbondante fino a gennaio, soprattutto i boschi della riserva Naturale della Gola del Furlo danno il Tartufo nero pregiato (Tuber Melanosporum Vitt) dai primi di dicembre a metà marzo, il Bianchetto (Tuber Borchii Vitt) da metà gennaio alla metà di aprile ed infine il Tartufo Nero Estivo (Tuber Aestivum Vitt). Qui oltre metà degli abitanti, neonati esclusi, possiede il patentino che autorizza la ricerca e nel comparto tartufo non esiste disoccupazione per trasformatori, commercianti, ristoratori e in tutto l'indotto derivante dal turismo di settore. Per valorizzare la tradizione plurisecolare di ricerca ad Acqualagna viene organizzata a novembre la Fiera Nazionale del Tartufo, giunta alla 51ma edizione. E' l'appuntamento più atteso dell'anno con un articolato programma di degustazioni, approfondimenti, esperienze sensoriali olfattive e gustative, mostre e spettacoli a tema. Recentemente proprio per valorizzare le tradizioni dei tartufai Acqual agna e le altre città italiane a vocazione tartufigena hanno chiesto all'Unesco l'inserimento nei Patrimoni Immateriali dell'Umanità non del prodotto in sé ma della "cultura del tartufo", come già avvenuto per la Dieta Mediterranea. Il tartufo quindi al di là della sua valenza gustativa ed economica diventa elemento distintivo dell'identità di un territorio e di una comunità fatta di tradizioni e rapporto con la natura e gli animali. Intorno c'è un complesso patrimonio di saperi, di tradizioni, di convenzioni non scritte che nascono come pratica di raccolta per diventare molto di più. Chi va a tartufi, di notte tra le nebbie e furtivamente come un cospiratore, custodisce gelosamente i sui segreti, consapevole che potrebbe trovare un piccolo tesoro. Ci si affida alla dea fortuna e all'istinto, ai consigli di nonni e padri e soprattutto al fiuto dell'amico cane. Il più adatto alla cerca è il lagotto, ma anche un bastardino può avere un gran talento. E per specializzarlo, eventualmente, gli si può far frequentare nel le Langhe l'Università del Cane da Tartufo. Citando lo scrittore Cesare Marchi, “Il tartufo giace nascosto come ogni tesoro che si rispetti, nei visceri della terra e la natura non fidan-
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91 dosi dell'uomo, noto dilapidatore, ne affidò le chiavi all'amico dell'uomo, il cane". Anticamente l'animale più usato per la ricerca era il maiale che grufolando rivoltava il terreno, ma spesso se lo mangiava prima che le mani del cercatore potessero strapparglielo di bocca. Qualcuno, ancora oggi, per scovare il tubero usa ramoscelli di salice, come fa il rabdomante per l'acqua. D'obbligo per tutti ricoprire di terra la piccola buca dove era il tartufo perché gli altri non vedano e poi, al bar, negare di averne trovati anche se la bisaccia ne è piena. Questa attività porta una piccola economia integrativa all'attività agricola nelle zone rurali, ma per tutti è soprattutto una passione senza fine, quasi una malattia. Ad Acqualagna è il tartufo l'argomento di tutti, tra previsioni e consuntivi della stagione. E non poteva che essere un acqualagnese ad inventare un gioco di società, unico al mondo, vincitore di vari riconoscimenti: si chiama “Dig it out” (letteralmente “scavalo”). Si gioca da due a quattro persone di età dagli 8 ai 99 anni e ogni partita dura 45 minuti. L'umanità si accorse ben presto quanto fosse delizioso quello strano tubero. Si hanno testimonianze della sua presenza nella dieta del popolo dei sumeri ed al tempo del patriarca Giacobbe, intorno al 1700 - 1600 a.C. I Romani se erano pazzi e Giovenale li amava a tal punto da affermare che “era preferibile che mancasse il grano piuttosto che i tartufi”. Il Rinascimento ce li fa ritrovare sulle tavole di Caterina de' Medici, di Lucrezia Borgia e nelle corti europee. La sua ricerca era considerata come un divertimento di palazzo per cui gli ospiti e gli ambasciatori stranieri venivano invitati a parteciparvi. Gioacchino Rossini, il compositore più gourmand della storia, lo definì "Il Mozart dei funghi", omaggiando nello stesso tempo il collega di musica e l'amato tubero. Pochi sanno che oltre al famoso "filetto alla Rossini" inventò una ricetta di maccheroni al tartufo, che viene puntualmente replicata in ogni ristorante di Acqualagna. Per il Festival arrivano maestri che hanno fatto grande la cucina italiana, celebri cuochi che qui trovano la location perfetta per esprimere il meglio di sé attraverso “l'oro della Terra”, come Mauro Uliassi, Massimo Bottura, Carlo Cracco e Davide Oldani. A loro si aggiungono celebrità e le star che si mettono in gioco indossando per una volta gli abiti da cuoco. Altri grandi personaggi della storia subirono il fascino del tartufo: Lord Byron ne teneva uno sulla scrivania perché il suo profumo gli destasse la creatività, Alexandre Dumas lo definiva il Sancta Sanctorum della tavola, Camillo Benso di Cavour nelle sue attività politiche lo utilizzò come mezzo diplomatico. Ma sono stati gli anni Cinquanta nel
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93 secolo scorso a imporre la bontà del tartufo bianco e ne va dato il merito a un albergatore e ristoratore albese, Giacomo Morra, che intuì per primo la possibilità di renderlo un oggetto di culto a livello internazionale collegandolo a eventi di richiamo turistico e enogastronomico. Per farli conoscere e stimolarne il commercio inviò in dono i migliori esemplari ai grandi del mondo, come Harry Truman, Winston Churchill, l'Imperatore d'Etiopia Hailè Selassiè. Nel 1959 ne donò contemporaneamente a Nikita Krusciov e a Dwight D. Eisenhower perché la condivisione del gusto sublime del tartufo spingesse a più amichevoli rapporti l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Ne ricevettero anche Alfred Hitchcock, Papa Paolo VI, Marilyn Monroe che trovò il dono “molto "eccitante" e molti altri vip. La grande festa di Aqualagna ha come conseguenza quella di promuovere, nel “Salotto da gustare” anche gli altri prodotti di un ricchissimo agroalimentare locale tra cui l'olio di Cartoceto, il prosciutto di Carpegna, la Caciotta di Urbino e i salumi del Nino. Al “Palatartufo” invece si trova l'intero campionario di produzioni a base di tartufo, dalle salse fino ai formaggi e ai salumi. Con l'iscrizione gratuita al “Club Amici di Acqualagna” si possono ricevere informazioni, suggerimenti e depliant utili come il “Ricettario” e anche, iniziativa unica, conoscere quotazioni di mercato con la Borsa del tartufo, on line sul sito del comune. Per il territorio particolarmente vocato, in un'area di circa 50 kmq e per la combinazione di vari elementi -clima, terra argillosa e calcarea e simbiosi con alcune piante- questo tartufo dalle Marche è esportato nel mondo per il 70% della produzione (7-800 quintali). Attivissima anche la ricerca sul frutto della natura più misterioso con una rete di tartufaie sperimentali disseminate e didattiche su tutto il territorio. Ma attenzione, anche se presi dalla gola, non bisogna correre il rischio di trascurare la grande bellezza storica e artistica del borghi medievali del territorio.• www.comune.acqualagna.ps.it/ www.enit.it
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Anantara Siam Bangkok Lusso cosmopolita e tradizioni thailandesi
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el cuore elegante della città, con viste sul polmone verde più esclusivo della città, il Royal Bangkok Sports
Club, le 354 camere e suite nell'Anantara Siam Bangkok sono dislocate su soli nove piani immersi in un rigo-
glioso giardino tropicale. Predomina il lusso intimo con pregiate sete e artefatti thailandesi che colpiscono
sin dal grande atrio dove i soffitti sono delicatamente dipinti, e una scalinata maestosa scende da un grande affresco dorato. Nel cortile di piante tropicali i ristoranti Aqua, dove iniziare la giornata con una ricca prima colazione a buffet, e The Spice Market pluripremiato per le sue specialità thailandesi raffinate. Non poteva mancare la cucina italiana che raggiunge livelli di eccellenza da Biscotti, mentre gli amanti della cucina giapponese troveranno di che appagarsi da Shitaro, e il Madison Steakhouse serve squisiti carni e crostacei alla brace. Nelle camere e nelle suite i colori e l'essenza della Thailandia, ma non mancano comodità moderne come i cellulari in omaggio da utilizzare in albergo e fuori anche per chiamare il mondo. E nell'Anantara Spa l'imbarazzo della scelta tra trattamenti e massaggi. Su tutti spicca il 2482 l'anno secondo il calendario solare thailandese in cui il paese cambiò nome da Siam in Thailandia - che fa uso di due bastoni di bambù, quattro tipi di massaggi con olii fragranti e otto compresse d'erbe, culminando nell'applicazione di due foglie d'oro per quietare la mente, una posta vicino al cuore e l'altra sulla mano. Partendo dalla banchina dell'Anantara Riverside per una rilassante crociera serale e una cena elegante, si scopre una Bangkok insolita e affascinante con templi e palazzi dorati e moderni grattacieli che scintillano lungo le sponde del maestoso fiume Chao Praya.
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The Pier Ospitalità alle stelle nella nuova lounge Cathay Pacific a Hong Kong
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l nuovo tempio dell'ospitalità
partenza e in transito, The Pier si
propone una scelta invitante di
firmato Cathay Pacific, nell'hub
estende su 3.306 metri quadrati di
opzioni gastronomiche, e una corsia
della compagnia a Hong Kong, è
ospitalità e grande comfort, riflet-
lenta con ampi spazi che invitano a
un ambiente accogliente e raffinato
tendo il sobrio e lussuoso stile Cat-
trasformare le ore d'attesa in aero-
e la più grande lounge della compa-
hay Pacific. Ispirato allo stile di vita, e
porto in piacevoli momenti di relax o
gnia. Aperto da poco, dopo un tota-
concepito come una delle strade
di lavoro. The Food Hall richiama i
le intervento di restyling per acco-
della grande metropoli asiatica, The
tipici mercatini gastronomici di
gliere i passeggeri First e Business in
Pier vanta due percorsi: uno fast che
Hong Kong, ed è corredata di chio-
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schi self-service con un'ampia scelta di sfiziosità gourmet: dai tapas ai taglieri di formaggi, dalle insalate ai piatti caldi e dai dessert alla frutta. Nell'iconico Noodle Bar Cathay Pacific alcune specialità tipiche della tradizione cantonese, dalle calde minestre con gli spaghettini ai dim sum, vengono preparate su ordinazione. Nella Tea House esperti infusori propongono agli ospiti un assortimento di pregiate miscele di tè artigianali cinesi, e lungo tutto il percorso sono frequenti i bar self-service con una ricca scelta di bevande compreso vini di qualità e liquori. Sono 14 le suite doccia, dotate dei lussuosi prodotti Aesop, a disposizione dei passeggeri, e nella zona relax sono 550 i posti a sedere. Ampie vetrate permettono di seguire il movimentato viavai degli aeromobili in arrivo e in partenza, e per il relax la scelta è tra poltrone in pelle con poggiapiedi, dormeuse e sedie in stile contemporaneo. Accanto a ogni poltrona o sedia, per il massimo del comfort ai passeggeri, ci sono tavoli individuali e casual, e prese di corrente per caricare cellulari, tablet e altri dispositivi. E chi non può staccarsi dal lavoro in attesa del volo troverà in The Bureau comode postazioni di lavoro dotate di iMac, stampanti e connessione Internet ad alta velocità. Un altro nuovo fiore all'occhiello della compagnia, l'Airbus A350-900XWB, è atterrato a Roma il 31 ottobre a poco più di un mese dal suo lancio ufficiale. Offrendo un maggiore comfort per i passeggeri grazie alla nuova organizzazione dello spazio, alla cabina ancora più silenziosa e a un rinnovato sistema di intrattenimento, questo nuovo gioiello dei cieli è configurato in tre classi di servizio, Economica, Premium e Business, e attualmente opera quattro collegamenti settimanali, decollando da Roma ogni lunedì, mercoledì, venerdì e Sabato. pmf
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Foto di copertina: Anziana donna Gan-Burkina Faso di Anna Alberghina
Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com www.emotionsmagazine.com Progetto Grafico, impaginazione e creazione logo Emotions Ilenia Cairo icairo@emotionsmagazine.com Collaboratori Anna Alberghina, Artifex, Antonio Castello, Luisa Chiumenti, Maria Eleuteri Pamela McCourt Francescone, Giuseppe Grifeo, Mariella Morosi, Annarosa Toso Traduzione testi Pamela McCourt Francescone Responsabile Marketing e Comunicazione Mirella Sborgia msborgia@emotionsmagazine.com Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 - 00198 Roma Tel. e fax 068417855
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 - N° 310/2011 Copyright © - Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Casa Editrice che ne detiene i diritti.