Emotions magazine rivista viaggi e turismo settembre 2017 anno7 n25

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viaggi e cultura Anno 7 n°25 settembre 2017

DANCALIA GIORDANIA GRECIA CROAZIA DELTA PO MALTA OLANDA POLONIA



Sommario

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DANCALIA le ultime carovane del sale di Anna Alberghina

Pag. 22 GIORDANIA l'antica terra dei Nabatei di Lamberto Selleri Pag. 30 POLONIA Danzica, la città dell'acqua e dell'ambra di Mariella Morosi Pag. 38 DELTA PO La magia soffusa delle valli di Gabriella Montanari Pag. 46 ISOLE MALTESI di Clara Svanera Pag. 54 POKÈ sapori e colori delle Hawaii di Pamela MCCourt Francescone Pag. 60 OLANDA Den Haag (L'Aja) e Rotterdam di Alberto Dati Pag. 68 CROAZIA Trogir, scrigno di gioielli dell'architettura di Teresa Carrubba Pag. 76 AUTOSTRADA DEL MEDITERRANEO Viaggiando lungo la A2 di Luisa Chiumenti Pag 84 Un MUSEO PER PINOCCHIO? Una visione turistica per la periferia fiorentina. di Giuseppe Garbarino Pag. 92 KALEIDOSCOPE

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Pag. 14 GRECIA Calcidica, L'Area del Monte Athos, tra sacralità, buona tavola e grande Natura di Teresa Carrubba



editoriale Settembre. La fine delle vacanze? Forse per i più, ma i viaggiatori dovranno ancora partire. Cominciamo dai più temerari, quelli che vedono il viaggio come una sfida. La Dancalia, tra Etiopia ed Eritrea, evoca un paesaggio dell'inferno dantesco più che un panorama vacanziero, a 150 metri sotto il livello del mare, dove le temperature possono raggiungere i 60°C. !!! C'è un luogo più inospitale e allo stesso tempo più affascinante? Un viaggio che difficilmente si dimentica. Una depressione della terra la troviamo anche in Giordania, sulle rive del Mar Morto, dove si galleggia per via della densità salina. Meta decisamente più tranquilla, con il colpo d'occhio della spettacolare Petra con le sue antiche costruzioni rupestri e della meno conosciuta Piccola Petra. Viaggio mistico / balneare / gastronomico quello in Calcidica, la penisola Greca che si sfrangia in tre lingue in mezzo al Mar Egeo. La più orientale è il Monte Athos su cui aleggia un alone di spiritualità e di mistero. Arte, storia e cultura nell'isola croata di Trogir, inserita nel Patrimonio UNESCO per il suo magnifico centro storico. Ma anche mare, il grande mare della Croazia. A proposito di centro storico d'elezione, quello di Danzica, la pittoresca città della Polonia, vanta un'architettura elegantissima di fronte al Baltico, a proteggere un porto nevralgico fin dai tempi della Lega Anseatica. Nulla da invidiare Den Haag (L'Aja), sede del Parlamento, del governo e della famiglia reale d'Olanda. La sua vicina località balneare Scheveningen, dove la movida impazza tra in numerosi locali lungo la spiaggia, e la bella Rotterdam, dallo skyline ultramoderno, conosciuta infatti come “la capitale dell'architettura”. Sempreverde la malìa delle isole maltesi: Malta, Gozo, la Valletta, Comino e St Paul's Islands. Note britanniche, ma anche tracce arabe, segnano queste isole dal fascino quasi mitologico, se è vero che il nome isole Calipsee, da Calipso, la ninfa figlia di Atlantide che qui accolse Ulisse, durante le sue peregrinazioni. Destinazione di casa nostra, Il Delta Po, nel territori ravennati, ferraresi e rovigoti, con i casoni abbandonati, nido dei cormorani, e reti da pesca pensili.

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Dancalia: le ultime carovane del sale

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Dancalia le ultime carovane del sale Testi e foto di Anna

Alberghina

L

a Dancalia è una regione del Corno d'Africa

divisa fra i territori di Etiopia, Eritrea e Gibuti.

Un posto unico al mondo con scenari da infer-

no dantesco e colori psichedelici, paesaggi di lava e distese saline accecanti come la banchisa artica. Una terra arroventata, abrasiva, dove la Creazione non è ancora terminata. Chi vi si avventura viene trasportato su di un altro pianeta dove bisogna dimenticarsi le comodità abituali ma si è ricompensati da visioni imperdibili. Un paesaggio marziano a 150 metri sotto il livello del mare, dove le temperature possono raggiungere i 60°C. E' qui che l'umanità ha mosso i primi passi come ci racconta lo scheletro di “Lucy” ritrovato nel 1974 dal paleontologo Donald Johanson. Sino al 1928 della Dancalia si sapeva ben poco. Le scarne notizie arrivavano da coraggiosi mercanti. Raccontavano di terre riarse e spaventose, abitate da bellicose tribù nomadi. Due spedizioni italiane, quelle di Giulietti e di Biglieri vi furono massacrate alla fine dell'800. Poi più nulla fino all'inizio del '900 con Ludovico Nesbitt. Nei suoi diari ci parla della lunga marcia fra sabbie ardenti e rocce vulcaniche, dei suoi uomini

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Dancalia: le ultime carovane del sale

uccisi dagli Afar o impazziti per il caldo e la sete. Ancora

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fuma” in Amarico, un vulcano “a scudo” alto 613 m. innal-

oggi, dopo tanti anni, la Dancalia non ha perso la sua brut-

zatosi con l'accumulo delle colate fuoruscite dal suo ven-

ta fama. Rimane uno dei luoghi più inospitali e pericolosi

tre. Scalare le sue nere pendici fino alla cima del cratere ci

della terra, una “terra incognita” avvolta nel mistero.

permette di affacciarci alle porte dell'inferno: un lago di

Eppure è ancora contesa da due paesi, l'Etiopia e l'Eritrea,

lava perenne dove il magma ribolle incessantemente a

che non hanno mai smesso di farsi la guerra. La Rift Val-

1200° C. Sul sentiero di cenere i nostri passi sono lenti, la

ley, la spaccatura che si estende per 6500 km. dalla Siria al

lava riluce come uno specchio sotto i raggi della luna.

Mozambico, la attraversa tutta come una ferita. In poco

Man mano che si procede, il pendio si fa più ripido. Cam-

più di 200 km. si trovano dieci vulcani allineati lungo la

miniamo sulle onde pietrificate di un antico fiume di lava.

fossa tettonica. Il più famoso è l'Erta Ale, “monte che

Si aprono crepacci nel terreno, la crosta si sbriciola sotto i


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nostri piedi e diventa tagliente come vetro. Ci arrampi-

tisi con una razza caucasica ed emigrati in Africa dalla

chiamo come capre fra le rocce ma in lontananza i

Penisola Arabica. Altri attribuiscono loro un'origine Egi-

bagliori rossastri del vulcano sono un richiamo irresistibi-

zia. Parlano una lingua di derivazione cuscitica. Statura

le. In questo ambiente estremo e ostile vivono gli Afar.

elevata, pelle scura, capelli lanosi e ricci, lineamenti fini,

Nesbitt li descrive come “feroci guerrieri, pronti a castrare

hanno adottato questo deserto bollente come loro

o ammazzare ogni estraneo”. Thesiger, un altro grande

patria. Le loro abitazioni, le “burre”, sono piccoli “igloo”

esploratore, ci dice che “valutavano il coraggio di un

con l'intelaiatura in legno, ricoperti di stuoie e stracci colo-

uomo in base al numero delle sue vittime”. Si sa poco di

rati. Spiccano come isolotti nel mare di sabbia e lava. I

questa tribù semi-nomade e delle sue origini. Secondo

villaggi sono circondati da barricate di spine, fragile

alcuni, gli Afar sarebbero i discendenti di Arabi mescola-

baluardo contro animali selvatici e nemici. Legati indisso-

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Dancalia: le ultime carovane del sale

lubilmente al loro bestiame, gli Afar sono costretti a continue transumanze. Quando le greggi necessitano di nuovi pascoli, caricano i loro averi sui dromedari e si mettono in cammino, lo sguardo fisso in avanti. Pur essendo musulmani Sunniti, convertiti nel X secolo sotto la pressione dei mercanti arabi, si sentono soprattutto Afar. L'organizzazione sociale è patrilineare e le famiglie sono, per lo più, monogamiche. I matrimoni, preferibilmente fra cugini, sono veri e propri contratti che regolano i rapporti fra clan. Ancora oggi praticano la circoncisione maschile e l'infibulazione femminile. Mangiano pane e latte. La “borgutta”, un impasto di farina e acqua, viene cotta sul fuoco avvolta su di una pietra bollente. Bruciata dentro e fuori. Unico sostegno durante le dure giornate, i ramoscelli di “khat”, le foglie maledette che donano euforia e tolgono la fame. Dai tempi di Nesbitt il loro rapporto con gli stranieri è naturalmente cambiato. Si sono organizzati per gestire il modesto flusso turistico che, tuttavia, sostiene l'economia di molti villaggi. Guide e scorte armate di Ak-47 Kalashnikov sono indispensabili se si vuole ottenere il permesso di varcare il confine del loro territorio. Nel 1975 diedero vita all'”Afar Liberation Front” che aveva velleità indipendentistiche ma solo all'inizio degli anni '90 fu raggiunto un accordo con il governo di Addis Abeba. Ancora oggi la loro principale fonte di sostentamento resta l'estrazione del sale sulle sponde del Lago Afdera o nella cava a cielo aperto della Piana del Sale dove i metodi di lavorazione sono rimasti immutati nei secoli. Un antico rituale che coinvolge gli Afar musulmani e i cammellieri cristiani ortodossi del Tigray. Ogni giorno, fra ottobre e marzo, centinaia di dromedari, muli, asini trasportano tonnellate di sale fino a Berhale e da qui a Makallè dove il prezioso carico verrà venduto. In quattro giorni di viaggio i mercanti del Tigray scendono dai 2000 metri dell'altopiano etiopico fino alla Piana del Sale dove la crosta è spessa fino a tre chilometri. Un mare fossile che permette la sopravvivenza di migliaia di famiglie ma condanna gli Afar ad una vita da forzati. Durante la notte le carovane di dromedari si fermano ad Ahmed Ela “il pozzo di Ahmed” a 4 km. dalla cava, nei pressi del letto riarso del fiume Saba. Il villaggio è cresciuto sui ciottoli grigi, un piccolo agglomerato di capanne alzate alla meno peggio con rami sconnessi. Poco altro: una postazione militare e una baracca sgangherata in lamiera ondulata che funge da bar e fornisce birre tiepide ai cavatori e ai rari turisti. Tigrini e Afar ci vivono per sei mesi l'anno e la loro vita è scandita da una precisa organizzazione. I Tigrini cristiano ortodossi rompono la crosta salina

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con lunghe pertiche. Ai musulmani Afar è riservato il com-


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Dancalia: le ultime carovane del sale pito di trasformare i lastroni in mattonelle, i “ganfur” del peso variabile da 3 a 6 kg. Accucciati sotto un sole impietoso, schiene curve e occhi tumefatti, ripetono, con colpi precisi, la stessa scultura all'infinito. Si lavora dalle sei alle dieci del mattino e, se c'è la luna, anche di notte. Le mani ed i piedi, calzati in sandali cinesi di gomma ed assurdi calzini in lana, sono corrosi dal sale. I cammellieri dovranno poi sistemare i pani di sale in perfetto equilibrio sulla gobba dei dromedari che attendono pazienti: 100 kg. ciascuno. A fine giornata le carovane si avviano in fila indiana e si allontanano dondolando. Gli animali sono legati l'uno all'altro da un cordino. Tremolano all'orizzonte come un'onda leggera. C'è qualcosa di epico, di commovente in questo loro eterno andirivieni. Come in un Esodo Biblico percorrono a ritroso il canyon del fiume Saba. In questa landa sterile, scossa da sussulti geologici e da continue rappresaglie, Cristiani e Musulmani faticano insieme nell'accecante candore di un deserto perfetto e collaborano pacificamente al successo di questa fragile economia! A poca distanza dalla cava, a un passo dal confine con l'Eritrea, si cela un'autentica meraviglia geologica. Un antico vulcano collassato emerge dalla Piana del Sale con centinaia di piccoli geyser perennemente attivi. I sali minerali, depositandosi, danno vita a un paesaggio alieno fatto di forme e colori surreali. Le sagome delle rocce sono sculture che si stagliano nitide contro il cielo violaceo. Dallol è una sorta di isola, un vulcano bizzarro e fantastico fatto di pinnacoli, geyser, acque ribollenti e pozze dalle sfumature fuori gamma. La dimora perfetta per gnomi e folletti! Smeraldo, turchese, giallo, porpora sono dovuti alle presenza di zolfo, ossido di ferro e altri minerali. Ma quest'orgia di colori maschera, in realtà, laghetti acidi e pestilenziali dove sono stati ritrovati molti cadaveri di animali. In dialetto Afar, infatti, Dallol significa “disciolto”. Il magma borbotta sotto la superficie. Geyser e fumarole liberano vapori puzzolenti che vi graffiano la gola. Non siamo all'inferno ma poco ci manca! Tutto questo ha le ore contate. Fra quanto tempo i camion prenderanno il posto dei dromedari e i Cinesi copriranno d'asfalto le vecchie piste? Le carovane stanno già scomparendo per lasciare spazio alle compagnie minerarie che hanno fiutato da tempo il business del potassio, indispensabile nell'industria dei fertilizzanti e in quella degli esplosivi. Una brutta storia di denaro e potere! Questa terra, uno degli ultimi luoghi capaci di regalarvi la sensazione di essere vecchi esploratori, va visitata al più presto, prima che le multinazio-

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nali distruggano per sempre la sua bellezza desolata.r


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GRECIA, CALCIDICA - L'Area del Monte Athos, tra sacralitĂ , buona tavola e grande Natura

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Grecia, Calcidica L'Area del Monte Athos, tra sacralità, buona tavola e grande Natura Testo e foto di Teresa

Carrubba

Fendono l'acqua come i rebbi di quel tridente con cui Poseidone, dio del mare, si aggrappava a questo limpido Egeo quando il gigante Athos gli scagliò contro l'immensa roccia che poi divenne l'omonimo Sacro Monte. Sono le tre propaggini della Calcidica (Khalkidhiki), tre penisole che la bizzarrìa della Natura ha voluto forgiare come istmi che s'insinuano paralleli tra il Golfo di Salonicco e il Golfo di Orfani. Simili nella morfologia, ma completamente diverse per attrattive e stile di vita. Kassandra, che oltre alle magnifiche spiagge ben attrezzate, è il centro della movida tra i locali alla moda, i ristorantini sul mare e le numerose discoteche dove vivere notti in allegria. Sithonia, un trionfo della natura selvaggia, con spiagge discrete e paesaggi rilassati. Qui aleggia Il profumo della macchia mediterranea, tra immensi uliveti e fitte pinete, che si mescola all'aria salmastra di un mare incantevole abbracciato da insenature e calette dalla sabbia dorata. Monte Athos, il mondo della fede dalla sacralità accessibile a pochi. Un alone di mistero e di ascetismo ammanta il Sacro Monte facendone un mondo a parte e fermo nel tempo. O perlomeno volutamente distaccato dall'ordine temporale comune se è vero che, a differenza del resto del

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GRECIA, CALCIDICA - L'Area del Monte Athos, tra sacralitĂ , buona tavola e grande Natura

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mondo ortodosso che si è aggiornato nel 1923, gli abi-

monasteri più importanti sono distribuiti sulla costa set-

tanti del Monte continuano ad adottare il calendario giu-

tentrionale. La Grande Lavra a sud, circondato da mura, il

liano, che è in ritardo di tredici giorni. Un'autonomia

più grande e il più antico dei venti monasteri è al primo

curiosa che si riverbera coerentemente in tutti gli aspetti.

posto nella gerarchia della Montagna Santa, considerato

Il Monte Athos infatti è una repubblica monastica dotata

dai monaci stessi il luogo più sacro. Vatopedi a nord, pre-

di uno statuto speciale di autogoverno che è riuscita a

ferito dai potenti del mondo in cerca di raccoglimento

preservare l'indipendenza politica e l'integrità territoriale

spirituale. Fino al 1925 a questo monastero apparteneva

per più di mille anni. Quanto alla giurisdizione religiosa, i

l'isola di Ammouliani, di fronte alla costa. E Iviron al cen-

monaci rispondono al patriarca ortodosso di Costantino-

tro, costruito dai georgiani, imponente e ieratico come

poli, pur contestando i tentativi ecumenici di riunione

una fortezza sul mare. Ma il monastero più vistoso dal

con la chiesa cattolica di Roma. Un tempo migliaia, oggi il

punto di vista architettonico,

Sacro Monte conta circa 1500 monaci, quasi tutti greci

diciannovesimo rango nella gerarchia, è Il Monastero di

pur occupando solo il

ortodossi, distribuiti in 20 monasteri, 12 skiti, a metà tra il

San Panteleimon o monastero russo, che nell'Ottocento

convento e l'eremitaggio, e circa 250 celle o eremi isolati.

divenne una vera e propria cittadella zarista, visitata da

I monaci sono autonomi anche a tavola, producendo

migliaia di pellegrini. Insomma, il fil rouge della spirituali-

vino, ortaggi, frutta e miele e rielaborando le loro ricette

tà tiene uniti tutti questi centri monastici, grandi o minu-

storiche che includono molto pesce locale e aboliscono

scoli che siano, ma ognuno di essi è un mondo a sé, senza

ogni tipo di carne. Ricette che hanno reso famoso il mona-

obbligo di comunicazione, immerso nella macchia medi-

co Epifanios di Mylopotamos, autore di un libro su La cuci-

terranea, con l'unica invidiabile visuale del cielo e del

na del Santo Monte Athos, e che spesso vengono ripro-

mare. E i contatti con il mondo sono con un massimo di

poste dai ristoranti della regione adiacente al Monte. I tre

110 visitatori al giorno, dei quali solo 10 stranieri, tutti

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GRECIA, CALCIDICA - L'Area del Monte Athos, tra sacralitĂ , buona tavola e grande Natura

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19 muniti di permesso speciale richiesto molto tempo prima. Quanto alle donne, un divieto inderogabile impedisce loro di accedere al Monte Athos. A loro è riservata l'esperienza, di tutto rispetto, di un'escursione in battello lungo la costa che permette comunque di catturare la malìa di quei preziosi e misteriosi scrigni di fede. Spesso seguite da nugoli di maestosi gabbiani. Il traghetto che giornalmente compie la minicrociera o quello che conduce i pellegrini al porto del Monte, Dafne, parte dall'ultimo avamposto greco prima di Athos, la cittadina di Ouranoupolis. All'ombra di un'imponente torre bizantina, dal pittoresco porticciolo le barche dei pescatori partono nel silenzio ovattato dell'alba e ne fanno ritorno al tramonto con le reti gonfie di pesci, lasciando il posto nelle ore intermedie ai battelli per il Monte Athos e ai motoscafi o barche coperte alla volta delle isolette vicine. Come la bella Ammouliani, dalle spiagge riservate e ombreggiate da olivi che si aprono su un mare, neanche a dirlo, assolutamente trasparente. Il villaggio dell'isola, che conta poco più di 500 abitanti, corona il porticciolo in cui sbarcano i piccoli pescherecci che forniscono ogni giorno le tipiche taverne per piatti gustosi e freschissimi, come ad esempio il ristorante Anemotrata dove un semplice piatto di sardine fritte accompagnate da chips di zucchine può essere un'esperienza da ricordare. Tornati a Ouranoupolis, si respira la misticità del vicino Monte Athos attraverso i filari di negozi di articoli sacri in cui l'odore dolciastro degli incensi floreali si mescola alla spiritualità delle icone e dei paramenti. A questi, si alternano negozi dell'artigianato locale che utilizza al meglio una delle maggiori risorse della penisola, l'olivo. Ecco manufatti e utensili raschiati nel legno d'olivo che grazie alle bellissime venature naturali adorna se stesso, ma anche cosmetici a base di olio d'oliva, da sempre prerogativa della Grecia. Il viale commerciale costeggia il lungo susseguirsi di spiagge di Ouranoupolis che si distendono seguendo l'andamento geologico e alternando sabbia e scogli a precipizio fino ad arrivare sulla collina da dove la vista si apre a mozzafiato. Nell'Area del Monte Athos ci sono più di cento spiagge, di cui 17 fregiate della Bandiera Blu, come Alikes sull'isola di Amouliani, Kambos nella zona di Gomatiou, le spiagge di Ouranopoli, Porto Aghio e Stratoniou. Una vista sul mare non solo turistica

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GRECIA, CALCIDICA - L'Area del Monte Athos, tra sacralità, buona tavola e grande Natura ma intrisa di storia e di cultura è quella che si gode percorrendo la “Strada di Aristotele” che conduce a Stagira, l'odierna Olympiada, che nell'834 a.C. diede i natali al grande filosofo e scienziato greco, allievo di Platone e maestro di Alessandro Magno. E dove fu sepolto, almeno a giudicare dai risultati degli scavi condotti dall'archeologo greco Kostas Sismanidis che ne ha rinvenuto la tomba nel 2016. Sulle orme di Artistotele e seguendo quello che doveva essere il suo cammino solitario per riflettere, ci s'inoltra in sentieri boscosi che costeggiano il mare. Fino a raggiungere poco più di una planimetria della città, con abbozzi di muri e di pavimentazioni ormai invasi da vegetazione spontanea. Ma il contesto, nella perfetta solitudine del passato, arresta il respiro precipitando lo sguardo su baie incantate nel profumo intenso della macchia mediterranea. Non lontano, il cosiddetto parco di Aristotele, un curatissimo giardino lontano dalla folla in cui singolari installazioni stanno a dimostrare, interattivamente, alcuni fenomeni scientifici spiegati da Aristotele, come l'eco e l'effetto ottico.r

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Festival Kouzina: gastronomia alla ribalta Crocevia di commerci e civiltà, l'Area del Monte Athos è un generoso amalgama di tradizioni, anche sulla tavola. Gli influssi della confinante Macedonia e comunque dell'Asia Minore hanno ulteriormente arricchito e caratterizzato la tradizione culinaria della penisola Calcidica. Il Festival Kouzina, abilmente gestito da Maria Pappa, Manager Marketing e Comunicazione della Mount Athos Area Organization, in programma dalla metà di maggio alla metà di giugno e giunto alla settima edizione, è nato con la finalità di esaltare la gastronomia della regione con la consapevolezza che la storia e la cultura di un territorio passano anche attraverso la tavola. La curiosità e l'attrazione della cucina locale deriva prevalentemente da due considerazioni: la rielaborazione delle ricette dei monaci del Monte Athos e l'utilizzo di prodotti del territorio, soprattutto verdure e pesce. Molto apprezzati elementi circoscritti nella zona come le celebri cozze di Olympiada o le sardine di Ammouliani, la bella isola che pare abbia la più ampia flotta di pescherecci della Macedonia Centrale. Info: www.mountathosarea.org http://www.visitgreece.gr/ Dove alloggiare: Ayia Marina Suites –www.ayiamarinasuites.com/en/ Hotel Liotopi – www.hotel-liotopi.gr Hotel Germany - www.hotel-germany.gr Hotel Sunrise - isola di Ammouliani www.sunrise-ammouliani.gr Alexandros Palace - www.alexandroshotel-halkidiki.com Eagles Palace Resort – www.torhotelgroup.gr / www.eaglespalace.gr Servizi noleggio barche e motoscafi www.luxurysportcruise.com UFFICIO PELLEGRINAGGI A MONTE ATHOS – 109, Egnatias str. - 546 35 THESSALONIKI Tel.0030+2310252578 Fax 0030+2310222424

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GIORDANIA - L'ANTICA TERRA DEI NABATEI

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Giordani

L'antica terra dei Nabatei Testo di Lamberto

Selleri Foto di Lamberto Selleri e Archivio

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a Giordania si presenta al turista come una miniera

di monumenti a cielo aperto: non vi sono luoghi o

siti che non siano ricollegabili alla Bibbia, al Van-

gelo o al Corano. La tolleranza è una peculiarità di questo Stato dove il turista è libero di muoversi senza rischi o limitazione alcuna. La civiltà preislamica che più di ogni altra ha lasciato tracce indelebili del suo passaggio è quella dei Nabatei. Da dove venissero e come questa civiltà si sia estinta resta ancora per molti un mistero. La città archeologica di Petra (800m. sul livello del mare) diventa, 2000 anni or sono, la capitale del regno Nabateo che, per via dei traffici commerciali, recepisce ed assimila la

cultura e l'arte provenienti da Mesopota-

mia, Persia, Egitto, Grecia e Roma. Oltre tremila sono i reperti archeologici presenti nel comprensorio della città

(50 kmq), la cui cinta muraria si estendeva su un

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GIORDANIA - L'ANTICA TERRA DEI NABATEI

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raggio di 6 km. e accoglieva 20 mila persone. I monu-

e delle chiese cristiane. La sepoltura più celebre è quella

menti funerari scolpiti magistralmente nella roccia rosa di

di Aronne, fratello di Mosè. Petra fu conquistata dai cro-

arenaria sono i veri superstiti e i protagonisti di questa

ciati e, successivamente, da Saladino (1189) poi non se ne

civiltà. L'edificio rupestre più celebre è il Tesoro (Khasnè in

seppe più nulla. Solo nel 1812 la suggestiva città fu ritro-

arabo) un monumento funebre che si raggiunge dopo

vata da un esploratore svizzero, J.L. Burckhardt. La visita

aver percorso a piedi 1 km. in una gola fiancheggiata da

di Petra e dintorni richiede come minimo una giornata,

due pareti rocciose che si eleva fino a 180 metri. Questa

oppure due o tre giorni se si pratica il trekking e si voglio-

monumentale scultura è alta 39,60 metri e larga 28. Dopo

no seguire alcuni dei 7 itinerari consigliati. Ci si può spo-

i Nabatei, la città fu abitata dai Romani e, quindi, dai

stare a piedi, a cavallo, sul dromedario,

Bizantini, che vi edificarono rispettivamente un anfiteatro

o su comodi calessi o in mongolfiera. Petra è certamente

a dorso di mulo


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GIORDANIA - L'ANTICA TERRA DEI NABATEI una meta imprescindibile per chi visita la Giordania, ma altrettanto irrinunciabile è la visita alle rovine greche, romane, nabatee della città di Gerasa (Jerash) comprese in un perimetro di 3,5 km. Gerasa (la Pompei dell'Oriente) è la città archeologica che conserva reperti integri quali l'arco di Trionfo di Traiano, il Forum, il Tempio di Zeus, il Teatro, la via Colonnata del Cardo Maximus, il Nimphaeum, il Tempio di Artemio e i mosaici dei pavimentali bizantini della chiesa dei Santi Cosimo e Damiano. Complessivamente, vi sono i resti di 15 chiese bizantine. Altro sito archeologico, che è giusto menzionare, è Madaba, (33 km. da Amman) conosciuta come la città dei mosaici. Conserva i resti di una chiesa bizantina del V-VI sec d.C. cui è stata sovrapposta, nel 1896, una chiesa cristiana ortodossa dedicata a San Giorgio. Vi si ammira il famoso mosaico su cui é rappresentata la mappa della Palestina (560 d.C.) che indica le 150 località abitate un tempo dalle 12 tribù bibliche. Altri mosaici bizantini (Patrimonio dell'Umanità riconducibili al 756 d.C.) si trovano a Um El-Ras, distante 21 km da Madaba. Molteplici sono i luoghi divenuti mete di pellegrinaggio in occasione del Giubileo del 2000. Si segnala il Monte Nebo situato a 10 minuti da Madaba: qui Mosè, giunto con gli ebrei dall'Egitto, dopo aver guardato dall'alto l'agognata Palestina, morì e vi fu sepolto. Non lontano da Madaba si trova Mukawir: nel palazzo, in cima alla collina, si ergono i resti della fortezza di Erode, il re che fece decapitare Giovanni Battista dopo la danza fatale di Salomè. Betania, oltre il Giordano, è certamente il luogo più suggestivo e ricco di spiritualità cristiana. Qui visse Giovanni Battista che nel Giordano battezzò Gesù il quale, raggiunti i trent'anni, si rivelò essere figlio di Dio. Una lapide ricorda il viaggio di Paolo II a Betania. Milioni di anni fa un cataclisma tellurico di proporzioni gigantesche sconvolse il continente africano-asiatico ed europeo: diede origine al Mar Morto. In realtà è un lago che, rispetto al livello del Mare Mediterraneo si trova a meno 400m. ed è profondo a sua volta di altri 400 m. E' lungo 70 km. e ampio undici, con una salinità del 25% dove il corpo umano galleggia naturalmente. Il suo affluente principale è il Giordano che vi si inabissa terminando il suo percorso di 350 km. Lungo le sue rive si trovano stazioni balneari e termali con alberghi dotati di centri benessere e Spa di ultima generazione. Una vera panacea per chi vuole ritemprarsi e trascorrere una settimana, è proprio il caso di dirlo, fuori dal mondo. L'acqua e i neri fanghi bituminosi del Mar Morto, come pure le sorgenti termali di acqua calda, (fuoriesce dalla montagna

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a 90°) che confluiscono nella piscina delle terme di


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GIORDANIA - L'ANTICA TERRA DEI NABATEI

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29 Ma'in, danno ottimi risultati per l'epidermide. La composizione chimica del sale del Mar Morto, a differenza degli altri mari, contiene meno cloruro di sodio e una percentuale maggiore di altri minerali, tra cui magnesio, potassio e calcio. L'85% della superficie della Giordania è occupato dal deserto: E' possibile trascorrere nel deserto ore, giorni programmando notti celesti. Gli escursionisti possono muoversi in spazi sconfinati, esplorare i canyon e raggiungere le pitture rupestri vecchie di 4000 anni (Canyon Khazʿali del Wadi Rum), Aqaba, è l’unico sbocco della Giordania sul mar Rosso, è famosa per le spiagge sabbiose e per la barriera corallina, è un tranquillo luogo di villeggiatura ad eccezione dei mesi di luglio ed agosto. Il cuore pulsante della Giordania, è la capitale Amman, città frenetica cosmopolita, multietnica e caotica quanto basta. Risorta di recente 1921 - su sette colli a 800 m. di altezza, vi segnaliamo i luoghi imprescindibili da visitare ad Amman : il Museo, La Cittadella, romana, (Tempio di Ercole) e il Teatro Romano, attiguo alla moschea. Oggi la Giordania si raggiunge in tre ore di volo dall’Italia con la Royal Jordanian.r www.visitjordan.com http://www.rj.com/it

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POLONIA, DANZICA - La città dell'acqua e dell'ambra

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la città dell'acqua e dell'ambra

Testo di Mariella Foto dell'Ente

Morosi Nazionale Polacco per il Turismo e Archivio

Poche città come Danzica sanno comunicare emozioni non solo attraverso la bellezza ma con il racconto della propria storia. Impossibile non cominciare da quella più recente, dalla seconda guerra mondiale che ne ha segnato distruzione e rinascita, quasi una linea di demarcazione tra passato e presente. Difficile pensare che questa elegante città che si riflette nelle acque del fiume Motlawa e dei suoi canali e che si affaccia sul Mar Baltico sia stata completamente rasa al suolo. Uno sfregio inutile compiuto, più che per tattica militare, per farle capire che era finalmente vinta. Ma, in uno dei vari esodi postbellici che si svolsero in Europa, tornarono i polacchi sostituendosi ai tedeschi che prima della guerra erano il 95% della popolazione. Pietra su pietra ricostruirono la città nella bellezza del suo impianto medievale, facendola rinascere come la Fenice dalle sue ceneri. Oggi l'orgoglio

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33 nazionale si percepisce ovunque: nelle sue monumentali porte, nelle case colorate dai tetti a punta, addossate l'una all'altra, nei portali coperti di stucchi, nelle sedi delle corporazioni e nelle chiese, nella trionfale statua cinquecentesca del Nettuno. Il dio del mare non poteva che essere qui, di fronte al Baltico, a proteggere un porto nevralgico fin dai tempi della Lega Anseatica, la potente alleanza delle città che monopolizzavano i commerci tra il XVI e il XVIII secolo. E' il monumento più ammirato della Via Regia, l'asse urbanistico più lungo dell'Europa medievale, la strada del percorso cerimoniale in carrozza dei re polacchi, tra ali di folla. Ai due lati, perfettamente ricostruiti, gli eleganti edifici che dovevano mostrare con gli stucchi e le decorazioni la ricchezza dei proprietari. Imperdibile una visita al Palazzo di Artù dove c'è la più grande e bella stufa in ceramica del mondo. Cinquecentesca, è decorata da 520 piastrelle dipinte con i ritratti dei reali polacchi e dei grandi dell'Europa rinascimentale. Sembra impossibile che questa strada sia la stessa coperta di macerie delle fotografie, esposte alla Porta d'Oro, che la mostrano distrutta dopo gli attacchi del 1945. Con drammatico realismo, con terribili effetti sonori e un carro armato originale è stato riprodotto un quartiere bombardato all'interno del World War Museum. Reperti, foto e video con sistemi interattivi trasmettono tutto l'orrore della guerra. Colpisce vedere tanti giovani, e non solo i turisti, affollare i musei e i luoghi della storia, come la penisola di Westerplatte con il monumento ai caduti che difesero eroicamente la base militare dall'attacco tedesco del 1939. Per comprendere il senso della storia ancora più recente è da vedere, presso i cantieri navali, il Centro Europeo Solidarnosc, dove nacque il primo sindacato libero e movimento di resistenza civile del blocco comunista. L'elettricista Leck Walesa, guidò con i compagni una rivolta per protestare contro l'arresto di una sindacalista e per rivendicare un salario migliore. La protesta si espanse a macchia d'olio, con risvolti drammatici, coinvolgendo gli altri Paesi dell'Est e l'opinione pubblica internazionale e creando le premesse per gli avvenimenti successivi fino alla caduta del Muro di Berlino. Il resto è storia: il Nobel per la pace a Walesa, nel 1983 e la sua elezione a presidente della Polonia (1990-95). Non a caso la forza di questa città, coinvolta nei secoli in conflitti con l'impero Austro-ungarico, la Svezia, la Prussia e la Russia, tanto strategica da essere definita da Napoleone "la chiave di tutto", è nel motto inciso nel suo stemma: "Nec temere, nec timide" (non temerariamente ma neppure timidamente). La bellezza dei lungofiume e dei

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35 canali di Danzica è coinvolgente, e numerosi sono i localini, caffè, gelaterie e ristoranti in cui sedersi per una sosta. perché tutto il centro storico è visitabile a piedi ed è un vero museo a cielo aperto, al di là dei consigli delle guide. Ma alcune tappe sono imperdibili. Al Museo Marittimo ubicato nei vecchi magazzini e vicino ai granai è possibile vedere come si svolgeva la vita dei portuali: lo scarico e il carico delle merci, laboratori per la creazione di vele e cordami, le carpenterie, insieme alla sezione di archeologia subacquea. Accanto c'è la maestosa Gru medievale, in grado di sollevare merci per tonnellate con argani in legno mossi dalla forza delle gambe degli addetti in uno sforzo collettivo oggi inimmaginabile. Importanti opere d'arte si trovano nel Museo Nazionale,

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37 collezioni di ceramiche, gioielli, arredi e ha un pontile di legno lungo oltre 500 pitture fiamminghe e olandesi. Il dipinto metri è meta di passeggiate romantiche. più noto è il Giudizio Universale di Hans La via della movida si chiama MontecassiMemling con l'Arcangelo Michele circon- no, in ricordo dei soldati polacchi che comdato dai demoni. Una copia è nella Basili- batterono nella famosa battaglia. A ca di Santa Maria dove era originariamen- Gdynia, borgo di pescatori, si possono te. Questa cattedrale trecentesca gotica visitare i musei del mare e quello in mattoni rossi ha dimensioni eccezionali dell'emigrazione. Nel porto svettano due per l'epoca: 66 metri di larghezza e 78 in monumenti: uno ai marinai morti in mare altezza. A croce latina, ha tre navate, un e l'altro al romanziere polacco Joseph transetto, splendide volte a diamante Conrad. Un'escursione quasi obbligata è rette da 27 colonne e un prezioso orolo- alle dune mobili del Parco Nazionale Slogio astronomico. Se si ha voglia di salire i winskiè presso Leba, sulla striscia di terra 405 gradini della torre campanaria di 83 che divide il Baltico dal lago Łebsko. In metri lo spettacolo è davvero unico. Insie- questo "Sahara polacco” la sabbia avanza me alla cattedrale di Oliwa, è il centro di continuamente per il vento. Le dune si culto dell'Arcidiocesi cattolica di Danzica. spostano fino a 10 metri l'anno, ingoianTra la cattedrale e il lungofiume Dlugie c'è do alberi e villaggi. Tra mille anni, dicono i da vedere la romantica via Mariacka ricca geologi, raggiungeranno la città di Łeba, di fregi fantasiosi. Dalle mura spuntano i come hanno già fatto in passato con i due doccioni, le grondaie di pietra a forma di villaggi di Stara Chusta e Łączki e il suo draghi e mostri marini e le case hanno lago si unirà al mare. Altra meta da non terrazzini a livello di strada in cui i ricchi trascurare è il castello Malbork sede dei mercanti imbandivano la mensa perché Cavalieri Teutonici dal 1300, patrimonio tutti vedessero i loro sfarzi culinari. Città Unesco. Tutto in mattoni, capolavoro di dell'acqua, questa, ma anche capitale architettura gotica difensiva, subì gravi mondiale dell'ambra, la preziosa resina danni nell'ultimo conflitto mondiale ma divenuta fossile dopo milioni di anni, a cui fu ben restaurato secondo il modello ottosi attribuiscono anche qualità terapeuti- centesco. Occupa in tre blocchi un'area di che. Già i romani la raccoglievano sulle 35 ettari. Anche qui c'è un museo coste baltiche per farne monili, come dell'ambra. Merita una sosta il ristorante, mostra lungo la via dell'Ambra il villag- con arredi d'epoca ed una cucina di tradigio-museo di Faktoria. I pezzi più preziosi zione. Dovunque si possono gustare le sono quelli con le inclusioni animali o specialità polacche, a base dei prodotti vegetali quando un insetto o un lichene della terra e del mare. Piatti robusti e ne rimaneva imprigionato. Molti sono i abbondanti come i pieroghi, ravioloni musei e le raccolte di oggetti in ambra, ed ripieni, i salumi affumicati e i dolci a base è difficile lasciare la città senza acquistare di fragole. Ma c'è tutta una giovane geneuna collanina o un paio di orecchini, dai razione di cuochi attenti alle nuove tenprezzi decisamente abbordabili. Pezzi di denze e che lasciano spazio alla creatività. straordinaria fattura, solo da ammirare, Le birre sono famose, ma anche i vini sono al Museo dell'Ambra di via Dluga polacchi per la loro qualità sono sempre presso il Corpo di guardia detto anche più apprezzati. Dall'Italia si raggiunge Barbacane. Danzica -ma il suo nome in Danzica in un paio d'ore anche con voli polacco è Gdansk, per noi impronunciabi- diretti.r le- comprende le altre due municipalità che si affacciano sul Baltico: Gdynia.

Sopot e www.polonia.travel.it

La prima, una meta turistica www.gdansk4u.pl

famosa fin dall' 800 per la talassoterapia, www.faktoria-pruszcz.pl

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IL PARCO REGIONALE DEL DELTA DEL PO - La magia soffusa delle valli

Il parco regionale

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del delta del Po

La magia soffusa delle valli Testo di Gabriella Foto di Gabriella

Montanari Montanari e Archivio

Tutte le stagioni sono emotivamente giuste per visitare il Parco regionale del Delta del Po. Insieme alla primavera tornano i fenicotteri e la voglia di gite fuori portata. In estate è tempo di escursioni adriatiche e fritto misto di paranza. D'autunno si sta come la nebbia sui canali. L'inverno porta presepi sulle barche e fame di capitoni. Il delta è un ventaglio dolce-salato che smista venti ravennati, ferraresi e rovigoti. La Romagna e il Polesine non sono mai stati così sciolti l'una nell'altro. Sulla romana statale Romea i lidi ravennati cedono la spiaggia a quelli comacchiesi. Porto Garibaldi è la

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IL PARCO REGIONALE DEL DELTA DEL PO - La magia soffusa delle valli meta preferita da gourmet e ristora-

boe multicolori, facendola assomi-

tanata da un faro imponente. Un

tori della riviera per lo shopping itti-

gliare a una distesa di smarties.

nido nel quale, all'inizio del Nove-

co. Sin dalle prime ore del mattino il

Segue una tappa all'«Isola

cento, gli innamorati venivano a rifu-

portocanale formicola di acquirenti

dell'amore», una striscia di terra capi-

giarsi per potersi scambiare effusioni

avveduti e gabbiani tenaci, tutti ugualmente interessati ai frutti del mare raccolti dai pescherecci: sarde, sardine e sardone, sgombri, orate, branzini, triglie, sogliole, rombi, calamari, seppie, gamberi, san pietro, cannocchie, vongole, cappe sante e lumachine. Tra pesci, molluschi e crostacei nessuno manca all'appello gastronomico. Le friggitorie sfrigolano, il dialetto locale impazza. Atmosfera felliniana à gogo. Dal porto salpano ogni giorno le motonavi a gestione familiare che da generazioni trasportano locali e turisti lungo la rotta dei mitili. Si è accolti con gentilezza e caffè alla sambuca. Prima visione: gli allevamenti di cozze che tempestano la superficie del mare di

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43 al riparo dagli occhi vigili e bigotti di

selvatiche. Quindi ci si avventura nel

dei casoni abbandonati i cormorani

familiari e parenti. Qui la spiaggia è

labirinto di canali e giunchi disegna-

asciugano le piume corvine al sole.

una galleria a cielo aperto che

to da due rami del ďŹ ume, il Po di

La pausa pranzo si fa a bordo,

accoglie le sculture lignee traspor-

Gnocca e il Po di Volano. Dal verde

all'ombra dei canneti. L'equipaggio

tate dall'Adriatico. Qualcuno pesca.

salmastro spuntano germani, gar-

ha pescato, pulito, cucinato e servito

Qualcun altro va a caccia di more

zette, gru e cavalieri d'Italia. Sui tetti

grigliata di alici, risotto alla marinara

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IL PARCO REGIONALE DEL DELTA DEL PO - La magia soffusa delle valli

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e fritto misto. Ciambella e limoncello per i commensali sopravvissuti al pranzo pantagruelico. E, dulcis in fundo, il pasto dei gabbiani a poppa: una flotta di volatili insegue e cattura al volo resti di pesce e di pane. Uno spettacolo da guinness. Del resto tutto il Parco del Delta è spettacolare. L'ambiance è unica. Lo scenario lagunare costellato di padelloni (i grandi capanni da pesca su palafitte), argini marittimo-fluviali ed edifici consacrati alla lavorazione dell'anguilla, affascinò a suo tempo il regista Bigas Luna che lo scelse per ambientarvi il film Bambola. E poi Comacchio, la piccola Venezia. Con le sue gondole a buon mercato, i Trepponti, il Museo della nave roma-

bili. Agiscono sulle indoli più artis-

mo. Aironi e salama da sugo. Folaghe

na e il festival dei Buskers, è uno di

tiche come una potente calamita.

arrosto e l'Agnese va a morire.

quei piccoli tesori che l'Italia sa anco-

L'acqua, dai cunicoli palustri

Capanno di Garibaldi e sacello di

ra preservare, per lungimiranza o per

all'orizzonte marino, è la regina

Anita. Pinete, distese di limonio e

miracolo. Le valli del Delta del Po

indiscussa di un paesaggio agghin-

Abbazia di Pomposa. Saline e lavo-

sono un luogo umano dai tratti mar-

dato di riflessi, lastre, ombre e spec-

rieri. Qui gli odori sono buoni, pro-

cati, parlano con accento viscerale,

chi. Tutto è doppio nella laguna che

fumi autentici. La musica è un piano

fanno comunella con gli animi sensi-

sale e affonda. L'aria trasuda oniris-

senza forti. Il viaggio è fuori e dentro

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ISOLE MALTESI

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Isole

Maltesi Testo di Clara

S

Svanera | Foto viewingMalta.com

ono adagiate nel cuore del Mediterraneo, godono del sole per 365 giorni all’anno, sono intrise di una storia millenaria e pervase dall’eco mitologica dell’Odissea.

Le isole maltesi sono conosciute anche come isole Calipsee, perché qui sarebbe stato accolto Ulisse, durante le sue peregrinazioni descritte nel poema omerico, e ospitato per 7 anni dalla ninfa Calipso, che se innamorò perdutamente. La famosa isola Ogigia corrisponderebbe proprio all’isola di Gozo, la seconda per grandezza dell’arcipelago, dopo la principale Malta. C’è poi Comino, appena 4 abitanti, e gli isolotti disabitati di Cominotto, St. Paul e Filfola, riserve naturali. Grazie alla posizione strategica, vi si sono avvicendate tante dominazioni, che hanno creato un affascinante mosaico culturale. Ogni

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ISOLE MALTESI popolazione ha lasciato un tassello. Già in epoca preistorica pare che le isole fossero abitate da una civiltà sconosciuta. Numerose sono le testimonianze archeologiche che ci parlano di questa presenza: la più spettacolare è l’ipogeo di Hal Saflieni, a Paola, un santuario sotterraneo risalente al 2500 a.C. fatto di calcare corallino. L'hypogeum fu probabilmente concepito come santuario e trasformato in una necropoli. Ci sono poi i Templi Megalitici, situati tra Malta e Gozo, ancora più antichi, addirittura riconducibili al 3000 a.C: i templi di Ggantija a Gozo, patrimonio dell’Unesco, rappresentano rare testimonianze neolitiche. La prima popolazione di cui si abbiano testimonianze certe è però quella dei Fenici, provenienti dal Libano. Successivamente sono passati i greci, poi i romani, i cartaginesi, i bizantini e gli arabi, che furono soppiantati dai normanni, come in Sicilia. Le isole passarono di mano in mano a vari protagonisti del teatro di principi e imperatori che mantenevano le fila dell’Europa nel Medioevo, ma dal tredicesimo al sedicesimo secolo ogni moschea araba scomparve così come la religione musulmana, fino all’inizio del sedicesimo secolo, quando il potentissimo impero ottomano tentò di impossessarsene. Conquistò la vicina isola di Rodi, che era la base dei Cavalieri di San Giovanni, l’ordine preposto alla gestione e cura dei pellegrini diretti in Terra Santa. Fu così che i cavalieri, cacciati da Rodi, trovarono rifugio a Malta per volere del re di Spagna. I Cavalieri di San Giovanni acquisirono il nome di cavalieri di Malta e combatterono strenuamente contro il sultano Solimano, quando questi tentò di assediare l’isola. Quella del 1565 fu la più grande e definitiva battaglia contro gli arabi. Jean de la Vallette fu il cavaliere che guidò i maltesi ed il nome della capitale Valletta è dedicato a lui. Malta fu anche per un breve periodo francese, ma si liberò del regime napoleonico con l’aiuto dei britannici che ne fecero un protettorato fino al 1964, data in cui divenne una repubblica indipendente, una delle più piccole d’Europa, con una lingua che rispecchia pienamente il crogiolo di culture che l’hanno attraversata ed è unica nel suo genere: di origine semitica ma con fortissime influenze latine e soprattutto con un alfabeto latino. Cinquemila anni di

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dominazioni senza mai aver affrontato una


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ISOLE MALTESI

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51 guerra, eccetto quella contro gli ottomani, è la cifra di un popolo pacifico e tollerante, che ancora adesso accoglie con il sorriso i numerosi turisti che in ogni stagione dell’anno invadono questo angolo di paradiso. L’influenza inglese si avverte profondamente nell’isola, sebbene l’identità maltese sia molto marcata: la guida a destra, le cabine telefoniche, le pie in tutte le salse, gli english breakfast. Fanno contrasto con le note britanniche, le tracce arabe, come le mura della cittadella di Mdina, meraviglioso incanto bianco che circonda la città di Rabat, l’antica capitale di Malta, conosciuta anche come la città silenziosa. C’è poi una parte dell’isola in stile barocco, di cui l’emblema è la concattedrale di San Giovanni a La Valletta, simbolo della vittoria dell’ordine di Malta sugli ottomani. Vi sono custodite due tele di Caravaggio, dipinte durante il suo soggiorno maltese nel 1607: “La decollazione di San Giovanni Battista” e “San Girolamo scrivente”. Malta è un concentrato di cultura, ma anche e soprattutto di natura incontaminata e mare cristallino. Le acque limpide sono una costante, quasi ovunque è possibile praticare lo snorkeling: a largo di St Paul’s Islands, e soprattutto al largo di Gozo e Comino, per esempio lungo le scogliere di Dwejra o nella baia di San Blas. L’erosione marina aveva creato un arco naturale a Gozo di dimensioni impressionanti, 28 metri di altezza per 25 di larghezza, l’Azure Window, diventata l’icona dell’isola, ma poi crollata nel marzo scorso in seguito ad una forte tempesta. Un’ampia baia a Gozo è Ramla Bay, una spiaggia con sabbia di colore rosso-dorato e un mare trasparente. Per spostarsi da Malta a Gozo, ci sono traghetti di linea frequenti che portano al porto di Mgarr, da cui parte una fitta rete di autobus di linea che collegano i principali centri turistici dell’isola: Malsalforn, un delizioso paesino costellato di ristoranti sul lungomare, o Marsallok, tipico villaggio di pescatori, con il porto pieno dei tipici gozzi maltesi variopinti, la grotta di Calipso o la capitale di Gozo, Victoria. L’isola di Comino è un luogo magico. Si trova tra le due isole maggiori. Le acque della sua laguna, detta Laguna blue, sono di un turchese indescrivibile. I fondali sono sabbiosi e la sabbia è bianca e fine. Sembra di approdare ai Caraibi quando si giunge con l’aliscafo da Malta o da Gozo. Gli ospiti dell’unico hotel, insieme ai bagnanti che giungono dalle vicine isole per escursioni giornaliere, affollano la piccola lingua di spiaggia. Ma non è un problema non avere spazio sul bagnasciuga, dal momento che l’unico desiderio che si ha quando si avvista l’isola è fare un tuffo nelle sue acque incontaminate. Una spiaggia decisamente più ampia di Blue Lagoon e molto adatta alle famiglie è quella di Mellieha, sull’isola di Malta. Vi abita anche Braccio di Ferro: si estende qui infatti il villaggio di Popeye, il set dove fu

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53 girato l’omonimo film di Robert Altman nel 1980, trasformato poi in una piacevole attrazione turistica per famiglie, dove incontrare Braccio di ferro in persona, Olivia o altri protagonisti del famoso cartoon. E come mancare una visita all’acquario di Malta, a Qawra: tutte le specie del Mediterraneo in una struttura moderna da cui si può afferrare in un unico abbraccio un panorama mozzafiato a 360 gradi sull’isola.r INFO: Per chi si reca a Malta e non ha intenzione di noleggiare un’automobile, la rete di trasporti pubblici è efficiente e capillare: https://www.publictransport.com.mt/ Ottime alternative sono i cabs, compagnie private che operano parallelamente ai taxi pubblici, servizio Ecabs operativo su tutta l’isola. Si puo scaricare l’applicazione su smartphone. Orari dei traghetti: Malta-Gozo: http://www.gozochannel.com/en/home.htm Per informazioni e itinerari: http://www.visitmalta.com http://heritagemalta.org

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IL POKÉ - SAPORI E COLORI DELLE HAWAII

Il Poké

Sapori e colori delle Hawaii

Pesce crudo, salsa di soia, semi di sesamo e fantasia in tavola per l'antipasto hip dell'estate

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55 Testo Pamela

McCourt Francescone

L

batezza di pesce crudo che sta conquistando i pala-

da senza ristoranti specializzati in sushi, sashimi, maki e

ti più raffinati, anche in Italia dove i frutti di mare crudi

temaki. Una sushi-mania che sta accelerando la scom-

e Hawaii, paradiso di mare, onde e surf, irrompono

moda della cucina giapponese che in pochi anni ha con-

sulle scene culinarie mondiali con il Poké, una preli-

quistato lo Stivale, e nelle grandi città ormai non c'è stra-

sono una tradizione gastronomica radicata soprattutto

parsa di trattorie e pizzerie tradizionali, diventato un feno-

nelle località costiero-marittime. Manicaretti che fino a

meno di massa basato sulla venerata tradizione secolare

non molti anni fa in Italia si limitavano a prodotti marina-

del washoku –che in giapponese significa l'armonia del

ti, ostriche, cozze, uova di riccio e scampi. Poi è esplosa la

cibo- dal 2013 Patrimonio Culturale Immateriale

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IL POKÉ - SAPORI E COLORI DELLE HAWAII

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57 dell'Umanità dell'UNESCO. Dopo il pesce crudo giapponese è toccato al ceviche, il piatto simbolo della nuova cucina peruviana, nata dai flussi migratori che hanno lasciato il paese del Sole Levante a partire dalla fine dell'800 per migrare verso le Ande, portando con loro le migliori tradizioni dell'arte culinaria giapponese. Alla base del ceviche troviamo ancora pesce freschissimo, tagliato a tocchetti fini e marinato in succo di lime con l'aggiunta di cipolla, avocado o pomodoro. Il liquido della marinatura, detto leche de tigre, è uno squisito brodo insaporito con spezie e ortaggi che viene servito a parte in piccoli bicchieri. Un distillato dal sapore marino che la leggenda vuole abbia forti poteri afrodisiaci. Senza scomodare l'Oriente, ma sulla scia della moda globale del pesce crudo, soprattutto sulle tavole estive italiane vengono proposte sempre più spesso tartare e carpaccio a base di tonno, pesce spada e salmone ma anche di dentice, orata, seppie e gamberi. Proposte culinarie ricche di proteine, vitamine e omega 3, facilmente digeribili, leggere e molto gustose. Piatti raffinati e fragranti Italianstyle che, come quelli asiatici, impongono alcune regole ferree: l'uso di pesce freschissimo congelato a temperature molto basse per eliminare parassiti come l'Anakasis, l'aggiunta di condimenti pregiati come l'olio extra vergine d'oliva e di elementi croccanti come verdure finemen-

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IL POKÉ - SAPORI E COLORI DELLE HAWAII

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59 te tritate o striscioline di zenzero per esaltare il sapore del pesce e aggiungere una consistenza in contrasto con la morbidezza del composto. Di rigore anche un coltello affilatissimo per tagliare il pesce a dadini finissimi per la tartare, e a fettine sottili per il carpaccio. Ora dalle Hawaii e dalle isole del sud pacifico arriva l'ultima mania gourmet a base di pesce crudo che, a modo suo, rende omaggio alle tradizioni culinarie marinare italiane. Si chiama poké e si pronuncia poh-kay. E se la parola, che vuole dire tagliato a dadi, richiama la lavorazione del ceviche le somiglianze finiscono qui. Perché, a differenza della tradizione peruviana i tocchetti di poké -solitamente tonno a pinne gialle ma anche salmone e polpo- non vengono marinati con agrumi ma conditi con salsa di soia e semi di sesamo subito prima di essere portati in tavola in una bella insalatiera alla quale si aggiunge a piacere cubetti di peperoni, pomodori, cipollotti, avocado o uova di pesce, ma anche latte di cocco, noci macadamia, mango, ananas e persino fiori commestibili. Da New York a San Francisco e da Londra a Milano e Roma sono molti i ristoranti che hanno adottato la formula build-your-own-bowl, lasciando alla fantasia dei commensali la scelta dell'accostamento di pesce, condimenti, verdure e frutta per creare coloratissime e gustose poké d'autore.r

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I DUE VOLTI DELL'OLANDA

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Testo e foto di Alberto Dati

I

Paesi Bassi sono conosciuti per precise peculiarità: vita ordinata e tranquilla, attrazioni turistiche mondiali e sguardo rivolto verso il futuro. Ma in Olanda la contemporaneità è sempre a contatto con la tradizione: qui come in altri paesi del Nord Europa si assiste alla giustapposizione di antico e moderno, intesa come stimolo a immaginare nuo-

ve soluzioni per gli spazi urbani. Per capire bene questa ambivalenza, abbiamo scelto di visitare due città molto diverse tra loro, per comprendere più a fondo lo spirito olandese e i due volti di questa nazione.

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63 Den Haag (L'Aja), la città elegante Anche se Amsterdam è la capitale ufficiale del regno, Den Haag (L'Aja) è sede del Parlamento, del governo e della famiglia reale. Città dalle proporzioni contenute, essa ruota attorno al centro storico, che suggerisce al visitatore le antiche ricchezze del Secolo d'Oro. Non possiamo non cominciare la nostra passeggiata che dal Palazzo Noordeinde, luogo di lavoro del sovrano olandese, affacciato sull'omonima via, una delle arterie principali del centro storico, ricca di caffè e negozi dove fare shopping. Passeggiando andiamo a caccia degli Hofe, piccole corti interne ai palazzi signorili, abbellite da piante e fiori ornamentali. Tra i tanti vale la pena visitare almeno il Rusthof (Parkstraat 41-61, info@hofjerusthof.nl), antica casa in cui i notabili locali ospitavano la servitù femminile in pensione. Oggi gli appartamenti sono ricercatissimi, proprio perché permettono di vivere nella quiete anche se in pieno centro. Continuiamo a passeggiare per raggiungere il Binnenhof, l'antica sede degli Stati Generali, ancora in uso dall'amministrazione pubblica. Affacciato su un lago artificiale, è uno dei simboli della città, e non distante dalla porta gotica che immette nella piazza interna c'è il venditore di aringhe più celebre: da non perdere! Sempre nel quartiere dei musei, altrettanto imperdibile è la Mauritshuis (Plein 29), dedicata all'arte fiamminga che conserva opere celebri, quali La Ragazza col Turbante di Vermeer o la Lezione di Anatomia di Rembrandt. Saziata la nostra sete di sapere, è ora di recarci con un tram a Scheveningen, località balneare il cui edificio principale, il Kurhaus, risale al XIX secolo. Ha ospitato personaggi illustri (da Stravinskij ai Rolling Stones), e oggi è completato da un bel lungomare dove passeggiare, assaggiare prodotti ittici locali e giocare coi bimbi nel parco di sculture all'aperto dedicato alle favole moderne (Pinocchio, Hansel e Gretel, ecc). A sera, consigliamo di tornare in centro per cenare a 't Goude Hooft, locanda aperta nel 1423, la più antica della nazione. Tra piatti a base di pesce e l'atmosfera tipica dei bruin cafè olandesi, chiudiamo così la nostra visita a Den Haag.

Rotterdam, il volto moderno Da L'Aja, tramite treno o auto, spostarsi verso Rotterdam è semplicissimo: in un'ora siamo accolti in città dallo skyline ultramoderno. R'dam è conosciuta infatti come “la capitale dell'architettura”, vero e proprio laboratorio urbano contemporaneo. Il nostro albergo (Nhow in Wilhelminakade) è situato in uno dei palazzi più famosi, e gode di una vista mozzafiato sul ponte Erasmus di Calatrava e sul porto vecchio, ormai da anni soggetto a riqualificazione urbana. Prendiamo come punto di riferimento il Markthal, eccezionale complesso

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65 architettonico del 2014 che comprende appartamenti, ristoranti, un mercato coperto e negozi legati alla cucina. Ci si può passare qualche ora, mangiando cibi di tutto il mondo, curiosando tra le leccornie esposte sui banchi, tutto in un clima di grande ordine e organizzazione. Usciti dal Markthal camminiamo a naso all'insù tra le Case Cubiche, un ardito progetto dell'archistar Piet Blom, realizzate negli anni '80 e da allora celebri in tutto il mondo. E' possibile visitarne una (ed esperirne così gli angusti spazi interni) oppure affittare un appartamento intero per brevi periodi di permanenza. Ma l'estate a R'dam significa anche Rotterdam Unlimited, il carnevale estivo che vede coinvolte le minoranze etniche olandesi, che per due giorni si riversano in strada per festeggiare la diversità culturale. Nel 2017 le giornate di street parade sono state il 28/29 luglio, mentre lo spettacolo finale

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consiste in un grande concerto dove si alternano star della musica latina. Il centro urbano attorno al Markthal, durante l'evento si accende di colori insoliti per l'Olanda, e per strada è possibile assaggiare cibo africano, brasiliano e delle antiche colonie Nederlandesi, in un clima di festa che ci mette subito a nostro agio (info su http://rotterdamunlimited.com). Concludiamo la nostra visita cenando al Bazar, ristorante multietnico che si trova in Witte de Withstraat, strada che vale comunque la pena di visitare perché qui si affolla la gioventù locale nei bar, pub e ristoranti allineati sulla direttiva. E tra una birra bianca olandese e un gambero del Suriname, diciamo a malincuore addio al volto moderno dell'Olanda.r www.holland.com

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CROAZIA - Trogir, scrigno di gioielli dell'architettura

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Croazia

Trogir, scrigno di gioielli dell'architettura

Testo e Foto di

U

Teresa Carrubba

na stravaganza della Natura, Trogir. Un'isola “non-

isola”, adagiata sullo stesso Mare Adriatico che bagna

la costa dalmata e l'isola di Čiovo alle quali è rispetti-

vamente collegata da un ponte. Ma Togir resta un mondo a sé, una città racchiusa nella sua storia millenaria, protetta da mura di cinta quasi intatte con le uniche vie di accesso Porta Marina e Porta di Terraferma. E non poteva mancare nella Lista del Patrimonio UNESCO, per via del suo centro storico così ben preservato e intoccabile da costituire l'anima autentica

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dell'antica Trogir e per essere quindi considerata la città

pulsante di Trogir è la Piazza dei Signori, con una magnifi-

Romanico-Gotica meglio conservata dell'Europa Centra-

ca loggia che un tempo fungeva da tribunale, la svettante

le. L'impronta medievale si evince dall'assetto urbanisti-

torre dell'orologio che catalizza lo sguardo, il Palazzo dei

co, un reticolo di viuzze dal lastricato lucidissimo che scan- Rettori con un bel cortile interno, il Palazzo Cipiko con le disce l'imponenza di palazzi medievali, rinascimentali e

sue trifore gotiche veneziane che rievocano esattamente

barocchi del periodo veneziano e di preziose chiese roma- certi palazzi antichi della nostra città lagunare. Ma il gioniche. E fu proprio nel periodo romano che Trogir (Traù),

iello dell'architettura sacra può essere senza dubbio con-

grazie alla sua posizione strategica, divenne un impor-

siderato la Cattedrale di S. Lorenzo, un capolavoro

tante porto per scambi commerciali, a partire dal III seco-

dell'arte romanica in Dalmazia, costruito sui resti di

lo a.C. Ripopolata dai cittadini di Salona, terra natìa

un'antica basilica. Il primo impatto è con il maestoso por-

dell'imperatore Diocleziano, quando questa fu distrutta

tale romanico, opera del maestro Radovan, un pezzo uni-

dagli slavi, dal 1420 fu dominata dai veneziani che la por-

co e irripetibile. La Piazza dei Signori, non è solo un

tarono ad un periodo aureo lasciando tracce, soprattutto

museo all'aperto, ma anche un punto d'incontro monda-

architettoniche, che caratterizzarono la fisionomia

no, con caffè animatissimi a tutte le ore del giorno e della

dell'isola, quella che ammiriamo ancora oggi. Il cuore

sera e dove spesso si fa della buona musica. Così come

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73 molto frequentate sono le stradine interne punteggiate da negozi di artigianato locale, di tipicità gastronomiche e quant'altro. Qui, dove c'è anche una vita quotidiana di chi è nato e cresciuto in questi vicoli. Vasi di gerani sui davanzali, tendine ricamate ai vetri delle finestre e filari di biancheria stesa a collegare due palazzi adiacenti, dimostrano che qui si vive davvero nella semplicità dei gesti aldilà del turismo che riempie l'isola. Scorci di vita vissuta tra i vicoli, in case di sassi con ripide scalette di tipo medievale, raccordate da piccoli archi a tutto sesto, dove le donne ancora si soffermano davanti all'uscio su seggiole impagliate a dividere la solitudine con le vicine mentre davanti ai loro occhi tutto è in movimento. Vecchie case che, attraverso dei simboli come una colonnina a capitello cementata agli spigoli della facciata o uno stemma di pietra sul portone, denunciano che in passato lì vi abitava una famiglia aristocratica. Fuori dalle mura e dal centro storico, l'atmosfera assume un sapore tutto diverso, da città portuale. Elegante e singolare, il lungomare di Trogir che si affaccia sul porto da imbarcazioni turistiche orlato da un filare di palme, segue l'andamento lineare e continuo dei magnifici palazzi in pietra bianca, forse la stessa che, tagliata dalle preziose cave dell'Isola di Brač, ha costruito la possanza del Palazzo di Diocleziano a Spalato. Un punto di fuga abbacinante che guida lo sguardo verso un altro gioiello dell'isola, l'imponente Castello Kamerlengo, che segna l'avamposto di Trogir. Un tipico esempio di fortezza medievale, fu costruito nel XV secolo dai Veneziani come parte del sistema difensivo della città. Un tempo collegato alla cinta muraria, ha una torre maggiore esterna che serviva anche a sorreggere le catene che impedivano il passaggio delle imbarcazioni nel canale tra Trogir e l'isola di Čiovo. La sua posizione ai margini dell'isola fa sì che dall'alto delle sue mura si goda una vista eccezionale su tutta la città. In estate il castello ospita rassegne di cinema e teatro e interessanti concerti in occasione del Trogir Summer Festival. Il lungomare di Trogir, dove il bianco dei palazzi moltiplica la luce di un sole abbagliante mitigato solo dalla brezza marina che fa di quest'isola una meta ambita non solo dai croati, è animato da caffè all'aperto, negozi, mercatini e tanta allegria. La vita balneare in senso stretto va cercata poco più in là. La spiaggia più frequentata nei dintorni di Trogir è Okrug Gornji, sull'isola di Čiovo. Una spiaggia di ciottoli lunga 2 chilometri, che può essere raggiunta a piedi grazie al ponte che la collega alla città vecchia. Sempre a Čiovo, la spiaggia Mavarstica, di sabbia, ghiaia e rocce e Kava Beach – Slatine, nella baia vicina al vecchio villaggio di pescatori di Slatina. La spiaggia più vicina al centro di Trogir è Pantun, un litorale di sabbia e sassi sull'estuario del fiume

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75 Pantan, ci si arriva dal ponte della città vecchia. È circondata da una riserva naturale protetta. Ad ovest della città vecchia si trova la spiaggia di Medena, lungo la riviera di Seget, è lunga 3 km ed è di ghiaia circondata da pinete. Ma è anche possibile visitare le vicine isole di Drvenik Mali e Drvenik Veli, facilmente raggiungibili in barca. Qui, le incantevoli spiagge, baie e insenature, sono riparate da una fitta macchia mediterranea e da uliveti.r http://www.croazia.info/trogir/ http://www.croatia.hr/it-IT

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L'AUTOSTRADA DEL MEDITERRANEO - Viaggiando lungo la A2

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L MEDITERRANEO Viaggiando lungo la A2 Testo di

Luisa Chiumenti | Foto Archivio ANAS

Tra Campania, Basilicata e Calabria, c'è una strada dove ogni

viaggio è una scoperta: è l'Autostrada del Mediterraneo. Buon

viaggio”. E' la voce di un grande attore come Giancarlo Giannini,

che ci invita a seguirlo, in un viaggio del tutto innovativo che, partendo dal nastro autostradale che attraversa il nostro splendido Sud, si inoltra nel territorio che la struttura percorre, cogliendo le bellezze di regioni come la Basilicata, la Campania e la Calabria, non ancora ben conosciute e valorizzate in tutte le loro eccellenze. Siamo di fronte

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to due anni or sono, ha portato innanzitutto alla ridenominazione (lo scorso 22 dicembre 2016), della “ex Salerno-Reggio Calabria”, in “A2 Autostrada del Mediterraneo”, sottolineando così l'importanza di questa infrastruttura come naturale prosecuzione dell'itinerario che collega il Nord e il Sud d' Italia nascendo a Milano con la A1. La nuova A2 (che ora si estende per 432 km.), inizia da Fisciano, sede dell'Università di Salerno per terminare a Villa San Giovanni, porta d'accesso verso la Sicilia e il Mediterraneo, permettendo di ridurre i tempi di percorrenza di un'ora rispetto al passato. L'Anas con questo progetto, basato su una sinergia fra tutte le località interessate, intende proporalla prima infrastruttura in assoluto,

cando l'idea stessa di “autostrada”:

re, attraverso concrete iniziative di

la “A2 Autostrada del Mediterraneo”,

non più soltanto luogo di passaggio,

sviluppo, un nuovo modo di fruire

che presenta un piano in grado di

ma anche un'opera attraverso la qua-

dinamicamente di tutte le eccellenze,

promuovere l'offerta culturale, spiri-

le accedere, apprezzare e riscoprire i

bellezze naturali, antichi borghi,

tuale, artistica ed enogastronomica

territori meno conosciuti del Sud d'

castelli, paesaggi incredibili e spesso

dei territori che attraversa, modifi-

Italia. Il lavoro su tale progetto, inizia-

sconosciuti, luoghi colmi di spirituali-

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tà, cultura e arte, senza dimenticare anche i prodotti della

l'immenso patrimonio di beni culturali, di risorse paesag-

terra davvero “unici” e l'eccezionale offerta enogastrono-

gistiche, di tradizioni culturali, enogastronomiche e arti-

mica per cui il Sud è famoso in tutto il mondo. Viene così

gianali in una bella avventura moderna e globale. Per far

proposto un nuovo, dinamico e moderno modello di svi-

conoscere alcune delle enormi potenzialità che la A2 può

luppo, trainato dalla sinergia tra tutte le realtà locali inte-

esprimere, sono state individuate, con il contributo cultu-

ressate: Campania, Basilicata, Calabria, mettendo in cam-

rale e scientifico di istituzioni ed enti locali, attraverso i 52

po iniziative concrete di sviluppo, di conoscenza e di frui-

svincoli dell'autostrada, dieci 'Vie' che lambiscono

zione del territorio in grado di definire, nel loro insieme, la

l'Autostrada del Mediterraneo e si snodano all'interno di

forza e il valore del Meridione. E tutto ciò si è ora materia-

terre piene di storia, memoria e bellezza. Dieci percorsi

lizzato in una preziosa Guida pubblicata da “La Repubbli-

che saranno richiamati dalla cartellonistica autostradale,

ca” in collaborazione con Anas, con una copertina firmata

invitando gli automobilisti a concedersi una deviazione

dal noto artista Mimmo Paladino, che invita il viaggiatore

dal proprio tragitto per scoprire mito, arte, profumi e

ad inserirsi “con gusto”, in un percorso teso a trasformare

sapori del Meridione. Le 'Vie' saranno inoltre promosse


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con appositi totem all'interno delle aree di servizio lungo

di lasciare l'autostrada per inoltrarci per una “strada tor-

la A2, proponendo agli automobilisti questi itinerari reli-

tuosa che taglia in due la montagna con un susseguirsi di

giosi, culturali, naturalistici ed enogastronomici per sco-

curve che costeggiano i terrazzamenti profumati di limo-

prire i territori di Campania, Basilicata e Calabria raggiunti

ni e di zagare”. Siamo sulla Costiera Amalfitana dichiarata

dal tracciato autostradale. La A2 sarà una “autostrda-

dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità fin dal 1997. E se

itinerario”, la prima “smart road” italiana, che verrà intera-

Astolphe de Custine nella lettera al Visconte Francois-

mente cablata e dotata di hot spot Wi-Fi ogni 300 metri

René de Chateaubriand del 1812, così si esprimeva: ”In

per dare e ricevere informazioni e creare una connessione

questo paesaggio incomprensibile, solo il mare è oriz-

unica. Ed eccoci così ad esempio, di fronte alla possibilità

zontale, e tutto ciò che è terra ferma è quasi perpendico-


83 lare”, il viaggiatore contemporaneo amerà anche scoprire

Diano. L'utilizzo dell'”Internet of things” permetterà di

quelle affascinanti calette, quelle profondità magiche,

incrementare il controllo delle condizioni di tutta

con bellissime, quanto audaci escursioni dal mare. Ma

l'infrastruttura, che sarà provvista, ogni 30 km., delle “gre-

possiamo anche prendere l'uscita autostradale di Batti-

en Island”, dotate di droni per monitoraggio e soccorso e

paglia e avventurarci verso quello scenario compreso

capaci di fornire energia rinnovabile.r

nell'area che, dai margini settentrionali della piana del Sele arriva fino al golfo di Salerno, giù verso le pinete che

Per informazioni:

lambiscono il litorale e gli antichi resti di Paestum, per poi

www.autostradadelmediterraneo.it

addentrarci fino al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di

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Un museo per Pinocchio? - Una visione turistica per la periferia ďŹ orentina.

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Un museo per

Pinocchio?

Una visione turistica per la periferia fiorentina Testo di Giuseppe

C

Garbarino

i sono città come Firenze che hanno una fortissima vocazione turistica; musei, palazzi, chiese, monumenti, tutto parla di bellezza e storia. In qualche

modo tutto questo ben di Dio concentrato all’interno del “cerchio magico” limita le possibilità di sviluppo economico escursionistico di altri luoghi posti a pochissima distanza da città come il capoluogo toscano. Come promuovere questi territorio di limitata attrattiva per il viaggiatore scappa e fuggi? Di questo si è parlato in un convegno tenutosi presso una sala della Regione Toscana nello scorso novembre e nel tentativo di applicare quanto detto si è cercato di gettare le basi per un museo particolarissimo, legato al territorio e in qualche modo unico nel suo genere. E’ successo così che in quella campagna ricca di luoghi magici, una terra dove il Rinascimento, con le sue ville imponenti, si mescola con il gusto ottocentesco delle dimore suburbane che furono angoli di delizia e riposo

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Un museo per Pinocchio? - Una visione turistica per la periferia fiorentina. per la ricca borghesia e la nobiltà fiorentina, sia stato riscoperto il legame con uno dei personaggi più amati al mondo: Pinocchio. Dovete infatti sapere che nella villa Belriposo, in quel di Castello, Paolo Lorenzini prese dimora per seguire meglio il proprio lavoro di direttore alla Manifattura di Doccia, ai più conosciuta come Ginori, la grande fabbrica di porcellane nota in tutto il mondo e sempre in questi luoghi amava passeggiare e trastullarsi il fratello Carlo, noto invece come Collodi, il padre di Pinocchio.Come in una favola il Collodi amava soffermarsi a parlare con artigiani, bottegai, comari sedute sulla seggiolina lungo quella via che portava a Sesto e così da chiacchiere varie nacque il suo Pinocchio, ambientato in questi luoghi e con tanti personaggi presi a prestito dalla realtà vivace di quei borghetti di case a due piani. Da tempo si vocifera di un parco da dedicare al Burattino più famoso al mondo, altri pensano ad un vero e proprio museo, ma fino ad oggi nessuna reale iniziativa. E’ stata l’associazione Pinocchio a Casa Sua a dare il primo squillo di tromba per smuovere le acque di quel mare dove il Collodi pose Pinocchio e Geppetto nel ventre del Pescecane. Nel mese di maggio, nelle sale della grande ed imponente Villa Gerini di Colonnata si è tenuta una mostra su Pinocchio, aperta solo per sei mezze giornate e con un titolo che è tutto un programma: Pinocchio al Campo dei Miracoli, collezionisti e artisti. Perché al Campo dei Miracoli? Semplice, la storia tramanda che proprio nel parco della Villa Gerini vennero trovate delle monete nascoste, forse lasciate da Pinocchio? Oltre 600 pezzi in esposizione per quasi 800 visitatori, un bel record ci dice Filippo Canali, rappresentante dell’associazione Pinocchio a Casa Sua. “Non ci aspettavamo un tale risultato” dice Canali, “non solo in termini di persone che hanno visto la mostra, ma anche da parte dei numerosi collezionisti che hanno prestato i loro pezzi pregiati e artisti che hanno realizzato dei quadri a tema da esporre. Con le limitatissime disponibilità della nostra associazione siamo riusciti ad ottenere un risultato veramente positivo”. L’esposizione che doveva essere solo temporanea sarà trasformata a breve tempo in qualcosa di permanente, il nucleo per il museo di Pinocchio in territorio fiorentino, un modo per creare attrattiva e sviluppo turistico per il territorio sestese. Soffermiamoci con attenzione a guardare le teche e vetrine con il materiale raccolto dall’associazione Pinocchio a Casa Sua: francobolli, tessere telefoniche, cartoline, libri, statue, giocattoli di ogni genere, piccole opere d’arte, quaderni e

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altre decine e decine di cose legate al mondo pinoc-


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89 chiesco. L’occhio cade su una borsa,

accanto quella comunista, rigorosa

vede un’originale del “Giornale per i

“è di Braccialini”, dice Canali, “la nota

par condicio, mentre una serie di

Bambini” dove il racconto venne pub-

pelletteria che ha sede a Scandicci, la

caricature trasformano politici italia-

blicato per la prima volta a puntate

borsa fa parte della serie delle favole

ni e stranieri in tanti fratelli del Burat-

dal 1881, insieme a un biglietto da

e in questa si vede appunto Pinoc-

tino dal naso lungo, mentre qua è la

visita di Ferdinando Martini, diretto-

chio”. Poco più in là dei giochi

attirano lo sguardo i cartelli pubblici-

re della rivista; accanto medaglie del

dell’oca ambientati nella favola del

tari dei film dedicati al bugiardo per

Circolo Filatelico Fiorentino in ricor-

Burattino, bottiglie di vino, addirittu-

antonomasia, del quale però è bene

do del centenario del 1981, una serie

ra un barattolo di piselli della Val Treb- ricordare che di bugie ne ha dette

di ex libris e altro materiale storico,

una sola… Tra i libri esposti un Pinoc-

tutto a tema Pinocchio. Tra gli ogget-

bia a marchio “Pinocchio”, porcellane Richard-Ginori e tazze della Bran-

chio in latino, poi thailandese, arabo,

ti artistici e di valore spicca un bocca-

dani, rigorosamente con i temi tratti

dialetto veneziano e sardo; sembra

le da birra delle porcellane Villeroy &

dalla favola. Il Gatto e la Volpe fanno

che le edizioni italiane siano almeno

Boch, una statuetta della ditta spa-

capolino qua e là, mentre i Gendarmi,

400, mentre le lingue in cui è stato

gnola Nao, rari giocattoli di produ-

impersonati dai Carabinieri presidia-

tradotto non si contano. Pinocchio è

zione coreana e il noto e raro libro

no varie vetrine quasi a voler vigilare

il libro, dicono, più stampato dopo la

triangolare, quindi con la forma del

su quanto è esposto. Una sezione

Bibbia, un bel successo editoriale per

naso di Pinocchio, realizzato da

“politica” incuriosisce, abbiamo

la “bambinata” come disse il suo

Fabrizio Gori, già animatore della

Pinocchio in versione fascista e

autore Carlo Lorenzini. In una teca si

nota trattoria Da Burde lungo la via Pistoiese, uno dei luoghi dove il testo del Lorenzini è stato ambientato e oggi patron del ristorante Toscanella, nel centro storico fiorentino. Durante il primo mese di mostra si sono tenuti diversi incontri, uno tra tutti quello sulla cucina di Pinocchio, il titolo apre a suggestivi panorami gastronomici: “L’arte del mangiar bene all’Osteria del Gambero rosso”. Un binomio artusiano-collodiano nel quale Paolo Gori, noto ristoratore della già citata trattoria Da Burde ha incontrato Ricciardo Artusi, erede, insieme al padre Luciano, della tradizione storico gastronomica del famoso Pellegrino Artusi. Un’altra occasione, più sociale, ha riguardato la presentazione del progetto “Le verità dei bambini” nel quale i quadri dell’artista Marco Campostrini sono stati abbinati ai componimenti di Alessandra Bruscagli, giornalista e poetessa. L’occasione voleva sottolineare il disagio della gioventù, i parallelismi con quello che accade a Pinocchio, attualizzandolo nel sottolineare anche abusi e sfruttamento giovanile. Oltre alle centinaia di oggetti, naturalmente i pupazzi di

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tutte le forme e dimensioni hanno fatto la parte del leo-

prodotti cartotecnici della Kartos, rigorosamente pinoc-

ne, esiste una sezione dedicata alla pittura, oltre al già

chieschi. Sempre curiosando si trovano pubblicità di

citato Campostrini, sono state esposte opere di Annigo-

ogni genere, già nel passato qualcuno lo ha usato per

ni, Bueno, Roberto Nannicini, Giancarlo Marini, Risito,

abbinarlo a penne e pennini, liquori, marchi come Lavaz-

Pini, Julius Camilletti, Frezzato, Vannini, Musante, ecc…

za e Liebig, biscotti e marmellate. Pinocchio, uno di noi,

Un’ultima considerazione riguarda l’aspetto commer-

ma soprattutto in mezzo a noi. Da settembre la mostra,

ciale, ovvero alimenti e altro a marchio Pinocchio; è il

riorganizzata in modo più dinamico, sarà visitabile su

caso della ditta Raffaelli, olio aromatizzato, pasta e con-

appuntamento e in occasione di eventi e mini convegni,

dimenti, il tutto realizzato in quel di Pescia, vicino allo

magari tra pochi mesi questo primo seme sepolto nel

storico parco di Collodi, mentre l’azienda La Molina, spe-

Campo dei Miracoli, farà nascere qualcosa di vivace e

cializzata in cioccolata di fine qualità si lancia senza pau-

duraturo, il Museo di Pinocchio o come si vorrà chiama-

ra nel mondo incantato con una stupenda serie di tavo-

re… compresa la Fata Turchina, Mangiafuoco e tutti gli

lette di cioccolata, barattoli di crema spalmabile ed altre

altri personaggi!r

leccornie che ricreano la favola di Pinocchio con le magiche illustrazioni di Riccardo Fattori, il tutto corredato dai

www.pinocchioacasasua.com

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Kaleidoscope

CHATRIUM HOTEL ROYAL LAKE YANGON Sofisticazione e stile

U 92

na calorosa accoglienza e ambienti di raffinata

focale di grande richiamo: la magnifica piscina dai colori

ospitalità avvolgono l'ospite nell'atrio dai mille

maldiviani all'ombra di alte palme nei giardini tropicali

riflessi d'oro. Chatrium Hotel Royal Lake Yangon,

che di notte si trasformano in una scenografia da Mille e

un 5-stelle pluripremiato, si affaccia sul Lago Kandawgyi

Una Notte. Spazi e dimensioni generosi, e comfort al top

poco lontano dal simbolo stesso del Myanmar, la magni-

nelle 265 camere – molte con vista dello Shwedagon e del

fica e scintillante Shwedagon Pagoda. Incantevole

Lago Kandawgyi – con arredi eleganti e bagni dotati sia

l'ambientazione in una tranquilla zona verdeggiante

di vasche che di docce. Le Studio Room, Junior e Deluxe

poco lontano dal cuore della ex-capitale, con un punto

Suite hanno zone giorno e notte, mentre le porte della


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colloca tra i 10 Migliori Alberghi del Paese. Nell'Emporia Restaurant per la prima colazione e per il pranzo si sceglie tra specialità internazionali e asiatiche, e di sera il ricchissimo buffet offre anche carni e frutti di mare, specialità birmane e thailandesi. Il ristorante Kohaku, più volte premiato come il migliore ristorante giapponese di Yangon, propone i più autentici sapori del Sol Levante in un ambiente raffinato e contemporaneo, sia nella sala principale che in quelle private. Nel Tiger Hill il menu di pietanze basate sull'eccellenza delle materie prime rende omaggio alle migliori tradizioni della gastronomia millenaria cinese. La Nemita Spa è un santuario del benessere, Royal Lake Suite su 300mq si spalancano per presidenti,

e nella Lobby Lounge & Sunset Terrace il piacere di rilas-

teste coronate, ambasciatori, celebrità e VIP come i reali

sarsi per il tè del pomeriggio o per un aperitivo al tramon-

di Danimarca, il primo ministro giapponese Shinzō Abe e

to con una vista mozzafiato sul Lake Kandawgyi.r pmf

Hillary Clinton. Ai World Travel Awards di Bangkok a gennaio al Chatrium sono stati assegnati tre riconoscimenti tra i più prestigiosi: Myanmar's Leading Hotel, Myanmar's Leading Business Hotel e Myanmar's Leading Hotel

http://www.chatrium.com/chatrium_hotel_yangon/defau

Suite, mentre per TripAdvisor il Chatrium Royal Lake si

lt-en.html

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Kaleidoscope

L'hotel Duquesa De Cardona a Barcellona

P

er vivere l'esperienza delle due anime di Barcello-

na – quella monumentale e quella balneare –

l'albergo migliore per il soggiorno è l'Hotel

Duquesa de Cardona, situato di fronte al mare, dalla cui ampia terrazza - solarium con piccola piscina situata all'ultimo piano si gode una magnifica vista sul Porto Olimpico e sul quartiere della Barceloneta. Un'ampia scelta gastronomica di tapas d'autore, una selezione di piatti cucinati alla brace e il cocktail bar della Terrazza completano un'esperienza indimenticabile per i 5 sensi. Il momento migliore è il tramonto, quando la luce e il panorama sono veramente magici. L'Hotel Duquesa de Cardona si trova a pochi passi da Las Ramblas e dal Quartiere Gotico ed è ospitato in un antico palazzo nobiliare del XVI secolo, ristrutturato nel 1850 e recuperato come

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hotel di lusso nel 2003. Le parti nobili della costruzione e


95 il ristorante mantengono lo spirito e lo stile della struttura originaria uniti ad un arredamento moderno. Per completare l'esperienza ispirata al mare, si può scegliere una delle esclusive otto camere con vista sul lussuoso porto turistico di Barcellona, arredate in stile contemporaneo con colori caldi ed eleganti. Finestre totalmente insonorizzate, servizio di tè e caffè in stanza, Wifi gratuito, TV LCD 32", minibar, cassaforte, menu di cuscini e profumi per ambiente. Il Porto Olimpico accoglie yacht e motoscafi tra le Spiagge di Icària e di Barceloneta, collegate tra loro da un'ampia passeggiata. È dominato dallo splendido Pesce d'Oro, un monumento largo 56 e alto 35 metri, creazione del celebre architetto canadese Frank Gehry, che brilla nel sole e sembra nuotare nel cielo blu ed è diventato l'icona del sito. La Barceloneta è uno dei migliori posti per mangiare pesce fresco, paella e tapas: qui i bar, pub e ristoranti si susseguono e si trasformano in discoteche al calar della notte. Per ammirare lo skyline di Barcellona dal mare non c'è che l'imbarazzo della scelta tra velieri e grandi barche a motore che effettuano tour organizzati generalmente di 90 minuti. Altrimenti si può noleggiare una barca privata o un catamarano con lo skipper per 2 ore e mezza e addirittura fare un giro in elicottero. Consigliata la visita all'Acquario, uno dei più grandi d'Europa. Il passaggio nel tunnel di 80mt che attraversa la vasca degli squali è impressionante! Si possono ammirare tutte le specie di pesci, ma c'è anche una famiglia di pinguini antartici che riscuote molto successo e una vasca di razze, che si possono osservare molto da vicino. I subacquei qualificati possono fare un'esperienza molto interessante: l'immersione con gli squali. L'Acquario è situato vicino al Centro Commerciale Maremagnum, a soli 5 minuti a piedi dall'hotel Duquesa de Cardona.nInfine è interessante la visita al Museo Marittimo, ospitato nell'edificio restaurato dei Cantieri Navali Reali, il più grande e antico arsenale di Barcellona. Nel Museo è esposto il patrimonio marittimo spagnolo, uno dei più ricchi del Mediterraneo.

Hotel Duquesa de Cardona Passeig de Colom, 12, 08002 Barcelona, Spagna Telefono: +34 932 68 90 90 info@hduquesadecardona.com Internet www.hduquesadecardona.com

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Kaleidoscope

L'HOTEL OKURA DI AMSTERDAM un gioiello dell'hotellerie con ben 4 stelle Michelin

I

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n un'area strategica per il turismo culturale e artistico

città, ha due stelle Michelin, il Sazanka e lo Yamazato han-

di Amsterdam, si trova l'Hotel Okura, 5 stelle di stile

no una stella rispettivamente, e il Serre è segnalato come

contemporaneo con delle caratteristiche speciali: è

Bib Gourmand, cioè quelle tavole che vantano un ottimo

l'unico hotel in Europa della catena giapponese Nikko,

rapporto qualità prezzo. È l'unico hotel in Europa di una

con tre ristoranti ed un totale di 4 stelle Michelin, e con

catena giapponese che vanta più di 80 alberghi di lusso in

una Spa dotata di piscina interna riscaldata dove cocco-

tutto il mondo. Il gruppo include gli Okura Hotels &

larsi dopo una faticosa giornata in giro per la città.

Resorts, JAL Hotels e Nikko Hotels International. I Paesi

L'Hotel Okura di Amsterdam offre 300 camere in stile

Bassi hanno una lunga tradizione di stretti rapporti con il

contemporaneo e servizi di alta qualità ed è situato vicino

Giappone: la Compagnia Olandese delle Indie Orientali,

al quartiere dei musei ed a poca distanza dalle attrazioni

fondata nel 1602, grazie al commercio con l'Asia diventò

turistiche della città. I suoi quattro ristoranti sono stati

la più grande impresa commerciale del XVII secolo. A

tutti premiati dalla Guida Michelin: il famoso Ristorante

partire dal 1640 detenne il monopolio del commercio

Ciel Bleu al 23° piano, con una vista meravigliosa della

con il Giappone. Fino al 1854 gli olandesi furono l'unica


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finestra del Giappone sul mondo occidentale. L'Hotel può essere un'ottima base per esperienze culturali. Una chicca è il Museo del Diamante, piccolo ma interessante, inaugurato dalla Coster Diamonds. L'edificio si trova in Paulus Potterstraat 8, tra il Van Gogh Museum e il Rijksmuseum. In otto sale viene illustrato lo sviluppo del prezioso negli ultimi 400 anni. Oltre ad esibire diamanti autentici, il museo espone anche copie di celebri gioielli come il Cullinan I, chiamato anche "Stella d'Africa", che fa parte dei gioielli della corona britannica ed è incastonato sullo scettro reale a goccia. Il leggendario Koh-I-Noor (Montagna di Luce in persiano), proveniente dalle miniere di Golconda, in India, brilla invece sulla corona del regnante d'Inghilterra. Si può ammirare anche il diamante sudafricano Taylor-Burton, dono di Richard Burton nel 1969 alla moglie Elizabeth Taylor. Pesa ben 68 carati, a forma di goccia, e fu montato da Cartier su una collana con molti altri diamanti e gemme. Nel 1979, dopo il divorzio da Burton, la Taylor lo vendette per cinque milioni di dollari, utilizzati in parte per beneficienza. La sezione dedicata alla casa di Oranje-Nassau espone copie dei preziosissimi gioielli della famiglia reale olandese, tramandati di generazione in generazione. Hotel Okura Amsterdam Ferdinand Bolstraat 333 1072 LH Amsterdam Tel. +31.20.6787111 – e-mail info@okura.nl Web: https://www.okura.nl/en/

anno 7 - n°25 settembre 2017


Foto copertina: Dancalia di Anna Alberghina

Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com www.emotionsmagazine.com Progetto Grafico, impaginazione e creazione logo Emotions Ilenia Cairo icairo@emotionsmagazine.com Collaboratori Anna Alberghina, Luisa Chiumenti, Alberto Dati Giuseppe Garbarino, Pamela McCourt Francescone, Gabriella Montanari Mariella Morosi, Lamberto Selleri, Clara Svanera Traduzione testi Pamela McCourt Francescone Responsabile Marketing e Comunicazione Mirella Sborgia msborgia@emotionsmagazine.com Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 - 00198 Roma Tel. e fax 068417855

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 - N° 310/2011 Copyright © - Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Casa Editrice che ne detiene i diritti.


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