viaggi e cultura Anno 5 n°18 dicembre 2015
TIBET VIETNAM LAGO TAHOE STOCCOLMA LAPPONIA NEW YORK VALLONIA BORDEAUX
Sommario
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pag. 6
TIBET di Anna Alberghina
pag. 16 VIETNAM il fascino del Mekong di Annarosa Toso
pag. 32 STOCCOLMA tutto il fascino dell'inverno di Teresa Carrubba pag. 40 La LAPPONIA dei Sami di Anna Maria Arnesano e Giulio Badini pag. 46 Alla riscoperta di NEW YORK di Luisa Chiumenti pag. 54 VALLONIA il cuore verde del Belgio di Pamela McCourt Francescone pag. 68 BORDEAUX la capitale del buon vivere di Mariella Morosi pag. 70 AOSTA l'altro Natale…i Marché Vert Noel di Giuseppe Garbarino pag. 76 SAMBAMAKI di Teresa Carrubba pag. 80 IL GIARDINO DEI CINQUE SENSI di Raffaella Ansuini pag. 84 SUDAN –EGITTO la riscossa dei faraoni neri di Giulio Badini pag 90 KALEIDOSCOPE
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pag. 24 IL LAGO TAHOE di Luisa Chiumenti
editoriale
“
Non prevalebunt”. Il dramma che sta vivendo oggi il mondo non deve fermarci. E non si deve nemmeno arrestare la voglia di viaggiare. Anzi, potrebbe voler dire esorcizzare l'ansia e sentirsi ancora liberi. Le mete invernali spaziano dalle montagne innevate, per i tradizionalisti che amano rispettare le stagioni, alle coste caraibiche dove magari trascorrere un Natale sdrammatizzato su una spiaggia di borotalco. Ma si possono interiorizzare le Festività di fine anno nell'ascetismo del Tibet, tra i monasteri buddisti come il celeberrimo Potala ed il tempio del Jokhang, o lasciarsi coinvolgere dall'intenso languore natalizio che pervade l'innevata Stoccolma, o, per i più audaci e solitari, farsi trainare su una slitta in lungo e in largo nelle incontaminate foreste boreali della Lapponia, oltre il Circolo Polare Artico nel nord della Finlandia. Ma la scelta di un viaggio invernale può cadere su destinazioni classiche come New York, dove c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Per esempio percorrere la Grande Mela attraverso la High Line, considerata simbolo di innovazione architettonica. Oppure, sempre negli USA, il Lago Tahoe, là dove California e Nevada s'incontrano, per una vacanza intrigante tra l'atmosfera western, le serate modaiole nei numerosi Casino e lo sport: d'estate escursioni, trekking e golf, d'inverno sci e snowboard, esibirsi sulle piste di sci di fondo o nei percorsi con le racchette da neve a Royal Gorge o Kirkwood, oppure partecipare a un'escursione guidata con la Tahoe Adventure Company.
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TIBET - la dimora degli Dei
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Tibet
la dimora degli Dei Testo e foto di
L
Anna Alberghina
hasa, la capitale della Regione Autonoma del Tibet,
residenza tradizionale del Dalai Lama, oggi è territo-
rio cinese e può essere comodamente raggiunta in
treno da Pechino. Non si tratta, però, di un treno qualunque bensì di un treno pressurizzato, proprio come un aereo, con carrozze dotate di ossigeno e vetri anti UV. L'80% della linea ferroviaria da Golmud a Lhasa, inaugurata nel 2006, è collocata ad un'altitudine superiore ai 4000 metri. La ferrovia del Qingzang, nota come “ferrovia delle nuvole”, è la strada ferrata più alta del mondo e raggiunge il livello record di 5072 metri presso il passo del Tanggula. L'idea originaria fu di Mao Zedong, alla fine degli anni '50. La costruzione della tratta Pechino-Golmud fu ultimata nel 1984. Quella della seconda tratta, la più ostica, iniziò nel 2001 e fu completata sei anni dopo coprendo una distanza di 4200 Km. Le difficoltà erano legate alla natura del terreno, perennemente ghiacciato, ed alla presenza delle alte montagne dell'Himalaya. Il problema dl “permafrost”, che durante l'estate tendeva ad ammorbidirsi compromettendo la stabilità dei binari, fu risolto mettendo a punto un sistema di raffreddamento con tubi riempiti di azoto liquido. L'intera zona, fortemente sismica, è controllata da una rete di centraline in grado di bloccare il transito dei vagoni, in caso di scosse. Il costo esorbitante della sola tratta finale sarebbe stato di più di 4 miliardi di dollari! Il Governo Cinese ha presentato l'opera come un trionfo in grado di consolidare l'unità nazionale, suggellando di fatto l'inclusione del Tibet nella Repubblica Cinese e trasformando, in poco tempo, la popolazione tibetana in una “minoranza etnica”. Saliamo a bordo del treno a Xining, la capitale del Qinghai, e, dopo 24 ore di viaggio attraverso il grandioso altopiano spazzato dai venti, eccoci infine a Lhasa in una stazione
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TIBET - la dimora degli Dei
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modernissima, presidiata dai militari. All'uscita, centinaia
nell'atmosfera rarefatta. In Tibetano, Lhasa significa “il
di bandierine rosse sventolano nell'aria tersa del tardo
trono di Dio”. Sotto il regno di Songten Gampo (618-649)
pomeriggio, per fugare ogni dubbio: siamo in Cina, la
furono costruiti il Potala ed il tempio del Jokhang per ospi-
Regione Autonoma dl Tibet è solo un nome sulla carta
tare le effigi del Buddha portate in dote dalle mogli, una
geografica. Non sembra proprio di trovarsi a 3650 metri
cinese e l'altra nepalese. Nel 1642 divenne capitale del
di quota anche se ogni passo si fa più faticoso
Tibet sotto il quinto Dalai Lama che costruì la sua residen-
9 za sulle rovine del vecchio Potala. Nel 1950, in seguito
iniziato a manifestare il proprio dissenso con le auto-
all'invasione cinese, innumerevoli monasteri furono
immolazioni. Più di 100 uomini e donne, ormai, si sono
distrutti e decine di migliaia di Tibetani vennero uccisi.
dati fuoco nelle strade costringendo il governo cinese a
Nel 1959 il 14° Dalai Lama fu, infine, costretto a fuggire a
presidiare il Paese ed a limitare drasticamente la conces-
Dharamsala, in India. Ancora oggi, la sua immagine, così
sione di visti agli stranieri, onde evitare l'eccessiva pubbli-
come la bandiera tibetana, è bandita e considerata un
cità. Nonostante la massiccia presenza cinese, visitare il
simbolo sovversivo. Durante l'occupazione cinese gran
Potala resta un'esperienza emozionante. Dopo l'apertura
parte del patrimonio artistico fu distrutto ma il Barkhor, il
della ferrovia del Qingzang, il numero di turisti ammessi
Jokhang ed il Potala sono stati, in gran parte, risparmiati e
ogni giorno è salito a 2300 con punte di 6000 nel periodo
restano, ancora oggi, la preziosa testimonianza di un glo-
di alta stagione. Ad una quota di 3700 metri, sul versante
rioso passato. Intorno al nucleo storico, la Lhasa moder-
del Marpo Ri, la “collina rossa”, il Potala ha l'aspetto di una
na si sta sviluppando ad un ritmo vertiginoso secondo
gigantesca fortezza. Le sue alte pareti non si riflettono più
gli schemi di una qualunque periferia cinese. Nella sua
nelle acque del lago, ormai ricoperto di cemento per ospi-
corsa verso la modernità la Cina sta ricoprendo
tare una vastissima piazza. Patrimonio dell'Unesco dal
d'asfalto il proprio passato contribuendo anche così a
1994, le sue 1000 stanze sono un susseguirsi di tesori:
perpetrare un vero e pro-
statue, reliquari, stupa d'oro tempestati di gioielli, arredi
prio “ genocidio culturale”.
ed intarsi. Se siete alla ricerca del Tibet perduto, della miti-
Dopo le proteste del 2008,
ca Shangri-la, riuscirete a ritrovarne un pallido riflesso nel
in occasione delle Olimpia-
piccolo centro storico. Nelle vie del Barkhor, lungo il peri-
di di Pechino, oggi i Tibeta-
metro del Potala ed in tutti i monasteri intorno a Lhasa, i
ni hanno cambiato
pellegrini continuano inarrestabili a manifestare la pro-
strategia ed hanno
pria devozione. Arrivano dalle regioni più remote,
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11 dall'Amdo, dal Kham. Le donne sfoggiano i vistosi gioielli tradizionali di turchese, corallo ed ambra. Gli uomini, con i lunghi capelli neri, intrecciati con fili rossi e trattenuti da un grosso anello in avorio, camminano senza posa, recitando mantra al ritmo ipnotico delle ruote di preghiera. I penitenti si prostrano sul selciato fino allo sfinimento. Un'umanità colorata ed anacronistica che resiste in modo pacifico e silenzioso all'appiattimento culturale dei Cinesi. I monaci Buddisti stanno pian piano ripopolando i monasteri che sono stati in gran parte ricostruiti. A Sera, uno dei principali monasteri del Buddismo Tibetano, una variante del Buddismo Vajrayana, è possibile assistere al dibattito dei monaci, un'amichevole “querelle” su questioni teologiche, che ha luogo nel vasto cortile. Nei dintorni di Lhasa se ne possono visitare moltissimi come Drepung e Ganden, per citare solo i più importanti. Ovunque i fedeli accendono candele ed offrono i loro magri risparmi a statue coloratissime e spaventose nella speranza di migliorare il loro “kharma”. Il palazzo di Norbulingka, la
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TIBET - la dimora degli Dei residenza estiva del Dalai Lama, è circondato da meravi-
zionale, col viso bruciato dal sole, posano per i turisti con
gliosi giardini fioriti. Perfetta cornice per le foto ricordo
i loro yak bianchi bardati a festa. Una moltitudine di ban-
dei Cinesi in sontuosi abiti nuziali!
dierine di preghiera sventola accanto ai minuscoli eremi-
Ma è nel Tibet rurale che si ritrova l'autentica anima del
taggi, scavati nella falesia rocciosa, dietro a grossi mucchi
Paese. Ad un centinaio di Km da Lhasa, a 4718 metri di
di pietre “mani”. Al centro del lago vi sono cinque isolotti
quota, il lago Nam,-tso è il più vasto della Regione Auto-
disabitati che sono stati utilizzati per anni, come ritiro
noma del Tibet. La sua superficie, di un azzurro quasi
spirituale, dai pellegrini. Durante l'inverno camminavano
fosforescente, è in contrasto con il cielo plumbeo, gonfio
sulla superficie ghiacciata, portando con sé cibo a suffi-
di pioggia. Lungo le sue sponde, donne in costume tradi-
cienza per potervi trascorrere molti mesi. Il nostro viaggio prosegue su piste ormai sconnesse. Ci siamo lasciati alle spalle le belle strade asfaltate della capitale. L'altopiano è punteggiato dalle tende scure dei nomadi e dalle piramidi di sterco di yak che rappresenta l'unico combustibile. Qui la vita è scandita dai ritmi della natura. Lo yak resta la sola fonte di sostentamento per il latte, la carne ed il pelo, usato per tessere i teli delle tende. Al loro interno ribolle il thè, arricchito di burro di yak e “tsampa”, la farina d'orzo. Diventerà un pasto nutriente dal gusto salato, oleoso ed un po' pungente. Alcune donne ricoprono il viso con una maschera fatta con burro di yak che, indurita e sgretolata, conferisce loro un aspetto inquietante. Presso alcuni insediamenti, nonostante i divieti dei Cinesi, è ancora diffusa la “poliandria adelfica”, dove un gruppo di fratelli sposa un'unica donna. Le motivazioni sono di tipo economico-ambientale. Nulla a che vedere con quelle edonistiche della poligamia che, da sempre, solleticano l'immaginario collettivo! In un territorio aspro e perennemente gelato, la poca terra coltivabile verrebbe così ereditata da tutto il gruppo, di generazione in generazione, anziché dal solo primogenito. Raggiungiamo il monastero di Drigung Til, abbarbicato sul fianco della montagna. Qui si trova uno dei più importanti centri della “sepoltura celeste”, il “jhator”, l'antico rito funebre dei Tibetani, tuttora largamente praticato. Secondo la cultura buddista, il corpo è un semplice involucro. Con la morte, lo spirito si distacca ed il cadavere, che non ha più alcuna funzione, viene portato al monastero e da qui su di un'alta piattaforma. Il “tomden”, il maestro del cerimoniale, procederà alla dissezione, separando, con un affilato coltello, la carne dalle ossa che verranno pestate e mescolate con farina d'orzo. Il tutto sarà offerto in pasto agli avvoltoi come atto finale di generosità del defunto nei confronti della natura, chiudendo così il ciclo della vita. Benché abbia soprattutto un significato religioso, questa pratica risponde anche ad esigenze pratiche. Il terreno roccioso e ghiacciato rende difficile la scavatura di fosse e la scarsità di alberi rende poco praticabile la cremazione, riservata solo ai
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monaci. Trascorriamo la notte nel monastero femminile
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merevoli tesori. A 150 Km. da Shigatse visitiamo il mona-
un'occasione speciale e danzano in circolo nel cortile
stero di Sakya, fondato nel 1073. Per raggiungere questa
di Tidrum.
principale. Sopra gli abiti religiosi indossano, per proteg-
valle remota è necessario un permesso speciale. Sakya,
gersi dal freddo, ogni genere di indumento. Le più giova-
“terra pallida”, trae il suo nome dall'aspetto delle grigie
ni portano dei vezzosi cappellini sulle teste rasate e mi
colline circostanti. La sua architettura medievale mongo-
sorridono maliziose, posando dinanzi all'obiettivo. Una
la è del tutto diversa da quella dei templi di Lhasa. Nel
piccola fonte termale, nei pressi del monastero, offre
2003 fu ritrovata, al suo interno, un'immensa biblioteca
ristoro ai pellegrini giunti da lontano. Ne approfitto
contenente opere religiose ma anche di letteratura, sto-
anch'io e mi immergo con voluttà nell'acqua bollente. Per
ria, filosofia, astronomia, matematica ed arte. La maggior
raggiungere il Tibet dell'ovest scegliamo una strada
parte degli edifici è in rovina e porta i segni delle distru-
secondaria ma molto panoramica che ci porterà fino a
zioni della rivoluzione culturale ma il fascino del luogo è
Shigatse attraverso gli alti passi. Sul Karo-La Pass, avvolto
immenso. Alcuni monaci soffiano con vigore nelle lun-
nelle nebbia, i bimbi del villaggio aspettano i turisti in
ghe trombe dal suono cupo. Si esercitano in previsione di
compagnia di un gigantesco mastino che sembra quasi
un prossimo festival religioso. Alte montagne brulle fan-
un leone. L'apparizione è surreale! I panorami non cessa-
no da cornice al piccolo villaggio polveroso dove le tradi-
no di incantarci: laghi verdissimi, ghiacciai e cime inneva-
zioni sono molto sentite ed i pochi stranieri sono guarda-
te si susseguono senza posa. Shigatse, la seconda città
ti con diffidenza. Da Shigatse, la “strada dell'amicizia” che
del Paese, non offre particolari attrattive, se si esclude il
segue il corso del Brahamaputra, ci riporterà a Lhasa e, da
meraviglioso monastero di Tashilumpo, fondato a metà
qui, un volo per Chengdu ci ritufferà in una megalopoli
del '400 dal primo Dalai Lama. Il monastero, centro stori-
cinese, autentica selva di grattacieli. Le immagini del
co e culturale di rilevante importanza, fu la residenza di
Tibet rimarranno a lungo impresse nella mia memoria.
vari Panchen Lama, la seconda maggiore carica religiosa
Per quanto tempo ancora questo popolo mite riuscirà a
tibetana. Oggi è abitato da circa 4000 monaci. Uno dei
resistere alle enormi pressioni del colosso cinese senza
templi ospita una gigantesca statua di Maitreya, il Bud-
perdere la propria identità? Il mondo intero se lo doman-
dha del futuro, alta più di 26 metri insieme ad altri, innu-
da ma nessuno ha mai mosso un dito.•
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Vietnam Vietnam, il fascino del Mekong
il fascino del Mekong
Testo di Annarosa Toso Foto dell'autore e di Archivio
C
osa offre il Vietnam di diverso dagli altri paesi dell'Oriente? Me lo sono chiesto quando ho avuto l'invito a visitare il sud di questo paese. E poi mi
stuzzicava l'idea di constatare come si era evoluto uno stato, tra i pochi ancora oggi a regime comunista, dopo la lunga guerra che lo aveva devastato. Quella guerra che oggi è un grande business e forse lo sarà per sempre. Libri, poster, magliette, cappellini, souvenir vari ci riportano inevitabilmente a quel conflitto finito da anni, ma presente nella materialità degli oggetti e soprattutto nel cuore di chi l'ha vissuto. A Phu Quoc il grande campo di concentramento e il museo della guerra di Ho Chi Minh raccontano con immagini forti le tragedie di un conflitto cruento. Il 2 settembre, il Vietnam festeggia
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l'indipendenza dalla Francia dopo un'occupazione dura-
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19 ta dal 1883 al 1954. La chiesa di Notre Dame, nel centro di Ho Chi Minh ci ricorda il protettorato francese e che la religione cattolica è presente al 10-15% con libertà di culto. Anche il Palazzo della Posta disegnato in parte da Gustave Eiffel risale ai tempi del protettorato francese. Il Vietnam vanta una natura rigogliosa, grazie al clima tropicale e uno dei suoi assi nella manica è il delta del Mekong. Emozionante solcarlo, guardare le sue acque, esplorare i sinuosi canali anche quando il cielo diventa di piombo e una improvvisa pioggia torrenziale inonda la barca e bagna tutti dalla testa ai piedi, malgrado la copertura, rivelatasi inutile. Il colore del Mekong, decisamente giallo ocra, diventato ancora più cupo, resta unico e superbo. Non potrebbe essere altrimenti. Vasto come un mare, sul suo delta, si può misurare l'infinito. Sul Mekong, tutte le mattine prende vita il mercato galleggiante di Cai Rang, nei pressi di Can Tho. Qui si vende all'ingrosso frutta e verdura ed è uno spettacolo genuino vedere la grandi barche cariche di ogni tipo di mercanzia circondate da migliaia di barchini che rivenderanno poi i prodotti al minuto. Un business vero per chi compra e vende e non solo uno spettacolo a beneficio dei turisti ai quali viene comunque offerto di acquistare cibo, bevande e souvenir. Il Mekong è una risorsa per i vietnamiti e non solo perché sul fiume si svolge un pezzo della loro vita come per coloro che abitano sulle sue sponde, ma perché è meta indiscussa per tutti i turisti. Il fiume dei 9 dragoni, come il numero dei bracci in
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cui si divide il delta, nasce nel Tibet ed è lungo quasi 5.000
di città, dove il traffico è caotico, le automobili sono da
km. Bagna Cina, Myanmar, Laos, Thailandia e Cambogia.
migliaia di dollari e i negozi delle marche internazionali
Non ci sono dragoni all'orizzonte, ma solo uno struggen-
sono ubicati nei punti più strategici della metropoli. Inu-
te fascino. La popolazione è cordiale, apparentemente
tile portare gli euro, che nella maggior parte dei casi non
serena. I giovani, sfrecciano sui motorini, per lo più di fab-
vengono accettati o cambiati a condizioni molto sfavore-
bricazione coreana, ma non mancano le Vespe conside-
voli. Munirsi di dollari e cambiare nella moneta locale. Di
rate più prestigiose. Ignorano volutamente la lingua fran-
buon artigianato sono tutti gli oggetti realizzati in cotone
cese conosciuta solo dagli anziani, e parlano un fluente
e seta dall'abbigliamento agli accessori. Pregevoli gli
inglese, seconda lingua ufficiale. I bar e ristoranti sono
oggetti dipinti e quelli in legno intarsiato. A Phu Quoc,
pieni, il rito dell'aperitivo si consuma a Ho Chi Minh,
nella fabbrica di perle, si può acquistare un oggetto pre-
come a Milano o a New York. Una curiosità: Ho Chi Minh
zioso a un costo super conveniente. Per chi ricorda il libro
sulla bocca dei vietnamiti è ancora Saigon. Persino la
l'Amante scritto da Marguerite Duras, nata a Saigon nel
sigla IATA dell'aeroporto è rimasta SGN, sigla che identifi-
1914, una visita alla Maison Blu, la splendida villa usata
ca lo scalo aeroportuale nel mondo aeronautico. I dati
come set cinematografico per le riprese dell'omonimo
sull'economia ci dicono che il reddito è molto basso,
film, è quasi obbligatoria. Il libro autobiografico, fu
eppure non si ha questa impressione, almeno nelle gran-
ambientato dall'autrice nel 1929 quando il Vietnam si
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chiamava Indocina Francese. Ci racconta la sua storia
alberghiere internazionali di lusso sono presenti in tutto
quando giovanissima e di buona famiglia, era diventata
il Paese e a Phu Quoc, la bellissima isola che si affaccia sul
l'amante del ricco cinese Huynh Thuny Le. La Maison Blu
golfo del Siam a un'ora di volo da Ho Chi Minh, è in via di
conferma lo spirito di un passato lontano ma ancora vivo
costruzione un resort super lusso su una delle spiagge
nella memoria di tanti. Il Daily Telegraph, lo scorso anno,
più belle dell'isola. Ultimamente non è più richiesto il
ha definito il Vietnam una delle migliori 20 destinazioni
visto per chi proviene da Francia, Italia, Germania, UK e
turistiche del mondo. Gli aeroporti anche quelli minori,
Bielorussia. Nel 2014, i turisti che hanno visitato il Viet-
come quello di Phu Quoc Island o di Can Tho sono nuovi,
nam, sono stati quasi 8 milioni.•
funzionali e con servizi super efficienti. Le catene
Vietnam Airlines La flotta della compagnia Vietnam Airlines è in fase di ampliamento e rinnovamento. Dal 1° ottobre sulla direttrice Parigi- Ho Chi Minh è impiegato l'Airbus A350, mentre da Londra e Francoforte saranno immessi i Boeing 787-9 per collegare le due città. Il vice direttore Vendite e marketing della compagnia Do Khoi Nguyem ha sottolineato che entro il 2019, Vietnam Airlines disporrà di una flotta composta da aerei di nuova generazione. “I passeggeri italiani – ha rimarcato il manager – potranno raggiungere il nostro Paese sia via Parigi, che da Londra e Francoforte grazie ad accordi con Alitalia, Air France e British, prenotando attraverso il MST GSA in Italia”. Vietanam Airlines che fa parte di Sky Team Alliance dal 2010, serve 93 rotte con oltre 300 voli quotidiani.
Vietnam Tourism Corso Vittorio Emanuele II, 62 - 10121 Torino tel. 011 546441 vietnamtourism@vietnamtourism.it www.vietnamtourism.com
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Sierra Nevada - Il lago Tahoe
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Sierra Nevada
Il LAGO TAHOE Testo di
G
iungere al Lago Tahoe, in una
Luisa Chiumenti
Tahoe Rim Trail (256 km) collega le
stati. Durante l'estate è aperto per
sera d'estate al tramonto,
montagne che circondano il lago;
escursionisti, appassionati di moun-
appare come un sogno: colo-
alcuni tratti seguono tuttora i percor-
tain bike e per chi va a cavallo. Nuoto,
ri forti, ma sfumati, come un quadro
si battuti dagli indiani Washoe, dai
crociere, bicicletta, trekking, golf
ad olio, aria tiepida, e traffico
primi pionieri e dai pastori baschi. Il
d'estate, ma anche sci e snowboard,
tranquillo, che permette alla nostra
sentiero si sovrappone per circa 80
d'inverno. E in tutte le stagioni buon
auto di scivolare, lungo l'arteria che
km al Pacific Crest Trail e comprende
cibo e vita notturna. Eccoci subito
costeggia il lago, fino al cottage che
le cime attorno al bacino del lago
pronti ad una prima escursione: al
ci accoglierà per qualche giorno. Il
Tahoe, attraverso sei contee e due
Taylor Creek, Il centro visitatori situa-
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Sierra Nevada - Il lago Tahoe
to sulla riva del bellissimo lago dall'acqua estremamente azzurra e trasparente, costituisce il punto di partenza di quattro sentieri, fra cui, particolarmente suggestivo, segnaliamo il Sentiero Arcobaleno. Da qui è possibile affacciarsi ad una visione del contesto che permette di studiare una sezione di Taylor Creek attraverso un pannello di finestre acquario, utile per capire quanto sia attenta ed oculata la conservazione locale, abbinata anche a programmi di educazione ambientale. Un diorama infatti (a 180° di curvatura), illustra la vita sopra e sotto l'acqua e, attraverso i murales proiettati sulle pareti, mostra tutte le stagioni vissute a Taylor Creek: dal procione, ai gamberi, ai pipistrelli, rane, aquile, farfalle e persino lumache! E all'interno di Taylor Creek, è molto interessante visitare la
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tenuta “Valhalla”, cielo Vichingo, gestita come “Centro
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Sierra Nevada - Il lago Tahoe
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29 Eventi” della Comunità con un permesso speciale della Tahoe Tallac Association. La tenuta si affaccia su una darsena ristrutturata recentemente ed oggi proposta come teatro e spazio disponibile per la comunità per l'Arte & Music Festival (530) 541-4975; www.valhallatahoe.com). Durante l'estate è tutto aperto per escursionisti, appassionati di mountain bike e per chi va a cavallo, lungo la spiaggia, per l'intero territorio attorno al lago. Per chi ama le escursioni ma non se la sente di arrampicarsi fino ai punti più elevati, numerose sono le cabinovie e seggiovie che possono far raggiungere agevolmente i sentieri più alti durante l'estate, con partenze da Heavenly, Squaw Valley e Northstar California. Molti i centri urbani che, specie dalla parte del Nevada, nel territorio attorno al Lago, si legano alla storia affascinante dei primi cercatori d'oro. Ecco ad esempio Virginia City, una delle più importanti mete turistiche dell'intero “Far West”, con oltre due milioni di turisti che la visitano ogni anno. Si tratta di un piccolo centro di 1000 abitanti, capoluogo della Contea di Storey, nello stato del Nevada e nell'area metropolitana di Reno-Sparks, che conserva gelosamente tracce visibili di quel fantastico periodo storico, sia nelle abitazioni che nei negozi, bar e ristoranti e nei piccoli musei, come quello che accoglie oggetti, ritratti, documenti e lettere della permanenza di Mark Twain. Il grande scrittore ha molto amato il Lago Tahoe, considerando quel territorio “il più bel paesaggio al mondo”. Nel 1863, sul giornale locale “Territorial Enterprise” apparve la prima collaborazione del grande scrittore, con un articolo firmato con il suo pseudonimo: Samuel Langhorne Clemens. Ma uscendo dal museo, ricco di manufatti, arredi, ritratti e persino la vasca da bagno ed altri elementi di servizio dell'abitazione storica dello scrittore, accanto a macchinari tipografici, oltre alla luce forte e al sole che abbaglia, colpisce una musica ritmata, ed entriamo in piena atmosfera da film western in un locale, ampio, ma pienissimo. Eccoci a pranzo, nello storico “Palace Saloon & Restaurant, attivo, con vicende alterne, fin dal 1875. Anche qui l'atmosfera è perfettamente western, dall'arredo agli infissi, agli abiti dei camerieri, che porgono gentilmente ai numerosi clienti, un assaggio di “corndogs” e di hamburger di bufalo. Ma andiamo a visitare una città non lontana, molto meno folkloristica e molto più elegante nelle sue architetture: è la capitale del Nevada, Carson City. Anche qui ci accoglie la musica, nei giardini pubblici, ampi e curatissimi, ma lo spettacolo è più composto e misurato. Le strade sono ampie e punteggiate da ville eleganti, immerse in ampi, curatissimi giardini. E quando, alla sera, ci accoglie il nostro cottage sul lago, c'è
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31 ancora lo spazio per concederci un tentativo di “rischio” presso uno degli innumerevoli Casino, dove si è sempre accolti con estrema gentilezza e si esce quasi sempre con qualche dollaro in meno! Ma è ancora possibile cenare e gustare qualche piatto tipico. Ci fermiamo presso uno dei numerosi localidi South Lake Tahoe: lo Sprouts Natural Foods Café (3123 Harrison Ave), e qui citiamo una particolarità: ogni giorno possono essere fornite ben venti varietà di zuppe per la richiesta vegan. Anche l'inverno offre sul Lago Tahoe attrattive senza pari. Sulla riva settentrionale, a Squaw Valley, sede delle Olimpiadi invernali del 1960, si trova una leggendaria discesa classificata “double black diamond” per la sua incredibile difficoltà, ma anche piste ampie e un'ottima scuola di sci e snowboard, oltre a una pista di pattinaggio su ghiaccio e a vasche idromassaggio riscaldate, a mezz'altezza lungo la montagna. Proseguendo verso nord sul lago trovate Northstar California, un villaggio turistico particolarmente apprezzato dalle famiglie, noto per le sue strutture adatte ad allenamenti di ogni genere, come l'imponente half-pipe progettato per gli allenamenti della superstar dello snowboard, Shaun White. E dopo avere sciato è difficile trovare un luogo più lussuoso del Ritz-Carlton a Northstar California, sul lago Tahoe; qui potete godervi il vostro cocktail preferito mentre ammirate le piste innevate dalle vetrate panoramiche. Soprattutto durante le nevicate più intense. Kirkwood, nella zona meridionale del lago, è un'altra meta segreta della zona, con discese impegnative e centri per informazioni e istruzioni ai visitatori su come affrontare correttamente queste piste. Altri centri turistici hanno forse meno glamour ma offrono addirittura più opzioni per quanto riguarda il divertimento invernale. Se vi piace un po' di solitudine sulla neve, potete orientarvi verso le piste di sci di fondo o i percorsi con le racchette da neve a Royal Gorge o Kirkwood, oppure partecipare a un'escursione guidata con la Tahoe Adventure Company. Per un'esperienza insolita potete provare a lanciarvi alla guida di una muta di cani da slitta nella zona di Squaw Valley, a Kirkwood o nella Hope Valley, a sud del lago Tahoe. Nota: per informazioni sulle condizioni e le chiusure delle strade telefonate a Caltrans (800/427-7623; parlano solo in inglese) o controllate il loro sito web. Potrebbero essere necessarie le catene, la trazione integrale o le gomme da neve mentre alcune strade possono essere chiuse per le tempeste di neve.• Per informazioni: www.skilaketahoe.com www.tahoesouth.com
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STOCCOLMA tutto il fascino dell'inverno
STOCCO Testo di Teresa
È
Carrubba
un semplice candeliere a scaletta, l'Adventljusstake,
poggiato sul davanzale delle finestre di Stoccolma, a
lasciar trapelare la luce e il sentimento di ogni fami-
glia nel periodo dell'Avvento. Segno del senso di ospitalità e di calda partecipazione dei cittadini che arriva al suo massimo durante le festività. A dicembre l'atmosfera natalizia di Stoccolma si sprigiona così sottile e coinvolgente che è praticamente impossibile restarne fuori. A cominciare dalla dolcezza dei canti intonati da gruppetti di ragazzi in ogni dove: per le strade, in un bar, alla stazione, in un grande magazzino. Nelle piazze di Gamla Stan oppure a Kungstradgarden, fa grande atmosfera un cerchio di baracchini in legno dove vendono, tra l'altro, saporitissimi mum's, cialde appena sfornate con gelatina di bacche e panna montata, e il glògg, una sorta di punch di vino rosso, acquavite e spezie che si beve in piccoli bicchieri sul cui fondo posano, aromatiche, mandorle e uva passa. Sull'isola di Djurgarden, nei giardini reali di Rosendal, un mercatino del tutto singolare espone un bell'artigianato di alta qualità, ma anche alimenti bio e pane caldo. E, sempre a Djurgarden, il più importante mercatino natalizio di Skansen, con casette in legno e commercianti in abiti folcloristici dell'Ottocento, fa bella mostra di decorazioni, ricami, spezie e leccornie prodotte nelle fattorie locali. Ma anche un interessante artigianato lappone, come cappelli e guanti di pelliccia, coltelli con manico in osso. Qui è anche possibile assistere alla fusione della cera per fabbricare le famose candele svedesi. Skansen è il più pittoresco quanto spettacolare museo all'aperto. Ovviamente meta di molte famiglie svedesi nella stagione estiva, ha un fascino del tutto particolare in inverno, specialmente a dicembre quando un doveroso manto di neve conferisce al paesaggio un'aria
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decisamente natalizia. Il periodo clou è dal 4 all'11 dicem-
OLMA
tutto il fascino dell'inverno
anno 5 - n°18 dicembre 2015
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STOCCOLMA tutto il fascino dell'inverno
bre, giorno in cui, in un teatro aperto,
zione svedese; è difficile immaginar-
negozi e centri commerciali fanno
viene eletta una quattordicenne
lo guardando questa città così sparsa
bella mostra di sé grazie a un raffina-
Lucia, “regina della luce”. Tutto a Skan- da sembrare molte città in una. In
to design scandinavo. Qui c'è anche
realtà sono isole-quartieri, contrad-
lo Stadsmuseet, Museo civico, che
sen sembra irreale e fuori dal tempo.
34
Circa 150, tra casette e fattorie
distinti da caratteristiche architetto-
percorre la storia di Stoccolma. Gam-
d'epoca, ricostruite di tutto punto,
niche e sociali del tutto diverse tra
la Stan, la città vecchia, dal tipico
raccontano la storia insieme ai loro
loro. Normalm, a Nord, è considerata
aspetto medievale, con vie anguste e
abitanti che sembrano assolutamen-
per la sua vocazione commerciale e
tortuose, tra cui la strada più stretta
te compenetrati nel ruolo. Cammina-
modaiola per via dei numerosi locali,
del mondo, la Marten Trotzigs Grand,
no con la massima indifferenza verso
ristoranti e centri commerciali. Ma è
larga neppure un metro. E l'isola di
chi li osserva, illuminandosi la strada
anche la zona dei palazzi della cultu-
Djurgarden, un tempo riserva di cac-
con antiche lanterne a olio e zoppi-
ra, Kulturhuset, Konserthuset e il
cia del re, oggi è un immenso parco
cando per via di rigidi zoccoli conta-
Museo Nazionale, e quelli del Gover-
urbano lungo i canali e il porto, dove
dini. Skansen è però molto conosciu-
no. Ostermalm è sede di ambasciate
sono riuniti importanti musei, come il
to anche per il suo giardino zoologi-
e case signorili. Ma anche dello shop-
celebre Museo Vasa con il vascello
co con circa 90 specie di animali che
ping di lusso, con la sua Kommen-
s e i c e n t e s c o re c u p e r a t o d o p o
vanno dai coccodrilli alla tipica fauna
dorsgatan, la via ricercata dagli aman- l'affondamento. Affacciatevi dal
nordica, e per il più grande aqua-
ti di arte, antiquariato, e gioielli.
ponte che unisce il Palazzo reale al
rium-terrarium della Svezia, che
L'isola di Sodermalm, ex quartiere
Teatro, vedrete dei gorghi. E' lì che il
include un settore tropicale. A Stoc-
operaio, oggi è una delle zone più
lago Malar si unisce col Baltico. Nel
colma vive un settimo della popola-
trendy di Stoccolma dove locali,
cortile del palazzo reale si può curio-
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anno 5 - n°18 dicembre 2015
STOCCOLMA tutto il fascino dell'inverno
36
37 sare liberamente e gran parte delle sale interne sono aperte al pubblico. Dall'altra parte della strada c'è la Cattedrale di Stoccolma e l'Accademia svedese dove ogni anno una giuria si riunisce per decidere sull'assegnazione dei premi Nobel.
La Stoccolma dei Nobel E' ai primi di dicembre che Stoccolma, quasi un merletto sull'acqua, s'impreziosisce di un'atmosfera eccezionale, carica di significati culturali universalmente riconosciuti. E' per via del Premio Nobel che ogni ano si rinnova, il 10 dicembre, alla presenza del Re Carlo Gustavo XVI. Ma il riconoscimento è solo il clou di una serie di manifestazioni perfettamente organizzate che coinvolgono coloro che saranno insigniti del prestigioso Premio. Le menti elette vengono coinvolte in un incalzante giro di impegni ufficiali, organizzato fin nei minimi particolari dalla Fondazione Nobel e dal Ministero degli Affari Esteri di Stoccolma. Un attaché culturale, a completa disposizione di ogni vincitore, si occupa di risolvere qualunque problema possa sorgere in relazione alla cerimonia d'investitura, già alcune settimane prima del fatidico 10 dicembre. A cominciare dal noleggio del frac, obbligatorio per tutti i partecipanti ivi compresi i giornalisti, alla programmazione delle conferenze, degli incontri stampa e delle visite alla città. Tutti gli spostamenti, a bordo di una limousine nera disponibile per l'insignito e i suoi familiari. Nonostante tutto sia preordinato alla perfezione, la tensione dei premiati cresce, fino ad arrivare al massimo nel giorno della cerimonia. Nella Konserthuset, il Palazzo dei Concerti, la mattina del 10 dicembre si svolgono le prove del rituale infarcito di rigorose regole d'etichetta. Migliaia di garofani gialli, spediti ogni anno dal Comune di Sanremo, dove morì Alfred Nobel, simboleggiano con l'azzurro della moquette i colori della bandiera svedese che campeggia, a mo' di coccarda, al centro del palco. Il direttore della Fondazione e gran cerimoniere, fa le veci del Re nell'atto della consegna dei premi e spiega ripetutamente gesti e movimenti, pretendendo repliche come se, invece che di cervelloni, si trattasse di timidi scolaretti. La scena vera e propria, ormai perfetta e prevedibile, si apre qualche ora più tardi quando, alle note del Kungssangen, inno reale, il Re Carlo Gustavo XVI fa il suo ingresso seguito dalla regina Silvia. Sottolinea invece l'entrata dei laureati un minuetto di Beethoven intonato dall'Orchestra Filarmonica di Stoccolma. Finché i laureati rimangono in piedi, nessuno prende posto, neanche il Re. In un teatro denso di rispettoso silenzio, gli accademici che hanno proposto le candidature fanno la loro relazione. I premiandi, accompagnati da brani di musica classica, si avvicendano uno per volta al centro del
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STOCCOLMA tutto il fascino dell'inverno
38
39 ne nel 1901 a oggi, è conservato nel
dicembre, in un delizioso teatro di
coscritta sulla moquette, segna il pun- Museo Nobel, a Stortorget, in Gamla
legno a forma di guscio a Skansen
palco dove una grossa N bianca cirto d'incontro con il Sovrano. Con-
Stan, insieme ai loro ritratti e alle tra-
viene eletta un'adolescente Lucia,
segna di due scatole rosse, per diplo-
scrizioni dei discorsi ufficiali. Oltre
”regina della luce” con tanto di can-
ma e medaglia, stretta di mano e
che, naturalmente, la storia di Alfred
dele in testa e di applausi attutiti dai
squillo di tromba che dà il via agli
Nobel. L'ex fabbrica dove lo scienzia-
grossi guanti a protezione di un fred-
applausi di un pubblico rigorosa-
to produceva l'invenzione che lo rese
do davvero incredibile. Con diverse
mente in piedi. La cerimonia, solenne
famoso, la nitroglicerina, si trova inve- formalità, ogni casa, ogni ufficio,
e impeccabile, si conclude con l'inno
ce a Vinterviken. Oggi è sede di even-
ogni scuola di Svezia elegge la pro-
nazionale svedese e con l'uscita dal
ti culturali e d'arte.
pria Lucia la quale al mattino di buo-
Santa Lucia, la Festa della Luce
offrendo loro caffé, pepparkakor,
nora sveglia i genitori cantando e
palco della famiglia reale. E' a questo punto che i pochi fotografi privilegiati dall'accreditamento si scatena-
In Svezia, il 13 dicembre, il giorno più
deliziosi biscotti allo zenzero a forma
no. L'appuntamento mondano è per
buio dell'anno, soavi portatrici di
di cuore o di stella e lusserkatter,
la sera. La cena di gala nella “Sala Blu”
luce, le Sinterklass (o Santa Lucia),
focacce allo zafferano a forma di
del Municipio dove vengono stipati
stupende ragazze bionde scelte
gatto con due acini di uva passa a mo'
un numero incredibile di tavoli im-
anche attraverso concorsi di bellez-
di occhi. A scuola la festa continua
banditi per 1.300 invitati. Al centro
za, vanno in giro intonando canti
sottoforma di corteo con a capo
spicca ovviamente il tavolo ad-
dolcissimi, come la “Santa Lucia” por-
Lucia, vestita con una tunica bianca,
dobbato per la famiglia reale e per i
tata al successo dal mitico Caruso e
un'alta fascia rossa stretta in vita e sul
Premi Nobel, con una sfolgorante
offrendo i dolci tipici della festa. Già
capo una corona di rami di mortella
composizione in oro zecchino con
prima dell'introduzione del calenda-
che sorregge delle candele accese,
tanto di candelabri e fiori a non finire.
rio gregoriano, quella del 13 dicem-
con qualche rischio per i lunghissimi
Quattromiladuecento garofani rossi
bre era la notte più scura e lunga e gli
capelli biondi. Di seguito, una piccola
e otto chili di mimosa, anche questi
svedesi cercavano di propiziarsi gli
folla di personaggi tra cui il caprone,
provenienti da Sanremo, tra vasella-
auspici della Santa, simbolo della
simbolo del Natale svedese, e i cosid-
me pregiato e tovaglie di fiandra. Un
luce. Tuttavia la festa della luce era
detti “ragazzi con la stella”, in tunica
esercito di camerieri altamente sele-
già menzionata in certe iscrizioni
bianca, con cappello a cono come
zionati e istruiti a scattare ai cenni a
runiche, in data precedente
quello dei maghi o delle fate e in
catena del cerimoniere e dei suoi
all'Avvento del Cristianesimo, e pre-
mano un lampioncino a stella. La
assistenti, una squadra ben affiatata
vedeva la sospensione dei lavori agri-
sfilata delle Lucie riprende la sera, in
di 43 chef che studia il menu già sei
coli per far spazio ad allegri balli e ad
famiglia, presso gli amici o per le stra-
mesi prima e lavora per 4 giorni, sen-
abbondanti libagioni. La prima Lucia
de mentre si recano alla festa che
za dimenticare le eventuali richieste
fu una santa siracusana morta marti-
alcune città organizzano in munici-
(comunicate in tempo) di piatti sosti-
re nell'anno 300, festeggiata proprio
pio. Feste dense di emozioni e di pro-
tutivi, per motivi dietetici. Dopo la
il 13 dicembre, ma in comune con la
fumi che si mescolano nell'aria;
cena, un nutrito gruppo di ragazzi
santa svedese ha soltanto il nome,
l'odore acre della cera infuocata, la
universitari “scelti” si esibisce in canti
Lucia, che deriva da lux, luce appun-
fragranza dei dolci speziati e il vapo-
e letture. Ma il clou della serata è il
to. La vera tradizione, così come si
re dolciastro del glògg. Nella Stad-
gran ballo che si apre a suon di valzer
ripete tuttora sembra invece essere
shuset (il Municipio) di Stoccolma, gli
nella “Sala Dorata”, al piano superio-
stata importata nel '600 da immi-
insigniti del premio Nobel, assegna-
re, rutilante di mosaici dorati (19
granti tedeschi che si stabilirono
to con gran pompa il 10 dicembre,
milioni di tessere d'oro realizzate a
soprattutto nella zona occidentale
incoronano la Lucia di Svezia la quale
Venezia). In una saletta accanto,
della Svezia. Solo nel 1920 un giorna-
ricambia, insieme a poche privilegia-
durante le danze, il Re riceve i parenti
le di Stoccolma indisse un concorso
te Lucie, svegliando i laureati, tradi-
degli insigniti, contraddistinti da una
per eleggere una Lucia locale dando
zionalmente ospiti al Grand Hotel di
spillina a forma di “N” che funge da
adito a tutta la stampa a diffondere
Stoccolma, con dolcissimi canti e
lasciapassare. L'albo degli insigniti
l'evento e quindi la tradizione in tutto
portando loro la colazione nella mat-
del Premio Nobel dalla sua istituzio-
il Paese. Oggi, a Stoccolma, l'11
tina del 13.•
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La Lapponi LA LAPPONIA DEI SAMI
Testo di
Anna Maria Arnesano e Giulio Badini Levi
Foto Viaggi
L
a Lapponia è una regione transnazionale, ubicata
oltre il Circolo Polare Artico nel nord della Finlandia,
che trabocca anche nelle conďŹ nanti Norvegia, Svezia
e penisola russa di Kola, terra di origine del popolo Sami, seimila anime in tutto che vivono di caccia, pesca e allevando oltre duecentomila renne, tramandando la loro peculiare cultura sciamanica, compreso il particolare canto popolare e il rispetto maniacale verso l'ambiente. Dal punto di vista geograďŹ co ed etnico costituisce la saldatura tra la montuosa penisola scandinava ad ovest e le grandi pianure dell'Europa orientale ad est. Il territorio, dove si
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alternano piane anche paludose a colline costellate da ben
ia dei Sami
anno 5 - n°18 dicembre 2015
41
LA LAPPONIA DEI SAMI
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43 55 mila laghi e laghetti, risulta caratterizzato da incontaminate foreste boreali di pini, abeti rossi, betulle e ontani per oltre il 70 %, abitate da lepri, lupi, orsi, cervi ed alci, mentre più a nord tende a prevalere la tundra artica. Capoluogo e centro politico e culturale Rovaniemi, la città di origine di Babbo Natale, il cui Santa Claus Village sorge ad 8 km. Qui, per la delizia dei turisti, si trova anche un albergo interamente ricavato in ogni sua parte nel ghiaccio, che ogni inverno viene ricostruito ex novo e in stile diverso. Considerata la sua latitudine, è uno dei paesi abitati più settentrionali della terra, le giornate in Lapponia non sono uguali alle nostre: in estate il sole non tramonta mai (o quasi), originando il curioso fenomeno del sole a mezzanotte, mentre in inverno sparisce del tutto producendo l'effetto costante della notte artica. Soggetta ad intense precipitazioni nevose, apprezzate dai numerosi praticanti degli sport invernali in attrezzate stazioni sciistiche, alterna escursioni termiche piuttosto rilevanti: si può andare dai – 50 °C in inverno ai + 17°C in estate, quando si viene torturati da miliardi di insetti. Se la Finlandia presenta una delle più basse densità europee, cioè 16 abitanti per kmq, a nord questa scende ad 1: foreste pressoché spopolate, dove la natura regna sovrana. In compenso mancano quasi del tutto monumenti storici e artistici, perché quei pochi che c'erano sono stati sistematicamente distrutti dalle truppe naziste in ritirata, per rappresaglia nei confronti degli ex alleati che durante la 2° guerra mondiale hanno accettato un armistizio con l'Urss. La Lapponia offre infine altre due specialità assai apprezzate dai turisti: l'aurora boreale e la sauna finlandese. L'aurora boreale, assieme alla sua equivalente ma assai meno nota meridionale, l'aurora australe, rappresenta uno dei fenomeni ottici naturali più suggestivi e stupefacenti dell'atmosfera terrestre. In sintesi si tratta dell'interazione tra il vento solare – uno sciame di particelle che si staccano dal sole alla velocità di oltre 1.000 km/secondo – e il campo magnetico terrestre. Le particelle collidono con le molecole di gas presenti nella ionosfera, dando luogo al fenomeno della luminescenza: il cielo notturno risplende di luci e di colori irreali rosso, verde, azzurro, violetto e bianco, in una trama cangiante di motivi. Un'esperienza di grande suggestione, sempre diversa, da far ogni volta accapponare la pelle. E il nord della Finlandia costituisce uno dei posti migliori al mondo per ammirare le aurore boreali, con oltre 200 notti assicurate all'anno, una ogni due da settembre a marzo. Ci sono località che hanno elevato igloo di plastica o di vetro, dove poter ammirare il fenomeno senza congelare. Per i lapponi la sauna, oltre ad un'abitudine inveterata,
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LA LAPPONIA DEI SAMI
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45 costituisce un abito mentale, una filosofia ed uno stile di vita per rilassare corpo e mente, praticata sempre ed ovunque, non un lusso ma una necessità, un imprescindibile ritrovo socializzante. In genere si tratta di casette di legno con una stufa centrale senza sfogo che arroventa pietre sulle quali si getta acqua per produrre vapore ad una temperatura di 80-100° C e con umidità del 10-20 %. E subito dopo essersi flagellati con rami di betulla, un bel bagno o una doccia gelati, oppure rotolarsi nudi nella neve: per i turisti che riescono a sopravvivere, pare faccia molto bene alla circolazione sanguigna. Avete mai provato a guidare una motoslitta negli imbiancati spazi infiniti e nei silenzi assoluti della Lapponia, tra boschi di betulle a perdita d'occhio e laghi ghiacciati, magari nel buio della lunga notte artica rotto da quell'incredibile suggestivo fenomeno ottico dell'aurora boreale? Oppure condurre una veloce muta di cani husky, o di più tranquille renne, da un instabile slitta da ghiaccio? Quanti hanno avuto il privilegio di provare entrambe possono confermare come si tratti di una delle più entusiasmanti e adrenaliniche esperienze che si possano vivere nel corso di un viaggio nel grande Nord. Per l'ebbrezza di sgommare impuniti sul ghiaccio, per l'abilità nel farsi ubbidire da animali anarchici per indole, per il rapporto simbiotico che si viene a creare con il mezzo meccanico e con gli animali, per la possibilità di spaziare a piacere in territori incontaminati diversamente inaccessibili.• L'operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.viaggilevi.com), specializzato in percorsi di scoperta nella natura, propone come novità nella Lapponia finlandese un safari invernale di 7 giorni, durante il quale spostarsi in motoslitte e su slitte trainate dagli husky, compiere escursioni nelle foreste con le ciaspole ai piedi, pescare e vivere come i Sami, concludendo ovviamente ogni giornata con una bella sauna. Partenze collettive ed individuali con voli di linea Finnair da Milano (e altre città) ogni domenica dal 15 novembre 2015 al 24 aprile 2016, guide locali di lingua inglese.
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Alla “riscoperta” di New York
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Alla “riscoperta” di
New York Testo di
U
Luisa Chiumenti
n viaggio a New York fa sempre scoprire qualcosa
di nuovo: si tratta infatti di una città che esige più
e più viaggi, per essere pienamente percepita nei
suoi così articolati e diversi luoghi ed atmosfere che forse in precedenza erano sfuggiti. Da sempre la città è punto di riferimento per look, cultura, creatività e tendenze ma è anche in continuo rinnovamento urbano e ambientale. Ecco ad esempio le sorprese che può offrire una passeggiata lungo la “High Line”, così imprevedibile e mutevole negli scorci panoramici che offre, come ad esempio, veder apparire, tra le alte pareti dei grattacieli attraverso i quali scorre, la sagoma di una nave che attraversa lentamente le acque tranquille del sottostante fiume Hudson. Era il 2009, quando l'inaugurazione della High Line a New York, stupì la cittadinanza e i visitatori, divenendo ben presto un simbolo di innovazione architettonica, sottolineando ancora una volta come la Grande Mela si affermasse come “una città leader per la sua visione dell'abitare lo spazio pubblico”. E' davvero una passeggiata inconsueta, fra i grattacieli
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Alla “riscoperta” di New York
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di New York, che pian piano ha assunto il valore romanti-
tral Park West, ci possiamo immergere nel fascino sfavil-
co che hanno i canali e l'acqua per una passeggiata a
lante di un Natale a New York (dal 1° al 24 dicembre) e
Venezia. Nel caso della High Line in effetti una condizione
visitare e fare acquisti nei migliori negozi della città che
di necessità (la dismissione di una vecchia ferrovia), è
qui espongono oggetti prodotti da artigiani e designer,
diventata una condizione propizia alla creazione di una
mentre, al centro della grande piazza circolare, che è una
suggestiva passeggiata. Gli amici della High Line” spesso
sorta di “miliario aureo”, a partire dal quale vengono
dicono che vorrebbero vedere la H.L. diventare una “pro-
misurate tutte le distanze ufficiali da New York, ecco il
menade plantèe”: un lungo viadotto con fiori, come
monumento a Colombo, dello scultore Gaetano Russo,
quello che, a Parigi, corre dalla Bastiglia al Bois de Vincen-
posto nel 1892 per il quattrocentesimo anniversario dalla
nes e anche Roma guarda alla High Line, con un progetto
scoperta dell'America e finanziato dalla raccolta fondi
di trasformazione in Passeggiata ad alto livello in cui tra-
promossa dal giornale “Il Progresso”. La statua in marmo
sformare la tangenziale est tra la via Tiburtina e la Prene-
si erge su un piedistallo in granito di circa 21 m. di altezza,
stina, percorso che farebbe vedere tratti della cinta mura-
decorato con rilievi in bronzo raffiguranti le tre caravelle.
ria romana, ben diversi dai grattacieli di New York. Ma se
Ai piedi della colonna vi è un angelo che sorregge il glo-
la High Line è un obiettivo per una bella passeggiata in
bo. La piazza è stata recentemente rifatta in occasione del
primavera e in autunno, non si può fare a meno di visitare
proprio centenario nel corso del 2005; questo intervento
New York nella gioiosa atmosfera di Natale e Capodanno.
ha visto l'aggiunta delle fontane a corona attorno il monu-
“Ci vediamo là!” : è l'appuntamento che a dicembre ci si
mento e la risistemazione degli spazi dell'isola centrale,
scambia per andare all' “'Holiday Market Columbus Cir-
allestiti con verde e panchine. La piazza fu progettata nel
cle”, situato in uno dei luoghi più belli di New York: lo sto-
1905 da William Phelps Eno, come parte del progetto
rico Central Park,
originale di Frederick Law Olmsted per Central Park, che
all'estremità sud-occidentale,
all'incrocio fra Broadway, Central West, Central Park
prevedeva appunto un “Grand Circle” nei pressi del Mer-
South (West 59th Street) e Eight Avenue. Siamo all'altezza
chants' Gate. Oggi nella piazza è accolto anche un inte-
della 59th Street e, vicino all'ingresso sud-ovest del Cen-
ressante Museo, il Museo di Arte e Design. Ma è il 1°
anno 5 - n°18 dicembre 2015
Alla “riscoperta” di New York
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dicembre la data in cui, al Lincoln Square si ripete ogni
Chanukah (16, 17 e 18 dicembre, dalle 18; 19 dicembre
anno la più grande festa newyorchese natalizia, il Winter's
dalle 15.30; 20 dicembre dalle 19; 21, 22, 23 dalle 18),
Eve. Alle 17,30 la festa prende vita con l'accensione
incorniciata da concerti e bancarelle che animano la sera-
dell'albero di Natale a Dante Park e prosegue fino alle 21
ta. E si può ascoltare della buona musica: in occasione del
fra gli artisti di strada, l'intrattenimento per i piccoli e otti-
solstizio d'inverno, il 21 dicembre, il Make Music Winter,
me degustazioni. Ed ecco aprirsi numerosi e sfavillanti i
con 12 parate ispirate ai più diversi generi musicali, anche
tipici mercatini di Natale, ma è soprattutto affascinante
se la grande musica viene pur sempre offerta dalla New
l'atmosfera di luci e colori che si crea attorno alla cerimo-
York Philarmonic, al Lincoln Center. E numerosi sono i
nia di accensione dell'albero più famoso al mondo, quella
teatri che offrono alternative di divertimento “al caldo”, in
che si tiene a Rockfeller Center, il 3 dicembre (dalle 19),
una New York che, si sa, in dicembre è freddissima; parlia-
accompagnata da dolci melodie natalizie. E ancora: al
mo del Radio City Christmas Spectacular, del “The Nut-
Javits Center di Manhattan, sempre il 13 e 14 dicembre, si
craker”, o anche di versioni musical sul palco del Madison
tiene l'”International Motorcycle Shows” che, oltre a riu-
Square Garden, dal 5 al 28 dicembre. E, per Capodanno,
nire gli appassionati del genere e mostrare loro le novità,
New York propone il “Good Riddance Day” che si tiene a
tiene tutti con il fiato sospeso per le acrobazie proposte
Times Square il 28 dicembre e si ispira a una tradizione
nel corso degli spettacoli. A New York nel mese di dicem-
latinoamericana in cui tutti possono distruggere even-
bre c'è ampio spazio anche per la religione ebraica: a
tuali ricordi spiacevoli, imbarazzanti e decisamente da
Grand Army Plaza, come ogni anno, verrà allestita la più
dimenticare dal 2015 e aprire la strada a nuove memorie
grande Menorah al mondo che verrà accesa nei giorni di
nel 2016. Ma torniamo a Manhattan, per visitare una zona
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Alla “riscoperta” di New York
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53 che si affaccia davanti a quel simbolo
treni locali delle IND Fulton Street
spazio articolato e luminosissimo nel
unico, di meta sognata e di mondo
nel 1936, venne dismessa nel '46, ma
complesso progettato da Renzo Pia-
nuovo che è la Statua della Libertà: è
è interessante ricordare come, intor-
no in cui è stata significativa la scelta
Battery Park e nei suoi giardini, nel
no al 1960, la stazione abbia comin-
della mostra inaugurale, dal titolo“
cuore di downtown, ecco sorgere,
ciato ad essere usata come set per i
America is Hard to see”.•
alcuni anni orsono, il New Amster-
film, in particolare il film del 1974 “Il
dam Plein & Pavilion, un padiglione
c o l p o d e l l a m e t ro p o l i t a n a ” e
di 460 metri quadrati disegnato
l'ingresso a Boerum Place e Scher-
dall'architetto olandese Ben van Ber-
merhorn, è stato riaperto per le ripre-
kel, eretto sul luogo in cui, tempo
se. Fino ad oggi, la stazione e le sue
addietro, approdarono gli olandesi e
gallerie di collegamento sono ancora
fondarono New Amsterdam, in onore
utilizzati per le riprese di film. Più di
all'amicizia tra la città di New York e
recente, il Museo è apparso nel “Life
l'Olanda. Si tratta di uno spazio stra-
on Mars”, episodio de "Il semplice
tegico dell'estremità sud dell'isola:
segreto della nota in tutti noi", dove
un hub dove si incrociano le vie di
un cronista di giornale viene trovato
trasporto che passano per il Sud
assassinato in un vagone della
dell'isola, un luogo di ritrovo e socia-
metropolitana. Il museo, che mette in
lizzazione caratterizzato da una par-
evidenza quanto sia efficiente ed
ticolare geometria scultorea, con
insostituibile il servizio pubblico in
coperture ondulate che ricordano un
una città come New York,
fiore che sboccia. La facciata cambia
aperto alle richieste di utilizzo della
rimane
continuamente colore grazie ad un
stazione per le riprese, così come per
sistema di illuminazione LED. Situato
ospitare eventi privati. Ma ritorniamo
sulla Peter Minuit Plaza il padiglione
accanto alla High Line per visitare la
si è aperto al pubblico dal 2011 come
più recente opera museale di Renzo
nuovo polo culturale della città, che
Piano, il Withney Museum, inaugura-
ospita il caratteristico caffè Mercanti,
to nel maggio del 2015. Si tratta della
mercato biologico e funge anche da
nuova sede di un museo storico. Era
centro di informazione interattiva su
stato infatti lo studio Club della scul-
tutto quello che c'è da vedere e da
trice Gertrude Vanderbilt, a decretar-
fare a New York. E che dire dei nume-
ne la fondazione nel 1918, che aveva
rosissimi Musei di New York? Sono
offerto agli artisti dell'epoca, tra cui
più di 80 oltre alle 450 gallerie grandi
ricordiamo Edward Hopper e John
e piccole, e tra i musei meno noti vor-
Sloan, uno spazio dedicato capace di
remmo segnalare l'originalissimo
incoraggiare la loro creatività ed
“New York Transit Museum di Bro-
anche dar loro l'opportunità di alle-
oklyn”, che espone reperti storici del-
stire mostre in un periodo in cui anco-
la Metropolitana di New York, degli
ra pochi potevano permettersi di
autobus, dei treni pendolari, e di pon-
organizzarsi una personale o anche
ti e tunnel posti sotto l' amministra-
solo una collettiva. Quel primo spazio
zione del Metropolitan Transporta-
aveva aperto i battenti sulla West
tion Authority (MTA). Il museo princi-
Eighth Street nel Greenwich Village.
pale si trova nel dismesso Court Stre-
Più tardi il Withney si è spostato “up-
et, stazione della Metropolitana nel
town” in un edificio che lo ha accolto
centro di Brooklyn, ma un'altra sede
fino ad ora, progettato da Marcel
minore si può visitare in Grand Cen-
Breuer tra la Madison Avenue e la
tral Terminal, a Manhattan. La stazio-
75th street. L'arte americana moder-
ne, costruita come un capolinea per i
na e contemporanea trova ora uno
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VALLONIA, il cuore verde del Belgio
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Vallonia
il cuore verde del Belgio
Testo e foto di
A
Pamela McCourt Francescone
l viaggiatore curioso e zelante possono bastare
pochi giorni per calarsi nella realtà di una regione,
scoprendone gli angoli più intriganti, gli scorci più
inaspettati e i luoghi più affascinanti della sua storia e della sua natura. E proprio perché il tempo non basta per smascherarli fino in fondo, il desiderio di ritornare diventa una ghiotta promessa di piaceri ancora da scoprire. Così è stato il lungo weekend che ho passato in Vallonia, il cuore verde del Belgio, tra natura e storia, architettura e arte, gastronomia e tradizioni, lungo percorsi facilmente raggiungibili dalla capitale Bruxelles. Prima tappa Liegi, l'anima latina del Belgio, una città che sorprende per la sua diversità:
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VALLONIA, il cuore verde del Belgio
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dall'architettura del maestoso Palazzo dei Principi-
affianca la chiesa alle note del “Doudou”, una canzone
Vescovi che oggi ospita la sede del Governo Provinciale e
popolare che annuncia l'inizio della rievocazione del com-
il Palazzo di Giustizia e dove, sulle colonne del chiostro
battimento storico, detto Lumeçon, che rappresenta lo
sono incise i volti di indigeni americani e una citazione di
scontro tra San Giorgio e il Drago, i simboli del bene e del
Leonardo da Vinci, ai graziosi caffé che invadano i marcia-
male. Nei secoli in Vallonia sono passati tanti popoli, dai
piedi del centro storico. E da Le Carré, dove la movida not-
galli ai romani e dagli spagnoli ai tedeschi, lasciando le
turna si articola su antiche strade acciottolate, alla straor-
loro influenze sul territorio e anche sulla gastronomia
dinaria stazione ferroviaria Liège-Guillemins, opera
tradizionale. Liegi è famosa per le sue Gauffres, gustose
dell'architetto spagnolo Santiago Calatrava. Un impor-
cialde dolci che spesso vengono servite con panna mon-
tante snodo ferroviario concepito come uno smisurato
tata e le famose fragole di Wépion. Un'altra specialità di
volto in vetro e acciaio che svetta, monumentale e leggia-
Liegi sono i Boulets, gustose polpette servite in un sugo di
dro, sopra i binari come un'onda impetuosa e possente,
coniglio, e Sirpo de Liège, una saporita confettura di mele
scintillante di trasparenze e di luce, che sfida e trasforma il
e pere, mentre il fast-food più amato dai giovani è la
paesaggio urbano circostante. Nella graziosa città di
Mitraillette, un panino croccante con patate fritte, carne,
Mons, alla quale quest'anno è stato conferito lo scettro di
maionese e ketchup. Ottimi i formaggi come l'Herve,
Capitale Europea della Cultura, sorgono due siti UNESCO:
mentre la Flamiche è una torta di formaggio che spesso
la Collégiale Sainte-Waudru e il Campanile. All'interno
accompagna i dolci prosciutti delle Ardennes. Come in
dell'austera e magnifica chiesa viene custodito il Carro
tutto il Paese, non mancano le birre regionali, molte delle
d'Oro che ogni anno, il giorno della Pentecoste, sfila
quali sono prodotte in piccoli birrifici specializzati, e non
trionfalmente per le vie cittadine insieme al reliquiario di
si può lasciare la Vallonia senza provare il distillato locale il
Saint-Waudru, la patrona di Mons. La celebrazione giun-
Pékèt “piccante o pizzichino,” al naturale o con l'aggiunta
ge all'apice a mezzogiorno quando il Carro d'Oro, spinto
di succo di fragola, violetta, vaniglia o caramello. A pochi
dai cittadini in costumi medievali, rimonta la salita che
chilometri da Charleroi, a Bois du Cazier, si trova la miniera
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VALLONIA, il cuore verde del Belgio di Marcinelle dove 59 anni fa morirono 262 minatori, dei quali 136 italiani, in una delle più grandi sciagure minerarie della storia. Oggi Bois du Cazier è un luogo della memoria iscritto al Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, e Il Museo della Miniera, del Vetro e dell'Industria è un'esposizione permanente che testimonia non solo la tragedia di quell'8 agosto, ma tutta la dolorosa storia degli oltre 140mila italiani che, tra il 1946 e il 1956, hanno lasciato il loro paese per lavorare nelle miniere di carbone della Vallonia. Nell'esteso complesso architettonico si possono visitare gli edifici adibiti a uffici e i laboratori, mentre un percorso didattico segue le tracce dei minatori, dal guardaroba dove appendevano le tute di lavoro alle docce, e dalla lampisteria dove caricavano le loro lampade fino alle gabbie che scendevano nei tunnel sotterranei per estrarre il carbone. Sul piazzale accanto al cancello d'ingresso sorge un
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VALLONIA, il cuore verde del Belgio monumento candido con sopra scritto i nomi dei minatori che persero la vita a Marcinelle, mentre le due torri che azionavano le carrucole si stagliano contro il cielo, testimoni silenziosi di una terribile tragedia umana. Il 18 giugno 2015 la Vallonia ha celebrato il 200° anniversario di uno degli scontri militari più famosi di tutti i tempi, la Battaglia di Waterloo, dove nella località di Mont Saint-Jean, i 120mila soldati di Napoleone sfidarono i 200mila delle truppe nemiche – gli inglesi di Wellington e i prussiani di Blücher - lasciando sul campo di battaglia diecimila morti e oltre trentamila feriti. Nel Museo, una tela dipinta offre una vista panoramica a 360° della battaglia, mentre sono 226 gli scalini che salgono la Collina del Leone, il luogo dove fu ferito il Principe d'Orange. In cima al colle un colossale leone, forgiato dal ferro recuperato dai cannoni francesi dopo la battaglia, guarda fiero verso la Francia, una testimonianza commovente alla sconfitta napoleonica.• www.belgioturismo.it www.twizz.it www.brusselsairlines.com
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Bordeaux BORDEAUX capitale europea del buon vivere.
Capitale europea del buon vivere
Città Patrimonio UNESCO e gioiello dell'Aquitania, divisa dalla Garonna, è al centro dei vigneti più famosi al mondo
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Mariella Morosi Foto dell'Ufficio del Turismo di Bordeaux e dell'Ufficio del Turismo di Saint Emilion Testo di
S
e dici Bordeaux dici vino, ma la denominazione
vino e importando spezie e merci preziose che arrivavano
nasce da un contesto culturale, storico e ambienta-
nel suo porto dal Nuovo Mondo. Capoluogo del Diparti-
le di grande fascino che vede al centro questa
mento della Gironda e capitale dell'Aquitania, possiede la
antica città del sud est francese, attraversata dalla Garon-
più vasta area urbana al mondo inserita nel Patrimonio
na. Circondata dai vigneti più famosi al mondo, Bordeaux
Unesco. E se non basta, quest'anno è stata nominata Euro-
fin dall'antichità sviluppò i suoi commerci esportando il
pean Best Destination 2015, e non senza merito. E' una
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BORDEAUX capitale europea del buon vivere.
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città dinamica in trasformazione ma
Boat a Bassins à FlotFlot, o al bar del
Francia dopo Marsiglia. Il quartiere di
che non dimentica la propria storia e
Mama Shelker, modernissimo Hotel
Saint Michel è il vivacissimo luogo
il proprio patrimonio culturale, in
p ro g e t t a t o d a P h i l i p p e St a r k
dei mercati, sormontato dal campa-
perfetto stile ecologico e innovativo
(www.mamashelter.com). Aperta fino
nile dell'omonima basilica,
che fa convivere architetture sette-
a tardi anche la Brasserie Bordolaise
bell'esempio di gotico, alto 114
centesche e contemporanee. Anti-
con un menu degustazione di patè e
metri. A Saint Pierre sorge l'immensa
chissima città, fondata dai romani nel
prosciutti seguiti dalla migliore
cattedrale di St André dove Eleonora
III secolo a.C. col nome di Burdigala,
entrecote alla griglia della città. Sem-
d'Aquitania convolò a seconde noz-
ha attraversato la storia da protago-
pre nuovi format vengono realizzati
ze con Enrico II d'Inghilterra. Proprio
nista tra splendori e decadenze ed è
nel settore degli esercizi pubblici,
con questo solenne matrimonio
divenuta oggi un esempio virtuoso
frutto di fantastiche intuizioni e tal-
l'Aquitania cambiò bandiera dive-
di ecosostenibilità. Da tempo ha adot- volta valorizzando la tradizione. Tutti
nendo inglese e restandolo per tre
tato un piano di sviluppo urbano che
i quartieri della città hanno il loro
secoli col nome di Guyenne. Tornò
prevede paesaggi naturali e culturali,
fascino. Chartrons, oggi regno degli
francese con la battaglia di Castillon
valorizzazione degli edifici storici,
antiquari, per secoli è stato il luogo
(1453) che concluse la Guerra dei
aree pedonali, silenziosi tram ad ener- dei commerci, soprattutto del vino,
Cento Anni. Lo scorcio più spettaco-
gia alternativa, un fiume e un lungo-
tra marinai e mercanti, esportatori e
lare della città è la Place du Bourse,
fiume, da vivere nel segno della
operai. Il locale Musee des Chartrons,
impianto monumentale che si riflette
convivialità. Le strade e le piazze
in uno splendido palazzo municipale
nel Miror d'Eau dagli imprevedibili
sono ricche di brasserie, enoteche,
del XVIII secolo, ricostruisce con
giochi d'acqua, proprio sulla riva del-
vinerie e locali alternativi affollati da
documenti e reperti lo stoccaggio,
la Garonna. E' un effetto mozzafiato
giovani che -sotto i 25 anni- rappre-
l'imbottigliamento, l'imballaggio, la
che nel Settecento costò la demoli-
sentano un quarto della popolazio-
movimentazione e la logistica dei
zione delle mura medievali. Bellissimi
ne. E' bello aspettare l'alba all'Apollo
vini. Ancora oggi Bordeaux è il più
i palazzi storici a Grands Hommes,
Wunderbar, a El Chico, al trendy I-
importante porto commerciale di
intorno al Gran Theatre, oggi Opera
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BORDEAUX capitale europea del buon vivere. National de Bordeaux, capolavoro neoclassico firmato da
tutta la Francia. Con 60 denominazioni di origine control-
Victor Louis. Fu qui che Victor Hugo lanciò l'idea di creare
lata, 110 ettari vitati e 7.000 proprietà nelle terre tra i due
gli Stati Uniti d'Europa. Immancabile la visita alla Grosse
grandi fiumi, Garonna e Dordogna, l'offerta enoturistica
Cloche, torre campanaria del XV secolo accanto all'Eglise
del dipartimento della Gironda si è fortemente sviluppa-
Saint-Eloi, che è anche nel suo stemma cittadino. Tra i
ta. Lungo le routes des vins, collegate tra di loro, per gli
ponti sulla Garonna c'è quello di pietra fatto costruire da
enoturisti vengono continuamente organizzati tour tra le
Napoleone, con 17 arcate, tante quante sono le lettere
vigne, visite nelle cantine degli chateau - così si chiamano
che compongono il nome del grande còrso. Il più moder-
le proprietà vinicole- con degustazioni, aperitivi gour-
no è lo Chaban Delmas inaugurato nel 2013. Proprio
mand e picnic. Soprattutto da giugno a ottobre sono mol-
accanto sta per essere ultimata la Cité des Civilisations du
te le feste del vino e della vendemmia. Non è difficile
Vin, un centro culturale e turistico del vino, audace pro-
constatare come la tradizione vitivinicola sia sentita e
getto in cristallo firmato da Anouk Legendre e da Nicolas
rispettata anche dai vigneron di ultima generazione. La
Desmazieres. L'ampiezza del fiume - 500 metri - fa sì che
classificazione dei Grands Crus, Mèdoc & Sauternes,
anche navi grandi possano attraversarlo in mini crociere
risale al 1855 ed è rigorosamente immutata. I grandi vini
attrezzate con ristoranti gourmet. Molto sentito è il recu-
possono essere abbinati a specialità locali come foie gras
pero di archeologie industriali o di spazi dismessi come i
delle Landes e del Perigod, ostriche del Bassin, agnello da
Magasin General Darwin, un tempo caserma militare.
latte di Pauillac, manzo di Bazas, lampreda della Garonna.
Oggi Darwin è un luogo di aggregazione con spazi
D'obbligo la dolce conclusione con i cannelé, a forma
sociali, sale riunione e ristorante bio. Sarà recuperato
cilindrica, tipici di Bordeaux. Merita una visita il pittoresco
anche il sito dei vecchi mattatoi che dal 2017 ospiterà la
mercato dei Capucins dove si può gustare a tutte le ore la
MECA, Maison de l'Economie Creative et de la Culture en
classica mezza dozzina di ostriche con l'immancabile cali-
Aquinatian, nell'ambito del progetto di sviluppo Euroat-
ce di Chablis. La gastronomia di Bordeaux è celebrata alla
lantique. Sarà sede di agenzie culturali dedicate alle arti
grande con chef come lo stellatisismo Joel Robuchon,
dello spettacolo e alla cultura. Tra le tante seduzioni urba-
con Nicolas Ngyye, Vivien Durand o Aurelien Crisato. Se i
ne di Bordeaux non mancano eventi musicali e artistici di
templi Michelin del buon mangiare sono 14, infiniti sono
rilievo internazionale. Ma la grande attrazione turistica è
le brasserie, i bistrot, le vinerie sempre affollate fino a
diventata la cultura del buon bere e sono tante le iniziati-
tarda notte. Anche i corsi di cucina sono frequentatissimi
ve rivolte agli enoturisti che arrivano da tutto il mondo,
e Bordeaux si impone ai cinque milioni di visitatori che
come i tour tra le vigne, meglio se in bicicletta.
arrivano ogni anno anche come città gourmand.
L'Aquitania ha infatti la più ampia rete di piste ciclabili di
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BORDEAUX capitale europea del buon vivere.
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69 Saint-Emilion Poco fuori dal centro urbano dominano vigneti a perdita d'occhio. Visitatissimi i vari dipartimenti come Saint Laurent des Combes, Saint-Sulpice de Faleyrens, Saint-Pey d'Armens, Vignoret, Saint Etienne de Lisse, Saint -Hippolyte, SaintChristophe des Bardes e Saint-Emilion, forse il più famoso. Soprattutto in quest'ultima cittadina di impianto medievale che fa parte della jurisdiction con Sain Etiennecopr, da 14 anni Patrimonio Unesco come paesaggio culturale, arriva ogni anno un milione di visitatori. C'è la più grande chiesa sotterranea d'Europa, scavata nella roccia e sedi monastiche. Una lunga gradinata porta al campanile che sovrasta la collina. Le soste sono garantite, nei vicoli angusti, da accoglienti vinerie e ristorantini; si fa la fila davanti alla pasticceria Le Cordeliers per gustare i macarons, tipici di St Emilion, con ricetta antica a base di mandorle, del tutto diversi dai più noti macarons farciti. Tra gli chateau più prestigiosi il Troplong Mondot, 33 ettari di vigneto, una suggestiva struttura alloggiativa e ottimo ristorante, (www.chateau-troplongmondot.com), lo Chateu Quercy, del XVIII secolo, di stile neoclassico, (www.lescordeliers.com) e lo Chateu La Dominique (www.chateau-ladominique.com), dalla Terrace Rouge firmata dall'architetto Jean Nouvel. La costruzione è rossa come il vino e riflette i vigneti, con una profusione di piccoli globi di vetro che simboleggiano gli acini maturi. E' anche un ristorante stellato Michelin con cucina di tradizione. Degustazioni meno romantiche e più tecnologiche si possono fare nella Max Gallery di Bordeaux, dove con una speciale card che sostituisce il danaro si possono assaggiare i vini più celebri come Margaux, Saint-Emilion, Sauternes, Pessac-Léognan. Sono in vetrine climatizzate e ci si può avvicinare anche a etichette dai prezzi stratosferici: bastano 1 o 2 centilitri, se non si vuole spendere una fortuna. Per la cronaca, nella recentissima asta di Hart Davis Hart Wine a Chicago sono state battute etichette di Bordeaux per 6,3 milioni di dollari. Solo un lotto di sei magnum di Le Pin 1982 è stato aggiudicato per 101.575 dollari. Ma anche i migliori cru termine che definisce il vino che nasce nei terroir di particolare pregio- possono essere alla portata di tutti. Quello che conta è essere ben consapevoli di quanto un calice possa raccontare la storia della terra e della gente Aquitana.• www.tourisme-aquitaine.fr ENTE NAZIONALE FRANCESE PER IL TURISMO MAISON DE LA FRANCE Via Larga 7 Milano - Tel: 899199072 info.it@franceguide.com - www.franceguide.com http://it.france.fr/
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AOSTA: L'ALTRO NATALE… I MARCHÉ VERT NOËL
Giuseppe Garbarino e Foto di Enrico Romanzi Testo di
È 70
sotto lo sguardo millenario dell'antico teatro roma-
legno fa la parte del leone, ma anche l'abbigliamento
no di Aosta che nei giorni che precedono il Natale si
tipico e la ceramica si fanno notare ed apprezzare. E' un
accendono le luci colorate che danno vita ai Marché
piccolo mondo di colori e fantasia, le occasioni sono ovun-
Vert Noël, una ricetta di successo riproposta da un vero e
que e ad esse si mescolano i profumi
proprio villaggio alpino, con abeti e luci, piccoli chalets
dell'enogastronomia più tipica della vallata, invitanti e
trasformati in botteghe artigiane dove l'oggettistica in
accattivanti. Aosta è una città stretta tra le montagne, ma
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Aosta l'altro Natale… i Marché Vert Noël
con forti tradizioni che rivivono in questo periodo vicino
le è dal 28 novembre e sarà, come da tradizione, visitabile
alle festività natalizie, dando vita a quello che credo esse-
fino al giorno dell'Epifania, il 6 gennaio. Se avrete motivo
re uno dei più piacevoli mercati di natale di tutto l'arco
di andare ad Aosta in questo periodo dell'anno capirete
alpino, senza nulla togliere alla numerosissime manife-
che questo mercato è un “cuore battente”, fatto di piccole
stazioni che sono offerte dalle località del Trentino e del
emozioni e grandi sorprese, opportunità per acquisti
Veneto. L'apertura dello scenografico mercatino di Nata-
impensati e ricerca di originali regali che magari, una vol-
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AOSTA: L'ALTRO NATALE… I MARCHÉ VERT NOËL
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73 ta fatto il pacchetto regalo deciderete invece di tenere per voi. L'appuntamento è quindi al Teatro Romano, un accostamento inconsueto per parlare di Natale, ma Aosta è la Roma delle Alpi, è una città diversa, la sua storia secolare è da sempre motivo di riflessione e soffusa allegria. Sono circa 46 gli chalet che ospitano altrettanti espositori, un viaggio tra tradizione, arte e storia. Ma Aosta non è solo il Marché Vert Noël, non bisogna dimenticare di visitare il centro storico o il Criptoportico Forsense, luogo di impareggiabile emozione, forse un antico camminamento che univa i templi pagani della città e poi utilizzato come deposito militare in epoca imperiale. Altra tappa la Cattedrale di Santa Maria Assunta, oggi visibilmente ritoccata con caratteri più moderni, ma la cui origine è del IV secolo. Qui potrete visitare la cripta e ammirare le colonne e altri manufatti di epoca romana utilizzati per la sua costruzione, mentre nella parte superiore nel presbiterio della cattedrale si trova il monumento sepolcrale in onore di Tommaso II di Savoia, realizzato dallo scultore Stefano Mossettaz nel XV secolo. Un'altra curiosità da non perdere è il museo Manzetti, uno spazio espositivo realizzato dalla Regione Autonoma della Valle d'Aosta con il contributo di due storici locali, Mauro Caniggia Nicolotti e Luca Poggianti. Il piccolo museo è dedicato ad un inventore locale, Innocenzo Manzetti, del quale si hanno ormai prove certe essere il vero inventore del telefono, definito all'epoca “telegrafo vocale”, oltre che di un automa e la famosissima macchina per la pasta ancora oggi utilizzata dalle massaie in ogni angolo del globo. Tutto il centro cittadino è ricco di locali tipici, ma personalmente potrei suggerire una tappa all'Osteria dell'Oca, qui troverete ricette della tradizione e l'ambiente tipico del locale sotterraneo, con muri in pietra a vista e naturalmente una sala dedicata alla degustazione dei vini locali. Il motivo del nome lo capirete solo con una visita … Se volete visitare i dintorni di Aosta un appuntamento da ricordare è la festa della Micòoula, la sagra che il borgo di Hône, nella bassa Valle d'Aosta, dedicata al pane dolce locale, un pane di segale “pane un po' più piccolo e un po' speciale”, con castagne e noci, fichi secchi e uva passa e, a seconda dell'estro gastronomico del panettiere, anche cioccolato. A Montjovet, altro piccolo comune della valle, il 5 dicembre si svolge la tipica fiaccolata dei bambini, con carrozze e cavalli, mentre nelle vetrine del borgo si svolge un mercatino con gli artigiani locali; sempre lo stesso giorno a Sarre l'artigianato tipico in esposizione è quello dei lavori a maglia, con uncinetto e pizzi, fiori secchi, candele, patchwork, cartonage, decoupage, gioielli di perline, oggetti in creta, addobbi natalizi, taglio e cucito.
anno 5 - n°18 dicembre 2015
AOSTA: L'ALTRO NATALE… I MARCHÉ VERT NOËL
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75
Torniamo al motivo principale del nostro viaggio, anche quest'anno il colorato e suggestivo scenario dei mercatini di Natale della città di Aosta terrà compagnia a turisti e residenti per tutto il periodo delle festività natalizie dal 28 novembre 2015 al 6 gennaio 2016. La storia della città ha circa 2000 anni, come la ricorrenza del Natale, e se la fortuna è dalla vostra parte, oltre alle cime innevate, gioia degli amanti degli sport invernali, potrete godere di un'improvvisa nevicata in città, in quel momento il silenzio ovattato che crea la neve quando scende dal cielo e tutto avvolge vi farà viaggiare con la fantasia mentre gustate una fumante tazza di cioccolata calda.•
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IL SAMBAMAKI DI ROMA
Il
SAMBAMAKI
di Roma dove
da sinistra: Riccardo Di Salvo, Ricardo Takamitsu e Laercio Zulu
Testo di
F 76
u la nave giapponese Kasato
Teresa Carrubba e Foto di Sambamaki
600.000. Se è vero che gli opposti si
simi ma conciliabili in un unicum dav-
Maru, nel 1908, a dare inizio a
attraggono e che ognuno porta con
vero interessante. Una delle forme
tutto. Portava in Brasile 791
sé sempre e dovunque la propria
meglio riuscite di questo incontro tra
emigranti grazie a un accordo tra i
identità, è facile credere che sia stata
due culture è senz'altro la cucina,
due governi. E lì, a San Paolo, misero
possibile un'osmosi tra l'eleganza
dove la capacità di miscelare sapori,
radici così profonde da costituire
formale dell'Oriente e la fantasma-
profumi e colori così diversi viene
oggi la più grande comunità di giap-
goria brasiliana. Un'intrigante fusio-
esaltata dall'estro di esperti gourmet.
ponesi all'estero, ben 1 milione e
ne, insomma, tra due mondi diversis-
E' così che, una decina di anni fa, in
77
il romantico Oriente incontra l'allegria brasiliana
Brasile nascono le temakerie, dove si gustano le numero-
esperienza in Italia. Prima a Napoli dove porta al successo
se varianti del temaki, ovvero un cono di alga ripieno di
il ristorante Jap-one e diventa capochef dell'esclusivo
riso, pesce ed altro, considerato a buon motivo il sushi
Tender, poi a Roma dove inizia il fortunatissimo sodalizio
sudamericano, servito con frutta fresca e caipirinha, tanto
con Riccardo Di Salvo. Tra i due creativi nasce Sambamaki,
per esaltare quel felice connubio. E proprio in Brasile,
una temakeria/sakeria in Viale Regina Margherita 170, dal
Ricardo Takamitsu, di madre giapponese e padre brasilia-
mood coinvolgente firmato dall'architetto Sascka Borrel-
no, a soli 22 anni è già chef di uno dei più famosi ristoranti
li, che ha progettato e diretto i lavori del ben noto Costa
Nakombi di San Paolo e per anni perfeziona proprio que-
Group, lo stesso che ha realizzato Eataly, uno dei colossi
sta innovativa cucina fusion nippo-brasiliana. Fa una veri-
del food entertainment mondiale. Un allestimento sce-
fica per un po' di tempo a Tokyo e poi esporta tutta la sua
nografico di grande effetto che armonizza in un piacevo-
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IL SAMBAMAKI DI ROMA
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79 lissimo contrasto le romantiche peonie dei giardini giap-
orientale e quella brasiliana si possano armonizzare,
ponesi con le onde minimaliste del mare brasiliano. Sam-
abbiamo chiesto qualche segreto dei suoi piatti. Ecco
bamaki esordisce con l'intrigante menu Temaki di Eduar-
cosa ci ha raccontato: “ Il successo di un piatto, prima
do Inoue, fondatore della più popolare catena di tema-
ancora della fantasia, è la bontà degli ingredienti. Noi ci
kerie in Brasile. Ed è subito successo. Tanto da attrarre
approvvigioniamo là dove la qualità è più alta. Per quan-
personaggi come Laercio Zulu, uno dei migliori barten-
to riguarda il pesce per esempio, che è tra gli ingredienti
der del mondo, che proprio qui ha creato in 5 giorni la
più significativi per la nostra cucina, prendiamo il salmo-
nuova carta dei cocktail di Sambamaki, con 9 drink a base
ne dalla Norvegia, la spigola dalla Grecia, il butterfish
di cachaça, arricchendo una lista dove erano già presenti
dall'Australia, la ricciola dal Giappone e il tonno dalla
i drink cult di Sambamaki a base sakè creati da un altro
Sicilia e dal Giappone. Tutto, neanche a dirlo, della massi-
veterano della mixologia internazionale, Fabrizio Valeria-
ma freschezza anche in considerazione del fatto che mol-
ni. In collaborazione con Riccardo Di Salvo, uno dei 25
ti dei nostri piatti prevedono pesce crudo. Inoltre, il riso.
sakè sommelier operanti in Italia. Una “carta” vincente, a
Altro ingrediente principe di Sambamaki. Utilizziamo
giudicare dai numeri. Al Sambamaki di Roma si servono
quello che viene coltivato dai giapponesi nel Nord Italia e
in media ben 120 cocktail ogni giorno durante la settima-
lo trattiamo con una cottura particolare. Poi ci sono pic-
na e addirittura 180-200 a sera, di venerdì e sabato. Un
coli trucchi come l'uso del sale affumicato, specie nei
successo replicato in un secondo ristorante Sambamaki,
carpacci o nelle tartare. O del furikake, una polvere ricca
inaugurato da pochi giorni in Via Vittoria Colonna 19,
di sapori esotici, ricavata da un misto di pesci essiccati,
accanto al Palazzo di Giustizia, nel quartiere Prati di
semi di sesamo, alga marina tritata” continua Ricardo
Roma. Stesso stile architettonico, stessa atmosfera, stes-
Takamitsu “ Stiamo lanciando un piatto che si chiamerà -
so mix nippo-brasiliano nel menu. Anche se una novità
Nigiri 7 maravilhas-, un misto di sushi, con pesci cotti e
c'è: l'aperitivo delle 18 con cocktail, finger food fusion e
crudi e, naturalmente, riso. E' un tripudio di colori, di pro-
tapas. Il boom sembra già garantito anche qui. A Riccar-
fumi e di sapori. Ma la particolarità è il contenitore nel
do Di Salvo, titolare del Sambamaki insieme al capochef
quale questo sushi viene servito nel nuovo ristorante di
Ricardo Takamitsu, abbiamo chiesto qual è il segreto di
Prati: una canoa di legno fatta a mano per noi da un cano-
tanto successo. “ I nostri punti di forza sono essenzial-
eiro brasiliano che taglia il legno nelle notti di luna piena
mente tre” racconta “ Innanzitutto l'atmosfera
su un'isola del Brasile. Una presentazione vincente per un
dell'ambiente, che abbiamo voluto molto stimolante e
piatto che ha già grandi richieste”. E non vi è dubbio che
allegro come i locali brasiliani, ma anche accogliente e
Sambamaki abbia tutte le carte per diventare sempre più
sofisticato come in un giardino di Kyoto. Un ambiente
apprezzato pur in una città come Roma, che di stimoli per
che comunque considerasse il cliente al centro
i gourmand ne ha infiniti.•
dell'attenzione. Secondo punto: un sushi inusitato, elaborato e curato all'estremo, nei minimi dettagli estetici e di armonia di sapori. Terzo: i cocktail. Tutti a base di sakè o di cachaça, riduzione alcolica di canna da zucchero, oppu- SAMBAMAKI re sakerinha, una miscela che comprende sakè e caipirin-
Viale Regina Margherita 170 - tel +39 06 8415075
ha, in abbinamento ideale con il sushi”. E al capochef
Via Vittoria Colonna 19 - tel. +39 06 3235178
Ricardo Takamitsu, brillante esempio di come la cultura
http://www.sambamaki.it/
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RAGGI DI BENESSERE E SAPORE. IL GIARDINO DEI CINQUE SENSI
Raggi di bene I 80
mmaginate un giardino di erbe officinali immerso in una splendida tenuta umbra. Un sogno? Sì, ma che è divenuto realtà, grazie all'arch. Giuliana Finizio. Lo
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essere e sapore Il giardino dei cinque sensi a cura di Lovetaly
ha realizzato in quella che un tempo è stata una residenza nobiliare e che oggi è il Griffin's Resort e San Michele – Osteria di campagna (località San Faustino – Orvieto, in provincia di Terni). Un albergo raffinato ed esclusivo che mescola sapientemente lo charme e l'eleganza della moderna hotellerie con la più sincera ed immutata accoglienza ed
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RAGGI DI BENESSERE E SAPORE. IL GIARDINO DEI CINQUE SENSI ospitalità umbra e l'esclusivo ristorante gourmet del Griffin's Resort, il San Michele – Osteria di campagna, ideale per una cena romantica in giardino e per distensivi pranzi tra amici e colleghi. Ad accompagnare il visitatore nell'esplorazione del Giardino - a pochi metri dall'Osteria - il libro/schedario, sempre a cura dell'architetto, dal titolo “Raggi di benessere e sapore. Il giardino dei cinque sensi”. “Le erbe officinali è ormai comprovato che vantano importanti virtù” – scrive l'architetto nella prefazione -; “in primo luogo sono ricercate per il loro valore terapeutico, trovano sempre più un largo impiego culinario, hanno proprietà repellenti contro taluni insetti e non per ultimo alcune hanno
foto di Daniele Romano
un importante ruolo benefico per la cura e l'ornamento della ‘casa’. Prendendo spunto dalle interessanti potenzialità di ciascuna pianta, si è voluto progettare un giardino ad esse dedicato, pensato e delineato proprio per esaltare le caratteristiche di ogni specie. L'idea dunque ha sviluppato una ricerca mirata a una combinazione di fiori, di colori e di essenze, che nascesse dalla necessità di organizzare differenti aree, dove le piante fossero divise in relazione alle proprie peculiarità intrinseche, da espletare per scopi precisi. I benefici di ciascuna erba, infatti, e l'efficacia curativa delle fragranze contenute nelle varie parti della pianta sono ormai riconosciute come delle valide alternative alla medicina tradizionale e il loro uso e impiego può contribuire ad alleviare e curare dolori delle varie parti del corpo umano, facendo risplendere all'improvviso un “uso” irraggiato di benessere. La simbologia del sole – nucleo centrale da cui si riparte il rigore simmetrico dei raggi – può essere molto bene
foto di Daniele Romano
associato al concetto di centralità e di regolarità delle città ideali rinascimentali, la cui progettazione doveva dare una risposta, allo stesso tempo, alle nuove esigenze di difesa militare e alla visione umanistica, basata sui principi classici dell'uomo come centro dell'universo – per cui la perfezione del corpo umano doveva servire come similitudine per l'organizzazione di nuovi spazi urbani. L'esercizio, dunque, per la ricerca della forma più adatta da dare al nuovo giardino, ha portato inevitabilmente all'idea di un centro propulsore da cui s'irradiano i vari anelli, in un tutt'uno che combinasse insieme relazione e armonia tra le parti. Come dal centro del sole si emanano raggi di energia proporzionata e come nella piazza centrale dei nuovi nuclei urbani si controllavano le strade di accesso radiali che confluivano in essa, così dal
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cuore del corpo umano dipende il controllo degli altri
foto di Daniele Romano
83 organi che da esso si propagano. La raggiera è stata divisa in settori, ciascuno dei quali preposto per la cura di un particolare apparato del corpo umano. Ogni aiuola dei vari settori è caratterizzata da una pianta, scelta non solo per le proprietà specifiche, ma anche per un'assonanza di colori e aromi. Per ciascuna erba è stata creata una scheda, indispensabile per approfondire le proprietà medicamentose attraverso la storia e le curiosità, per poi passare a dei consigli per il loro impiego: i suggerimenti più comuni per preparazioni erboristiche, curative e alcune ricette per esaltare il loro aroma in cucina, conferendo sapore e profumo a piatti tipici del luogo”.•
Ecco una delle delizie (estratte dal libro/schedario) realizzate dallo chef Egisto Cuomo per l'occasione: Bavarese alla Camomilla con sfogliatina croccante su salsa al pistacchio Ingredienti (per 6 persone): 1 confezione di pasta sfoglia - 300 ml di latte - 3 tuorli - 80 g di zucchero - 6 g di colla di pesce - 200 ml di panna fresca - 2 bustine di Camomilla - Per la salsa: 200 ml di latte - 200 ml di panna - 100 g di pistacchi - 120 g di zucchero - 6 tuorli Fare bollire 300 ml di latte con le bustine di Camomilla, poi togliere dal fuoco e lasciare in infusione per almeno 15 minuti. Montare i tuorli con lo zucchero, unire il latte filtrato, riportare sul fuoco e lasciare cuocere per qualche istante, quindi togliere di nuovo dal fuoco e aggiungere la colla di pesce ammollata in acqua fredda. Mentre il composto intiepidisce montare la panna (ben montata ma non troppo) e incorporarla con delicatezza. Distribuire il composto in 6 stampini di alluminio bagnati con acqua fredda e lasciare riposare in frigorifero per almeno 3 ore. Poi si può passare alla salsa. Portare a ebollizione il latte con la panna e i pistacchi ridotti in polvere. Montare i tuorli con lo zucchero, unire a filo il composto di latte, riportare sul fuoco per qualche minuto. Non di deve addensare troppo perché poi, raffreddandosi, si rapprende di suo. Fatto questo, preparare le sfogliatine. Srotolare la sfoglia, tagliarla in 6 quadrati da “impanare” con dello zucchero semolato, tagliare a striscioline ognuno dei 6 e intrecciarle. Vanno cotte in forno a 200°C per 10 minuti. La ricetta originale prevede di versare a specchio la salsa nel piatto, appoggiarci 4 acini d'uva che facciano da piedistallo per la sfogliatina e sformare la bavarese sulla sfoglia. Località San Faustino 24, Orvieto (TR) - 05018 (Italia) Tel +39 07 63616727 - info@griffinsresort.com
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SUDAN-EGITTO: la riscossa dei faraoni neri.
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Sudan - Egitto La riscossa dei faraoni neri Tra mito, storia e archeologia
Testo e foto di
Giulio Badini
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sopraffazione e spoliazione
corsi tra l'Egitto faraonico e la Nubia
3100 a.C., forte di una struttura
di beni da parte di una nazione ricca
sudanese, per scoprire come si tratti
sociale e culturale, di un esercito
e forte nei confronti di un'altra più
di una manifestazione assai antica,
organizzato e di una florida econo-
debole, con la scusa di portarvi la
nata assieme alla prima grande civil-
mia, ha sempre considerato le terre
uanti pensano che il colo-
recente, dovrebbero rinfrescarsi la
dalla sua origine la civiltà egizia, fis-
nialismo, inteso come
memoria rileggendo i rapporti inter-
sata convenzionalmente attorno al
civiltà e di farla così progredire, sia un
tà del bacino mediterraneo, in ambi-
meridionali a sud della prima cate-
fenomeno storico relativamente
to cioè euro-afro-mediorientale. Fin
ratta del Nilo come un'appendice del
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SUDAN-EGITTO: la riscossa dei faraoni neri. proprio territorio, da disporre e da sfruttare liberamente a proprio piacimento, dominandolo da sempre culturalmente per la propria superiorità e spesso anche militarmente per lunghi periodi. Alla base, oltre a tutto il resto, c'era pure una differenza non da poco: gli egiziani erano bianchi, anche se un po' abbronzati, i nubiani neri. Forse anche il razzismo vanta radici assai lontane. Il regno di Kerma, il primo vero stato dell'Africa nera a sorgere attorno al 2500 a.C. in Nubia, non disponeva certo di mezzi tali da poter contrastare la prepotenza egizia. La terra di Kush, come la chiamavano al nord, disponeva però di immani risorse: oro (in egizio antico Nubia è il nome dell'oro, perché da qui provenivano ingenti quantità del prezioso metallo), granito, legname, bestiame e poi schiavi, i forti uomini utili nelle costruzioni monumentali e nell'esercito (il celebre corpo degli arcieri nubiani), e le stupende fanciulle appetite come serve nelle case nobili e negli harem, tutte cose che facevano parecchia gola alla spendacciona economia faraonica. In Nubia, provenienti dalla penisola arabica o dall'Africa meridionale, si trovavano anche tanti altri prodotti che piacevano parecchio ai ricchi egizi: ebano, spezie, animali e frutti esotici, piume di pavone, uova di struzzo, zanne di elefante, pelli di leopardo, pietre preziose, e anche pigmei. Nella migliore delle ipotesi la Nubia venne considerata come un corridoio commerciale verso altri prolifici mercati, un'autostrada per il sud. E per assoggettare e spogliare questa terra in santa pace tutte le dinastie impiantarono fortezze fino alla quinta cateratta del Nilo, elevarono monumenti ai propri dei ed ai propri sovrani, esportarono una cultura non richiesta, ma affascinante, in cambio dei prelievi di beni materiali sotto forma di tributi. I Kusciti si mostrarono sempre assai pazienti, come in genere tutti i popoli oppressi: quando Thutmosi III distrusse Kerma, spostarono la loro capitale più a sud, a Napata, più lontana dagli egiziani, e quando l'Egitto venne conquistato per due secoli dagli Hyksos asiatici, furono al loro fianco. Gli egiziani si rivelarono acuti: per soggiacere i locali ricorsero anche al ricatto della religione: Tutankamon elevò presso la nuova capitale Napata, alla base del Jebel Barkal, la montagna sacra dei nubiani, un grande tempio al dio Ammone, massima divinità per egizi e nubiani, gemellato con quello principale di Karnak. E, per prevenire sorprese, i figli della nobiltà locale venivano allevati presso le corti e i templi a
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Tebe o Menfi. Le cose andarono avanti con questo
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SUDAN-EGITTO: la riscossa dei faraoni neri. andazzo per circa 20 secoli, una durata non da poco, anzi enorme, ma come ben sappiamo la storia non conosce la parola sempre. Come ci ha insegnato Vico, esistono i corsi e i ricorsi storici e, soprattutto, le nemesi storiche. Attorno al 1100-1000, alla fine del Nuovo Regno e della XX dinastia, l'Egitto precipita in una grave crisi che segnerà per sempre la fine dei grandi passati splendori. Le ragioni sono, come sempre molteplici: i mutamenti politici nel Mediterraneo, con l'avanzata dei cosiddetti popoli del mare e la caduta del regno ittita, gli scontri militari nell'area siro-palestinese, l'insanabile conflitto per il potere tra il faraone e il clero, la mancanza di faraoni dalla forte personalità come in passato. I faraoni libici della XXII-XXIV dinastia, in perenne conflitto tra di loro, abbandonano la capitale Tebe a favore di diverse altre nel delta. Ai nubiani non sembra vero: è giunto il momento della rivincita e della riscossa, di scrollarsi di dosso un giogo plurimillenario sempre mal sopportato, di ricambiare umiliazioni e spoliazioni subite. Il principe Kasta da Napata libera prima tutta la Nubia, poi con l'appoggio del clero antilibico di Ammone entra in Egitto in armi e scende il Nilo fino a Tebe. Quando il faraone Tefnakht tentò di ricacciarli, i cusciti invasero anche il nord, facendo prigioniero il faraone e unificando di nuovo l'Egitto sotto lo scettro di Piye (o Pianky), figlio di Kasta e primo faraone nero. Napata diventa la nuova capitale anche dell'Egitto. Detta così può sembrare poca cosa, ma si trattò di una notevole rivoluzione, perché era la prima volta nella storia che un popolo nero sottometteva una grande civiltà bianca, e la cosa si ripeterà successivamente ben poche altre volte. Per la prima volta gli uomini dalla pelle scura si sentirono orgogliosi dei loro capelli ricci, dei nasi larghi, delle labbra tumide. Gli uomini del sud portarono anche idee innovative, se non proprio rivoluzionarie: conformi alla loro società matriarcale, la successione avveniva tra fratelli e tra zii e nipoti, mentre tra i faraoni avveniva tra padri e figli, e le regine – le prosperose candaci – godevano di notevoli poteri. Ma la visione più rivoluzionaria fu quella nei confronti dei nemici vinti: mentre gli egizi si dimostrarono sempre spietati, infierendo fino alla morte anche per quanti si erano arresi, i kusciti rivelarono la loro magnanima pietas e il rispetto per la vita umana. Come ci attesta una stele trovata a Napata nel 1862,
il faraone vincitore e nero
Pianchy risparmia la vita allo sconfitto faraone bianco Tefnakht, che giura fedeltà e sottomissione; se fosse successo il contrario, sappiamo già come sarebbe andata. Gran bella lezione di civiltà. Questa inusuale liberalità
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aprì la strada ad una concordia nazionale che sfocerà in
89 un piccolo Rinascimento egizio, perché i faraoni neri della XXV dinastia dimostrarono di essere sinceri ammiratori della cultura egiziana; Napata non fu mai egitizzata come in quegli anni. Quando Piancky morì, si fece erigere la prima piramide nubiana a El Kurru presso Napata: era parecchio diversa da quelle egizie, a cui tuttavia si ispirava, ma era pur sempre una tomba reale. L'impegno per il bene comune al posto della vendetta revanscista. Altra gran bella lezione di civiltà. Nel 702 Taharqa il Grande, il più famoso dei faraoni neri che si era meritato anche una citazione nella Bibbia (non per il fatto di aver sposato in successione le sue tre sorelle), dovette fronteggiare in Palestina l'avanzata dell'esercito assiro: pareggiò grazie alla morte del re assiro, ma nel 671, dopo che Assurbanipal aveva conquistato Melfi, lo battè definitivamente e Taharqa si ritirò a Napata ad allevare i suoi amati cavalli. Toccò allora al nipote Tanutamani riconquistare Melfi ed uccidere in battaglia il faraone Nekao I filo-assiro, ma ci pensò ancora una volta Assurbanipal che lo sconfisse impietosamente e saccheggiò Tebe. Era la fine per la XXV dinastia, per i faraoni neri e per il sogno di dominio sull'Egitto. La vendetta egizia arrivò per mano di Psammatico II, che nel 595 distrusse Napata. I nubiani, ormai avvezzi, non si scomposero più di tanto: lasciarono Napata come centro religioso e spostarono la nuova capitale a Meroe, ancora più a sud e ancora più lontana dall'Egitto, e vissero prosperi, felici e contenti nel benessere della civiltà meroitica per quasi un millennio. L'antico rapporto di odio-amore con l'Egitto si era concluso definitivamente, perché la terra dei faraoni imboccherà altre strade: dopo quella assira si registrerà infatti la conquista persiana da parte di Cambise, poi i greci di Alessandro Magno, quindi i tolomei ed i romani. L'Egitto era finito. I nubiani, gli eterni perdenti, si prenderanno invece un'ultima rivincita sopravvivendogli ancora per parecchio a Meroe, con una civiltà autoctona e raffinata che poteva finalmente utilizzare le proprie risorse, commerciando e trattando alla pari con Greci e Romani. Fino a che l'impero etiope di Axum, questa volta dal sud, non ne decretò la fine: ma era il 350 d.C. e gli egizi erano già scomparsi da parecchio.•
Le testimonianze archeologiche dei Faraoni Neri, della loro capitale Napata e di Meroe sono facilmente visitabili nei deserti della Nubia sudanese. Specialista sulla destinazione è l'operatore milanese I Viaggi di Maurizio Levi, www.viaggilevi.com
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Kaleidoscope
Afternoon tea & Spa all'Hotel Bagni di Bormio
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al rituale tradizionale della cerimonia del tè in
zione e negli abbinamenti. Circa trenta le varietà di tè di
Giappone a raffinato momento di incontro in
altissima qualità, tutti naturali, da assaporare accompa-
Inghilterra, diventato una vera e propria meren-
gnati da finger food, tartine di salmone, mini sandwich
da rinforzata dal nome “afternoon tea”, il tè del pomerig-
con salumi, focaccine con marmellata, fette di torta e
gio spopola anche in Italia. In particolar modo nei sofisti-
piccola pasticceria. I filtri dei tè sono tutti fatti a mano, e
cati alberghi dal mood cosmopolita, l'afternoon tea rap-
costituiscono lo strumento ideale per preparare una taz-
presenta un momento di relax pomeridiano per ritem-
za di tè nella maniera più raffinata: la tessitura traforata
prarsi dopo una giornata di turismo o di lavoro, una coc-
permette all'acqua di passare liberamente e alle foglie di
cola fatta di gesti attenti, prelibatezze e eleganti mise en
tè di spargersi in modo da far mescolare perfettamente le
place. Gli alberghi affiliati alla guida Condé Nast Johan-
fragranze all'interno del filtro. Vengono serviti solo raffi-
sens sono la scelta giusta grazie alle centralissime loca-
nati tè a foglia intera ed erbe tagliate grossolanamente,
tion, il lusso raffinato degli ambienti e gli alti standard
l'originale design permette alle delicate miscele di questi
garantiti. A Bormio, nel cuore delle Alpi, il Grand Hotel
pregiati tè di infondersi nell'acqua. Ben due hotel e due
Bagni Nuovi***** offre ai suoi ospiti l' afternoon tea, tra le
Centri Termali a Bormio per una vacanza indimenticabile
15.00 e le 17.00. Un appuntamento gourmand servito in
in una location unica al mondo, testimone di oltre 2000
una delle sale affrescate più belle del Grand Hotel, guida-
anni di storia del benessere. Nel fascino di una cornice
ti dalla figura del tea sommelier, esperto nella degusta-
ambientale incantevole si trovano i bagni romani secola-
91 ri. I centri, nel loro complesso, offrono oltre settanta
vasche prendisole, sale relax con cromoterapia, piscina
differenti tipi di pratiche termali, comprese vasche e
panoramica ed una grotta sudatoria naturale.
piscine all'aperto accessibili tutto l'anno per provare l'emozione di una calda immersione anche circondati
Bagni di Bormio Spa and Resort
dalla neve. Inoltre idromassaggi, fanghi, docce Vichy,
Via Bagni Nuovi 7, Valdidentro (So)
vasche relax, percorsi di riflessologia plantare, cascate a
Tel. 034.2910131
intensità differenziata, idrogetti, cascate di ghiaccio,
www.condenastjohansens.com/bagnidibormio
C'era una volta il tè del pomeriggio…. Si racconta che il rito dell'afternoon tea, l'appuntamento delle cinque del pomeriggio, sia nato nel 1840 per iniziativa della settima duchessa di Bedford, Anna, che in attesa della cena chiese di poter fare ogni giorno merenda con tè, pane e burro e biscotti. A poco a poco questa divenne un'abitudine da estendere agli ospiti in salotto, un invito a casa durante il quale offrire tè pregiati in eleganti servizi di porcellana o d'argento. Nel tempo al pane imburrato e ai biscotti si aggiunsero gli scones, focaccine servite con panna e marmellata di fragole, pasticcini di ogni tipo, ma anche proposte salate, come i cucumber sandwiches (tramezzini con cetrioli) o piccoli tramezzini al salmone. Oggi i migliori afternoon tea si gustano nelle sale da tè di pasticcerie ed alberghi, in Inghilterra e nel resto del mondo, anche in Italia, e le proposte seguono non solo la tradizione ma anche l'estro e le abitudini del luogo. Dalle Alpi alla Capitale, a Firenze o Venezia, ogni location è adatta al rito del tè delle cinque se vissuto come occasione per rilassarsi inebriandosi di aromi pregiati e degustando golosità: da antiche sale affrescate alla spa, davanti a un caminetto acceso o in spiaggia, in camera o in biblioteca, su una terrazza panoramica o in giardino…
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Kaleidoscope
Laurent Gerbaud Chocolatier - Bruxelles
C
hocolatier, una parola che scivola setosa e sensuale come le sue creazioni: cioccolatini rigorosamente senza l'aggiunta di zuccheri, burro, alcool,
conservanti, aromi artiďŹ ciali o additivi, ma nobilitati con frutta fresca e secca, odori e spezie. Ognuno un gioiello, ognuno un equilibrio di saporositĂ , ognuno un universo misterioso da scogliere in bocca. Laurent Gerbaud, un maestro chocolatier che in Cina, dove ha passato un lungo periodo lavorativo, ha scoperto sapori e profumi orientali che hanno trasformato le sue idee sul cioccolato. Alla base delle sue creazioni il cioccolato 75% fondente, una fusione di cacao Trinitario del Madagascar e Nacional dell'Ecuador con il quale crea cioccolatini dal gusto intenso e forte, fatti a mano e in vendita nel suo
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negozio nel cuore di Bruxelles, ma anche a Londra, Berlino e Parigi. Segno distintivo della produzione di Gerbaud un marchio rosso – cioccolato in mandarino - e la possibilità di scoprire i segreti della sua arte durante i workshop settimanali a Bruxelles dove si impara a temperare il cioccolato e creare cioccolatini personalizzati, scegliendo tra gherigli, frutti e spezie per portare a casa squisitezze esclusive e ghiotte. pmf• www.chocolatsgerbaud.be www.belgioturismo.it
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Kaleidoscope
Il “Readers' Award 2016” all'Hotel Brunelleschi di Firenze
A
pprezzato per lo charme e il valore storico
della struttura, lo stile sofisticato ed elegante
e per l'invidiabile posizione a due passi dal
Duomo, l'Hotel Brunelleschi di Firenze è vincitore del premio Readers' Award 2016, assegnato il 2 novembre 2015 a Londra durante il WTM (World Travel Market). L'ambìto riconoscimento mira a valorizzare l'eccellenza delle strutture ricettive raccomandate nelle guide Condé Nast Johansens e viene attribuito dopo un'attenta analisi delle opinioni di lettori, viaggiatori e esperti. L'Hotel Brunelleschi non è nuovo ai riconoscimenti da parte di Condé Nast Johansens: ne è entrato a far parte nel 2012 ed è oramai un habitué alle nominations agli Awards di Londra, in un crescendo di categorie che testimonia l'apprezzamento e il consenso degli ospiti, nonché gli standard elevati. Nel 2012 aveva vinto il titolo di “Most Excellent Newcomer 2013”; l'anno successivo figurava fra i finalisti del lusinghiero titolo “Best City Hotel”, nel 2014 è stato candidato fra i “Best for Meetings”. Situato in un'armoniosa piazzetta nel centro storico fiorentino, su Via de' Calzaiuoli, a pochi passi dal Duomo, Palazzo della Signoria e Galleria degli Uffizi, l'Hotel Brunelleschi è attorniato dalle vie dello shopping e dai musei più famosi della città. Dal punto di vista architettonico l'hotel spicca per una particolarità:l'edificio ingloba nella facciata una torre circolare bizantina del VI secolo e una chiesa medievale, interamente ristrutturate nel rispetto delle caratteristiche originali. All'interno, un museo privato conserva reperti rinvenuti durante il restauro della Torre e un calidarium di origine romana, oggi incastonato nelle fondamenta. L'Hotel Brunelleschi fa parte degli Esercizi Storici Fiorentini. Recentemente rinnovato in uno stile classico contemporaneo estremamente elegante, negli ambienti predominano i colori chiari e il grigio della tipica pietra serena. L'albergo ha un Ristorante gourmet, il Santa Elisabetta, uno degli indirizzi gastronomici più interessanti su Firenze, situato in una sala intima con solo 7 tavoli al primo piano della torre bizantina facente parte
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dell'hotel, la cui cucina è firmata dallo Chef Giuseppe
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Kaleidoscope
Emozioni “glaciali” all'ICEHOTEL di Jukkasjärvi, nella Lapponia svedese Foto di Paulina Holmgren - www.icehotel.com
ra l'intero albergo si scioglie, tornando così al fiume
U
realizzazione di una struttura di 1200 mq di complemen-
Torne. Per l'inverno 2016/2017 l'ICEHOTEL prevede la
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n elefante a grandezza naturale, una quinta tea-
trale drammatica ispirata alla Russia degli zar e
to all'albergo invernale pensata per essere usufruita tutto
una "Love capsule" degli anni '70, sono solo alcu-
l'anno con spazi per il bar, la mostra di ghiaccio e le suite
ne delle brillanti creazioni che gli ospiti troveranno
per il pernottamento. Gli impianti ad energia solare, che
nell'ICEHOTEL di Jukkasjärvi, che quest'anno sarà inau-
si avvarranno dei 100 giorni estivi in cui il sole non tra-
gurato l'11 dicembre. L'ICEHOTEL avrà 19 suite, ognuna
monta mai a queste latitudini, consentiranno al visitatore
diversa e scolpita a mano. La quantità di neve utilizzata
di vivere un'esperienza di ghiaccio permanente. Quando
per realizzare le 55 camere dell'albergo, il bar e la chiesa
arriva l'inverno il complesso permanente sarà inglobato
sarebbe sufficiente per fare 700 milioni di palle di neve,
al classico hotel di ghiaccio. Con un albergo aperto tutto
mentre solamente per i lampadari ci vogliono 1000 cri-
l'anno gli ospiti potranno godere dell'alternativa di fare
stalli di ghiaccio fatti a mano. Costruire l'hotel ex novo
una visita al magico complesso dell'ICEHOTEL anche
ogni anno richiede un'enorme quantità di lavoro, che
d'estate, combinandola con attività tipiche estive come
inizia con la raccolta di circa 5000 tonnellate di ghiaccio
un'escursione sotto il sole di mezzanotte.L'ICEHOTEL è
dal fiume Torne nel mese di marzo, mentre il periodo di
situato nella piccola comunità di Jukkasjärvi, a 15 minuti
costruzione vero e proprio è tra ottobre e dicembre.
dalla città di Kiruna, raggiungibile in 1h30 da Stoccolma
ICEHOTEL è aperto da dicembre ad aprile, poi in primave-
con voli SAS e Norwegian.•
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Kaleidoscope
Cambogia
il Sarai Resort & Spa
P
romesse esotiche ispirate all' architet-
tutte con una vista sulla zona piscina. Parti-
tura del Marocco in un albergo bouti-
colarmente spaziose quelle dotate di un pia-
que di lusso che si trova a Siem Reap
no superiore stile loft con angolo studio e
nel cuore della millenaria cultura Khmer. Il
grandi terrazze, mentre nella Presidential
candido stile moresco del Sarai Resort & Spa
Pool Suite all'ultimo piano c'è una piscina
accoglie l'ospite nel grande atrio dai motivi
privata. Ottima la scelta tra specialità sud-est
arabeggianti dove tutto - dalle finestre in
asiatiche a quelle tradizionali cambogiane
ferro battuto nero ai pavimenti scintillanti di
nel Goat Tree Garden Restaurant dove, dalle
maiolica simili a tappeti antichi lavorati a
prime ore dal mattino per chi deve uscire per
mano, e dalle pale al soffitto che girano
vedere l'alba ad Angkor Wat, viene servita
pigramente alle palme in grandi vasi di cera-
una ricca colazione à la carte. Il Resort è dota-
mica color zafferano- fa da sfondo alla vista
to di una piccola palestra, e nella Seasons
sulla piscina da Mille e Una Notte. Con un
Spa i trattamenti wellness vanno dai mas-
fondo che richiama i colori del Mediterraneo
saggi tradizionali Khmer a raffinati elisir per il
e comodi lettini che invitano all'ozio e al
viso e per il corpo. pmf•
relax, è una vera pièce de résistance. In stile minimalista e con tonalità fresche le camere,
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www.sarairesort.com
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Foto copertina: Niger di Anna Alberghina
Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com www.emotionsmagazine.com Progetto Grafico, impaginazione e creazione logo Emotions Ilenia Cairo icairo@emotionsmagazine.com Collaboratori Anna Alberghina, Anna Maria Arnesano, Giulio Badini, Luisa Chiumenti, Giuseppe Garbarino, Pamela McCourt Francescone, Mariella Morosi, Annarosa Toso Traduzione testi Pamela McCourt Francescone Responsabile Marketing e Comunicazione Mirella Sborgia msborgia@emotionsmagazine.com Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 - 00198 Roma Tel. e fax 068417855
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 - N° 310/2011 Copyright © - Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Casa Editrice che ne detiene i diritti.
arte
n
La fantasia non fa castelli in aria, ma trasforma le baracche in castelli in aria. Karl Kraus
srl
viaggi e cultura
falegnami dal 1841