Emotions magazine rivista viaggi e turismo aprile 2014 anno3 n11

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viaggi e cultura prima edizione - Anno 3 n°11 aprile 2014

KENYA TANZANIA KUCHING RUSSIA ISOLE LÉRINS COMO SOAVE



Sommario

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pag. 6

Speciale Africa

Tanazania di Anna Alberghina

pag.26 Il fascino sottile di KUCHING di Pamela McCourt Francescone pag.32 Speciale Russia Da MOSCA in crociera sul Volga di Teresa Carrubba pag.40 Speciale Russia SAN PIETROBURGO maestosa ed elegante di Teresa Carrubba pag.48 SAINT HONORAT di Annarosa Toso pag.54 LAGO DI COMO di Luisa Chiumenti pag.62 VIA DEL SOAVE di Mariella Morosi pag.66 PINOCCHIO di Giuseppe Garbarino pag.72 UN MARE DI CONCHIGLIE di Giulio Badini pag.78 POLINESIA FRANCESE di Mirella Sborgia pag.88 GOMMA AMERICANA di Mariella Morosi pag.92 KALEIDOSCOPE

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pag 16 Speciale Africa KENYA I popoli del Nord di Anna Alberghina



editoriale Il risveglio della natura coincide con quello dello spirito e del desiderio di viaggiare. Nuove mete, nuove esperienze, e sempre di più emergono gli esploratori a lungo raggio. Quelli che subiscono il “Mal d'Africa” e vogliono vivere e rivivere la languida melancolia dei parchi in cui appostarsi all'alba per sorprendere un giaguaro in cerca di una pozza d'acqua, mirano ai safari fotografici di Kenya e Tanzania. O ancora, sempre più lontano, c'è chi decide di inoltrarsi nel Borneo malese, tra l'intrigo misterioso della giungla e il fascino sottile di Kuching, capoluogo del Sarawak. I viaggiatori romantici, si proiettano invece verso luoghi dalla bellezza pura, dove la natura prorompe e trionfa su ogni altra attrattiva. La Polinesia francese, con le sue tinte pastello e i suoi atolli che sembrano usciti dal sogno di un fantasioso pittore. Gli amanti delle crociere fluviali dovrebbero progettare una traversata del Volga che da Mosca raggiunge S. Pietroburgo oppure si sofferma nelle piccole città storiche dell'Anello d'oro. Tutta mediterranea, invece, l'atmosfera delle Isole di Lérins, proprio di fronte a Cannes, con l'Abbazia di Notre Dame. Altra ancora, l'aria che si respira attraversando il Lago di Como, con la lentezza che si conviene all'ambiente per ammirare le magnifiche ville sulle sponde, dal fascino austero e un po' retrò. E, sempre rimanendo al nord dell'Italia, i sostenitori del turismo enogastronomico potranno imbastire un viaggio lungo la strada del Vino Soave che si snoda tra i colli dell'Est veronese, tra castelli e borghi.

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SPECIALE AFRICA

TANZANIA, l'Africa dei safari

Tanzania

l'Africa dei safari

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7 Testo di Anna foto di Giulio

L

Maria Arnesano Badini e Archivio

a semplice parola Tanzania richiama subito alla men-

te l'immagine di ingenti quantità di animali selvatici,

collocati in un contesto ambientale di Africa primor-

diale, e frotte di turisti impegnati con i fuoristrada nei safari, parola ambigua che un tempo indicava stragi di animali da parte di sanguinari cacciatori che si proclamavano amanti della natura (forse di quella morta !), mentre oggi si riferisce all'incruento turismo naturalistico di semplice osservazione della fauna, capace di fornire un contributo fondamentale al pil di diverse nazioni (nel caso specifico il 20 %). La Tanzania, con il confinante e più famoso Kenya,

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SPECIALE AFRICA

TANZANIA, l'Africa dei safari

rappresenta infatti il luogo migliore per un safari nell'Africa orientale. Grande tre volte l'Italia, tra parchi e riserve protegge il 28 % del territorio nazionale (una superficie estesa quasi quanto l'Italia), ma aggiungendo le riserve forestali si sale al 40 %, un record a livello continentale e mondiale. L'interno si presenta come un vasto altopiano ad un'altezza di 1-1.500 metri ricoperto da foresta rada, savana più o meno arborata e da steppa semidesertica, circondato da enormi laghi e da alte montagne di recente formazione. Con parecchie peculiarità a livello geografico e ambientale. Qui hanno le loro sorgenti due dei maggiori fiumi del mondo, Nilo e Congo, che con gli altri corsi minori versano le loro acque nel Mediterraneo, nell'Atlantico e nell'oceano Indiano. Tra i laghi che la circondano vanno ricordati il Vittoria, maggiore per estensione in Africa e terzo nel mondo, e il Tanganica, che con i suoi – 1.435 m è tra i più profondi in assoluto. Tra le montagne il Kilimangiaro, con 5.895 m massima vetta del continente sempre imbiancato di neve anche se si trova poco sotto l'Equatore, il Meru (4.566 m) e il cratere del vulcano Ngorongoro, con i suoi 20 km di diametro e 700 m di profondità tra i maggiori al mondo. Per le loro caratteristiche ambientali Kilimangiaro, Nogorongoro e i parchi di Serengeti e Selous sono stati inclusi dall'Unesco nella lista del patrimonio dell'umanità. Il cratere di Ngorongoro, che risale all'attività vulcanica degli ultimi 25 milioni di anni, offre nella sua caldera a 2.200 m di quota in assoluto la maggior densità di fauna selvatica della terra (25 mila animali di grossa taglia), con rappresentate tutte le specie presenti nell'Africa orientale: leoni, elefanti, rinoceronti, bufali, gnu, gazzelle, zebre, antilopi e, nel lago salato situato sul fondo, enormi stormi di fenicotteri rosa. Non a caso è stato paragonato all'Arca di Noè e al Giardino dell'Eden. Il più famoso di tutti rimane il Parco di Serengeti, confinante con il famoso parco kenyoto di Maasai Mara. Qui si può avere un'idea di come poteva essere l'Africa orientale prima dell'arrivo e dello sterminio faunistico operato dall'uomo bianco cacciatore alla fine del XIX secolo. Sulle infinite savane vi sono milioni di ungulati in perenne movimento alla ricerca di pascoli e acqua, controllati e seguiti a vista dai predatori, a formare uno degli spettacoli più impressionanti che si possa vedere in natura; si tratta infatti della maggior concentrazione di erbivori al mondo: un milione e mezzo di gnu, un milione di gazzelle, 300 mila zebre, 74 mila bufali, 10 mila giraffe, 7.000 elefanti, 100 rinoceronti strettamente marcati da leoni, leopardi,

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ghepardi, iene, licaoni e coccodrilli. Durante la stagione


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TANZANIA, l'Africa dei safari

delle piogge questi vivono nel Maasai Mara, ma quando

se ogni giorno divorano infatti 4.000 tonnellate di erba,

laghi e fiumi si seccano gli erbivori partono in massa

la concimano anche con 420 tonnellate di escrementi,

verso ovest, destinazione Serengeti, in cerca di nuovi

contribuendo a fare ricrescere nuova vegetazione, in un

pascoli, per fare ritorno ad est prima della nuova stagio-

ciclo continuo. Il parco nazionale di Ruaha nel sud,

ne delle piogge, con un percorso circolare di 2.500 km.

secondo per estensione nel paese (grande come l'Alto

Si tratta della maggior migrazione periodica di fauna

Adige, ma che con le riserve confinanti aumenta la

selvaggia del pianeta, macroscopica rappresentazione

superficie del triplo, grande cioè come il doppio della

dell'epica e perenne lotta per la sopravvivenza. La pre-

Calabria), è uno dei meno visitati per le difficoltà a

senza di un così elevato numero di erbivori svolge una

raggiungerlo e la scarsità di strutture, ma di un'austera

precisa funzione ecologica a vantaggio dell'ambiente:

bellezza per gli scenari grandiosi e incontaminati. For-


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TANZANIA, l'Africa dei safari

mato da ondulate colline punteggiate di alture isolate ricoperte da savane alberate con baobab, acacie e arbusti spinosi, foreste di mombo e boscaglia, presenta un'enorme varietà di animali rari come kudu maggiore dalle corna a spirali lunghe 180 cm, lo striato kudu minore, antilopi nere ed equine, gazzelle di Grant, uccelli inusuali come bucarvi e otarde, e poi elefanti, bufali, leoni, leopardi, ghepardi, iene, licaoni e un gran numero di impala, gazzelle e antilopi. Il fiume Great Ruaha e gli altri minori pullulano di ippopotami e di coccodrilli lunghi fino a 5 metri. • L'operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.viaggilevi,com), specializzato con il proprio catalogo “Alla scoperta dell'insolito” in percorsi a valenza ecologica e ambientale, propone in Tanzania un confortevole tour di 10 giorni dedicato ai soli parchi di Serengeti, Ngorongoro e Ruaha, con pernottamenti in esclusivi e raffinati campi tendati e resort e i trasferimenti interni su aerei privati. Partenze individuali settimanali con voli di linea Ethiopian Airlines o Klm da Milano e Roma per tutto l'anno, pensione completa, guida-autista di lingua italiana. In Tanzania

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Viaggi Levi propone altri due itinerari.


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Kenya SPECIALE AFRICA Kenya, i popoli del Nord

i popoli del Nord

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testo e foto di Anna

Alberghina

L

'Africa, si sa, non è un continente qualsiasi! E' in grado di generare forti passioni, potenti ispirazioni ed incon-

solabili nostalgie. Questo inspiegabile miscuglio di sensazioni è ciò che viene comunemente definito “mal

d'Africa”. Il Kenya del nord, così diverso da quello dei grandi parchi, meta ormai di un turismo di massa, è proprio il luogo perfetto per contrarre questa curiosa “ malattia”. A cavallo fra Kenya ed Etiopia si trova un'immensa distesa di sabbie e savane semi-aride: è il territorio dei Gabbra. Si tratta di una popolazione nomade, di origine cuscita che si dedica all'allevamento dei cammelli e vive in perfetta armonia con i ritmi delle stagioni, in perenne attesa delle scarsissime piogge. Le loro capanne, destinate ad essere spostate per seguire gli animali, sono piccoli igloo di sterpi e paglia, rivestiti di cartone e stracci colorati. In ogni villaggio, una ventina di capanne circondano i recinti spinosi che custodiscono gli animali. I Gabbra hanno la pelle ambrata ed i lineamenti delicati. Le donne, slanciate ed eleganti, avvolte in tessuti colorati, paiono farfalle. L'arrivo di uno straniero al villaggio è una festa. Indossano i tessuti migliori per ballare tutte insieme, fra risa e battimano, la loro danza rituale. Questo popolo mantiene inalterata la propria cultura e struttura sociale basata sull'organizzazione in clan patrilineari. La famiglia, per lo più monogamica, è il fondamento della società. Gli anziani amministrano la giustizia, dirimono i problemi e

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prendono le decisioni importanti, ma ciò che più carat-

dagli etnologi una popolazione “nilo-camitica”, sono un

terizza la loro struttura sociale è il sistema delle classi di

popolo orgoglioso, con la fama di feroci guerrieri che

età. Ogni passaggio di fase, che comporta poteri e pre-

per sopravvivere ha dovuto sviluppare grandi capacità di

stigio, viene celebrato con grande enfasi. Poco più a

adattamento. Pur vivendo di pastorizia, non disdegnano

nord, sulle sponde del mitico Lago Turkana, sono stati

la coltivazione della terra e si cibano di tutte le carni che

ritrovati i resti dei più antichi ominidi che abitarono il

riescono a procurarsi. Le donne indossano caratteristi-

nostro pianeta. Un vero inferno,eppure di una bellezza

che gonne di pelle di vacca ed esibiscono un' impressio-

mozzafiato! Il Lago, chiamato anche il Mare di Giada, ha

nante quantità di collane fatte con perline colorate. Que-

in realtà un colore, più che verde, quasi nero poiché

sti sono gli unici colori vivaci che i neonati, attaccati al

riflette le rocce laviche ed i coni vulcanici che lo circon-

seno materno, possono vedere in un universo totalmen-

dano. Fatta eccezione per i radi arbusti spinosi, di vege-

te bruciato dal sole. Sono cariche di orecchini ed il labbro

tazione non vi è quasi traccia e sembra impossibile che

inferiore viene perforato per ospitare un piccolo orna-

ancora oggi, così tanti popoli si ostinino a sopravvivere

mento metallico. L'acconciatura, invece, prevede che sul

lungo le sue rive. L'estremo isolamento e le condizioni di

capo rasato venga lasciato crescere un solo ciuffetto di

vita quasi proibitive, in un habitat infernale dalle tempe-

capelli intrecciati ed impastati con l'ocra. Anche gli uomi-

rature elevatissime, permettono di incontrare popoli

ni esibiscono acconciature straordinarie, incrostate di

come i Turkana, gli El Molo ed i Rendille che hanno con-

fango, pitturate di azzurro ed abbellite con piume di

servato lo stile di vita tradizionale. I Turkana, definiti

struzzo. Per preservarle, non si separano mai dai poggia-


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SPECIALE AFRICA Kenya, i popoli del Nord testa di legno intagliato. I famosi coltelli circolari da polso, un tempo usati per i combattimenti corpo a corpo sono oggi destinati per lo più ad usi domestici. Il sistema sociale Turkana si fonda sulla famiglia allargata, un nucleo autosufficiente composto da padre, mogli, figlie e figli con relative mogli. Vari clan possono aggregarsi in un unico villaggio. Il bestiame è il fulcro della loro esistenza e viene difeso a costo della vita. Le mandrie, di proprietà, fino alla morte, del padre (ekapolon) vengono pascolate da bambini e ragazzi. Solo verso i 30 anni i giovani possono pensare al

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23 matrimonio, vero e proprio contratto gestito dagli anziani. Vivono in estesi villaggi di capanne circolari di paglia, intorno all'oasi di Loyangalani. I Rendille, gruppo etnico cuscita di origine somala, vivono accanto ai Turkana in un loro villaggio. Hanno molti elementi di somiglianza con i Samburu di cui imitano gli ornamenti e le cerimonie. Sono anch'essi allevatori di bestiame, con il quale vivono quasi in simbiosi e la loro alimentazione è ancora basata su di una mescolanza di latte e sangue che custodiscono in magnifiche zucche decorate. Le donne Rendille, a differenza di quanto si verifica in altre società africane, godono di grande considerazione e sono padrone assolute della casa. Ciò che caratte-

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rizza il loro abbigliamento è la voluminosa collana

Kenya, poche decine di individui. Anche cultura e tradi-

nuziale di fibre vegetali intrecciate, ornata di cuoio e

zioni sono ormai quasi assimilate a quelle dei loro vicini.

perline ed indossata al di sopra di tutte le altre, fin quasi

Dalla cultura Samburu hanno adottato la pratica della

a nascondere il viso. Gli El Molo sono un piccolo gruppo

circoncisione maschile e femminile. Vivono lungo le

etnico che solo qualche anno fa sembrava destinato a

sponde del lago, dedicandosi alla pesca del pesce per-

scomparire, decimato dalle carenze alimentari e dalle

sico e della tilapia e, poiché ne bevono le acque salma-

malattie dovute ai matrimoni fra consanguinei. Oggi il

stre, hanno ormai tutti i denti bruniti e corrosi. Il lago

loro numero e le loro condizioni di vita sono migliorati

Turkana, infestato da coccodrilli e spesso agitato da

grazie ai matrimoni con i Turkana ed i Samburu e,

tempeste improvvise, è un luogo ben insidioso per una

soprattutto, grazie agli aiuti della missione di Loyanga-

pesca ancora praticata con l'arpione, da piccole zattere

lani. Gli El Molo purosangue sono l'etnia più piccola del

costruite con tronchi di palma dum! I Pokot sono inse-


25 diati sulle sponde del Lago Baringo, lungo il percorso della Rift Valley. Popolo di lingua nilotica, sono in parte agricoltori, ma soprattutto pastori. Da tempo immemorabile sono, con i Turkana ed i Karimojong dell'Uganda, i protagonisti di piccoli guerre tribali scatenate dal furto di bestiame. Gli animali vengono macellati molto raramente. Servono molto di più da vivi, poiché forniscono il latte che è alla base della loro alimentazione. Simbolo di ricchezza e prestigio, i bovini sono indispensabili per pagare il “ prezzo della sposa”. Le donne indossano straordinarie collane piatte di perline colorate, che stigmatizzano tutte le tappe importanti della loro vita. L' organizzazione sociale si fonda sulla suddivisione in classi di età a cui si accede attraverso cerimonie di iniziazione. Gli anziani prendono tutte le decisioni importanti e presiedono feste e cerimonie religiose. Venerano il sole, la luna, gli spiriti dei defunti e credono in un'entità suprema (Torotot) a cui destinano preghiere e libagioni. E' compito degli stregoni mediare le relazioni fra i membri del clan e gli esseri soprannaturali. Addentrarsi in queste terre estreme, dove la vita è una sfida quotidiana, significa affacciarsi, per un breve momento, ad un mondo arcaico, rimasto miracolosamente immune alle trasformazioni dell'era tecnologica. •

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Il fascino sottile di Kuching

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Il fascino sottile di

"Le serate miti erano d'incanto. Le libellule trasformavano gli arbusti sotto la veranda in fari tremuli e freddamente luccicanti, e gli alberi in fiore riempivano l'aria di profumi soavi." W. Somerset Maugham

Testo di Pamela

McCourt Francescone

Q

uando lo scrittore inglese W. Somerset Maugham

altro inglese, James Brooke. E fu proprio Brooke a dare alla

giunse a Kuching nel 1929 subì l'incanto della cit-

città il nome Kuching che in malese significa gatto. Non è

tadina pigramente adagiata sul fiume Sarawak e

dato sapere se trovò ispirazione nel grande numero di gatti

del suo passato pittoresco e avventuroso. Kuching era stata

che ieri – come ancora oggi – popolavano le rive del fiume

la capitale di una dinastia fondata un secolo prima da un

o se, più prosaicamente, questo autoproclamato sovrano

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Il fascino sottile di Kuching inglese lo scelse perché la parola cinese "Gu Chin" significa porto. Intrigante la storia di Brooke, figlio di un magistrato di provincia, che si stabilì a Kuching nel 1838 in rappresentanza della Compagnia delle Indie. A quei tempi il Sarawak faceva parte del sultanato di Brunei, e Brooke divenne presto un alleato prezioso del sultano, aiutandolo a reprimere le incursioni piratesche, una minaccia sempre presente, e a riformare l'amministrazione del sultanato. Come ringraziamento il sultano cedette a Brooke una parte del suo regno, quello che oggi conosciamo come il Sarawak, e in pochissimi anni Brooke divenne a tutti gli effetti il re del Sarawak. Il mitico Rajah Bianco, colui che nei racconti di Salgari era l'acerrimo nemico di Sandokan l'affascinante pirata gentiluomo il quale, a diffe-

renza di Brooke, era meramente il frutto dell'immaginazione dello scrittore veneto. Kuching è una città che si presta a essere scoperta a piedi. La parte più interessante, quella con quasi tutti i monumenti e i punti di maggiore interesse, si raccoglie intorno al fiume. Particolarmente suggestivi i giardini sul lungofiume che si estende dalla zona dei grandi alberghi fino al mercato e ai negozi di Old Town. Qui approdano i piccoli "tambang", imbarcazioni tradizionali che a tutte le ore fanno la spola da una riva all'altra del fiume. Sulla riva di fronte a Old Town sorge il nuovo Palazzo dell'Assemblea Legislativa. Austero e imponente, assomiglia a un grande fiore con petali leggermente aperti verso l'esterno e, a coronarlo, un tetto dalla forma del tradizionale ombrello “payung”. A destra e a

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sinistra del Palazzo dell'Assemblea Legislativa sorgono due


29 dei monumenti storici più importanti della città: l'Astana e il Forte Margherita. L'Astana è stata una della residenze ufficiali della dinastia Brooke. Costruita dal secondo rajah, Charles Brooke come regalo di nozze per la moglie Margaret, è un grazioso edificio bianco merlato. Non lontano, sulla stessa riva si trova il Forte Margherita che proteggeva la città dai pirati e ora è la sede del Museo della Polizia, il Polis Muzium, con armi confiscate nei secoli a pirati, banditi e malviventi. Sulla riva meridionale del fiume sorge la Square Tower, una robusta torre quadrata costruita nel 1879 come la prigione della città e, poco distante, il tribunale costruito nel 1874 come sede del governo e ora sede dell'Alta Corte del Borneo. Davanti all'edificio si può ammirare un monumento commemorativo a Brooke con quat-

tro targhe che rappresentano le quattro razze principali del Sarawak: iban, malay, europea e cinese. Proseguendo verso il centro della città lungo il Main Bazaar troviamo una successione di negozi di antiquariato, artigianato e articoli di ogni genere. Non lontano sorge il piccolo tempio di Tua Pek Kong, affollato a tutte le ore da fedeli che vengono per comprare i lunghi, sottilissimi incensi da bruciare, e chiedere grazie alle divinità. Una vera apoteosi di colori sgargianti con bassorilievi di draghi dalle forme mostruosamente contorte e tetti in stile pagoda. Lungo Jalan China, Jalan Bishopgate e Jalan Carpenter, la Chinatown di Kuching, si possono assaporare i ritmi quotidiani della città nei ristorantini tipici davanti a una ciotola di minestra fumante o qualche gustosa specialità della cucina locale. Molti i negozi di sarti cinesi, agopuntura, empori che vendono mobi-

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Il fascino sottile di Kuching

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li, giocattoli e cianfrusaglie e poi, in fila l'una dopo l'altra,

zampina in segno di saluto. Non lontano da Kuching, sor-

tante piccole botteghe di oreficeria. Sulla Jalan India, il

ge il Sarawak Cultural Village. Interessanti le ricostruzioni

cuore musulmano della città, sorge una piccola moschea

dei vari tipi di longhouse di 7 etnie diverse della regione, e

indiana-musulmana costruita nel 1850 e, attraversando la

si può assistere al lavoro di figuranti in costumi tradizionali

piazza Padang Merdeka si arriva al Sarawak State Museum,

che simulano gli antichi mestieri creando cesti, stuoie e

uno dei musei più vecchi e interessanti del sud-est asiatico

oggetti in vetro soffiato. Nella riserva di Semenggoh, un

con collezioni di dipinti, animali imbalsamati nonché colle-

centro di riabilitazione per orangotanghi, si entra nella

zioni di costumi e tessuti pregiati. Per gli amanti dei felini

foresta pluviale. Numerosi i sentieri che attraversano il

un soggiorno a Kuching non può essere completo senza

sottobosco e, seguendoli, si possono ammirare maestosi

una visita al Cat Museum, mentre all'incrocio di Jalan Abell

alberi come i dipterocarpi e delicate orchidee nonché mol-

e Jalan Padungan troviamo un monumento in puro stile

ti dei volatili tipici di questo ambiente. Ma è nel parco

Disney: un gattino bianco col sorriso malizioso che alza la

nazionale di Bako che si entra nel cuore della splendida


31 foresta pluviale del Borneo lungo 30 chilometri di sentieri dove è facile imbattersi in alcune tra le specie endemiche più affascinanti del Borneo come il nepente, una pianta carnivora che ha la forma di un boccale con un coperchio e attira e intrappola piccoli insetti. Il Parco Tanjung Datu, che si trova nel punto più occidentale dello stato al confine con il Kalimantan, vanta alcune delle spiagge più belle del Sarawak lambite da acque cristalline. Mente nel Parco Gunung Gading, a circa 120 chilometri da Kuching, cresce la rafflesia, il fiore più grande del mondo che può raggiungere oltre un metro di diametro. Una volta aperto il fiore dura solo pochi giorni e quindi riuscire a vederlo è una vera rarità.•

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R SPECIALE RUSSIA Da Mosca, in crociera sul Volga

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ssia

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da Mosca, in crociera sul Volga

Testo di Teresa

Carrubba

L

a silhouette frastagliata di quelle cupole a cipolla svettanti in croci d'oro, mi rimane negli occhi, ogni volta

che vedo Mosca. Ieratiche e solenni, disegnano la

sacralità di un popolo che ha costruito con coraggio la grande storia della Russia. Mosca. Immensa e grandiosa. Rinascita continua e immutabile incrostazione di civiltà, d'arte e di fede. Nata dai retaggi di abitatori primitivi che, giurano gli archeologi, in questo territorio vivevano di caccia e pesca decine di migliaia di anni fa. Mosca. La conoscevo già e ne serbavo una memoria irrinunciabile. Ma non immaginavo possibile poterla visitare più volte e ogni volta scoprirne un tesoro segreto, un angolo non visto, un'atmosfera inusitata. Soprattutto non sapevo che Mosca potesse essere il punto

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SPECIALE RUSSIA Da Mosca, in crociera sul Volga di partenza per viaggi intriganti come una crociera sul Volga che tocca antichi villaggi, quasi fermi nel tempo, testimoni di una storia gelosamente custodita. Partita da Roma alla volta di Mosca, ho raggiunto la riva della Moscova in cui era attraccata la Motonave Bauman del Kmp Group, che il giorno dopo mi avrebbe portato nel vivo della mia avventura russa. Ma non si può dire di conoscere la Russia se non si è visitata almeno Mosca. E non si può dire di conoscere Mosca se non si è visto almeno il Cremlino. Il primo impatto è con la Piazza Rossa. Mozza il respiro. Una bellezza che penetra e si gioca tutta nelle emozioni. Intime. Inesternabili. Riduttiva ogni parola, insufficiente ogni aggettivo. Va vista. Qui l'uomo riprende le sue vere dimensioni. Non può sentirsi grande. Se non nel pensare che è proprio dalle mani degli uomini che nasce tanta imponenza. Almeno quella urbanistica, architettonica, estetica. Ma il fascino intrinseco della Piazza Rossa, no. Quello non è stato progettato al tavolino di ingegneri e architetti. E' sedimentato nei secoli in una preziosa concrezione di eventi storici e politici, di riti sacri, di imprese commerciali. La più antica piazza di Mosca. Già nel Quattrocento ospitava l'animatissimo Gran Mercato, antesignano degli odierni magazzini Gum, voluti da Lenin negli anni Venti in uno splendido stile Liberty, qui detto “neorusso”. Quello stesso Lenin onorato in gran pompa, fino alla fine del periodo sovietico, nel suo austero mausoleo di granito rosso, al lato ovest della Piazza. Una Piaz-

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è stato progettato al tavolino di ingegneri e architetti. E' sedimentato nei secoli in una preziosa concrezione di eventi storici e politici, di riti sacri, di imprese commerciali. La più antica piazza di Mosca. Già nel Quattrocento ospitava l'animatissimo Gran Mercato, antesignano degli odierni magazzini Gum, voluti da Lenin negli anni Venti in uno splendido stile Liberty, qui detto “neorusso”. Quello stesso Lenin onorato in gran pompa, fino alla fine del periodo sovietico, nel suo austero mausoleo di granito rosso, al lato ovest della Piazza. Una Piazza che sprigiona, ancora oggi, tutto il potere, il fasto e la solennità dell'epoca imperiale. Da qui, attraverso le porte una volta ritenute sante, zar, reali stranieri e patriarchi, entravano nel Cremlino. Il Cremlino. Fulcro vitale, fucina di poteri, sacrario del culto. Un mondo a parte. Cristallizzato nel tempo. Tutto il misticismo della cultura russa sembra concentrato nel bianco abbacinante delle cattedrali e nell'oro delle cupole a schiera, nei solenni palazzi del potere, nel ricco museo dell'Armeria. Un bagno nella storia della Grande Madre, che va gustato con la calma e la curiosità di un visitatore attento. Un giorno a Mosca. Poi si parte per la crociera. La motonave Bauman, del Kmp Group, ha cabine semplici ma attrezzate, varie sale di soggiorno e di ritrovo, intrattenimenti, un buon livello di cucina. Tutto a misura di navigazione fluviale che, si sa, ha poco a che vedere con quella a mare aperto. E la navigazione sul fiume, a differenza della marittima, è lenta, felpata, rilassante. Si entra nel pae-

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SPECIALE RUSSIA Da Mosca, in crociera sul Volga saggio poco a poco, silenziosamente, e si ha il tempo di gustarne i particolari, le atmosfere cangianti, le emozioni che suscita. Dalla Moscova, fiume che concentra fitti verdi rivieraschi, a tratti umanizzati da piccoli villaggi, dopo una navigazione notturna ci s'immette nel più possente fiume Volga. Il passaggio, che avviene alle prime luci dell'alba, è uno spettacolo da non perdere. La nave si ferma davanti a una diga che lentamente si apre. Affacciati a prua si segue l'abbassamento dell'imbarcazione fino a

che il

grande

fiume ti accoglie nelle sue acque, senza sbalzi. Un rito. Un evento straordinario, per i non avvezzi. Ecco lo sguardo aprirsi su un orizzonte più vasto, ma con lo stesso languido stupore. Ecco emergere dall'acqua la punta di un campanile

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SPECIALE RUSSIA Da Mosca, in crociera sul Volga

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di chiesa, ultima traccia di un paesino sommerso. Una sug-

silenzio. Un silenzio forse un tempo interrotto solo dal suo-

gestione tra tante, in questa crociera. Ci si ferma a visitare

no di antiche campane che, qui, sono custodite numerose,

Uglich, una delle più antiche città del Volga che visse la sua

a mo' di museo all'aperto. Merita la chiesa del Profeta Elia,

massima fioritura culturale nel Quattrocento, epoca a cui

nella piazza principale di Yaroslavl, per i suoi straordinari

risale il famoso Cremlino di cui oggi è rimasto il Palazzo di

dipinti. Avvicinandosi di nuovo a Mosca, affacciata su lago

Dimitrij, figlio minore di Ivan il Terribile, e la Cattedrale della

Nero, ci si ferma a Rostov Velikij (La Grande), appellativo

Trasfigurazione del Salvatore. Se si è fortunati, si può entra-

che, oltre all'altra antica città russa Novgorod, ha meritato

re nella Cattedrale proprio nel momento in cui un coro di

quando, già alla fine del primo millennio dopo Cristo era

sacerdoti intona canti lievissimi, di intima suggestione. Il

molto popolosa e ricca. Segno di questo antico potere, in

villaggio, che punteggia grandi spazi verdi, sfoggia tipiche

condizioni architettoniche perfette, il Cremlino Bianco, un

case in legno e palazzetti barocchi o in stile classicheg-

magnifico complesso seicentesco, un tempo residenza del

giante. Qui nasce il primo Museo della Vodka. Seicentocin-

metropolita, cintato da mura imponenti che corrono per

quanta tipi dell'acquavite russa, ben classificati secondo un

un chilometro, interrotte da 11 torri. Il Cremlino ospita quat-

iter geografico e cronologico, raccontano la storia della

tro chiese, di cui la più importante è la cattedrale della Dor-

vodka, con particolare riguardo alle case produttrici più

mizione e due tra i più rari edifici di architettura civile

antiche, come la Tulaspirt, nata a Tula 305 anni fa. La crocie-

dell'Anello d'Oro, il Palazzo Bello e il Palazzo Grande. Il

ra tocca la città di Yaroslavl, a 250 km da Mosca. Nei secoli

Cremlino Bianco di Rostov conserva intatta l'atmosfera di

XVI-XVII era considerata una tra le più belle dell'antica

raccoglimento e contemplazione filtrata da un austero

Russia, la più ricca d'arte. Lungo il fiume si snoda il grande

spirito di potere.•

Monastero della Trasfigurazione del Salvatore, tra mura e

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torri bianche che ben si accordano con il perfetto, mistico

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SPECIALE RUSSIA SAN PIETROBURGO, maestosa ed elegante

Testo e foto di Teresa

F

Carrubba

u Pietro il Grande, per affrancare la Russia dall'isolamento e dal pregiudizio delle corti europee, a concepire l'idea grandiosa e geniale di trasformare

le terre desertiche del delta della Neva in una fuga di splendidi palazzi disegnati secondo gli stili della vecchia Europa, disposti geometricamente alla maniera di Versailles, lungo banchine di granito unite da eleganti ponti ferrati. San Pietroburgo, la città più aperta ed europea della Russia, la più settentrionale delle grandi metropoli mondiali, lo è dunque per il progetto di un uomo. E la sua grandiosità nasce proprio dall'esser concepita come finestra sull'Europa, così enfatizzata anche da Puskin, affacciata prepotentemente sul mare. Da quel 1703, quando furono posati i primi cannoni sui terrapieni dell'isola delle Lepri, che sarebbero diventati la Fortezza di Pietro e Paolo, per proteggere il nucleo della nascente città da possibili attacchi del nemico svedese. Cuore della Fortezza, la più antica chiesa della città, la cattedrale dei SS. Pietro e Paolo, costruita sul sogno dello zar dall'architetto Trezzini, con l'ascetico campanile a cuspi-

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de che al culmine di 122 metri sorregge un angelo portacro-

San P


Pietroburgo maestosa ed elegante

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SPECIALE RUSSIA SAN PIETROBURGO, maestosa ed elegante

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43 ce, emblematico di San Pietroburgo. magnificenza di tesori d'arte che ora lavori pregevoli di Leonardo da Vinci, Una sorta di Pantheon degli zar. l'Ermitage protegge; le sale più antiche Raffaello, Tiziano, Goya, El Greco, Velaz-

museale

Nell'ultima metà del XVIII secolo, il risalgono infatti al suo regno, dal 1754 quez, Rubens, Rembrandt, che ne fanmosaico di bellezze della nuova capita- al 1758. Tuttavia fu la grandiosa zarina no uno tra i primi musei del Mondo. Il le dell'impero zarista si arricchì di una Caterina II a fare trionfo di quelle pre- fasto, tanto amato da Caterina II, emermiriade di gemme. Il museo dell' Ermi- ziosità che ancor oggi ammiriamo. Vol- ge con generosità anche nel suo sontutage, è una testimonianza di quello le la sala dei Gufi, il museo dei Vecchi oso Palazzo, uno dei capolavori archisforzo di attrarre e concentrare cultura Generali, il salotto dei Meloni, una fore- tettonici del barocco russo. La magnifie della precisa volontà di stupire. Anima sta di alberi d'oro popolata di pavoni in cenza della facciata è il giusto preludio culta di San Pietroburgo, affiancata a zaffiri e rubini, animati da movimenti a agli immensi saloni, il principale dei

q u e l m a g n i fi c o e s e m p l a r e orologeria, il tempio con sarcofagi egi- quali è decorato con 800 chili d'oro dell'architettura settecentesca che è il ziani. Più di 2 milioni e mezzo di opere zecchino. Anche se l'Ermitage gode di Palazzo d'Inverno costruito da Bartolo- d'arte, disposte in oltre 1000 sale: fama mondiale, al pari del Louvre, Il meo Francesco Rastrelli, le cui carisma- oggetti dell'età della pietra e del bron- Museo dell'Arte Russa, insediato nel tiche sfumature verdegiada, bianco e zo; collezioni sciite, bizantine, islamiche, bellissimo Palazzo Mikhajlovskij, è lo oro regalano alle acque della Neva persiane, greche, turche, romane, india- scrigno più ricco di opere d'arte di tutto riflessi di grande suggestione.

ne, cinesi, in un rutilante panorama il Paese. Più di quattrocentomila opere,

E' ad Elisabetta Petrovna, figlia di Pietro delle civiltà. Ma, con il tempo, tra cui una preziosissima collezione di il Grande, che si deve l'incipit di quella l'Ermitage si è arricchito anche dei capo- icone, in quello che da sempre è stato

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SPECIALE RUSSIA SAN PIETROBURGO, maestosa ed elegante

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SPECIALE RUSSIA SAN PIETROBURGO, maestosa ed elegante

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considerato il centro artistico di raccolta e di studio di tutte

va, che dopo 4 chilometri e mezzo porta alla "Lavra",

le forme dell'arte figurativa russa, dall'epoca premongola ai

l'enorme convento dove sono sepolti Alessandro Nevskij,

tempi moderni. Ciò rende unico e apprezzatissimo il Museo

Dostoevskij e i maggiori musicisti, vuol dire percorrere un

Russo. San Pietroburgo disegna il suo aristocratico profilo di

lungo tratto della storia dell' architettura russa, dal barocco

palazzi barocchi, di chiese solenni, di piazze maestose, di

al moderno. Così come visitare i parchi cittadini offre un

ponti immerlettati da superbe ringhiere in ferro battuto, di

importante aspetto urbanistico di San Pietroburgo. Asse-

strade immense che nulla hanno a che invidiare agli

condando il gusto settecentesco di arricchire le dimore con

Champs Elisée, sull'acqua. Sul Neva e tra le maglie di una

giardini all'italiana, con tanto di statue e giochi d'acqua, mol-

rete fitta di fiumi e canali, ben 65, che si snodano in un

ti spazi della città conservano splendide architetture di ver-

singolare gioco terraqueo abbracciando persino 42 isolotti.

de, spesso di nobile memoria. Come il Giardino d'Estate,

Irrinunciabile, dunque, l'escursione in battello, perché è

voluto dallo stesso Pietro I nel 1704, a corollario della sua

soprattutto dall'acqua, penetrando nei meandri più nasco-

residenza estiva, il Palazzo d'Estate, costruito su disegno

sti, che si affinano le percezioni di questa splendida ed

dell'architetto Trezzini. Strategicamente valorizzato, su un

elegantissima città. La Prospettiva Nevskij è l'arteria pulsan-

isolotto tra la Neva e il fiume Fontanka, il Giardino è firmato

te, il fulcro dell'eleganza pietroburghese. La centralità della

da una stupenda cancellata artistica scandita da colonne in

Nevskij nasce nel 1737 quando una speciale commissione

granito. Alberi secolari e rari, serre, labirinti di siepi, fontane

decretò lo sviluppo urbanistico della città attorno ad essa.

con giochi d'acqua e lunghi viali punteggiati da statue di

Furono le famiglie aristocratiche a costruirvi per primi

marmo, circa 90, (ai tempi di Pietro I erano 250) opera di

magnifici palazzi, nessuno dei quali doveva però superare in

artisti veneziani. Scrigno di gioielli dell'architettura pietro-

altezza il Palazzo d'Inverno. Passeggiare lungo la Prospetti-

burghese, La piazza del Palazzo, disegnata dal grandioso


47 semicerchio del vecchio Stato Maggiore, in stile neoclassi-

Cuore dell'arte sacra, invece, la collegiata Nostra Signora di

co, al centro del quale si apre l' arco di trionfo. E dalla faccia-

Kazan, dai due monumentali colonnati e la Chiesa della

ta del Nuovo Ermitage, tra il Palazzo d'Inverno e il canale,

Resurrezione, sul canale Griboidov, che ricorda da vicino la

con il suo portone ornato da dieci atlanti di granito grigio.

celeberrima San Basilio di Mosca. Dopo aver costeggiato la

Nella piazza dei Decabristi , che protegge uno dei più cele-

scuola di cavalleria dell'armata rossa, si giunge al Monaste-

bri monumenti equestri di Pietro il Grande e l'ex palazzo del

ro Smolnyj e all'omonimo istituto. Già pensionato per le

Senato, la Cattedrale di Sant'Isacco chiude il magnifico

fanciulle della nobiltà, questo istituto accolse lo Stato Mag-

gruppo architettonico. Opera del francese Montferrand,

giore bolscevico di Lenin, prima e dopo la Rivoluzione

con 72 colonne monolitiche, oggi è diventata un museo di

d'ottobre. Qui Lenin annunciò la vittoria del potere sovieti-

arte sacra. Sant'Isacco, al di là della partecipazione mistica,

co e diramò il famoso appello diretto ai governi e ai popoli

offre ben altre suggestioni, se solo ci si affaccia dalla sua

di tutto il mondo. Qui risiedette il primo governo sovietico

imponente cupola. Da lassù, infatti, si apre la vista mozza-

fino al 1918, anno del suo definitivo trasferimento a Mosca.

fiato della città antica e persino del Golfo di Finlandia. Ma è

Sulla riva destra della Neva, l'isola Vassilievski, posta fra la

aggirandosi nei pressi della Neva e lungo l'incantevole cana-

Grande Neva, la Piccola Neva e il mare, è oggi il centro uni-

le della Mojka che si può apprezzare la magica eleganza di

versitario di San Pietroburgo. Resta l'edificio della vecchia

alcune dimore barocche della nobiltà russa, come il palazzo

Università, del X V I I I secolo, un tempo centro

Stroganov e il palazzo Razumovski. E respirare la cultura più

dell'intellighentia nazionale, con Saltykov-Scedrin, Puskin,

intima di San Pietroburgo, quella della celebre poesia russa

Lermontov, Nekrassov, Gogol, Bielinski, Dostoevskij.•

di Puskin ed Esenin, che vissero proprio in questa zona. La

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via Gogol, poi, dove al n. 17 lo scrittore stese il Taras Bulbo.

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L'isola di Saint Honorat e l'Abbazia di Notre Dame de LĂŠrins

L'isola di Saint Honorat e l'Abbazia di Notre Dame de LĂŠrins

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49 Testo e foto di Annarosa

S

Toso

e capitate a Cannes e la giornata è una di quelle radiose e solari che la Costa Azzurra spesso regala al visitatore, è quasi obbligatorio, dopo aver goduto della Croi-

sette, dell'atmosfera unica della cittadina francese e della sua vivacità, di un po' di mondanità, di una full immersion cinematografica al palazzo del cinema e perché no, di un pranzetto tutto mediterraneo ai sapori della Francia, prendere un traghetto e andare a visitare l'isola di Saint Honorat, di proprietà dei frati cistercensi dal 1500. L'imbarco è facilmente raggiungibile dalla Croisette, la traversata è di circa venti minuti e il giro di tutta l'isola a piedi, fatto con calma e tranquillità, in mezzo ai profumi della macchia mediterranea, può durare al massimo un paio di ore. La camminata, nel silenzio, in mezzo a una natura sconosciuta a chi vive nelle grandi metropoli, al panorama del mare sempre visibile ai nostri occhi, è rigenerante e aiuta a riconciliarsi con il mondo. Se poi

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L'isola di Saint Honorat e l'Abbazia di Notre Dame de LĂŠrins

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siete anche religiosi, all'Abbazia di Notre Dame de Lérins si

minimo di due notti e non può superare la settimana. I frati

può assistere a una messa celebrata con tutti i crismi e con

offrono pensione completa a prezzi molto contenuti. Lo

tutti i sentimenti da uno degli abati che vivono sull'isola.

scorso anno il costo giornaliero era di 42 euro e di 52 euro

Accanto all'Abbazia, come in tutti i monasteri che si rispetta-

per le poche stanze dotate anche di bagno e doccia. Sono i

no, è stato creato un fornitissimo spaccio di prodotti lavorati

frati a decidere chi ha bisogno di avere i servizi in camera e

dai frati. Dalle saponette dai mille diversi profumi, al miele, a

chi può allungarsi fino a un bagno comune. La precedenza è

caramelle di ogni tipo, a marmellate, a liquori fatti in casa,

per i disabili e gli anziani. Le camere devono essere lasciate

alle essenze e quanto avete voglia di portarvi a casa come

pulite prima della partenza dagli ospiti, che normalmente

ricordo dell'isola Saint Honorat. Soprattutto il prezioso vino,

prendono parte concretamente alla vita dei religiosi, come i

vanto dei frati cistercensi che lavorano alla grande vigna che

pasti che si consumano tutti insieme e in silenzio e a

occupa quasi tutta la superficie dell'isola. E se qualcosa vi è

momenti di preghiera. Non si può arrivare di domenica,

proprio piaciuta, potrete bissare l'acquisto tramite internet.

perché i frati sono occupati con le tante funzioni religiose

Il convento offre ospitalità e pensione completa anche alle

domenicali. Sembrerebbero limitazioni insostenibili, eppure

donne e alle coppie. La durata del soggiorno deve essere

i frati non possono soddisfare tutte le richieste. L'hotellerie,

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L'isola di Saint Honorat e l'Abbazia di Notre Dame de LĂŠrins

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come la chiamano i monaci, non ha connessione internet,

l'estate ma solo per una breve visita e per un bagno. In uno

che invece è possibile in una zona attigua per non creare

di questi isolotti disabitati, fu sepolto per un breve periodo

fastidi ad altri ospiti meno tecnologici e più spirituali.Tra

Niccolò Paganini, morto a Nizza nel 1840. Al grande artista

silenzio, profumi e bellezza della natura il tempo scorre vera-

ateo e dal comportamento ribelle e libertino, gli era stata

mente veloce in questo luogo così unico e così particolare.

negata dal vescovo di Nizza degna sepoltura in un cimitero

L'assenza di mezzi di locomozione ci riporta indietro nel

cattolico. Ma poi, il buon senso deve aver avuto la meglio e

tempo, così come il camminare sulle strade non asfaltate,

il grande artista è oggi sepolto nel cimitero ottocentesco

ma perfettamente agibili. Nell'isola oltre al monastero è

della Villetta a Parma. Ma questa è un'altra storia. •

visitabile la cappella della Trinità e la rocca medioevale, dalla quale si gode il panorama sia dell'abbazia che della grande

www.rendezvousenfrance.com

vigna. L'isola fa parte dell'arcipelago de Lérins – che insieme

www.palaisdesfestivals.com

alla più grande Ile Sainte Marguerite è tra le due isole abita-

www.cannes-destination.fr

te. Altri due o tre isolotti sono meta di escursioni durante

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Quel ramo del Lago di Como

Lago di Como quel ramo del

Testo di Luisa

I

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Chiumenti

l fascino intramontabile del lago di Como assume

se facciate delle ville di lusso. L'aria nitida, il cielo azzurro

colori e scorci particolari, quando capiti di solcare

e le acque colme di riflessi multicolori rendono il paesag-

quelle acque tranquille, da una riva all'altra, in battel-

gio palpitante come un vero e proprio acquerello, sul cui

lo, in una giornata invernale, ma perfettamente tersa

sfondo si stagliano anche le prime Prealpi dalle cime inne-

piena di sole. E' il sole luminosissimo che brilla lucente su

vate. Mentre il battello si allontana, si coglie bene il profi-

ogni anfratto delle rive più o meno scoscese, dietro le

lo della città di Como, con gli eleganti palazzetti del lun-

quali si arrampicano i piccoli borghi, o sui prati e gli alberi

go lago su cui si staglia la mole articolata del Duomo. Di

rigogliosi dei giardini, che fanno da cornice alle maesto-

recente il lungolago è stato molto ben sistemato sulla


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Quel ramo del Lago di Como

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57 base di un progetto che, con grande sensibilità ambientale, ha saputo creare una sorta di “promenade urbana” che pur conservando il doppio filare dei tigli, le gradinate sull'acqua e gli ormeggi e rivitalizzando scorci consolidati e tradizionali, ha generato anche nuovi punti di vista. E del resto il nucleo della città romana e medievale si è aperto negli ultimi secoli verso l'acqua con l'edificazione delle ville patrizie, le opere di sistemazione delle rive, la creazione di parchi e spazi verdi, di nuove presenze monumentali, di strutture ricreative e di interventi legati alla fruizione turistica del lago, vissuto come sfondo della vita di tutti i giorni, in un delicato equilibrio tra luoghi dal carattere romantico dove passeggiare, sostare, contemplare e spazi più istituzionali e rappresentativi, comunque sempre privilegiati dal contatto diretto con l'acqua e l'affascinante vocazione paesaggistica. Ma tanti sono stati gli ospiti, quasi sempre artisti, come Hermann Hesse che immortalò Bellagio in un racconto e in alcuni suoi acquerelli e i molti musicisti. E infatti, partendo da Como con il battello, si sentono aleggiare da una riva all'altra di “quel ramo”, le note della “Sonnanbula” , composta da Bellini nella villa di Moltrasio dove soggiornò a lungo, per la “sua” grande interprete Giuditta Pasta che si era fatta costruire una bella villa sulla sponda opposta, a Blevio. Poco è rimasto di tale villa che la cantante aveva voluto in mezzo a uno splendido parco, in tutto simile al Teatro alla Scala. La bella cittadina di Como, non presenta soltanto splendide architetture medioevali, come il grandioso Duomo, in centro città o tante altre belle chiese più periferiche, come San Carpoforo, ma fu anche “culla” della città moderna, a cominciare dalla forte testimonianza di architettura razionalista lasciata da Giuseppe Terragni, nella sua pur breve attività professionale. Egli aveva infatti soltanto 39 anni quando realizzava le sue prime architetture. Questo architetto “comacino” fu colpito da morte prematura, per una trombosi cerebrale, il 19 luglio del'43 e quindi non poté operare nell'Italia liberata del dopoguerra, ma ha lasciato comunque un “segno” incisivo già come “architetto europeo”, attento al dibattito sul Razionalismo, sul Funzionalismo, allora dominante, in un unico ideale sociale che era quello dell'Architettura Moderna, dando vita a un'idea di città, in continua espansione, molto vicina all'idea attuale di “città contemporanea”. Tutte le opere realizzate da Terragni a Como, testimoniano un'attenzione particolare ed esclusiva per il “paesaggio lariano” (“Lario” è appunto il nome del Lago di Como), e di fatto esse sono come dei capisaldi, dei “landmark”, che, ancora oggi segnano ed “indirizzano” la costruzione urbana della città, regolando “saggiamente” il rapporto tra la

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Quel ramo del Lago di Como

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59 città ed il lago secondo una lunga tradizione di architet-

giardini all'italiana, proprio in riva al lago, la bella Villa

tura del paesaggio, di forte vocazione europeista, come

Carlotta, costruita nel sec. XVIII dal marchese Clerici e

era quella dei “Maestri Comacini”. Un'architettura

poi modificata nello stile neoclassico dal conte Somma-

d'avanguardia, giocata in favore della salubrità e

riva. Nella Villa, da cui si gode una splendida, ampia vista

dell'igiene e si potrebbe davvero dire, con parola attuale,

sul lago verso Bellagio, ma anche sulle Grigne e il Legno-

veramente “sostenibile”. Ed eccoci alla Punta del Balbia-

ne, molti sono gli arredi originali e le opere d'arte di gran-

nello, su cui sorge la splendida Villa Balbianello, ora

de valore paesaggistico e i giardini, opera dei successivi

acquisita dal FAI e immortalata da tante belle realizza-

proprietari duchi di Sachsen-Meiningen. E sulla punta é

zioni cinematografiche, con il curatissimo giardino a

Bellagio, spesso definita la “perla” del Lario e in partico-

terrazze, i platani potati a candelabro, i glicini, le antiche

lare tra le sue ville scegliamo Villa Melzi, la bella villa

statue e l'elegante loggia. L'abbiamo vista infatti in “Pic-

costruita tra il 1808 e il 1810 da Giacomo Albertolli su

colo mondo antico” di Mario Soldati, negli anni '40 e poi

incarico di Francesco Melzi d'Eril, cancelliere d'Italia e

nel film “Jakpot” in cui Adriano Celentano è Furio, strava-

grande amico di Napoleone. La villa, fra le più note del

gante giardiniere della Villa, che fa riscoprire ai bambini il

lago, fu creata dapprima come residenza estiva, secondo

contatto con la natura tra i sentieri del giardino sul lago.

lo stile neoclassico seguito nei primi decenni del Sette-

E poi ancora in una sorta di revival del turismo inglese

cento. Circondata da un incantevole giardino in stile

nell'Italia degli anni '30, ambientato non solo a Villa del

inglese che scende fino al lago, vi appaiono tutti gli

Balbianello a Lenno, ma anche a Villa Sola Cabiati a Bol-

elementi tipici dell'architettura di giardini del tempo (dal

vedro e a Villa Olmo a Como in “Un mese al lago” di John

chiosco, alla cappella, opera di Vittorio Nesti (che acco-

Irvin. E fra i molti altri legami con il cinema ricordiamo

glie la tomba di Francesco Melzi , morto nel 1816), due

come, nel 2006, anche James Bond trascorresse nella

statue egizie su basamento antico, il laghetto con le nin-

Villa un periodo di convalescenza dopo una ferita subita

fee, la vasca con la statua di Cupido ed un'altra cappella

nel film “Casinò Royale” di Martin Campbell. E sempre

gentilizia con un portale rinascimentale opera del Bra-

per parlare di cinema sul lago, ecco che in tempi attuali,

mante. L'interno prevalentemente neoclassico, conserva

anche George Clooney ha scelto da un decennio, come

pregevoli opere d'arte, vi sono pareti decorate a stucco

residenza di vero e proprio relax, una villa a Laglio, sul

dall'Albertolli, tele dell'Appiani e sculture del Canova e

Lago di Como. E a Tremezzo apre le sue scalee e i suoi

affreschi di Giuseppe Bossi, il più vivace dei pittori neo-

classici lombardi. Ospiti di Villa Melzi furono in passato Eugenio Beauharnais, Francesco I d'Austria, Stendhal e Listz, celebri personaggi del mondo della cultura e della politica. Proprietari attuali, per via ereditaria, sono i Gallarati Scotti, e il duca Tommaso, diplomatico e letterato. Il museo, la cappella ed il fantastico giardino di Villa Melzi sono visitabili da marzo ad ottobre pagando un biglietto d'ingresso. Ma anche la cucina del lago riserva all'ospite le sue belle sorprese, basandosi comunque su un protagonista eccezionale: il pesce di lago. Il risotto con i filetti di pesce persico è il “piatto nazionale” del Lario, ma altre specialità conservano la memoria di una gastronomia semplice e popolare, i “misultitt”, ormai italianizzati in missoltini, sono gli agoni pescati tra maggio e giugno, essiccati al sole e pressati col sale nelle cosiddette “missolte” di legno. E ancora: il pesce in car-

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Quel ramo del Lago di Como

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61 pione, fritto e marinato in acqua e aceto aromatizzata

digestivo fatto con vino rosso, zucchero, chiodi di garo-

con l'erba “segrigiola”, le alborelle fritte, le trote affumi-

fano, cannella, pezzetti di mela e brandy, e poi fiammato

cate sott'olio, il lavarello al vino bianco e la zuppa di

nel paiolo del “tocc”. A questa cucina si può poi anche

pesce alla Tremezzina, con luccio, trotella, cavedano,

aggiungere un altro tipo di cucina vicino a quello della

bottatrice e persico. Fra i dolci ricordiamo la Resta di

Brianza, di cui ricordiamo almeno la “verzata” , la busec-

Como con frutta secca e canditi e un rametto d'ulivo

ca o foiolo, la polenta e uccelli, i cotecotti con fagioli, la

all'interno dell'impasto, come augurio di pace e buona

“rustisciada”, piatto tipico brianzolo fatto con

fortuna. C'è poi anche una cucina più segreta, quella

lombo di maiale e salciccia rosolati con

degli antichi borghi e delle valli, incentrata sulla polenta

cipolle, la polenta. Manca invece una vera

come la “polenta vuncia”, con formaggio, burro e aglio;

e propria tradizione per quanto riguar-

la “balota”, palline di polenta con cuore di formaggio; il

da i dolci, comunque legati a una cuci-

“tocc”, polenta di farine diverse con burro e formaggio;

na povera. E qui ci fermiamo, ma ciò

l'“urgiada”, orzo perlato cotto sul fuoco e nel fumo del

che abbiamo visto (ben poco in con-

camino; la “furmentada”, minestra di frumento della Val

fronto a quanto altro ci offre il lago)

d'Intelvi con cotenne di maiale; il “mataloch”, dolce con

non si cancellerà più dalla nostra

frutta secca e canditi, la “miascia” con pane raffermo,

memoria visiva, letteraria, umana

burro, latte, uova, zucchero e vino rosso; il “ragell”, un

dall'afflato estremamente romantico.•

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Lungo la Via del Soave

Lungo la Via del

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testo di Mariella

Morosi

L

a strada del Vino Soave si snoda tra i colli dell'Est veronese, tra castelli e borghi, frutteti e vigneti per una cin-

quantina di chilometri. I colori cambiano con le stagio-

ni, ma la scoperta del territorio riserva emozioni tutto l'anno. In primavera la ďŹ oritura del ciliegi colora il paesaggio combinandosi col verde della natura che si risveglia e in estate è bello passeggiare al chiar di luna tra i vigneti. Tutto l'autunno

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Lungo la Via del Soave poi è una lunga celebrazione della vendemmia, con feste e

canze a 4 stagioni lungo la strada del Vino Soave nella Pede-

sagre. La vite prospera da sempre in queste terre, “colli

montana Veneta". Vengono anche organizzati tours nelle

coperti di belle vigne che danno vini finissimi”, come scrive-

città d'arte, Venezia per prima ma anche a Verona, Vicenza,

va nel XVI sec. il letterato bolognese Leandro Alberti. Le

Padova, Treviso, Asolo, Bassano, alle Ville del Palladio e in

belle ville e gli edifici storici sparsi tra le colline rivelano le

altri territori famosi per il vino come la Valpolicella, le aree

scelte di vita dei nobili e dei patrizi della Serenissima. Ma

del Prosecco, i Colli Asolani, i Colli Berici, di Gambellara e del

ancor prima queste terre di serena bellezza attrassero i Sua-

Torcolato di Breganze. E poiché per molti stranieri è di

vi -o Svevi- di Alboino che fondarono la città di Soave, domi-

moda sposarsi in Italia, la Strada propone cerimonie ed

nata dal castello medievale, racchiusa dalla cinta muraria e

eventi in ville, e persino nella casa di Giulietta e Romeo di

attorniata da vigne che rigano il territorio in bizzarre geo-

Verona, con l'inevitabile foto al famoso balcone. Ogni valla-

metrie. E sul vino, quel frutto della vite “di bella bianchezza,

ta custodisce pezzi di arte e frammenti di storia. Nella Val

di chiara purità, nato lo si crederebbe dai gigli” -come lo

d'Iliasi da non perdere è Colognola ai Colli, che durante

definì Cassiodoro, ministro di Teodorico- si è sviluppata nei

l'impero romano era un agro centuriato. C'è anche una bel-

secoli una realtà importante. In nome del vino, infatti, dal

lissima chiesa dell'anno mille: Santa Maria della Pieve. Il

1998 è nata una rete di operatori -cantine, agriturismi,

campanile di Santa Maria Maggiore svetta invece su Mon-

ristoranti, trattorie, alberghi B&B frantoi e aziende

teforte d'Alpone e nel centro storico del borgo meritano

dell'artigianato agroalimentare-.con un'offerta turistica che

una visita il Palazzo Comunale e quello Vescovile. Soprat-

copre tutto l'anno. Si va dagli sport invernali alle ultime cia-

tutto le cantine sono protagoniste di un'offerta enogastro-

spolate di primavera, dagli appuntamenti culturali e natura-

nomica articolata con cene a tema e con pacchetti turistici

listici fino al trekking in Lessinia dove si possono ancora

differenziati che comprendono anche corsi rapidi di foto-

ammirare le case dei cimbri, il popolo che arrivò dalla Bavie-

grafia naturalistica e per conoscere le erbe selvatiche. Diffi-

ra nel 1.200 e si stabilì a Roverè Veronese. Il percorso va poi

cile resistere all'appeal enogastronomico di queste terre.

verso Masenello, Dosso Alto e Parpari. Nella strada per Cam- Parliamo di una delle poche regioni italiane a presentare le posilvano si può ammirare la valle delle Sfingi, dagli enormi

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condizioni ideali per materie prime d'eccellenza: punto

monoliti in calcare. Per diffondere la conoscenza del territo-

base per una ricca e varia gastronomia. C'è una fertile pia-

rio è nato un opuscolo di appena 23 pagine dal titolo: “Va-

nura e abbondanza di acque con produzione ittica, anche


65 se il piatto di pesce più famoso del Veneto, il baccalà, viene

E' un territorio da scoprire senza fretta, anche in bici o a

da lontano. Stoccato secco nelle stive, era cibo prezioso

cavallo e lungo i percorsi molti agriturismi, trattorie, risto-

durante i lunghi viaggi in mare. Nella stagione delle ciliegie

ranti e cantine offrono soste ristoratrici e gustose. Oltre ai

è d'obbligo un'escursione a Cazzano nella Val Tremigna,

piatti tipici, si possono assaggiare prelibatezze quali il for-

dove nasce un'apprezzatissima varietà, la “mora”, squisita

maggio Monte Veronese Dop, la soppressa, il prosciutto

così com'è e ancora di più se trasformata in confetture e

crudo e l'olio extra vergine d'oliva della Valpolicella Dop.

dolci. Il Vino Soave, riconosciuto come "tipico e pregiato"

Tra le feste dell'uva che celebrano il vino Soave c'è la più

dal 1931, rappresenta una delle denominazioni di origine

vivace, il Soave Versus, che si tiene a inizio settembre

più piccole come superficie ma è anche quella a più alta

nell'elegante chiostro del Palazzo del Capitano del borgo

densità viticola d'Italia. Dei 12 mila ettari compresi nella

medievale. Si passa poi alla Festa dell'Uva di Monteforte

Doc, 7 mila sono coltivati a vigna e il vitigno più diffuso è

d'Alpone, nel Soave Classico, con chioschi enogastronomi-

l'autoctona Garganega. I vini più identitari del territorio

ci, gare di pasta fresca e pigiatura e sfilate di carri, per finire

sono il Soave Doc, bianco dai sentori di mandorla e fiori

con la Festa dell'uva di Soave, dove si può bere alla fontana

bianchi, e il Recioto di Soave Docg, vino da meditazione e

che fa zampillare vino e assistere al Palio delle Botti, evento

da dessert ottenuto con le uve appassite sui graticci prima

datato 1929. Il formaggio tipico è il Monte Veronese Dop.

della pigiatura. Le aziende agricole alimentano un articola-

Con il latte Il latte del Monte Baldo e della Lessinia viene

to tessuto produttivo e sociale con le iniziative della Strada,

prodotto in due tipologie diverse: Monte Veronese “latte

in Val d'Illasi e a Mezzane, sulla collina di Colognola, in Val

intero” e Monte vaccino crudo, con aggiunta di fermenti

Tramigna, sulla collina del Soave classico e nella Valle di

lattici autoctoni e caglio. Molte ricette tipiche hanno tra gli

Alpone. Una di quelle che ha avuto particolare risposta è

ingredienti questo buon formaggio: da provare, è

stata "Adotta una Garganega". Con 100 euro l'anno si può

d'obbligo, con la polenta. Facile essere informati sulle ini-

seguire il ciclo produttivo dei grappoli e ricevere poi 12

ziative della Strada grazie ad un App per smartphone e

bottiglie di vino con etichetta personalizzata. Alla scadenza

android con cui si possono ricevere tutte le informazioni

del primo anno, il patto d'adozione può essere rinnovato e,

con almeno due settimane d'anticipo per organizzare un

dopo il secondo anno il nome del vignaiolo adottivo viene

viaggio o per scegliere un pacchetto.•

affisso sul palo di testa del filare.

E poi c'è il sito: www.stradadelvinosoave.com

anno 3 - n°11 aprile 2014


Sulle tracce della storia: Pinocchio, un burattino in carne ed ossa

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testo di Giuseppe

Garbarino

C'era una volta un re, diranno subito i miei piccoli lettori. E invece no, c'era una volta un pezzo di

legno…”

Così iniziava il fortunato libro di Pinocchio, ma il pezzo di legno altri non era che il granduca, quel Leopoldo II detto Canapone che il Giusti esaltò a Re Travicello nell'omonima poesia scritta nel 1841. Ecco che dal testo di Pinocchio emergono tracce di un passato reale, vissuto, un tempo in carne ed ossa, non una favola.Tutto gravita intorno a quel fazzoletto di terra tra Firenze, Sesto, Colonnata, Castello, Calenzano e Peretola, ma andiamo per ordine. Iniziamo dal paese dei Barbagianni…. Colonnata, anzi Sesto Fiorentino, dove si trovava la Manifattura di Doccia, creata nel 1737 dal marchese Carlo

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Sulle tracce della storia: Pinocchio, un burattino in carne ed ossa

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69 Ginori. La sera, alla fine del turno di lavoro, gli operai usci-

periferia ad ovest di Firenze. Un'altra realtà è il Campo dei

vano dal grande cancello e si fermavano a bere un bic-

Miracoli, un luogo dove tutti abbiamo sognato di poter

chier di vino nelle vicine osterie, ricoperti dalla polvere

seppellire una manciata di monete e coglierne dei ricchi

grigia usata per la produzione della porcellana e che ricor-

frutti da un albero magico, ma questo posto esiste vera-

dava il colore delle piume dei barbagianni. Ebbene in que-

mente. Dovete sapere che nel 1873, una nobile famiglia

sto luogo nacque, forse per caso, Pinocchio, si proprio lui,

fiorentina decise di fare sistemare il parco di una sua

il personaggio uscito dalla penna di Carlo Lorenzini detto il

proprietà proprio a Colonnata, una frazione di Sesto, Villa

Collodi, giornalista tra i più noti nella Firenze ottocentesca.

Gerini; l'incarico venne dato a certo Francesco Zoppi, giar-

Pinocchio uscì a puntate sul Giornale dei Bambini nel

diniere di fiducia. Come riportato in un documento con-

1881 e la prima edizione libraria fu nel 1883, ma i riferimen-

servato nell'Archivio di Stato di Firenze, si decise l'acquisto

ti in esso contenuti fanno pensare a venti anni prima, a

di 250 piante di alloro per rifare i vialetti del parco di gusto

quel periodo storico con la fine della dinastia dei Lorena,

romantico, ma durante lo scavo per sistemare le piante

granduchi di Toscana e l'arrivo dei Savoia. Ma torniamo al

ecco saltare fuori un piccolo orcio di terracotta pieno di

Burattino; era un discolo, uno di quei ragazzacci di strada

monete, tante da riempirne due corbelli. La storia ci rac-

che si smarrivano e distraevano per un nonnulla, ma

conta che lo Zoppi portò tutto al padrone della villa, ma a

Pinocchio non è tutta fantasia, i luoghi, personaggi, fatti,

Sesto la notizia del tesoro circolò in un baleno! “Lo Zoppi

tutto era parte di quel mondo oggi scomparso che con i

ha trovato un tesoro! Erano dieci zecchini d'oro, no venti,

suoi ritmi semplici scandiva la vita di questo angolo della

forse cento…” e così quelle che forse erano una manciata

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Sulle tracce della storia: Pinocchio, un burattino in carne ed ossa di vecchie monete di rame nascoste

barattoloni in vetro posti all'esterno

Villa del Belriposo, dove abitavano i

da chi sa chi si trasformarono miraco-

dell'ingresso. Questo locale era a cir-

due fratelli Lorenzini. Giovannina,

losamente in centinaia e centinaia di

ca 50 metri dal Campo dei Miracoli,

come tutte le bambine e bambini di

zecchini d'oro. Da qui il nome, ancora

fuori dalla proprietà Gerini e qui Carlo

ogni tempo e luogo, prima di addor-

oggi usato per il luogo, di Campo dei

Lorenzini si intratteneva spesso con il

mentarsi amava sentirsi raccontare

Miracoli. Ma andiamo avanti. Ricorda-

fratello Paolo, direttore della fabbrica

delle favole e sua madre le parlava

te l'Osteria del Gambero Rosso? Ebbe- dei marchesi Ginori. Altre curiosità ed

spesso di quel Burattino al quale si

intrecci emergono quando si scopre

allungava il naso ad ogni bugia. Come

Osteria del Mangia e Bevi e i gamberi

che Ferdinando Martini, nipote di Car-

prese il nome di Pinocchio? C'è qual-

cotti facevano bella figura in due

lo Gerini proprietario della villa seste-

che incertezza, ma sembra che sia

ne esisteva davvero, si chiamava

se è colui che in veste di direttore del

dovuto ad un opuscolo che Carlo

noto Giornale dei Bambini chiese al

Lorenzini aveva scritto nel 1856, “Un

Lorenzini di scrivere un racconto:

romanzo in vapore. Da Firenze a

“La Storia di un Burattino”, poi chia-

Livorno. Guida storico-umoristica”. La

mato semplicemente Pinoc-

lettura durava giusto il tempo del viag-

chio.Alla fine dell'Ottocento, pro-

gio per chi in treno doveva andare a

babilmente verso il 1886, la villa e il

Livorno, con divagazioni e informazio-

parco vennero ristrutturati e una

ni sulle località che si incontravano

della principali opere fu la creazio-

lungo il viaggio, come appunto Pinoc-

ne di un grande lago con al centro

chio, oggi chiamato San Miniato Bas-

due isolotti, collegati da un arco

so. Torniamo al racconto e ad uno dei

che ricorda curiosamente la boc-

suoi personaggi: l'Omino di Burro. Il

ca aperta di un pescecane, pro-

nome è quello del cocchiere del carro

prio quello che inghiottì Geppet-

che portava i ragazzi nel Paese dei

to e Pinocchio. Nella parte

Balocchi del quale il Collodi delinea

superiore dell'arco in pietra si

questa immagine: ”Figuratevi un omi-

vede oggi un rudere esago-

no più largo che lungo, tenero e untu-

nale, un tempo chiamato la

oso come una palla di burro…”. Ebbe-

casa della Fata dai Capelli

ne esisteva davvero, un quadro fatto

Turchini. Non ci sono

niente meno che da Giovanni Fattori e

ancora certezze, ma

intitolato “La diligenza a Sesto” lo

spesso quanto traman-

ritrae esattamente come descritto.

dato oralmente è la sto-

Il Gatto e la Volpe? Due ladruncoli che

ria vera. Ma il Burattino

vivevano di espedienti e nascondeva-

non fu tutta farina del

no la refurtiva in una tomba etrusca

sacco del Collodi, a

della zona, mentre dietro quasi ogni

raccontargli delle

animale citato nel libro, rigorosamen-

sue birbonate era

te con l'iniziale maiuscola, si cela un

stata una certa Gio-

personaggio dell'epoca, ora un giudi-

vannina Ragionieri,

ce, un banchiere caduto in disgrazia,

una bimbetta di 12

o come per il Pescecane un certo Giro-

anni che andava a

lamo Pagliano, tenore senza talento,

servizio

fortunato inventore di un celebre sci-

nella

roppo, proprietario del Teatro Verdi di Firenze e soprattutto strozzino, un Pescecane che si approfittava delle pene altrui. Ecco la vera storia di Pinocchio, un Burattino, praticamente uno di noi.•


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MUSEO MALACOLOGICO: un mare di conchiglie

MUSEO MALA un mare di conchiglie testo di Giulio

Badini Badini e Archivio

e foto di Giulio

Alzi la mano chi non ha in casa almeno una conchiglia, ricordo di un momento romantico, di una vacanza esoti-

potrebbe continuare a lungo. Conchiglie erano anche le

ca, di un acquisto su una bancarella come souvenir oppu-

prime rudimentali monete usate dall'uomo: esiste una

re semplicemente ricevuta in regalo, che ci piace ogni

Cypraea, non a caso chiamata moneta, che è

tanto accostare all'orecchio per risentire lo sciabordio del

stata usata per secoli (e fino agli inizi del

mare.

Nessuna mano alzata, ovviamente, perché –

anche senza esserne collezionisti – questi curiosi oggetti

1900) appunto come moneta in Africa centrale; in Papua Nuova Guinea

naturali di calcare costituiscono da sempre i frammenti di

si usa la “kina”, una moneta in

vita passata maggiormente diffusi sulla terra, più facil-

madreperla tuttora utilizza-

mente reperibili e, al tempo stesso, anche più amati dagli

ta. Anche il più antico

uomini. Esse sono infatti tra le strutture più ingegnose che

strumento musicale,

la natura abbia escogitato e fin dalle origini delle civiltà

per l'esattezza una

sono state loro attribuite consistenti e misteriose proprie-

tromba, era costi-

tà. Ogni popolo ha utilizzato, a scopo alimentare, decora-

tuito da con-

tivo o pratico, quelle che ha avuto a disposizione e non

chiglie di

appare esagerato sostenere come probabilmente il pri-

Cha-

mo monile per l'uomo – o la donna – preistorico sia stato proprio una conchiglia. E se qualcuno magari pensa di non possederne nemmeno una,

potrebbe anche

sbagliarsi:

forse non ha una qualche conchiglietta, ma possiede un cammeo, una collana di perle, qualche oggetto in madreperla, al limite i bottoni di una camicia elegante, che dalle conchiglie derivano. Perché sono presenti da sempre nella nostra storia e nella nostra cultura: Venere nasce da un pecten gigante, i teatri greci e romani ne avevano la forma, le fontane ne sono piene, Visnù regge in una mano un candido esemplare di Xancus pyrum, sacro

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appesa ai loro bastoni, simbolo di San Jacopo; e l'elenco

per gli Indù, i pellegrini di Compostela portano una cappa


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ACOLOGICO

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MUSEO MALACOLOGICO: un mare di conchiglie

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ronia tritonis: un grosso cono in cui

quella di un bambino di due anni.

mondo per cercarle, entrambi a loro

soffiando da un foro praticato alla

Comparvero nei mari ben 520 milioni

modo costosi. Una raccolta, anche

sommità produceva un suono molto

di anni fa e si estinsero 65 milioni di

modesta, è sempre il frutto di un con-

forte e acuto. Per non parlare dell'

anni or sono, assieme ai dinosauri; se

sistente impegno, economico e di

Hexaplex trunculus, dalla quale i Feni-

ne conoscono ben 10 mila specie

tempo, l'impegno di una vita.

ci ricavavano la porpora per tingere di

fossili e tra quelle attuali il più famoso

Con simili premesse potrà sembrare

rosso i tessuti, ricavandone fama e

è il calamaro gigante, capace di rag-

davvero strano che la maggior colle-

ricchezza. Spesso non ci soffermia-

giungere 18-20 metri di lunghezza. I

zione esistente al mondo non sia pub-

mo a riflettere sul fatto che queste

nicchi dei gasteropodi terrestri pre-

blica, proprietà di qualche museo,

curiose formazioni di carbonato di

sentano una minor variabilità nella

fondazione o università, bensì privata

calcio in natura come tali non esisto-

forma rispetto alle specie marine, ma

-e non certo di qualche magnate-, che

no, ma sono le case e il rifugio di esse-

hanno colori più intensi e, dovendo

non si trovi in qualche mare esotico o

ri animali invertebrati chiamati mollu-

portare la casa letteralmente sulle

in una qualche metropoli marinara,

schi, privi di ogni tipo di difesa e di

spalle, anche gusci più sottili e legge-

ma in Italia, e non in una città portuale

protezione dai loro predatori se non

ri. I colori che tanto affascinano sono

come Genova, Venezia, Napoli o

quella di rinchiudersi dentro la loro

dovuti a speciali ghiandole cromoge-

Palermo, bensì in un modesto portic-

tana di pietra, i quali popolano da tem-

ne poste lungo i bordi del mantello, le

ciolo del medio Adriatico che rispon-

pi immemori e dalla più lontana era

quali secernono pigmenti che si fissa-

de al nome di Cupra Marittima, in pro-

geologica – quell'Archeozoica vec-

no sul carbonato di calcio, depositato

vincia di Ascoli Piceno. Si tratta del

chia di ben 900 milioni di anni – le

a strati. Uno dei maggiori interessi

Museo Malacologico Piceno, questo

acque degli oceani, ma anche i laghi

commerciali rappresentato dai bivalvi

il nome ufficiale e un po' riduttivo vista

e i fiumi, nonché le terre emerse di

è dato dalla loro capacità di produrre

la sua straordinaria importanza, sorto

tutto il pianeta. E furono tra i primi ani-

perle e madreperla, usate in gioielleria

nel 1977 per ospitare l'ormai enorme

mali complessi a popolare la terra e

per le loro proprietà naturali di iride-

collezione di fama mondiale dei fratel-

oggi i loro discendenti, pur con le

scenza; i gusci sono formati da car-

li Vincenzo e Tiziano Cossignani, ospi-

dovute trasformazioni, ne sono i più

bonato di calcio sotto forma di calcite

tata in una sede di 3 mila mq dove

antichi abitanti. Quindi i molluschi, e

e di aragonite, ma soltanto quest' ulti-

occupa 1.800 metri lineari di vetrine

le conchiglie da loro derivate, non

ma è in grado di produrre madreperla.

che espongono qualcosa come 900

popolano soltanto i mari, ma anche

Quindi soltanto poche specie di bival-

mila esemplari, degli oltre 7 milioni

laghi e fiumi -e in questo caso si chia-

vi e gasteropodi producono madre-

della loro collezione privata e di stu-

mano dulciacquicoli- e la terra; per

perla, e ancora meno perle. Almeno

dio, a cui occorre aggiungere una

ogni referenza chiedere ai francesi,

fin dal 1500, quando compaiono i

sala convegni con 200 posti, una sala

gran consumatori di ostriche –mari-

primi trattati di malacologia -la scien-

didattica per 80, una sala proiezioni

ne- ma anche di escargot, le chioc-

za che studia e classifica le conchiglie

per 50, un laboratorio, una biblioteca

ciole terrestri Helix allevate a scopo

attuali-, l'uomo colleziona conchiglie,

con 3 mila volumi -la maggiore

alimentare. La scienza suddivide i

in particolare gasteropodi delle spe-

d'Europa-, la redazione di una rivista

molluschi in sei classi: i più importanti

cie coni, volute, murici e cipree, que-

trimestrale dedicata a studiosi e colle-

sono i Gasteropodi, con oltre 100 mila

ste ultime per la loro naturale lucen-

zionisti e un negozio dove trovare

specie viventi, dove la conchiglia si

tezza. Ma collezionare conchiglie

ogni ben di Dio malacologico. Una

svolge a spirale, seguiti da Bivalvi -25

risulta assai più complicato di quanto

sede capace di ospitare anche quali-

mila specie, tra cui vongole, cozze,

non si possa immaginare. A parte tutti

ficate mostre tematiche. Un insieme

ostriche, e datteri, con conchiglie for-

i problemi di pulizia, conservazione e

da far impazzire anche il più esperto

mate da due valve uguali unite tra

esposizione, ci sono quelli della clas-

collezionista, ma di impressionare

loro- e dai Cefalopodi, molluschi mari-

sificazione, dove occorre destreg-

pure il semplice profano, bambini

ni predatori molto evoluti con circa

giarsi tra centinaia di migliaia di varie-

compresi, che ne conserveranno un

700 specie, solo alcune delle quali

tà, generi e specie. E poi, dopo le pri-

ricordo duraturo nel tempo. Il tutto ha

hanno conchiglie esterne, come nel

me raccolte sulle spiagge, affiora

una storia, che può essere sintetizza-

caso dei Nautilus piuttosto belle, dota-

subito il dilemma dell' approvvigiona-

ta così. Negli anni 50 due fratellini,

ti di un'intelligenza paragonabile a

mento: comperarle oppure girare il

Vincenzo Cossignani classe 1946 e


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MUSEO MALACOLOGICO: un mare di conchiglie Tiziano classe 1951, giocano sulla spiaggia sottocasa di Cupra Marittima, allora uno dei maggiori centri italiani di pesca alle vongole, e naturalmente raccolgono conchiglie. Si sa come vanno certe cose tra i bambini: le mie sono più belle delle tue, ma tu una così bella non ce l'hai, e giù a raccogliere a tutto spiano. Per milioni di bambini la collezione finisce con l'estate, non per i fratelli Cossignani che cominciano a frequentare i pescatori, a battere altri lidi, a comprare e a scambiare. I bambini crescono e la collezione pure, che non sanno ormai più dove tenere con casa e cantina satura in ogni angolo. Tiziano diventa medico, Vincenzo insegnante di scienze naturali, ma sempre con il pallino in testa per le conchiglie, che ormai non soltanto raccolgono ma anche studiano e descrivono in libri, che cominciano anche a vendere per procurarsi esemplari sempre più rari. Così, giorno dopo giorno, quella collezione iniziata da due fanciulli sulla spiaggia di Cupra diventa la più fornita del mondo e per contenerla occorre trasferirla in un apposito museo, che dal piccolo paese

che trovano il loro epicentro mondiale di lavorazione a

costiero marchigiano diventerà un autentico faro di riferi-

Torre del Greco; le maschere e gli oggetti rituali etnici afri-

mento per i collezionisti di tutto il pianeta. Non si può pen-

cani decorati con conchiglie; i coralli e le mandibole di

sare di descrivere un'esposizione di quasi un milione di

squali; gli innumerevoli oggetti ottenuti dalla madreperla

esemplari, ognuno dei quali – compreso il più modesto

(oltre ai bottoni, di cui l'Italia è la maggior produttrice mon-

esteticamente – può rivestire una rilevante importanza per

diale, anche manici pregiati di utensili, mosaici, ventagli,

la scienza. Ma ci sono un'infinità di esemplari capaci di

binocoli, intarsi, tasti per strumenti musicali, ecc.); le per-

impressionare anche un profano. Si comincia con alcuni

le; le piastrelle di ceramica per arredamento, le sculture, le

esemplari giganti di ammoniti, cefalopodi fossili con con-

argenterie e i servizi da tavola in porcellana a soggetto

chiglia piatta a spirale che popolarono i mari con varietà di

malacologico, dove si sono cimentati stilisti e disegnatori

dimensioni comprese tra pochi millimetri e i 3 metri di dia-

del calibro di Laura Biagiotti, Valentino, Krizia, Rocco

metro, e enormi Nautilus, comparsi 520 milioni di anni or

Barocco, Versace e Dior. E per finire il negozio, uno dei più

sono. Sempre fossili sono anche i reperti più pregiati: uno

forniti del settore a livello mondiale, dove poter acquistare

scheletro di Mosasauro perfettamente conservato, dino-

non soltanto le più rare conchiglie esistenti, ma anche

sauro marino proveniente dal sud del Marocco lungo qua-

mille altri oggetti come gioielli, libri, stampe antiche, mine-

si 8 metri e vecchio di 80 milioni, precursore dei grandi

rali e fossili. Se passate dalle Marche, ma varrebbe la

rettili attuali e in particolare dei coccodrilli; un piccolo Mixo-

pena anche andarci appositamente, non perdete

saurus, dinosauro erbivoro acquatico vissuto 150 milioni

l'occasione di una visita al Museo Malacologico di Cupra.

di anni nella Cina orientale, e un rarissimo esemplare -se

Non male per un gioco di bambini nato 40 anni fa su una

ne conoscono 7 in tutto il mondo- di Leptoteutis gigas,

spiaggia del medio Adriatico.•

una seppia lunga 138 centimetri vecchia di 150 milioni e quindi contemporanea dei dinosauri marini. Contemporanea invece l'enorme bivalva ondulata Tridacna gigas del

malacologia@fastnet.it, www.malacologia.org) si trova in

peso di 2,5 quintali che vive per un secolo nell'Oceano

via Adriatica Nord 240, Cupra Marittima (AP). Uscita auto-

indo-pacifico, capace di produrre perle non commerciali

strada Adriatica A14 a Pedaso, proseguendo per 7 km

del peso di 20 chilogrammi, famosa con il nome di conchi-

verso sud lungo la statale 16. Orari di apertura: sempre al

glia assassina per la supposta capacità di intrappolare le

pomeriggio, in giugno-agosto tutti giorni dalle 16 alle

gambe di sprovveduti pescatori, usata per le sue forme e

22,30, gli altri mesi giovedì, sabato e domenica dalle

dimensioni come acquasantiera in diverse chiese. Si pas-

15,30 alle 18,30.

sa poi alle sezioni specializzate: i cammei, incisi artigia-

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Info. In Museo Malacologico Piceno (tel. 0735.777550,

nalmente in pezzi sempre unici da alcuni tipi di conchiglie,


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POLINESIA FRANCESE, il Paradiso Terrestre è qui

Polinesia Fra il Paradiso Terrestre è qui

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ancese

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Testo di Mirella Sborgia

V

entiquattro ore di volo, undici di fuso orarario, decisamente dall’altra parte del mondo. Ma qualsiasi sforzo é ricompensato dall’esperienza unica

di vivere qualche giorno in un Paradiso Terrestre. É la Polinesia Francese, centinaia di isole incantate, raggruppate in cinque arcipelaghi nell'angolo più remoto dell’Oceano Pacifico, circa seimila chilometri a Est dell'Australia, in una superficie vasta quanto l’intera Europa. Nomi dal suono esotico come Bora Bora, Moorea, Rangiroa o Tahiti, che evocano nell’immaginario colettivo quell’idea di pace e di colore che ha ispirato l’opera di artisti come Paul Gauguin, durante il suo lungo ed indelebile soggiorno a Pepeete. Isole ricche di bellezze naturali, lontane anni luce dalla nostra modernità e dalle nostre abitudini, presenti nelle fantasie di ognuno di noi. Qui il clima è mite tutto l’anno e questa è solo una delle numerose ragioni che fanno della Polinesia Francese la meta ideale per le vacanze di ogni stagione. Gli arcipelaghi offrono una grande varietà di paesaggi e caratteristiche peculiari che fanno di ogni isola un mondo a sé. Le icone, fra le 118 isole polinesiane, sono Tahiti, la cui capitale Papeete é il cuore pulsante della vita polinesiana; Moorea, verde e lussureggiante, paradiso per gli amanti dell’ecoturismo; Bora Bora, celebre per gli incredibili colori dei sui fondali, per la ricchezza della fauna marina e per i numerosi, piccoli motu (isolotti sabbiosi a livello dell'oceano) che la circondano. Accanto alle piú conosciute, esistono tantissime isole minori come Huahine, Tahaa e Raiatea, ancora poco toccate dagli itinerari turistici piú tradizionali, dove immergersi nella più autentica ospitalità e atmosfera polinesiana. Tuttavia, la bellezza mozzafiato dei paesaggi non é l’unica ragione per un viaggio nella Polinesia Francese.

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POLINESIA FRANCESE, il Paradiso Terrestre è qui

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A rendere la permanenza indimenticabile in questi luoghi

di questo angolo di paradiso fatto di fiori tropicali, sabbia

contribuiscono gli abitanti, la cui ospitalità e gioia di vive-

corallina, mare dalle mutevoli trasparenze, pesci di ogni

re sono sorprendenti, tanto da ispirare numerosissimi

tipo e colore, melodie dolci e profumi esotici. Il nostro

racconti, film e opere d’arte. Insomma se il Paradiso Terre-

viaggio é stato organizzato dal Tour Operator Tinky

stre é esistito, doveva probabilmente essere proprio da

Winky Travel, in collaborazione con Air Tahiti Nui e Tahiti

queste parti, in questi arcipelaghi incantevoli. Forse per

Tourisme. L’atmosfera, i profumi, i suoni e la magia dei

questo quando torni da un viaggio in Polinesia ti senti

mari del Sud cominciano a materializzarsi appena si sale a

ripetere da tutti le stesse tre domande: “È così bella come

bordo del volo dell’Air Tahit Nui, in partenza da Los Ange-

dicono? Ne vale la pena? Ci torneresti?”. La risposta è sì, sì,

les. Un piccolo fiore di tiarè (simbolo della Polinesia)

e ancora sì! Non c’è eccesso di jet lag o distanza che ten-

viene donato ad ogni passeggero dalle hostess nelle loro

ga, perché una volta che sei lì, dall’altra parte del mondo,

meravigliose divise floreali. Ricordatevi che il fiore si

le lunghe ore di viaggio svaniscono in un attimo e ti ritrovi

mette dietro l’orecchio sinistro se si è sentimentalmente

piacevolmente immerso nelle atmosfere fuori dal tempo

impegnati e sul destro, invece, per dimostrare che si è


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POLINESIA FRANCESE, il Paradiso Terrestre è qui

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single. All’aeroporto di destinazione,

lo davanti mi appare quasi irreale, con

un mare caldo e calmo, affollato di

a Fahaa, ci accolgono suonatori di

i colori del mare che vanno dal celeste

pesci di ogni colore. Un’ indimentica-

ukulele (il tipico strumento a corde,

al blù piú intenso, al verde, in uno

bile prima full immersion nella natura

dal suono dolcissimo), assieme ad

spettacolo che muta ogni volta. Le

del Pacifico più esotico. La seconda

una sensuale danzatrice, nel più tipi-

alture vulcaniche, i coralli e gli isolotti

isola visitata é Huahine. La chiamano

co stile del Sud Pacifico. Ci offrono il

posti all’interno delle laguna, rendo-

l’isola farfalla per via della sua forma,

tradizionale benvenuto, con la colo-

no tutto emozionante. Bora Bora é

strozzata da una laguna che si insinua

ratissima collana di fiori simbolo di

ideale per l’ozio contemplativo, ma

fra le sue mille baie. Qui alloggiamo al

queste isole. A Tahiti ci fermiamo per

anche per le immersioni e molte

Maitai Lapita Village. Ci accoglie

alcune ore all’Hotel Manava Suite

escursioni nei suoi lussureggianti

Peter, un californiano che qui ha tro-

Resort, giusto il tempo per riprender-

paesaggi tropicali. Rimaniamo tre

vato la sua nuova dimensione, oltre

si dal lunghissimo viaggio e nel pome- giorni che svaniscono in un attimo,

ad una meravigliosa moglie poline-

ogni giorno in un hotel differente: il

siana. Arrivato qui sull’onda del surf,

riggio siamo giá nuovamente in volo per la tanta attesa Bora Bora. Con la

gradevole Pearl Beach Resort, il pre-

decide di aprire una fabbrica di cera-

faccia incollata al finestrino dell’aereo

stigioso e lussuosissimo St. Regis

miche, l’unica nell’arcipelago, ha suc-

guardo scorrere sotto di me

Resort e l’Hotel Le Meridien Bora

cesso e reinveste in terreni. Ora, su

quell’angolo di mondo visto un milio-

Bora. In quest’ultimo ho avuto modo

una baia verdissima, ha aperto un tre

ne di volte nelle fotografie e nei film,

di provare il famoso e desiderato bun-

stelle, una novità vera per un Paese

quel panorama utilizzato comune-

galow sull’acqua (overwater), dal qua-

che fino a ieri puntava solo sul turi-

mente per descrivere il Paradiso. Aver- le si accede attraverso una scaletta ad

smo extra lusso. Si tratta di una pro-

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POLINESIA FRANCESE, il Paradiso Terrestre è qui

posta nuova anche nel design, con camere dai tetti in paglia e deck sospesi su specchi d’acqua ricolmi di ninfee, vicino al sito archeologico di Fare, luogo mitico della cultura ancestrale dell’arcipelago. Tahaa, la nostra prossima destinazione, è invece descritta come l’isola della vaniglia. Qui infatti si produce l’80 % della vaniglia raccolta nell’arcipelago. Per assaporare un baccello della profumatissima vaniglia di Tahaa ci vogliono ben 18 mesi, dal momento dell’impollinazione del fiore. Un processo delicatissimo che deve avvenire entro le 6 ore dalla sbocciatura del fiore, altrimenti esso cade e niente baccello! I motu di Tahaa, con le magnifiche spiagge bianche e le sfumature turchesi della laguna, incantano gli occhi ed i sensi di qualsiasi visitatore. Qui il tempo sembra essersi fermato tra le onde del pacifico e la brezza degli alisei. Siamo ospiti dell’unico Relais & Châteaux della Polinesia, Le Taha’a Island Resort & Spa considerato uno dei resort più esclusivi della Polinesia Francese. L’ultima isola del nostro viaggio è Moorea. La raggiungiamo per mare con un aliscafo in meno di mezz’ora da Tahiti. L’isola ha una vegetazione più marcata rispetto alle altre ed è notevole il contrasto tra le sue vette verde scuro e le spiagge bianchissime. Ci ospita l’Hotel Moorea Pearl Resort e Spa, un Paradiso nel Paradiso! L’ultimo giorno lo passiamo a Papeete, prima di riprendere l’aereo che porrá fine al viaggio sempre sognato. Con i compagni di viaggio, giá diventati amici, facciamo un salto nel famoso mercato delle spezie. Ci aggiriamo fra le bancarelle del Papeete Market, avvolti nel profumo dolcissimo fatto dal mix di frutti esotici sconosciuti, di candidi fiori di tiarè e il monoi, l’olio di cocco extra emolliente e speziato di queste isole. Al piano superiore del mercato scopro un altro prodotto locale d’eccezione, oltre ai bellissimi parei colorati. Si tratta delle famose perle scure coltivate di Tahiti, un segno del connubio tra l’ambiente naturale e la forza della gente di queste isole, il cui cattere dolce e schivo é racchiuso in questo bel prodotto del mare. Purtroppo un viaggio in queste isole dura sempre troppo poco. Ma rimarranno indelebili nei miei ricordi gli incredibili colori, gli odori e le sensazioni di questo Para-

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diso in terra, a lungo sognato, che é la Polinesia Francese. •


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POLINESIA FRANCESE, il Paradiso Terrestre è qui

per l'inchiostro. Le tinte erano scure, nere tendenti al verde o al marrone, e si ottenevano con carbone diluito in acqua o in olio. Per garantire la tenuta dell'inchiostro, la mistura veniva completata con zucchero di canna o succo di noce di cocco. All'inizio il Tahu'a tatau disegnava la figura con un bastoncino carbonizzato; successivamente, con il bisturi, battuto (da qui l'origine del termine tatau che vuol dire “battere”) con un pezzo di legno, provocava una serie di tagli sulla pelle che venivano subito coperti con una striscia di inchiostro. Alla fine

Il tatuaggio sembra sia nato qui

L

a parola tatuaggio deriva dal polinesiano “Tatau” che letteralmente significa

dell'incisione, la pelle tatuata veniva trattata con succo di banana o di Ahi Tutu (l'albero del sandalo) e gentilmente accarezzata con foglie e spugne per lenire l'irritazione. La cerimonia durava diverse ore, ma per i disegni più complessi ci volevano anche alcuni mesi. Solitamente i tatuaggi venivano costruiti in modo da essere ampliati successivamente, dopo un matrimonio, un figlio o un'impresa valorosa: un tatuaggio, in

battere o marchiare. Dal punto di vista del significato sociale e culturale il

teoria, non si concludeva mai. Varcata la soglia dei 14 anni i ragazzi polinesiani pote-

tatuaggio è da sempre stato per i Polinesiani un simbolo di bellezza, nonché un

vano far eseguire sul loro corpo il primo tatuaggio. Essere tatuati significava maturare,

modo per indicare status familiari o sociali. Al contrario di quello che verrebbe sponta-

diventare uomini o donne.

neo pensare era più importante per l'uomo che per la donna. E' alle isole marchesi

per una donna, incuteva timore al nemico e infondeva coraggio al guerriero. I motivi

Tahiti, uno scrigno di Perle nere

decorativi che venivano usati erano presi per la gran parte in prestito alla natura: i più

Le perle nere di Tahiti sono tra le più belle al mondo, estremamente rare, veri gioielli

che quest'arte ha raggiunto il suo culmine per raffinatezza e bellezza. Spesso i Marchesiani erano completamente tatuati, viso compreso. Un viso tatuato era attraente

diffusi erano sicuramente raffigurazioni di piante, animali, ed elementi naturali, o anche

della natura! Vengono prodotte dall'ostrica a labbra nere Pinctada Margaritifera,

rappresentazioni di spaccati di vita sociale come i combattimenti, le armi, le conqui-

nell'isola e in tutto l'arcipelago della Polinesia Francese. Questa ostrica è di grande

ste, i sacrifici umani. Molto diffusa erano anche i disegni del corpo umano, spesso

dimensione, può raggiungere, anche se in rari casi, i 30 cm di lunghezza per un peso

soffermandosi su dei precisi particolari, come gli occhi o le mani. L'organizzazione dei

fino a 5 chili. Le grandi dimensioni consentono a questa ostrica di produrre perle di

tatuatori non era per nulla superficiale, essi avevano a disposizione una sorta di

diametri elevati. Le perle di Tahiti sono uniche per il loro colore scuro naturale, non

“campionario” con i propri disegni riprodotti su pietra o su legno, in modo che fosse

propriamente nero, variano nei toni del grigio argento, o in tinte che vanno sul verde

possibile scegliere o addirittura comporre il proprio ornamento. Presso le isole Tua-

con fantastici riflessi verde pavone, bronzo, argento, rosa, melanzana ed altri ancora.

motu (Polinesia francese) solamente gli uomini potevano essere tatuati completa-

Agli inizi del XX° secolo, prima che iniziassero i primi allevamenti, queste ostriche

mente, per le donne invece era prevista una decorazione a fascia intorno alle braccia

erano molto ricercate per la loro conchiglia dalla splendida nacre. La madreperla delle

e alle gambe. Alle isole Gambier il tatuaggio era obbligatorio per gli uomini. La tecnica

conchiglie veniva utilizzata per creare gioielli. La coltura delle perle di Tahiti ebbe inizio

samoana, non praticata in Italia, è molto dolorosa. Il dolore è ciò che differenzia il

ben più tardi rispetto alle altre perle coltivate. Solamente dopo il 1960, fu Jean Marie

passato e il presente di tale arte! Un tempo il dolore e il sangue erano elementi fonda-

Domard che iniziò a sperimentare le tecniche di coltura giapponesi sulle ostriche a

mentali, facevano parte del rito stesso in quanto segnavano il passaggio, rendevano

labbra nere. Nel 1962 Domard riuscì a nucleare 5000 ostriche Pinctada Margaritifera,

ancora più forte il significato del tatuaggio stesso. Gli antichi artisti polinesiani (i Tahu'a

e tre anni dopo raccolse più di 3000 perle di Tahiti di altissima qualità. Dalla bellezza

tatau) per incidere la pelle usavano una sorta di bisturi chiamata tatatau. Questo

dei riflessi, dalle importanti dimensioni e dalla rarità, le perle di Tahiti hanno dei prezzi

attrezzo era formato da un manico di legno e una punta che poteva essere il becco o

decisamente elevati. Tuttavia qui esistono esemplari di perle cosiddette barocche che

l'artiglio di un uccello o il dente di un pescecane. Spesso, per costruire più in fretta una

sono splendide per i riflessi e anch'esse di qualità di alta gamma e le forme irregolari,

parte del disegno, il bisturi aveva da tre a venti punte separate. I più fantasiosi riusciro-

a goccia o cerchiate, sono un fenomeno affascinante della natura. Queste hanno

no a costruire delle punte cave in modo da avere a disposizione un piccolo serbatoio

prezzi più accessibili e permettono di creare splendide collane di gran classe.


87 GLI ORGANIZZATORI DEL VIAGGIO Tinky Winky Travel

degli Stati Uniti.. “Insomma, un ventaglio di destinazioni e di opportunità” afferma

Il Fam Trip in Polinesia Francese è il primo organizzato dal Tour Operator romano

Simona “per riuscire in ciò che noi sappiamo fare meglio: "organizzare un viaggio".

Tinky Winky Travel in collaborazione con Air Tahiti Nui e Tahiti Tourisme. Hanno par-

La costante ricerca di strutture alberghiere selezionate, l'attenzione che riservono in

tecipato al Fam Trip 5 agenzie di viaggio, tre di Roma: Atollo Viaggi, L'Isola Felice e

particolare alle proposte esclusive per i Viaggi di Nozze e ai Viaggi di Lusso con

Gan Holidays e due lombardi: I Tesori D'Oriente Viaggi e Puzzle Viaggi. La nostra

combinazioni e promozioni in collaborazione con i loro partner, permettono loro di

esperienza viaggia con noi è il motto di Tinky Winky Travel, nata nel 2001 “Nono-

confezionare ipotesi di viaggio sempre nuove ed interessanti. A supporto di un

stante il periodo storico non fosse particolarmente favorevole”, afferma Americo

prodotto di alta qualità, inoltre, un team altamente qualificato si dedica da sempre

Palombi, amministratore unico dell'azienda, “gli ottimi risultati conseguiti ci hanno

con attenzione e creatività alla preparazione di ogni singolo itinerario, con proposte

spinto verso nuovi obiettivi ed iniziative più ambiziose, in particolare verso un intenso

sempre originali, capaci di coniugare il piacere di visitare luoghi lontani ed affasci-

impiego delle tecnologie. Restiamo però convinti, ed i risultati lo confermano, che la

nanti, alla conoscenza di culture diverse, la scoperta delle tradizioni di altri popoli,

serietà professionale e la preparazione specialistica, siano i requisiti di base che ci

alla vacanza di puro relax nei luoghi più incantevoli, con l'obiettivo costante di far

hanno dato la forza per costruire il nostro tour operator.” Nel 2011 con l'entrata in

vivere un'esperienza di viaggio indimenticabile. Il Tour operator sta preparando il

azienda della Product Manager Simona Seghetti, da 20 anni nel settore, Tinky

primo catalogo, Polinesia e isole del Sud Pacifico in uscita a fine marzo. Tutte le adv

Winky diventa Tour Operator a tutti gli effetti. Diventano specialisti per viaggi su misu-

che operano con Tinky Winky sono catalogate come Tinky Winky Travel point e

ra e soggiorni di lungo raggio, con un'ampia offerta di destinazioni e mete da

sono specializzate, con grande conoscenza del prodotto e con un sistema di pre-

sogno: dalla Polinesia, l'Australia, la Nuova Zelanda e le altre isole del Sud Pacifico,

notazione integrato direttamente con il T.O. . Ad oggi sono 100 le adv associate tra

alle mete delle civiltà più mistiche dell'Oriente come il Giappone, la Thailandia, la

il Lazio e il nord italia

Cina e l'India; dalla selvaggia Africa e le affascinanti isole dell'Oceano Indiano, al

Tinky Winky Travel T.O. - Via Collina 50 - 00187 Roma - http://www.tinkywinky.it/

ritmo, al calore ed all'immensità del Sudamerica; dalle esotiche e coloratissime isole

Tahiti Tourisme - http://www.tahiti-tourisme.it/

dei Caraibi, il Messico con la sua storia millenaria, alle attrazioni ed esagerazioni

Air Tahiti Nui - http://it.airtahitinui.com/

Air Tahiti Nui

possibile partire dall'Italia grazie agli accordi tra Air Tahiti Nui e Air France che collega

Air Tahiti Nui è nata nel 1996, voluta dal governo della Polinesia francese in partner-

Roma, Milano, Bologna, Torino Napoli e Venezia a Parigi CDG e tra Air Tahiti Nui e

ship con finanziatori privati locali. Ha tre classi, first, business ed economica e offre

Alitalia che collega Roma e Milano a Parigi CDG. Questi accordi consentono di

servizi di buon livello abbinato ad un affascinante tocco tipicamente polinesiano.

beneficiare di una tariffa in partenza dall'Italia con un unico biglietto, nonché della

Premiata più volte per la qualità del suo servizio e del suo equipaggio. La flotta è

registrazione dei bagagli per l'intera tratta. Attualmente Air Tahiti Nui collega 6 paesi

costituita da cinque aeromobili A340-300, riconosciuti per la qualità del volo e

con 6 destinazioni: Francia, Stati Uniti, Giappone, Nuova Zelanda, Australia e Poli-

l'eccellenza della tecnologia, sono equipaggiati con motori a reazione CFM56 che

nesia Francese. I voli su Parigi sono due volte a settimana: sabato e lunedì nei mesi

sono particolarmente indicati per i voli a lunga percorrenza e garantiscono un viag-

di bassa stagione e tutti i giorni da aprile a settembre.

gio tra i più confortevoli. Fieri ambasciatori delle loro isole hanno battezzato i cinque

Tahiti Tourisme

aeromobili con i nomi di alcune delle isole più famose della Polinesia Francese. Tutti

ha assegnato ad Aviareps Adam Communications la promozione delle "Isole di

gli aeromobili hanno un colore che va dal blu intenso al turchese impreziositi dal

Tahiti" sul mercato italiano. L'azienda è, infatti, il nuovo rappresentante di Tahiti Touri-

loro tipico fiore, il Tiare, che viene dato ad ogni passeggero che sale a bordo e il suo

sme in Italia per quanto riguarda il marketing, le pubbliche relazioni e i servizi di

profumo inebriante è un assaggio delle isole e riflette il calore di un'accoglienza

informazione alla clientela. “L'obiettivo principale della nuova squadra” afferma Mia

tipicamente polinesiana. Grazie ad una rete innovativa con base a Tahiti, Air Tahiti

Hezi, account Pr & Communications Director di Aviareps, “è quello di aumentare gli

Nui collega le maggior città dell'emisfero Nord, Parigi, Los Angeles, Tokyo, alle desti-

arrivi italiani applicando un approccio strategico fresco. L'agenzia si concentrerà sul

nazioni più rinomate dell'Oceania, Australia, Nuova Zelanda e Polinesia francese E'

sostegno della rete di distribuzione, al fine di fornire tutti i diversi strumenti di marketing e comunicazione, utili a spiegare l'identità delle Isole di Tahiti come destinazione, rafforzare la brand awareness e aumentare la conoscenza del prodotto, come ad esempio le promozioni commerciali congiunte, le relazioni con i media, digital pr, i social media, la pubblicità, i programmi di formazione online, i viaggi di familiarizzazione e l'ufficio stampa. Le nuove attività di branding previste hanno l'obiettivo di soddisfare tutte le aspettative attuali di ciò che il marchio originale rappresenta, rinnovando contemporaneamente il brand per riconoscere la maturità e la diversità della destinazione.” Aviareps Adam Communications assisterà Tahiti Tourisme nell'attuare con successo la sua nuova campagna globale e si concentrerà sulle attività in grado di promuovere ulteriormente la destinazione, individuando nuovi segmenti di viaggio e migliorando la conoscenza delle isole meno conosciute.

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La gomma americana ha quasi un secolo e mezzo

La

gomma americana ha quasi un secolo e mezzo

88


89 testo e foto di Mariella e foto di

Morosi Perfetti e Archivio

Noi italiani siamo un popolo di masticatori, ostinati e

marines. Ma dietro a quelle strip al peppermint o al win-

convinti: consumiamo ben 30 tonnellate l'anno di che-

togreen c'era già una storia lunga, una storia che tra qual-

wing gum. Ed ora grazie al benefico xilitolo che ci rispar-

che anno compirà un secolo e mezzo. Fu William F. Sem-

mia il rito dello spazzolino quando ci troviamo fuori casa,

ple, un droghiere dell'Ohio, a impastare per primo una

mastichiamo anche con la certezza che la gomma ameri-

sostanza a base di gomma e a insaporirla con aromi e

cana protegga i nostri denti e ci garantisca un alito fresco.

spezie con lo scopo di profumare l'alito. Il prodotto piac-

Ma la gomma americana, questo discreto piccolo qua-

que e dopo alterne vicende ne depositò il brevetto il 28

dratino o rombetto che impropriamente viene inquadra-

dicembre 1869. Il successo fu immediato e inarrestabile,

to nella categoria merceologica dei dolciumi, ha il merito

ampliandosi parallelamente al perfezionamento degli

di farci sopportare lo stress, ci distoglie dall'ansia della

ingredienti del prodotto. Con la Coca Cola (che fu inven-

sigaretta o dei calorici fuori pasto, ci profuma l'alito in

tata però una ventina di anni dopo) il chewing gum

vista di un incontro amoroso. Ma forse ne consumiamo

divenne un simbolo dello scanzonato e allegro style a

tanta semplicemente perché ci piace. Da noi, in Italia,

stelle e a strisce fino a diventare una passione planetaria.

quella striscia aromatizzata è arrivata dagli States con gli

Che il masticare fosse per varie ragioni piacevole lo ave-

alleati, nel 1945. E' stato il primo sapore della pace, insie-

vano già scoperto i Maya che trovavano gustoso il chicle,

me alle tavolette di cioccolata regalate a piene mani dai

il lattice dell'albero della Sapotilla. Ancora oggi nei paesi

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NEIgomma La BALCANI americana IN CERCA haDIquasi NAIFun secolo e mezzo ispanici al chewing gum è rimasto caso quello dei fratelli Ambrogio ed ro veniva sostituito da sorbitolo o questo nome. Ma masticavano anche Egidio Perfetti di Lainate (Milano), mannitolo. L'aggiunta di calcio, di uomini scandinavi di 9.000 anni fa, a comprese subito che quelle strisce fluoro e del benefico xilitolo rappregiudicare da un pezzo di resina di avvolte nella stagnola avrebbero avu- sentò poi la migliore protezione del betulla esposta in un museo, con i to un grande futuro. Il loro Dolcificio nostro sorriso. Cambiarono confeziosegni di denti, così come ancora oggi Lombardo cominciò a produrle dive- ni e formati, più pratici da tenere in i

greci tengono in bocca la “mastika”, nendo subito leader in Italia. Spopolò tasca e in borsetta, e i gusti diventarosostanza insapore e durissima, estrat- a lungo la mitica “gomma del ponte” no infiniti, esotici e fantasiosi. Tutto ta dal mondo vegetale. Nella metro- (1955) che in un certo senso, con può essere veicolato dalla gomma politana di New York le palline di gom- l'immagine del ponte di Brooklyn che americana, le vitamine ma anche le ma, dolce e colorata, furono i primi portava nel quartiere degli italiani medicine, e gli scaffali delle farmacie prodotti ad essere venduti nei distri- emigrati a New York, ce la faceva sen- lo dimostrano. In Giappone ne hanno butori automatici alla fine dell'800. Il tire tutta nostra. Ancora oggi la Per- messo in commercio una agli estrochewing gum seguì i militari nei cam- fetti è inamovibile dal podio, se si geni che, masticando masticando, fa pi di battaglia di tutte le guerre e il pensa che dopo l'acquisizione di altri crescere il seno. Ce ne sono al Viagra, consumo ne venne incoraggiato per- marchi e una prospera storia azienda- contro il mal d'auto, al tè verde, al ché considerata rilassante negli stati le produce marchi di chewing gum ginseng, alla propoli, all'olio extraverdi tensione, prima ancora che utile famosi in tutto il mondo come Vivi- gine di oliva e persino gluten free. per le sue caratteristiche detergenti dent, Happydent, Vigorsol, Daygum, Ogni giorno nel mondo ne producoper il cavo orale. Ma che fosse davve- Big Babol nonché di caramelle come no nuove, con promesse di benefici e ro un rimedio contro lo stress e le pic- Golia, Morositas, Goleador, Frisk, anche di qualche miracolo. Questo cole nevrosi venne confermato molti Alpenliebe, Fruitella, Tabu e Mentos. prodotto è entrato nella storia del decenni dopo dal professor H.L.Hol- L'evoluzione organolettica e il mes- commercio moderno, perché fu prolimgworth della Columbia University. saggio salutistico legato al consumo prio una Wrigley's Juicy Fruit al essere La storia italiana della gomma ameri- della gomma americana caratterizzò venduto nel 1974 con il rivoluzionario cana, come fu battezzata subito, gli anni Ottanta e Novanta. Ricordia- codice a barre, ed ora figura in una cominciò nell'immediato dopoguer- mo gli spot che ne esaltavano le qua- teca dello Smithsonian Institution's ra, quando il luccicante made in Usa lità, a cominciare da quello “Non si Natiomnal Museum of American incantava gli italiani appena usciti da attacca al lavoro del tuo dentista”, History di Washington. Impazza un conflitto doloroso da dimenticare fino a quelli che promettevano bar- anche sul web, dove fervono gli scam-

90

al più presto. Il genio italico, in questo riere contro la carie perché lo zucche- bi tra collezionisti. Una gomma usci-


91 ta dalle blasonate mascelle della pop star Britney Spears è stata venduta per 14.000 dollari e siano certi che una quotazione ben più alta raggiungerebbe una di quelle gettate dalla bellissima star Scarlett Johansson che dichiara di masticarle di continuo. Meno ambite, forse quelle dei parlamentari che masticano annoiati sugli scranni, nelle immagini della tv, o quelle di chi le mastica ai semafori, al cinema, al teatro e persino ai concerti. Lunga vita alla cicca, dunque: è buona, rilassa e protegge i nostri denti. La cattiva notizia è che poi si attacca dovunque e imbratta l'ambiente. Sputata al volo dal finestrino dell'auto o incollata dove capita, si riattacca subito a suole o a vestiti. Le amministrazioni comunali spendono cifre consistenti per rimuoverla ed in qualche Paese è nato anche un nuovo mestiere, in questi tempi di crisi, il gum remover. A Singapore l'avevano persino messa fuorilegge, oggi ci si limita a fare multe salate a chi la lascia dove non deve. Chissà se nei prossimi 150 anni qualcuno inventerà il modo di risolvere questo problema, magari con un tipo autodistruggente, come i messaggi in codice di James Bond.•

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Kaleidoscope

Cortina d'Ampezzo

Il 5 stelle lusso Cristallo Hotel SPA & Golf presenta ai suoi clienti un nuovo “Executive Chef” testo di Luisa

C

92

Chiumenti

ortina, si sa, è culla incontrastata di eventi di ogni

equilibrio, estro e fantasia le basi della nostra tradizione

tipo: dalla cultura, allo sport, all'ospitalità e all'alta

culinaria. Ed è con tale formazione che Tabacchi è giunto

gastronomia; ed ecco che ora uno dei suoi più

a Cortina, portando la sua fantasia alla raffinata clientela

prestigiosi Hotel, il Cristallo Hotel SPA & Golf, accoglien-

dei quattro ristoranti del Cristallo Hotel: La Veranda, il

do uno chef internazionale, quale Executive Chef, Stefano

Gazebo, il Cantuccio Chef's Private Table e la Stube 1872,

Tabacchi, apre veramente le porte ai “sapori del mondo,

sempre aperti tutti i giorni al pubblico. Ricordiamo che il

al gusto del territorio, all'estro e alla fantasia”. La sua for-

Cristallo Hotel Spa & Golf, 5 stelle lusso è membro di The

mazione è internazionale e altrettanto vasta è la sua fama,

Leading Hotels of The World, e l'attaccamento di Tabac-

che ha raggiunto facilmente l'America, avendo egli colla-

chi ad una cucina di montagna da un lato e all'estetica

borato all'apertura di due ristoranti negli Usa,

del piatto dall'altro, porta davvero alle stelle il piacere

l'Italianissimo di Chicago e il Settebello di Seattle. Ma la

della buona tavola negli accoglienti ristoranti dell'Hotel.

base della sua creatività è profondamente italiana, pur

Una passione nata fin da piccolissimo e coltivata con

interpretando a volte in chiave rinnovata, ma con estremo

tenacia ed ambizione, la voglia di reinventare i piatti della


93 tradizione italiana, di affinare le proprie tecniche, di utilizzare materie prime insolite, di guardare oltre confine, sull'onda di un'inguaribile curiosità e piacere della scoperta: questo il segreto della sapienza culinaria di Tabacchi. Nato agli inizi degli anni '60, Tabacchi, fin da giovanissimo ha viaggiato tra Parigi, Londra e Stoccarda in un percorso costante di ricerca ed affinamento della sua creatività, maturando una sensibilità speciale nell'abbinamento di sapori e ingredienti anche molto diversi tra loro. Un'esperienza ed una passione che lo hanno portato a diventare uno dei più apprezzati interpreti della cucina tradizionale e a vincere il Diplome d'Honeur d'Art Culinarie International in Svizzera nel '87 e nel '93, il Campionato Italiano d'Arte Culinaria e infine, appena 3 anni dopo, il Premio Accademico di Cucina Eccellente. Grazie a questi riconoscimenti Tabacchi viene scelto da prestigiose realtà alberghiere italiane tra cui l'Hassler e il Majestic di Roma, dove ha l'occasione di cucinare per personalità famose della politica, della cultura e del jet set italiano ed internazionale come la famiglia Agnelli, Luca Cordero di Montezemolo, Luciano Pavarotti, Patti Smith, Roman Polanski, Frank Sinatra e Liza Minelli.• Per informazioni: Tel. +39 051 6939166 - 051 6939037

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Kaleidoscope

Storia, arte e contemporaneità

testo di Pamela

N

94

McCourt Francescone

ello Starhotels Michelangelo - che sorge

esprime attraverso le imponenti tele che raffigurano

all'ombra del cupolone di San Pietro a Roma

sculture di arte classica greca e romana sulle pareti

- si respira la grandezza del passato e, allo

della lobby, e nelle riproduzioni gigantografiche

stesso tempo, il fermento e la vivacità della Città Eter-

delle Vedute di Roma disegnate da Giovan Battista

na. Totalmente ristrutturato con un investimento di

Piranesi nelle 179 camere, 4 Junior Suite e 6 Suite –

circa 10 milioni di euro, sono stati mantenuti molti

molte delle quali con vista su San Pietro. Le camere e

degli elementi originali del palazzo che risale al 1959,

suite sono tutte dotate di un comodissimo letto con

come i pavimenti preziosi in marmo bardiglio intar-

piuma d'oca Starbed, dei prodotti da bagno Starbea-

siato con inserti bianco, ocra e rosso. Tinte che richia-

uty, di un fornitissimo minibar e del Wifi. Spazi lussu-

mano quelle classiche della Roma barocca e vengono

osi, classici e razionali dove gli scenari romani che

riproposte in tutti gli ambienti in un palette cromati-

ritraggono il Colosseo, il Pantheon, San Pietro, Piazza

co deciso e suggestivo di effetti ottici. Eleganti e

Navona e Castel Sant'Angelo, trasmettono all'ospite

raffinate le aree pubbliche, dall'atrio luminoso al

la sensazione di una preziosa anteprima sulla citta.

ristorante The Dome dove è possibile gustare

Ideale la posizione del MIchelangelo per chi vuole

un'ampia varietà di piatti della tradizione romana con

visitare le principali attrazioni della città. Infatti, poco

accenti contemporanei, alle due sale meeting che

distante si trovano Castel Sant'Angelo, i celebri lun-

offrono 200 metri quadrati di eleganza e stile

gotevere, nonché le principali vie dello shopping

all'avanguardia. La romanità di questo 4-stelle si

romano.•


95

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Kaleidoscope 96

a Kuching Il lusso del tempo andato


97 testo di Pamela

S

McCourt Francescone

ul lungo fiume di Kuching, tra le vecchie shophouse storiche dove l'attività commerciale si svolge al piano inferiore e al piano superiore c'è la zona resi-

denziale, sorge The Ranee, l'unico albergo boutique della città. Tutte le 24 camere sono suite, ognuna con il proprio stile ispirato alla storia del Sarawak e molte hanno vista sul fiume. Quelle che si trovano sotto le trave all'ultimo piano portano i nomi di Margaret, la prima ranee – la moglie del governatore - del Sarawak e delle sue figlie. Spaziose con pavimenti in parquet, grandi letti e mobili e accessori antichi che provengono da ogni parte del Borneo, sono dotate di aria condizionata e ventilatori a pala, minibar, cassaforte, Wifi e bagni spaziosi, alcuni con vasche in stile. Al primo piano la Reading Lounge, che fa da salotto e biblioteca, una zona tranquilla dove rilassarsi leggendo il giornale o sfogliando uno dei tanti libri sulla storia del Sarawak nella vecchia libreria. Il MBar&Bistro, una lunga sala con un ristorante e bar, è un trionfo di

assaggiare il Tuak, il tipico liquore di riso fermentato.

legno, con tanti oggetti curiosi, da antiche lampade a olio

Essendo sul lungofiume The Ranee si trova in una posi-

a vasi tradizionali, e da sculture lignee tribali a una colle-

zione ideale per scoprire la città. Basta attraversare la stra-

zione di vecchi ferri da stiro. Sul menu gustosi piatti locali

da per trovarsi sul lungofiume e fare lunghe passeggiata a

come il Sarawak Laksa, una ricca zuppa speziata di taglia-

tutte le ore. E per chi preferisce guardare la vita che pas-

telle e gamberi e il Midin, teneri germogli di felce che cre-

sa seduta comodamente a tavola c'è il Cafe Trio che offre

scono nella foresta pluviale. Mentre al bar è d'obbligo

una varietà di spuntini e di pasticceria. •

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Foto di copertina: Tanzania

Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com www.emotionsmagazine.com Progetto Grafico, impaginazione e creazione logo Emotions Ilenia Cairo icairo@emotionsmagazine.com Collaboratori Anna Alberghina, Anna Maria Arnesano, Giulio Badini, Luisa Chiumenti, Giuseppe Garbarino, Pamela McCourt Francescone, Mariella Morosi, Annarosa Toso Traduzione testi Pamela McCourt Francescone Responsabile Marketing e Comunicazione Mirella Sborgia msborgia@emotionsmagazine.com Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 - 00198 Roma Tel. e fax 068417855

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 - N° 310/2011 Copyright © - Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Casa Editrice che ne detiene i diritti.


arte

n

La fantasia non fa castelli in aria, ma trasforma le baracche in castelli in aria. Karl Kraus

srl

viaggi e cultura

falegnami dal 1841



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