12 VINCITORI DELLE QUAL LIFICAZIONI
2018 SEMIFINALISTI
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y decree of the P President resident of the Russian Fed deration, from Octo ober 1, 2019, the electronic ectronic visa a issuance for foreign reign citizens is p provided rovided no later than four c calendar days before ore the expected date of e entry into the Russian Fed deration for a period d of up to 30 calend dar days with h a permitted stay of no more than 8 days in the country y.
INTER RESTING FACTS ABOUT ST. PETERSBURG: P ™ 7KH :RUOG 7UDYHO $ZDUGV WKH PRVW SUHVWLJLRXV DZDUG LQ WKH ¿HOG of to ourism, was given to St. Petersburg. The city on the Neva River is re ecognised as the leading destination for tourism in Europe. ™ Therre are more than 800 bridges in St. Pe etersburg (twice as many as in Venice), e 218 of which are exclusively pedestrian. edestrian. ™ The Lakhta Centre is the highest skyscraper per in Europe ™ One of the deepest subways in the world is also built in the Northern Capital: the average depth is 70-80 metres! s! ™ Toda o ay the Hermitage Museum boats overr 3 million exhibits. If you spen nd at least a minute on each exhibit, th hen the whole of them can be seen n in 13 years.
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SOMMARIO
OT TOB R E | N OV E MB R E 2 0 19
www.emotionsmagazine.com
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YANOMAMI
VIAGGIO FOTOGRAFICO ALLA SCOPERTA DEL POPOLO DELLA FORESTA
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QUATTROPOLE: LUSSEMBURGO METZ, SAARBRÜCKEN E TRIER
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Saarbrücken
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Photo by Dan Romeo
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ALGERIA: DAL MEDITERRANEO AL SAHARA
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ANGUILLA: ISOLA DELLE PICCOLE ANTILLE FRANCESI
Direttore Responsabile Teresa Carrubba
tcarrubba@emotionsmagazine.com Ideazione logo Ilenia Cairo
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Progetto grafico e impaginazione Elisabetta Alfieri
e.alfieri@emotionsmagazine.com Collaboratori Anna Alberghina Pietro Busconi Giuseppe Garbarino Pamela McCourt Francescone Dan Romeo
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GEORGIA: 48 ORE A TBILISI
redazione@emotionsmagazine.com
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Fotografi Anna Alberghina Ettore Brezzo Pamela McCourt Francescone Dan Romeo
CONGO: NIENTE È COME ABBIAMO IMMAGINATO
Responsabile Marketing e Pubblicità Enrico Micheli e.micheli@emotionsmagazine.com
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KALEIDOSCOPE
- Mandarin Oriental Marrakech
Pubblicazione Rivista Online DMXLAB Srl
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Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 -00185 Roma Tel e Fax 068417855
- Cadogan Gardens Hotel
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Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 – N° 310/2011 Copyright © – Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Case Editrice che ne detiene i diritti.
Mercato del bestiame di Tamanrasset, ALGERIA Photo by Anna Alberghina
S C R I V I A M O
A R T I C O L I
P E R
S U S C I T A R E
E M O Z I O N I
TERESA CARRUBBA EDITORE DIRETTORE RESPONSABILE
Le proposte di viaggio suggerite dai giornalisti di Emotions che raccontano con parole, emozioni e immagini le loro esperienze di viaggio, non smettono di sorprendere per l’originalità dello sguargo con cui viene visto ogni luogo. Non turismo tout-court, quindi, ma viaggio nell’intimità più profonda di un paese o di un popolo, nella loro cultura più radicata che passa non soltanto attraverso i monumenti ma nell’aria che si respira, nelle gestualità, nel cibo. Ne è esempio intrigante il viaggio in Roraima, terra brasiliana, sulle tracce delle tribù Yanomami che vivono in simbiosi con la foresta amazzonica. O il profondo Congo dove tutto gravita sulle acque dell’omonimo fiume, strumento di poveri commerci tra piroghe, a sostentamento della vita. Che dire poi dell’Algeria, per fortuna ancora esclusa dalle rotte del turismo di massa. Dalla bianca Algeri che porta con orgoglio i segni di molti popoli dominatori, dai Fenici, ai Romani, dai Bizantini agli Arabi, fin al deserto dell’Hoggar, stupefacente ad ogni tratto, con paesaggi dalla bellezza irripetibile. Come quelli di tutt’altra natura ad Anguilla, isola delle Piccole Antille Francesi, un tripudio di spiagge candide praticamente deserte. Viaggi esotici a parte, Emotions suggerisce anche mete per un week end, magari in Georgia, al confine tra Europa ed Asia, in un itinerario da vivere in 48 ore nella capitale Tblisi. Con una buona traccia si può sperimentare un po’ di tutto, dalla funivia fino alla Fortezza di Narikala, al vecchio quartiere di Abanotubani con gli antichi bagni sulfurei e gli hammam, alle degustazioni in rinomati ristoranti. Oppure un fine settimana lungo a Lussemburgo, con il suo affascinante centro medievale, da cui parte un interessantissimo itinerario dal nome QuattroPole che unisce 4 città e tre nazioni: oltre Lussemburgo, Metz (Francia), Saarbrücken e Trier (Germania), tutte distanti al massimo un’ora da Lussemburgo. Un’esperienza da non perdere.
tcarrubba@emotionsmagazine.com
Amazzonia Brasiliana
YANOMAMI viaggio fotografico alla scoperta della tribù degli
IL POPOLO DELLA FORESTA testo e foto di DAN ROMEO
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VIAggIO IN RORAIMA, TERRA BRASIlIANA, Al cONfINE cON Il VENEzuElA dOVE VIVONO MOlTE cOMuNITà dI INdIOS Da Boa Vista con un piccolo aereo verso la regione del Catrimani e poi, attraverso la foresta, lungo l’omonimo Rio su una barca. Alcune settimane trascorse con gli Yanomami, il popolo della foresta, all'interno dei loro villaggi e dormendo nei loro shabono.
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Boa Vista è la capitale dello stato di Roraima, lo stato più settentrionale del Brasile che confina con il Venezuela e con la Guyana. Questa piccola città ha una popolazione di poco più di 250mila abitanti e si trova sulle rive del Rio Branco, a soli 220 km dal confine settentrionale. Boa Vista è il punto di partenza per tutti i tipi di spedizione nell’Amazzonia Brasiliana. Da qui partono tutte le esplorazioni nella giungla amazzonica verso un territorio remoto popolato da tribù indigene come gli Yanomami e i Wapixana, ed è da qui che parte la mia avventura fotografica alla scoperta del popolo della foresta, gli Yanomami. Le immagini raccolte raccontano la vita, le tradizioni, i volti del popolo della foresta e sono state realizzate con l’obiettivo di sensibilizzare i lettori su quello OTTOBRE - NOVEMBRE
che sta ancora accadendo oggi agli Yanomami nell’Amazzonia brasiliana: lo sterminio degli indigeni a causa del furto deliberato delle terre, dell’estrazione indiscriminata di minerali pregiati, dello sfruttamento selvaggio delle risorse idriche e della biodiversità. Sono questi i temi che affollano nelle ultime settimane tutti i nostri media, dai social alla televisione ma che gli indigeni vivono sulla loro pelle da secoli. Una lotta impari che sta portando gli Yanomami a modificare rapidamente la loro esistenza, da un isolamento millenario a scontrarsi in maniera drammatica con la nostra civiltà moderna. Un processo di implosione e di “evoluzione sociale” incontrollata e oscuramente pilotata che sta modificando e distruggendo per sempre tradizioni e abitudini di vita. Non sono un antropologo. Le mie immagini e il mio testo vanno letti come il racconto etnografico del viaggio fotografico da me compiuto nella foresta amazzonica e in particolare nell’area del fiume Catrimani dove vivono circa 24 comunità di indios Yanomami.
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VIVERE IN SIMBIOSI E ARMONIA cON lA fORESTA Gli Yanomami conducono una vita non dominata dalla fretta o dall’ansia di produrre, ma capace di ascolto, di accoglienza, di dialogo, di festa, di comunione. Per gli Yanomami, tutto ha una dimensione magica e mitica. Anche la festa è un momento intenso del contatto con il mondo degli Spiriti. Per gli Yanomami, la urihi, la “terra/foresta”, è un’entità viva, nella quale si realizza una complessa dinamica cosmologica di scambi fra esseri viventi, umani e non umani. Gli animali (Yaro pë) che la popolano sono considerati discendenti di una prima umanità, le cui immagini essenziali sono divenute gli spiriti ausiliari (xapiri pë) lasciati da Omama, il demiurgo yanomami, perché si prendessero cura degli Yanomami. Queste entità sono invocate oggi dagli sciamani per realizzare cure e restaurare l’equilibrio del cosmo. La protezione del territorio è considerata dagli indigeni come fondamentale per garantire le risorse materiali e spirituali necessarie alla loro sopravvivenza, ma anche al benessere del mondo intero. Gli Yanomami hanno un’intensa spiritualità, di tipo “zoista”, o animista, come si diceva una volta, pronti a cogliere il “soprannaturale” in ogni creatura vivente o inanimata e in ogni evento della vita. L’Indios vive in profonda comunione con la natura: se uccide un animale, lo fa solo per esigenze di cibo. Ma nessuno
mangia ciò che ha cacciato, per evitare la vendetta dello spirito dell’animale ucciso. Così ciascuno dona agli altri ciò che ha cacciato o pescato, a sua volta nutrendosi delle prede prese dagli altri, in un’economia di comunione, senza proprietà privata. Quando colorano il proprio corpo di rosso urucù si identificano con gli altri abitanti della foresta e celebrano la bellezza della biodiversità. Gli Yanomami ottengono dai semi dell’annatto una tintura gialla. Questa viene mischiata con la cenere per creare una tonalità marrone che serve a decorare il corpo a seconda del rituale a cui partecipano. Gli Yanomami sono un popolo che non seppellisce i suoi morti. Essi vengono essiccati, cremati e ridotti in polvere, che poi viene mischiata in un frullato di banane, patate dolci e pupunhas, che viene condiviso in un pasto rituale all’interno di una grande festa a cui sono invitate tutte le tribù vicine. E’ un vero pasto di “comunione”, tramite il quale anche i nemici diventano “parenti”: è il modo di risolvere così controversie e anche guerre. Poche settimane sono un tempo troppo breve per una documentazione esaustiva che richiederebbe anni di convivenza con queste popolazioni; sono state tuttavia sufficienti per trarre alcune impressioni su come vive una comunità di Yanomami, sulla loro struttura sociale, la loro identità etnica e i loro costumi tradizionali. EMOTIONS
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lA dISTRuzIONE dEllE SOcIETA' TRIBAlI
C’è qualcosa di inevitabile nella distruzione delle società tribali? Quello che sta accadendo oggi nei territori Yanomami dell’Amazzonia brasiliana, fa sorgere questa domanda. I governi brasiliani, soprattutto con l’avvicendamento di Bolsonaro, e gli amministratori locali di Roraima hanno sempre spiegato (e giustificato) questa situazione come una conseguenza secondaria dello sviluppo e del progresso. Una lotta impari sta portando gli Yanomami a modificare rapidamente la loro esistenza, passando da un isolamento millenario a indossare i nostri abiti, acquistare telefoni di ultima generazione, guardare la tv satellitare nel mezzo della foresta. Si tratta di un processo di implosione e di evoluzione sociale - inconsapevole, incontrollato e forse oscuramente pilotato - , che sta modificando e distruggendo tradizioni e abitudini di vita. Il mio timore di una lenta contaminazione degli Yanomami ha trovato riscontri concreti durante la mia pur breve permanenza tra loro. Tuttavia, l’aver visto le loro vite integrate con i ritmi della foresta e fatte di straordinaria umanità, mi ha anche aperto la strada verso una più ampia visione del futuro: lottare per la causa Yanomami dando supporto a quanti di loro, attraverso il principio di autodeterminazione, si stanno attivando per sensibilizzare altri Yanomami e per cercare di essere preparati ad affrontare le sfide portate dall’invasione occidentale.
www.dan.ph
www.iviaggididan.it
Per conoscere meglio e avvicinarsi alla comprensione della
cultura e della lotta che il popolo Yanomami sta portando avanti,
consiglio la lettura del libro, pubblicato anche in lingua italiana da Edizioni Nottetempo, “la caduta del cielo – Parole di uno sciamano
yanomami” scritto dal leader Yanomami dawi Kopenawa. un’opera destinata a diventare una testimonianza unica dello sciamane-
simo amazzonico e un pilastro dell’antropologia dei nostri tempi. EMOTIONS
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La Grande Regione d’Europa
Lussemburgo e
testo di TERESA foto di TERESA CARR
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e Quattropole QuATTROPOlE: luSSEMBuRgO
A CARRUBBA RUBBA E ARCHIVIO
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Lussemburgo è fascino, romanticismo ma è anche architettura dal design d’avant-garde
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E’ curioso come la Natura, generando lo sperone roccioso su cui poggia Lussemburgo, abbia offerto il destro per creare il cuore sotterraneo della città, le Casematte del Bock. Un intrico di cunicoli scavati nella pietra per rendere inespugnabile la fortezza di Sigfrido, Conte delle Ardenne e fondatore della Casata di Lussemburgo. Una preziosa testimonianza storica che l’UNESCO ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità, così come quel magnifico borgo medievale su cui ci si affaccia usciti dai corridoi delle Casematte, Il Grund, adagiato sulla città bassa, lungo le rive del fiume Alzette, dove si accede solo a piedi dalle numerose scalinate o con un ascensore collocato sulle Rue du Saint Esprit. Un'area pittoresca, un tempo abitata da artigiani e militari, che sembrerebbe ferma nel tempo se non fosse animata da una vivacissima vita notturna grazie ai numerosi locali alla moda. Tra tutto, spicca la guglia della Chiesa St-Jean Baptiste con tre altari barocchi in stile OTTOBRE - NOVEMBRE
fiammingo e una mirabile vergine nera del Trecento trovata nella chiesa dei Francescani a protezione delle vittime della peste. Accanto alla chiesa, l’Abbazia di Neumünster, monastero dei monaci benedettini e centro culturale per esposizioni e concerti, un bell’esempio di restauro del patrimonio architettonico cittadino. Visto dall’alto, il Grund esprime tutto il suo fascino romantico, specie se lo si osserva camminando lungo lo Chemin de la Corniche, una strada che affianca i vecchi bastioni della città aprendo agli occhi un panorama che arresta il respiro e arriva sino alla valle dell’Alzette e al quattrocentesco ponte di pietra Stierchen, parte delle antiche fortificazioni della città. La Corniche arriva al cuore pulsante di Lussemburgo, il centro storico, con la Gran Rue, la via dello shopping, e la Place d'Armes, animata di giovani giorno e notte, per la presenza di caffetterie e pub.
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lussemburgo
Lussemburgo
Qui d’estate è facile assistere ad un concerto all’aperto. Vicina è la Place Guillaume che racchiude tutta l'area medievale della città, anch’essa zona pedonale, dedicata a Guglielmo II sovrano e Granduca del Lussemburgo, in cui si trova il Municipio neorinascimentale. Nei pressi, il bel Palazzo Granducale, sede dei Granduchi, dalla splendida facciata rinascimentale fiamminga che sorprende per i suoi elementi decorativi ispanomoreschi e non lascia immaginare lo sfarzo degli interni. La bandiera issata svela la presenza a palazzo del Granduca. Le torri aguzze della Cattedrale di Notre Dame si stagliano al di sopra dello skyline della città alta. La chiesa, eretta in stile tardo gotico con influssi rinascimentali, contiene una cripta in cui sono inumati numerosi membri della famiglia ducale. Ma Lussemburgo è anche architettura dal design d’avant-garde. Ne è prestigioso esempio il distretto di Kirchberg, la parte più moderna della capitale, che ospita il centro finanziario e numerosi edifici istituzionali dell'Unione Europea, come la Corte dei Conti Europea, parte della Commissione Europea, centri commerciali, il complesso sportivo e culturale D'Coque, il noto museo d'arte moderna Mudam e una chicca dell’architettura caratterizzata da forte innovazione tecnica e formale, la Filarmonica di Lussemburgo, una delle sale concerto più famose d'Europa. Un edificio maestoso di un bianco abbacinante, progettato da Christian de Portzamparc, la cui forma ellittica lenticolare contrasta con gli edifici allungati e spigolosi che fiancheggiano la testa del ponte in ferro rosso della principessa Carlotta, porta di accesso alla città. L’acustica, neanche a dirlo, è perfetta. A buon diritto Lussemburgo, nel 2007 ha assunto il ruolo di Capitale Europea della Cultura.
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QuadroPole
la grande Regione
Lussemburgo è una delle quattro città che con Metz (Francia), Saarbrücken e Trier (Germania) costituiscono il QuattroPole, detto anche Grande Regione, una rete transfrontaliera che permette la cooperazione urbana fra queste 4 località. Lo sviluppo strutturale ed economico congiunto aumenta l'attrattiva del luogo per i turisti e migliora per i cittadini l'accesso ai servizi, alle conoscenze e alle offerte culturali di quattro città. All'Università di Trier è in corso un progetto di ricerca sulla questione della percezione dei vicini nella Grande Regione. In definitiva, un concetto turistico comune promuove la scena artistica e culturale, ma anche sociale e lavorativa.
La Cattedrale di Saint Etienne domina imponente e ieratica
QuATTROPOlE
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Metz Fu capitale del Ducato di Lorena e crocevia strategico di vie commerciali da sud a nord dell’Europa, sono evidenti le tracce di secoli di dominazione tedesca
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dell’Europa. A tratti sono evidenti le tracce di secoli di dominazione tedesca, per esempio nell’architettura del Quartiere Imperiale, deputato a diventare Patrimonio UNESCO, che ingloba la Stazione, la Posta centrale e i maestosi palazzi che si affacciano sui boulevards, e nell’austero edificio neo-romanico ispirato alle cattedrali renane che è il Tempio Nuovo, chiesa calvinista che con il suo tetto appuntito si affaccia sulla Mosella, diventato uno degli emblemi di Metz. Il Centro storico medievale, disegnato da palazzi in pietra ocra di Jaumont che di giorno sfilano eleganti e radiosi davanti agli occhi, a sera si ammantano di un’atmosfera romantica grazie ad una sapiente illuminazione che è valsa a Metz il premio di città delle luci.
Metz - francia
Il primo impatto è con la mirabile cattedrale gotica di Saint Etienne, considerata una delle più belle chiese in Francia, con oltre 6500 mq di vetrate colorate che ne fanno, a seconda dell’ora del giorno, un caleidoscopio di riflessi magici. Le vetrate più antiche risalgono al XIII secolo, tra le più recenti ce ne sono alcune firmate da Marc Chagall. La Cattedrale domina imponente e ieratica l’immensa Place d’Armes su cui gravita anche il Municipio e l’ex Palazzo del corpo di guardia che oggi ospita l’Office de Tourisme. Alla confluenza dei fiumi Mosella e Seille, Metz, nel nord-est della Francia al confine con Belgio, Lussemburgo e Germania, ha origine pre-romane. Fu capitale del Ducato di Lorena e crocevia strategico di vie commerciali da sud a nord
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Metz
Ma il romanticismo della città francese è dovuto anche al fiume Mosella che la attraversa formando piccole isole collegate da numerosi ponti, alcuni dei quali risalgono al Medioevo. In particolare un isolotto, il Petit Saulcy, sul quale si trova la Place de la Comédie, dove si svolgono spettacoli teatrali. Ma a Metz, che, pur essendo una città storica è una realtà dinamica e proiettata verso il futuro, qualcosa è cambiato quando, nel 2010, è stato inaugurato il Centre Pompidou, dall’avveniristica struttura architettonica, progettato dall’architetto giapponese Shigeru Ban all’insegna dell’ecologia. Il centro ospita mostre di altissimo livello potendo contare anche sulle collezioni del celebre Pompidou Center di Parigi di cui è appendice. Il Centre Pompidou-Metz ha avvicinato molto anche i giovani all’arte contemporanea, quegli stessi che vivacizzano la città di grazie alla sua Università.
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SAARBRÜcKEN QuATTROPOlE
Saarbrücken
E’ una città tedesca, tuttavia nell’aria aleggia un’atmosfera tutta francese, nei caffè all’aperto, nei bistrot, nei cortili interni e nelle zone pedonali
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APRILE - MAGGIO
chiesa protestante di St. Ludwig, che insieme al Palais e ai Palazzi dei Funzionari, forma uno straordinario complesso barocco
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La Ludwigsplatz è dominata dalla Ludwigskirche,
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Saarbrücken
Fu il principe Wilhelm Heinrich di Hannover a volere per Saarbrücken un sontuoso castello e vari edifici barocchi per questo la storica città sul fiume Saar, ha l’impronta dell’architetto F.J. Stengel. Le tre piazze più belle di Saarbrücken, Schlossplatz, Ludwigsplatz e la St. Johanner Markt sono infatti testimonianza dell’architettura stengheliana. La piazza St. Johanner Markt è il salotto di Saarbrücken, con tipiche osterie, bistrò e caffè, ma anche suggestivi vicoli con boutique, gallerie e cortili. La Ludwigsplatz è dominata dalla Ludwigskirche, chiesa protestante di St. Ludwig, che insieme al Palais e ai Palazzi dei Funzionari, forma uno straordinario complesso barocco. Ma Saarbrücken è nota anche per un’altra realtà, a pochi chilometri dalla città: l'Industria Siderurgica di Völklingen, dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. Oggi è un monumento industriale e un museo della scienza. Il Ferrodom al piano terra del magazzino di Möllerhalle è tutto incentrato sulla storia e sulla scienza della lavorazione del ferro. Attualmente, nel complesso industriale è allestita la quinta edizione della Biennale di UrbanArt, il più grande progetto di arte urbana nel mondo. L’UrbanArt Biennale® 2019 Unlimited vede in mostra 100 artisti, 120 opere, 20 paesi e 4 continenti su un percorso di 100.000 mq e una panoramica del Patrimonio culturale mondiale. Völklinger Hütte mostra gli ultimi sviluppi della UrbanArt internazionale.
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TRIER La città più antica della Germania con un ricco patrimonio di testimonianze dell’antichità
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Trier
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Trier
Passeggiare per le stra come accompagnarl Tracce dell'epoca romana tradiscono l’origine di Trier fondata dai romani nel 16 a.C., che la porterebbe ad essere la città più antica della Germania con un ricco patrimonio di testimonianze dell’antichità. La Porta Nigra, per esempio, è la porta di epoca romana più grande al nord delle Alpi e fa parte del complesso dei Beni patrimonio dell'umanità di Treviri e dell'UNESCO. Trier compie una suggestiva armonia tra le varie epoche architettoniche. Chiese in stile romanico come l'imponente Duomo, ma anche testimonianze dell'arte gotica la Liebfrauenkirche, palazzi rinascimentali e in stile barocco, e infine il castello
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APRILE - MAGGIO
dei vescovi-principi elettori, espressione dell'arte rococò. Il Hauptmarkt, la più grande e più importante piazza di Trier fa parte della zona pedonale. In particolare quando c'è il mercato la piazza è sempre affollata. La città vive un’atmosfera cosmopolita grazie alla grande università e ad un consistente numero di turisti dal Lussemburgo e dalla Francia. Da Trier si possono fare delle romantiche navigazioni in barca lungo la Mosella ed escursioni fuori porta, in vista dei vigneti della regione che producono i rinomati vini, tra i migliori della Germania.
Trier - germania
ade di Trier (Treviri) è a attraverso i secoli.
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testo e foto di ANNA ALBERGHINA
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BIMBA NIgERINA Al MARcHÉAfRIcAIN TAMANRASSET
l'AlgERIA è Il PIù VASTO STATO AfRIcANO, OccuPATO dAl dESERTO PER l'85% dEllA SuA SuPERfIcIE. QuESTO PAESE, PER MOlTI ANNI EScluSO dAllE ROTTE TuRISTIcHE IN RIcORdO dEllA SANguINOSA guERRA cIVIlE cHE EBBE luOgO fRA Il 1990 Ed Il 2002, STA PIAN PIANO RIAPRENdO I SuOI BATTENTI. Atterrati ad Algeri “la bianca”, non sembra neppure di essere in Africa. La capitale, infatti, bella ed elegante, ha un sapore tutto francese con gli ampi viali alberati ed i palazzi con le balconate in ferro battuto. Del suo piano regolatore si occupò niente meno che l'architetto Le Corbusier. Solo nei vicoli della “casbah”, la sua parte più antica, si scorgono i segni del passaggio di molti popoli: dai Fenici, ai Romani, dai Bizantini agli Arabi. Patrimonio Unesco dal 1992, la Casbah sta finalmente iniziando ad uscire dal degrado nel quale ha versato per anni. Da non perdere la visita del Museo del Bardo, riaperto al pubblico dopo un impegnativo lavoro di restauro. La villa, originariamente parte dei possedimenti del generale ottomano Mustapha Pasha, vissuto nel 16° secolo, offre in esposizione una collezione di fossili preistorici, armi, strumenti musicali ma soprattutto riapre le magnifiche stanze che ospitavano la famiglia. Nel quartiere di Hamma, ai piedi del modernissimo monumento che commemora i martiri della guerra di indipendenza, si trova il Jardin Botanique, un parco lussureggiante con oltre 1200 specie di piante dove fu girata la prima, celebre versione di “Tarzan”. A poca distanza da Algeri vale la pena di visitare Tipasa, antica postazione punica, trasformata in REPERTI ROMANI Al MuSEO dI cHERcHEll
colonia militare per volere dell'imperatore Claudio. Distrutta dai Vandali nel 430 d.C., venne ricostruita dai Bizantini un secolo dopo ed infine distrutta dagli Arabi nel 7° secolo. Una passeggiata fra le rovine dei palazzi affacciati sul mare, dell'anfiteatro e delle grandi Basiliche regala magnifiche emozioni. Altrettanto interessante la visita del museo archeologico di Cherchell, l'antica Cesarea di Mauritania, porto fenicio rifondato nel 25 a.C. dal re numida Giuba II. Ma sono già impaziente di affrontare il vero scopo del mio viaggio: l'immensità del Sahara. Un volo di alcune ore ci porta a Tamanrasset, 2000 km. a sud di Algeri. Qui l'atmosfera è del tutto diversa. Quando soffiano i venti del deserto a Tamanrasset, Tam per gli amici, il cielo diventa di un colore bianco latte. Siamo a 1400 metri sul livello del mare e il gran caldo non è ancora arrivato. Il vento polveroso spazza le strade semivuote e ricopre di sabbia le nuove case in cemento così fuori posto nel bel mezzo del Sahara. La capitale dell'Hoggar è, da sempre, il punto di incontro delle grandi carovane provenienti dal Niger e dal Mali. Ma, oggi, quelle stesse piste di sabbia rovente sono percorse da migliaia di migranti provenienti da paesi del Sahel e dell'Africa nera, nel tentativo di raggiungere la costa.
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l'ASSEKREM, Il MASSIccIO ROccIOSO NEl dESERTO dEll'HOggAR
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è Il PAdRONE INcONTRASTATO dEl SAHARA, uNA dEllE zONE PIù INOSPITAlI dEl PIANETA. NATI lIBERI E VISSuTI NOMAdI H 44
NEll'IMMENSITà dEl dESERTO cON Il SOlO AIuTO dEllE STEllE, VIVENdO dI PASTORIzIA E dI cOM OTTOBRE - NOVEMBRE
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Gli Algerini li chiamano genericamente “les Africains”, come se loro con l'Africa non avessero niente a che vedere. Molti migranti si fermano un po' di tempo in cerca di lavoro e ne vedo parecchi allineati sul ciglio della strada, in attesa di essere reclutati come manodopera a basso costo. Visitiamo il marché africain e l'affollato mercato del bestiame. Nel centro della città vi è ancora, intatta, la casa in banco che fu di Charles de Foucauld. Oggi la cappella è custodita dalle “piccole sorelle di Gesù”, ordine religioso da lui fondato insieme a quello dei “piccoli fratelli di Gesù”. La vita è dura per le religiose in questo paese che si sta vieppiù votando all'integralismo islamico. Ne resta soltanto una che si dedica ad un'opera di assistenza a beneficio di malati ed emarginati. Da Tamanrasset ci dirigiamo verso l'Assekrem, il massiccio roccioso di spettacolare bellezza, nel cuore del deserto dell'Hoggar, dove padre de Foucauld costruì, nel 1911, un fortino e vi si ritirò con lo scopo di condividere la vita dei Tuareg. Nato a Strasburgo nel 1858 da una nobile famiglia, Charles de Foucauld fu un adolescente inquieto. Orfano in giovane età, fu allevato da uno zio. Alla sua morte ereditò una fortuna che sperperò in breve tempo. Dopo aver
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frequentato l'Accademia militare, divenne sottotenente di cavalleria ma fu ben presto congedato per un “affare di donne”. Esplorò clandestinamente il Marocco dove venne sconvolto dalla fede musulmana ed iniziò a cercare Dio. Convertitosi al Cattolicesimo, si recò in Siria e quindi in Terrasanta ma, poiché, più di ogni altra cosa, desiderava votare la sua vita alla cura dei poveri, si stabilì, infine, nel Sahara algerino. E' autore dell'unico dizionario tuareg-francese. Fu assassinato dai predoni il 1° dicembre 1916. L'Hoggar è un'immensa regione vulcanica che occupa una superficie grande quanto la Francia con montagne che sfiorano i 3000 metri. Il termine arabo “Ahaggar” significa “luogo della paura” forse per gli impressionanti paesaggi che lo caratterizzano. Dal 1987 è Parco Nazionale. Scortati dai militari ci addentriamo in questo labirinto roccioso. L'erosione ha scolpito nel basalto delle forme fantasmagoriche che le luci calde del tramonto colorano di rosa. Alcune piccole costruzioni in pietra, a 2800 metri di quota, si stagliano contro il cielo infuocato. Si tratta della cappella di Charles de Foucauld e di alcune abitazioni che oggi ospitano due religiosi.
I PETROglIfI dI TIN TAgHIRT
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PER gIORNI cI IMMERgIAMO IN QuESTI lABIRINTI dI PIETRA, PERcORRIAMO lE “guElTE” RIcOlME dI VEgETAzIONE luSSuREggIANTE E cI ARRAMPIcHIAMO SullE duNE dEll'ERg AdMER. RIMANIAMO INcANTATI dI fRONTE AllE OPERE dI ARTE RuPESTRE PREISTORIcA cHE cI SVElANO I MISTERI dI uN lONTANO PASSATO E cHE fANNO dI QuESTO luOgO uNO dEI PIù RIccHI MuSEI A cIElO APERTO.
La suggestione del posto è indescrivibile. Lo sguardo spazia all'infinito e sono pervasa da una profonda sensazione di pace. Ben diverso si presenta, invece, il Tassili. Dopo un breve volo notturno, raggiungiamo Djanet, vicino al confine libico. La cittadina sorge nel bel mezzo di un vasto palmeto, sotto la falesia rocciosa che delimita l'altopiano, oggi inaccessibile ai turisti. Importante nodo carovaniero e sede di un vecchio forte della Legione Straniera, vi regna un'atmosfera sonnacchiosa da luogo ai confini del mondo. Il deserto circostante offre tutto il repertorio nel suo massimo splendore: picchi di roccia nera, curiosamente erosi dal vento e affondati nelle dune di sabbia dorata, immense volte stellate e silenzi impenetrabili. Per giorni ci immergiamo in questi labirinti di pietra, percorriamo le “guelte” ricolme di vegetazione lussureggiante e ci arrampichiamo sulle dune dell'Erg Admer. Rimaniamo incantati di fronte alle opere di arte rupestre preistorica che ci svelano i misteri di un lontano passato e che fanno di questo luogo uno dei più ricchi musei a cielo aperto. Di tanto in tanto ci imbattiamo in qualche ERg AdMER E AlTOPIANO dEl TASSIlI
insediamento Tuareg. Da sempre oggetto di molte fantasticherie, questo popolo, di origine berbera, è il padrone incontrastato del Sahara, una delle zone più inospitali del pianeta. Nati liberi e vissuti nomadi hanno imparato ad orientarsi nell'immensità del deserto con il solo aiuto delle stelle, vivendo di pastorizia e di commerci. Benché convertiti all'Islam, conservano molte delle antiche tradizioni animiste. Sono riusciti a mantenere integra la loro identità, la loro lingua ed il loro alfabeto. Tuttavia, con la colonizzazione francese, all'inizio del XX secolo, gli “uomini blu” videro limitati i loro spazi. Con la decolonizzazione degli anni '60 e il delinearsi delle frontiere, cessò definitivamente per loro la possibilità di attraversare il deserto al seguito delle mandrie. Intere famiglie sono state smembrate, molti gruppi si sono sedentarizzati e vivono di espedienti o di lavoretti saltuari. A nulla sono valse le ribellioni degli anni '90 in Niger e Mali. Con tristezza osservo questa gente fiera, ridotta a vivere, sotto un sole impietoso, in accampamenti di sterpi e stracci, lo sguardo fisso all'orizzonte, memore di una libertà che non potrà più tornare.
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dONNA TuAREg NEl TASSIlI
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M E d I T E R R A N E O
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Anguilla, la minuta isola delle Piccole Antille francesi: venti chilometri di lunghezza per quasi cinque di larghezza. Si può andare in auto da una capo all’altro in mezz’ora testo di PIETRO BUSCONI
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fu solo nel 1800, dopo anni di tentativi di
indipendenza dalla casa reale che i primi visita-
tori arrivarono sull’isola e cominciarono a
costruire insediamenti
che sarebbero diventati importanti siti turistici
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Era il 1493 quando Cristoforo Colombo registrò la presenza di Anguilla, la minuta isola delle Piccole Antille Francesi, ma si deve aspettare il 1565 per vedere il primo europeo scendere a terra e darle il nome attuale per la sua forma allungata e praticamente priva di rilievi. A farlo fu il francese Pierre Laudonnaire. Nel 1650 arrivarono gli inglesi e, da allora, seppur con alterne fortune, non se ne sono più andati. Cercarono di sfruttare questa terra con coltivazioni di cotone, tabacco e mais importando schiavi dall’Africa ma la povertà del terreno non fece produrre grandi risultati. I coloni britannici lasciarono l’isola nelle mani di una comunità nera pur continuando ad esercitare il controllo amministrativo su questo lembo di terra incapace di produrre alcuna coltivazione massiva. Fu solo nel 1800, dopo anni di tentativi di indipendenza dalla casa reale che i primi visitatori arrivarono sull’isola e cominciarono a costruire insediamenti che col tempo sarebbero diventati importanti siti turistici. Furono fatti arrivare cuochi e maestranze alberghiere soprattutto da Italia e Francia e la gastronomia, basata in particolare sul pesce, cominciò a diventare un aspetto qualificante anche rispetto alle isole vicine e più grandi. Oggi, Anguilla è considerata un’eccellenza in fatto di cucina. Tra i piatti più importanti, merita citare quelli a base di crostacei, soprattutto aragoste, granchi e gamberi, e pesci di altura come tonno, mahi mahi, red snapper. Si possono gustare sia nei prestigiosi ristoranti degli alberghi, sia nei più modesti locali dell’isola, molti direttamente sulle spiagge, in ambienti più informali. OTTOBRE - NOVEMBRE
Anguilla, la minuta isola delle Piccole Antille francesi
Anguilla, la minuta isola de
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Anguilla, la minuta isola delle Piccole Antille francesi Distesa in un mare che sembra finto tanto è bello, trasparente e tranquillo, Anguilla è davvero piccola: venti chilometri di lunghezza per quasi cinque di larghezza. Si può andare in auto da una capo all’altro in mezz’ora. Con rare zone rocciose, l’isola è un tripudio di spiagge candide praticamente deserte anche se la presenza turistica è oggi importante e rappresenta la prima fonte di reddito per gli isolani. La maggior parte dei visitatori arriva dagli Stati Uniti e, si sa, loro preferiscono stare in piscina con cappellino, occhiali e una birra in mano piuttosto che godere delle spiagge che si vedono solo in fotografia e che fanno sognare chiunque ami il bello! Ma tant’è. A proposito di turisti, oltre all’ottanta per cento di americani, il resto delle presenze è distribuito tra inglesi, francesi e italiani. I nostri connazionali stanno dimostrando di apprezzare sempre più quello che Anguilla sa offrire e la loro presenza, seppur ancora modesta, sta continuamente aumentando. Sui numerosi litorali sono sorti importanti resort, alberghi e residence capaci di soddisfare anche le clientele più esigenti. Tutti, però, realizzati con stile anche moderno ma perfettamente armonizzati con l’ambiente circostante per cui la sensazione che si ha è quella di uno sfruttamento intelligente degli spazi abitativi lasciando alla natura la scena madre con le sue distese di sabbia bianchissima, i tramonti mozzafiato e una tranquillità che sa veramente rendere rilassante e distensiva una vacanza da queste parti. Ma la differenza la fa la gente. Ovunque si vada, in giro per l’isola, dai resort, ai ristoranti, ai pochi ma piacevoli negozi di souvenir e prodotti artigianali, si incontrano anguillani sorridenti, cordiali e sempre ben disposti ad aiutarti o a consigliarti il meglio. Come altri popoli di colore, hanno il ritmo nel sangue e la musica e i balli rappresentano per loro più che un piacere, quasi una necessità. E la prima settimana di agosto rappresenta un must per chi voglia sfogare questa voglia di suoni e feste. È in questo periodo che si svolge il Carnevale di Anguilla. Giorni di festa con regate nautiche ma soprattutto sfilate di costumi fantasmagorici sulla scia di quelli che si ostentano nel Carnevale di Rio. Su tutto la musica che pervade le sfilate e il grande party sulla spiaggia di Sandy Harbor. Insomma, una settimana in cui tutto il ritmo, la danza e la voglia di divertirsi che quest’isola ha, si manifesta completamente. Parlando di resort, molti sono davvero al top. Tra questi, solo per citare i più importanti, il Cuisinart, con annesso campo di golf a 18 buche, il Four Seasons, lo Zemi Beach House e il Carimar, probabilmente il complesso più ecologico dell’isola. Arrivare ad Anguilla richiede, dall’Italia, un viaggio aereo di quasi 12 ore con sosta a Parigi. Ma si può passare anche via Stati Uniti. Si atterra nella parte francese dell’isola di Saint Martin e dopo una navigazione con motoscafo di 40 minuti o un piccolo volo di 10 minuti con minuscoli aeroplani si arriva ad Anguilla con il primo cartello che si vede e che recita Welcome to Paradise!
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la sensazione che si ha è quella di
gente degli spazi abitativi lasciand
madre con le sue distese di sabbia
i tramonti mozzafiato e una tranqui
rendere rilassante e distensiva una
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do alla natura la scena
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GEORGIA
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A TBI
testo di PAMELA McCO foto di PAMELA McCOURT F PONTE DELLA PACE
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ILISI
OURT FRANCESCONE FRANCESCONE E ARCHIVIO EMOTIONS
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LA CAPITALE GEORGIANA HA UN CUORE CHE BATTE A DUE TEMPI: UNO EUROPEO, L’ALTRO ASIATICO. NEL CAUCASO, LA CATENA MONTAGNOSA CHE SEPARA L’ASIA DALL’EUROPA, TBILISI INCANTA IL VISITATORE CON VESTIGIA MEDIEVALI, STRADE ACCIOTTOLATE, BALCONI MERLETTATI, SORGENTI SULFUREE, CHIESE BIZANTINE, EDIFICI FUTURISTI E FABBRICATI SOPRAVVISSUTI ALL’ERA SOVIETICA E UN’ALLEGRA MOVIDA BOHÉMIEN IN LOCALI ALLA MODA.
VENERDÌ
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Per orientarsi in questa città di grande fascino e forti contrasti, prendere la funivia fino alla Fortezza di Narikala, la roccaforte costruita dai Persiani nel 4° secolo. Da qui la vista spazia su quartieri antichi, eleganti boulevard e palazzi del potere, ed è raggiungibile a piedi la grande statua di Kartlis Deda, Madre della Georgia, che regge nelle mani una coppa di vino per gli amici e una spada per intimorire i nemici.
OTTOBRE - NOVEMBRE
ORE
17.30
Ai piedi della funivia nel vecchio quartiere di Abanotubani sui vicoli acciottolati sorgono gli antichi bagni sulfurei e le case caratteristiche color pastello con balconi delicatamente merlettati. Attraversando un romantico ponte coperto di lucchetti, si arriva alla cascata di Leghvtakhevi, molto frequentata dai cittadini nei mesi caldi, e ai Giardini Botanici Nazionali, un bel parco di montagna già di proprietà reale.
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A TBILISI SABATO
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Shardeni Street porta il nome dell’orafo francese Jean Chardin che, visitando Tbilisi nel 1700, ha scritto «In Georgia vi sentirete liberi e felici….» Fulcro della vita notturna di Tbilisi con discoteche e gallerie, sono molti i ristoranti dove rilassarsi con un buon tè georgiano, coltivato nelle regioni del Mar Nero, o un bicchiere di vino locale come aperitivo.
Per una carrellata della cultura gastronomica e musicale della Georgia il ristorante In the Shadow of Metechi, accanto alla chiesa omonima, offre viste sul fiume Mktvari, spettacoli di canto e danze georgiane e vini invecchiati nelle tipiche giare di terracotta qvevri sepolte sotto terra.
9.30
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11.30
Tbilisi vuol dire “Il luogo della sorgente calda”, e negli hammam di acque sulfuree di Abanotubani, tanto apprezzati da Alexandre Dumas e Aleksandr Puškin, c’è la possibilità di affittare lussuose sale con vasche calde e fredde, e fare vigorose esfoliazioni e massaggi. Tra i meglio attrezzati i Bagni Orbeliani con una facciata di bellissima piastrelle blu e azzurre. Per vedere la città a 360° - la vista è davvero spettacolare - prendere la funicolare che sale Monte Mtatsmina. Da 770 metri si apprezza come sono stati felicemente inseriti nella città i molti edifici moderni di Tbilisi. Tra l’insediamento più antico sul lato destro del fiume Mtkvari e la magnifica cattedrale bizantina della Santa Trinità su quello sinistro, spiccano il sinuoso Ponte della Pace e la tubolare Sala Concerti che portano le firme di due architetti italiani, De Lucchi e Fuksas. EMOTIONS
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48 ORE
A TBILISI
ABANOTUBANI MADRE GEORGIA
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13 ORE
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In cima c’è anche il Ristorante Chela che ha ospitato molti grandi della terra da Margaret Thatcher a Fidel Castro. A tavola, sulla terrazza o nelle maestose sale, si gusta il meglio della cucina georgiana dai khachapuri, “barchette” di pane ripiene di formaggio e burro sciolti con un rosso d’uovo, ai kihkhali, i gustosi ravioli ripieni di carne e brodo bollente. A Piazza della Libertà fino al 1991, anno della fine dell’era sovietica, sorgeva una statua di Lenin. Oggi al suo posto c’è una raffigurazione di San Giorgio e sulla vicina Rustaveli Avenue il Palazzo del Parlamento, il Teatro dell’Opera in stile moresco e il Museo Nazionale.
OTTOBRE - NOVEMBRE
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18.30 ORE
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Fabrika è un’open-space ricavato da una vecchia fabbrica di cucito sovietico con grandi pareti dipinte in stile street art. Con negozi di design e spazi per concerti e manifestazioni, ospita l’ostello più grande della città con 400 posti letto tra dormitori, camere e suite. All’ora dell’aperitivo nel grande cortile e nei locali affollati si brinda con birre e vini georgiani. Al leggendario Barbaresan, uno dei ristoranti più rinomati della Georgia ubicato in una bella casa patrizia, la cucina è ispirata alle ricette di una nobildonna georgiana del 1800. Sul menù le specialità della casa e una lista di oltre 300 vini.
KHACHAPURI
KHINKALI www.georgia.travel www.gnta.ge
DOMENICA
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10 ORE
12.30
Rovistando tra le bancarelle del mercatino delle pulci Dry Bridge si può trovare di tutto, da vecchi manifesti comunisti, vasellame e tappeti a vestiti, quadri e oggettistica di ogni tipo. E anche qualche pezzo raro, per la gioia dei collezionisti. Prima di lasciare Tbilisi un ultimo exploit gastronomico al ristorante Sioni 13 per i mitici khinkali fatti da Manana, una signora nata nel villaggio di Pasanauri nel Caucaso. A detta dei georgiani i khinkali del Caucaso sono i migliori, e quelli di Manana sono sublimi. E per finire, una sosta a una bancarella di strada per comprare i tipici dolci Churchkhela. A forma di candela, sono fatti di noci immerse in sciroppi coloratissimi di mosto e frutta. Un dolce pensiero da portare a casa insieme ai ricordi della bella e ospitale Tbilisi. Una città da amare.
DOVE ALLOGGIARE
Lo Sheraton Grand Tbilisi Metechi Palace, da sempre il simbolo iconico della città, ha riaperto quest’anno dopo un restauro che lo ha portato a nuovi livelli di sofisticazione e lusso. Con 220 tra camere e suite, tre ristoranti e due piscine, vanta la sala da ballo più grande della capitale. www.marriott.com/hotels/travel/tbssi -sheraton-grand-tbilisi-metechi-palace
Dopo Rooms Hotel Kazbegi nel Caucaso, ha aperto Rooms Hotel Tbilisi. Ex casa editrice, l’edificio è dotato di 125 camere e suite industriale-chic. Sofisticate e di tendenza le specialità locali e internazionali proposte dallo chef nel ristorante The Kitchen. https://roomshotels.com/tbilisi
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LA CITTÀ VECCHIA
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A TBILISI
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OTTOBRE - NOVEMBRE
il profondo
niente è come abbiamo immaginato ... testo di GIUSEPPE GARBARINO foto di ETTORE BREZZO
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OTTOBRE - NOVEMBRE
CONGO
niente è come abbiamo immaginato ... Quella che si affaccia sulle acque del fiume Congo è una terra di occhi e sguardi profondi, una terra che vive grazie al fiume stesso, non solo per l’acqua, ma per i commerci che essa permette. Tutto gravita intorno a una nave che parte ogni mese da Kisangani, l’antica Stanleyville, per raggiungere dopo un mese di navigazione la capitale Kinshasa, posta vicina alla foce del corso d’acqua. Durante questo viaggio che avviene con un enorme battello di sei piani che traina una chiatta e un'altra barca che vengono utilizzate come mercato galleggiante, si incontrano le popolazioni bantù, suddivise in oltre 300 tribù su tutto il territorio del grande stato africano, pronte a raggiungere il convoglio appena è in vista del loro villaggio. Si assiste così a centinaia di piroghe che, cariche di prodotti, attraccano alle navi per scambiare quello che offre la foresta pluviale congolese con importanti prodotti come il sale e le stoffe. Se doveste decidere di intraprendere questo viaggio avventura ricordate che difficilmente troverete in mezzo alle centinaia di passeggeri altri uomini bianchi, ma non abbiate paura, di
pericoloso sono solo le acque limacciose del fiume Congo, un serpente che taglia la grande foresta, con un percorso sinuoso, continue anse e curve tanto che a volte dopo un’ora di navigazione sono state percorse in linea d’aria solo poche miglia. Da ricordare che il Congo è il secondo fiume africano per lunghezza, dopo il famoso Nilo, e il secondo per portata d’acqua dopo il Rio delle Amazzoni, ma solo da Kisangani prende il nome di Congo, il primo tragitto, quello che raggiunge l’Oceano Atlantico, ha il nome di Lualaba. La cosa più curiosa di questo viaggio oltre a tutto ciò che rappresenta il colore e folclore locale è il traffico illegale di avorio, oggi più limitato, e di pietre preziose, piccoli tesori facilmente nascondibili. Il capitano della nave per poter permettere questo illecito mercato, per il quale è sicuramente consenziente e anche parte in causa del commercio, insabbia volutamente la nave o “trinave”, vista la sua caratteristica di essere un convoglio a tre barche, sulle grandi secche che si trovano al centro del fiume. Durante l’attesa di una corrente che permetta di ripartire, la notte diventa teatro di scambi lontano da occhi indiscreti. EMOTIONS
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CONGO
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lunghe piroghe scavate nei tronchi di legno pregiato sembrano svolazzare sull’acqua del fiume mentre i colpi sicuri ed energici delle pagaie le spingono verso la sponda opposta
Il viaggio ci porta al lago Kivu, al confine con il Ruanda, un lago tristemente famoso per essere stato usato come discarica umana durante il genocidio ruandese, ma anche con un’altra particolarità, oltre ad essere uno specchio d’acqua enorme con i suoi 2700 km2, di essere soggetto a esplosioni limniche, ovvero alla fuoriuscita di una pericolosa miscela di anidride carbonica e metano forse già avvenuta in passato e che se si ripetesse porterebbe ad una estinzione biologica catastrofica per l’alta concentrazione di popolazione sulle sue rive. Goma è la principale cittadina sul lago Kivu, sorvegliata in lontananza dal vulcano Nyiragongo, tutt’intorno villaggi dove i gesti eterni del dare e dell’avere si ripetono senza tempo, in un agitarsi che insieme al dialetto locale diventa musica. Lunghe piroghe scavate nei tronchi di legno pregiato sembrano svolazzare sull’acqua del fiume, ora leggere, poco dopo quasi a rischio di affondare, mentre i colpi sicuri ed energici delle pagaie le spingono verso la sponda opposta. L’eleganza è innata, stoffe colorate e sor-
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risi, a dire il vero pochi, le banane sono ovunque oggetto di scambio e commercio, a volte usate come copricapo, forse per attirare il compratore, intanto una donna di una certa età, quasi con disinibite movenze fuma la tipica pipa in bambù, poco più in là un gruppetto di ragazzini osservano curiosi. Una manciata di villaggi dai nomi a volte impronunciabili segnano il percorso, ecco Musenge, Itebero, Walikale, Matenda, Lubutu, Pene Ntungu e, dopo lunghi ed interminabili giorni di battello sul Congo, Lisala a Zongo, luogo di nascita di Mobutu Sese Seko. Il territorio è caratterizzato da strade di fortuna dove spostarsi è una vera avventura, qua e là lo sguardo è rinfrescato dalla vista delle risaie, le piantagioni di manioca, mais, cacao e caffè coltivate dai Ngombe, la popolazione che si divide il territorio con i Nganda e Mongo. Dopo aver viaggiato su questo fiume e sulle piste di terra battuta si comprende che il tempo, per questa gente, non ha significato e impariamo che anche per noi niente è come abbiamo immaginato.
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... villaggi dove i gesti eterni del dare e dell’avere si ripetono senza tempo, in un agitarsi che insieme
al dialetto locale diventa musica..
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Thierry Marx presenta l’eccellenza della cucina franc con il pop-up marx
Dal prossimo autunno Mandarin Oriental, Marrakech pre l’esclusiva cucina francese dello Chef stellato Thierry Marx il nuovo POP-UP MARX, che dal 6 settembre al 30 novemb troverà spazio all’interno del ristorante Mes'Lalla, nella be cornice del resort berbero.
Thierry Marx, oggi Executive Chef al Mandarin Oriental, Pa tavola ogni giorno la sua passione per il fine dining nei dive dell’Hotel: Sur Mesure by Thierry Marx, Camélia, Bar 8 e l’H L’ispirazione dello Chef è il frutto di numerose esperienze t cucine gourmet internazionali dislocate nei numerosi viagg Kong, Thailandia, Giappone e Australia, dai quali ha consoli intuizione ed il suo orientamento avanguardista in cucina. N
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www.mandari
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www.mandarinoriental.com/mar
IN ORIENTAL MARRAKECH
cese
senterà x presso bre 2019 llissima
aris, porta in rsi ristoranti Honoré. tra le migliori gi tra Hong idato la sua Nel nuovo
POP-UP MARX verranno infatti serviti tra i più innovativi, moderni ed elaborati piatti francesi, per accompagnare gli ospiti in un’esperienza gastronomica del tutto nuova in Marocco. Trasformando il menù di Mes’Lalla, Chef Marx presenterà un vero e proprio ristorante francese, rielaborando la tradizione culinaria e creando una selezione di piatti come opere d’arte contemporanee nella presentazione e piacevolissimi al palato. Il menù À La Carte del POP-UP MARX sarà come un vero e proprio viaggio tra ricette non convenzionali, come il salmone con alghe, il carpaccio di polpo e le zucchine con pesca marinata e maggiorana, insieme ad altre combinazioni che rappresentano il più ricercato connubio tra gusto e texture. Il pluri-premiato Mandarin Oriental Hotel Group detiene e gestisce alcuni degli hotel, resort e residence più esclusivi al mondo. Dalle radici asiatiche il Gruppo è cresciuto, diventando un marchio internazionale e gestendo attualmente 32 hotel e 6 residence in 23 paesi e regioni, e ogni proprietà riflette la tradizione orientale del Gruppo in un tutt’uno con la propria identità.
noriental.com
rrakech/la-medina/luxury-hotel
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KALEIDOSCOPE
11 Cadogan Gardens Hotel Esperienze di Arte Contemporanea a Londra a partire da settembre L’Hotel 11 Cadogan Gardens di Londra può essere un ottimo punto di partenza per visitare le numerose mostre di arte contemporanea previste per l’autunno. Vi potrete rilassare nell’atmosfera di privacy e lussuosa esclusività che hanno reso l’Hotel 11 Cadogan Gardens così speciale ed apprezzato da membri dell’aristocrazia, politici e personalità famose. L’accoglienza è formata in gran parte da staff italiano. La location è prestigiosa, nel cuore dell’elegante quartiere di Chelsea, a due passi da grandi musei come il V&A. La facciata ha mantenuto la tradizionale architettura Vittoriana in mattoni rossi, ma la cifra stilistica degli interni di questo incantevole rifugio urbano gioca su particolari sontuosi ed accosta arditamente il classico al contemporaneo ottenendo un forte senso di individualità. L’arredamento è completato da letti a baldacchino, caminetti, bagni in marmo ed accessori e servizi ricercati, come le lenzuola di finissimo cotone egiziano, i morbidi accappatoi, i set di cortesia firmati dal prestigioso brand Ormonde Jayne, le macchine Nespresso per il caffè in camera, l’acqua minerale a disposizione. WiFi gratuito. Palestra con TV touch-screen personale. Servizio in camera 24 ore
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www.11cadogangardens.com OTTOBRE - NOVEMBRE
foto di Tim Walker
Londra è il luogo migliore per un aggiornamento sull’arte contemporanea, grazie a diverse mostre molto stimolanti che inaugurano quest’autunno. Si spazia da un arazzo raffigurante la pianta di Londra di Grayson Perry alle figure umane in ferro di Antony Gormley passando per le fotografie di Tim Walker e i video di Mark Leckey. ANTONY gORMlEY
dal 21 settembre al 21 dicembre, Royal Academy Questa retrospettiva dello scultore britannico Sir Antony Gormley copre 45 anni della sua carriera. Oltre ai suoi primi lavori degli anni ‘70 e ‘80 saranno esposte le sue installazioni sperimentali più recenti a base di materiali come l’acqua di mare e il gesso. Non mancheranno i suoi simboli preferiti, 24 figure umane di ferro a grandezza naturale protrundenti dalle pareti, il pavimento e il soffitto dal titolo “Lost Horizon”. royalacademy.org.uk
TIM WAlKER: WONdERful THINgS
grayson Perry: we are what
gRAYSON PERRY: SuPER RIcH INTERIOR dEcORATION dal 22 settembre al 20 dicembre, Victoria Miro
È la prima mostra personale di Grayson Perry dal 2012 e strizza l’occhio alla collusione tra arte, denaro, potere e desiderio. Le opere in mostra includono vasi, sculture, stampe di grandi dimensioni, un arazzo raffigurante la pianta di Londra dal titolo Very Expensive Abstract Painting e una collezione di simboli di ribellione presentati come un catalogo di stili di vita. victoria-miro.com
dal 21 settembre all’8 marzo, V&A Museum Entrate nel fantastico mondo di Tim Walker, fotografo di moda creativo e visionario. La mostra esplorerà il suo processo creativo tramite fotografie, film, set ed installazioni costruite appositamente. Dieci serie di fotografie sono state commissionate proprio per questa mostra. vam.ac.uk
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E M O T I O N S
Dolores Carnemolla
Fabio Strinati
Ragusa e il Val di Noto Ibleo
Lungo la strada un cammino
MORELINI EDITORE
TRANSEUROPA EDIZIONI
Un libro guida sulla bellissima Sicilia dal titolo Ragusa e il Val di Noto Ibleo di Dolores Carnemolla, già autrice di " Malta e le sue isole”. Si tratta di un viaggio nei tanti volti della provincia più a sud della nostra penisola, in questa città densa di tradizioni e folclore che offre oggi eventi culturali di risonanza nazionale, locali alla moda e molto altro, anche grazie al successo della serie tv Il commissario Montalbano che ha contribuito a far conoscere questo territorio. Benché piccola, Ragusa nasconde inestimabili tesori, tutti debitamente custoditi dall'Unesco, così come un'interessante produzione artigianale e artistica: pregiati ricami, i tipici maranzano (meglio noto come "scacciapensieri") e il carretto siciliano, ma anche arte e musica. Ragusa è una città nella città, suddivisa in due parti, Ragusa Superiore e Ragusa Ibla ("di sotto" in dialetto), che saprà incantare il visitatore con i monumenti tardo barocchi e i suggestivi Giardini Iblei. Spostandosi di pochi chilometri si possono raggiungere le cittadine di Modica e Scicli, oppure visitare le spiagge di Marina di Ragusa o far tappa nel "triangolo del vino" tra Comiso, Vittoria e Acate.
Uscito da pochissimi giorni Lungo la strada un cammino, il nuovo libro del poeta marchigiano Fabio Strinati, pubblicato con Transeuropa Edizioni. Si tratta di un'opera colta, matura, un diario di bordo pregno di esperienze visive ed interiori che lo scrittore e poeta di Esanatoglia (attraverso un viaggio che sembra non avere fine né ritorno), scrive quasi di getto durante i suoi numerosi viaggi che sembrano narrare storie vissute, consumate, prese per mano in un’epoca che tanto assomiglia a una dimensione lontana e assai distante dal pensiero comune. Lungo la strada un cammino è come un diario di bordo partorito attraverso il respiro e il battito cardiaco di ogni luogo penetrato e poi assorbito, attraverso l’utilizzo parsimonioso dei cinque sensi: ogni poesia, tratteggia con umiltà le percezioni che pian piano si sono nutrite di suoni e colori, trasportati da frequenze poetiche perfettamente sintonizzate con il “qui e ora”. Ogni poesia, tanto assomiglia a una cartolina desiderosa di vivere una vita propria, attraverso la libertà poetica, del nascere fecondo. Nel libro ci sono circa 60 poesie, ognuna, dedicata a un paese o luogo dell'Italia: Ancona, Fiuggi, Treia, Arezzo, La Maremma, Asiago, Cagliari, Nettuno, Civitavecchia, Biella..
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Autori Vari a cura di Gabriella Kuruvilla
Monaco d'autore MORELINI EDITORE
Una piccola colonia di autori residenti all’estero racconta una Monaco fatta di entusiasmo e frustrazione, amore e lavoro, passione per la Germania e nostalgia dell’Italia. Marienplatz e le logge di Odeonsplatz. Le rive dell’Isar e le piste ciclabili. I croccanti bretzel e l’Oktoberfest. Le pinacoteche e l’onda per surfisti più famosa d’Europa. Dodici storie ambientate nei quartieri centrali del capoluogo bavarese ma anche nelle periferie, nei parchi, nei locali notturni e intorno all’avveniristico stadio Allianz Arena. I dodici autori, tutti italiani residenti a Monaco, hanno profili molto diversi. Tra loro ci sono autori noti al grande pubblico, ma anche il top manager che qualche anno fa è riuscito a pubblicare un best seller, la direttrice di una famosa rivista gastronomica, il grafico pubblicitario che scrive romanzi di nicchia, il bancario appassionato di letteratura che da anni porta avanti il suo affermato blog. È proprio questa piccola colonia di autori residenti all’estero a raccontarci una Monaco fatta di entusiasmo e frustrazione, amore e lavoro, passione per la Germania e nostalgia dell’Italia. Un libro da non perdere per chi si reca in viaggio in questa metropoli, ipertecnologica e tradizionalista allo stesso tempo.
NEW ERA. SAME SOU SOUL UL.