EMOTIONS MAGAZINE - APRILE - MAGGIO 2022 - ANNO 12 N 51

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SOMMARIO APRILE | MAGGIO 2022

www.emotionsmagazine.com

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COSTA RICA META IDEALE PER GLI AMANTI DELLA NATURALEZA

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SOMMARIO

GLI INCONTRI DI EMOTIONS RUDSTON STEWARD: ON THE ROAD

COSTA RICA

AMACA, SURF E “PURA VIDA”. IN QUESTA TERRA STRETTA DA DUE OCEANI, SI RESPIRA UN’ARIA DIVERSA

PAKISTAN, foto di Anna Alberghina

Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com Ideazione testata Ilenia Cairo

GERMANIA DEL NORD

TUTTO IL FASCINO DELLE CITTÀ STORICHE

KALASH

I SIGNORI DELL’INDUKUSH. ULTIMI SOPRAVVISSUTI DEI POPOLI DEL KAFIRISTAN

Progetto grafico e impaginazione Elisabetta Alfieri e.alfieri@emotionsmagazine.com

Collaboratori Anna Alberghina Riccardo Bottazzo Luisa Chiumenti Pamela McCourt Francescone Mariella Morosi redazione@emotionsmagazine.com Fotografi Anna Alberghina Riccardo Bottazzo

KALEIDOSCOPE • •

LET WILD RUN FREE: la laguna nord di Venezia nella mostra dell'artista Allison Zurfluh LE PETIT PRINCE: in mostra al Musée des Arts Décoratifs di Parigi

Responsabile Marketing e Pubblicità Enrico Micheli e.micheli@emotionsmagazine.com Pubblicazione Rivista Online Paolo Milanese grafico@idra.it Editore Teresa Carrubba

ROTTERDAM

LA CITTA' NELL'ACQUA CHE HA LA PASSIONE DEL GREEN

LIBRIEMOTIONS

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 – N° 310/2011 Copyright © – Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Casa Editrice che ne detiene i diritti.



HIDE

away

An adventure and retreat with a difference. St. Martins, central Europe’s first lodge, has an air-conditioned photo hide where you can discover the wildlife of the Seewinkel and capture it on camera without being seen.

www.stmartins.at Tel.: +43 2172 20500 7132 Frauenkirchen Im Seewinkel 1 AUSTRIA

The Lodge of


S C R I V I A M O

A R T I C O L I

P E R

S U S C I T A R E

E M O Z I O N I

I luoghi trattengono le emozioni della storia che li ha attraversati, e immergersi in esse dovrebbe essere la vera essenza del “viaggio”. Ma è anche vero che si può restare coinvolti da una meta già prima di partire, facendosi ispirare da chi per primo l’ha visitata e raccontata. Per questo Emotions vuole trasferirvi ogni volta le suggestioni che il suo team di giornalisti propone con reportage dal taglio particolare e immagini professionali molto accattivanti. Andiamo per esempio in Costa Rica e ascoltiamo le storie dei ticos e del loro emblematico “Pura vida”, più di un saluto, un augurio per una vita allegra e rigogliosa, come la loro natura tropicale abitata da uccelli multicolori e fauna di ogni genere. Un altro popolo ci porta a scoprire il Kalash, nell’Indukush pakistano, che rendono omaggio ai loro dèi con feste rutilanti, indossando

i bellissimi abiti tradizionali. Più vicino alle nostre latitudini, Rotterdam, una “città disegnata dall’acqua….con una rete di canali che la dividono in tante isole”, e un’architettura avveniristica che

TERESA CARRUBBA

EDITORE, DIRETTORE RESPONSABILE

tcarrubba@emotionsmagazine.com

culmina nell’unicità delle case cubiche progettate dall'architetto olandese Piet Blom. Medievale, invece, lo stile architettonico delle città storiche nella Germania del Nord, caratterizzate dalle case a graticcio che sembrano uscite da una fiaba. E la “Deutsche Limes-Strasse, che segue il tracciato dell’antica linea di fortificazione della Rezia e della Germania superiore, dal Reno al Danubio. Per gli incontri di Emotions, Rudston Steward, un eclettico sudafricano il quale, dopo aver guidato trekking a piedi in gran parte del mondo, ha concentrato il suo spirito d’avventura in Italia, in Maremma, da dove organizza slow safari, rigorosamente a piedi, in tutto il Paese, studiando percorsi inediti e solitari.

Erasmus bridge, Rotterdam

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AMACA , SURF E

‘PURA VID testo DI RICCARDO BOTTAZZO foto DI RICCARDO BOTTAZZO e ARCHIVIO

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COSTA RICA

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COSTA RICA

AMACA, SURF E ‘PURA VIDA’ Il 25% del territorio nazionale è coperto da parchi integrali o da oasi protette, veri e propri paradisi terrestri con la più alta densità di biodiversità dell’intero pianeta

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accontano i ticos - così amano chiamarsi gli abitanti della Costa Rica - che il loro bel Paese sta al Centroamerica pressappoco come la Svizzera sta all’Europa, solo … “con mucha meno plata”, “con molto meno argento” (denaro). E in effetti, qualcosa di vero in questa scherzosa affermazione c’è. Se si valica il confine provenendo dal Nicaragua o dagli altri Stati del nord, ci si accorge subito che in questa terra stretta da due oceani, si respira un’aria diversa. La rinuncia all’esercito, sancita dalla Costituzione approvata dopo la breve ma sanguinosa guerra civile del ‘48, ha regalato al Paese un ininterrotto periodo di stabilità politica come nessun altro Paese dell’America Latina, ed ha consentito ai Governi che si sono succeduti di investire il denaro risparmiato negli armamenti, in istruzione

e tutela dell’ambiente. Oggi, in Costa Rica, sono presenti oltre 60 università ed il tasso di alfabetizzazione è tra i più alti del mondo. Il 25% del territorio nazionale è coperto da parchi integrali o da oasi protette, gestite sia dal governo sia da oltre un centinaio tra fondazioni e associazioni di volontariato, che tutelano veri e propri paradisi terrestri dove si registra la più alta densità di biodiversità dell’intero pianeta: il 5% globale su una percentuale di terra emersa che non raggiunge lo 0,5% del pianeta. I biologi ritengono che nelle foreste della Costa Rica siano presenti centinaia di specie ancora sconosciute, in particolare di insetti. Purtroppo, l’avanzare dei cambiamenti climatici mette in serio pericolo la sopravvivenza di questi animali che rischiano di scomparire senza che la scienza abbia avuto la possibilità di catalogarli e studiarli. EMOTIONS

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‘PURA VIDA’

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“Pura Vida” è un vero e proprio modo di vivere. Un invito ad abbandonarti all’abbraccio della straripante natura La Costa Rica rimane comunque la meta ideale di chi ama la naturaleza, ed i ticos ne fanno un vero e proprio orgoglio nazionale. La loro terra è “Pura vida”, dicono. Ed proprio così che ci si saluta da queste parti: “Pura vida” al posto dei consueti “Buenos Dias” o “Buenas Noches”. Ma, più che un semplice saluto, qui in Costa Rica, “Pura Vida” è un vero e proprio modo di vivere. Un invito ad abbandonarti all’abbraccio avvolgente di quella straripante natura tropicale in cui il Paese è immerso e a godere di tutto il bello che ci circonda. Non è necessario addentrarsi in un parco per ammirare le chiassose scimmie urlatrici saltare di ramo in ramo, o stupirsi della tranquillità con cui le iguana passeggiano sulla sabbia sotto la tua amaca, tanto per citare un attrezzo che a queste latitudini è più indispensabile delle scarpe. Placidi bradipi, grossi formichieri, velocissimi colibrì, scoiattoli dall’enorme coda, vanno a spasso per tutta la Costa Rica senza paura di oltrepassare i confini dei grandi parchi come quello del Tortuguero, paradiso delle enormi tartarughe, o il Braulio Carrillo, dove volano tucani, pappagalli ed il rarissimo quetzal splendente. Delfini giocherelloni, balene migranti, enormi testuggini marine si incontrano nei parchi costieri. Qui, tanto sulla sponda caraibica che in quella pacifica, si concentra la maggior parte del turismo balneare. Jacó, Nosara, Santa Teresa, Puerto Viejo non hanno nulla da invidiare rispetto alle più famose playas messicane, sia per la bellezza delle spiagge che dell’offerta turistica. Diving e tour operator offrono la possibilità di praticare la subacquea o altri sport acquatici come il rafting o il kayak.

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‘PURA VIDA’

Qui, tanto sulla sponda caraibica che in quella pacifica, si concentra la maggior parte del turismo balneare Offerta turistica che assieme alla “plata” (letteralmente “argento” ma nello spagnolo del latino America significa “denaro”) ha portato anche non pochi problemi: alcune zone costiere sono state letteralmente prese d’assalto dai vacanzieri a stelle e strisce. Ci sono cittadine in cui si parla più l’inglese che lo spagnolo e la valuta corrente sono i dollari, più che i colones. I costi dei generi alimentari e degli affitti sono cresciuti tanto da espellere i ticos per lasciare spazio ai turisti più danarosi. La Costa Rica si è guadagnata così la nomea di “Paese più caro del Centroamerica”. Per fortuna, non è così dappertutto. Basta uscire dai circuiti più battuti per riscoprire la vera Costa Rica. A pochi chilometri di strada sterrata dalle grandi concentrazioni balneari ricoperte da hotel più o meno lussuosi e negozi di souvenir rigorosamente “Made in China”, si trovano cittadine di poche case dove gli ambientalisti locali e le associazioni verdi hanno respinto i grandi progetti di cementificazione alberghiera, anche in virtù di una Costituzione che pone la difesa della naturaleza in primo piano. EMOTIONS

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‘PURA VIDA’

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‘PURA VIDA’

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Vengono a balneare le famiglie ticos sotto gli sguardi indifferenti delle iguana e quelli, assai meno indifferenti, delle scimmie Cara Blanca Su queste spiagge senza ombrelloni e sdraio, dove l’unico commercio è quello del signore ambulante che per mille colones ti apre con due colpi esperti di machete il cocco per offrirti l’agua de pipa, si trova la Costa Rica più autentica. Qui, nei giorni festivi, vengono a balneare le famiglie ticos sotto gli sguardi indifferenti delle iguana e quelli, assai meno indifferenti, delle scimmie Cara Blanca (muso bianco) pronte a rubare con incredibile lestezza tutto quello che può loro apparire commestibile. Mentre i grandi uccelli marini si tuffano tra i flutti in cerca di prede, i genitori accompagnano i bambini in acqua, insegnando loro come affrontare le grandi onde dell’oceano. Quelle stesse onde che fanno del surf il re di tutti gli sport praticati in Costa Rica. E’ stato calcolato che nel Paese ci siano più tavole che abitanti e se acquisti una moto, te la vendono già di serie con i ganci per trasportare il tuo surf. In località come Santa Teresa gira la battuta che se vai in spiaggia senza una tavola da surf sotto braccio, il vigile ti fa la multa. Ed è giusto così! Come resistere alla tentazione di provare, almeno una volta nella vita, a cavalcare un’onda e lasciarsi trasportare dal mare verso una bianca spiaggia tropicale dove si affacciano le palme da cocco? Tutto questo, direbbero i ticos, è Pura Vida!

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‘PURA VIDA’

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PAKISTAN

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i signori dell’ Indukush testo e foto DI ANNA ALBERGHINA

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PAKISTAN LA VALLE DEL CHITRAL

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i signori dell’Indukush E’ CREDENZA POPOLARE CHE ESSI SIANO I DISCENDENTI DELLE TRUPPE DI ALESSANDRO MAGNO. LA VERA STORIA RIMARRÀ PER SEMPRE UN MISTERO.

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Kalash, all’incirca 3.500 anime, sono gli ultimi sopravvissuti dei popoli del Kafiristan, la terra degli infedeli, secondo i Musulmani. Oggi vivono raggruppati in tre strette vallate: Bumburet, Rumbur e Birir, nel cuore dell’Indukush pakistano mentre, un tempo, il Kafiristan si estendeva dall’est dell’Afghanistan sino alla valle del Chitral. È credenza popolare che essi siano i discendenti delle truppe di Alessandro Magno. Gli antropologi puntano su alcune affinità linguistiche e religiose a sostegno della tesi che attribuirebbe la loro origine alla massiccia migrazione Indo-Ariana dall’Asia centrale al sub-continente indiano

avvenuta attorno al 1500-1000 a.C. I cantastorie Kalash narrano, invece, di una terra al nord, chiamata Tsyam, da cui sarebbe disceso il loro popolo. L’ipotesi più probabile sembra essere quella di una mescolanza di razze, in considerazione della grande varietà di colori di pelle, occhi e capelli. Greci, Ariani o chissà che altro, la vera storia rimarrà per sempre un mistero. Parlano una lingua autoctona, esclusivamente orale, appartenente al sottogruppo delle lingue indoariane con la presenza di termini che assomigliano al sanscrito. La maggior parte di loro, soprattutto i più anziani, è analfabeta. EMOTIONS

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Kalash VILLAGGIO DI RUMBUR, CHITRAL

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A fare da tramite con la natura c’erano gli sciamani, dotati di poteri soprannaturali che consentivano loro di comunicare con le divinità I loro vicini di religione islamica li hanno etichettati come non credenti. In realtà essi praticano una religione sciamanica e politeista. Credono in un Dio creatore chiamato Khodai o Dizau e in numerose altre divinità chiamate Dewa che hanno per lo più la funzione di tramite fra l’uomo e Dio. Accanto alle divinità e agli spiriti, ci sono gli antenati che proteggono i discendenti e assicurano il rispetto delle tradizioni. I Kalash rendono omaggio ai loro dei recandosi nei luoghi di culto o celebrandoli durante i festival: i tre principali sono il Chilam Joshi Festival in primavera, l’Uchal Festival in estate e il Choimus Festival in inverno, nel corso dei quali gli abitanti della valle effettuano sacrifici, danzano in cerchio e intonano canti rituali al ritmo delle percussioni. Con il loro comportamento “immorale”, alimentano il malcontento dei vicini di casa, ragion per cui subiscono enormi pressioni che li spingono a convertirsi all’Islam. Nella credenza Kalash non esiste l’inferno e si cerca di vivere in armonia risolvendo le even-

DONNA KALASH CONVERTITA ALL'ISLAM, BUMBURET

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INTERNO DI UNA CASA

Ritengono che la vita sia governata da princìpi opposti: la mano destra e la mano sinistra, l’uomo e la donna, l’alta montagna e il fondo valle tuali controversie in maniera civile per poter morire e riposare in pace. Ai funerali si respira la stessa atmosfera grandiosa dei festival. Per quattro giorni centinaia di persone vengono a rendere omaggio al defunto. Tra pianti, lamenti e rievocazioni delle gesta degli antenati, questa è, soprattutto, un’occasione conviviale. Al defunto venivano, un tempo, dedicate delle statue in legno a grandezza naturale, i Gandao, ed egli veniva posto in una bara a cielo aperto ma oggi, a causa delle numerose profanazioni, questa usanza è stata abbandonata. A garantire l’ordine sociale e a fare da tramite con la natura c’erano, in passato, gli sciamani, dotati di poteri soprannaturali che consentivano loro di comunicare con le divinità, ma dalla scomparsa dell’ultimo, avvenuta nel 2002, sembra non ci siano stati altri designati. Ritengono che la vita sia governata da princìpi opposti: la mano destra e la mano sinistra, l’uomo e la donna, l’alta montagna e il fondo valle, i numeri pari e quelli dispari, la vita e la morte. I concetti di puro e di impuro regolano le attività quotidiane, soprattutto femminili. EMOTIONS

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Kalash DONNA KALASH CHE CUOCE LE FOCACCE TRADIZIONALI

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BAMBINE ALL’USCITA DA SCUOLA, RUMBUR

La struttura sociale si fonda sulla famiglia allargata appartenente ad un clan e non viene lasciato spazio al singolo individuo

Kalash

l’avvento del turismo a partire dagli anni ‘80, la sopravvivenza dei Kalash si è sempre basata su di un’economia di scambio e di mutuo soccorso. L’agricoltura e l’allevamento di mucche e capre sono alla base della loro sussistenza. I villaggi di case in legno sono abbarbicati sul fianco della montagna. La casa consiste in un unico locale con il focolare al centro ed un altare domestico che le donne devono far attenzione a non calpestare. La base dell’alimentazione è un pane di mais accompagnato da verdure di stagione. La struttura sociale si fonda sulla famiglia allargata appartenente ad un clan e, proprio per questo, non viene lasciato molto spazio al singolo individuo. I matrimoni prevedono che la sposa faccia la spola tra la vecchia e la nuova famiglia a volte anche per anni ma almeno fino alla nascita del primo figlio. Al fine di evitare malformazioni fetali, la tradizione vuole che gli sposi non debbano essere parenti stretti. Debbono intercorrere almeno sette generazioni dal lato paterno e cinque dal lato materno. La poligamia è accettata ma rara. Le donne Kalash indossano bellissimi abiti tradizionali che trasmettono allegria: vestiti lunghi e neri con una cintura rossa stretta in vita, sgargianti copricapi di tessuto, decorati con conchiglie, bottoni e campanelle e voluminose collane di perline. Gli uomini indossano, invece, la classica tenuta pakistana nota come shalwar kameez ma si differenziano per un ornamento sul pacol, il berretto di panno. La Kalash Valley è un luogo difficile da raggiungere e altrettanto difficile da lasciare, dove il tempo sembra essersi congelato e la vita scorre serena al ritmo delle stagioni. Non c’è molto da visitare ma l’atmosfera è così insolita da sembrare irreale.

Tutti i luoghi, così come le cose animate o inanimate, possiedono diversi gradi di purezza. Il mondo Kalash è un universo verticale in cui il sesso maschile e le altezze (montagne) sono ritenute pure mentre il sesso femminile e le regioni basse (valli) sono considerate impure. In base a questo principio, gli uomini siedono sul lato destro della casa e le donne su quello sinistro, gli uomini pascolano le capre e le donne seminano i campi, gli uomini vanno in montagna mentre le donne restano a valle. Molti luoghi sono preclusi alle donne altri, invece, sono loro vietati solo in alcuni momenti della vita. Dunque, mentre gli uomini sono considerati puri per tutta la durata della loro esistenza, le donne vengono considerate impure durante il periodo mestruale e al termine della gestazione al punto da essere allontanate dal villaggio ed alloggiate nel Bashali, un edificio loro riservato per scongiurare l’impurità, eliminabile solo bruciando bacche di ginepro. Molte considerano questo temporaneo isolamento un’opportunità per riposare ed essere esonerate dai doveri domestici per le più giovani, invece, è solo un’inutile reclusione. Superfluo dire che anche la trasmissione ereditaria avviene per linea maschile. Benché il denaro sia entrato prepotentemente nella loro vita con EMOTIONS

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Kalash HINDUKUSH PAKISTANO, VALLE DEL CHITRAL

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OLANDA

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ROTTERDAM LA CITTÀ NELL'ACQUA CHE HA LA PASSIONE DEL GREEN testo DI MARIELLA MOROSI

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IL NUOVO MODELLO DI SVILUPPO GREEN ORIENTED CONVIVE CON LA SECOLARE VOCAZIONE COMMERCIALE

Rotterdam Ancora oggi è il porto più grande d'Europa, una città multietnica con 176 nazionalità diverse e con una intensa vita culturale

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on si può dire se è una città o un porto, se c'è più «terra o più acqua, se ci sono più bastimenti o più case». Così Edmondo De Amicis descriveva Rotterdam nel suo libro “Olanda” del 1915, osservando la rete di canali che la dividevano in tante isole, unite da ponti e ponticelli. Ma la città disegnata dall'acqua che vide questo reporter ante litteram, ingiustamente noto ai più solo per il libro “Cuore”, oggi è profondamente cambiata con uno skyline di cristallo unico in tutti i Paesi Bassi. Purtoppo i bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno fatto sparire i vicoli angusti e le case rosse “non più larghe di due finestre e non più alte di due piani”. Tuttavia, perché fiorente di commerci fin dal XIII secolo, la ricostruzione post bellica non poteva che se-

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guirne la vocazione. Ancora oggi è il porto più grande d'Europa, una città multietnica con 176 nazionalità diverse e con una intensa vita culturale. Proiettata nel futuro, avveniristica nelle sue architetture - dai grattacieli di Kop van Zuld all'Erasmusburg fino al Delftse Poort, 151 metri, l'edificio più alto dei Paesi Bassi - conserva ancora luoghi e monumenti che ne raccontano la storia, cominciando dalla grande Piazza del Mercato. Al centro troneggia dal 1622 la statua di Desiderius Erasmus, quell'Erasmo da Rotterdam dell'“Elogio della pazzia”. Si chiamava più banalmente Gerrit Gerritz, ma si era scelto quel nome latino ritenendolo più adeguato. Intorno a lui, raffigurato mentre legge un libro, si è svolta per quattro secoli tutta la vita commerciale della città.


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ROTTERDAM

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Rotterdam

E' questo il fascino di Rotterdam: un contrasto tra uno skyline avveniristico e quasi una religione del verde

Oggi è diventato il Markthal, l'avveniristico mercato sormontato da un arco alto 40 metri che ingloba 228 appartamenti e ospita un centinaio di bancarelle, ristoranti, tanti food shops e supermercati multietnici. Frutta, verdure e fiori formano un mosaico colorato e il profumo delle spezie aleggia intorno ai banchi più esotici. Il passato coloniale d'Olanda influisce anche sulla cucina e specialmente Rotterdam è in grado di offrire tutte le specialità del mondo. Per una sosta durante lo shopping ci si può rilassare al caffè bar De Wereld Van Smaak, uno spazio multifunzionale sopraelevato, in cui una brigata di chef è impegnata in eventi didattici sull'innovazione alimentare basata sul cibo più naturale: la passione di tutti. A dominare i gusti da tempo è l'amore per il biologico, dei prodotti fatti "in città per la città", una coinvolgente passione verde per il cibo all'insegna della natura, della biodiversità e del benessere. Per questo Rotterdam è chiamata la città dai tetti verdi. Nelle fattorie urbane e negli orti allestiti sui tetti si coltivano verdure, pomodori ed erbe officinali e spesso vengono consumati lì accanto, in piccoli locali o ristorantini di fortuna, frequentatissimi. Altro che km zero!

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Parallelamente cresce una nuova generazione di farmer-chef, paladini dell'health food e del no wast, il niente sprechi. Persino sui barconi in disuso tra tulipani e peonie cresce l'insalata. Il nuovo modello di sviluppo green oriented convive a Rotterdam con la secolare vocazione commerciale, ma proprio questo suscita interesse nel visitatore che ha già conosciuto l'altra Olanda, quella dei mulini a vento. Progetti istituzionali sostengono questo nuovo modello di sensibilizzazione ambientale che continua a creare opportunità occupazionali nelle attività sociali e nel risparmio energetico, dando vita ad una imprenditoria dai confini allargati. Giovani e famiglie con bambini frequentano Uit je eigen stad, una grande fattoria urbana al 39 di Marconistraat, nell'area portuale di Rotterdam ovest, creata da una cooperativa di giovani. Mangiano tutti insieme su tavoloni di legno: zuppe, verdure, formaggi, e le uova delle galline felici che razzolano sui prati. Niente vino: si pasteggia a latte. Volendo - perché no - si può dare una mano a zappare o a cogliere, prima di passare allo shopping per portare a casa qualcosa di sano. Tra i ristoranti più frequentati e che meglio rispondono alle nuove tendenze, è il Dertien, (vuol dire tredici), specializzato oltre che in piatti rigorosamente bio nella preparazione di bevande fermentate a base di radici ed erbe, poste sulle mensole in grandi vasi di vetro. I batteri sarebbero infatti in grado di arricchire con la fermentazione sapori e proprietà nutritive. Più che le carni, piatti forti sono i pesci, soprattutto le aringhe, sempre servite con il kruidenbotter: burro con erba cipollina, aglio, pepe e tante verdure di provenienza garantita. Un altro locale che va per la maggiore è senz'altro il De Jong, in un vecchio viadotto ferroviario della stazione di Hofplein. A gestirlo è il giovanissimo chef Jim De Jong formatosi al The Fat Duck di Heston Blumenthal e da Gordon Ramsey. Germogli e fiori commestibili accompagnano sempre i suoi piatti, non solo vegetariani o vegani, ma non

acquista che prodotti locali. E anche accanto al suo locale c'è l'immancabile orto. Un altro cuoco famoso, Juri Verbeek chef della Kokkerie e guru del benessere che viene dal piatto, sostiene che i germogli siano cibo vivo e che contengano vitamine assimilabili, enzimi, sali minerali e proteine già scisse in amminoacidi essenziali. E' impegnato in temi ambientali e nella lotta agli sprechi come consulente dell'UNESCO e di varie università su progetti rivolti ai giovani sulla cucina gourmet a impatto zero. E' questo il fascino di Rotterdam, diversa da tutte le altre città olandesi: un contrasto tra uno skyline avveniristico in continua evoluzione dove le gru d'acciaio fanno parte del panorama, e quasi una religione del verde, del non spreco, nel riuso. Un esempio è un parco acquatico dismesso trasformato da uno studente di blue economy in una fungaia. Come substrato non c'è terra ma fondi di caffè, raccolti nei bar della città e portati in bicicletta per non inquinare. Ma è ancora sull'acqua che vive questa città. Il grande porto è sulle rive del fiume Nieuwe Maas e il nome Rotterdam deriva da "dam" (diga) e "Rotte", un altro fiume che si unisce al Nieuwe Maas nel centro della città. C'è molto da vedere: dalle Case cubiche (Kubuswoningen) all'Euromast progettato dall'architetto Maaskant nel 1960, successivamente rialzato con la Space Tower. Ci si può salire con un ascensore veloce e godersi un panorama unico. Da non mancare il Museo Marittimo, con una sterminata raccolta di oggetti nautici, attrazioni interattive e un veliero del 1868 da visitare. C'è anche la Grande signora di Rotterdam. la nave più grande del mondo, andata in pensione nel 2000. Un'altra grande attrazione è lo Zoo dove gli animali vivono nelle loro condizioni naturali. Molti sono i tours organizzati. Con gli Splashtours dopo aver girato per la città, l'autobus anfibio entra direttamente in acqua come fosse una nave. La città ospita molti musei, da quello di Storia Naturale a quello della Resistenza, dal centro espositivo Kunsthal all'Istituto di Architettura. Ma il più visitato è il Boijmans Van Beuningen, con le collezioni d'arte dei grandi maestri olandesi, frutto di varie donazioni. Ci sono opere di Hubert Van Eyck, Hans Memling, Salvator Dalì, Paolo Veronese, Heronymus Boshì. C'è sempre la fila per ammirare la famosissima "Piccola Torre di Babele" di Pieter Bruegel il Vecchio (1563). E per i nostalgici dei mulini a vento, dei campi di tulipani e degli zoccoli di legno, l'altra Olanda è vicinissima. La bella Amsterdam dista solo 40 km. EMOTIONS

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ON THE ROAD SAFARI A PIEDI LUNGO SENTIERI RECONDITI, DALLE DOLOMITI ALLE EOLIE, ALLA SCOPERTA DI LUOGHI D’INCANTO IN COMPAGNIA DI RUDSTON STEWARD CHE, NONOSTANTE LA GIOVANE ETÀ, DI STRADA NE HA GIÀ FATTO TANTA DI PAMELA McCOURT FRANCESCONE

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GLI INCONTRI DI EMOTIONS

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GLI INCONTRI DI EMOTIONS

ON THE ROAD « Guidavo viaggi a piedi in tutto il pianeta, dal Bhutan al Botswana e dalla Giordania a Jaipur, oggi mi concentro solo sull'Italia, è come avere venti paesi in uno solo»

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e strade di Rudston Steward non sono quelle solite. Chi arriva per turismo in Italia di consueto percorre le strade dei grandi itinerari, tra le città d’arte e i centri minori alla scoperta di luoghi immortali e località da sogno. Le strade di Rudston sono diverse. Portano a luoghi sconosciuti, fascinosi e suggestivi lungo vie poco o affatto conosciute. Sentieri e strade secondarie, tracciati, e cammini, sterrati e mulattiere che conducono senza fretta a luoghi e spazi tagliati fuori dal mondo, dove è bello perdersi nel silenzio della natura lontano dalla pazza folla, dove batte il cuore più autentico, intimo ed emozionante dell’Italia. Tornando indietro di una quindicina d’anni, troviamo un giovane sudafricano che sceglie di vivere in Italia (da piccolo la famiglia aveva vissuto a Roma) dopo gli studi in Sud Africa, due anni viaggiando nel Sud America poi in India, e dieci tra l’università e nell’editoria a New York. E il resto, come si suol dire, è storia. «Per me l'Italia è il più grande paese al mondo, la qualità della vita qui è molto alta, ho casa in Toscana, vicino a Montalcino, e non vorrei vivere altrove». «Guidavo viaggi a piedi in tutto il pianeta, dal Bhutan al Botswana e dalla Giordania a Jaipur, oggi mi concentro solo sull'Italia - la sua diversità regionale è incredibile, è come avere venti paesi in uno solo».

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RUDSTON STEWARD

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GLI INCONTRI DI EMOTIONS

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Nel 2016 nasce Maremma Safari Club, e quell’anno per nove mesi Rudston trascorre un mese ciascuno in Sicilia, Calabria, Puglia, Abruzzo, Trentino Alto Adige, Toscana, Sardegna, Campania e Basilicata, cercando percorsi insoliti, appartati e sconosciuti per safari a piedi in aree specifiche. «Questo mi permette oggi di guidare, per giorni, gruppi che amano camminare lungo sentieri e percorsi che nessun altro conosce». Gli slow safari di Rudston, in zone inesplorate del Paese, vanno dalle cime dolomitiche alle soleggiate Eolie. Sul Monte Amiata, per esempio, sono viaggi nella storia etrusca, nella natura mozzafiato e alla scoperta di alcuni dei migliori vini rossi d'Italia. «Mentre la Toscana è abbastanza familiare per molti viaggiatori, la zona del Monte Amiata è poco conosciuta», dice Rudston. «Molto apprezzato dai miei ospiti è il fatto che sui nostri cammini solo raramente incontriamo altri escursionisti. Per esempio sul Monte Amiata possono passare quattro giorni a piedi senza incrociare un altro camminatore». «Sull’isola di Salina, l'ultimo giorno del nostro safari alle Eolie, lasciando alle spalle la cittadina di Malfa, arriviamo in cima al Monte Fossa delle Felci, poi giù dall'altro versante fino a Santa Marina. Dal punto più alto dell'arcipelago, a 967m sopra il livello del mare, verso est si estende la costa calabrese che si restringe verso le mitiche Scilla e Cariddi. A sud c’è la costa siciliana, e s’intravede la mole dell’Etna. Ad ovest aleggiano le fantasmagoriche isole di Alicudi e Filicudi, e a nord c'è solo l'ampia distesa del mare, scuro come il vino». I safari a piedi iniziano in aprile e finiscono a ottobre, e non c'è nessun tour in agosto. «Fa troppo caldo e c'è troppa folla». Quelli programmati, 52

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della durata dai tre agli otto giorni, sono per un massimo di 12/14 persone, mentre quelli privati sono del tutto personalizzabili. «Conduco personalmente tutti i tour, e in media copriamo una distanza di venti chilometri al giorno. Gran parte delle passeggiate si svolge in territori remoti e spesso inesplorati, e raccomando sempre scarpe robuste e bastoni da passeggio. I safari in programma quest’anno sono il Monte Amiata in aprile, l’Aspromonte calabrese e l’isola d’Elba a maggio, le Eolie a giugno, le Dolomiti a luglio e il Supramonte in Sardegna a ottobre». «All’ora di pranzo ci fermiamo per un picnic a chilometro zero, o in una trattoria tipica lungo il percorso - momenti preziosi per rilassarci, scoprire il folklore locale e chiacchierare con la gente del luogo. Nel sud dell'Italia pernottiamo con famiglie e in piccoli alberghi, sistemazioni abbastanza semplici ma sempre affascinanti. In altre occasioni soggiorniamo in proprietà esclusive: castelli non aperti al pubblico e case vinicole, fattorie, residenze padronali, e alberghi a 5-stelle. E ovunque, quando ci sediamo a tavola è con le eccellenze della produzione enogastronomica locale». Ad ottobre, finita la stagione dei safari a piedi, iniziano per Rudston mesi preziosi divisi tra la famiglia e i nuovi progetti. «Con mia moglie svedese e nostra figlia andiamo a sciare sul Monte Amiata, in estate ci sono le spiagge di Alberese, e qui vicino abbiamo le sorgenti calde tutto l'anno. Poi mi dedico alla ricerca di nuovi safari a piedi. La pandemia ha interrotto bruscamente i miei progetti, ma ora sto lavorando su nuovi itinerari». Previsti per il 2023 un Barolo Safari autunnale in Piemonte che combina passeggiate, tartufi bianchi e Barolo, e un Abruzzo Safari nella zona di Campo Imperatore e delle montagne intorno all'Aquila. Per il 2024 Rudston ha in mente di lanciare un Etruscan Safari, esplorando a piedi le incredibili vie cave, antichi sentieri seminterrati, intorno a Pitigliano nel sud della Toscana. «Post-pandemia chi viaggia sarà sempre più attratto dalle vacanze all'aperto e dallo slow tourism e mi auguro che questo porti a una visione più verde e più sostenibile del viaggio e che, come suggerisce il nostro tag line, il futuro dei viaggi sia sempre più offbeat and on foot”.

https://maremmasafari.com


GLI INCONTRI DI EMOTIONS

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RUDSTON STEWARD

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FEBBRAIOMARZO APRILEMAGGIO


GLI INCONTRI DI EMOTIONS

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Germania del Nord T U T T O

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testo DI LUISA CHIUMENTI

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F A S C I N O

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COME IN UNA FIABA

Germania del Nord Affascinanti itinerari fra villaggi suggestivi, città storiche, ma anche Parchi Naturali e interessanti percorsi archeologici. Brema

D

alle Città Anseatiche, alle Coste tedesche del mare del Nord, alla Costa Baltica, alla Brughiera di Lunenburg. E’ così che, fra le numerose attrattive culturali della capitale della bassa Sassonia, Hannover, il Parco Reale di Hannover-Herren-hausen e gli importanti musei, si possono percorrere le dolci colline che si stendono verdeggianti di boschi, prati rivieraschi e palustri, giungendo fino a quella che è la più bella Brughiera di Lunenburg, la Lunerburger- Heide . E se a Celle si è accolti, come in una fiaba, da un succedersi di belle case a graticcio, dal castello circondato da un grande parco e dal tipico teatro, lo Schlosstheater Celle, uno dei più antichi della Germania, gli itinerari che si possono percorrere nella Germania del Nord, ci conducono

verso altre realtà ambientali e sociali, alla riscoperta della bellezza di un mondo di cui possiamo ancora riappropriarci, dopo la forzata sosta degli ultimi tempi. E fra le varie città che incontreremo, ci piace fermarci, per introdurvi a questo viaggio entusiasmante, ad una visita di Lubecca. Alla fine di un’intensa giornata di visite culturali, passeggiate ed una immersione totale nel fascino di una città vivace ed accogliente, qual è Lubecca, sarà molto bello fermarsi, per la cena, presso il Schiffergesellscaft, forse il più bel ristorante della città, situato al n. 2 della Breite Strasse. Ci sembra di essere entrati in un Museo, perché tutto attorno a noi è un vero tripudio di oggetti preziosi che, fra arte e artigianato, affondano spesso le loro radici nella storia. EMOTIONS

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Germania del Nord Lubecca

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Germania del Nord Lubecca

Il Lübecker Marzipan, riconosciuto come prodotto tradizionale dall'Unione Europea, di altissima qualità Lanterne di navi, modellini originali risalenti al 1607 e lampade arancioni in stile cinese che ruotano su se stesse, adornando le sale rivestite in legno. Qui si servono specialità delle Isole Frisone. Il Schiffergesellschaft è considerato non solo dagli ospiti esterni, ma anche dagli stessi cittadini, non un semplice ristorante, sia pure di altissimo livello, ma una vera e propria istituzione storica. Continuando poi a muoversi per la città non si potrà fare a meno di sostare in uno dei tanti caffè o pasticcerie, ma sarebbe auspicabile scegliere il più famoso, il Caffè Niederegger per assaggiare la specialità costituita dal Lübecker Marzipan, riconosciuto come prodotto tradizionale dall'Unione Europea, di altissima qualità. La storia del marzapane a Lubecca è legata alla famiglia Niederegger e all'interno del locale c’è un salone dedicato, con tutte le curiosità e i metodi di produzione di questo dolce che rappresenta una vera e propria istituzione in città. Molti sono senza dubbio i segni della “classicità” lasciati dall’Impero romano, di cui vediamo un esempio nella strada del “Limes” tedesco, con interessanti reperti archeologici, ricostruzioni e complessi museali. La visita di questi luoghi è resa ancora più suggestiva per chi voglia ripercorrere il tracciato del Limes, sulla via ciclabile da Miltenberg a Regensburg. La “Deutsche Limes-

Rostock

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Lunemburg

Un paesaggio molto variegato, che permette di immergersi nello spazio naturale di riserve faunistiche, e parchi-vacanze, alla scoperta di musei e mulini ad acqua Strasse, segue il tracciato dell’antica linea di fortificazione della Rezia e della Germania superiore, dal Reno al Danubio ed è la pista più avanzata dell’Europa, costituendo uno dei monumenti archeologici più significativi dell’Europa centrale, tanto da offrire la propria candidatura per l’inclusione nell’elenco dei Beni Culturali dell’Umanità dell’UNESCO. Ricordiamo come la Commissione (Reichs-Limes-Kommission) istituita nel 1892 per studiare il monumento nella sua interezza e con sistematicità, abbia suddiviso in 15 tratti il tracciato della fortificazione che, partendo appunto dal Reno e passando per Reinig, raggiungeva il Danubio, contemplando nel cosiddetto “Limes di Odenwald”, la parte più antica del percorso. Si tratta quindi di un paesaggio molto variegato, che permette di immergersi nello spazio naturale di riserve faunistiche, e parchivacanze, alla scoperta di musei e mulini ad acqua. Ma si potranno anche visitare città millenarie come Lunenburg, che nel Medioevo aveva raggiunto un altissimo livello di sviluppo, grazie agli introiti che pervenivano dal commercio del sale, o centri suggestivi come Celle, la romantica residenza ducale, che conserva ancora le case dai variopinti frontoni a graticcio. EMOTIONS

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Lunemburg

Città millenarie come Lunenburg, che nel Medioevo aveva raggiunto un altissimo livello di sviluppo, grazie agli introiti che pervenivano dal commercio del sale Per non parlare del suggestivo paesaggio offerto, sul mare del Nord, in un ambiente dall’aria tersa e pulitissima dalle Halligen, isolette alluvionali, dai verdi argini che offrono il fascino delle maree, al parco Nazionale del Wattenmeer, e a quel fondale marino così particolare quando è in secca per la bassa marea, ai ” polder”, e alla speciale bellezza dei villaggi e delle città disseminate nel territorio. Queste, sviluppatesi con la pesca e i commerci marittimi, si affacciano al mare del Nord con le suggestive architetture dei loro fari, e si distendono poi lungo le coste con i loro piccoli centri, le chiese, le case, i castelli. E così, accanto alla scoperta delle città d’arte, la natura si afferma con l’alternanza delle maree, il Wattenmeer, le onde bianche di spuma o la fioritura della colza. Brema, Hamburg, Lubecca, Wismar, Rostock, Stralsund, Greifswald: ecco un altro itinerario che si snoda fra le città anseatiche, 66 APRILEMAGGIO

alla scoperta di quel suggestivo gotico in laterizio, tipico appunto della Germania del nord. L’itinerario, testimone di scambi mercantili e tradizioni illustri, si snoda attraverso sette città, che testimoniano gli antichi fasti dell’”Hansa” e che percorrono cinque “Lander” della Germania settentrionale che, pur coprendo la distanza fra Brema e Greifswald pari a più di 400 km., testimoniano radici storiche comuni, particolarmente nel campo delle intense attività marittime. La Costa baltica incanta poi il visitatore con i suoi litorali sabbiosi e le coste scoscese dalla baia di Flensburg, passando per quella di Lubecca, giù fino alla profonda baia di Wismar, dal Fischland e dal Greifswalder Bodden fino all'isola di Usedom nell'Oderhaff. Da qui, fra l’altro, frequenti collegamenti navali avvicinano la Germania settentrionale ai Paesi baltici ed alla Scandinavia.


Germania del Nord Celle

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Germania del Nord Rostock

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Let Wild Run Free.

La laguna nord di Venezia nella mostra Pamela McCourt Francescone

Let Wild Run Free, la mostra personale dell'artista svizzer californiana Allison Zurfluh, all’Osteria Contemporanea di Venis sull’isola di Mazzorbo, interpreta l'ambiente della laguna nord Venezia, i suoi abitanti e la vita che scorre lenta in un territor ancora selvaggio e di grande fascino naturalistico. Le opere, t dipinti a olio, acquerelli e lavori con sale e carta in fibra natura mettono in luce la conservazione e la sostenibilità della laguna il rapporto profondo dell'artista con questa vasta palude c racchiude in sé gli albori della storia millenaria della Serenissim Attraverso la sua arte Allison sostiene una delle zone umide p

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a dell'artista Allison Zurfluh all’Osteria Contemporanea di Venissa a Mazzorbo

rossa di rio tra le, a, e he ma. più

affascinati del pianeta, avallando la sua protezione e incoraggiando l'apprezzamento per i metodi ancestrali di pesca, la cultura locale e lo stile di vita sostenibile della laguna. «Ci siamo dimenticati della tranquillità e della libertà che ci offrono le aeree selvagge, sono onorata di proporle in questa mostra nella Tenuta di Venissa, il cui impegno per la sostenibilità culturale ed ecologica è una costante ispirazione». Let Wild Run Free resterà aperta fino alla fine dell’estate nei suggestivi spazi dell'Osteria Contemporanea su Mazzorbo, accanto a Burano. «Siamo legati ad Allison dall'amicizia e dal nostro

comune amore per la laguna, che è un ecosistema unico. Nei lavori di Allison risplende la sua passione per questo territorio; una passione che ci ha sempre uniti e che ci rende felici di ospitarla a Venissa», dice Matteo Bisol, proprietario di Venissa. La Tenuta Venissa, un progetto di ringiovanimento agricolo e di ospitalità sostenibile ingloba il vecchio vigneto murato dell’isola di Mazzorbo, una delle zone più incontaminate della laguna veneta, le cinque camere del Wine Resort, l'Osteria Contemporanea e il Ristorante Venissa, stellato Michelin.

www.venissa.it

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KALEIDOSCOPE

Le Petit Prince.

Un libro tra i più letti al mondo in mostra al Musée des Arts Décoratifs di Pamela McCourt Francescone

La prima mostra su larga scala dedicata a Le Petit Prince, uno dei libri più letti e amati al mondo e al suo autore, il pioniere dell'aviazione ed esploratore francese Antoine de Saint-Exupéry, sarà aperta fino al 26 giugno al Musée des Arts Décoratifs a Parigi. I curatori hanno selezionato più di 600 ritagli di giornale, poesie, acquerelli, fotografie, poesie e schizzi di Saint-Exupéry, alcuni dei quali provengono da collezioni private, e quindi in mostra per la prima volta. Il principale elemento di sorpresa per il pubblico francese, e non solo, sarà la storia americana di Saint-Exupéry. Infatti l’autore soggiornò per due anni a New York nel 1940 e fu

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nella Grande Mela che scrisse Le Petit Prince. La mostra ripercorre la vita di Saint-Exupéry dall Lione, in Francia, all'inizio del secolo, fino alla su l'aviazione, che lo portò ad arruolarsi nell'aviazion 1921. Come ha raccontato nei suoi libri, ha vol Casablanca-Dakar per l'Aéropostale, il servizio di francese. In mostra manifesti d'epoca dell'A dell'Aéropostale e manoscritti con disegni e foto Exupéry fino al momento della sua morte nel 1944 aereo scomparve mentre era in servizio nelle For


Parigi

a sua nascita a a passione per ne francese nel ato sulla rotta corriere aereo Air France e grafie di Saint4, quando il suo rze Aeree della

Francia Libera durante la Seconda Guerra Mondiale. Da quel momento il principino, immortalato dall'autore in modo che il personaggio richiami l’infanzia all'aviatore stesso, viene evidenziato dalla famosa frase: «S'il vous plait...dessine-moi un mouton». Per favore, disegnami una pecora. Il design della mostra allude al viaggio del Piccolo Principe attraverso lo spazio, con soffitti blu stellati per le sale del museo e display che ricordano i pianeti, culminando nel pezzo forte: una biblioteca universale con ben 120 versioni tradotte dell'ultimo, e più amato, lavoro di SaintExupéry.

https://madparis.fr EMOTIONS

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LIBRI EMOTIONS

Pupi Avati

L’ALTA FANTASIA

Il viaggio di Boccaccio alla scoperta di Dante SOLFERINO EDITORE

E’ il 14 settembre 1321 quando a Ravenna i figli, gli amici e i nobili che lo hanno sostenuto, assistono alla morte di Dante Alighieri. Ma Firenze, molti anni dopo, avrebbe inviato Giovanni Boccaccio, stimato poeta e scrittore, grande conoscitore di Dante, da Antonia, la figlia di Dante, divenuta nel frattempo monaca con il nome di suor Beatrice in un convento di Ravenna, per un “risarcimento”.Il libro racconta il viaggio di Boccaccio da Firenze a Ravenna per consegnarle il risarcimento, fatto a nome della città di Firenze, per il trattamento inflitto al padre: un viaggio triste ma permeato da grande poesia nella consapevolezza che dieci fiorini d’oro non avrebbero certo saputo risarcire l’ingiusta accusa che lo aveva costretto all’esilio. Inizia così il viaggio di Boccaccio, non solo “fisico” ma anche “umano ”, in quanto, durante il tragitto, si ripercorrerà l’infanzia del Sommo Poeta e la nascita del suo amore per Beatrice. Ma anche altri passi della vita di Dante legati allo sviluppo dei suoi primi sonetti ed il ricordo della sua amicizia con Guido Cavalcanti, per arrivare all’allontanamento dalla sua amata Firenze e agli anni passati a scrivere la sua Commedia, nella speranza di essere un giorno riabilitato e di tornare alla sua città. Con un grande amore nei confronti del poeta, Avati ci mostra la giovinezza di Dante, la nascita del suo amore per Beatrice, l’inizio della sua attività letteraria, le ultime ore prima della morte prematura. Il viaggio, che comincia da Firenze, per poi superare gli appennini emiliani, con alcune tappe, dal Casentino alla Romagna, porta il poeta ad incontrare persone che lo hanno conosciuto, e che cercano di comprendere la gravità dell’ingiustizia subita. Nello scrivere il libro Pupi Avati, che unisce notizie reali ed eventi che potrebbero essere realmente accaduti ad alcuni passi di pura fantasia, ha pensato anche alla realizzazione di un film la cui uscita, prevista per il 2022, vedrà Sergio Castellitto come protagonista. Questo libro è davvero adatto a qualsiasi lettore, e ci presenta Dante da un punto di vista inconsueto e cioè attraverso gli occhi di un altro artista che lo venerò fortemente e lo considerò suo mentore: Giovanni Boccaccio. Ed ecco scaturire così la figura “umana” di Dante: un uomo che ha amato e sofferto, e che si è poi dedicato interamente alla sua opera, sperando fino all’ultimo di poter rientrare nella sua amata Firenze. Di lettura molto agile, il libro mantiene sempre un livello assai poetico ed è anche possibile, come lo stesso autore ha segnalato, accompagnare la lettura con le musiche che Avati stesso ha scelto per ogni passaggio: dalla musica classica al jazz. di Luisa Chiumenti

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Autori Vari

RACCONTI NELLA RETE 2021 A CURA DI DEMETRIO BRANDI CASTELVECCHI EDITORE

E’ stata pubblicata da Castelvecchi ed. l’antologia che raccoglie i venticinque racconti degli scrittori che hanno vinto la selezione 2021 della ventesima edizione del Premio letterario “Racconti nella Rete”. Curato e ideato dal giornalista Demetrio Brandi, il Premio è ora il più importante concorso nazionale per gli autori emergenti che partecipano con un racconto breve, una favola per bambini o un soggetto per cortometraggi. L’antologia, arricchita dalla copertina del regista Bruno Bozzetto, mostra, per questa edizione, qualcosa di nuovo, un forte desiderio di “sfogliare la pagina per andare avanti, dopo questo lungo tempo sospeso”. Leggendo i diversi racconti presenti nell’antologia, si compie anche un viaggio nelle varie situazioni che vengono descritte in luoghi diversi, spesso sottolineati da linguaggi particolari di un determinato territorio. E’ il caso ad esempio, del racconto dal titolo “Vin zò” di Luca Cremonini. E’ certo un’espressione dialettale che subito ci trasporta nell’Italia del nord; è la voce di un Nonno che richiama il nipote sempre in ritardo perché nel momento in cui si pranza è giusto “essere tutti insieme”. Poche parole che avviano subito alla conoscenza della specifica atmosfera in cui si svolge il racconto. E così ogni racconto ha davvero il grande potere di coinvolgere il lettore, pur nella brevità delle descrizioni, ma con la spontaneità e la ricchezza di un linguaggio esplicito, in un particolare momento della vita del protagonista, una svolta nel suo progredire. Una delle caratteristiche più salienti del premio consiste proprio nel fatto che ogni autore ha anche la possibilità, per tutta la durata del concorso, di “colloquiare” con gli altri concorrenti che possono lasciare nel sito un proprio commento. D’altro canto chi scrive sa che può esprimere i propri sentimenti in assoluta libertà. Il premio, nato nel 2002 da un’idea di Demetrio Brandi, è accessibile dal sito www.raccontinellarete.it , ed è sostenuto da una serie di presentazioni dell’antologia in diverse città italiane come è avvenuto a Roma, presso la Biblioteca Europea, dove è stato anche proiettato il corto “Cinque piccoli frammenti di Stefano ” tratto dal soggetto di Antonio Lucarini, vincitore della sezione corti del premio Racconti nella Rete 2021. Regia di Giuseppe Ferlito, prodotto da LuccAutori e Scuola di Cinema Immagina. E, come sottolinea il presidente, il Premio è una “base di lancio” perché molti tra gli scrittori pubblicati nelle antologie di Racconti nella Rete hanno ottenuto brillanti risultati in campo letterario. di Luisa Chiumenti


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