EMOTIONS MAGAZINE - DICEMBRE 2020 - GENNAIO 2021 - ANNO 11 N 43

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STAR CLIPPERS Unique Sailing Adventures

Dedicato a chi ama vivere il mare e la navigazione nella più antica tradizione velica. La flotta Star Clippers regala un’esperienza unica a bordo dei suoi velieri che rievocano i leggendari Clipper di un secolo e mezzo fa. Il perfetto connubio tra la tradizione della navigazione a vela, il comfort e la modernità di una nave da crociera e l’intimità di un grande yacht. Salpate con noi a bordo di Royal Clipper, Star Clipper o Star Flyer: Autentici velieri a 5 e 4 alberi.

SUD-EST ASIATICO

CARAIBI

MEDITERRANEO

TRAVERSATE OCEANICHE

CANALE DI PANAMA

Il nuovo catalogo 2020 – 2022 è ora disponibile online. Visitate il nostro sito: www.starclippers.com. Per Informazioni e disponibilità contattate la vostra agenzia di viaggi oppure Star Clippers Italy, info.italy@starclippers.com , +39 342 192 6573

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SOMMARIO DICEMBRE | GENNAIO 2021 www.emotionsmagazine.com

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THAILANDIA

CROCIERA DA SOGNO SUL VELIERO STAR CLIPPER

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SOMMARIO

SALENTO

IL MONDO IN UNA MASSERIA La scoperta fortuita della Masseria Le Pecore ...

TOGO E BENIN

NEL CUORE DEL VUDÙ Dimenticate le bamboline trafitte dagli spilli ...

IL VELIERO STAR CLIPPER

Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com Ideazione logo Ilenia Cairo

DELTA DEL PO

IL FASCINO RISCOPERTO DEL POLESINE TRA LAGUNE, ISOLE E CANNETI

ROMA

LA CONTINUITÀ DI UNO SGUARDO CHE NON HA INIZIO NÉ FINE

Progetto grafico e impaginazione Elisabetta Alfieri e.alfieri@emotionsmagazine.com Collaboratori Anna Alberghina Artifex Luisa Chiumenti Pamela McCourt Francescone Mariella Morosi

redazione@emotionsmagazine.com

Fotografi Anna Alberghina Teresa Carrubba Le Pecore Masseria Responsabile Marketing e Pubblicità Enrico Micheli e.micheli@emotionsmagazine.com

KALEIDOSCOPE •

DhARA DhEVI SPA A ChIANG MAI

LION IN ThE SUN A MALINDI

VALLE D’AOSTA

I QUATTRO MONTI PIÙ ALTI D’ITALIA ED EUROPA

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LIBRIEMOTIONS

Pubblicazione Rivista Online Paolo Milanese grafico@idra.it Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 -00185 Roma Tel e Fax 068417855 Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 – N° 310/2011 Copyright © – Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Case Editrice che ne detiene i diritti.



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Spes ultima dea. Guardiamo con fiducia al futuro e presto torneremo a viaggiare. Per ora alimentiamo i nostri sogni leggendo di turismo e facendoci intrigare dai reportage su mete lontane o della nostra Italia che Emotions propone e speriamo che il Natale chiuda questo “Annus horribilis” tutto da dimenticare. Parlando di viaggi da sogno un punto focale è la crociera su un veliero, il lussuoso Star Clipper, intorno alle isole del Mar delle Andamane in Thailandia, un must da non perdere. Restando tra le rotte a lungo raggio, il consueto viaggio di matrice antropologica e tribale, stavolta in Togo e Benin dove il rito del Vudù pregna di sé anche la vita quotidiana combinando elementi ancestrali africani estrapolati dall'animismo tradizionale. Ma torniamo in Italia per un itinerario nel languido Delta del Po e nel Polesine, tra canneti che galleggiano sull’acqua, i magazzini del grano e del riso e i casoni da pesca a contrasto con le sontuose ville palladiane. Non servono commenti per Roma, la città eterna, ma percorriamola nei luoghi salienti ed emblematici con qualche chiosa d’autore. Tocco particolare è una masseria a Specchia di Puglia, nell’affascinante area del Salento. Una masseria singolare quanto elegante e riservata, curata da Francesca Baronio Aliberti a fianco del marito attualmente ambasciatore dell’Unione Europea alla Repubblica Socialista del Vietnam. E, in vista del Natale, non poteva mancare anche un sogno bianco neve, la Val D’Aosta che offre uno scenario alpino tra i più suggestivi e ricchi d’Italia con le quattro cime più alte: Monte Bianco, Cervino, Monte Rosa e Gran Paradiso.

Gran Paradiso, Valle D’Aosta

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TERESA CARRUBBA

EDITORE, DIRETTORE RESPONSABILE

tcarrubba@emotionsmagazine.com

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Dalla baia Di Patong, a Phuket, una crociera in veliero nel Mare Delle anDaMane, lungo l’antica via Delle sPezie: gli arciPelaghi thailanDesi Di butang e siMilan e il Phang nga national Park

testo di TERESA CARRUBBA foto di TERESA CARRUBBA e ARChIVIO STAR CLIPPERS

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thailanDia

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NATALE 2020

Con il naso all’insù, la commozione nello sguardo e una flûte di champagne in mano, gli ospiti della Star Clipper assistono all’inizio di un sogno collettivo. Al suono leggero di una musica emozionale, il brano significativo di Vangelis dal film Conquest of Paradise, più di tremila metri quadrati di vele vengono issate con ricercata lentezza, illuminate da seducenti luci colorate. Un intenso godimento spirituale, preludio di un’avventura tesa ad isolarsi dal resto del mondo per immergersi in una favola. E l’avventura inizia già prima di salpare quando, man mano che si prende possesso del veliero, se ne respira tutto il fascino. Ogni ambiente è permeato di un’eleganza discreta fatta di legni pregiati, di ottoni lustri e di una calda atmosfera da yacht di lusso, dal sentore del passato ma con tutti i comfort più moderni. Dalle raffinate cabine dove gli spazi sono utilizzati sapientemente per un soggiorno comodo e rilassante, al Tropical Bar, sul ponte, dove intrattenersi la sera magari assistendo a sobri spettacoli o ascoltando della buona musica, e al mattino tenersi in forma con i corsi di yoga e stretching.

la vita a borDo è fatta Di coccole

Dall’accogliente sala ristorante che propone una cucina fusion francese/thai con spunti italiani, alla biblioteca in armonioso british style, con un’accurata selezione di libri, dove il direttore di crociera tiene dei briefing sulle varie tappe del viaggio. Due piscine e ampi solarium sul ponte aprono la vista su quel caleidoscopio di colori, dal turchese allo smeraldo, che il cielo e il mare si contendono quasi fusi l’uno all’altro mentre le candide vele si offrono al vento. E nei momenti di relax dopo le escursioni, niente di meglio che sedersi nei salottini interni dove ascoltare la musica di un pianoforte a coda poggiato strategicamente su un ballatoio tra due rampe di scale. La vita a bordo della Star Clipper, insomma, è fatta di coccole e di attenzioni per il passeggero visto come membro di una grande famiglia che vive, per un’intera settimana, la stessa avventura. Tuttavia la navigazione è soprattutto di notte mentre ogni mattina ci si risveglia davanti ad uno spettacolo diverso ognuno dei quali rinnova il sogno e l’emozione. L’itinerario della crociera Phuket tocca cinque aree naturalistiche del Mare delle Andamane e le numerose isole, perlopiù disabitate, che nascondono nel loro specchio di mare intrichi di coralli, anemoni e gorgonie sfiorati da nugoli di pesci tropicali che sembrano dipinti a mano. EMOTIONS

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l’itinerario della crociera Phuket tocca cinque aree naturalistiche del Mare delle andamane e le numerose isole, perlopiÚ disabitate, che nascondono nel loro specchio di mare intrichi di coralli, anemoni e gorgonie sfiorati da nugoli di pesci tropicali che sembrano dipinti a mano

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Le isole hanno un ecosistema fragile e perciò richiedono il massimo rispetto: viaggiare in barca a vela è il modo migliore per farlo. Per questo la Star Clipper ogni volta si ferma a cinque o dieci minuti dalle isole ed effettua il trasferimento degli ospiti con i tender. Si parte dalla baia di Patong, a Phuket, l’isola più grande della Thailandia dove è consigliabile rimanere un paio di giorni prima di iniziare la crociera. Il paesaggio è lussureggiante di verdi colline, palmeti da cocco e piantagioni di gomma mentre la costa è un susseguirsi di spiagge spettacolari orlate da palme e casuarine. Ma Phuket è anche vita mondana, complici numerosi locali e caffé dove intrattenersi fino a tarda sera dopo una rilassante giornata balneare. Patong è la principale località turistica dell’isola e il centro della movida, specie nella famosa Bangla Road, una via pedonale consacrata alla celebre nightlife. E a Patong è ormeggiato il veliero Star Clipper, con i maestosi alberi illuminati, pronto a salpare a favore della notte.

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o Butang, fa parte delle 51 isole comprese nel Tarutao National Park nello stretto di Malacca, il più importante della Thailandia. Tutte le isole dell’arcipelago offrono spiagge di sabbia finissima e barriere coralline, vero paradiso per il diving. Il Parco Nazionale è tra le zone più belle e incontaminate della Thailandia anche grazie al fatto che le isole sono difficilmente raggiungibili. Queste isole sono caratterizzate da cascate, torrenti interni, grotte, numerosi esemplari di fauna selvatica protetta e magnifiche spiagge, come Monkey Beach, a ridosso della foresta pluviale, habitat naturale delle scimmie. Le isole sono disabitate con eccezione delle guardie forestali e dei cosiddetti zingari del mare, minoranza di pescatori un tempo nomadi di origine malese. Vivono di quello che offre il mare e dei frutti della foresta. Sono animisti, pacifici e particolarmente abili nelle immersioni in apnea. o Adang, a nord di Pang Kor, fa parte dell’arcipelago thailandese Butang a sole 5 miglia dall’isola malese di Langkawi e rimane abbastanza sconosciuta se non agli yachtmen. Le fitte foreste creano un piacevole contrasto, anche cromatico, con le scogliere e le spiagge, superbe per gli sport

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acquatici con un mare assolutamente trasparente. l'isola è una preziosa area di nidificazione per le tartarughe verdi che arrivano a riva tra i mesi di settembre e dicembre per deporre le uova. o Rok Nok fa parte delle 15 isole dell’arcipelago di Lanta che, nel 1990, furono dichiarate parte del Parco Nazionale Marino Ko Lanta al fine di proteggerne il fragile ambiente costiero e le barriere coralline. Ko Rok Nok e Ko Ka Nok sono particolarmente belle con baie a mezza luna, sabbia bianchissima e impalpabile, alte falesie calcaree e, all’interno, banani, alberi della gomma, anacardi e frutti esotici. hang Nga Bay dichiarata Parco Nazionale Marino nel 1981. Più di 40 isole ne fanno parte, alcune raggiungono un’altitudine di oltre 300 metri, con grotte impressionanti e spiagge protette e incontaminate. A tratti, lungo la costa, la vegetazione raggiunge il mare con fitti filari di mangrovie. Gran parte dell'attrazione naturalistica risiede nelle loro formazioni calcaree, le intricate stalattiti e stalagmiti e la luce solare che s’infiltra nell'apertura delle grotte producono un effetto teatrale. Phang Nga, in particolare, è conosciuta come James Bond Island, per essere stata una delle location del film “L'uomo con la pistola d'oro”. o Hong fa parte di un arcipelago di piccole isole che emergono tra Krabi e Phang Nga Bay. Qui l’acqua è trasparente, ottima per lo snorkeling, ma si abbassa in primavera o nelle basse maree. Il nome Ko Hong deriva dalla presenza di numerose lagune accessibili solo con la long tail boat, la tipica barca thailandese a coda lunga infiocchettata di nastri colorati, con cui si passa sopra le barriere coralline poco profonde quando c’è l’alta marea. o Similan si trova nel Parco Nazionale Marino delle Similan Islands nella provincia di Phang Nga, tre grandi e due piccole, tutte disabitate. La Diving International Federation ha designato Ko Similan uno dei migliori punti di immersione profonda grazie alla trasparenza dell’acqua e alla varietà di fauna marina. L’isola è nota per le 32 specie di uccelli, indigeni e migratori, oltre a rettili, anfibi e mammiferi come l'istrice dalla coda a cespuglio i lemuri volanti. La salita sulla cima della scenografica formazione rocciosa che sovrasta la spiaggia è impegnativa ma vale lo sforzo.

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le isole hanno un ecosistema fragile e perciò richiedono il massimo rispetto: viaggiare in barca a vela è il modo migliore per farlo. Per questo la star clipper ogni volta si ferma a cinque o dieci minuti dalle isole ed effettua il trasferimento degli ospiti con i tender

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La crociera sulla Star Clipper in Thailandia tocca anche un porto malese, l’isola di Penang. Il cuore di Penang è la sua capitale, George Town, una città molto movimentata, in certe zone esplicitamente evocativa della cultura cinese. Il modo più pittoresco di visitarla è in risciò tra vicoli, grandi piazze, e lungo la Lebuah Pantai, la via principale del centro finanziario, con edifici coloniali di architettura sino-portoghese e vecchi negozi, visto che Penang è stato il primo insediamento britannico della Malesia. Al Distretto Coloniale si deve la dichiarazione da parte dell'UNESCO della città di George Town come Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Altro spunto culturale è la Street Art, inaugurata nel 2012 durante il festival annuale della città da un artista lituano, Ernest Zacharevic, che ha dipinto le facciate degli edifici del centro storico con murales che descrivono la vita quotidiana.

Pittoresco visitarla in risciò

star clippers: la flotta Star Clipper Star Flyer l’ammiraglia Royal Clipper navigano per i mari di tutto il mondo la star clipper E’ lunga 115 metri e può ospitare fino a 170 passeggeri, assistiti da 74 persone dell’equipaggio. I mesi invernali, senza piogge, sono ideali per una crociera nelle isole Andamane con partenza da Patong Bay, nell’isola di Phuket e rientro su Phuket sempre a Patong Bay per un totale di 8 giorni e 7 notti. www.starclippers.com

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le isole sono disabitate con eccezione delle guardie forestali e dei cosiddetti zingari del mare, minoranza di pescatori un tempo nomadi di origine malese. vivono di quello che offre il mare e dei frutti della foresta

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togo e benin

tempio dei pitoni, ouidah benin


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Del vuDù Testo e Foto di ANNA ALBERGhINA

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la religione vuDuista attuale unisce eleMenti Dell’aniMisMo e cristiani

Dimenticate le bamboline trafitte dagli spilli e le pratiche di magia nera. Nonostante la pessima fama, il Vudù è una religione a tutti gli effetti con una teologia complessa ed un ricco corpus di dottrine. Il termine africano “vodù” significa “spirito” o “divinità” o ancora “segno del profondo”. Il Vudù è praticato oggi da circa sessanta milioni di persone in tutto il mondo e dai quattro quinti della popolazione del Benin dove è stato riconosciuto come religione ufficiale a partire dal 1996. La religione vuduista attuale combina elementi ancestrali africani, estrapolati dall'animismo tradizionale, con elementi cristiani dando vita ad un credo dai caratteri sincretici e fortemente esoterici. Nei paesi del Golfo di Guinea: Togo, Benin e Ghana, è la religione animista di riferimento, tramandata dagli antenati. La teologia vuduista considera Dio un ente inarrivabile che può, tuttavia, manifestarsi

all'uomo attraverso i riti. In Benin la chiesa del Vudù è un'istituzione molto importante che gestisce ospedali, scuole ed enti di beneficenza. Il clero è costituito da sacerdoti e sacerdotesse. Le liturgie prevedono la possessione divina attraverso cui una divinità o lo spirito di un defunto si impadronisce del corpo del celebrante. In quel momento il posseduto, in preda all'enfasi estatica, diventa uno “zombie” poiché la sua anima ha lasciato il corpo per permettere alla divinità di penetrarvi. Le finalità delle cerimonie sono sempre positive. Chi avesse intenzioni malvagie, sa che il male gli si ritorcerà contro. C'è chi chiede la salute, chi il successo negli affari, chi reclama giustizia. La richiesta è sempre accompagnata dalla promessa di una ricompensa. Tipico, lo sgozzamento del galletto! Non si può negare che tutto questo mistero abbia esercitato un potente fascino sui viaggiatori occidentali. Ci dirigiamo verso il tempio dei pitoni di Ouidah. Lungo il percorso scorgo due sacerdotesse di Mami Wata, impeccabili nelle vesti bianche arricchite dai vistosi gioielli di perline colorate. Mami Wata, la Dea dell'acqua, fa anch'essa parte del pantheon Vudù. Il suo nome è una deformazione dell'inglese “Mammy Water”.

maschere di zangbeto, il guardiano della notte, benin 24

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biMba togolese con i venavi

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nel cuore

Del vuDù

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i venavi di Madame kponou, togoville

mercato dei feticci di lomè, togo

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Maschere egungun, abomey benin

zangbeto vive Di vita ProPria sosPinto Da una forza Magica

Così i colonizzatori chiamavano le immagini di una divinità delle popolazioni costiere del Golfo di Guinea, rappresentata da una sirena. Regina dell'acqua, Dea della fertilità, avida, vanitosa e dispotica nei confronti dei suoi adepti, sirena, incantatrice di serpenti, ammaliatrice, Mami Wata è tutto questo. Chi la venera si assicura successo e ricchezza ma il prezzo da pagare è molto alto! A Ouidah si respira un'aria di immobilismo. Chiudendo gli occhi mi pare quasi di udire i canti lamentosi degli schiavi condotti alla “porta del non ritorno” e di lì alle navi negriere pronte a salpare per le Americhe. Statue e memoriali fiancheggiano “le chemin des esclaves”, una pista di terra rossa rimasta immutata nei secoli. L'aria densa e bollente del primo pomeriggio rievoca a meraviglia l'atmosfera sonnacchiosa del racconto di Chatwin. Il tempio di Dongbé è consacrato al culto del pitone di cui svariati esemplari giacciono appisolati in una delle piccole “cases”. Se volete provare il brivido di arrotolarne uno intorno al vostro collo, basterà allungare una mancia al custode. Le famiglie Fon di Ouidah che praticano il culto del pitone, portano incise sulle guance delle scarificazioni particolari. I rettili non vengono nutriti nel tempio ma, periodicamente liberati, si procacciano il cibo da soli. Ci penseranno gli abitanti del villaggio a riportarli al tempio. Ogni 10 di gennaio, tutti gli adepti del Vudù si riuniscono a Ouidah per celebrare i loro culti. A migliaia si danno appuntamento per dar vita ad una processione colorata e chiassosa. Nel tardo pomeriggio ci aspetta una delle cerimonie più incredibili del Paese. Una piccola folla riunita in un vasto cortile di terra battuta attende trepidante l'arrivo di Zangbeto. La

grande maschera, coperta di paglia colorata, rappresenta il guardiano della notte in grado di catturare i criminali e di consegnarli alla comunità. Il compito di Zangbeto è quello di controllare l'ordine sociale e scacciare le forze del male. I portatori delle maschere appartengono ad una società segreta e la loro identità è sconosciuta ai non iniziati. Fra le acclamazioni degli astanti, i grossi covoni verdi, gialli, fucsia volteggiano vorticosamente sollevando nuvole di polvere rossa. All'improvviso cessano i clamori e cala il silenzio. Gli iniziati sollevano il paglione per mostrare a tutti che sotto non si cela nessuno. Zangbeto vive di vita propria e si muove sospinto da una forza magica! Incredula, mi avvicino per svelare il mistero ma il trucco, se di trucco si tratta, è perfetto e scorgo solo un piccolo feticcio in legno. Superata la frontiera con il Togo ci dirigiamo verso Togoville, un piccolo villaggio sulle sponde del lago che fu testimone di un'apparizione della Vergine Maria. La vecchia barca a remi scivola lenta sull'acqua ferma. Una brezza leggera smorza la canicola. A dispetto della grande chiesa cattolica, Togoville è un paesino permeato di magia. Vi abita Maman Kponou, sacerdotessa Vudù di grande fama, capace di comunicare con i defunti, di curare gli ammalati e di risolvere innumerevoli questioni. Dopo una lunga anticamera veniamo ammessi alla sua presenza. Ho cambiato i miei vestiti occidentali con una coloratissima “pagne” in cotone che mi aiutano ad avvolgere intorno al corpo. Così vuole il galateo locale! Maman Kponou porta in seno i “venavi”, i gemelli, molto simili agli “ibeji” degli Yoruba della Nigeria. Alla morte dei propri figli gemelli ogni madre faceva scolpire delle statuette in legno che venivano lavate, nutrite e vestite come bimbi veri. I gemelli vengono considerati sacri e questa pratica, ancora molto diffusa, ha lo scopo di ingraziarsi l'anima dei piccoli defunti.

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le sacerdotesse di Mami Wata, benin

egungun, gli sPiriti Dei Defunti

Maman Kponou, lo sguardo perso nel vuoto, sembra indifferente alla nostra presenza. Tramite un interprete ci racconta di come, ancora fanciulla, comprese di avere il dono della divinazione. Come lei, tutti i sacerdoti Vudù necessitano di ingredienti indispensabili per officiare i riti. Si può trovare ogni cosa al mercato dei feticci di Lomé. Erbe, radici, corna, ossa, carogne rinsecchite di serpenti, scimmie, pipistrelli e qualunque altro animale vi venga in mente. Le bancarelle ne sono sovraccariche. Superiamo nuovamente la frontiera per tornare in Benin, diretti ad Abomey, la capitale dell'antico regno del Dahomey. Per gran parte del 18esimo e del 19esimo secolo, questo regno fu il fulcro della tratta e rifornì abbondantemente di “merce” gli schiavisti di mezza Europa. Si trattava di una monarchia assoluta, guidata da un re dispotico, sostenuto da un esercito di leggendarie amazzoni. Nell'antico palazzo reale, oggi patrimonio dell'Unesco, si possono vedere le tombe dei re circondate da mura di fango impastato con il sangue dei nemici uccisi. Poco lontano, una fossa comune raccoglie le spoglie delle

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regine immolate per seguire il regale sposo nell'aldilà! Ad Abomey assistiamo ad una nuova cerimonia con le maschere. Questa volta si tratta di Egungun, gli spiriti dei defunti. Arrivano dalla boscaglia indossando costumi dai colori brillanti, arricchiti di cauri, amuleti e preziosi ricami. Sfilano nelle vie del villaggio e si lanciano all'inseguimento degli incauti spettatori. La folla canta le loro lodi al ritmo incalzante dei tamburi. Più le vesti sono elaborate, maggiore il potere sociale ed il prestigio delle famiglie e dei loro antenati. Al termine della cerimonia, i preziosi costumi saranno riposti e custoditi fino alla prossima occasione. I Them, invece, si radunano di notte attorno all'unica luce di un grande falò. Gli iniziati danzano al ritmo cadenzato dei tam-tam. Alcuni danzatori si lanciano nel fuoco, afferrano i tizzoni ardenti, li strofinano sul corpo, li mettono in bocca senza riportare alcun segno di bruciatura né tradire alcuna sofferenza. Questa antica tradizione, appannaggio di un'élite di iniziati, affonda le sue radici nel passato. Per difendere donne e bambini dagli incendi, gli uomini del villaggio avevano acquisito il potere di dominare il fuoco! Le mie certezze vacillano. Comincio a credere che non tutto possa avere una spiegazione razionale. Del resto sono venuta sin qui proprio per questo.


sacerdote vudùouidah, benin

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la cerimonia del fuoco dei them, togo

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LA CONTINUITA’ DI UNO SGUARDO CHE NON HA INIZIO

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O NÉ FINE Testo di LUISA ChIUMENTI

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STATUA DEL BERNINI, PONTE DI CASTEL SANT’ANGELO

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CASTEL SANT’ANGELO

via Del corso era Percorsa Da viaggiatori coMe goethe

Entriamo a Roma come avveniva per i viaggiatori del Grand Tour: percorrendo le vie consolari per poi attraversare le Porte che tuttora cingono il centro storico ed entriamo in alcune piazze, vero salotto accogliente, come quello che ci abbraccia entrando dalla via Flaminia in piazza del Popolo. È bello fermarsi, prima ancora di varcare i fornici della Porta Flaminia, ora Porta del Popolo, a godere dell'ampiezza di uno spazio segnato dalle due chiese gemelle, S. Maria in Montesanto e Santa Maria dei Miracoli.

Ed è stupefacente osservare come le due chiese siano, con i colonnati che ne definiscono i portali d’accesso e le due splendide cupole che le sormontano, vere e proprie quinte di un palcoscenico di tre strade, il ben noto Tridente, voluto da un oculato Papa che seppe ridisegnare l’urbanistica di Roma. Ma ci piacerà anche fermarci un attimo, all’angolo di via Ripetta (la via che si diparte sulla destra, guardare in alto, dove si protende quel prodigioso intrecciarsi di architettura e di verde voluto da Valadier, che è Il Pincio e che ha, alle sue spalle, il rigoglio del Parco e della sontuosa Villa Borghese. Ed ecco la linea retta su cui si incentra il Tridente, quella Via del Corso come oggi si chiama, era percorsa da viaggiatori come Goethe, che traguardava dal suo balcone, al numero 18 della via, EMOTIONS

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FORO ROMANO E PALATINO

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FONTANA DEI QUATTRO FIUMI, PIAZZA NAVONA


FONTANA DI TREVI

un Mix fra cucina roMana eD ebraica

non solo il grandioso complesso conventuale, che si ergeva prima che Valadier costruisse la piazza che ammiriamo oggi, ma si entusiasmava anche allo spettacolo delle corse dei berberi e dei cortei di Carnevale che percorrevano il Corso fino a piazza Venezia. Ed ecco qui il grandioso monumento al Milite Ignoto, a suo tempo discusso per la forma (venne anche chiamato la “macchina da scrivere”) e se ne pensò un giorno anche l’abbattimento, ma ora la piazza non sarebbe più la stessa senza di lui. Ma noi fiancheggiamo ora il Vittoriano, perché ci attraggono varie presenze: da un gruppo di Case romane, alla chiesa dell’Aracoeli con la ripida scalinata fino al punto focale della città di Roma, il Campidoglio, che con la sua gradinata e l’accesso superiore fiancheggiato dai possenti

Dioscuri, ci fa percorrere lo spazio voluto da Michelangelo: la stupenda piazza antistante la facciata del Campidoglio. A questo punto, nel desiderio di raggiungere il Tevere, ci spostiamo a destra, entriamo, a fianco del Teatro di Marcello, nella bella Piazza Campitelli e scopriamo un percorso, laterale, un po’ nascosto, che, fiancheggiando, fra alti, storici palazzi, vie strette e tortuose, la chiesa di Sant’Angelo in Pescheria, ci conduce al portico d’Ottavia e siamo nella suggestiva e vitale area del Ghetto. Scegliere un ristorante non è facile: certo ognuno offre una cucina che rappresenta quel particolare “mix” che è avvenuto nel tempo fra la cucina romana e quella ebraica; notissimi tutti, a cominciare da Giggetto al Portico d’Ottavia, ma ci piace fermarci nella cucina di un’antica Casa Ebraica e sederci proprio ad un tavolo di quella che era la cucina di nonna Betta, ovviamente rimodernata ma con garbo e buon gusto.

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Mangeremo quindi Kosher osservando le grandi immagini degli acquerelli della Roma sparita di Roesler Franz, ascoltando i ricordi d’infanzia del discendente della numerosa famiglia ebraica, Umberto Pavoncello. Ma uscendo dal Ghetto, il Ponte Quattro Capi, facendoci superare l’isola Tiberina, ci permette di tuffarci nell’atmosfera Trasteverina. Nell’evidente sinergia che si coglie tra il vivere comune del semplice cittadino, il turista o l’ospite occasionale, si può davvero sentire, nello scorrere del tempo, una sorta di responsabilità, sia pure inconscia, che ognuno sa di avere nel tutelare tanta storia e tanta bellezza. L’architettura è parte della nostra vita e della nostra quotidianità: ci camminiamo dentro, ci abitiamo, ci lavoriamo: è il nostro paesaggio urbano, in cui si invitano progettisti superstar a lasciare il proprio segno. E sono queste le ragioni di una continuità di immagine che non si è mai oscurata nei secoli e difficilmente sparirà, pur nei momenti difficili, nelle ansie sostenute in diversi momenti attraverso la storia. E di fianco alla Porta Portese superiamo di nuovo il Tevere e dalla via Marmorata, ci stupisce di nuovo una Piramide, incastonata nel giro delle Mura aureliane, poco discosto dalla Porta San Paolo da cui

PALAZZO DELLA CIVILTÀ DEL LAVORO O COLOSSEO QUADRATO, EUR

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parte un’altra via consolare carica di storia: quella che ci porta verso l’Eur e poi al mare: la via Ostiense. Ed eccoci con sguardo puntato verso quell’area romana che, dagli anni ‘50, ha richiamato studenti architetti e studiosi da paesi Europei ed extraeuropei come il Giappone, per scoprirne le peculiarità architettoniche e urbanistiche. Siamo all’EUR, con la sua equilibrata e perfetta consistenza architettonica e urbanistica, cui si sono aggiunti di recente, in viale Oceano Pacifico, i primi ed unici grattacieli di Roma progettati dagli architetti Franco Purini e Laura Thermes. E che dire della “Nuvola” di Fuxas, bel nome dato ad una struttura che apre lo sguardo, specie al tramonto, su un mondo di sogno, un mondo che poi culmina su quella immagine che, a mo’ di disco volante ci dà il palazzo dello Sport, da cui il nastro della via Cristoforo Colombo ci accompagna veloce fino al mare. La continuità si riafferma: un architetto strutturista come Pierluigi Nervi progettista del Palazzo dello Sport, che vede accostarsi alla sua grande creatività, dopo una generazione, quella di un architetto dalla fantasiosa capacità innovativa come Massimiliano Fuksas, autore della Nuvola.


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FONTANA DELLA BARCACCIA, PIAZZA DI SPAGNA

FONTANA E PANTHEON, PIAZZA DELLA ROTONDA EMOTIONS

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VALLE D

UNA REGIONE CHE VANTA QUATTRO TRA I MONTI PIÙ ALTI D’ITALIA ED EUROPA: MONTE BIANCO, CERVINO, MONTE ROSA E GRAN PARADISO Testo di ARTIFEx

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D’AOSTA

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VALLE D’AOSTA

MONTE

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tra PanoraMi e foreste Di abete rosso e larice

L’inverno in Val d’Aosta, a cominciare dalla Valle centrale diventa soprattutto la stagione delle località turistiche che si trovano alle quote più elevate, anche se soggiornare nei paesi del fondo valle permette di abbinare alle giornate di sport e neve quelle di riposo e cultura, ad esempio nei castelli, qui particolarmente numerosi. La stazione sciistica principale è Champorcher, nell’omonima valle, che offre un comprensorio sciistico di 21 km di piste sempre ottimamente innevate e adatte ad ogni tipologia di sciatore. E percorrendo una delle strade più panoramiche della regione si raggiungono i 1.640 m.s.l.m. del Col de Joux, antico ed importante passo di transito tra la valle centrale e le vicine valli d’Ayas e di Gressoney. Da parecchi anni vi si trova un interessante comprensorio sciistico, sempre bene innevato e servito da un moderno impianto di risalita. Date le sue piste tecniche, la

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squadra nazionale francese di sci alpino da qualche anno lo ha scelto per gli allenamenti. E qui è stato anche allestito, per il divertimento in sicurezza dei più piccoli, uno snow park di nuova concezione. Il Joux Park Giocaneve offre percorsi con figure e ostacoli animati, archi, gonfiabili e tapis roulant per la risalita, mentre per gli sciatori, i 7 chilometri di piste di media difficoltà accontentano coloro che desiderano trascorrere una piacevole giornata con la famiglia o abbronzarsi passeggiando tra bellissimi panorami. Durante tutto l’inverno, con innevamento artificiale per tutta la stagione, usando anche le racchette, ci si può addentrare nella magnifica foresta di abete rosso e larice, mentre ristoranti e bar ben attrezzati attendono gli ospiti per il dopo sci o il dopo passeggiata. Mete ideali per lo sci alpino e le racchette da neve in luoghi dove la natura ed il silenzio regnano sovrani, si trovano a Champorcher e il comprensorio di Verrayes, dove la pista Champlong si collega con quelle di Torgnon. E se è sempre molto bella l’esperienza di un Capodanno in Val d’Aosta con un


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appuntamento, ad esempio ai piedi del Cervino, con una grande festa che vede protagonisti i maestri di sci, le Guide del Cervino, gli atleti degli sci club locali e tutti gli ospiti, con una suggestiva fiaccolata, sono davvero tante le esclusività di una vacanza ai piedi del Cervino. Si pensi alla curiosa possibilità, ad esempio, di salire a bordo di un gatto delle nevi e partecipare dal vivo alla battitura delle piste, dalla chiusura dei tracciati all’ora di cena e oltre, cullati dalle strane movenze di quelle particolari macchine che sanno sollevare vere e proprie onde di neve. Per concludere poi l’inusuale esperienza con una cena ad alta quota - ad esempio al Rifugio delle Guide di Plateau Rosa, 3.500 m - insieme ai “gattisti”, ascoltando racconti di montagna, aneddoti e storie di un mondo che lavora attorno allo sci. E sempre attorno al Cervino, che dire di quelle splendide Discese con la luna piena, che vengono spesso organizzate, su iniziativa della Società Impianti Cervino S.p.A., con il nome accattivante di “Tintarella di luna” e seguite con grande successo dai turisti ospiti nelle serate EMOTIONS

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MONTE C

IL FASCINO DEL CERVINO, COME MONUMENTO NATURALE FU SENTITO DA SCRITTORI, POETI, ARTISTI ED ARCHITETTI IN OGNI TEMPO E FRA QUESTI ULTIMI È DA MENZIONARE JOHN RUSKIN CHE LO DEFINISCE «IL PIÙ NOBILE SCOGLIO D’EUROPA»

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CERVINO

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benessere relax e rigenerazione

invernali più nitide e limpide, allorché, dopo romantiche cene (grande cucina, calore e piacere di stare assieme maestri e allievi, ospiti e gestori dei rifugi protagonisti di questa iniziativa unica nel suo genere), vengono proposte appunto le discese in notturna ai piedi del Cervino. C’è naturalmente sempre, a disposizione degli sciatori e di tutti gli ospiti, un elenco dei rifugi che aderiscono all’iniziativa, in corrispondenza di piste quali quella del “Ventina” o la pista “6” (zona Bontadini - Plan Maison, con arrivo in paese sul versante “Cretaz”), in ragione dei giorni scelti per la discesa con la luna piena. Il fascino del Cervino, come monumento naturale fu sentito da scrittori, poeti, artisti ed architetti in ogni tempo e fra questi ultimi è da menzionare una bella frase di John Ruskin, in cui viene menzionato come «Il più nobile scoglio d’Europa». E se l’Heliski è un moderno sport sulla neve che è possibile praticare a Cervinia, anche il comprensorio del Monte Bianco si è attrezzato

per questo. Infatti, se Courmayeur è una delle capitali italiane dello sci fuori pista è anche “porta di accesso” al versante meridionale del Monte Bianco, il più selvaggio, ma anche l’unico dove si può praticare l’Heliski. E la proposta “Heliski sul monte Bianco” rappresenta un’occasione unica per vivere in sicurezza un ambiente di alta montagna tra i più spettacolari del panorama alpino. Ma l’inverno in Val d’Aosta invita anche alla cura del proprio benessere, con il programma del Monte Bianco Benessere, con cui viene abbinata l’esperienza della montagna con quella di speciali giornate al centro termale di Pré-Saint-Didier, celebre per le sue piscine esterne, dove sperimentare il contrasto fra il calore delle acque e l’ambiente invernale circostante. Le terme, definite “un gioiello che brilla nel cuore della Valle d’Aosta”, sono attive ai piedi del Monte Bianco, fin dal 1800 e sono un luogo senza tempo che offre una nuova filosofia del centro termale come luogo di benessere, relax, rigenerazione e rinascita, rifacendosi alla sapienza e alla tradizione delle antiche terme romane.

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MONTE

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Gli Incontri di Emotions

il MonD in una Masse Testo di PAMELA McCOURT FRANCESCONE Foto di Masseria Le Pecore

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Do eria

Puglia

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una vita in giro Per il MonDo a fianco Del Marito aMbasciatore, e sei anni fa la scoPerta fortuita Della Masseria le Pecore a sPecchia nel salento. francesca baronio aliberti racconta coMe ha trasforMato l’antico fabbricato Per l’allevaMento Delle Pecore in un eclettico buen retiro Di faMiglia. «Quello che più ci ha colpito della proprietà, che era poco più di un rudere quando l’abbiamo trovato, era la sua ubicazione dentro il paese, a due passi dalla piazza centrale e da Palazzo Pisanelli, nei secoli di proprietà di una delle più importanti famiglie di Lecce per la quale il fabbricato era una dépendance per l’allevamento delle pecore». «Risale al ‘600, ed è una struttura unica nel suo genere perché si trova inserita nel tessuto urbano, un pezzo di campagna all’interno del borgo, a due minuti a piedi da Martinucci, uno dei migliori caffè della zona che si trova all’interno del Castello di Specchia». «La masseria è composta dall’ex stalla, dal pollaio, dalla casa del contadino con tanto di camino fatto per arrostire le pecore, che ora è parte integrale di uno dei bagni. Nella casa del contadino c’erano altri due camini, e anche una stanza con una volta e un camino. Attorno all’ex stalla, dove ora ci sono la cucina, il salone e la camera da letto padronale con bagno, c’è un bel porticato per mangiare e godere la piscina e il giardino con i suoi grandi vasi di

limoni, aranci e gelsomini». Ottenuti i permessi per i lavori e per la piscina Francesca, lavorando prima da Washington e in seguito da Yangon con l’aiuto di un ingegnere locale, ha trasformato la struttura in un borgo, dividendola in cinque camere da letto - Washington, Bruxelles, Nairobi, Yangon e Hanoi, i nomi di cinque delle città dove Francesca, giornalista, e Giorgio Aliberti hanno vissuto - e adattando le vecchie vasche a lavandini, con un sapiente mix di vecchio e design. «Ad esempio i sanitari della stanza padronale che si chiama Washington sono di Alessi, e le mattonelle dei bagni sono le classiche cementine ancora prodotte localmente che riprendono i vecchi disegni della tradizione salentina. Così come rigorosamente legati alla tradizione sono la struttura in pietra e la pavimentazione a chianche del cortile».

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il MonDo in una Masseria

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masseria@staydirectly.com

sPecchia uno Dei 100 borghi Più belli

Sulla casa veglia un antico Buddha birmano che ben si sposa alla struttura contadina della masseria, al misticismo dei soffitti a botte, e che riflette l’amore di Francesca per l’Asia. Attualmente la famiglia vive a Hanoi dove Giorgio è ambasciatore dell’Unione Europea alla Repubblica Socialista del Vietnam, e la lampada rosso e oro nel salone, per la quale Francesca ha usato l’anta di un vecchio armadio, si ispira all’Asia e ai suoi colori. «Nella stanza che si chiama Nairobi, il letto viene dal Kenya dove è nata nostra figlia. È la prima sede che io e Giorgio abbiamo avuto, e siamo molto legati a questo nostro ricordo africano».

il MonDo in una Masseria

pasticcera - sono da gustare nei tanti ristoranti e trattorie nel vecchio borgo e nei paesi caratteristici sparsi sul territorio. Quando Francesca, Giorgio e i loro figli Sveva e Jacopo sono lontani da Specchia la masseria è a disposizione di chi cerca un luogo per rilassarsi e godersi lo stile di vita e le bellezze locali. «Quest’anno, in seguito ai mesi di svago estivo, Le Pecore sta diventando molto di moda per lo smart working in tempi di Covid-19, un rifugio dove coniugare il lavoro con il piacere della vita in un delizioso borgo medievale e la scoperta del magnifico Salento».

«Per la piscina ho pensato a una vasca per bambini, o per chiacchierare la sera con un aperitivo e i piedi in acqua seduti sul muretto della piscina, e ho voluto la porta che permette alla piscina di continuare oltre il muro a secco che serviva a limitare l’accesso a quello che una volta era il pascolo delle pecore». Specchia, uno dei cento borghi più belli d’Italia, sorge in una zona collinare nel cuore del Salento e delizia il visitatore con i suoi vicoli e piazzette, scalinate, chiese e palazzi patrizi. A meno di mezz’ora le coste ioniche e adriatiche dove, tra Santa Maria di Leuca e Gallipoli si trovano le belle spiagge di Marina di Pescoluse, Porto Cesareo, Torre Lapillo e Punta Prosciutto, e sulla costa rocciosa dell’Adriatico si alternano alte falesie, dune sabbiose e insenature nascoste. La campagna che circonda Specchia è ricoperta da uliveti e vigneti secolari, e si possono trovare ottimi vini e alcuni dei migliori oli extravergini, mentre le appetitose specialità gastronomiche locali - da non mancare i pasticciotti, dolci di pasta frolla al forno farciti con crema

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viaggio nel Parco regiona

il fascino riscoPe Testo di MARI

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le veneto Del Delta Del Po

erto Del Polesine

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tra lagune, isole e canneti, regno Di una straorDinaria bioDiversita’

Nel Polesine, una vasta area del Delta del Po in provincia di Rovigo, l’acqua si confonde con la terra in una ragnatela di contorni verdiazzurri, in una geografia frastagliata in cui la terra ricoperta di canneti sembra galleggiare. Appartata, segreta, è un’esperienza riservata solo a chi è sensibile alla bellezza di una natura incontaminata. E’ il frutto di un gioco bizzarro di linee e di colori non casuale che dura da secoli, regolato da incontri e scontri tra il Po e le correnti marine dell’Adriatico. La gente del fiume, tuttavia, ha saputo diventare comprimaria imparando ad arginare e a contrastare i fenomeni che possono mettere a rischio la sua sussistenza. Il Polesine, che tutti ricordano nei filmati in bianco e nero del 1951 invasa dalle acque come terra alluvionata, oggi ha molto da mostrare e vuole affrancarsi da un episodio che non la identifica. Le acque devastatrici non fanno più paura, sono state

disciplinate con bonifiche e il Po che nella sua corsa si frantuma in rivoli e consuma e restituisce terre è diventato una preziosa risorsa per l’economia del territorio. Al museo regionale della Bonifica a Cà Vendramin di Taglio di Po, un antico impianto idrovoro alimentato da caldaie a vapore, c’è tutta la storia secolare del grande fiume e della sua gente, ricostruita su grandi cartelloni e corredata da foto d’epoca. Fin dal Seicento la necessità di regolare le acque fluviali si incrociò con gli interessi della storia, e in particolare di quelli della Serenissima che nel 1604 riuscì persino a deviare il corso del fiume, per evitare che Venezia venisse interrata dalle sabbie e dai depositi trasportati dalle acque. Allora il Polesine era il suo granaio e la sua ricchezza e le sontuose ville palladiane venivano edificate altrove, lungo il Brenta o in luoghi ameni dove la nobiltà poteva godere del buon ritiro, pur ben attenta alle rendite agrarie. Tuttavia il Polesine ne comprende alcune bellissime, come Villa Morosini, Villa Armellini o Cà Rosetta ed edifici nobiliari, come il Palazzone, come è chiamata Villa Selmi, oltre a tanti luoghi di culto come l’Oratorio del Rosario in Val Siera, la Chiesa della Natività di Maria di Raccano o la Basilica di Maria Santissima del Rosario.

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E’ un luogo davvero unico dove si dice che i pesci nuotano più in alto di quanto volano gli uccelli perché le terre sono di alcuni metri al di sotto del livello del mare, un po’ come accade nei Paesi Bassi

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i raMi attivi Del Delta Del granDe fiuMe

Grazie ai diari di un sacerdote, don Luigi Selmi, vissuto nell’Ottocento, il Comune di Polesella ha promosso la conoscenza della storia non solo locale ma nazionale con la pubblicazione di alcuni volumi. Ci sono le lotte per l’unificazione dell’Italia, le prime impegnative opere di bonifica, l’introduzione massiccia delle colture del riso e del mais biancoperla. Molti gli edifici rurali nella pianura o tra i canneti, come i magazzini del grano e del riso e i casoni da pesca, da visitare lungo i tanti itinerari possibili, in bicicletta, a cavallo o in barca, per scoprire una biodiversità sorprendente e una natura incontaminata. Per valorizzare l’area, sette comuni rodigiani, Porto Tolle, Taglio di Po, Melara, Fiesso Umbertiano, Occhiobello, Polesella e Castelnuovo Bariano hanno messo a

punto un progetto di valorizzazione turistica del Parco Regionale con il supporto della Regione Veneto e del Gal Delta Po. E’ un luogo davvero unico dove - si dice - “i pesci nuotano più in alto di quanto volano gli uccelli” perché le terre sono di alcuni metri al di sotto del livello del mare, un po’ come accade nei Paesi Bassi. Sono protette da robusti argini su cui scorrono le grandi strade e le vie di comunicazioni tra i canali, fluviali e interlagunari. Sono molti gli itinerari possibili per una conoscenza completa della frastagliata geografia fluviale, che comprende i rami attivi del Delta del grande fiume: Po di Levante, Po di Maistra, Po di Venezia, Po di Pila, Po delle Tolle, Po di Gnocca. Ne fa parte anche un tratto del Po di Goro, che rientra nella tutela dell’Emilia Romagna con la maggiore estensione di aree umide tutelate, sia fluviali che costiere, da Comacchio a Cervia fino a Ravenna.

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Dovunque nel Delta, Patrimonio Unesco, sono possibili incontri ravvicinati con una spettacolare biodiversità - solo l’avifauna comprende 300 specie diverse tra aironi, gabbiani, cormorani, sterne, beccacce di mare e il bellissimo Cavaliere d’Italia. Grandi e piccole barche, alcune con fondo piatto per navigare sui fondali bassi, possono portare i visitatori lungo le rotte più suggestive. Imperdibile il tratto lungo il Po di Venezia che prima di arrivare al mare si dirama nelle tre foci di Busa di Tramontana, Dritta e Di Scirocco. Partendo dal Po di Pila, a Scano Boa si possono vedere i casoni di canna palustre e le valli da pesca, ex risaie ora sommerse dall’acqua salmastra. La più ampia è la Sacca degli Scardovari, un grande “orto del mare” dove si allevano cozze, vongole e ostriche ad opera di una comunità di pescatori che con la pesca hanno contribuito non poco allo sviluppo dell’economia della zona. Frutti di mare e pesci entrano alla grande nella cucina polesana, insieme alla polenta, agli ortaggi e soprattutto al riso riconosciuto come coltura di salvaguardia eco ambientale perché la pianta assorbe l’eccessiva salinità delle nuove terre e le prepara ad altre coltivazioni. Quella del Polesine è una cucina di confine, sensibile alle influenze mantovane e veronesi, padovane e ferraresi, che ha inglobato tradizioni e indicazioni di altri territori mantenendo la

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sua identità. Scrive Cesare Garbato, storico della gastronomia: «Nella maggior parte dei casi le ricette polesane non sono quelle dei libri, ma storie che raccontano cibi e modi alimentari: erbe raccolte sul far dell’alba quando le streghe vanno a dormire, rosole a margine di pianure insidiose, polente sode e generose, patate, uova, pollame, conigli spauriti, tagliole crudeli, il maiale e i suoi riti. Fino a quando, quasi per incanto, il Polesine della miseria diventa il paese di cuccagna». Una ragione in più per visitare il Delta veneto è assistere e vivere in prima persona alla sua rinascita in senso turistico, dell’accoglienza. Non si vuole per fortuna un turismo di grandi numeri, perché il visitatore deve sentirsi davvero ospite. Molte cascine sono diventati agriturismi e qualche edificio storico si è aperto all’ospitalità, come la villa settecentesca Ca’Zen a Taglio di Po in cui si è consumata la passione di Lord Byron per la bella diciottenne Teresa, moglie infelice di anziano nobiluomo. Imperdibile a Bergantino una visita al Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo popolare per un viaggio immaginario nei luoghi della fantasia e nel gioco. E naturalmente è anche il capoluogo Rovigo ad offrire tanti stimoli culturali. L’ultima grande mostra nello storico Palazzo Roverella “Ossessione nordica” ha avuto un grandissimo successo.


le ricette Polesane raccontano cibi e MoDi aliMentari: erbe raccolte sul far Dell’alba quanDo le streghe vanno a DorMire, rosole a Margine Di Pianure insiDiose, Polente soDe e generose, conigli sPauriti, tagliole cruDeli, il Maiale e i suoi riti .... www.veneto.eu EMOTIONS

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Appartata, segreta, è un’esperienza riservata solo a chi è sensibile alla bellezza di una natura incontaminata. E’ il frutto di un gioco bizzarro di linee e di colori non casuale che dura da secoli, regolato da incontri e scontri tra il Po e le correnti marine dell’Adriatico

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Dhara Dhevi Spa

L’antico Regno Lanna rivive nella lussuosa Spa del Mandarin Oriental Dhara Devi a Chiang Mai Pamela McCourt Francescone

Il magnifico complesso del Mandarin Oriental, un resort di lusso ispirato allo sfarzoso Palazzo Reale di Mandalay in Myanmar, sorge poco lontano dalla città di Chiang Mai, e comprende il Dhara Dhevi Spa and Wellness Centre, la splendida ricostruzione di una città del periodo Lanna. Il tetto del complesso a sette livelli, alla quale si accede lungo una rampa di scale in marmo bianco, rappresenta i setti passi che

www.dharadevi.co.th

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conducono al Nirvana, il raggiungimento della perfezione spirituale e fisica. Una promessa per chi entra in questa oasi di armonia sensoriale per immergersi nelle millenarie arti thailandesi del benessere fisico e spirituale. La Spa, immersa in un paesaggio pittoresco su 24 ettari di giardini e risaie, è dotata di 18 sale e suite per terapie olistiche, trattamenti di medicina cinese, programmi benessere personalizzati e rituali

di r com tam rila Sul linf con


rilassamento. Molti sono tradizionali e risalgono al Regno Lanna me la tecnica che fa uso di bastoncini di corteccia dell’albero di marindo per picchiettare i muscoli prima di passare a un assante massaggio con olii alle erbe e compresse calde. l programma dei trattamenti inoltre a terapie di drenaggio fatico, riflessologia, massaggi thai, svedesi e Lanna ci sono nsultazioni ayurvediche e trattamenti per il viso, i piedi e le mani.

KALEIDOSCOPE

La spa è dotata anche di aeree per Pilates, Tai Chi e Yoga sia all’interno che nei giardini e accanto alle due piscine. Eleganti e invitanti le zone relax dove rilassarsi dopo i trattamenti sorseggiando un tè allo zenzero o al bergamotto e godersi lo spettacolo delle risaie che al tramonto si tingono di sfumature dorate, e dove il silenzio viene spezzato solo dal dolce fruscio della brezza serale.

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Lion in the Sun

Uno splendido resort nel verde tropicale ad Pamela McCourt Francescone

Accattivante e sontuoso Lion in the Sun è un esclusivo relais di lusso a Malindi. Nei giardini tropicali, alberi di frangipane bianchi fanno da cornice alla grande piscina centrale, che ha un fondo a macchie di giraffa, come per sottolineare che siamo nel cuore dell’Africa. Celate da occhi indiscreti grazie all’alto recinto e alla vegetazione armoniosa, quattro ville indipendenti sono intervallate da tre piscine con acqua di mare. Sono 16 le camere e suite spaziose e luminose, ognuna arredata in stile diverso con una forte impronta africana insieme a richiami indiani e arabi, in un mix esotico e

www.lioninthesun.net/

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r d t R d e d i e


diacente la bianchissima spiaggia della più antica città della costa del Kenya

raffinato che nulla concede al quotidiano, e dove ogni minimo dettaglio è studiato per creare ambienti sontuosi ma allo stesso tempo altamente vivibili. Rinomato e ricercato il centro benessere la Thalaspa Henri Chenot dove farsi coccolare con terapie e massaggi e liberarsi dalle tossine e dallo stress quotidiano. Nel ristorante, grande l’attenzione all’uso di prodotti biologici, di verdure e di pesce freschissimi, con un menù nternazionale che trae beneficio dall’arte culinaria italiana e da esotici e armoniosi sapori e tradizioni locali.

Sulla spiaggia privata adiacente il resort, otto gazebo con candidi drappeggi, lettini prendisole, e una piscina di acqua di mare affacciata sulla baia protetta del Parco Marino di Malindi. Il Beach Bar offre pasti leggeri, succhi freschi, vini e champagne a chi sceglie di pranzare in riva al mare. E al calar del sole, con un colpo di bacchetta magica, la spiaggia s’illumina di mille candele e dei riflessi della luna che danzano sui flutti, trasformandosi nel Billionaire di Malindi, uno dei locali notturni più gettonati da VIP e jetsetter internazionali.

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Jacopo Ibello

Renato Botte e Oswald Stimpfl

ESCURSIONI IN VALLE MAIRA

GUIDA ALLA SCOPERTA DI UNA DELLE PIÙ BELLE VALLI DEL PIEMONTE

EDITORE MORELLINI

La prima guida a una delle zone più affascinanti e misteriose del Piemonte, con 35 escursioni e i segreti di un’esperta guida alpina. La Valle Maira è una valle alpina tutta da scoprire, autentica e selvaggia, ricca di patrimoni naturalistici e tradizioni. Si passa, in solo 45 km, da boschi lussureggianti a profondi canyon con pareti verticali, a paesaggi alpini con alpeggi, laghi e cime che superano anche i 3.000 m. La guida svela ai lettori i percorsi migliori per scoprire antiche borgate dove è rimasta intatta l’architettura in pietra e legno, visitare musei etnografici e capolavori artistici delle chiese romaniche e gotiche, godersi il sole e la natura e assaporare la cucina tipica locale. Oltre a descrivere 35 escursioni per tutti i livelli, da quelle adatte alle famiglie a quelle alpine, gli autori forniscono nozioni sintetiche su storia, flora, fauna, geologia, economia e ricettività della valle, oltre a fornire tutti i contatti e i siti web utili per organizzare indimenticabili vacanze. Nel libro, riccamente illustrato e completo di 35 cartine, non manca la descrizione del percorso a tappe “Percorsi Occitani“, il circuito escursionistico più frequentato della Valle Maira.

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Federico Longo

A RUOTA LIBERA diario di un ciclista urbano EDIZIONI ULTRA

a cura di Mariella Morosi

La bicicletta è un mezzo rispettoso ma che esige rispetto, e nelle città assediate dalle auto e dal caos del traffico talvolta è una sfida che presenta qualche rischio. Bisogna fare i conti con gli automobilisti aggressivi o poco sensibili ai principi della buona creanza che intralciano il placido scorrere delle due ruote. E' questo il tema del libro dello scrittore Federico Longo "A ruota libera" appena pubblicato dalla casa editrice Ultra, che tratta proprio - come recita il sottotitolo "Diario di un ciclista urbano"- dei pericoli sempre in agguato nelle strade cittadine. Eppure il gusto delle due ruote si sta diffondendo rapidamente anche in Italia. C'è una crescita esponenziale di chi le sceglie per andare al lavoro o in gita, per trascorrere le vacanze en plein air. Nonostante molto spesso la ciclabilità nelle nostre città sia stata a lungo ignorata o persino ostacolata, è indubbio il nuovo coinvolgimento di soggetti imprenditoriali, associativi e istituzionali impegnati in direzione della nuova forma di mobilità e di green economy. La narrazione di Federico Longo, ciclista urbano da sempre, è leggera, piacevole e velata di ironia, ma coglie appieno la difficoltà di vivere una passione e talvolta una necessità in un mondo che va troppo in fretta.

GUIDA AL TURISMO INDUSTRIALE EDITORE MORELLINI

Dall’arco alpino fino alle isole, la prima guida in Italia per scoprire i più interessanti siti, musei, fondazioni, archivi che testimoniano lo sviluppo industriale della nostra Penisola Dal Val d’Aosta fino alla Sardegna, sono quasi 300 le schede raccolte in questa guida suddivisa per regioni e aree geografiche che oltre a tracciare un nuovo profilo del made in Italy, vuole disegnare parallelamente la storia socio-economica della nostra Penisola a partire dalle sue industrie e manifatture. Un viaggio appassionante che evidenzia lo stretto legame tra le produzioni di ogni tipo e i territori e le culture di appartenenza, dal distretto dell’automobile torinese alle grandi officine marittime, passando per i villaggi operai di fine Ottocento, fino agli esempi industriali “illuminati” novecenteschi – tra i quali spicca il caso Olivetti –, e alle produzioni autoctone come il marmo toscano, la liquirizia calabrese o le saline siciliane. Negli ultimi anni, il patrimonio industriale è diventato un tema d’interesse anche per il turismo: sono nati ovunque percorsi locali e regionali, reti di musei e veri e propri sistemi di promozione del territorio. Non da ultimo, nella guida sono segnalati molti siti industriali oggi riconvertiti a luoghi della cultura,




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