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Cuccioli in arrivo

Cuccioli in arrivo

A “CACCIA” DI TARTARUGHE

L’impiego dei cani ha trasformato il metodo di ricerca che ha consentito agli scienziati di intraprendere un percorso di salvaguardia di questa specie a rischio

SANIT LOUIS - MISSOURI Al fine di preservare una specie minacciata da una malattia infettiva, gli scienziati dello zoo di Saint Louis in Missouri (USA) hanno assunto una squadra d’élite di cani da caccia alle tartarughe. Il Saint Louis Zoo WildCare Park è un sito di 425 acri battezzato l’anno scorso per essere utilizzato come parte della vasta programmazione di conservazione dello zoo. Di recente, sette Boykin spaniel (razza autoctona della Carolina del Sud) hanno iniziato ad annusare le tartarughe “threetoed box turtles (tartarughe a tre punte), una specie che è in declino a causa della mancanza di habitat naturale , ma, di recente, anche per via di un patogeno emergente chiamato Ranavirus. Non si sa molto sulla malattia. Colpisce tartarughe, pesci e anfibi, ma è particolarmente fatale nelle tartarughe a tre punte: circa l’80% di mortalità. Ecco perché lo zoo ha chiamato John Rucker esperto di tartarughe che ha addestrato questi can, egli afferma che sono “gli unici cani in grado di fare questo tipo di lavoro, ovunque”. Come hanno fatto in Iowa e nell’Illinois, questi Spaniel hanno aiutato il team di ricerca del Missouri a rintracciare e recuperare le tartarughe a tre punte attraverso il loro forte senso dell’olfatto, che consente loro di trovare animali in poche ore, mentre i ricercatori impiegherebbero settimane. Questi cani dalla presa molto delicata, raccolgono le tartarughe e le portano da John e dai ricercatori, che tamponano la bocca delle tartarughe e le etichettano, per seguirle per un anno, fino a quando non andranno nuovamente in letargo. L’assistenza dei cani arriva in un momento cruciale: gli scienziati dello zoo di Saint Louis hanno scoperto un caso positivo di Ranavirus nelle tartarughe a tre punte della zona e questa ricerca è importante per saperne di più sul virus. I ricercatori le stanno etichettando, e stanno facendo test sulle malattie infettive nel loro laboratorio. Fortunatamente, i cani non possono prendere questo Ranavirus o diffonderlo ad altre tartarughe. “Ogni anno effettuiamo valutazioni sulla salute delle nostre tartarughe nei nostri siti. Ci disponiamo in fila e camminiamo nei boschi, con gli occhi a terra, perché loro sono brave a nascondersi”, spiega Jamie Palmer, del St. Louis Zoo Institute for Conservation Medicine ma ciò non era sufficiente e abbiamo trascorso centinaia di ore sul terreno. Ora, abbiamo invece constatato che i cani, con il loro incredibile fiuto sono imbattibili in questo tipo di ricerca”.

John Rucker con i suoi cani durante il recupero delle tartarughe

FLORIDA

ATTENTI AGLI ALLIGATORI

Un labrador salvato dalle fauci

Non c’è niente che Mike McCoy non farebbe per il suo adorato Labrador retriever color cioccolato di nome Jack, di appena 8 mesi, incluso, lottare contro un alligatore. Mike McCoy e Jack il cucciolo stavano camminando vicino a uno stagno dietro una scuola media nella città di Holiday in Florida, quando un alligatore è apparso dal nulla ed ha cercato di tirare Jack sott’acqua. A questo punto, Mike ha fatto l’impensabile: anche lui è saltato in acqua. “In precedenza, avevo letto un libro riguardante gli alligatori ed i loro attacchi, così, istintivamente mi sono girato ed ho premuto il mio pollice sul suo occhio… poi l’ho tirato fuori dall’acqua in modo che non potesse muoversi agevolmente, finché non ha lasciato andare il cane… dopodichè si è girato repentinamente e ha morso anche me”, ha detto McCoy ad ABC Action News . Dopo la lotta con il rettile gigante, sia il proprietario che il cane hanno ricevuto punti di sutura e ora stanno bene. Anche la Florida Fish and Wildlife Commission (FWC) sta lavorando per trasferire l’alligatore in un luogo più sicuro. FWC afferma che tali attacchi sono rari nello Stato del sole, ma è importante mantenere le distanze da tali predatori ed ha invitato la popolazione a visitare il loro sito web per acquisire maggiori informazioni e consigli sulla coesistenza con gli alligatori.

CERNOBIL … 35 ANNI DOPO

I discendenti dei cani abbandonati all’epoca del disastro nucleare hanno trovato chi si prende cura di loro Nella zona di di Chernobyl, le guardie che sorvegliano gli intrusi umani stanno facendo amicizia e persino si prendono cura dei discendenti di cani abbandonati quando decine di migliaia di persone hanno dovuto lasciare le loro case, obbligati ad abbandonare i loro animali e la loro intera vita per fuggire quando il reattore 4 è esploso nel 1986. Le loro interazioni con i cani, raccolte e documentate attraverso il lavoro della BBC, raccontano la storia di una scintilla di umanità che ritorna in un luogo vuoto e drammaticamente desolato. Jonathon Turnbull, ricercatore presso l’Università di Cambridge, vive a Kiev e ha visitato molte volte la “zona proibita” composta da 1.000 miglia quadrate. Lì incontrò una serie di guardie davvero uniche al mondo, quelle incaricate di garantire che nessuno si intrufolasse in una landa contaminata e, allo stesso tempo, apprese che queste guardie avevano instaurato relazioni complesse con i cani semiselvatici che la abitavano. Le loro storie di sfamare, dare loro dei nomi, prendersi cura o evitare del tutto vari cani in base al loro temperamento, hanno affascinato Turnbull. “Se volevo conoscere i cani”, ha detto Turnbull alla BBC Future, “dovevo andare dalle persone che li conoscono meglio, e quelle erano le guardie. Pur avendo totale libertà, anche nel vagare all’interno e all’esterno della Zona di esclusione, le loro vite sono difficili. Assediati come sono dalle radiazioni, ci sono anche branchi di lupi affamati, orsi, incendi e pericoli causati dall’uomo. Le guardie danno loro dei nomi, a volte. C’è Arka, che non è molto socievole, Salsiccia, che si scalda facendo un pisolino nei condotti del riscaldamento, Tarzan, che mette in atto dei trucchi per il cibo, e Alpha, che prende il nome da una sorta di radiazione. Una scintilla di speranza nel teatro della desolazione più grande.

STORIA DI PEGGY

La Borde Collie che ha imparato la lingua dei segni

Peggy al lavoro NORFOLK (UK) Chiunque abbia detto: “Non puoi insegnare a un vecchio cane nuovi trucchi” ovviamente non ha mai incontrato una Border Collie di Norfolk di 10 anni di nome Peggy.

Un cane da lavoro Peggy, abituata per anni a radunare il gregge di pecore finché all’età di 8 anni ha perso l’udito. Il proprietario, non essendo più in grado di comunicare con lei ha pensato bene di portarla in un rifugio per cani: quando la sensibilità non trova spazio nel cuore di noi umani…

Ma poiché era il periodo che precedeva il Natale, il rifugio era al completo. È stato allora che la responsabile del benessere degli animali del rifugio, Chloe Shorten e suo marito Jason, che avevano altri due cani da pastore, decisero di portare a casa Peggy. Anche se aveva perso l’udito, era ovvio che il suo entusiasmo per la pastorizia non era diminuito. Gli Shorten si accorsero ben presto che Peggy non era felice di fare la “pensionata” e di starsene tutto il giorno senza fare nulla, quindi hanno studiato per lei un’altra soluzione davvero originale e innovativa: le hanno insegnato i comandi attraverso il linguaggio dei segni.

“Sapevamo che Peggy voleva lavorare, quindi abbiamo iniziato un lungo processo per insegnarle come radunare le pecore e lavorare con un pastore senza fare affidamento sui comandi vocali”, ha detto Chloe Shorten alla BBC. “Abbiamo iniziato insegnandole a guardarci in cerca di segnali manuali”.

Usando la ripetizione dei gesti e il “rinforzo positivo”, con l’aiuto di un addestratore di cani da pastore, Peggy alla fine ha imparato a rispondere ai segnali manuali e al linguaggio del corpo piuttosto che ai tradizionali comandi verbali.

Ma Chloe dice che la lezione più importante che Peggy ha imparato non ha niente a che fare con le pecore. Aveva a che fare con la fiducia: “Ci è voluto del tempo perché imparasse che la amiamo e comprendere le nostre lodi”.

In questi giorni, mentre Peggy è semipensionata, con il suo localizzatore GPS in posizione, di tanto in tanto esce ancora con il gregge, felice nella consapevolezza che un “pollice in su” significa che è una “good girl”.

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