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L’amico geniale
Le prove sportive di caccia si svolgono spesso su vasti terreni sia di montagna che di pianura. Un corretto apprendimento e la confidenza ambientale sono la base per la buona riuscita del compito. Epagneul Breton. Foto Cristian Umili.
Imparare giocando migliora le prestazioni
L’amico geniale
Uno studio pubblicato lo scorso gennaio su Scientific Reports ha messo in evidenza l’importanza di un contesto sociale amichevole per favorire la rapidità d’apprendimento nei cani
La storia dell’umanità è costellata di persone geniali che hanno contribuito a rendere la nostra esistenza più felice, più ricca, più in salute. Straordinari inventori ci hanno donato musiche celestiali che hanno colpito i nostri cuori, formule fisiche e matematiche che hanno cambiato persino la nostra stessa concezione dello spazio e del tempo, oppure, come racconta la storia recente, hanno trasformato la nostra vita portandola dentro ad uno schermo munito di tastiera. Grandi personalità con capacità fuori dall’ordinario, a volte riconosciute sin dall’età infantile come per esempio Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) compositore e musicista austriaco che iniziò a comporre all’età di cinque anni. Così come Albert Eistein (1879-1955) Premio Nobel per la fisica nel 1921 che all’età di cinque anni, quando il padre gli mostrò una bussola tascabile, si rese conto che qualcosa nello spazio “vuoto” agiva sull’ago spostandolo in direzione del nord. Ma non sempre i geni sono stati compresi sin da piccoli. Bill Gates, fondatore della Microsoft non brillava a scuola dato che la sua attenzione era tutta rivolta ai computer già all’età di 13 anni, trascurando in definitiva le altre materie. Nel nostro Paese, clamorosa è la biografia di Giuseppe Verdi (1813-1901). Il celebre compositore non venne mai ammesso al Conservatorio musicale di Milano (1832) perché il professore che lo esaminò riteneva non avesse attitudini musicali ed una posizione difettosa sulla tastiera.
Whiskey. Border Collie di 4 anni, protagonista dello studio La storia dei cani, ormai ricondotta dai ricercatori ad oltre 30.000 anni fa, ci racconta del legame indissolubile con gli umani che ha accompagnato nel tempo la storia evolutiva di entrambe le specie. Come per gli umani, anche i cani hanno imparato ad adattarsi all’ambiente, a modificare le loro prestazioni ed ha mostrare ognuno in maniera originale, la propria intelligenza: i levrieri ad adattarsi ad un ambiente arido e inospitale, i cani nordici a sopravvivere a temperature proibitive, quelli da pastore a saper condurre, sorvegliare e difendere in maniera perfetta le greggi, mentre i cani da caccia con il loro fiuto e la loro tenacia scovavano selvatici in ogni tipo di terreno. Insomma, tante capacità così diverse sono servite ad assolvere a compiti differenti in situazioni in cui l’uomo da solo avrebbe avuto molte difficoltà a cavarsela. Per questa moltitudine di funzioni assolte con egregie capacità, il cane è sempre stato definito un “ausiliare”. INSEGNARE A COMPRENDERE
Certamente, l’uomo ha dovuto nel tempo trovare dei sistemi di comunicazione alternativi, visto che il linguaggio umano differisce da quello canino. Nel tempo, abbiamo capito, grazie alle ricerche condotte da alcuni scienziati, che il linguaggio para verbale è molto efficace e che le capacità cognitive dei cani sono molteplici al punto tale che negli ultimi anni diverse Università hanno investito molte risorse in questo campo. L’utilità di comprendere al meglio le capacità intellettive
Vicky Nina. Femmina di Yorkshire Terrier di 9 anni anche lei protagonista dello studio
dei cani non è fine a sé stessa ma riveste un ruolo primario in molti ambiti a partire da un migliore adattamento sociale in famiglia, per finire nella complessità dei percorsi addestrativi dove, a ben vedere, l’efficacia della comunicazione riveste un’importanza nevralgica al fine di raggiungere gli obiettivi preposti con il minimo dello stress sul cane. Come per gli umani, anche per i cani esistono delle differenze intellettive dovute a molti fattori come la genetica, la selezione, l’ambiente e il rapporto con l’uomo e, oltre a ciò, una combinazione di fattori come la casualità…e un po’ di fortuna. Di “cani geniali” si è occupata ovviamente anche la scienza. Così negli anni ’90 il Border Collie austriaco Rico divenne celebre per una performance denominata “scelta per eliminazione”. La sua è una storia che ha dell’incredibile. Costretto a riposo per una gamba rotta a causa di un incidente, la sua proprietaria cercò di distrarlo insegnandogli delle parole riferite ad oggetti oppure a ordini. Alla fine della convalescena, Rico imparò 200 parole. Ma non fu questo che interessò i ricercatori (non era la prima volta che un cane imparasse dei termini, anche se quelli di Rico erano veramente tanti), in realtà, sottoposero il cane ad una specie di indovinello. Erano oramai passati diversi mesi dall’incidente e il cane si era perfettamente ristabilito, così, andarono a casa sua e mentre la proprietaria lo intratteneva in cucina, andarono in salotto e sistemarono sul pavimento 20 giocattoli che Rico conosceva bene, poi, aggiunsero un oggetto sconosciuto, un pennarello. Tornati in cucina, la padrona chiese a Rico di andare in salotto a prendere “il pennarello” e, 8 volte su 10 Rico tornò da lei con il pennarello in bocca. La telecamera installata in salotto mostrava come il cane annusasse tutti gli oggetti e nessuno rispondeva alla parola “pennarello”, quindi, per esclusione scelse l’oggetto a lui sconosciuto. Negli anni 2000 arrivò Chaser, un’altra Border collie americana che attraverso un allenamento giornaliero durato 5 anni imparò oltre 1000 parole, riuscendo anche a distinguerli in categorie (per es. bambola piccola, bambola grande). E dopo di lei, altri cani che hanno mostrato nel tempo capacità eccezionali nel risolvere compiti complessi.
LA RICERCA UNGHERESE
E veniamo ai giorni nostri. Un team di scienziati dell’Università di Budapenst - Claudia Fugazza, Attila Andics, Lilla Magyari, Shany Dror, András Zempléni e Ádám Miklósi – ha condotto uno studio pubblicato su Scientific Reports dal titolo “Rapid learning of object names in dogs” (Apprendimento rapido dei nomi degli oggetti nei cani). L’originalità della ricerca presenta sin dall’inizio una variabile davvero interessante: i cani non sono stati studiati in laboratorio, bensì nel contesto familiare in cui vivono abitualmente. La tesi del team esplicita che nel loro ambiente abituale i cani si sentano meno stressati dalle richieste ed abbiamo maggiore fiducia nell’interagire anche
Agility dog. Uno sport che comprende destrezza, velocità e grande empatia con il conduttore. Foto di Tommaso Urciuolo
Cane da pastore belga Groenendael al lavoro con le pecore. Foto Pierangelo Ferrari.
con persone estranee. Nell’articolo si legge che la capacità di apprendere e ricordare i nomi di nuovi oggetti dopo essere entrati in contatto con loro solo per qualche minuto, sia considerata tipicamente umana. Per indagare sulla presenza della capacità di apprendere rapidamente le parole riferite ad oggetti nei cani, i ricercatori hanno testato l’apprendimento del nome dell’oggetto dopo quattro brevi interazioni giocose in due cani che avevano una conoscenza pregressa di più nomi di giocattoli. I protagonisti dello studio sono stati una Border collie di 4 anni Whiskey, e Vicky Nina una Yorkshire Terrier di 9 anni. Questi due cani conoscevano già il significato di diverse parole: 59 per Whiskey e 42 per Vikcy Nina. Nel primo test, ai cani (ognuno a casa propria) sono stati presentati due nuovi giocattoli e mentre il proprietario giocava con loro, ripeteva il nome dei due nuovi giocattoli per un totale di quattro volte. Nel secondo test, veniva utilizzato il metodo dell’esclusione, come l’esempio del cane Rico. I cani sono stati quindi testati sui risultati di apprendimento dei nuovi nomi di oggetti ed entrambi hanno avuto successo nel test del gioco con il proprietario rispetto a quello dell’esclusione. Inoltre, la loro memoria dei nomi degli oggetti nuovi, durava per almeno due minuti e tendeva a decadere dopo intervalli di ritenzione di 10 minuti e 1 ora. Ciò rivela, scrivono i ricercatori, che l’apprendimento rapido del nome dell’oggetto è possibile per una specie non umana (cani), sebbene il consolidamento della memoria possa richiedere più esposizioni. Si suggerisce pertanto avvenga in un contesto sociale (in famiglia). Per capire se questo tipo di apprendimento rapido sia limitato ai cani che avevano già avuto un addestramento precedente come nel caso di Whiskey e Vicky Nina i ricercatori hanno testato la stessa procedura con 20 cani tipici di famiglia che non avevano avuto alcun addestramento nel riconoscere i nomi degli oggetti. Questi cani non hanno dimostrato alcuna prova di apprendimento dei nomi degli oggetti. Ciò potrebbe suggerisce che solo pochi soggetti mostrano questa capacità. In definitiva, i ricercatori si domandano se il fatto che Whiskey e Vicky Nina differissero in modo significativo dal pool di cani testati con il loro più alto tasso di successo, solleva anche la questione se la maggior parte dei cani, se dotata di una vasta esperienza nell’apprendimento dei nomi di oggetti durante l’età giovanile, svilupperebbe abilità simili a quelle mostrate da Whiskey e Vicky Nina o se questi due cani e altri individui sporadici riportati in letteratura, abbiano una capacità atipica di
Imparare giocando è un buon modo di iniziare la convivenza in famiglia. Golden Retriever. Foto Elena Corselli.
Il disc dog è uno sport davvero interessante che unisce la velocità e l’abilità acrobatica. Border Collie. Foto Ilaria Narcisi. apprendere i nomi degli oggetti e possano apprendere il concetto che gli oggetti hanno dei nomi.
RIFLESSIONE
L’esperienza ci insegna che i cani addestrati per i disabili motori, per le persone non udenti o non vedenti, mostrano già queste capacità, ovvero, riconoscono un gran numero di parole riferire ad oggetti e a ordini ma, al contempo, le statistiche mostrano come alcuni o molti di loro possano “perdersi” durante l’addestramento, come se dimenticassero quello che in precedenza avevano imparato e ciò accade quasi sempre per lo stress che il cane subisce. Le variabili possono essere diverse: un addestramento inadeguato, un soggetto inadeguato al compito o entrambe le cose. Un classico esempio di apprendimento giocoso, invece, è l’agility dog, sport nel quale il cane impara a riconoscere il nome di tutti gli ostacoli messi in campo, abilità necessaria visto che si corre contro il tempo e il conduttore deve indirizzare il cane sull’ostacolo giusto “gridandogli” il nome. Di fatto, lo studio di Claudia Fugazza e collaboratori mostra aspetti molto interessanti quando evidenzia la repentina capacità di Whiskey e Vicky Nina ad apprendere nuove parole, di come sia necessario farlo in maniera serena come può esserlo l’ambiente familiare e di come sia indispensabile rinforzare l’apprendimento attraverso il tempo. Di certo, esistono “cani geniali”, con una intelligenza sopra la media così come è possibile che vi siano cani potenzialmente molto intelligenti che non vengano messi in condizione di mostrare le loro capacità intellettive. Spesso i cani ci sorprendono mettendo in atto atteggiamenti spontanei come andare a prendere il guinzaglio se vogliono fare una passeggiata, o portandoci un gioco se vogliono giocare con noi, atteggiamenti appresi in autonomia, perfetti soggetti autodidatti che a volte sono capiti e altre volte sono trascurati. Come per noi umani la possibilità di imparare aumenta la nostra conoscenza che favorisce l’adattamento all’ambiente e rende la nostra vita più facile e gratificante, così anche per i cani dove la possibilità di apprendere sembra davvero infinita. Una complessità che la scienza aiuta a comprendere, passo dopo passo, in un cammino - quello del uomo e del cane - ricco di soddisfazioni, sia nella quotidianità famigliare che in ogni tipo di addestramento utile all’uomo e all’intera Società civile.
Renata Fossati