Newsletter 01 gennaio febbraio 2017

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S.A.T. L A V I S Piazza Loreto, 3

Gennaio Febbraio 2017 Numero 01

Veduta della Piana Rotaliana dalla Ferrata della Favogna

Nell’augurarci di avere, per questo inverno 2016-2017, almeno la neve per fare “paesaggio”(sto scrivendo queste righe sul finire di dicembre e la “cosa bianca” deve ancora fare la sua comparsa, almeno in forma naturale) presento gli appuntamenti di gennaio e febbraio. Come di consueto il Gruppo di Alpinismo Giovanile, il cui fulcro imprescindibile è costituito dalle nostre Valentina ed Isabella, organizza una ciaspolata o comunque un’escursione al “chiar di luna” per il giorno (o meglio sera) di sabato 14 gennaio. Meta prescelta la Malga Cambroncoi (vedi foto sopra HM2013), raggiunta probabilmente dal Passo Redebus, in Valle dei Mocheni, per facile passeggiata accessibile a tutti. Qui si mangerà per poi far ritorno alle macchine. Priorità ai ragazzi ma anche gli adulti sono ben accetti. Per maggiori dettagli in sede, prenotazioni entro il mercoledì precedente data la limitatezza dei posti. Inoltre venerdì 10 febbraio l’importante appuntamento per la vita sociale dell’Associazione con l’ ASSEMBLEA ELETTIVA nella consueta sala Anziani di Via Degasperi. Rinnoviamo l’invito per chi volesse “impegnarsi” nel Direttivo, visto il forfait annunciato di alcuni membri dell’attuale, a farsi avanti magari con un po’ d’anticipo. Come forse tutti sanno la nostra pluriennale Presidente Clara Rossatti lascia la carica per decorrenza del mandato, come da statuto SAT ). La figura del Presidente non è certo puramente rappresentativa ma è centrale in un’associazione come la nostra. Il Presidente, oltre ad essere ai fini finanziari, assicurativi ed istituzionali, il principale responsabile della gestione ha anche il compito per un triennio di dettare le specifiche e di dirigere, come un buon capitano, la nave dell’associazione al porto del mandato successivo e della soddisfazione dei soci, compito mai facile e non sempre piacevole. Oltre che per il ruolo di Presidente comunque basta solo aver voglia di dare il proprio contributo, rigorosamente non retribuito come buona norma nell’ associazionismo, ognuno per ciò che può e si sente di dare in termini di impegno e tempo. Grazie della vostra attenzione e del sostegno datoci in occasione del Congresso SAT. Continuate a leggere le pagine seguenti e fatemi sapere cosa ne pensate…...

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Gennaio Febbraio 2017 Numero 01

Gennaio-Febbraio in Sezione

IL GRUPPO ALPINISMO GIOVANILE DELLA SAT DI LAVIS ORGANIZZA PER SABATO 14 GENNAIO Ciaspolata in notturna (neve permettendo altrimenti passeggiata) Alla Malga Cambroncoi, in Valle dei Mocheni, partendo dal Passo Redebus. Inoltre, importante appuntamento con la vita associativa Il giorno 10 febbraio, alle ore 20,30 alla sala Anziani di via Degasperi ASSEMBLEA ELETTIVA Dove, oltre alla elezione del nuovo direttivo verranno altresì riassunte le attività dell’anno precedente e presentata l’attività del 2017. VI ASPETTIAMO NUMEROSI QUOTE 2017 Al link qui sotto troverete poi le quote 2017, disponibili già da dicembre quest’anno in via eccezionale, con possibilità di integrazione per attività personale (chiedere in sede in occasione del rinnovo). http://satlavis.weebly.com/chi-siamo.html http://www.sat.tn.it/default.aspx?fn=loadarea&idarea=448 http://www.cai.it/index.php?id=764&L=0

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Enciclopedia delle Dolomiti-Protagonisti e Luoghi Anaunia e Valle di Sole, chiave di volta tra Engadina e Ladinia (parte 1) La Valle di Non (Anaunia compare già in Tolomeo, Anaunion, nel II sec. d.C.) e la Valle di Sole, percorse dal fiume Noce, tributario dell’Adige, comprendono dentro di sé interi mondi, umani, ambientali, produttivi anche molto diversi tra loro. Sono state protagoniste di interi capitoli della storia Trentina e Tirolese, imperiale e italiana. Più che valli Aldo Gorferle definisce un “anfiteatro”, chiuso a nord dalla catena delle Maddalene e collegato a ovest con la Valle Camonica attraverso il Passo del Tonale e ad est con la Vale dell’Adige dai passaggi della Rocchetta (con sbocco a Mezzolombardo) e della Mendola. A sud la sella di Andalo mette in comunicazione con Molveno e il Banale. A prima vista queste valli sembrano lontane dalle esperienze unitarie, “concentrate” che legano alla tradizione dolomitica gli ambienti a oriente dell’Adige e che hanno nel Gruppo di Sella il loro nodo e la loro roccaforte. In realtà proprio l’Anaunia e la Regione Solandra formano il tessuto connettivo che unisce la “spina” delle Dolomiti di Brenta (non a caso il nome antico del massiccio era Spinale) all’arcipelago ladino. Sotto questo punto di vista le valli del Noce, con la loro storia e le loro stratificazioni culturali, si rivelano come un tassello indispensabile per comprendere l’articolarsi della regione dolomitica e i collegamenti che ne hanno favorito l’identità. Questa caratteristica risalta anche dall’impianto geologico dell’ambiente anaune. Come ricordava G.B. Trener, lo studioso cognato di Cesare Battisti, l’altopiano anaune ha per base il porfido quarzifero il cui centro di eruzione si trovava nella conca di Bolzano (e che affiora nelle vallette del Pescara e di Tres), mentre “gli strati della Dolomia dello Sciliar, della Mendola e della Dolomia principale, rialzati verso est, formano la catena del Roen e del Penegal” che hanno il loro profilo verso la valle dell’Adige. Le due valli, di Non e di Sole, sono poste quasi ad angolo retto fra loro, con perno sull’estremità settentrionale del Gruppo di Brenta, il Monte Peller (2319)e, di là dal Noce, il Monte Ozol (1559) sacro a Saturno. Ad osservarle insieme sembrano le braccia di un compasso che misurano distanze e collegamenti. Ed è così. La funzione di queste vallate non è quella, diversamente dalle valli del Sella, di convergere in un unico massiccio unificatore, ma di convogliare correnti e riflussi attorno alla scogliera del Brenta: di dare “dinamicità” alla dimensione dolomitica. Trattandosi poi di una zona di confine, di interfaccia

di “minoranza” quindi, nella Ladinia, alcuni caratteri spiccatamente dolomitici emergono nell’Anaunia con maggior vigore, con più colore. Fra questi il peso avuto dalla romanità (e dalla cristianità antica) nell’evoluzione in senso comunitario “alpino” delle esperienze tribali celtiche e retiche. In alcune plaghe della valle di Non un dialetto “ladino” si parlava fin verso il 1600, ma ancora oggi la parlata locale e frequente porta chiarissimi segni “latini” soprattutto nelle desinenze verbali.

Veduta dal Monte Pin. Al centro il lago di S.Giustina

Il castello d’Altaguardia nella Val di Bresimo HM

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L’Alpinismo è uno sport?

di Alessandro Gogna

Le competizioni, ma anche le corse non competitive, distolgono dal sentire la natura e l’ambiente che ci circondano. La serie di sguardi al cronometro ne è la dimostrazione più evidente. d’accordo c’è differenza tra una partitella di calcio parrocchiale e una qualificazione nazionale. La maggior parte pensa che le corse tra amici, o altre manifestazioni simili, siano più giustificate e accettabili di altri agonismi dichiarati, o mascherati, striscianti, perché, almeno per una parte di partecipanti, favoriscono il piacere dell’agire insieme. Personalmente è dai tempi dell’adolescenza alpinistica che rifuggo qualunque competizione e in più ritengo che le gare siano dannose all’ambiente, perché la montagna è costretta sullo sfondo. Mi guardo attorno e vedo che tanti vedono la montagna come teatro di ambizione. Una volta gli ambiziosi si ritagliavano uno spazio con la ricerca, l’esplorazione, la conquista personale; oggi coloro che sono privi di fantasia non trovano più novità e quindi non gli rimane che esaurire il loro protagonismo nella competizione. Tutti siamo o siamo stati un po’ competitivi, ancor più i giovani con qualcosa dentro. Credo però che sia importante non porre mai la montagna sullo sfondo, lasciandola invece al nostro fianco come compagna ideale. Credo anche che occorra lasciar fare, condannando gli eccessi organizzativi di qualche manifestazione e limitandoci a dare il nostro esempio. Chi sa di essere nel giusto non vuole passare per fanatico. A vent’anni, nel 1966, scrivevo questa fantasia, senza immaginare quanto dovesse approssimarsi alla realtà: L’Alpinismo è uno sport? Qualunque sport, dal calcio alla pallanuoto, dal ciclismo alle bocce, ha le sue regole, istituite perché con esse si è voluto circoscrivere una particolare attività sportiva e distinguerla dalle altre. Se queste regole non sono rispettate, gli effetti possono essere due: o la prova è nulla oppure rientra in un’altra categoria di sport. Non si può dire ciò dell’alpinismo, che non ha mai avuto regole fisse, ma è bensì in continua evoluzione. Negli sport invece le regole sono semplici: tempo o stile sono i soli criteri di misura. Chi impiega meno, o chi è più aderente a uno stile ideale e perfetto vince. Anche in alpinismo esiste lo stile, come pure il tempo. Esiste anche la smania competitiva, contro la montagna e contro gli altri, ma ciò non è sufficiente per affermare che l’alpinismo sia uno sport. Dimostriamolo, senza fatica, per assurdo. Ognuno di noi, per quanto a volte Si possa essere digiuni in materia, può confrontare le proprie idee sulla montagna e sull’alpinismo con le situazioni, sia pure un po’ caricate, ma comunque…. Continua a pag. 05

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ugualmente assurde, che si verrebbero a creare se l’azione dell’andare in montagna fosse caratterizzata solo dallo stile e dal tempo. Questi potrebbero giustificare da soli l’esistenza di un ipotetico “sport alpinistico”. Fermo restando che lo sport alpinistico equivarrebbe a un qualsiasi altro sport, senza alcun ideale aggiunto, ma nudo nella sua essenza atletica e ben delimitato nelle sue regole codificate, si potrebbero benissimo organizzare le gare a cronometro. Non si avrebbe nessuna difficoltà, ne tecnica né umana, specie con l’aiuto di un’organizzazione sapientemente diretta nella classica direzione del ricavo economico. I concorrenti dovrebbero partire con uguale materiale, presenti i giudici di percorso, di partenza e di arrivo. Potrebbe verificarsi qualche spiacevole caso di squalifica per irregolarità; ci sarebbe anche il tempo massimo, oltre il quale gli atleti sarebbero senz’altro eliminati dalle successive prove. I giudici provvederebbero ad assegnare i premi ai vincitori, dopo un attento esame dei punti ottenuti e del tempo migliore. Da considerare nella dovuta importanza anche la sicurezza e la prudenza usata dai concorrenti. Alla base della parete ci sarebbero le squadre di soccorso, pronte con le barelle per eventuali infortuni, come pure in vetta; e su tutto il percorso fiorirebbero le installazioni di teleferiche modernissime per il pronto invio del ferito a valle rinchiuso in speciali sacchi Gramminger. Ci sarebbero pure, abbarbicate alle cenge, ove possibile, speciali stazioni di ristoro. Lo sport alpinistico sarebbe ammesso alle Olimpiadi e per i fanatici delle invernali ci sarebbero pure i Giochi alpinistici invernali. L’iniziativa olimpica non mancherebbe di favorire lo sviluppo dello sport alpinistico: la partecipazione infatti sarebbe assai vasta, visto che alle “Olimpiadi non importa vincere; l’importante è partecipare”. Va da sé che lo sport alpinistico sarebbe ammesso al CONI e il CNSA (Commissione Nazionale Scuole d’Alpinismo) assorbito.I tempi sarebbero misurati al centesimo di secondo, i concorrenti dovrebbero partire con il numero sulla schiena e non avrebbero con loro chiodi, essendo già in posto quelli necessari. La partenza e l’arrivo sarebbero misurati da una speciale cellula foto-elettrica, mentre i giornalisti in vetta, protetti da un apposito bivacco-stampa collocato dalla benemerita Fondazione Berti, batterebbero nervosamente i tasti della macchina da scrivere per stendere il pezzo prima dell’ultima corsa della funivia.

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Consigli per Escursioni Ciaspole - Malga di Brez e Monte Ori (Marco Benedetti) Per raggiungere il parcheggio si sale da Castelfondo seguendo la strada provinciale per Lauregno; poco prima di Forcella Brez si parcheggia sulla dx. (q. 1398). Da qui si segue la forestale per Malga Brez. Dopo un lungo tratto rettilineo la strada piega decisamente verso sx. in corrispondenza di una radura. Si prosegue verso sx. ignorando il segnavia e la forestale sulla dx. e dopo un tornante si giunge ad un capitello e ad un trivio di strade. Si continua nel bosco sulla forestale seguendo le tabelle per la malga di Brez e dopo un tratto in leggera ascesa si giunge in vista di alcune baite sulla sx. Che precedono la zona del biotopo di Palù Longia. La nostra escursione prosegue ora sulla forestale che costeggia la riserva naturalistica e che poco più avanti riprende a salire per raggiungere un secondo biotopo, quello di Palù Tremole. Su terreno ora più aperto si prosegue con un ampio giro tra fasce di bosco e radure fino a portarsi sotto le pendici orientali del Monte Ori e poco dopo si perviene ad un bivio in vista della Malga di Brez che da qui si raggiunge in 5 minuti. Proseguendo verso sx. in circa 10 minuti si raggiunge un grande capitello in legno in corrispondenza del punto più elevato del Monte Ori, a q. 1891. Il ritorno avviene dallo stesso itinerario. Volendo si può proseguire fino alla Malga di Lauregno (sat 114) e da qui, lungo la forestale raggiungere il parcheggio Hjofmahad a lato della provinciale tra Proves e la Val d'Ultimo, subito prima dell'ingresso del lungo tunnel che scende in Val d'Ultimo. Partenza Forcella di Brez 1398 Punto più alto, capitello M.Ori 1891 Dislivello: 493 Tempo: 3 ore Diff. Media-WT1 Periodo: dicembre-febbraio

Passeggiata con le ciaspole al chiar di luna – Predaia 2012

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Angolo della Poesia e del Racconto «Imbocco il sentiero e piano piano sento la mia mente svuotarsi dai problemi dallo stress quotidiano, come se entrassi in un altro mondo in una dimensione dove il passato non esiste, e finalmente, mi sento svuotato dall'odio, dalla rabbia, dalla delusione che sfinisce la mia vita quotidiana. Finalmente posso sorridere con un sorriso vero, diverso dal sorriso di tutti i giorni, sorrido, perché posso sentire la pace interiore che si fonde con la quiete esteriore. Riesco a sentire il battito accelerare ma non mi accorgo della fatica, perché la mia mente lascia spazio solo ai sensi per captare i profumi che arieggiano in quella brezza frizzantina che riempie i polmoni e tutta la mia anima di gioia, quella gioia che trovo solo sul sentiero che mi porta in alto nel mio mondo tra le montagne». Anonimo IL CUORE LIMPIDO DELLA MONTAGNA L'uomo della pianura quassù cerca il tempo passato e la sua identità. La purezza è rimasta intatta nelle pieghe remote del volto della montagna. Il cuore della montagna aveva un battito profondo come il cuore del montanaro battevano in accordo, come ali di farfalla. L'alba richiama zampilli d'acqua, dai ruscelli nascosti nell'intrigo dei pini rovescia zaffate di luce sulle vecchie lose cementate dalle lente stagioni. La luce del giorno scopre un muro, una porta cigolante.

Da quella porta un tempo correva lo sguardo sull'arco immenso che la valle aprendosi al cielo lasciava scoprire. Oltre il manto dei boschi volavano, nubi, farfalle, fagiani di monte. Dietro quella porta si intravvede controluce un tavolino massiccio di noce con il cesto del pane raffermo, pane scuro di segala. Una ciotola vuota, latte raggrumato, mezza candela spenta "La Montagna" di E. Dulevant

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Storie e Luoghi in Trentino Faedo-La splendida chioma di Teodolinda Monte Reale-Monreale divenne il nome del castelletto che spicca sulla montagna alle spalle di San Michele all’Adige. La storia si riferisce al 589 dopo Cristo ed alle favolose nozze di Teodolinda, figlia di Gariboldo re dei Bavari, e di Autari dei Longobardi. Si narra che i due si incontrarono proprio in questo castello a metà strada tra il nord e Verona. Celebrò le nozze un severo vescovo che convocò Teodolinda davanti a sé e le disse che Autari sarebbe venuto più tardi e comunque le presentava uno dei dignitari del suo seguito. Il dignitario era lo stesso Autari in incognito. Questi guardò Teodolinda dai setosi capelli neri e le disse, palesando subito il suo rango e la sua persona: “Qui in questo luogo magico le splendide chiome di Teodolinda si uniranno ai miei capelli crespi”. Si celebrarono le nozze con un banchetto superbo e da allora il castello, in memoria delle nozze regali, fu Monreale.

Dall’alto: a sx Teodolinda (ildialogodimonza.it), a dx Autari (arengario.net) sotto il Castello di Monreale (pianarotaliana.it)

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Foto Una foto è un attimo rubato al tempo ed alla vita, che potremo rivivere ogni volta che vorremo.

11 dicembre 2016- Cristalli di ghiaccio (pressi di Lamon-Veneto f. HM) 06 marzo 2016- Trofeo Caduti della Montagna Campo Carlo Magno (f. HM)

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INDIRIZZI WEB DELLA SEZIONE

lavis@sat.tn.it enricom6548@hotmail.com http://satlavis.weebly.com/ http://satlavisphoto.weebly.com/ https://www.facebook.com/sat.lavis.9/ Durante la sfilata nella giornata conclusiva del Congresso 16 ottobre 2016 f. HM

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