Newsletter 10 novembre 2016

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Piazza Loreto, 3

Novembre-Dicembre 2016 Numero 10

Pensieri in libertà Avrei voluto parlare, in questo editoriale (come ormai considero queste poche righe in apertura di notiziario), del congresso appena conclusosi a Lavis (con l'insostituibile collaborazione di Zambana e Pressano, per non far torto agli altri componenti il terzetto). Due parole soltanto. Partecipazione nutrita e soddisfazione di pubblico (anche se non siamo riusciti a soddisfare tutti-tutti ma si sa che gli storcitori di bocche ci sono sempre), plausi verbali e piena collaborazione dalle istituzioni che hanno dato il loro contributo fattivo (vedi interventi dell' Ass. Ferrari nella terza serata e nella giornata conclusiva oltre alla piena disponibilità dei comuni di Zambana e Lavis), buon riscontro presso gli stessi Satini intervenuti dalle molteplici sezioni per l'organizzazione logistica e grande affluenza anche alla visita guidata del Giardino Bortolotti (alias Ciucioi) a termine lavori cui hanno dato l'importante contributo Enzo Marcon del Gruppo Speleo Lavis e Daniele Donati dell'Associazione Culturale Lavisiana. Per la relazione finale vi rimando al nostro sito, nella pagina dedicata al Congresso (dove troverete anche le foto, almeno le mie, delle varie giornate). Il ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato per la buona riuscita dell'evento è d'uopo, siano essi collaboratori fattivi, sponsor, istituzioni e gruppi locali. Auspico che tale collaborazione tra Sezioni non si fermi al Congresso appena trascorso ed alla gita Intersezionale che si rinnova di anno in anno ma diventi un punto di partenza per superare certe logiche campanilistiche che, a mio avviso (e mi assumo la piena responsabilità di ciò che affermo), trovo anacronistiche e stantie. Le notizie che arrivano dal Centro Italia riportano la mente ed i pensieri ad altri luoghi, a me personalmente molto cari, ricchi di arte, storia ma soprattutto di brave persone che, come molte altre negli ultimi tempi, hanno bisogno d'aiuto. Le montagne sotterranee, quelle che sono molto più alte dei nostri sogni, hanno vigliaccamente travolto la vita ed il lavoro di interi paesi, costringendo le persone a fuggire ed a vivere in case di fortuna o in tende. La Protezione Civile, e tra questa in particolare quella trentina, ha fatto, purtroppo e per fortuna, passi da gigante nella gestione delle catastrofi. La SAT aveva un un numero di C/C aperto dopo il sisma del 24 agosto. Solo ieri c'è n'è stato un altro molto più forte ma credo che il conto sia ancora attivo e rimanga lo stesso. Attendiamo comunque comunicazioni in merito. Intanto, in bocca al lupo ragazzi, l'Italia intera non vi abbandonerà. N° di C/C intestato alla "SOCIETA' ALPINISTI TRIDENTINI - SOLIDARIETA' SAT" IBAN: IT 17 D 03599 01800 000000138392 presso Cassa Centrale Banca Come causale scrivere: "Terremoto Centro Italia" Foto Prot. Civile

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Da Mazzanigo, sopra Civezzano, la vista di alcune delle cime che circondano Trento: il Calisio sulla dx., il Bondone subito dietro, Chegul e Marzola sulla sx. in primo piano, al centro i due colli di S.Agata e S.Rocco e dietro, a sx. la Vigolana. Foto Mendrix

“A lassar la porta de ca daverta soto i temporai se ciama le streghe” Il lasciare l'uscio aperto durante i temporali è un invito per le streghe (da “Antica saggezza dei nostri nonni” di Umberto Raffaelli-2015 Ed. Programma)

Dall’Enciclopedia delle Dolomiti –Protagonisti Giovanni Felicetti- Un pittore valligiano (Someda, Moena 1677-Moena 1719) Pittore, svolse quasi tutta la sua attività in Val di Fassa. Le sue opere risentono l'influenza della pittura emiliana del XVII° sec. Alcuni dipinti (fra cui una pala del Carmine) si trovano nella chiesa di S.Vigilio a Moena; sua è una pala d'altare nella parrocchiale di Predazzo, dipinta per incarico delle Regole.

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CIASPOLE, ISTRUZIONI PER L'USO Arriva l'inverno, arriva la neve... e con questa arrivano sempre più persone che desiderano andare a ciaspolare. Questa pagina è dedicata ai "neofiti" della ciaspola e cercherà di dare una risposta alle loro legittime domande, almeno a quelle più comuni. 1. Cosa sono le ciaspole? Le ciaspole (dette anche ciaspe o anche racchette da neve) sono dei "zatteroni" che, attaccati sotto gli scarponi da montagna, hanno una duplice funzione: da un lato permettono di galleggiare sulla neve fresca evitando di sprofondarci dentro, mentre dall'altro, grazie ai ramponcini metallici posti nella suola dello zatterone, permette di non scivolare sulla neve quando questa è dura. In definitiva sono un mezzo semplice ed efficace per fare escursionismo sulla neve fresca. In questa foto sono mostrati i principali componenti di una ciaspola: (continua a pag. 3)


c'è un corpo principale (spesso in plastiche che non si deformano con il cambio repentino di temperatura), che permette il galleggiamento sulla neve fresca. Maggiori sono le dimensioni, maggiore sarà la galleggiabilità, ma contemporaneamente anche il peso da portare attaccato ai piedi. Tieni presente che ogni ciaspola ha un range di peso corporeo ottimale, range che normalmente è abbastanza vasto, ad esempio da 50 a 80Kg. su questo è montato uno snodo basculabile sul quale va legato lo scarpone. La basculabilità è indispensabile per minimizzare la fatica e rendere la camminata più fluida nei tratti tecnicamente più impegnativi (discese ripide, traversi), dove è bene avere un ottimo controllo della ciaspola, la basculabilità si blocca con un gancio posteriore. In questo modo lo scarpone è maggiormente solidale con la ciaspola l'attacco dello scarpone è regolabile in lunghezza, per poterlo adattare alle diverse misure dei nostri piedi. Normalmente è composto da un'allacciatura anteriore, dove si infila la punta dello scarpone, e da una posteriore che passa sopra la caviglia sotto la ciaspola sono presenti dei puntali metallici, che permettono una buona aderenza anche su nevi dure sotto il puntale che alloggia lo scarpone dovrebbero essere presenti dei ramponcini metallici, che garantiscano la presa su salite ripide e su neve dura nei tratti di salita è bene utilizzare l'alzatacco, che è uno spessore che viene posto sotto il tallone e che permette un minore affaticamento dei polpacci. L'alzatacco deve essere tolto nei tratti pianeggianti e durante le discese utilissimi nei traversi sono i cosiddetti rampanti (terminologia presa dallo scialpinismo), delle lame longitudinali che corrono lungo la parte inferiore della ciaspola, migliorando e di molto la tenuta su terreni scivolosi lateralmente

2. E' faticoso andare a ciaspolare? Dipende... studi biomeccanici hanno dimostrato che fare lo stesso percorso in estate ed in inverno con le ciaspole, quest'ultimo richiede uno sforzo supplementare del 40-50%, che non è poco. Quindi se sei in grado di fare un'escursione estiva di 750m di dislivello, non dovresti avere problemi a fare un'analoga ciaspolata di 500m di salita. La maggior fatica della ciaspolata dipende da alcuni fattori: -anche se si ha le ciaspole, si sprofonda sempre un poco nella neve, il che si traduce in un maggior dispendio energetico -il peso delle ciaspole (anche se leggere) contribuisce ad aumentare la fatica -il freddo: in condizioni invernali per mantenere la temperatura corporea si bruciano calorie (specialmente grassi), il che è positivo se vuoi smaltire un po' di peso superfluo, però si traduce in un maggior lavoro del nostro corpo Un'altra fondamentale differenza tra le ciaspolate e le escursioni estive è che in quest'ultime di solito si fa fatica in salita, mentre la discesa, pur richiedendo maggior concentrazione, va via liscia. Nelle ciaspolate invece si fa fatica anche in discesa, in quanto la pressione sul manto nevoso è maggiore e si sprofonda maggiormente. Per evitare lo sprofondamento si deve cercare di galleggiare, praticamente "volando" sul manto nevoso, che si fa solo correndo... ecco spiegata la maggior fatica. (continua a pag.4)

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3. Che calzature sono necessarie? La stragrande maggioranza delle ciaspole sono dotate di un attacco universale, sul quale possono essere agganciati tutti i tipi di scarponi. Tieni presente che con le ciaspole si sollecitano molto le articolazioni, per cui chi soffre molto di ginocchia è bene che ci pensi due volte a fare una ciaspolata. Per proteggere le caviglie è importante che gli scarponi siano di quelli alti, che proteggono la caviglia. Dato che la protezione è data anche dalla rigidità dello scarpone, lascia perdere i moon-boot, i doposci e gli scarponi da snowboard e ricorda che sono indispensabili gli scarponi da trekking. Affinché gli scarponi tengano l'acqua (tieni presente che trascorrendo una giornata con i piedi nella neve, questi tendono a bagnarsi) e il freddo, il mio consiglio è quello di dotarsi di scarponi da trekking in pelle: è vero, costano un po' di più e sono anche più pesanti di quelli in pelle scamosciata o in tessuti sintetici, ma ti assicuro che i tuoi piedi e la tua salute ne gioveranno e così anche la giornata con le ciaspole non diventerà un martirio Ho raccolto un po' di consigli sull'abbigliamento in questa pagina: materiale ed abbigliamento per la ciaspolate 4. Cosa sono le ghette? Dato che una ciaspolata avviene in mezzo alla neve, c'è il rischio che i tuoi pantaloni funzionino da carta assorbente, impregnandosi di acqua, specie nella loro parte inferiore. Ecco che possono venire in aiuto le ghette, cioè due tubolari di tela impermeabile, che si legano intorno al polpaccio e che proteggono anche la parte anteriore dello scarpone. Ma occhio: le ghette, essendo normalmente impermeabili e non traspiranti, fanno sudare terribilmente i polpacci. Che alternative ci sono? Acquistare ghette traspiranti, normalmente in Gore-tex, che però costano un sacco si soldi. Oppure si possono utilizzare quei pantaloni invernali che hanno una sorta di elastico alla base. L'elastico chiude la bocca dello scarpone proteggendolo e impedendo che la neve entri nella scarpa dall'alto. Io uso dei pantaloni da sci di fondo, di quelli elasticizzati e di tessuto un po' grosso: non mi impediscono di bagnarmi, ma si asciugano in un attimo e poi... li avevo in casa e cerco di riciclare il possibile. 5. Cos'è l'ARVA? L'ARVA è uno strumento che può aiutare in caso di slavine. Il problema "sicurezza" è complesso e gli ho dedicato una pagina, che trovi qui: La sicurezza nelle ciaspolate Tieni presente che l'ARVA di per sè non fa nulla e, in caso di slavina, è necessario saperlo utilizzare. Chi accompagna le ciaspolate normalmente dovrebbe saperlo fare. 6. E' pericoloso andare in neve fresca? Il pericolo c'è sempre (anche attraversando la strada di fronte a casa) e c'è in maggiore misura quando uno lo va a cercare oppure quando non si sa come evitarlo. Le competenze e l'esperienza servono proprio a cercare di evitare rogne e pericoli. I pericoli delle ciaspolate possono essere così riassunti: -slavine: andando su neve fresca, in ambienti contaminati, si corre il rischio che una slavina cada sui ciaspolatori (ma anche su tutti gli altri frequentatori della montagna invernale). Per minimizzare questo rischio si devono cercare percorsi e giornate adatte, oltre a saper valutare criticamente lo stato del manto nevoso -orientamento: la neve fresca copre ogni sentiero, per cui non contare di trovare bandierine di vernice o segnali che ti indichino la via corretta. Magari qualcuno è già passato prima di te lasciando la sua traccia, ma sei proprio sicuro che questa traccia porti alla destinazione che ti sei prefissato di raggiungere oppure da un'altra parte? Per minimizzare questo rischio è bene andare con qualcuno che conosce bene la zona e che magari abbia già fatto quella ciaspolata. Anche il GPS può aiutare, ma bisogna saperlo usare. -freddo: le temperature invernali viaggiano spesso sotto zero, inoltre le giornate sono mediamente più corte. Tutto questo aumenta il rischio, dato che è fondamentale pianificare un'uscita in modo che i tempi siano compatibili con le ore di luce a disposizione. Inoltre un adeguato abbigliamento può diventare critico Se dopo tutta questa pappardella hai ancora voglia di andare a ciaspolare, vuol dire che ne sei veramente convinto. -La nostra sezione organizza un paio di uscite in inverno, oltre ad un uscita serale rivolta specialmente ai ragazzi ma durante tutto l'inverno noi andiamo a ciaspolare pressoché tutte le domeniche. Chi vuole sapere dove e quando ci contatti in sezione il mercoledi sera o all'indirizzo mail della sezione o mio personale (vedi in fondo al notiziario). Articolo by Bicio, di “Zaino in Spalla”, chiosa del sottoscritto Vicepresidente di Sezione. (foto a lato www.valchiavenna.com - nell'articolo www.zainoinspalla.it)

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Dall’Enciclopedia delle Dolomiti –Protagonisti- Emilio Comici La forza e l'eleganza (Trieste 1901-Val Gardena 1940) Aderì giovanissimo alla società sportiva XXX Ottobre nella città natale, dedicandosi dapprima alla speleologia. Partecipò nel 1926 all'esplorazione della grotta di Montenero d'Idria, dove toccò, con la profondità di 500 m., il limite massimo dell'epoca. Si dedicò poi all'arrampicata, iniziando la valorizzazione delle pareti di Val Rosandra, nel Carso triestino, in funzione di palestra di roccia: in valle aprì, fino al 1930, almeno una ventina di vie e promosse l'istituzione della locale Scuola di alpinismo. Lavorava intanto ai Magazzini Generali di Trieste. Come alpinista Comici aprì in soli dodici anni di attività circa 200 vie nuove nelle Dolomiti e nelle Alpi Giulie, molte delle quali erano pari o superiori al livello tecnico della scuola alpinistica austro-tedesca dell'epoca. Le prime grandi salite furono realizzate nelle Alpi Giulie (1928, parete N della Cima di Riofreddo, con Giordano Bruno Fabjan). Nel 1929 Comici entrò da protagonista nel grande alpinismo con la scalata (sempre con Fabjan) della parete NO della Sorella di Mezzo (Sorapiss), che fu ritenuta da molti la prima via di sesto grado aperta da italiani. Nel 1931 aprì una via nuova sulla parete NO della Civetta con Giulio Benedetti, nel tentativo, non riuscito, di trovare una linea di salita più diretta di quella di Solleder. Dal 1932 Comici si trasferì in montagna per fare la guida alpina e poi il maestro di sci; dovette rinunciare a stabilirsi a Cortina e scelse come base Misurina. Continuò a dedicarsi al grande alpinismo: fra le pietre miliari della sua carriera ricordiamo la parete N della Cima Grande di Lavaredo (1933, con Angelo e Giuseppe Dimai), che fu considerata, in quel periodo, una grande svolta per l'uso metodico della tecnica artificiale; nello stesso anno, Spigolo Giallo alla Cima Piccola di Lavaredo, con Mary Varale e Renato Zannutti; nel 1936, Spigolo NO della Cima Piccola di Lavaredo (con Piero Mazzorana); nel 1937, solitaria alla N della Cima Grande (in poco più di tre ore). Dal 1935 al 1939 fu anche, per vari periodi, istruttore alla Scuola Militare Alpina di Aosta. Comici si dedicò anche alla divulgazione dell'arrampicata, intesa come bellezza del gesto e come ricerca di una linea esteticamente perfetta. Le sue conferenze, illustrate da diapositive, richiamavano un folto pubblico. Nel 1938 Comici si trasferì a Selva di Val Gardena come Direttore della Scuola di sci; venne poi nominato (marzo 1940) commissario prefettizio di Selva e S.Cristina. Sotto a sx. un intenso ritratto di Emilio Comici; a dx. il Rifugio Comici al Sassolungo

Nel Gruppo del Sassolungo aprì nell'agosto 1940, con Severino Casara, la sua ultima via nuova, sulla parete N del cosidetto Salame, che i primi salitori dedicarono a Italo Balbo e che nel dopoguerra ebbe il nome di Campanile Comici. Proprio in Val Gardena morì nell'ottobre 1940 durante una discesa in corda doppia di allenamento sulla parete Campaccia, in Vallunga. Comici fu un innovatore nella tecnica e nella mentalità alpinistica: atleticamente assai dotato, perfezionò l'uso della doppia corda nell'arrampicata artificiale e introdusse l'uso di staffe di cordino per superare strapiombi. Ricercò, nei suoi itinerari, un tracciato logico, esteticamente attraente e fu sostenitore della linea di salita più diretta: “Vorrei tracciare una via che corrisponda a quella che percorrerebbe una goccia d'acqua lasciata cadere dalla cima”. Dopo la sua morte fu pubblicato un libro che raccoglieva i testi di appunti, conferenze e relazioni di Comici: Alpinismo eroico (1942, poi 1961). Al suo nome sono dedicati un rifugio nelle Dolomiti di Sesto, sotto le pareti della Croda del Toni (gli è accomunato nella dedica il nome di Zsigmondy) e un rifugio ai piedi della parete N del Sassolungo. Sul nostro sito: http://satlavis.weebly.com/emilio-comici.html

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Chiacchierata estemporanea con 21 giovani all'osteria “Gallo Cedrone” in una notte di primavera del 2002, Anno internazionale della Montagna. Qui da noi c'è il Parco delle Dolomiti Friulane, che io amo molto. All'inizio ero contrario perchè il parco mi sembrava una limitazione. Sono un camoscio, i recinti mi hanno sempre spaventato. Poi però ci ho riflettuto. E allora ben venga il parco – mi sono detto – perché con la sua presenza qualche sciagurato non potrà più fare una diga in Val Cimoliana come avevano progettato. Non si potranno più fare costruzioni abusive. Non si permetteranno più tagli di bosco esagerati. Ogni tanto mi scontro con i dirigenti del parco. Mi scontro in maniera benevola, sia chiaro. I motivi sono vari. Uno è che non amo le contraddizioni. Non si può permettere che d'estate circolino in un parco greggi di automobili, molte delle quali piene di maleducati. Da Cimolais al Rif. Pordenone, visto che è zona protetta, zona di silenzio, bisogna andare a piedi. Non foss'altro per rispetto verso chi a piedi ci va già. Perchè permettere di andare in macchina? Se vogliamo gustarci la montagna e respirare un po' di aria buona dobbiamo andare a piedi al rifugio Pordenone e invece permettono le auto. Ecco una contraddizione del parco. La caccia è molto limitata, molto controllata e questo, per i motivi che ho già detto, può anche andare. Ma un parco dev'essere zona di silenzio, quindi ci si deve camminare solo a piedi. Al massimo si può allestire un bus navetta, ma evitiamo di trovarci in pieno luglio-agosto con due-trecento auto che scorazzano e inquinano la valle. Inoltre non sono tutti educati coloro che frequentano la montagna. Ce ne sono che usano i clacson come richiami d'amore, che tengono la radio a tutto volume, che urlano. Se costoro andassero a piedi a farsi i tredici chilometri che separano Cimolais dal Rif. Pordenone, sono sicuro che metterebbero nello zaino lo stretto necessario. E forse la radio la lascerebbero a casa. Ma contro i cafoni, meglio sarebbe una legge che proibisca loro tassativamente ogni rumore non naturale. So che qualcuno mi lancerà peste e corna ma devo dire ciò che penso. Rispetto della montagna significa anche non renderla ridicola. Renderla ridicola vuol dire agghindarla come se dovesse andare a nozze, o a un ballo in maschera. Ho assistito al centenario di una prima scalata in cui una montagna famosa è stata illuminata da due chilometri di lampadine. Due chilometri di lampadine perché? Perché alla sera il turista annoiato potesse vedere il percorso seguito dai salitori cento anni prima. La montagna è offesa così. Lasciamo sia la luna ad illuminare la montagna. Sono d'accordo che il turista ne goda le bellezze, ma non serve creargli ad arte un mondo fasullo e per niente naturale.

2002-2014 Edizioni Biblioteca dell'immagine

Foto: www.tignano.it

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Proposte di cammino... In collaborazione con “Itinerari e Luoghi” una proposta per la visita (a piedi) di un luogo particolare. Questo mese…… Anima Carbonara-Fratta Polesine Se non si apre cliccandoci sopra copiate ed incollate il link qui sotto nel vostro browser. http://satlavis.weebly.com/anima-carbonara-frattapolesine.html

Nel Web, navigando Dislivelli Http://www.dislivelli.eu/blog/ E' il sito ufficiale dell'Associazione Dislivelli nata nella primavera 2009 a Torino, dall'incontro di ricercatori universitari e giornalisti specializzati nel campo delle Alpi e della montagna, allo scopo di favorire l'incontro e la collaborazione di competenze multidisciplinari diverse nell'attività di studio, documentazione e ricerca, ma anche di formazione e informazione sulle terre alte. Al sito è collegato “Torino e le Alpi” (http://www.torinoelealpi.it/) un programma della Compagnia di San Paolo declinato in maniera interdisciplinare e applicato alle montagne piemontesi, valdostane e liguri con l'identificazione di interventi e obiettivi concreti. Un bando ad hoc mira a raccogliere ricerche e studi di fattibilità su modelli innovativi, buone pratiche di gestione e pianificazione territoriale.

Alcune immagini dal Congresso. Dall'alto in basso: Sfilata,Colpo d'occhio al Palavis e Visita guidata al Giardino Bortolotti (Ciucioi)

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L'angolo delle favole – Giacomino pane e vino C’era una volta , in un piccolo paese di campagna , un bambino che non voleva mai mangiare e che si chiamava Giacomino . I genitori erano disperati perché il loro figlioletto diventava sempre più magro e anche il dottore di famiglia aveva detto che se continuava così poteva anche ammalarsi gravemente se non addirittura morire . Un giorno , mentre la mamma piangeva pensando che Giacomino poteva morire , passò davanti casa un vecchio contadino , il quale si fermò incuriosito e chiese : come mai piangete signora ? La mamma gli spiegò il pericolo in cui stava il proprio bambino . Allora il vecchio contadino disse che la poteva aiutare e che Giacomino poteva guarire , se però lei avesse avuto fiducia in lui . Fu così che Giacomino andò ad abitare nella casa del vecchio contadino . Il primo giorno il bambino continuò a non voler mangiare ed il vecchio contadino non disse niente . Il giorno dopo Giacomino chiese se c‘era qualcosa da mangiare e il contadino rispose che lui era povero ed aveva solo un po’ di pane e un po’ di vino . Ma Giacomino disse che non gli piaceva questo cibo e non lo voleva mangiare . Il terzo giorno il vecchio contadino disse che doveva andare via per un po’ di tempo e che gli lasciava sul tavolo un piccolo pezzo di pane e un piccolo bicchiere di vino . Il tempo passava, il vecchio non tornava e Giacomino iniziava a preoccuparsi. Iniziò a piangere pensando che era lontano dal papà e dalla mamma, che erano diversi giorni che non mangiava e che per sfamarsi aveva solo un poco di pane e vino e che se il vecchio contadino non tornava presto sarebbe potuto anche morire di fame. In lacrime decise di assaggiare il cibo lasciatogli dal vecchio e tanta fu la fame che finì tutto il pane e il vino, e poi si addormentò. Il giorno dopo il vecchio contadino non tornò però sul tavolo Giacomino al suo risveglio aveva trovato di nuovo un pezzo di pane ed un poco di vino e poiché non c’era altro da mangiare si sfamò con quello che aveva trovato sul tavolo. Tutto questo si ripeté per un mese e Giacomino continuò a mangiare pane e vino in attesa che tornasse il vecchio contadino e poter così ritornare dai suoi genitori. Ora Giacomino aveva capito che non doveva far dispiacere i suoi genitori facendo i capricci con il mangiare ed era pronto a dimostrare loro tutto il suo affetto. Finalmente il vecchio contadino tornò e decise di riaccompagnarlo a casa. Non appena i genitori lo videro gli corsero incontro e abbracciatolo lo condussero in casa salutando e ringraziando il vecchio contadino. Quando furono a tavola Giacomino non fece nessun capriccio e mangiò tutto quello che la mamma gli aveva cucinato e inoltre dopo pranzo Giacomino chiese pure un po’ di pane e un po’ di vino. Felici i genitori abbracciarono Giacomino e da allora decisero di chiamarlo Giacomino pane e vino.

Angolo della Poesia

Il mio cuore ed io Basta! Siamo stanchi, ormai, il mio cuore ed io. Presso questa lapida sepolcrale io seggo, e vorrei che quel nome per me fosse inciso …. Si sono scritti dei libri, negli uomini abbiamo confidato, e la penna nel nostro sangue intinta, come se un tal colore morire non potesse …. Troppo dritti camminiamo per arrivare alla fortuna, troppo sinceramente amammo per serbare un amico …. Come siamo stanchi, il mio cuore ed io! Indifferente resta il mondo alle nostre illanguidite fantasie; la nostra voce, così penetrante un giorno, solo dormire oggi vi farebbe …. Oh, che cosa ci facciamo ancora qui, il mio cuore ed io? Elizabeth Barrett Browning

Foto digitalcollections.baylor.edu/

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Le nostre foto

Sopra:150° CAI Riva d.Garda-Sentiero Busatte 03/3/2013 Sotto: L'ex bivacco Vigolana, ai piedi della Madonnina sostituito poco dopo 28/5/2016

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Proposte di Stagione Da “Ogni stagione ha il suo fascino-52 escursioni sui monti dell'Alto Adige Occidentale” (Fernando Gardini) Alta Via della Venosta Lasciata la macchina nel posteggio che si trova ad ovest di Corces (Kortsch), iniziamo il nostro cammino raggiungendo su strada asfaltata la zona sportiva del paese. Fin qui la strada è aperta al traffico mentre ora si prosegue sul tratturo 15A che, correndo parallelo alla statale della Val Venosta, ci porta all'entrata del paesino di Allitz. Siamo in località Trillkofel a q. 1085, alcuni cartelli segnaletici ci indicano di piegare a dx. sul 15A per Matatsch (0,55). camminando sulla sponda sx. del Rio Gadria superiamo i vecchi mulini di Schmied e poco dopo raggiungiamo Saghof (1,35). Con un'inversione di marcia, nei pressi di una minuscola chiesetta, proseguiamo sulla forestale con segnavia 15A. La vista sulla sottostante Val Venosta e sulle cime innevate dell'Ortles-Cevedale si amplia mano a mano che si sale. A q. 1512 raggiungiamo le rovine del Maso Matatsch (2,30). La forestale prosegue quasi in piano verso est tra i larici color oro, loro splendido vestito autunnale. Stiamo procedendo sulla Alta Via della Venosta che ci porta dolcemente a quota 1600 dove intersechiamo la strada asfaltata che collega i vari masi del Sonnenberg(3,10). Da qui inizia la discesa; pochi metri sull'asfalto e poi sulla dx. con il sentiero 15 per Schlanders. Con qualche difficoltà iniziale, perchè la traccia e i segnavia non sono evidenti, raggiungiamo a q. 1410 il bivio col sentiero 15B (3,45). Noi ci manteniamo sul 15 verso Schlanders, superiamo un capitello naif raffigurante forse la Trinità e giunti a q. 1160 ci immettiamo sul sentiero 5A, che ci porta alla chiesetta di San Giorgio eretta sull'insediamento che risale all'età del bronzo, 1300 a.c. (4,25). Seguendo le indicazioni Kortsch e Zaalwaal caliamo in una gola e ci immettiamo nello Zaalwaal, uno dei tanti Waalweg (Vie d'acqua) usate in Val Venosta per l'irrigazione. Breve tratto su questo sentiero e poi a sx. col 6A che ci riporta a Corces (5,10).

Tempo 5.10’ ore totale

Dislivello 850 m.

Diff. E

I nostri Sponsor

Chi legge queste pagine in pdf dovrebbe riuscire ad aprire i collegamenti internet, altrimenti può copiare l'indirizzo nel proprio browser. Per quanto riguarda gli sponsor c'è il collegamento diretto alla pagina dedicata nella Home Page del sito. Mandateci le vostre foto o filmati, (ma anche racconti o poesie) fatte durante le gite sociali o le vostre escursioni personali, portandoceli direttamente su chiavetta o scheda SD oppure inviandoli all'indirizzo della sezione a lato o a enricom6548@hotmail.com

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Aspettiamo le vostre proposte per il 2017. Per tutte le gambe, le età e le aspettative. La prossima Assemblea sarà elettiva, ci sarà quindi l'elezione del nuovo Direttivo, in scadenza. Chi volesse proporsi per parteciparvi è benvenuto. Comunicateci la vostra candidatura e volontà entro fine anno in sede ogni mercoledi dalle 20 alle 22 o via mail Excelsior!

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