Piazza Loreto, 3
Settembre 2016 Numero 8
Rincorrere un tramonto Nella notte fra il 3 ed il 4 agosto del 2016 ci sono stati altri due morti in montagna. Che cosa c’è di strano, ci si chiederà. Purtroppo la morte in montagna è diventata, soprattutto per i telegiornali ed i quotidiani, una notizia che sta ormai prendendo la via della seconda pagina o, addirittura, dell’articoletto di fondo. Una cosa normale insomma. Anche per chi la montagna la vive ogni giorno, vuoi perché ci lavora, vuoi perché ci passa fine settimana o vacanze, la morte di qualcun’altro è diventata quasi una routine, una notizia che raramente ci scuote nel profondo, se non per conoscenza diretta della famiglia della vittima o della vittima stessa. Il termine in uso per indicare chi lascia la sua ultima traccia su un sentiero, una parete o un ghiacciaio, molto simile a quello che si usa per le vittime di incidenti stradali, è “vite spezzate”. Non volendo fare una classifica né dei morti (essi non sono concorrenti di una gara) né delle diverse tipologie di incidenti si potrebbe dire, per consolazione parziale, che chi rischia di più un po’ se la va a cercare o, in altri termini, che ha trovato la migliore delle morti possibili. Lo stesso vale se chi scompare ha già conquistato le vette dell’umana vecchiezza ma bisogna sempre dire ciò per farsi coraggio, non pensando a chi rimane, non pensando a chi perde un compagno, un marito, un fratello. La morte non fa mai ridere, il risultato di una dipartita è sempre una lacrima, fosse anche solo per un senso di solidarietà umana. Ma quando, come è successo qualche giorno fa all’inizio del periodo agostano spensierato ed allegro, a lasciare le loro tragiche gesta sui giornali dapprima locali poi nazionali, sono due ragazzi che in due non hanno nemmeno un quarto di secolo (loro si “Vite spezzate” dall’inconsapevole martello della vita) allora il dolore è comune. Unisce tutti, non solo un piccolo paese dove tutti si conoscono dalla nascita, non solo una valle che è confinata tra i monti tra l’affettato dialetto bresciano e gli ultimi scampoli di Trentino ma tutto il popolo che la montagna ama e che da essa è attirato. Non andavano a cercare l’adrenalina facile, cercando pericoli inutili ma la sobria e avvolgente emozione che può darti un tramonto. Sono caduti insieme, forse nel tentativo dell’uno di fermare il volo fatale dell’altro o forse no, non è importante. L’importante è che stavolta due giovani vite sono state spezzate, veramente troppo giovani, e insieme ad esse sono state piegate le vite di coloro che volevano loro bene. Voglio essere vicino ai familiari ed agli amici di Fabio e Federico, due nuove luci nel cielo stellato del Trentino.
R.I.P.
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La Malga Grumi, Maddalene 24 luglio 2016 , Foto Mendrix
"La contentezza la pias anca a Dio” (Trad.) dio non è sempre severo (da “Antica saggezza dei nostri nonni” di Umberto Raffaelli-2015 Ed. Programma)
Avenza Pdf maps Dall’Enciclopedia delle Dolomiti –Protagonisti
Giuseppe Alberti Maestro degli Unterberger (Tesero 1640-Cavalese 1716) Lavorò come pittore a Venezia e a Trento, nel Castello del Buonconsiglio. Rientrato in Fiemme, tenne a bottega i giovani pittori Paul Troger e Michelangelo Unterberger, che divennero esponenti importanti della scuola pusterese e fiemmese. Eseguì in Trentino e in Veneto numerosi dipinti di carattere religioso, nonché una pala con S.Michele (1687) nella Parrocchiale di Bolzano. Alcune Pale e dipinti si trovano a Cavalese, dove Alberti diresse anche la costruzione del campanile della parrocchiale.
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Avenza Systems ha permesso alla tecnologia GIS mobile di essere alla portata di chiunque utilizzi dispositivi Apple dapprima, poi resa usufruibile anche per Android e Windows. L'applicazione Avenza Maps è un lettore di PDF, GeoPDF ® e GeoTIFF geospaziali per gli smartphone e tablet Apple iOS, Android e Windows. Nello Store (negozio) online di Avenza è possibile cercare e sfogliare migliaia di mappe professionali tra cui quelle, per ciò che ci riguarda (quindi Trentino, Alto-Adige e dintorni) della ditta 4Land, con sede a Trento. Scaricando l'app si può interagire con le mappe per visualizzare la vostra posizione, registrare tracce GPS, aggiungere segnaposti e trovare luoghi. Mappe Avenza è utilizzato da privati, aziende e organizzazioni per la navigazione, la raccolta di informazioni e la condivisione delle informazioni geografiche e della conoscenza. Qualita buona, prezzo un po' elevato ma sono disponibili gratuitamente gli aggiornamenti.
Dall’Enciclopedia delle Dolomiti –Luoghi - Agner Lo spigolo N e le pareti settentrionali, che precipitano sulla valle di S.Lucano con oltre 1500 m. di dislivello, sono uno dei panorami classici delle Dolomiti. L'Agner è una delle grandi cime dell'Agordino , la principale, 2872 m., dell'omonimo sottogruppo all'estremità N della Catena meridionale delle Pale di S.Martino. Qui (come nelle fronteggianti Pale di S.Lucano) lo spessore di dolomia ladinica si presenta nelle sue dimensioni originarie perché le spinte orogenetiche sollevarono il grupo delle Pale di S.Martino che fu maggiormente soggetto all'erosione, mentre il versante agordino rimase più a lungo sommerso dalle acque. Ai piedi dello spigolo si trova il bivacco fisso Enzo Cozzolino, 1400 m., costruito nel 1972 come base per le difficili scalate da nord. La pairamide sommitale si eleva a est della forcella del Pizzon 2645 m., sulla quale è collocato il bivacco fisso Giancarlo Biasin. Dalla forcella scende sulla valle di Angheraz il selvaggio vallone delle Scàndole, fiancheggiato dalla Torre Armena. Verso ovest si prolunga la cresta dei Lastei d'Agner e del Sasso delle Capre (Càore), che si collega alla Croda Granda in corrispondenza della forcella della Beta e delimita a nord la conca di Frassenè Agordino. Su questo versante i Lastei si presentano come una ripida lastronata che sovrasta una parete a strapiombo. Dalla cima principale verso sud-est si protendono le cime degli Spiz d'Agner Nord e Sud (2543 e 2609 m.) e dello Spiz de la Lastia 2303 m., anch'essi con alte pareti sul versante settentrionale. Il toponimo è di origine pastorale, da agnus; localmente la montagna è chiamata anche Pizzon, nome generico che trasmette però l'idea di grandezza e di struttura piramidale. La prima ascensione dell'Agner avvenne il 18 agosto 1875 ad opera di Cesare Tomè, Martino Gnech e Tommaso Dal Col. Essi salirono da Voltago alla Malga Agner e poi, per il piano inclinato che caratterizza il versante meridionale del monte, alla forcella del Pizzon; di là si portarono per il fianco O alla cima. Sulla parete N la prima via fu aperta il 14 e 15 settembre 1924 da Francesco Jori, Arturo Andrioletti e Alberto Zanutti; la cordata disponeva di 4 chiodi, che non furono usati. Per lungo tempo la difficoltà e l'importanza di questa via furono sottostimate; solo nel 1934 essa fu ripetuta da una cordata di prim'ordine, Ettore Castiglioni, Vitale Bramani, Bruno Detassis. Probabilmente quell'itinerario fu per tre anni (cioè fino al superamento della parete N del Pelmo nel 1924) il più difficile delle Dolomiti. Nel 1930 Giovanni Andrich e Attilio Tissi vinsero la parete S dell'Agner e nel 1931 la parete N della Torre Armena. Tuttavia il problema evidente dell'Agner era lo spigolo N, che fu superato con difficoltà di sesto grado nel 1932 dai friulani Celso Gilberti e Oscar Soravito. Nel 1939 Alfonso Vinci e Gianelia Bernasconi salirono la parete NO, completando così l'esplorazione delle grandi pareti. Foto D.Cuzzolin
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Riportiamo, visto l'argomento del Congresso SAT che ospitiamo insieme a Zambana e Pressano, l'incipit del libro di Roberta Ferraris Come da lei specificato....una Donna in cammino. Una donna in cammino. Introduzione Tu che leggi questo libro, sappi che si viaggia facendo fatiche da bestia ma sempre e comunque senza cadute di stile. Perchè una donna che viaggia, anche quando ha uno zaino da quindici chili, la sera tira fuori da una tasca segreta un mini astuccio di cosmetici e profumi, e il colore del pantaloncino è sempre intonato allo zaino. Sappi anche che chi scrive questo diario di viaggio, di molti viaggi, cammina molto, ma non disdegna di riposare la gamba affaticata togliendosi gli scarponi in uno scompartimento affollato di un treno, preferibilmente locale, e meglio se è una storica ed eroica motrice Aln668, o anche Aln663, che più vintage non si può. Il piedino apparirà sempre ben curato e con l'unghia dipinta a colori vivaci, non fosse altro per mascherare quella nera di livido, effetto dello scarpone su discesa ripida, che mal contiene le estremità affusolate, ma pur sempre un numero quaranta abbondante. Ci vogliono ottimi (e grandi) piedi per camminare. E per pedalare. E lei pedala, per lo più con mezzi di fortuna e sgangherati, ma di colore rosso scarlatto, forse perché rosso è il colore dei capelli, rosso un po' per scelta, per vocazione o passione, oltre che per mascherare il bianco precoce, anzi precocissimo. Parte sistematicamente senza allenamento, perché l'allenamento non basterebbe comunque mai e ad aspettare di essere davvero nelle condizioni fisiche ottimali, si finirebbe per rimandare ad oltranza. Lei parte anche da casa, affrontando da subito una bella salita sterrata, dove le probabilità di forare nel primo chilometro sono alte. Oppure carica la bici sui treni di cui sopra, arrancando sui gradini, sferragliando nei sottopassi, e poi di corsa lungo il binario , bici alla mano perché il vagone adibito al trasporto bici è sempre all'altro capo del treno. Non disdegna il viaggio in auto, quando non ci sono valide alternative, e si è per questo munita di una Pandina rossa, che di norma è incrostata di fango o resa opaca da un velo di polvere, a seconda delle stagioni. Rischiando i semiassi, si avventura da vera incosciente su strade minerarie irte di massi, su sterrate buone che però poi si inclinano e incassano fino a diventare più simili a greti di torrente, senza la possibilità di un'inversione a U. A volte vince l'ansia e si inoltra in labirinti urbani, da dove di rado riesce a riemergere senza aver fatto il giro completo della città con annesse periferie. E senza aver trovato la meta prescelta. (continua a pag. 5)
2016 Ediciclo Editore
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Proposte di cammino... In collaborazione con “Itinerari e Luoghi” una proposta per la visita (a piedi) di un luogo particolare. Questo mese…… Primiero Green Se non si apre cliccandoci sopra copiate ed incollate il link qui sotto nel vostro browser. http://satlavis.weebly.com/primiero -green.html
Nel Web, navigando Banffitalia Http://www.banff.it Sito dell'edizione italiana del Banff Film Festival World Tour, con molte sezioni dedicate all'informazione tra cui il GognaBlog www.banff.it/category/gogna-blog/ Alessandro Gogna ha sempre un graffio per tutti e la sua penna sa graffiare molto bene.
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(continua da pag.4) Proprio per questo adora tutti i mezzi pubblici, dal metrò al tram, con una predilezione speciale per la “28”, tutta legno, ferro e bulloni, che sfreccia ancora oggi arzilla sui viali di Milano. Ma il mezzo pubblico preferito è la corriera, specie quando arranca sui tornanti di qualche strada di montagna. Però nessuna esperienza di viaggio, per quanto fantasiosa, batte il cammino, che è lento e spensierato, privo di barriere. Un passo dopo l'altro ci si rimette in sintonia con le cose e le persone, e principalmente con se stessi. E il cammino si declina in forme molteplici: talvolta addirittura si inclina puntando a dorsali alpine tendenti al verticale. Più spesso si tiene prudentemente su belle e facili sterrate con l'erba in mezzo, che sarebbero strade ideali per un ipotetico cammino di coppia, mano nella mano. Poi, chissà perchè, lei finisce sempre per perdere quelle belle e romantiche vie, o forse sono le romantiche vie che non potendo proseguire all'infinito, sfumano per sfinimento in gineprai inestricabili, irti di spine di macchia mediterranea. Il cammino, insomma, è allegoria della vita, pertanto camminandosi vive intensamente e il camminare basta a se stesso. Si potrebbe dire anche che il cammino sospende la vita vuota, quella della routine domestica o impiegatizia e professionale, del pendolarismo casa-lavor-casa, della connessione in rete ventiquattr'ore su ventiquattro. Tra tutte le modalità di viaggio, lei sceglie il cammino nella sua concezione itinerante e lineare, che prevede una sequenza di passi da A a B, da B a C, da C a D, e potenzialmente da D a un ignoto e per questo irresistibilmente attraente infinito. Il cammino itinerante è poesia pura, ma senza rime baciate e con metro incerto e talvolta zoppicante; un mantra che si recita sudando sotto la calura estiva, o battendo a ritmo tra loro le mani guantate, per scaldarle nel gelo di gennaio. Ogni viaggio è un poema picaresco, che mette a nudo debolezze e ingenuità, ma che tira fuori da cassetti segreti una forzache mai lei avrebbe pensato di avere, ritenendosi creatura mite, ritrosa e anche pavida. Il cammino è una droga libertaria, un esercizio di lucidità e autonomia che tutti i medici di famiglia dovrebbero prescrivere dai primi passi all'infanzia.
Nel Web, navigando Altitudini http://altitudini.it Nel vasto spazio virtuale dedicato alle terre alte, questo sito si è affacciato nel 2013 come “un luogo d'incontro, scambio di opinioni e punti di vista, crocevia di persone che in quota vivono quotidianamente o passano parte del loro tempo”. Nato come blog della rivista “Le Dolomiti Bellunesi” (primo passo editoriale verso internet e ponte fra la montagna “di carta” e la montagna “social”) si è trasformato sotto la guida di Teddy Soppelsa in un blogmagazine dedicato alle attività outdoor, alla vita e alla cultura in montagna, “dove le Dolomiti sono le coordinate centrali di un arco alpino che si estende oltre i confini geografici, per potersi confrontare anche con le vette di altri continenti”. In questi anni di attività “Altitudini” ha anche organizzato tre concorsi nazionali di scrittura su web denominati “Blogger Contest” con la partecipazione di decine di concorrenti molto qualificati.
Ecco a lato le prime date degli appuntamenti che introdurranno al 122° Congresso SAT ospitato quest'anno da Pressano, Zambana e Lavis Altre ne seguiranno ad ottobre
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Venerdì 16 settembre 2016 Auditorium Lavis – ore 20.30 Serata inaugurale percorso di avvicinamento al 122 Congresso generale SAT 2016 Presentazione congresso con la partecipazione di Claudio Bassetti Presidente Sat Spettacolo Corpo di ballo della Scuola di danza “Ritmomisto ” di Lavis. Coreografie di Seidy Ramirez Gutierrez e Manuela Zennaro Proiezione film “Ninì”, di Gigi Giustiniani (Italia/2014/65’) premiato al Trento Film Festival 2015 con la Genziana d’oro del Club Alpino Italiano per il miglior film di alpinismo.
Venerdì 23 settembre 2016 Teatro comunale di Zambana – ore 20.30
Spettacolo teatrale “La montagna al femminile – Storie di donne di montagna del Novecento, per scoprire quelle di oggi e di domani Ospiti : Sara Ferrari, Assessora alle Pari Opportunità della PAT Martina de Gramatica, antropologa Presentano Antonia Dalpiaz, autrice e critica teatrale, Rosario Fichera, giornalista Con Luana Albergo, attrice Coro sociale di Pressano Banda Sociale di Zambana I brani musicali che accompagnano lo spettacolo sono interpretati: dalle voci femminili del Coro Sociale di Pressano e dalla Banda Sociale di Zambana, su gentile concessione del M* Armando Franceschini. La strumentazione per banda è stata curata da Paolo Bacchin, Stefano Bergamini, Michele Grassani e Luca Pettinato, allievi del Corso di Strumentazione per Banda del M* Daniele Carnevali del Conservatorio di Trento.
Venerdì 30 settembre 2016 Auditorium Lavis – ore 20.30 Talk show: “La montagna delle donne - Protagoniste del futuro”
Presenta Lorenzo Rotondi, giornalista Con la partecipazione di: Roberta Silva rifugista, Marika Fave’ guida alpina, Mandra Scennach casara, Cheyenne Dapra’ pastora, Elisabetta Monti fiori di Bach, Luisa Zappini, responsabile Centrale Unica di Emergenza PAT Agitu Ideo Gudeta: allevatrice capra mochena Con la partecipazione della cantante Laura Bazzanella
Alpinismo Giovanile – 11 settembre Raduno Regionale a Villazzano ..
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Gita Escursionistica cima Parì – 1991 m. 25 settembre - Alpi di Ledro .Il percorso parte dal paesino di Campi, a 6 km. da Riva. Da qui si procede lungo una vecchia mulattiera sino a Malga Trat e seguendo il sentiero SAT 413 fino a Bocca Giumella e al rif. Pernici. Lungo un sentiero panoramico raggiungiamo Cima Parì, proseguiamo ora verso sud attraverso evidenti opere militari sino a raggiungere Bocca Giumella. Da qui rientreremo a Campi attraverso comoda strada forestale oppure scendere direttamente a Riva, allungando l'itinerario, passando per la Capanna S.Barbara.
”Se piove da S.Gorgoni, tut l'an l'è n' demoni” Se piove da S.Gorgonio (9 settembre)molto maltempo in arrivo. (da “Antica saggezza dei nostri nonni” di Umberto Raffaelli-2015 Ed. Programma)
Angolo della Poesia Viaggio nel viaggio «Certe mattine quando il freddo attanaglia il respiro le due ruote aggrappate all’asfalto assomigliano a ramponi piantati nel ghiaccio. E la strada diventa più lunga, i colori diversi dall’oscuro cromatismo. Le poche vite ambulanti nelle buie strade guardano avanti, nei pochi metri di libertà che le separano dalla quotidianità come in un sogno, Un viaggio nel viaggio»
(2013) Henry Mendrix
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Le nostre foto
Sopra: Una parte del gruppo sulla cima del M. Pin (2419 m.) 24/7/2016
Sotto: Gruppo Sat Lavis alle falde del (Gran) Paradiso 12/4/2015
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Proposte di Stagione Da “Ogni stagione ha il suo fascino-52 escursioni sui monti dell'Alto Adige Occidentale” (Fernando Gardini)
Pfandlspitz A Saltusio prendiamo la funivia che, in due tronconi, ci porta ai 2000 m. di Klammeben. Seguendo la carrarecia ci portiamo alla Hirzerhütte e poco più in quota alla Tallner Alm, dove imbocchiamo il sentiero 2B per la Pfandlspitz (0,20). Si sale in direzione N e giunti ad un bivio a q. 2080 ci teniamo sulla dx. per Rotmoos proseguendo poi fino ad un secondo bivio (1,00). A sx. continua il giro delle malghe calando alle sottostanti e ben visibili nmalghe Mahd e Hinteregg, mentre a dx. il sentiero 2B orosegue per la Pfandlspitz indicata in un'ora e dieci. Siamo in loc. Rotmoos, dove secondo le mappe dovrebbe esserci uno stagno che probabilmente si è prosciugato. Ora l sentiero sale più ripido e a tratti su roccette. A q. 2250 ci ritroviamo in un anfiteatro circondato dalle cime Hirzer (Punta Cervina), Pfandlspiz e Kreuzjoch (1,35). Il tracciato prosegue su detriti e sfasciumi puntando al Grünangerjoch che raggiungiamo dopo mezz'ora di ripida salita (2,05). ci siamo affacciati alla Grünangertal che scende a Sonvigo (Aberstückl) in V.Sarentino. Proseguendo verso la cima una fune ci aiuta in un tratto esposto e superatolo ci accorgiamo che la Péfandlspitz non è quella visibile dal sottostante anfiteatro, ma una più interna spostata a nord. E' comunque ormai vicina e la raggiungiamo in pochi minuti (2,25). La Pfandlspitz non è una vetta rilevante (2538), fa parte dello spartiacque che divide la Val Passiria dalla Val Sarentino e si trova circa a metà tra la Hirzer e la Halpler. Rientriamo ripercorrendo il sentiero di salita, ma tenendoci sulla dorsale in modo da toccare quella cimetta visibile dal sottostante anfiteatro. Ripèassiamo il tratto attrezzato fino alla forcella, per scendere poi velocemente sulla spianata a q. 2300, punto ideale per una sosta (3,00). Ripreso il cammino seguiamo lo stesso itinerario della salita fino al bivio per le malghe (3,20) e da qui, prendendo a dx., caliamo dolcemente prima all'affollata Mahdalm (3,40) e poi alla Hinteregg Alm. Una risalita di una cinquantina di m. su strada ci riporta alla Hirzerhütte e a Klammeben dove possiamo riprendere la funivia per il rientro.(4,30).
Tempo 3.50’ ore totale
Dislivello 720 m.
Diff. E
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