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• Vincenzo Caruso
Il PIano Generale studI,
dI
dIfesa
Per l’area dello
stretto
dI
MessIna
ProGettI e relazIonI dall’unIfIcazIone alla fIne dell’ottocento
opo la conquista della cittadella da parte delle trup-
dpe regolari del generale cialdini, avvenuta nel marzo
del 1861, lo stato Maggiore del nuovo stato Italiano si preoccupò di studiare l’assetto difensivo dei propri confini, al fine di garantire la sicurezza ed il controllo del territorio.
In particolare, la difesa marittima dello stretto di Messina rappresentava una sola parte di un problema molto più ampio, cioè la conservazione della sicilia in tempo di guerra e, allo stesso tempo, il controllo sul Mediterraneo. oltre lo scopo di dominare lo stretto, un obiettivo prioritario fu quello di proteggere Messina ed il suo pregevole porto che costituiva, in caso di guerra, una posizione strategica militare di somma importanza, con una notevole influenza sulla prosperità commerciale. Gli studi e i progetti riferiti alla realizzazione di opere permanenti e occasionali per la difesa dello stretto di Messina, si susseguirono dal 1862 al 1889, in una continua revisione e scelta dei siti, a cura di numerose commissioni tecniche, che condussero alla produzione di un’enorme quantità di disegni, piante topografiche e preventivi di spesa per le opere e gli armamenti1. In quasi trent’anni di studi, si dovette tenere conto dei progressi delle artiglierie che andavano a diventare sempre più potenti e, conseguentemente, dell’evoluzione dei sistemi difensivi e d’attacco. ogni nuovo progetto, pertanto, modificava, completava o, molte volte, annullava il precedente. dalle prime proposte di costruzione di batterie armate poste a livello del mare fatte negli anni dopo l’unificazione, si pervenne agli ultimi e definitivi progetti, realizzati sul finire degli anni ’80, di batterie armate con grossi calibri e posizionate a diverse quote sulla costa adatte a contrastare le potentissime artiglierie navali in dotazione alle flotte degli stati europei più temuti: francia, Germania e austria. Questo lavoro, nel quale vengono riportati dati riferiti a documenti inediti, messi a disposizione per la prima
volta dall’Istituto storico e di cultura dell’arma del Genio, ha il pregio di colmare l’enorme lacuna storica, riferita alle motivazioni strategiche e ai lunghi anni di studi circa la costruzione dei forti dello stretto, che ha consentito purtroppo, nel tempo, a molti appassionati, di fornire in merito informazioni inesatte e alquanto imprecise, quasi sempre prive di riferimenti bibliografici e di citazioni delle fonti2.
1. Il Generale Cialdini, Comandante delle truppe di assedio della Cittadella nel 1861
di seguito, vengono presentate, in ordine cronologico, le ricognizioni dei siti, gli studi topografici e strategici e il lungo percorso che condusse, dopo circa un trentennio, alla realizzazione di un sistema di difesa unico nel suo genere, in quanto pensato per proteggere non un nucleo abitato, bensì l’importante braccio di mare dello stretto, via di comunicazione tra il tirreno e lo Jonio, con una rilevanza strategica di controllo del Mediterraneo. 1. I primi studi (dal 1862 al 1872) Già nel 1862, agli albori della nascita del nuovo stato Italiano, una commissione Permanente di difesa era stata nominata con l’incarico di eseguire lo studio del territorio e dei suoi confini. Buona base di partenza furono gli studi topografici pubblicati da luigi e carlo Mezzacapo nel 1859 e nel 1860 3. nelle prime ricognizioni eseguite dai fratelli Mezzacapo e dalle commissioni di studio, vennero censite non solo le antiche roccaforti cinquecentesche e seicentesche, ma soprattutto le più recenti fortificazioni realizzate dagli inglesi e dai francesi sulle coste dello stretto di Messina, nei primi anni dell’ottocento4.
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tra queste figuravano: costa sIcula forte spuria Polveriera del campo Inglese torre Ganzirri Piccola torre Ganzirri Grande torre del faro forte fiumara della Guardia Batteria della Grotta Batteria della Pace forte s. alessio forte scaletta costa calaBra torre cavallo forte altafiumara forte Punta del Pezzo (o Piale)5. Il primo progetto riguardante l’assetto difensivo di Messina e dello stretto, viene messo a punto nel 18696. In esso, veniva presentata la difesa del porto tenendo conto dell’adeguamento delle fortificazioni già esistenti (la cittadella, il Bastione don Blasco, il forte s. salvatore e la Batteria posta davanti alla lanterna) e proponeva la costruzione di tre nuove Batterie: una posizionata sull’altipiano dei cappuccini (odierna area dell’Istituto Ignatianum sulla circonvallazione) e le altre due deno-
minate sanità e Porto salvo. tale progetto, ripreso poi l’anno successivo, venne modificato con l’abolizione della batteria dei cappuccini perché, troppo elevata e distante dal mare, non sarebbe risultata efficace contro le navi nemiche e se ne rimandò la realizzazione nel momento in cui si sarebbero studiate le fortificazioni del fronte di terra. Preso in esame la conformazione dello stretto, per contrastare le possibili operazioni di una flotta nemica navigante in esso, venne proposto di proteggere l’imboccatura del porto mediante la Batteria sanità e di armarla, come la Batteria lanterna e il forte s. salvatore, con artiglierie di grosso calibro capaci di perforare le corazze delle navi. Inoltre, per garantire il possesso della sicilia e proteggere le comunicazioni col continente, era necessario difendere la zona del faro con un “formidabile sistema di batterie posizionate su le due rive dello Stretto”7 e mediante il supporto di una potente batteria presso il villaggio di catona, da costruirsi in modo permanente. a proposito della cittadella, malgrado le richieste di demolizione presentate al Governo da parte del Municipio per ciò che di negativo aveva rappresentato nella storia cittadina, se ne valutava vantaggioso il riutilizzo relativamente al fronte a mare, per la capacità di sostenere il Bastione don Blasco e supportare la Batteria lanterna, grazie alle sue numerose batterie.
3. Carta delle Coste dello Stretto di Messina con le batterie costruite dal Genio Militare durante la Campagna di Garibaldi del 1860, ISCAG, Roma
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3.
Vennero, a tal proposito, proposti una serie di interventi di adeguamento dei parapetti, dei salienti, delle cannoniere e la costruzione di traverse. a causa invece dei molteplici difetti strutturali legati all’altezza dei parapetti del fronte a terra della fortezza, alla presenza di numerose riservette esposte ai tiri delle artiglierie e alla presenza di polveriere situate all’interno delle grandi torri di s. diego, s. francesco e norinberga, si proponeva di destinarne i locali ad alloggiamento di truppe. a seguito delle istruzioni deliberate dal comitato del Genio in merito ad un rapporto presentato dal colonnello Garneri il 27 gennaio 1871, il Ministro della Guerra, con il dispaccio del 20 marzo dello stesso anno, diede ordine alla direzione del Genio di Messina di compiere gli studi per l’allestimento di opere occasionali per la difesa di Messina e dello stretto. nel luglio del 1871 il luogotenente Generale franzini, comandante la divisione di Messina, accompagnato dal capitano livoni del Genio, ebbe l’ordine8, di recarsi sui luoghi indicati dal comitato, ove edificare le fortificazioni dello stretto. da Milazzo, chiave di accesso a Messina da ponente, salì a Gesso e a torre s. rizzo per esaminare i passi che avrebbe dovuto necessariamente forzare il nemico per accedere a Messina. le spiegazioni dategli dal capitano livoni, lo persuasero dell’opportunità di costruire fortificazioni progettate per sostenere un attacco da ponente. Verso la strada di catania, dall’esame topografico del terreno, osservò che sarebbe stata preferibile la posizione del contrafforte di contesse (Monte Giulitta) a quella del contrafforte di Gazzi (Mangialupi) proposta precedentemente dal comitato del Genio per realizzare un’opera di difesa9. Per antennammare, ritenne che poca truppa (500 uomini) sarebbe stata sufficiente ad ostacolare il passaggio tentato dal nemico dalla parte di saponara. Per la difficoltà di accesso a questa cima e per la sua altezza (1.200 metri s.l.m.), suggeriva di evitare la costruzione di un’opera permanente, come proposto invece dal comitato del Genio, e di sostituirla con un ricovero per truppa. esprimeva quindi parere favorevole per la progettazione delle opere da contesse a faro, con particolare riferimento al forte spuria, sui resti dell’antico forte inglese. Infine, proponeva di occupare la posizione dei cappuccini senza costruire opere permanenti, in quanto troppo addossata alle abitazioni, parecchio distante dal mare e con un settore di tiro troppo ristretto verso terra. le fortificazioni così progettate, insieme ad un corpo di truppa non inferiore a 12, 13 mila uomini, avrebbero potuto ben difendere Messina. relativamente alla costa calabra fra scilla e reggio, faceva inoltre notare che sulle rocce, ove sorgeva il forte di scilla, non era possibile trovare una posizione adeguata per posizionare una batteria più bassa del forte stesso. Proponeva quindi di rivolgere verso il mare la batteria che guardava verso le alture e cambiare la posizione di
2. Il Generale Carlo Mezzacapo.
quattro cannoniere casamattate, al fine di impedire a navi nemiche di avanzare da nord10. a queste proposte, su sollecita richiesta da parte del Ministro della Guerra al Presidente del comitato del Genio Militare, fece seguito un rapporto speciale inviato da napoli dal colonnello Garneri, membro del comitato del Genio, datato 21 agosto 1871, in cui si riportavano le seguenti osservazioni11: a proposito della scelta più opportuna tra il contrafforte di Gazzi e di contesse, si proponeva al comitato la convenienza che la direzione del Genio presentasse in modo comparativo al Ministero, lo studio delle due posizioni, discutendone i vantaggi al fine di dare assetto alla difesa verso catania; a tal proposito, veniva fatto notare che, sulla scelta della posizione di contesse si erano già trovati d’accordo localmente il comandante territoriale del Genio, Maggior Generale Bruzzo, quello d’artiglieria, Maggior Generale Monelli e il tenente Generale franzini, comandante della divisione Militare di Messina. relativamente all’occupazione della cima del Monte antennamare, poiché era stato prospettato lo studio di un’opera che assicurasse il possesso di quelle alture, veniva fatta la proposta di realizzare un corpo di Guardia fortificato che consentisse ai difensori “di vivere su quelle vette mantenendo il contatto con la Piazza”. Per la posizione dei cappuccini, alla stessa stregua dei siti di forte castellaccio e Gonzaga, si concordava con l’osservazione del comandante della divisione di Messina che proponeva di occupare quella posizione con la sola finalità che non cadesse in mano al nemico. Infine, si invitava a tralasciare la costruzione della batteria bassa, precedentemente suggerita, alla base del forte di scilla, a causa di condizioni ambientali poco favorevoli. con deliberazione n° 3321, nella seduta del 30 agosto 187112, il comitato del Genio presieduto dal Generale cerreti e costituito dagli ufficiali, castelli, Garneri e Pozzo, emanò le direttive per la compilazione di un progetto di fortificazione a difesa dello stretto di Messina nelle quali venne espresso parere favorevole alle osservazioni fatte nel rapporto speciale.
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due giorni dopo, il 1° settembre 1871, il Ministro della Guerra diede ordine alla direzione del Genio di Messina di porre mano alla compilazione di un progetto di massima per sistemare in modo permanente la piazza di Messina in base al Piano ridotto di difesa proposto dalla commissione Permanente per la difesa dello stato e comprendente una parte delle proposte costituenti il Piano Generale di difesa dell’Italia presentato dalla stessa commissione. nel Piano ridotto la commissione assegnava per le opere la somma di £. 7.000.000, mentre nel Piano completo ne assegnava £. 10.000.000. Per le posizioni da occupare e per la natura delle opere da progettare, la direzione avrebbe dovuto tener conto non solo delle indicazioni della commissione di difesa, ma anche delle istruzioni particolareggiate che il comitato del Genio aveva deliberato nella seduta del 27 gennaio 1871. ricevuto quest’ordine, la direzione si mise al lavoro e, compilata una relazione Generale che riassumeva le proprie proposte sul sistema difensivo (alquanto difforme in alcune parti dalle indicazioni del piano della commissione di difesa) ed allestito uno dei progetti delle opere permanenti (la Batteria s. ranieri più avanti descritta), spedì tali studi, unitamente a quelli relativi alle opere occasionali, eseguiti nel marzo del 1871, al comando territoriale del Genio di napoli con lettera del 22 febbraio 1872, per avere ulteriori istruzioni relative al proseguimento degli studi. Il comandante territoriale del Genio, nel trasmettere tutti i detti studi al comitato, manifestò due osservazioni generali: a. circa le opere di fortificazione permanente fece notare che, nel caso si fosse deciso di fare grande uso di corazze e torre metalliche, sarebbe stato necessario chiedere al Paese somme così colossali difficilmente ottenibili e propose, per coprire i pezzi sulle batterie, di limitarsi all’uso (salvo per qualche caso speciale) della terra e della sabbia b. circa le opere occasionali, rinnovò l’osservazione che nel termine di due mesi non sarebbe stato possibile creare e armare opere di reale valore, soprattutto se, come a Messina, si sarebbero dovute impiegare artiglierie di grosso calibro. suggerì inoltre, al fine di scongiurare disastrose conseguenze in caso di una guerra, non essendo prevedibile quando Messina e lo stretto potevano essere difesi in modo permanente, di prevedere nell’immediato alla loro difesa con opere occasionali. ultimati i lavori, il 5 giugno 1872, il colonnello Garneri, trasmise al comitato del Genio i progetti di fortificazione permanente e occasionale di Messina e dello stretto che si elencano di seguito.
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porto la difesa dello stretto Progetti di Opere occasionali Per quanto concerne le opere occasionali, venne proposto al comitato di comandare una locale ispezione delle posizioni, per raccogliere osservazioni più particolareggiate rispetto ai rilievi topografici e ai progetti allestiti dalla direzione del Genio di Messina. sulla base di tali osservazioni, sarebbe stato possibile così, deliberare definitivamente intorno ai progetti delle opere di difesa secondo gli ordini che il Ministero avrebbe dato, visto che sembrava ormai assodata la volontà di questi a far intraprendere anche la sistemazione permanente della Piazza di Messina, almeno secondo il piano ridotto. I progetti parziali di opere occasionali proposti, erano dodici per la difesa della costa siciliana e delle alture intorno a Messina e due riferite alla costa calabra. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12.
Progetto di un’opera sul Monte spuria e sistemazione del forte esistente Progetto di un’opera a torre del faro “ a Ganzirri “ a Punta delle Grotte “ a Porto salvo e sanità “ sul Piano di san ranieri “ sull’altura di contesse “ sul Monte antennamare “ sul Puntale ferraro ” sul colle s. rizzo “ sul colle telegrafo “ al campo Inglese
Gli altri due che riflettevano la difesa sulla costa calabra erano: 13. Progetto di un opera al capo d’orsa (torre catona) 14. Progetto di un opera sulla Punta del Pezzo le dodici opere della costa messinese e delle alture, prevedevano un armamento di 199 bocche da fuoco, 2.700 uomini di presidio ed un costo di £. 3.295.660. a questo si aggiungeva, sulla costa calabrese, l’armamento della Batteria sulla Punta del Pezzo con 18 bocche da fuoco, con 180 uomini e con la spesa di £. 230.000 e della Batteria al capo d’orsa armata di 20 pezzi, con 200 uomini di presidio e un preventivo di spesa di £. 260.000. In seguito si sarebbero stilati i progetti dell’opera della posizione di torre cavallo. si trattava dunque di una spesa eventuale di quattro milioni di lire circa, che avrebbe però assicurato il possesso di Messina come ridotto della difesa dell’Isola.
1.1. Esame particolareggiato della Relazione Generale della Direzione13
Difesa dal mare e da terra di Messina e del suo porto
la relazione Generale, dopo la presentazione delle opere occasionali proposte, si divideva in due distinti capitoli: la difesa dal mare e da terra di Messina e del suo
Per la difesa del fronte a mare della Piazza di Messina e del suo porto, riprendendo gli studi del 1869/70, la relazione esaminava lo stato delle opere esistenti a partire dall’opera don Blasco fino al forte s. salvatore ed
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accennava i necessari adeguamenti fra le quali, quella più importante, indicata nel piano completo della commissione Permanente di difesa, di trasformare i fronti a mare della cittadella in una grande Batteria da costa. la direzione accennava quindi e presentava a parte il progetto, secondo due sistemi, di una nuova Batteria da costa da erigersi sulla lingua di terra che circonda il Porto fra la lanterna e il forte s. salvatore a cui la direzione dava quindi il nome di Batteria s. ranieri. uno dei progetti prevedeva la Batteria scoperta con le artiglierie a barbetta e l’altro a casamatta con scudi di ferro alle cannoniere. la Batteria a barbetta si sarebbe armata con 19 bocche da fuoco e sarebbe costata £. 850.000; la Batteria casamattata sarebbe stata armata con 24 bocche da fuoco con un costo di £. 1.800.000. la direzione esprimeva, a tal proposito, l’avviso che, sebbene la batteria scoperta risultasse in ogni caso di costo inferiore, tuttavia nel sito in oggetto, a 10 o 12 metri s.l.m., essa non sarebbe stata adeguata agli scopi e che, conseguentemente, sarebbe stata da preferire la batteria casamattata14. In ultimo, proponeva la costruzione della Batteria di Porto salvo che, insieme al forte s. salvatore e alla Batteria s. ranieri, avrebbe provveduto a battere con i suoi tiri, le acque nell’accesso all’imboccatura del porto. Per la difesa dalla parte di terra si accennava allo studio dei seguenti progetti: a corpo di guardia fortificato sul Monte antennamare con un presidio di 400 uomini capace di soddisfare gli scopi di osservazione. b difesa del passo da Milazzo al colle s. rizzo. affinché risultassero efficacemente sbarrati tutti gli accessi dalle pendici verso il tirreno fino al colle s. rizzo, si dimostrava l’opportunità dell’occupazione di tre punti detti Puntale ferraro, Poggio s. rizzo e colle del telegrafo. un trinceramento per mettere in collegamento il Puntale ferraro e il colle s. rizzo avrebbe attraversato il passo della strada, che avrebbe intersecato in quel punto la sua direttrice. c altipiano chiamato campo Inglese. di questa postazione non era stata fatta più menzione negli specchi della commissione di difesa, ma erano però rilevanti le considerazioni per le quali la direzione dimostrava la convenienza di realizzare in quel sito almeno un’opera occasionale. In funzione quindi dei risultati delle ricognizioni speciali registrate nella relazione Generale, si concordava nel non considerare più la realizzazione di un’opera a Portella dell’arena. d Posizione di contesse. Per le considerazioni emerse dagli studi topografici e strategici, si ammetteva pienamente questa scelta, in alternativa al contrafforte di Gazzi. e opere di 2a linea. la commissione di difesa, nello specchio del piano ridotto, indicava doversi studiare uno, o al più due forti, sui punti più culminanti a ponente della città di Messina in luogo dei forti castellaccio e Gonzaga i quali, per la loro natura non più rispondenti ai moderni sistemi difensivi, non potevano che essere destinati a magazzini da guerra.
3. a tale scopo, erano state scelte le tre posizioni di tremonti, Puntale correale (o Baraccone) e Poggio di s. anna. si proponeva in particolare, di erigere un’opera permanente a Puntale correale e di occupare le altre posizioni eventualmente con opere occasionali f circa l’opportunità di tenere la posizione del poggio dei cappuccini, si ribadiva l’idea di occuparla con un’opera occasionale. si evidenziava inoltre la proposta di realizzare sul poggio agkiastri, sito tra la fiumara di s. leo e quella di s. francesco di Paola, un’opera permanente con lo scopo di tenere sotto controllo la strada litorale del faro e il mare. Difesa dello Stretto nel capitolo 2° della relazione Generale, la direzione prese in esame la difesa dello stretto. sebbene questa parte degli studi non fosse stata espressamente richiesta dal Ministero, risultò utile prendere atto delle proposte e delle considerazioni fatte dalla direzione del Genio, in quanto offrivano indirettamente l’occasione per decidere intorno ai progetti delle opere occasionali. d’altro canto, la non esplicita richiesta del Ministero non lasciava presupporre, in effetti, che si sarebbe rinunciato in un secondo momento alla compilazione di detti progetti, dato che la commissione di difesa dello stato, nello specchio del piano complessivo, teneva conto già di tutte le opere di difesa dello stretto. la proposta di opere per la difesa dello stretto era così strutturata: costa sIcula sulla posizione del Monte Spuria, ove esistevano i resti di un forte inglese, si proponeva la ricostruzione di quest’ultimo e la realizzazione di una Batteria che avesse azione nelle acque del tirreno. Il complesso di queste due opere avrebbe consentito una potente ed efficace protezione a sostegno della grande Batteria del faro. Batteria del Faro. In questa posizione si proponeva la costruzione di una Batteria con casematte corazzate e con torri girevoli sul tipo delle potenti Batterie dei porti militari inglesi. era quindi necessario richiedere alla direzione del Genio la compilazione di un progetto che rispondesse a quei requisiti. Opera di Ganzirri. tale posizione era da indicarsi come importantissima e necessaria. Opera della Punta delle Grotte. Questa opera era opportunamente pensata per colmare le lacune delle opere del faro e del porto. costa
calaBra
nel Castello di Scilla senza ricorrere ad altri lavori, si sarebbe armata con 12 bocche da fuoco l’esistente Batteria alta (mt 64 s.l.m.), essendo impossibile, per le condizioni del sito, realizzare la Batteria bassa prevista nelle primitive proposte. Torre Cavallo. Il modo di occupazione proposto, che sarebbe consistito nel costituire una potente Batteria di 14 pezzi presso la torre e nell’erigere sulla spiaggia,
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ai piedi del poggio sotto altafiumara, una Batteria di 12 pezzi, rispondeva alle esigenze locali di difesa, sebbene, a causa della natura rocciosa del terreno, non ci si potesse attenere con esattezza alle indicazioni che avrebbero voluto invece una Batteria sulla strada litorale.
un estenuante tiro alla fune tra le proposte del Ministero della Guerra ed il Parlamento, con continue riduzioni del numero delle opere e variazioni tecniche. tra il 1871 ed il 1880 furono stanziati «soltanto» 66,6 milioni di lire, dei 306 preventivati per le opere e poco più di 31 milioni per le artiglierie.
Opera alla Punta del Pezzo. Per questa località si propose una Batteria, con molti pezzi d’artiglieria, di tipo occasionale.
con l’impiego di queste somme, il Ministero provvide a fortificare sino al 1879, nell’ordine, un importante arsenale della Marina, i valichi della frontiera nord-occidentale e poi la capitale. nell’80 decise di provvedere anche alla frontiera nordorientale e, in piccola misura, alla difesa delle coste.
Capo d’Orsa o Torre Catona. fu fatta la proposta di realizzare l’opera in due parti e cioè una Batteria sulla Punta catona per battere le acque verso Messina e fiancheggiare da una parte le coste verso reggio e quelle verso Villa s.Giovanni dall’altra; e una Batteria separata, opportunamente collocata, per battere la strada di reggio. Piazza di Reggio. Per difendere tale piazza, si propose di erigere due Batterie a difesa del porto-bacino di reggio. tale proposta coincideva con le istruzioni del comitato che, in attesa della realizzazione prevista dalla commissione difesa dello scalo tra la punta di catona e quella del Pezzo, esprimeva la necessità di garantire il possesso dello scalo di reggio contro eventuali sbarchi nemici che avrebbero potuto minacciare di rovescio tutte le Batterie della costa calabrese. nello specchio riepilogativo della realizzazione Generale, risultavano complessivamente per l’armamento e il presidio delle opere per la difesa di Messina e dello stretto, 480 bocche da fuoco di vario calibro e 5.755 uomini di presidio oltre ad una divisione attiva per le operazioni verso terra e contro i tentativi di sbarco. dai dati che altri studi di questo genere avevano fornito e specialmente da quelli impiegati per il golfo di la spezia, era possibile ritenere che per ogni bocca da fuoco da posizionare in Batteria scoperta, con tutti gli accessori per uomini e munizioni, si sarebbe dovuta prevedere una spesa compresa tra 40 a 50 mila lire. Il totale per le 480 bocche da fuoco sarebbe stato almeno di 20 milioni di lire e, nel caso di bocche da fuoco corazzate, il costo di ciascun pezzo sarebbe passato da quaranta a cento mila lire cadauna. a causa dell’onerosa spesa prevista per gli armamenti e per la realizzazione delle opere, la relazione Generale recava nelle considerazioni finali, la proposta dell’istituzione di una nuova commissione mista costituita da ufficiali d’artiglieria, del Genio e della r. Marina che, incaricata dal Ministro della Guerra, si occupasse di compilare un “progetto” fondato sui reali mezzi che il Ministero avrebbe inteso mettere a disposizione per la difesa di Messina, del suo porto e dello stretto. era pertanto necessario stabilire un criterio di priorità nella realizzazione delle varie opere proposte, con l’obiettivo di garantire il più utile assetto alla difesa della città. 2. Gli studi degli anni ‘80 l’alto costo dei lavori presentato dalle varie commissioni incaricate di redigere i progetti delle opere sparse su tutto il territorio nazionale, aveva sino ad allora comportato
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Poiché i fondi stanziati nel giugno dell’80 si sarebbero esauriti nell’84, era necessario entro quell’anno, stilare un nuovo piano di difesa che avrebbe dovuto sostituire quello del ‘71. Per ottemperare a tale mandato, il comitato di stato Maggiore, convocato dall’allora Ministro della Guerra, generale Milon, ricevette l’incarico di elaborare un piano di difesa che avrebbe dovuto indicare le località e le opere su cui basare la difesa permanente del Paese. costituitosi in commissione per lo studio della difesa dello stato, il comitato si avvalse delle conclusioni degli studi per la difesa compilati nel 1871, delle considerazioni e proposte contenute nelle relazioni delle commissioni parlamentari che avevano esaminato i numerosi progetti di legge preparati dal Ministero e delle fortificazioni che erano state nel frattempo costruite15. la commissione iniziò i lavori nell’ottobre del 1880 e li concluse nel maggio del 1883, dopo 111 sedute durante le quali furono presi in considerazione cinque teatri di guerra, in relazione a due ipotesi di conflitto, contro l’austria-ungheria e contro la francia. la presidenza della commissione fu affidata per cinque sessioni a luigi Mezzacapo e per due a Giuseppe salvatore Pianell, i più anziani fra i tenenti generali chiamati a farne parte, entrambi fra le personalità che, per la presenza pressoché costante e l’attiva partecipazione alla discussione, contribuirono maggiormente alla elaborazione del piano. Il primo, già Ministro della Guerra dal 1876 al 1877, senatore, comandava in quegli anni il VII corpo d’armata; il secondo, già Ministro della Guerra del regno delle due sicilie nel 1860, senatore, comandava il III corpo; oltre a costoro vanno ricordati: cesare ricotti, già Ministro dal 1870 al 1876, deputato, comandante il IV corpo; Giovan Battista Bruzzo, già Ministro nel 1878, senatore, comandante il V corpo; ettore Bertolè Viale, già Ministro dal 1867 al 1869, deputato, comandante il corpo di stato Maggiore e poi il VI corpo; enrico cosenz, senatore, comandante il I corpo, poi Presidente del comitato di stato Maggiore Generale e, subito dopo, capo di stato Maggiore dell’esercito; carlo Mezzacapo, senatore, comandante il V e poi l’VIII corpo; Giacomo longo, senatore, Presidente del comitato di artiglieria e Genio16; il ten. Generale celestino sachero, il ten. Generale Pompeo Bariola, il ten. Generale agostino ricci e gli ammiragli Guglielmo acton e federico Martini. come si nota, costoro univano responsabilità parlamentari a quelle derivanti dai comandi loro affidati; in parti-
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colare, alcuni erano anche stati a capo dell’amministrazione (ricotti e Bertolè Viale sarebbero infatti tornati a guidarla). Pianell, cosenz, i due Mezzaçapo17 e longo18 (un ex-ministro di francesco II e due ex-garibaldini), garantivano poi l’apporto della tradizione militare delle regioni meridionali e sembravano confermare con la loro stessa presenza l’avvenuta saldatura della difesa dell’Italia peninsulare ed insulare con quella continentale in un unico sistema. si trattava insomma di un qualificatissimo gruppo di esperti dell’arte militare facenti anche parte della rappresentanza politica del Paese19. 2.1. La seduta del 12 luglio 1881 e la nomina della Commissione Mista per gli studi della Difesa dello Stretto, della città di Messina e del suo porto. In riferimento a Messina, la commissione affrontò per la prima volta il problema della difesa della città e allo stretto nella seduta del 12 luglio 188120. In essa, il tenente Generale Giacomo longo prese la parola per ricordare che nel Piano ridotto di difesa dello stato, era stata abbandonata la difesa dello stretto rispetto al Piano Generale, nel quale si riconosceva invece l’importanza di sistemare le varie opere allo scopo di: offrire una sicura difesa alla città di Messina e allo stretto, assicurare alle truppe una valida posizione di ritirata e di appoggio per la difesa della sicilia, favorire all’occasione, un ritorno offensivo nell’isola. a causa delle esigue somme disponibili, gli studi che vennero fatti si erano quindi limitati alla difesa del porto mediante alcune batterie che, qualora fossero state costruite, sarebbero rimaste indifese dal lato di terra; inoltre, la proposta del comitato d’artiglieria e Genio di raccogliere nei magazzini di Messina i materiali occorrenti per la costruzione di un campo trincerato occasionale, non era stata accettata. lo stretto risultava in quel momento totalmente indifeso. In seguito al quesito posto dal Ministero della Guerra, la commissione riprese in esame la necessità di difendere lo stretto tornando alle prime proposte della commissione Generale di difesa. In quella seduta, l’ammiraglio Martini rilevava la grande importanza che lo stretto avesse per la flotta come base delle sue operazioni ed evidenziava la necessità di erigere opere fortificate sulle due sponde del canale di Messina che, con il loro fuoco incrociato, avrebbero potuto impedire alla flotta nemica di stazionare nelle sue acque. a conclusione del dibattito che ne seguì in quella seduta, il tenente Generale luigi Mezzacapo, presidente della commissione, mise ai voti la seguente deliberazione: La Commissione crede conveniente che le fortificazioni di Messina debbano soddisfare ai seguenti compiti: 1) la difesa dello Stretto; 2) la difesa del porto e della città, dando alle opere le caratteristiche di doppia testa di ponte, in modo da potervi raccogliere successivamente le truppe prove-
3. nienti dal continente e destinate a riprendere l’offensiva in Sicilia nel caso in cui le forze assegnate alla prima difesa dell’isola, siano state obbligate a ripiegare; 3) un punto di rifornimento per la nostra squadra navale. Queste proposte passarono tutte all’umanità. In seguito a quella votazione, il Ministero della Guerra, col dispaccio del 14 agosto 1881 n° 8530 riservato, emanò particolari disposizioni circa il piano di massima delle opere fortificate e dell’armamento di artiglieria da redigersi per la difesa dello stretto e del porto di Messina. nel frattempo, altri studi venivano pubblicati, relativamente alla difesa marittima delle coste, ad opera di qualificati ufficiali della Marina Militare. alle strategie difensive, sostenuta dai colleghi dell’esercito, orientate principalmente ad un’offensiva continentale, essi contrapponevano la tesi di una necessaria quando indispensabile difesa marittima, centrata sulla flotta e capace di contrastare i possibili sbarchi nemici sulle estese coste del territorio nazionale. In particolare, relativamente alla difesa del Bacino del tirreno e dello Jonio, il tenente di vascello domenico Bonamico, nel 1881 individuava in Messina, centro strategico di primaria importanza, la miglior base d’operazione del Mediterraneo. la posizione geografica della città era tale che in un raggio di 180 miglia era possibile comprendere: tutta l’isola tutta la costa meridionale dell’Italia fino a capo colonna, imboccatura del golfo di taranto tutta la costa occidentale fino a napoli l’isola di Malta a 16 miglia all’ora, una flotta difensiva di stanza nel porto di Messina avrebbe potuto in meno di 12 ore trovarsi sul punto minacciato dal nemico21. Ispirandosi alle affermazioni fatte dalla commissione per la difesa dello stato: “La Sicilia deve essere considerata come il prolungamento della Calabria: lo Stretto deve essere considerato come un fiume, delle cui sponde dobbiamo sempre considerarci in possesso. La difesa della Sicilia deve essere fondata sul principio che lo Stretto non deve esistere. Padroni dello Stretto, ci rimane garantita la possessione della Sicilia“ 22, propose i seguenti criteri per approntare la difesa tattica dello stretto: l’artiglieria costiera è il solo fattore veramente efficace, ma le condizioni tattiche che si prestano a dominare l’imboccatura a nord non consentono alla stessa stregua, di sviluppare una buona linea di fuoco che domini quella a sud; Le zone più vitali della piazza possono considerarsi corrispondere alla linea del Faro che misura tre chilometri di larghezza e quella Gallico-Gazzi che ne misura otto circa; Il fondamento della difesa interna allo Stretto è limitato all’impiego di buone batterie elevate con armamento misto di cannoni e obici da 225 mm. capaci di dominare da posizioni sicure, lo specchio d’acqua sot-
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tostante; Faro23
La posizione degli Stagnoni del è vantaggiosa all’ordinamento della difesa mobile, d’onde l’opportunità di aprire con piccola spesa, un canale di comunicazione; Messina è un elemento perturbatore della piazza, ma la difesa dello Stretto deve considerarsi sottratta alla influenza dannosa che potrebbe esercitare la città; Le necessità della difesa nazionale possono imporre il sacrificio della città, alla quale non deve considerarsi vincolata né la difesa mobile, né quella interna del ridotto insulare24; La flottiglia per la difesa permanente del bacino interno e dell’eventuale zona foranea; le batterie elevate per il dominio dello Stretto; alcune batterie potenti alla spiaggia a difesa della linea del Faro; una buona correlazione fra batterie alte e medie a difesa dell’imboccatura meridionale; l’entrata del porto protetta contro ogni tentativo di forzamento; gli Stagnoni apprestati a darsena interna; le alture peloritane rafforzate a ridotto sufficientemente vasto per una difesa ad oltranza con facilità di offensiva, sono le condizioni più generali dell’ordinamento di questa base marittima25. l’anno successivo, col dispaccio del 21 aprile 188226 diretto al ten. Generale Giacomo longo, Presidente del comitato delle armi d’artiglieria e Genio, ordinava inoltre che venisse costituita una commissione mista, composta dai Membri del detto comitato, ten. Generale Garneri e Maggior Generale Virginio Monticelli, unitamente ai comandanti territoriali. d’artiglieria e Genio di napoli, ad ufficiali del corpo di stato Maggiore e della r. Marina, con l’incarico di recarsi in Messina per studiare il Piano Generale di massima per la difesa dello stretto e del porto di Messina e di stilare i progetti di opere fortificate da erigersi su entrambe le coste dello stretto finalizzate alla sua difesa e alla costituzione, nel porto messinese, di una stazione di rifornimento per la flotta. Per le disposizioni ministeriali emanate con successivo dispaccio del 30 maggio 1882 n° 5570, la predetta commissione mista, composta dai già nominati ufficiali generali, dal colonnello aristide Palmeri, comandante territoriale d’artiglieria, dal colonnello cesare Guaraschi comandante territoriale del Genio, dal Maggiore di stato Maggiore francesco Pistoia e dal capitano di corvetta de luca, delegato dal Ministero della Marina, si presentava, secondo gli ordini ricevuti, in napoli al tenente Generale longo dal quale ricevette, in apposita conferenza del 4 giugno, le particolari disposizioni circa le esplorazioni e gli studi locali da effettuarsi nel territorio messinese e sulla costa calabra dello stretto.27 2.2. Gli studi della Commissione Mista trasferitasi quindi in Messina, la commissione avvalendosi dei risultati delle esplorazioni del terreno in provincia di Messina e di reggio calabria, eseguite su ordine dal Ministero dal Maggiore Pistoia e dal capitano Besta, ufficiali di stato Maggiore, procedette anzitutto alla ricognizione locale di tutte le posizioni lungo le due coste dello stretto e prese quindi conoscenza degli studi già
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localmente eseguiti dal capitano di corvetta cav. de luca, membro della commissione, e dei quali questi aveva inviato rapporto al Ministero della Marina. dall’esame complessivo di tali studi, la commissione potè rendersi esattamente conto delle condizioni idrografico-militari del luogo e dei mezzi marittimi che potevano concorrere alla difesa dello stretto e del porto di Messina. lo stesso ufficiale della r. Marina aveva presentato alla commissione l’elenco delle costruzioni richieste per la difesa marittima locale, secondo gli intendimenti manifestati dal Ministero della Guerra col dispaccio del 29 agosto 1881 n° 8661 ris, (ad integrazione del sopraccitato dispaccio del 26 agosto 1881 n° 8530 ris.), e la proposta di costituire nel porto una stazione di rifornimento della r. flotta, secondo le istruzioni avute dal citato dicastero col dispaccio del 14 giugno n° 1258/27634 (direzione generale artiglieria e torpedini, div. 6a)28. raccolti gli elementi necessari, la commissione si accinse quindi alla compilazione del Piano Generale di massima per la difesa dello stretto e del porto di Messina che, a suo giudizio, concretizzava nel miglior modo le disposizioni e gli armamenti, secondo le indicazioni ricevute dal ten. Generale longo, e presentò a questi i risultati, di seguito riportati, con una lettera spedita da Messina il 27 giugno 188229. I. difesa dello stretto l’ordinamento della difesa dello stretto con le batterie da costa proposte, non potendo bastare ad impedire in modo assoluto al nemico di forzare il passaggio dello stretto, ma a renderglielo più o meno pericoloso, aveva come obiettivo principale quello di rendere impossibile, non il rapido passaggio di una nave nemica, ma la sua permanenza nelle acque tra le due sponde, in una posizione tale da impedire le comunicazioni o intraprendere altre azioni di attacco a tale scopo, venne studiato a sostegno, con la disposizione di artiglierie a tiri di lancio ed in arcata, il possibile intervento della r. Marina con una flottiglia di torpediniere. a causa della profondità del mare e della variabilità e violenza delle correnti, venne scartata l’ipotesi di sbarramento galleggiante o di una chiusura subacquea dello stretto. si riportano di seguito le opere proposte per la difesa: Opere a fior d’acqua a difesa dello Stretto sulla
costa sIcIlIana:
una torre corazzata, armata di due cannoni Krupp da cm. 40 di 35 calibri, collocata presso la foce della fiumara di s. agata; sulla
costa calaBrese:
una torre come la precedente collocata sulla Punta del Pezzo, a sud-ovest della esistente vecchia batteria ed una batteria corazzata di 8 cannoni da cm. 30,5 arc nella posizione in capo alla marina di Porticello presso la foce del torrente di s. trada, dove la rupe su cui sorgeva la batteria detta di alta fiumara avrebbe
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3.
6. Carta dell'Ordinamento della difesa marittima d'Italia proposto dal Capitano di Vascello Domenico Bonamico, 1881. Da: D. Bonamico, la difesa marittima dell'Italia, Roma, 1881
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coperto il fianco destro della Batteria verso scilla. una seconda torre corazzata che si fosse collocata in capo alla lago lungo sulla costa siciliana, non si ritenne che potesse trovarsi in una posizione abbastanza sicura contro tiri di rovescio dal mare tirreno, essendo molto depressa la collina del faro posta a ridosso (da 100 a 150 m); mentre il breve ancoraggio, esistente presso il faro, si riteneva abbastanza battuto dai tiri curvi della Batteria elevata del Poggio Polveriera e di quelli della costa calabrese. Batterie elevate concorrenti alla difesa dello Stretto sulla
costa dI
sIcIlIa
costa
sIcIlIana
Batterie a fior d’acqua torre corazzata Gruson con 2 cannoni da 40 cm. arc presso la torre della lanterna sul braccio di s. ranieri, rimuovendo la vecchia batteria casamattata ivi esistente. torre corazzata, come sopra, sulla spiaggia davanti le Moselle presso la foce del torrente zaèra. Batteria corazzata di 4 cannoni da cm. 30,5 arc presso il lanternino. Batteria corazzata di 6 cannoni da cm. 30,5 arc sul lembo della piazza d’armi ai piedi della cittadella.
Batteria anch’essa armata di obici da 28 cm (in numero di 15) sulle pendici del Monte cicci segnata Menaja sulla carta (400 m)
Batteria corazzata di 4 cannoni da cm. 30,5 arc sulla spiaggia di Porto salvo, con l’obiettivo principale di colpire con tiri perforanti le navi nemiche che avessero tentato di forzare l’entrata del porto.
sulla
costa dI
calaBrIa
Batteria di 6 obici da cm. 28 sul ripiano detto di capo rafi, sovrastante torre cavallo (320 m); Batteria sul margine occidentale del Piano di Matiniti (311 m), da armarsi con 24 obici da cm. 28 con due distinte direttrici, oltre a 2 cannoni da cm. 24 Grc rivolti verso la spiaggia di catona e Gallico. le ora accennate batterie elevate a tiri di sfondo, avevano il principale obiettivo di impedire che le navi nemiche potessero avvalersi degli ancoraggi esistenti dal Paradiso a s. agata, davanti al Villaggio di Pace sulla costa siciliana, e davanti a Villa s. Giovanni lungo la costa calabrese. Giova ricordare che a proteggere gli ancoraggi avrebbe contribuito l’azione della flottiglia di torpediniere che si sarebbe fatta stazionare nel porto di Messina, con parziali appostamenti nel lago lungo dove si sarebbero eseguiti i lavori necessari per un canale di comunicazione col mare, con banchine per gli approdi della linea di trasporto dal continente all’Isola. Per tenere sgombri codesti ancoraggi, non si poteva fare affidamento sulle torpedini fisse, a causa delle correnti, e bisognava pertanto provvedere con i tiri curvi di giorno e con le torpediniere di notte. l’ancoraggio sotto il Paradiso, sarebbe stato battuto dalla batteria di 6 obici da cm.28 proposta sul poggio di s. Jachiddu dal quale scendeva la fiumara dell’annunziata, che avrebbe collegato l’azione delle sopraccennate difese dello stretto a quelle del porto di Messina. difesa del porto di Messina
stabilita nel porto di Messina una stazione di rifornimento della r. flotta, era necessario provvedere alla sua difesa e alla protezione delle nostre navi ormeggiate nel porto. la difesa di questo venne proposto di realizzarla nel
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sulla
Batteria di 4 obici da cm 28 sul Monte della Grotta (280 m);
Batteria di 6 cannoni da cm. 24 Grc (30) dell’opera proposta sul Poggio Polveriera (423 m), avente più specifica azione sulla spiaggia nei dintorni della Punta del faro ed estendente i suoi tiri anche sugli ancoraggi di Porticello e Villa s. Giovanni.
II.
seguente modo:
alle descritte batterie bisognava aggiungere una Batteria lanciasiluri subacquea di 6 tubi da costituirsi alla punta del forte s. salvatore, dove i siluri potevano venire lanciati da vicino (considerata la bocca del porto larga m. 350) e riuscire facilmente allo scopo, dato che la corrente marina entrava ed usciva in tutta la lunghezza, almeno fino ad una certa profondità, come attestato nel rapporto del capitano di corvetta cav. de luca. Batterie elevate Batteria da 6 obici da cm. 24 sul Poggio correale o del Baraccone (330m) Batteria da 4 obici da cm. 28 sul Monte Petrazza (248m) Batteria da 6 obici da cm. 24 sul Monte Mangialupi (240m) Batteria da 4 obici da cm. 24 sul Monte Giulitta (167m) Batteria da 10 obici da cm. 28 sul Monte Gallo (338m) le opere di Monte Petrazza e Monte Gallo, come pure le due interposte opere nelle posizioni di Mangialupi e Giulitta, si proponeva di armarle nei fianchi con artiglierie di medio calibro per contrastare le imbarcazioni nemiche che avessero tentato di sbarcare uomini sulla spiaggia, mentre i tiri di sfondo degli obici da costa, previsti nei fronti verso mare di tutte le citate opere a sud di Messina, avrebbero impedito alle navi nemiche di stazionare negli ancoraggi. sulla
costa
calaBrese
Batterie basse a tiri perforanti torre corazzata Gruson con 2 cannoni da cm. 40 arc davanti a Marinella di catona, di fronte alla Batteria lanterna di Messina. Batteria corazzata di 8 cannoni da cm. 30,5 arc verso la foce della fiumara di catona, per costituire in quella punta che s’affaccia alla Marina di Pentimele e di reggio, un punto di solida resistenza tale da conserva-
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3.
re intatto ed efficace, il più a lungo possibile, il concorso delle difese della costa calabrese con quelle posizionate intorno al porto di Messina. Batterie elevate a tiro curvo Batteria di 10 obici da cm. 28 sul piano di arghillà (135 m) armata inoltre di 4 cannoni da cm. 24 destinati a battere le navi a distanza la marina di Pentimele, il nuovo porto e l’ancoraggio di reggio. III.
opere di appoggio
al fine di proteggere da un colpo di mano le importanti opere poste sulla costa delle due sponde del Canale di Messina, veniva studiato dalla parte della sponda siciliana, l’opportunità di sbarrare le comunicazioni, attraverso la cresta dei Peloritani, esposte ad operazioni del nemico dalla pianura di Milazzo,. a tale scopo, la commissione evidenziò, con le locali esplorazioni del terreno, che le posizioni più opportune nei riguardi di veduta e di dominio erano le seguenti: Antennamare che, occupata dal nemico, avrebbe reso intenibile l’opera di Monte Gallo e l’invasore padrone delle vie di comunicazione che, da quella parte, scendevano sopra le posizioni a sud di Messina sulle quali ci sarebbero state le batterie a difesa della costa. Passo di Croce Cumia, dove la strada che saliva da saponara attraversava la cresta dei monti per scendere nel vallone di Bordonaro. Puntale Ferraro, posizione che dominava interamente la strada provinciale Milazzo-Messina da Gesso al Passo di s. rizzo. Monte del Telegrafo, dove si appoggiava l’azione del Puntale ferraro contro la strada di Gesso e quella di salice. fra queste opere poteva essere annoverata quella sul Poggio Polveriera, che già fu accennata come difesa verso lo stretto, che costituiva un saldo punto di resistenza dalla parte di terra nel caso in cui, nel campo trincerato di castanea e delle Masse (di cui si trattava in un rapporto allegato a parte), non vi fossero state truppe sufficienti ad impedire un attacco da quella parte del fronte di terra. a queste opere di appoggio di carattere permanente, si proponeva inoltre un fortino sul Monte dei Centri, davanti a salice, con lo scopo di dare salda protezione al fronte di difesa di tutta la regione designata per il Campo Trincerato dei Peloritani, con azione diretta verso divieto e Baùso dove la strada litoranea si piegava per risalire il contrafforte di Gesso; ma la commissione ritenne si dovesse considerare quest’opera legata più all’ordinamento del fronte di terra che non alla difesa del porto e della città di Messina. Per le difese costiere in calabria la configurazione del terreno indicava come sufficiente l’appoggio fornito dalle seguenti opere: Il fortino sul Poggio di Spartà (494 m), che dominava interamente le Batterie di caporafi e Matiniti l’opera Puntone dell’Arena, posta sul lembo del piano
avente questo nome, da cui era possibile rimanere padroni del passo del piano di Melìa fino alle sottostanti alture. Per dare sostegno alle batterie basse, si evidenziava la necessità di tenere le truppe di stanza a campo calabro, luogo alquanto opportuno perché sufficientemente sottratto dalle offese dal mare e, allo stesso tempo, a portata della costa. di tali truppe, una parte si sarebbe dovuta destinarla sull’altipiano di arghillà, che si stendeva fra la fiumara di catona e quella di Gallico, e un’altra a presidio dell’opera che, sopra a quel piano, era proposta per battere la spiaggia e sostenere le batterie corazzate sulla punta di Marinella di catona. IV.
armamento, Munizionamento e Presidio
l’armamento delle proposte opere si riassumeva nel qui unito quadro: cannoni da cm. 40 arc n° 10 cannoni da cm. 30,5 arc
n° 30
cannoni da cm. 24 Grc
n° 12
cannoni da cm. 19 Grc
n° 14
cannoni da cm. 12 Grc
n° 36
cannoni di piccolo calibro
n° 51
obici da cm. 28 Grc ret.
n° 93
obici da cm. 24 Grc ret.
n° 12
obici da cm. 15 Grc ret
n° 4
obici da cm. 15 Gl ret
n° 2
mortai da cm. 15 ret.
n° 22 totale
n° 286
Il munizionamento di queste bocche da fuoco doveva essere quello fissato dallo specchio approvato col dispaccio ministeriale del 26 aprile 1882 n° 6258 ris. Per il II ed il IV gruppo di opere di fortificazione veniva determinato, col dispaccio del 26 maggio 1882 n° 7721 ris. che, tanto i fronti di terra e di mare di Messina, come quelli delle opere di difesa dello stretto, erano da considerarsi di prima importanza. V. strade militari da costruirsi - linee telegrafiche e semafori fissata la posizione delle singole opere di difesa, la commissione procedette all’esame dello stato delle vie di comunicazione e propose la costruzione delle seguenti nuove strade militari: In sIcIlIa strada al forte Polveriera, cioè tronco fra la strada di castanea e quella di s. Giovanni. Km. 4,00 strada alla Batteria Monte della Grotta a curcurace di sopra. Km. 2,50 strada alla Batteria Menaja da Portella arena. Km. 2,00
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strada alla Batteria s. Jachiddu. Km. 1,50 strada alla Batteria correale (Baraccone) - ramo dalla provinciale di Milazzo. Km. Km. 0,50
dovute informazioni fornite dalla direzione terr. del Genio Militare, determinò che si potesse convenientemente provvedere nel seguente modo:
strada alla Batteria Monte Pietrazza da casalotto. Km. 3,50
Stazione di Rifornimento.
strada alla Batteria Monte Mangialupi dal santo. Km. 3,50
Per il carbone nella quantità di 12.000 tonnellate, non occorreva allestire uno speciale deposito, essendo riconosciuti sufficienti quelli che la r. Marina possedeva già nel lazzaretto. Il magazzino per le materie grasse era da allestirsi in testa alle tettoie da costruirsi per le torpediniere.
strada alla Batteria Monte Giulitta da s. lucia. Km. 2,00 strada al fortino di Monte Gallo per s. antonio, zafferia e larderia. Km. 6,00 strada al fortino del telegrafo dalla comunale di castanea. Km. 1,00 strada al fortino del Puntale ferraro dal colle Molimenti. Km. 0,50 strada dal Piano di s. rizzo ad antennamare lungo la cresta dei monti. Km. 14,00 strada al fortino del passo di croce cumia. Km. 0,50 totale in sicilia Km. 41,50 In calaBrIa strada al fortino di Piano arghillà dalla carreggiabile di Villa s. Giuseppe a rosali. Km. 1,00 strada alla Batteria Matiniti dalla carreggiabile campo adorno. Km. 1,00 strada al fortino spartà. Km. 1,50 strada al fortino Puntone (o tampone) dell’arena. Km.1,00 strada alla Batteria caporafi. Km. 6,00 totale in calabria Km. 9,50 totale Km. 51,00 Il costo di tali strade della larghezza di m. 4,00, con pendenze corrispondenti in media al 5% e con gli opportuni scoli delle piovane, si ritenne, per i dati generali forniti dalla direzione del Genio, che potesse presumersi di £. 15.000 a chilometro cosicché la spesa delle nuove strade militari ammontava intorno a £ 765.000. era inoltre necessario che la costruzione delle strade venisse intrapresa senza ritardo perché potessero servire anche ai lavori di costruzione delle opere di fortificazione. Insieme alle strade militari, furono stabilite inoltre, le linee telegrafiche di collegamento delle opere col comando centrale della difesa. Per i casi di interruzione di tali linee venne previsto un sistema di semafori per segnalazioni ottiche diurne e notturne tra le due sponde dello stretto. VI. costruzioni per la stazione di rifornimento della r. flotta e per gli apprestamenti della difesa marittima locale I locali occorrenti al Ministero della Marina per stabilire in Messina una stazione di rifornimento e per gli apprestamenti della difesa marittima locale, furono indicati nella relazione stilata dall’ufficiale delegato a rappresentare quel Ministero nella commissione la quale, prese le
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la Polveriera della capacità di 100 tonnellate di polvere per cariche fatte, che non occorreva fosse costruita a prova, ritenendo sufficiente che fosse defilata dal mare ed avesse convenienti comunicazioni col porto, si proponeva venisse collocata nella Valletta detta di “cataratti” (affluente alla fiumara di “cammari”) dove si sarebbe trovata coperta, dalla vista del mare, dal monte su cui si ergeva il forte Gonzaga e ove era anche possibile realizzare un binario per collegarla alla ferrovia del tirreno che, percorrendo quella valletta, dopo aver attraversato in galleria la catena dei monti Peloritani, sarebbe giunta alla stazione di Messina e al porto. al Magazzino per deposito di 200 tonnellate di proietti carichi, si poteva provvedere con i locali alla prova della cittadella, che sarebbero stati ceduti dal Ministero della Guerra in cambio di nuove costruzioni per i servizi militari che sarebbero andati spostati. Il deposito di circa 5.000 proietti vuoti sarebbe stato allestito mediante due tettoie addossate su due lati paralleli della cinta che contornava il piazzale davanti alle tettoie delle torpediniere. Il Magazzino per i siluri (complessivamente in numero di 120), dovendo essere tenuto vicino all’officina delle torpediniere e direttamente alle sponde del mare, doveva essere allestito accanto alla detta officina da costruirsi sulla banchina, tra i due scali a rotaie, destinati a ritrarre le torpediniere sotto le rispettive tettoie. Il deposito di fulmicotone umido per le teste dei siluri doveva invece essere ubicato nella polveriera del forte s. salvatore, con la preparazione dei necessari scaffali, e quello del fulmicotone asciutto per gli inneschi, in altro locale dello stesso forte. Difesa Marittima locale31 la Batteria lanciasiluri con 6 tubi, che era stata precedentemente indicata tra le difese del porto, si proponeva che venisse costruita ai piedi della Batteria campana, ossia alla punta del forte s. salvatore. Presso i fossi della cittadella dovevano essere erette, con i rispettivi due scali a rotaie, sulla sponda del mare in fondo al porto, le tettoie per le 12 torpediniere e 3 barche illuminanti. un’officina per la manutenzione delle torpediniere doveva sorgere nello stesso luogo in mezzo a due scali. la caserma per una compagnia di uomini, addetti a questo servizio, sarebbe stata costruita nel piccolo piazzale contornato dalla cinta che circoscriveva tutta la stazione di torpediniere.
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al lago lungo doveva essere preparato un porto per il quale scopo, era necessario “intagliare” nella sponda del mare un canale per la comunicazione e costruire, sulle sponde del lago, due tratti di banchine (200 m circa complessivamente) per gli approdi. Questo lavoro avrebbe consentito di servirsi del lago di Ganzirri non soltanto per gli appostamenti delle torpediniere, ma anche per effettuare i trasporti tra le due sponde dello stretto.
3. (I dati di costo delle cupole metalliche girevoli e delle corazze delle batterie fisse, avuti posteriormente dalla casa costruttrice Gruson, avrebbero fatto lievitare questa parte di spesa a somme assai maggiori)
Per la costruzione delle 18 opere per la difesa dalle posizioni elevate sul mare (escluse le artiglierie) £. 9.000.000 Per le strade militari
£. 765.000
Per il Magazzino da polvere da collocarsi nella Valle della Badiazza in una delle insenature del versante nord di Monte Pignaro £. 135.000
alla spiaggia di Porticello, dove dovevano essere compiute in calabria le operazioni di imbarco e sbarco per il passaggio, si sarebbero costruiti all’occorrenza, rapidamente, degli sbarcatoi di legname.
Il costo totale sarebbe stato quindi di £. 35.500.000
le stazioni fisse di luce elettrica che occorrevano erano 7 e cioè: - castello di scilla - forte spuria - Messina - Monte Gallo - reggio - capo scaletta - capo Pellaro
Inoltre il Generale longo aggiunse alcune batterie e strade (2 torri in luogo della Batteria Piazza d’armi e a Porta Grazia della cittadella, 2 batterie a barbetta da cm 30 invece della Batteria corazzata alla Punta catona); cosicché, considerando anche la spesa per le artiglierie e del loro munizionamento, si ebbe il seguente preventivo di spesa: Proposte della commissione £. 35.500.000
Per stabilire tali stazioni, si sarebbero realizzati i casotti necessari e, ove non fosse stato possibile, si sarebbero impiantate delle linee telegrafiche ordinarie in diramazione dalle linee esistenti dello stato, che si irradiavano da Messina, destinata a divenire, in linea di massima, il centro direzione della difesa dello stretto. Per le stazioni fotoelettriche bisognava richiedere la fornitura a parte degli apparecchi (motore, macchina elettrica e proiettore). Il complesso delle opere sopra proposte per il servizio della r. Marina, (esclusi gli apparecchi fotoelettrici e la costruzione della Batteria lanciasiluri, nonché le provviste e i ricoveri dei legnami per gli sbarcatori provvisori per la marina di Porticello in calabria) comportava una spesa che, un sommario computo, approssimava a non meno di £. 1.000.000, comprese le 265.000 lire per i lavori al lago lungo, senza tener conto delle indennità da pagarsi ai proprietari del fondo e delle acque. Cenno sul costo preventivo delle opere di fortificazione proposte. Mancavano alla commissione gli elementi per poter presentare un computo preciso delle spese relative alle proposte opere di difesa dello stretto e del porto di Messina perché la voce più costosa, relativa alle corazzature metalliche, non era abbastanza conosciuta nei particolari; per tali motivi, non si fecero progetti dettagliati delle opere, né si potè scandagliare il fondo sul quale sarebbero state impiantate le opere. ciò nonostante, la commissione credette, con qualche approssimazione, che i costi presunti si aggirassero intorno alle cifre di seguito riportate: Per la costruzione delle 10 Batterie a corazzatura metallica (5 torri girevoli e 5 batterie fisse) per la difesa a fior d’acqua (esclusa la provvista delle bocche da fuoco) £. 25.600.000
aumento di Batterie e strade secondo il Gen. longo 32 £. 14.500.000 aumento del costo delle corazze, delle torri e delle batterie fisse £. 15.000.000 armamento e Munizionamento Per una spesa33 totale di
£. 40.000.000 £. 105.000.000
Per le opere che riguardavano maggiormente la difesa dello stretto, si poteva ritenere, sulle stesse basi di calcolo preventivo, la seguente spesa: Batterie a tiro di lancio 2 torri corazzate
£. 4.000.000
1 Batteria fissa corazzata armata di 8 cannoni da cm.30,5 arc £. 4.160.000 tot.
£. 8.160.000
Batterie a tiri curvi Batteria elevata sul Monte della Grotta £. 320.000 Idem posizione Menaja
£. 1.200.000
Idem posizione Piano di Matiniti £. 1.900.000 Idem posizione Piano di caporafi £. 480.000 fortino sul Poggio Polveriera
£.
800.000
strade militari in calabria per 7 km. approssimati £. 105.000 strade militari in sicilia per 7 km. approssimati £ 105.000
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tot. spesa totale per lo stretto
£. 4.910.000 £. 13.070.000
Infine, per la stazione di rifornimento della r. Marina e per la difesa marittima locale (esclusa la costruzione della Batteria lanciasiluri alla bocca del porto di Messina) occorreva la spesa di circa £. 1.000.000 tra le quali era compresa la spesa di £. 265.000 per i lavori del canale e delle Banchine d’approdo del lago lungo. allegato alla relazione, la commissione mista unì il rapporto per gli studi dei lavori necessari per la costruzione di un campo trincerato occasionale sulle ultime pendici dei Peloritani in sicilia ed in calabria, di fronte allo stretto. Proposta di un Campo Trincerato con opere occasionali sulle pendici dei Peloritani e in Calabria. Il Ministro della Guerra, col dispaccio del 14 maggio 188234 aveva infatti ordinato che la commissione mista, incaricata degli studi di difesa dello stretto e del porto di Messina, estendesse il suo mandato allo studio dei provvedimenti che si riconoscessero necessari per costruire in caso di guerra, con opere occasionali, un campo trincerato sulle ultime pendici dei Monti Peloritani a portata delle batterie da costa e della città di Messina e per riunire in detta piazza i materiali occorrenti per la costruzione e l’armamento di tali opere35. la commissione pertanto, partendo dai dati raccolti dagli ufficiali di stato Maggiore, capitano Besta e Maggiore Pistoia, autori per conto del Ministero degli studi tattico-logistici, estese le sue perlustrazioni sopra le pendici tirreniche dei Monti Peloritani e i piani di campo calabro e Melia. lo studio per la formazione di un campo trincerato, che avesse come obiettivo quello di fungere da testa di Ponte sulla costa siciliana dello stretto per mantenere protetta la comunicazione tra il continente e l’isola, condusse ad individuare come luogo più idoneo per tale scopo, la regione compresa tra il Passo di s. rizzo, Gesso, salice, castanea, le Masse e il campo Inglese. In essa, presso i villaggi di castanea e salice e in prossimità delle Masse, vi erano in realtà i luoghi adatti per accampare le truppe ed acqua sufficiente per due divisioni. I movimenti delle truppe sarebbero stati agevolati dalla strada carreggiabile in costruzione a collegamento dei villaggi di s. Giovanni, curcurace, faro superiore, s. agata e da quella (già progettata) destinata a congiungere la strada ora detta con quella esistente s. rizzocastanea, facenti entrambe parte della nuova rete stradale militare necessaria per le comunicazioni carrettiere tra le nuove opere da costruirsi sul Poggio Polveriera, sul Monte della Grotta e sulla pendice Menaja del Monte cicci, per battere le acque dello stretto e gli ancoraggi davanti a Pace. I tronchi di strada parziali per accedere dalle indicate strade principali alle posizioni delle opere occasionali previste, si sarebbero potuti in parte costruire contemporaneamente riadattando le mulattiere esistenti; mentre i tronchi principali della rete stradale militare e quelli di accesso alle opere, per le quali mancavano interamente
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le comunicazioni, era necessario attivarne con urgenza lo studio e la realizzazione. una importante strada da realizzare, era quella che doveva servire a far avanzare, in caso di necessità, le truppe del campo trincerato per operare nei terreni a sud di Messina, senza dover attraversare la città. tale strada, con inizio presso il Baraccone (Monte correale), dalla strada Messina - s. rizzo, passando sui contrafforti di cataratti e spadafora, avrebbe raggiunto, per la fiumara, la provinciale litoranea. Il campo trincerato, nella proposta, si sarebbe appoggiato naturalmente alle opere da realizzare per la difesa di Messina lungo la dorsale dei monti e sarebbe stato integrato a completamento, da opere occasionali con lo scopo di consentire alle truppe di far fronte efficacemente ad attacchi provenienti dalla strada di Milazzo o da sbarchi sulla spiaggia tirrenica. a tale scopo, la commissione individuò i seguenti siti per le opere occasionali, da armarsi ciascuna di 4 bocche da fuoco di medio calibro e con 3 di calibro più piccolo, che avrebbero costituito tanti punti saldi di resistenza per appoggiare l’azione tattica delle truppe raccolte nel campo: davanti a serro (260 m) davanti a Gesso (210 m) Monte dei centri (340 m) Monte castellaccio costa tirrenica (320 m) Piano scudellaro (400 m) Piano dei rovelli (410 m) davanti s. Giorgio (310 m) Pianaccio di s. lucia (315 m) tali opere occasionali si sarebbero potute costruire, in caso di guerra, in 4 settimane con l’impiego di 100 uomini per ciascuna opera. a tal fine, si propose che le costruzioni del fortino del Poggio Polveriera (che fa parte della difesa costiera verso lo stretto), del Monte telegrafo, del Puntale ferraro, di croce cumia, Monte dei centri e di antennamare, che costituivano sulla cresta dei monti il necessario appoggio alle opere occasionali, fossero progettate in forma permanente, trattandosi di luoghi rocciosi dove era necessario, con un regolare lavoro, intervenire in tempo di pace. In calabria la forza necessaria sarebbe stata di una divisione di truppe. le ricognizioni locali indicarono che l’area da tenere sotto controllo, per impedire che truppe nemiche sbarcate potessero prendere di rovescio le opere dello stretto o interrompere le comunicazioni col resto del continente, era quella compresa tra il serro carruba, ove aveva inizio il Vallone di favazzina, il torrente catona e la sponda del mare. Poiché il lato di tale posizione costituito dal Vallone di favazzina era impraticabile, la sponda calabrese dello stretto sarebbe stata difesa dalle batterie basse e da quelle alte. non si prevedevano ulteriori possibilità di attacco all’infuori che dai piani d’aspromonte e dalla parte di reggio. Venne prevista l’occupazione del passo di tampone (o Puntone) dell’arena con la proposta di
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un’opera permanente armata di artiglierie per far fronte agli attacchi che dal Passo di carruba muovessero dai Piani d’aspromonte. dalla parte di reggio, l’opera proposta sul Piano di arghillà poteva appoggiare efficacemente l’azione delle truppe mobili nel piano sopra salice calabro, tra il torrente catona e quello di Gallico. Per appoggiare la posizione di campo calabro, dove si sarebbe insediato il nucleo delle truppe destinate a sostegno della difesa dello stretto dalla costa calabra, la commissione giudicò sufficiente in caso di guerra, un’opera occasionale sopra s. lucia, da armarsi come quelle del campo trincerato dei Peloritani, con 4 cannoni da cm. 12 Gr e 3 cannoni da cm. 9 Br36.
3. aumento delle posizioni difensive e degli armamenti, con un conseguente incremento della spesa. In particolare, per la difesa dello stretto propose di: aggiungere una terza torre girevole tipo Gruson per due cannoni da cm. 40 Krupp da far sorgere sulla spiaggia di Ganzirri, distante dall’altra torre proposta dalla commissione a s. agata, da far si che il nuovo canale di comunicazione tra il Pantano Grande ed il mare sboccasse sulla costa fra le 2 torri; diminuire l’armamento della batteria corazzata della marina di Porticello riducendo da 8 a 6 il numero di cannoni da cm 20 Krupp; togliere dall’armamento della batteria di Matiniti i due cannoni da cm 24 Grc ret.;
nel caso di guerra, ove non fossero state ancora costruite le opere di Puntone dell’arena e di spartà, sarebbe stato necessario sostituirle con opere occasionali.
ridurre da 24 obici da cm 28 ret a 20 l’armamento della batteria di Matiniti e da n° 15 a n° 10 quello della batteria Menaja;
Per l’esecuzione del progetto di realizzazione del campo trincerato in sicilia e in calabria si decise di attivare con urgenza i seguenti provvedimenti: Procedere con carattere permanente alla costruzione delle 4 opere di M. telegrafo, P. ferraro, croce cumia e antennamare, insieme all’opera della Polveriera e di Monte dei centri;
aggiungere alle opere proposte dalla commissione 2 batterie armate da 16 obici da cm 28 sulle due posizioni di Pianaccio s. lucia e di serra della croce.
Preparazione degli appositi spianamenti dei siti di impianto delle opere occasionali; costruzione della strada carreggiabile lungo la dorsale dei Peloritani dal passo s. rizzo ad antennammare (14 km) e, da questa posizione, di una mulattiera alla Portella tre fontane (da 40-50 km) per assicurare verso lo Jonio il fronte difensivo alle truppe;
In riferimento alla difesa del Porto suggerì di: costruire 2 batterie casamattate per 6 cannoni da cm. 30 al posto di una, sulla costa fra le due torri della lanterna e di zaèra e, possibilmente, nelle 2 posizioni della lunetta Porta Grazia e del Bastione don Blasco. costruire presso capo d’orsa in calabria, 2 batterie a barbetta armate da 8 cannoni da 30 cm Krupp, al posto dell’unica batteria a casamatta proposta dalla commissione; la prima a nord della torre che sarebbe stata costruita, e la seconda a est della detta torre, per battere le acque verso sud.
costruzione delle strade militari sia del campo dei Peloritani che di quelle necessarie per il collegamento a sud di Messina, sollecitando il comune di Messina affinché portasse a compimento la strada di collegamento castanea - spiaggia di s. agata, passando per le Masse;
aggiungere all’armamento della batteria del Piano di arghillà 2 cannoni da cm. 24 Grc ret. che si suggeriva di togliere all’armamento della batteria di Matiniti, lasciando in quest’ultima posizione 10 obici da cm. 28 e 6 cannoni da cm 24.
adattamento in calabria, della mulattiera già esistente dal piano di Melia fino a s. eufemia per i piani d’aspromonte;
sostituire i 10 obici da cm. 24 delle batterie di Monte Giulitta e di M. Mangialupi con altrettanti obici da cm 28.
lavori di costruzione di qualche cisterna e di vasche necessari ad assicurare la conservazione dell’acqua potabile, presente in gran quantità grazie a sorgenti perenni, capaci di rifornire a sufficienza le truppe, per il “comodo uso degli uomini e dei quadrupedi”;
a ciò aggiunse modifiche all’armamento del-le batterie da costa; la proposta della costruzione della strada di congiungimento della valle della Badiazza con quella di “cam-mari” e di estendere l’estensione del campo trincerato a tutta la regione nord-est dell’isola, racchiudendo l’estesa piana di Milazzo; di erigere opere permanenti lungo la linea calatabiano, linguaglossa, randazzo, Bronte, piegando verso Moltalbano e furnari; di realizzare piccole opere come blockhaus lungo la cresta dei Peloritani da antennamare verso tre fontane (lato sinistro del campo); ed infine di provvedere alla protezione nel lungo tratto che si sviluppava da furnari, Merì, s. filippo, camastra ecc. sino alle posizioni di serro, Gesso, Monte dei centri ed alla costruzione di altre opere proposte per costruire il ridotto del campo trincerato, distante dalla costa tanto da essere lontani dal tiro delle navi, ma opportunamente ubicate e collegate, per garantire valido appoggio alle truppe della difesa contro un nemico sbarcato sulla costa, approfittando del porto di Milazzo.
raccolta e immagazzinamento dei materiali occorrenti per la costruzione delle varie opere, dei ricoveri blindati per i presidi delle opere occasionali e per le munizioni da guerra; allestimento dei piani particolareggiati delle opere stradali. 2.3. Le considerazioni del Generale Longo Preso atto delle proposte della commissione Mista, il tenente Generale longo, inviò i risultati e le sue considerazioni in proposito, al Ministro della Guerra con una lettera datata 28 luglio 188237, nella quale, dopo avere elogiato il lavoro certosino della commissione, aggiunse le sue osservazioni personali che tendevano ad un
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tutto ciò, con la ferma convinzione che quanto proposto, fosse l’unica via da seguire per “assicurare in caso di guerra il collegamento tra l’isola e il continente, fornire alla nostra Marina un vero porto di rifornimento in Messina ed un punto strategico di estrema importanza a portata del tirreno, dello Jonio, dell’adriatico e dei mari di levante”38. 2.4. La risposta del Ministro della Guerra col dispaccio del 14 agosto 1882, (39) il Ministro della Guerra approvò in linea di massima le proposte del Generale e di quelle della commissione, ma lo invitò allo stesso tempo, insieme al tenente Generale Garneri, Presidente della commissione Mista e Ispettore delle fortificazioni nei territori del VII, VIII, IX, X corpo d’armata, a riformulare il tutto, in relazione alla somma disponibile per lavori di fortificazione per la difesa di Messina (da 5 a 7 milioni, nettamente inferiore ai 105 milioni preventivati), limitandosi alla sola difesa dello stretto e aggiungendo possibilmente qualche opera di difesa a quelle esistenti per il porto. Pur restando in massima accettato il piano di difesa presentato, ordinava inoltre di studiarne un altro più restrittivo per poterlo attuare coi mezzi pecuniari che in quel momento potevano essere richiesti al Parlamento, rimandando ad epoche posteriori il compimento del Piano Generale. Basandosi su queste disposizioni, longo riformulò il progetto e propose per la difesa dello stretto, sulla costa calabra, le due Batterie per obici a Matiniti e a caporafi e, sulla costa siciliana, tre Batterie per obici da 28 sulle posizioni di Menaja (10 obici), Monte delle Grotte (4 obici) e serra della croce (8 obici) e una quarta Batteria sul Monte Polveriera (6 cannoni da cm.24). a rafforzamento delle difese del porto, propose la realizzazione di batterie a tiri di lancio con potenti artiglierie costruite sul braccio di s. raineri, sulla spiaggia del ringo a nord e sulla spiaggia delle Moselle a sud della città e batterie a tiri di lancio e di sponda sulla costa calabra presso catona e capo d’orsa. Per battere le acque interne al porto e quelle esterne dalla foce del torrente larderia fino a Pace, suggerì la necessità di altre due Batterie nelle posizioni di Pietrazza e correale (Baraccone) armate con 6 obici da cm 28 Grc ciascuna, oltre alle altre bocche da fuoco di piccolo e medio calibro, evidenziando comunque la scarsa efficacia contro navi nemiche all’esterno del porto.
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8. Il Generale Giacomo Longo, Presidente del Comitato delle Armi di Artiglieria e Genio nel periodo 1877-83
in comunicazione le batterie con le strade già esistenti. di queste, 7 km servivano in calabria per collegare le opere di caporafi e Matiniti e 13,5 km in sicilia per collegare le opere di Polveriera, Monte delle Grotte, Menaja, serra della croce, Puntal ferraro, correale e Pietrazza. la spesa prevista relativa al nuovo progetto ridotto, rientrava così nei 7 milioni disponibili dal bilancio del Ministero. 2.5. I lavori della Commissione Permanente per la Difesa dello Stato nel 1883 I risultati presentati dal Generale longo e dalla commissione mista al Ministero, vennero presi in esame dalla commissione Permanente per la difesa dello stato che tornò a discutere della difesa dello stretto di Messina nella seduta del 12 maggio del 1883. In tale seduta, presieduta dal Generale luigi Mezzacapo, i membri della commissione si confrontarono sull’opportunità di realizzare in sicilia, oltre che a Messina, una posizione fortificata centrale con lo scopo di servire da perno alle operazioni di difesa orientate a mantenere il possesso dell’Isola. Per tale luogo venne indicata la posizione di castrogiovanni (oggi enna). In tale occasione, venne fatto osservare che, in caso di guerra con la francia, la perdita della sicilia avrebbe compromesso notevolmente l’esistenza dell’Italia, data l’estrema vicinanza dell’Isola al continente e la sua estrema importanza strategica per lanciare qualunque attacco marittimo e terrestre contro l’Italia Meridionale.
In sostituzione al campo trincerato in sicilia e in calabria, propose come opere d’appoggio, di costruire i due fortini di Puntale ferraro e di antennamare, con batterie in barbetta, e le due strade dal Passo di s. rizzo al fortino di antennamare e dai pressi del Baraccone, sulla strada Messina-Milazzo, alla fiumara di “cammari” con lo scopo di unire antennamare, Puntal ferraro, Polveriera e serra la croce (4 delle opere che in seguito avrebbero dovuto far parte del campo trincerato) e di realizzare la comunicazione fra il campo e le posizioni a sud di Messina senza attraversare la città.
Mantenere inoltre il possesso dello stretto, avrebbe garantito alla flotta di circolare liberamente intorno alle coste italiane senza rimanere confinate nel tirreno ed essere costretti, per raggiungere lo Jonio e l’adriatico, a circumnavigare la sicilia e passare in prossimità delle coste francesi in africa. Per dirla come il Generale Mezzacapo: “fintantoché saremo in possesso dello Stretto di Messina, le invasioni francesi in Africa non impediranno all’Italia di prendere la posizione che le compete nel Mediterraneo”40.
Infine, per le strade militari, oltre ai 20,5 km delle due strade menzionate, raccomandò l’importanza della realizzazione di altri 20,5 Km. di strade necessarie a mettere
Venne quindi data lettura a quella parte del verbale della seduta del 22 luglio 1881 che si riferiva alla deliberazione votata relativamente alle fortificazioni di Messina.
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la parola passò poi al Generale longo che relazionò circa le tassative prescrizioni ricevute dal Ministero e finalizzate al risparmio della spesa, in obbedienza alle quali, la commissione dovette limitarsi a proporre opere permanenti a difesa dello stretto, della città e del porto ed opere occasionali, da costruirsi al momento del bisogno, per realizzare un campo trincerato di estensione limitata alle ultime pendici dei Peloritani. evidenziò inoltre, la necessità di aprire nuove strade che avrebbero consentito il collegamento tra le opere dello stretto e quella di castrogiovanni. Il Generale Bertolè-Viale sottolineò che soddisfare la riduzione della spesa avrebbe comportato una sistemazione difensiva inefficace e pericolosa in quanto, poche opere isolate, una volta cadute in mano al nemico, sarebbero state da questi utilizzate. fu il Generale Bruzzo che, pur attribuendo grande importanza alla sicilia e alla sua difesa, propose di stornare le enormi spese stanziate per le fortificazioni, verso un potenziamento della marina da guerra al fine di estendere l’azione difensiva ad un’area certamente maggiore grazie alla mobilità della flotta lungo tutte le coste italiane41. Ma tale opinione venne contrastata proprio dall’ammiraglio federico Martini che evidenziò i lunghi tempi necessari al potenziamento delle navi da guerra, durante i quali le navi avrebbero avuto in ogni caso bisogno di appoggi fortificati nei punti di maggiore importanza strategica come lo stretto di Messina. Il più aspro oppositore alla costruzione delle fortificazioni fu, in quella seduta e nelle successive, il Generale cesare ricotti che cercò invano, contro le accese soluzioni di luigi Mezzacapo, di convincere i colleghi che, anche impegnando l’enorme cifra di 100 milioni proposti dalla commissione Mista, la difesa della sicilia e dello stato in generale, non sarebbe stata garantita a causa della velocità delle nuove navi francesi e della loro corazzatura e provò, senza riuscirci, a mettere in guardia la commissione dall’illusione di poter fronteggiare con le batterie da costa un attacco navale e uno sbarco sulla costa settentrionale dalla piana di Milazzo. a suo avviso, se l’Italia fosse stata nelle condizioni di possedere una maggiore forza marittima, si sarebbero potuti effettuare trasporti delle truppe dalle coste della calabria a quelle siciliane con la possibilità di tentare ritorni offensivi nell’isola anche senza avere l’appoggio del campo trincerato di Messina. Per tali ragioni, ritirò il voto personale, a favore di quanto deliberato nella seduta del 1881, in attesa di una soluzione più idonea alla risoluzione del problema della difesa dello stretto. Ma il Generale luigi Mezzacapo, sostenuto dal fratello carlo e dal Generale Pianell, evidenziò l’impossibilità di equilibrare l’immenso divario tra la marina francese e quella italiana e che ogni indugio, dovuto alle somme da spendere per assicurare la padronanza dello stretto, avrebbe compromesso in tempo di pace un’adeguata sistemazione della difesa. a tali affermazioni, l’ammiraglio Martini aggiunse che, a suo avviso, nessuna squadra nemica, anche notevolmen-
3. te superiore, si sarebbe potuta arrischiare di combattere in così limitato specchio d’acqua come lo stretto, se le sponde di esso fossero state fortificate nel modo proposto e la difesa avesse potuto impiegare anche le batterie di siluri e le torpediniere. Inoltre, nell’eventualità che la squadra nemica, dopo aver ridotto al silenzio le opere più meridionali della costa siciliana, si fosse avvicinata al porto di Messina per cannoneggiare le navi italiane ancorate in esso, queste avrebbero potuto allontanarsene per ancorarsi presso Ganzirri o presso la Punta del Pezzo in calabria trovando protezione dalle opere principali della difesa. I lavori ripresero nella seduta del 14 maggio 1883 alla quale intervenne per la prima volta l’ammiraglio acton destinato dal Ministero a far parte della commissione. la riunione cominciò con la relazione a cura del Generale longo sugli studi particolareggiati e sulle proposte della commissione Mista incaricata di redigere il piano di difesa di Messina, dello stretto e del porto, alla quale ribattè puntualmente il Generale ricotti, sostenendo una riduzione del campo trincerato proposto ad una minore estensione, limitata dalla linea di difesa posta tra il campo degli Inglesi e antennamare. Insieme al Generale ricci, anche nella seduta del 15 maggio, ricotti continuò ad opporre le proprie idee a quelle favorevoli alle fortificazioni sullo stretto. tra coloro che sostennero la tesi della difesa permanente è da evidenziare il Generale Pianell il quale fece notare che nessuno in Parlamento si era scandalizzato quando era stata annunciata la spesa di 80 milioni per la galleria sottomarina progettata per l’attraversamento stabile dello stretto. conseguentemente, non riusciva a comprendere chi continuava a ostentare resistenze per una spesa di 100 milioni che avrebbero assicurato all’Italia obbiettivi di grande portata strategica come il possesso della sicilia. Il dibattito continuò monotono e prolisso, a volte ripetitivo nelle affermazioni dei singoli generali che, legando i propri interventi ad un attento e ricercato lessico, orientato ad evitare ogni offesa verso le opposte tesi degli autorevoli colleghi, rimanevano sostanzialmente ancorati nelle proprie convinzioni. nella seduta del 16 maggio, il generale cosenz, assente sin dal giorno prima per indisposizione, inviò una lettera al Presidente della commissione nella quale espresse parere favorevole alla proposta di costruire una doppia testa di ponte a cavallo dello stretto, fornendo le seguenti motivazioni: rispetto al ridotto di castrogiovanni lontano dalle coste, Messina avrebbe potuto contare all’occorrenza del rifornimento di armi, munizioni, vettovagliamento e del soccorso da parte di truppe mobili; anche se le opere fortificate sulle sponde dello stretto non fossero valse ad impedire il passaggio in esso di una squadra nemica, esse avrebbero consentito ad una squadra della r. Marina di rifugiarsi nel porto di Messina godendo della protezione dei tiri di fianco, d’infilata, di sfondo e di rovescio delle artiglierie dei forti;
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ad impedire l’ingresso nel porto, avrebbe potuto contribuire uno sbarramento di torpedini ad accensione elettrica fra il lanternino e il Gazometro; dopo l’ampio dibattito in cui vennero prese in considerazione le proposte del Generale cosenz e i punti previsti all’ordine del giorno, il Generale luigi Mezzacapo, mise ai voti le seguenti deliberazioni: “La Commissione crede che sia necessario impedire che il nemico si possa impadronire del porto di Messina.” (approvata con 10 voti favorevoli. dal voto si astennero longo, perché facente parte della commissione di studio, e ricci);
“La Commissione crede che convenga sistemare il porto di Messina in modo che le nostre navi vi possano trovare riparo dal fuoco delle navi nemiche che stiano al largo”. (approvata con 8 voti favorevoli, 2 contrari di sachero e Pianell e 2 astenuti di longo e ricci); “La Commissione crede che la difesa della città e del porto di Messina debba essere sistemata dalla parte del mare con artiglierie potenti”. (approvata con 10 voti favorevoli e 2 astenuti di longo e ricci); “La Commissione crede che a difesa di Messina dalla parte di terra si debbano occupare con forti le alture circostanti”. (approvata con 10 voti favorevoli e 2 astenuti di longo e ricci); “La Commissione crede che si debbano sistemare le due sponde del tratto dello Stretto compreso tra Punta del Pezzo, Torre Cavallo, Punta Faro e Ganzirri in modo da battere efficacemente questo tratto”. (approvata con 7 voti favorevoli, 3 voti contrari di ricotti, Bruzzo e dell’ammiraglio acton e 2 astenuti di longo e ricci);
“La Commissione crede che la sistemazione del tratto dello Stretto indicato nella precedente deliberazione debba essere fatto in modo che il detto tratto sia battuto con tiri di lancio e tiri curvi”. (approvata con 5 voti favorevoli e 3 voti contrari di ricotti, Bruzzo e dell’ammiraglio acton);
“La Commissione crede che sulla costa di Calabria tra la Punta del Pezzo e Catona debbano farsi delle opere che concorrano alla difesa dello Stretto”. (approvata con 9 voti favorevoli, 1 voto contrario dell’ammiraglio acton e 2 astenuti);
“La Commissione crede che le difese accennate nella deliberazione precedente debbano consistere in opere per tiro di sfondo ed opere per tiro di lancio”. (non approvata); “La Commissione crede che le opere della costa di Calabria debbano essere protette da tergo con opere sulle alture”. (approvata con 9 voti favorevoli, 1 contrario dell’ammiraglio acton e 2 astenuti); “La Commissione crede che nella sistemazione delle opere a difesa dello Stretto si debba tener conto della convenienza di battere almeno con tiri di sfondo i 5 ancoraggi di: Tremestieri, Paradiso e Ganzirri sulla costa siciliana, Cannitello e Villa S. Giovanni sulla costa calabrese”. (approvata con 9 voti favorevoli, 1 contrario dell’ammiraglio acton e 2 astenuti); “La Commissione crede che si debba riordinare la cinta doganale di Messina in modo che essa possa fun-
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zionare da cinta di sicurezza della città” (approvata con
10 voti favorevoli e 2 astenuti).
È da notare che, malgrado le sue accese opposizioni nel corso del dibattito nelle sedute, il Generale ricotti votò sempre in modo favorevole42. nella seduta del 19 maggio, la commissione prese in esame l’estensione da dare al campo trincerato e l’opportunità di creare intorno a nicosia, in alternativa a castrogiovanni, un appoggio interno alla difesa della sicilia e un punto di raccolta della truppa, collegato opportunamente con le opere di Messina, tramite nuove strade di comunicazione da realizzare in cresta, da cui manovrare per una eventuale offensiva alla riconquista dell’isola43. In quell’occasione, il Generale Pianell, escludendo l’improbabile ipotesi che una grande potenza potesse prefiggersi come scopo esclusivo la conquista della sicilia e che navi nemiche sarebbero state in grado di battere contemporaneamente tutte le strade litoranee per impedirne l’uso alla difesa, espresse parere sfavorevole alla costruzione di qualunque altra fortificazione in sicilia oltre a quelle già votate dalla commissione. Malgrado questa opinione, al termine del dibattito, la seguente deliberazione fu approvata con 7 voti favorevoli e 4 voti contrari di Pianell, longo, sachero e acton, mentre Martini si astenne dal voto ammettendo di non avere sufficiente competenza sull’argomento: “La Commissione crede che, indipendentemente dalle fortificazioni di Messina, altre opere si debbano fare nell’interno della Sicilia per dare appoggio alla difesa dell’isola”. Il 19 maggio 1883 i lavori si riaprirono con all’ordine del giorno le strade militari utili per le comunicazioni tra la piazza di Messina e l’interno dell’isola. le deliberazioni votate furono quelle di seguito riportate: “La Commissione crede che, oltre alle fortificazioni già votate per Messina, si debbano aprire strade che migliorino sotto il rispetto militare le comunicazioni di questa piazza coll’interno della Sicilia”. (approvata con 11 voti favorevoli e 1 voto contrario di Pianell. Bruzzo non votò essendosi allontanato per indisposizione)
“La Commissione crede che, oltre alle fortificazioni già votate per Messina, si debba sistemare innanzi ad esse verso l’interno della Sicilia, mercè la costruzione di alcune opere di fortificazione, un vasto spazio capace di raccogliere in dati casi tutte le forze della difesa dell’isola e permettere loro di riprendere l’offensiva quando ricevano rinforzi”. (respinta con 7 voti contrari e 3 voti favorevoli dati da luigi e carlo Mezzacapo e longo. si astennero Martini ed acton)
“La Commissione crede che si debbano costruire in punti opportunamente scelti, delle opere aventi per iscopi di togliere al nemico la facoltà di passare dall’uno all’altro versante della catena principale valendosi delle strade che venissero costruite in conformità della precedente deliberazione n° 1 nel tratto compreso tra Messina e Floresta”. (approvata con 7 voti favorevoli, 3 voti contrari di Pianell, Mariola e Bertolè-Viale e 2 astenuti di acton e Martini).
“La Commissione crede che si debbano erigere opere
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chiuse aventi per iscopo di battere con tiri curvi lo specchio d’acqua dell’ancoraggio di Milazzo e di mettere ostacolo allo sbocco dall’istmo delle truppe che vi avessero sbarcato, mentre le truppe della difesa si trovassero impegnate altrove”. (respinta con 10 voti contrari e 2 voti favorevoli dei fratelli Mezzacapo). completati i lavori relativi agli studi del teatro meridionale ed insulare, la commissione consegnò il piano generale delle fortificazioni per la difesa dello stato, al Ministro della Guerra ferrero che lo presentò alla commissione parlamentare nel maggio del 1884. Questa, costituita dal Presidente Mattei e dai deputati Pullè, serafini, araldi, di rudinì, ungaro, corvetto e di Breganze, nella seduta della camera dei deputati del 23 Giugno 1884, presentò il disegno di legge per “l’autorizzazione di nuove spese militari per gli esercizi finanziari dal 1884/85 al 1891/92”. durante tale seduta, venne raccomandata, in particolare, la necessità dello stanziamento di maggiori fondi per la messa in opera della difesa della piazza di Messina anche a costo di diminuire quelle proposte per le altre piazze44. Il disegno di legge venne discusso alla camera dei deputati nella tornata del 28 maggio 1885. con l’intento di contenere la spesa per le grandi fortificazioni, assicurando allo stesso tempo un’efficace difesa del territorio, con particolare riferimento alle coste, il deputato militare Pozzolini propose in quella seduta, l’istituzione di appostamenti navali, dai quali la regia Marina avrebbe potuto accorrere via mare in soccorso dei punti fortificati oggetto di attacco nemico. In tal modo, senza ricorrere ad eccezionali opere permanenti, si sarebbero potuti rendere i mezzi di difesa fissa, proporzionati al tempo necessario per ricevere rinforzi.
3. come esempio per la difesa di napoli e Palermo, egli pose l’accento sulla necessità di rendere il porto di Messina una base per le navi da guerra e, conseguentemente, di mettere lo stretto in condizioni tali affinché la flotta potesse accettare il combattimento navale, protetta dalle fortificazioni costiere: “…Portate nello Stretto di Messina due navi come l’ITALIA, con un gruppo di torpediniere e io credo che nessuno oserebbe sbarcare a Napoli o a Palermo pel timore di essere, da un momento all’altro, sorpreso nel momento pericoloso dello sbarco!”45. la realizzazione delle opere permanenti sulle due sponde dello stretto di Messina, diventava a suo parere, di vitale importanza per assicurare non soltanto il possesso della sicilia, ma il controllo del Mediterraneo data la presenza francese a tunisi: “... l’importanza diretta che ha per noi Tunisi francese, ci obbliga a tenere gli occhi molto aperti su tutta l’Italia del Mezzogiorno e, come rimedio a Tunisi, io vi propongo la fortificazione di Messina!”. con l’impegno di ultimare il piano di difesa entro il 1890/91, il provvedimento, divenuto legge il 2 luglio 1885, consentì così l’inizio dei lavori su tutto il territorio nazionale. 3 Dall’approvazione della legge alla costruzione dei forti approvato quindi il Piano Generale di difesa dello stato col dispaccio del 17 febbraio n° 2018 del 1886 ris.to, e stabilito un ordine di precedenza dei lavori da eseguirsi nell’area dello stretto di Messina, il Piano definitivo delle fortificazioni dello stretto venne redatto nel 1887. Iniziò così un lungo periodo durante il quale, contemporaneamente al proseguimento dei lavori delle strade militari iniziati già nel 1883 e delle opere principali dei forti
4, Ricostruzione della posizione delle batterie inglesi e francesi poste a difesa delle coste dello Stretto nel 1810 (V. Caruso e M. Lo Curzio) 5. Ricostruzione della posizione delle batterie proposte dalla Commissione per la Difesa dello Stretto di Messina nel 1872 (V. Caruso e M. Lo Curzio)
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Polveriera a campo Inglese (Messina) e Matiniti superiore (calabria), cominciate nel novembre del 1884, vennero portati avanti da parte di varie commissioni tecniche, nuovi studi e progetti che subirono nel tempo variazioni in ordine di fattibilità, priorità e scelta dei siti. 3.1. La Commissione dell’87 la commissione che stilò il Piano del 1887 propose per il fronte di terra i pochi provvedimenti necessari al sollecito apprestamento a difesa, eseguibili in una settimana, con fortificazioni campali e per il fronte a mare prese atto dei provvedimenti relativi ad alcune difese marittime da parte del Ministero della Marina e all’impianto di una stazione di torpediniere, evidenziando inoltre che, qualsiasi tentativo di costruire batterie da costa occasionali, sarebbe risultato vano. si limitò solo a proporre alla Villetta, verso s. francesco di Paola, sulla costa a nord del forte s. salvatore, una batteria campale da costruirsi in caso di guerra per controbattere le imbarcazioni che avessero tentato di entrare nel porto o “infilare” la strada del faro. Il Ministero però, approvò soltanto la proposta della commissione di collocare in migliori posizioni gli obici da 24 che erano in condizioni assai infelici nella cittadella di Messina. e ordinò la costruzione delle nuove batterie ogliastri, Mangialupi, telegrafo e catona e lo studio della batteria campale alla Villetta. non approvò invece la parte del progetto riguardante i lavori da farsi in tempo di pace sul fronte di terra a causa delle somme ingenti richieste. Infine, i vecchi forti realizzati da Gioacchino Murat nel 1810 di torre cavallo, alta fiumara e Punta del Pezzo, poste nel comune di Villa s. Giovanni in provincia di reggio calabria, cessarono di essere considerate opere di fortificazione dello stato e, conseguentemente, le proprietà fondiarie limitrofe soggette a servitù militare, vennero liberate da tale vincolo.46 3.2. La Commissione dell’88 In seguito al dispaccio Ministeriale n° 7203 del 31 marzo 1888, la commissione nominata dal comandante del XII corpo d’armata, presieduta dal Generale d’oncien costituita dal ten. col. di stato Maggiore serafini, dal ten. col. d’artiglieria Burzio, dal colonnello del Genio teratona e dal tenente Generale Ghersi, comandante la divisione di Messina, con l’ordine di riduzione al minimo delle spese, riprese gli studi e presentò il 30 aprile 1888 una relazione circa la difesa di Messina per il fronte di terra.47 Il Piano di Difesa del fronte di terra nella relazione dell’88, veniva spinto in avanti il fronte difensivo costituito sulla dorsale dei Peloritani dal tratto antennamare-Monte Polveriera, sviluppandolo sulla prima linea di ostacolo che avrebbe incontrato il nemico proveniente dalla strada di Milazzo e Barcellona: campone-serro-Gesso-Monte dei centri. Il centro di questo fronte era costituito dalle due posizioni di serro e di Gesso, a cavallo della fiumara Gallo seguita dalla ferrovia in costruzione Messina-Palermo, sulle quali posi-
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zioni si sarebbero costruite due batterie campali. Il fianco sinistro del fronte di difesa, rappresentato dal Monte campone, sarebbe stato rafforzato da un forte permanente da costruirsi sul monte e da un blockhaus da erigersi sul cocuzzolo situato a sud-ovest. Il fianco destro del fronte sarebbe stato invece rafforzato da una batteria campale sul Monte dei centri sostenuta da un battaglione di stanza a salice. Per proteggere il fronte da aggiramenti sulla sinistra, si proponeva l’occupazione di rometta con un distaccamento sul colle di Palostrago. con ciò si sarebbe dato modo alle forze mobili della difesa, di effettuare azioni controffensive contro il fianco destro del nemico e contrastare le sue azioni sulla strada spadafora-s. Martinorometta. Gli aggiramenti sulla destra del fronte, avrebbero urtato contro la posizione di Portella castanea (Mote rosse), Monte ciccia, forte Polveriera costituente l’ultimo tratto della dorsale dei Peloritani. Per tali ragioni si proponeva la costruzione di una batteria alla Portella castanea, di un blockhaus sul Monte ciccia e di una batteria su Mote rosse, sul primo risvolto della strada presso Portella arena, e di aumentare l’armamento di gola del forte Polveriera con due pezzi da 9 Br. Questo tratto poi della dorsale dei Peloritani si sarebbe trovato, relativamente alla difesa, ripiegato sul mare mediante l’azione della batterie Menaja e ogliastri rivolte verso terra. Per tale motivo, si proponeva di aumentare di due cannoni da 9 l’armamento del fronte di terra della batteria Menaja, prevedendo sui suoi fianchi la collocazione di alcuni mortai da 9 Br per il tiro a sharpnel opportunamente indicato per la natura del terreno. allo stesso modo, se la batteria da costa ogliastri (che sarebbe stata dotata di 4 cannoni da 12, posizionati sui fianchi rivolti alla terraferma) non fosse stata ancora ultimata in caso dello scoppio di una guerra, si proponeva la costruzione di una batteria per quattro cannoni da 9, sul promontorio a nord di ogliastri per battere la strada del faro e le pendici del forte Menaja. con tali accorgimenti, il fronte di difesa camponeGesso-Monte dei centri, appoggiato alle posizioni staccate accennate, a sinistra del Monte rometta e a destra del tratto della dorsale Portella castanea-Monte cicciaPolveriera, risultava in condizioni ottimali poiché, per non urtare contro il detto fronte, le truppe nemiche provenienti dall’interno per la strada di Barcellona o sbarcate a Milazzo, sarebbero state costrette ad abbandonare il litorale verso spadafora-s. Martino e guadagnare i monti nel tratto Monforte-rometta dove la natura del suolo avrebbe assolutamente ostacolato le operazioni di forze ragguardevoli, in armi complete, oppure avrebbe costretto il nemico a sfilare lungo la ristretta spiaggia del mare solcata dalle fiumare Gallo-sivo-tarantonio-Marmora, sotto il fuoco dei difensori che sarebbero potuti accorrere sul ciglio dei contrafforti dominanti. e nel caso in cui, l’avversario fosse riuscito a compiere questa marcia di fianco, avrebbe dovuto poi affrontare l’accennata posizione di Portella di castanea-forte Polveriera. Questo piano di difesa avrebbe offerto fra l’altro i
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3.
7. Piano generale della Difesa dello Stretto di Messina. Posizionamento delle batterie permanenti ed occasionali proposte dalla Commissione Mista, 1882. Coll. Privata
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seguenti vantaggi: Il fronte Monte campone-Monte dei centri, avendo immediatamente dinnanzi a sé il litorale, avrebbe tolto al nemico la possibilità di occupare buone posizioni sulla terraferma per preparare un attacco o sostenere le sue colonne in caso di insuccesso; il fronte difensivo in oggetto, avrebbe coperto perfettamente la galleria dei Peloritani lunga 5.550 metri, la quale, sboccando a “Cammari” verso occidente di Messina, avrebbe consentito di inviare in brevissimo tempo ai difensori rinforzi e munizioni, ritirare i feriti, ecc. Ma il maggiore pregio del suddetto piano di difesa era il grande vantaggio che esso traeva dalla dorsale dei Peloritani. Infatti, secondo il piano della difesa permanente dello stretto, stabilito col dispaccio del 1886, si sarebbero costruiti dei forti a Monte ciccia, Monte telegrafo, Puntal ferraro, Puntale Bandiera, (croce cumia), Monte cicirello e un baraccamento su antennamare con una spesa preventiva di £. 4.300.000. a causa dei numerosi valichi presenti sulla dorsale dei Peloritani, che davano origine a parecchi angoli morti non difendibili con artiglierie posizionate in pochi e
determinati punti, e del fatto che i forti permanenti non avrebbero potuto impedire alle fanterie nemiche di forzare la linea difensiva, sembrava più razionale, a parere della commissione, risparmiare la suddetta somma e difendere la cresta dei Peloritani non con opere permanenti, ma con nuclei di fanteria sostenuti dall’azione di batterie mobili, armate con pezzi da campagna.. In tal modo la linea Monte Imbardello-Monte ciccia-forte Polveriera sarebbe divenuta una seconda potentissima linea di difesa nel momento in cui fosse stato infranto il fronte di prima linea costituito da Monte camponeMonte dei centri. Questa seconda linea di difesa sarebbe stata collegata con la prima, mediante le seguenti strade: mulattiera esistente da rometta a Pizzo Imbardello e quindi ad antennamare per il colle netta; strada proposta da Monte campone a Pizzo ariello; mulattiera esistente che, in prossimità di serro, conduceva a Puntal ferraro (colle Molimenti); rotabile di Barcellona-Gesso-Monte s. rizzo; strada da Monte dei centri e salice passante per Malo Passo, fino alla Portella castanea; strade che, da castanea e dalla Polveriera, conducevano alla Portella di castanea e alla Portella dell’arena. Le conclusioni della Commissione dell’88 la commissione riconoscendo che la linea dei Peloritani, era già abbastanza forte e nelle condizioni di consentire facili spostamenti lungo di essa, limitò le sue proposte difensive alle seguenti soluzioni: interruzione48 con fornelli da mina sulla strada di salice (posizione di Malo Passo) due batterie a Puntal ferraro e a croce cumia un baraccamento per 150 soldati a croce cumia un posto d’avviso per 50 uomini ad antennamare Infine, le artiglierie dei lati rivolti alla terraferma della batteria da costa di Monte Giulitta, che faceva parte del Piano Generale di difesa dello stretto di Messina, avrebbero provveduto alla difesa a sud della città. In caso di guerra, se la batteria di Monte Giulitta non fosse stata ancora ultimata, si proponeva di provvedere con una batteria provvisoria sulla destra di Monte Giulitta, per battere la strada di catania. Per la difesa a nord, la commissione riproponeva la batteria campale della Villetta presso s. francesco di Paola, già studiata dalla direzione del Genio di Messina, da armarsi con quattro cannoni da 9 Br ret. 3.3. La Commissione dell’89
9. Cartoline del Distretto Militare di Messina e della Direzione di Artiglieria di Messina con sede presso la Cittadella, primi '900. Coll. V. Caruso
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col dispaccio del 22 gennaio 1899 dir. Gen. di artiglieria n° 1728, il Ministro della Guerra ordinava che la commissione, composta come era indicata nel dispaccio del 5 dicembre 1888 n° 18760 ris. (dir. Gen. del Genio), dovesse rivedere il progetto dell’apprestamento a difesa della Piazza di Messina, compilato nel mese di agosto 1887, e arrecarvi tutte le modifiche che
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ritenesse necessarie per metterlo in armonia con le varianti introdotte nell’armamento della piazza e col progetto di difesa del fronte vero terra, trasmesso al Ministero dal comando del XII corpo d’armata con lettera del 12 giugno 1888 n° 185 riservato speciale. l’intero piano di difesa dello stretto in corso di attuazione, era quello che risultava dal dispaccio del 17/2/1886 e dalle proposte della commissione dell’88 presieduta dal Generale d’oncien, le quali non avevano alterato il suddetto piano se non per la soppressione delle due batterie di Pianaccio di Santa Lucia e Monte Lobrato, alle quali si era proposto di supplire aumentando l’armamento della batteria Polveriera con 4 obici che battevano il mare verso nord. In virtù di tali ordini, il comandante della divisione di Messina, tenente Generale carlo Genè (49), convocò il 12 febbraio 1889 la seguente commissione: il colonnello Brigadiere Biagio de Benedictis, comandante terr. del Genio di napoli, il colonnello raffaele terrasona, direttore della direzione Genio di Messina, il tenente colonnello luigi Meneghini, direttore della direzione di artiglieria di Messina, il tenente colonnello alfonso Giacchi, capo di stato Maggiore della divisione. Considerazioni finali della Commissione Partendo dal concetto generale delle fortificazioni della sicilia, secondo il disegno della difesa dello stato già elaborato nelle sue linee principali dalla commissione dei Generali e in via di attuazione in varie parti del regno, la commissione si trovò d’accordo nell’ammettere la necessità: di realizzare le difese dello stretto, che avrebbero “saldato” la sicilia al continente;
3. le dette opere, da ridursi al minor numero possibile, dovevano avere sì il carattere essenziale della fortificazione permanente, capace di garantire in modo assoluto la difesa dagli assalti di viva forza, ma sarebbe bastato dar loro una robustezza proporzionata alla potenza delle artiglierie di medio calibro e non quella delle fortificazioni dei forti di sbarramento e delle piazze di 1° ordine, che dovevano invece poter lottare contro le potenti artiglierie dei parchi d’assedio. Prima di dare un parere definitivo, il Presidente invitò comunque la commissione a recarsi sui luoghi per riesaminare nei particolari le posizioni e le vie di comunicazione che costituivano nel loro insieme, il piano di difesa in oggetto. Queste ricognizioni furono eseguite in parecchi giorni ed ebbero per risultato l’unanime parere concorde con la relazione del 30 aprile 188851. nella lettera di accompagnamento alla relazione, compilata dalla commissione, indirizzata a Palermo al comandante del XII corpo d’armata, con prot. n° 127 riservato speciale in data 20 marzo 1889, il tenente Generale carlo Genè, comandante la divisione di Messina, iniziò così la descrizione della piazza di Messina: “… Come è noto, Messina conserva la qualifica di fortezza o piazza per tradizione, a ricordo cioè dell’epoca in cui vi esisteva una cinta di fortificazione, il Castellaccio era in piedi e il Forte Gonzaga e la Cittadella avevano valore difensivo. Tab. 1 - Opere permanenti realizzate secondo il Piano Generale di Difesa della Piazza di Messina, studiato dalla Commissione del 1889.
le difese del fronte di terra di Messina, il cui vero ufficio era di fare da testa di ponte verso l’interno; il centro fortificato di castrogiovanni (enna), che avrebbe rappresentato il punto di annodamento delle forze sparse sull’isola e di irradiamento della controffensiva, per “gittare in mare il nemico che fosse riuscito a compiere uno sbarco in qualche punto dell’isola”50. Il collegamento tra le fortificazioni di Messina e castrogiovanni si sarebbe realizzato con la proposta strada militare che si sarebbe sviluppata dai Peloritani alla città di randazzo. la piazza di Messina, se per la Marina Militare rappresentava una stazione navale e di rifornimento, per l’esercito rappresentava, in caso di guerra, un punto di passaggio obbligato delle forze che si fossero recate a soccorrere la sicilia. scopo delle fortificazioni di Messina non era dunque quello di dovere arrestare l’avversario per un tempo indeterminato e costringerlo a un lungo assedio, ma di preparare il terreno in modo da non farlo avvicinare facilmente all’imbocco della piazza e di tenerlo lontano, allo scopo di lasciare sempre aperte le vie di comunicazione per le forze mobili, inviate in soccorso dal continente e consentire l’offensiva da Messina verso il centro dell’Isola.
- A completamento della difesa costiera, venne realizzata nel biennio 1913/14, la batteria di Sbarre posta a sud di Reggio Calabria. - Nel 1903 venne installata presso Forte Spuria la prima stazione Radiotelegrafica della Sicilia che venne visitata da Guglielmo Marconi l’8 dicembre 1906.
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Ma da tempo la cinta è scomparsa, il Castellaccio non è che una rovina ed il Forte Gonzaga e la Cittadella non sono più che magazzini e caserme.
all’unanimità di far suo, nell’insieme e nei particolari, il progetto della commissione del 1888 e di sottoporlo all’approvazione del Ministero.
Le stesse batterie a mare, intese a comandare lo Stretto, se costituiscono il fronte a mare di Messina e pongono questo abitato alla pari di altre vicine agglomerazioni di abitati, validamente al sicuro da attacchi dal mare, non bastano da sole a farne una fortezza.
Vennero quindi riassunti i lavori da farsi sin dal tempo di pace e quelli da farsi allo scoppiare di una guerra. la spesa per i primi lavori fu preventivata in £. 108.000 e per l’esecuzione dei secondi venne fatta la proposta di poter disporre di circa 950 uomini.
Perché Messina sia realmente una fortezza occorre organizzarne il fronte di terra del quale, al momento, non esiste che una rete di strade di comunicazione. Con ciò, l’incarico avuto dalla Commissione, più che rivedere un progetto per la sollecita messa in difesa della piazza di Messina, fu quello di studiare il modo di convertire Messina sollecitamente in fortezza e con spesa limitata”52.
la relazione del 1889, più che fornire quindi nuove indicazioni, a parte gli studi per la realizzazione del fronte di terra, si presentò come la sintesi delle proposte delle varie commissioni che ebbero analoghi mandati negli anni passati. In particolare, in riferimento al sollecito apprestamento a difesa della Piazza di Messina, la commissione decise
relativamente al fronte di terra, ritenendo di rimandarne l’effettiva costruzione al momento della mobilitazione in caso di guerra, la commissione raccomandò la costruzione di opere permanenti a Monte campone, Puntal ferraro e Monte dei centri. nel progettare tali opere, sarebbe stata necessario preparare il terreno circostante per gli appostamenti delle artiglierie leggere e della fanteria. la spesa complessiva prevista, calcolata dal servizio del Genio, fu di circa 600.000 lire. a completamento della rete di strade militari eseguite e di quelle in costruzione, venne proposta la realizzazione della strada militare da sotto antennamare fino a Monte cicirello e quindi per Monte Gallo proposta nel piano
10. Ricostruzione della posizione delle opere permanenti realizzate e delle batterie proposte dalla Commissione per la Difesa dello Stretto di Messina, 1889 e succ. (V. Caruso e M. Lo Curzio)
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generale del 1886, al fine di completare la grande linea di circonvallazione che circondava Messina, cioè la strada Polveriera - s. rizzo - antennamare, per dare modo alle forze mobili incaricate della difesa, di spostarsi ed esercitare la loro azione controffensiva anche nel settore di terreno a sud-ovest di Messina, minacciando il fianco delle colonne nemiche che si fossero avanzate lungo la strada litoranea di catania. PoichÊ questa strada doveva
3. essere percorsa solo dalla fanteria e da qualche batteria di campagna, sarebbe bastata per essa una la larghezza di 2,50 metri, senza alcuna restrizione nelle pendenze che si sarebbero potute spingere fino al 15%. andava inoltre migliorata la mulattiera rometta-Imbardello la cui importanza era evidente per assicurare le comunicazioni fra la 1a linea di difesa e la dorsale dei Peloritani
11. Pianta della Difesa dello Stretto nel 1943. Uff. Storico Marina Militare (Rielab. G. Galletta)
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Venne evidenziata l’opportunità dell’installazione di un accurato sistema di telegrafia ottica che per collegare tra loro le opere di 1a linea con i Peloritani e con Messina, al fine di facilitare gli avvisi e pronto l’accorrere in qualunque punto si fosse presentato il nemico. sulla necessità della costruzione della cinta di sicurezza di Messina vennero fatte le seguenti osservazioni: tale cinta muraria aveva sempre, nel passato, fatto parte integrante di tutti i disegni di difesa permanenti della piazza e la locale direzione del Genio ne aveva già studiato il progetto secondo il quale questa cinta avrebbe avuto il complessivo sviluppo di Km. 8 dei quali, poco meno di 3 sarebbero stati rappresentati dalla esistente cinta daziaria di Messina, debitamente ridotta a difesa, e 5 km. circa da un nuovo tratto di cinta che si sarebbe sviluppato in alto, assecondando le forme del terreno. Il costo dei lavori sarebbe stato di circa £. 1.100.000 e quello delle espropriazioni di circa £. 200.000. la commissione, pur non negando l’utilità di detta cinta, ne propose però la costruzione dopo l’intera realizzazione del piano di difesa fin qui trattato. Infine, per la difesa da allestirsi a cura della r. Marina, non esisteva a Messina se non una stazione provvisoria di torpediniere, installata verso il 1885 in prossimità del
forte s. salvatore, comandata da un tenente di Vascello, che aveva in dotazione limitati magazzini, dormitori e pochi siluri. In quel momento a Messina vi era una torpediniera da costa disarmata ed una d’alto mare armata. Il Ministero della Marina aveva però deciso di stabilire a Messina una stazione permanente di 31 torpediniere e la direzione del Genio aveva già studiato due progetti per impiantarla presso forte s. salvatore o sugli spalti dell’opera avanzata della cittadella, verso la piazza d’armi di terranova. In entrambi i casi, i fossi acquei della cittadella sarebbero serviti da rifugio alle dette torpediniere. Questi progetti ammontavano l’uno a £. 560.000 e l’altro a £. 400.000; l’ultimo era comunque da preferire al primo, per la maggiore sicurezza offerta contro gli attacchi nemici dal lato del mare. l’elenco delle opere riportato in tab.1, realizzate a partire dal 1884, per la sistemazione della difesa della Piazza di Messina, trascritte nel Registro dei progetti di fortificazione in corso di studio e di eseguimento per la difesa dello Stretto di Messina, datato 1 gennaio 1890 e nelle schede tecniche delle opere e degli armamenti, custoditi presso l’Istituto storico e di cultura dell’arma del Genio di roma, meglio descritte nelle schede tecniche del capitolo 6, consente finalmente di documentare in modo certo le batterie da costa e i forti per la difesa del fronte di terra effettivamente costruiti e rimasti in progetto, sotto la direzione del Genio, sulle due sponde dello stretto53. a difesa dell’imboccatura del porto e della città vennero ammodernate le seguenti opere già esistenti: Batteria lanterna cIttadella controguardia di s. stefano Bastione di s. stefano Bastione di s. diego rivellino di Porta Grazia Bastione di s. francesco Bastione norinberga rivellino s. teresa opera carolina forte s. salVatore Batteria nord Batteria campana Batteria fico Basso Batterie campali a carattere occasionali da realizzare in caso di guerra: Batteria Villetta Gesso serro rometta Monte ciccia Portella castanea croce cumia Mote rosse (o Motterosse)
12 e 13. Batteria Schiaffino (Giulitta), immagini anni ‘70 di Michelangelo Vizzini
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3. Guerra, deliberazione n° 3321, norme direttive per la compilazione di un progetto di fortificazione a difesa dello stretto di Messina, indirizzata alla direzione del Genio di Messina, racc. “stretto di Messina 1870 - 1880”. 13 IscaG, firenze 5 giugno 1872, Progetti di fortificazione permanente ed occasionale di Messina e dello stretto, annesso alla deliberazione n° 3498, racc. “stretto di Messina 1870 - 1880”.
Note
14 1
cfr. archivi IscaG, roma, carteggio contenuto nei raccoglitori stretto di Messina dal 1861 al 1900 2
fatta eccezione di Bruno Villari, che nel corriere del Mezzogiorno dell’11 dicembre 1997, documentò per la prima volta le sedute del 1883, della commissione permanente per la difesa dello stato, riferite alla difesa dello stretto di Messina e V. caruso e M. lo curzio che, nella Gazzetta del sud del 12/05/2003 nell’articolo a PaGInatrÈ: Quel campo trincerato che difendeva le acque tra scilla e cariddi, associarono il termine “campo trincerato” al sistema difensivo dello stretto. 3 luigi e carlo Mezzacapo, Studi topografici e strategici su l’Italia, Milano, 1859 e 1860. 4 “…Messina col suo bel porto, è un punto importantissimo di quella costa, di cui sarebbe mestieri accrescere e compiere le difese esistenti. Infine, nello spazio tra Messina e il Peloro, vorrebbero essere ristabilite le opere costruttevi dagl’Inglesi nel decennio, e che oggidì sono abbandonate alle ingiurie del tempo.”. da l. e c. Mezzacapo, studi strategici su l’Italia, Milano, 1860, p. 536. 5
Il 3 giugno 1810, il re di napoli Gioacchino Murat, che governò per quattro mesi il regno, muovendosi da napoli per la conquista della sicilia, ancora in mano borbonica e difesa dalla Marina Inglese, giunse a scilla, in calabria, e vi restò fino al 5 luglio, giorno in cui fu completato il grande accampamento di Piale sullo splendido poggio panoramico, località da lui scelta per la sua posizione particolarmente strategica. nel breve periodo di permanenza in queste località, Murat fece costruire i tre forti di: torre cavallo altafiumara e Punta Pezzo (o Piale) con torre telegrafica. 6
IscaG, 28 dicembre 1870, stralcio della lettera del Maggior Generale Monelli, comandante territoriale d’artiglieria di napoli, racc. “stretto di Messina 1870 - 1880“. 7
Ibidem
8
IscaG, prot. n° 86 riservato. Messina 26 luglio 1871, lettera del luogotenente Generale franzini, comandante della divisione di Messina, a s. e. il Ministro della Guerra direzione di artiglieria e Genio - firenze, racc. “stretto di Messina 1870 - 1880” 9
Ibidem, sul contrafforte di Gazzi non vi era a suo avviso, sufficiente spazio per lo sviluppo dell’opera di fortificazione e il settore di tiro delle artiglierie sarebbe stato notevolmente ristretto. l’opera che invece si sarebbe costruita a contesse, senza essere troppo distante dalla città, avrebbe tenuto il nemico più lontano, garantendo un settore di tiro ben più ampio. 10
Ibidem
11
IscaG, firenze 4 agosto 1871, dispaccio n° 6237, lettera del Ministro a s. e. il Presidente del comitato del Genio Militare -, racc. “stretto di Messina 1870 - 1880”. 12
IscaG, seduta del 30 agosto 1871, affari della
Ibidem. In merito, venivano fatte le seguenti osser-
vazioni: a. Batteria a barbetta. la scelta di questo tipo di batteria avrebbe comportato un’essenziale modifica; cioè quella di includere fra due successive traverse non due, ma un solo pezzo di artiglieria, come fu stabilito dai due comitati riuniti d’artiglieria e Genio nella seduta del 28 maggio 1871 a torino. Per tale modifica la distanza fra due contigue direttrici sarebbe risultata di circa 20 metri contro i 14,10 fissati nel progetto iniziale. In tal caso, i magazzini dei proiettili sarebbero risultati insufficienti ed in posizione molto scomoda per il servizio della batteria. b. Batteria casamattata. nel caso di scelta di questa soluzione sarebbe stato da evitare un alto numero di bocche da fuoco tutte raccolte in un solo punto. Infatti, un maggior numero di batterie con minor numero di pezzi sarebbe stato più opportuno per controbattere un attacco dal mare e dividere l’azione di una flotta. Il sistema a casamatta proposta dalla direzione del Genio, a causa della costruzione muraria prevista con massi di granito, non trovò il parere favorevole dei componenti della commissione, in quanto tale tipo di costruzione, sottoposta all’azione dei tiri diretti, avrebbe reso difficoltosa, in tempi brevi, l’azione delle artiglierie della casamatta a causa delle schegge prodotte dalla frantumazione della muratura granitica; né lo scudo sarebbe stato sufficiente a reggere l’urto dei proietti lanciati dalle navi. 15 cfr. f. Minniti, Il secondo piano generale delle fortificazioni. Studi e progetti 1880-85, ufficio storico esercito Memorie storiche Militari, roma 1980, pagg. 91 e seg.. 16
Il comitato d’artiglieria e Genio venne costituito con r. decreto del 4 dicembre 1873. Questa struttura aveva la funzione di corpo consultivo tecnico, di guida ed era considerato il supremo organo direttivo per il continuo contatto che esso aveva con il Ministero della Guerra. Il primo Presidente fu il Generale luigi Menabrea. nel 1877 gli successe Giacomo longo, seguito da emilio Mattei nel 1883. 17 luigi Mezzacapo (trapani 1814 - roma 1885). entrò come il fratello carlo nell’arma dell’artiglieria dell’esercito borbonico. nel 1848 prese parte alle operazioni nel Veneto, ove si distinse sotto il comando del generale Pepe come capo di stato Maggiore della divisione ferrari. Promosso colonnello, venne richiamato a Venezia e incaricato alla difesa di forte Brendole. nel 1849 partecipò alla difesa di roma e, dopo l’ingresso delle truppe francesi, esulò a Malta da cui poi, raggiunse il fratello carlo a Genova. nel 1859 ebbe il comando della divisione che prese il suo nome, composta da volontari marchigiani e romagnoli. nella campagna del 1860 espugnò civitella del tronto, ultimo baluardo borbonico, arresasi il 30 marzo 1861. senatore nel 1870, comandante del corpo d’armata di firenze, fu nominato Ministro della Guerra nel 1876. nel 1879 fu comandante del corpo d’armata di roma e presiedette dal 1880 al 1883 la commissione di difesa dello stato.
carlo Mezzacapo (capua 1817 - roma 1905). studiò a
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I l P I a n o G e n e r a l e d I d I f e s a P e r l’ a r e a d e l l o s t r e t to d I M e s s I na
napoli nel collegio della nunziatella dal quale uscì col grado di alfiere, arma di artiglieria. nel 1848 fu mandato come ufficiale di collegamento fra l’esercito borbonico, sotto il comando di Guglielmo Pepe, e l’esercito piemontese; ma quando ferdinando II ordinò al suo esercito di tornare nel regno, carlo, seguendo il generale Pepe, si avviò a Venezia per partecipare alla difesa insieme al fratello luigi. a Venezia ebbe il comando di forte Marghera. nel 1849 si ritirò a Genova, poi a torino ove, col fratello, fondò nel 1856 la “rivista Militare”. nel 1859 fu nominato capo di stato Maggiore della milizia volontaria della cui organizzazione era stato incaricato il fratello luigi. Pubblicò in quell’anno gli ottimi studi topografici e strategici d’Italia. fu Ministro della Guerra nel governo provvisorio della romagna. si battè a Mola di Gaeta nella campagna 1860-61. sotto il regno d’Italia fu comandante di corpo d’armata e nel 1876 venne nominato senatore (utet G. cor). 18
Per quanto riguarda il ruolo e l’apporto del generale Giacomo longo, nello stesso volume, vedi più avanti e nel testo di B. Villari. 19 f. Minniti, Il secondo piano generale delle fortificazioni, op. cit., pag. 94. 20
aussMe - roMa, fondo operazioni e Mobilitazione (oM), raccoglitore 47, Verbali delle sedute del comitato di stato Maggiore Generale riunito in commissione per lo studio della difesa dello stato, fasc. VII. 21
d. Bonamico, La difesa Marittima dell’Italia, roma, 1881, pp. 63, 67. 22
Ibidem, pp. 64, 66.
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I laghi di Ganzirri, chiamati anche Pantano Grande e Pantano Piccolo. 24
nel 1869 il generale belga Brialmont affermava che: ”mai il nemico avrebbe commesso un’azione così odiosa e contraria al diritto delle genti, come bombardare barbaramente una città mentre la guarnigione militare poteva starsene al riparo dal fuoco” (cfr. a. H. Brialmont, traitè de fortification poligonale, I, Bruxelles 1869, cit. pp. 174-176). una trentina d’anni più tardi, il bombardamento della piazza e dei suoi abitanti era divenuto invece, l’obiettivo principale di una guerra, previsto nei manuali destinati al genio militare. cfr.: M. Borgatti, La fortificazione permanente contemporanea…, op. cit. v.II, p. 690. 25
d. Bonamico, La difesa…, op. cit., pp. 66,67.
26 IscaG, dispaccio del Ministro della Guerra n° 4017 (dir. Gen. art. e Genio div. Materiali Genio sez. 1a), racc. “stretto di Messina 1880”. 27 IscaG, roma 28 luglio 1882, lettera del tenente Generale cav. Giacomo longo, Presidente del comitato d’artiglieria e Genio, al Ministro della Guerra, racc. “stretto di Messina 1880”. 28 IscaG, Messina 27 giugno 1882, rapporto della commissione Mista incaricata degli studi di massima per la difesa dello stretto e del Porto di Messina, racc. “stretto di Messina 1880”. 29
Ibidem.
30 la cifra, denominata calibro, è riferita al diametro interno della canna; le lettere invece si riferiscono ai materiali utilizzati per costruire le bocche da fuoco: a = acciaio, B = bronzo, G = Ghisa. a tale nomenclatura si aggiungevano le lettere l, r e c riferite rispettivamente alla canna liscia, rigata e cerchiata ed eventualmente la sigla ret = retrocarica.
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31 IscaG, Messina 27 giugno 1882, allegato alla relazione della commissione Mista. nota descrittiva delle opere occorrenti alla r. Marina per la difesa della Piazza di Messina e dello stretto e per stabilire in essa una stazione di rifornimento della squadra, racc. “stretto di Messina1880”. 32 si veda più avanti il paragrafo: Le Considerazioni del Generale Longo. 33 In appendice è riportata la tabella di conversione del valore della lira riportata al 2005, dalla quale è possibile calcolare il corrispettivo valore in euro. 34 IscaG, dispaccio del Ministro della Guerra n° 4900, direzione Generale d’artiglieria e Genio, divisione Materiale Genio - sez. 1°. cfr.:racc. “stretto di Messina 1880”. 35
IscaG, Messina 27 giugno 1882, rapporto della commissione Mista incaricata degli studi per i provvedimenti necessari alla costruzione di un campo trincerato occasionale sulle ultime pendici dei Peloritani in sicilia ed in calabria di fronte allo stretto, racc. “stretto di Messina 1880”. 36
Vedi nota 30.
37 IscaG, roma 28 luglio 1882, lettera del tenente Generale cav. Giacomo longo, Presidente del comitato d’artiglieria e Genio a s. e. Il Ministro della Guerra - studi per la difesa di Messina; trasmissione di rapporti, proposte riguardanti la detta difesa, racc. “stretto di Messina 1880”. 38
Ibidem.
39 IscaG - roMa, dispaccio del Ministro della Guerra n° 8498 riservato del 14 agosto 1882, divisione Ministeriale Genio sez. 1, racc. “stretto di Messina 1880”. 40 aussMe - roMa, oM, r. 47, Verbali delle sedute del comitato di stato Maggiore Generale riunito in commissione per lo studio della difesa dello stato, fasc. VII. 41
cfr.: d. Bonamico, La difesa… op. cit.; V. caruso, L’estrema difesa del nuovo Regno d’Italia nel Mediterraneo: la fortificazione Permanente dello Stretto di Messina, “Incontri Mediterranei”, anno IV n° 2, Messina 2003. 42 durante le altre sessioni della commissione per la difesa dello stato, cesare ricotti aveva più volte ribadito che un’unica base principale sarebbe stata sufficiente a fronteggiare una ipotetica guerra contro la francia o contro l’austria, senza incorrere nell’inconveniente di moltiplicare le piazze da guerra, alleggerendo così il carico di spese nelle opere di difesa permanente e indirizzandone una parte verso l’approntamento di qualche fortificazione improvvisata e il resto verso l’esercito mobile. compromessi e patteggiamenti tra teoria e prassi, tra convinzioni personali e ambito dell’amministrazione militare coinvolsero e caratterizzarono la figura di cesare ricotti anche durante il suo incarico di Ministro della Guerra. uno dei militari che più era stato contrario alle fortificazioni fu poi il Ministro che ne avviò un importante programma di costruzione. cfr. n. la Banca, Il Generale cesare ricotti e la politica militare italiana dal 1884 al 1887. sMe, ufficio storico, roma, 1886. 43 la costruzione di strade militari sulle creste montuose fa parte dell’organizzazione storica della viabilità difensiva della sicilia. 44 caMera deI dePutatI 1882-86, atti vol. XIV, disegno di legge n. 182, 6 marzo 1884 e relazione 182/a. 45
attI ParlaMentarI, camera, legislatura XV - 1° sessione - discussioni - tornata del 28 maggio 1885.
• Vi n c e n z o C a r u s o
3.
46 Gazzetta ufficiale n° 123, anno 1887, r. decreto n° 4503, serie 3° del 21 aprile 1887. 47 IscaG, Messina 30 aprile 1888, direzione del Genio - relazione sulla difesa della Piazza di Messina dal lato di terra - allegato G, racc. stretto di Messina 1880. 48
la dizione interruzioni stradali: indica la possibilità, in caso di difesa, di far saltare mediante scoppio di mine, i collegamenti stradali e ferroviari al fine di interrompere o ritardare l’avanzata del nemico. 49 carlo Genè torino 1836 - stresa 1890. entrò nella reale accademia il 20 agosto 1851 dove venne nominato sottotenente del Genio il 9 agosto 1955. col grado di capitano, partecipò alle campagne del 1859 e col grado di maggiore in quella del 1866, meritandosi la Menzione onorevole per essersi distinto nei lavori sotto Peschiera e la croce di ufficiale dell’ordine Militare di savoia per la direzione dei lavori eseguiti nell’attacco di Borgoforte. Promosso colonnello di stato Maggiore comandò nel 1879 il 6° rgt Bersaglieri e fu nominato il 15 aprile 1883 direttore dell’Istituto Geografico Militare. divenuto maggior generale il 17 novembre 1883 gli fu affidato il comando superiore delle truppe in africa il 6 ottobre 1885. richiamato in Italia, assunse il comando della brigata “Basilicata”. nel 1888 venne nominato comandante della divisione Militare di Messina e il 24 settembre dello stesso anno, venne promosso tenente generale. 50
IscaG, Messina 28 febbraio 1889, relazione riguardante la difesa della Piazza di Messina, racc. “stretto di Messina 1880-1890”. 51
IscaG, racc. “stretto di Messina 1880-1890”.
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IscaG, Messina 20 marzo 1889, lettera di accompagnamento alla relazione della commissione incaricata di rivedere il progetto della sollecita messa in sicurezza della Piazza di Messina indirizzata al comandante del XII corpo d’armata. In queste poche righe, si evidenzia brevemente come le vecchie fortificazioni, non fossero più in grado di offrire un’adeguata difesa contro i moderni sistemi di attacco. l’antica concezione del castello, risultava ormai superata perché offriva un bersaglio troppo vulnerabile per le moderne artiglierie e l’imponente cittadella, a livello del mare, non era più in condizione di contrastare i potenti tiri delle navi da guerra francesi. un particolare riferimento viene fatto al castellaccio, descritto come “ormai in rovina” già nel 1889. 53
IscaG, registro dei progetti dei progetti di fortificazione in corso di studio e di eseguimento per la difesa dello stretto di Messina racc. “stretto di Messina 1880-90”.
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