C o r s o P O N D i a r i o d i s c uo l a WALTER TOBAGI “VEGGENTE” DEL NOSTRO FUTURO Michele Mantuano Serena Notarangelo (IV C) ll prossimo 28 maggio si ricorda il trentaduesimo anniversario della morte di Walter Tobagi, noto giornalista del Corriere della Sera ucciso in un agguato terroristico rivendicato dalla Brigata XXVIII marzo. Tobagi muore a Milano, città dove il soffocante assedio del terrorismo sembrava essersi trasformato in un cupo fenomeno atmosferico. Sono passati tanti anni, tuttavia le parole di questo grande giornalista conservano una straordinaria attualità. Molte cose sono cambiate nella società italiana, ma gli articoli di Tobagi dimostrano la sua capacità di vedere oltre i semplici fatti della
INTERVISTA AL PROFESSOR MICHELE GRAVINA Olga Giordano, Mirko Lopriore con la collaborazione di Giuseppe Di Bari (IV C) In giovinezza cosa vi ha spinto allo studio delle materie umanistiche e cosa poi ad insegnarle? Sicuramente ciò che mi ha spinto allo studio delle materie umanistiche è stato l’amore per il mondo classico, per insegnarle invece ci ha pensato il caso. Continua a pag.10
cronaca. Tobagi ha pagato con la vita il suo coraggio per la verità e questo nostro omaggio vuole essere un modo per ricordare un giornalista che rappresenta un modello di autonomia e libertà. “Quella tragica mattina, prima di sapere che era stato ucciso, una voce parlava di un portavalori ammazzato. E dopotutto l’informazione non era errata, Walter è stato ed è il nostro portavalori. E che valori!”, afferma il giornalista Ferruccio de Bortoli, “a noi il compito arduo di custodirli senza retorica e amnesie”. Continua a pag.10
LATINO SÌ O NO? Antonia Coletto, Maria Rita Perrino (IV C) Dall’anno 201213 in tutti i licei ad indirizzo scientifico verrà applicata una nuova riforma che prevede un aumento delle materie scientifiche e una diminuzione delle materie letterarie. La nuova riforma prevede meno ore di latino, storia e lingue straniere e più ore di matematica, fisica e scienze. Continua a pag.3
- a.s.2011-12
Docente esperta: Prof.ssa Maria Mondelli Tutor: Prof.ssa Barbara Salice
All'interno:
Dante, poeta dell'infinito 2 di Vittoria Pistacchi La donna, tra sottomissione ed emancipazione 2 di Simona Falcone e Michele Balsamo Coldplay, una macchina fortissima generatrice di successi!!! 3 di Federica Di Candia, Ludovica Prencipe, Miriana Venturelli e Chiara Scarano I giovani e le parrocchie 4 di Angelo Di Tullo e Paolo Prencipe Cellularmania 5 di Rossana Coccia La notte più pazza della settimana 5 di Giada Damiano Non lasciarmi sola 6 di Marica Fortunato Tutto nasce inaspettatamente di Chiara Triventi 7 Lo scandalo del calcioscommesse 8 di Michele Giordano e Davide Triventi Il fascino del karate 9 di Antonella Gentile Breve storia della Juventus di Nicola Trotta 9
DANTE, POETA DELL'INFINITO Vittoria Pistacchi (IV C) Oh vana gloria de l'umane posse!
com'poco verde in su la cima dura, se non è giunta da l'etati grosse! Credette Cimabue ne la pittura
tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura.
Così ha tolto l'uno a l'altro Guido
la gloria de la lingua; e forse è nato chi l'uno e l'altro caccerà del nido.
Non è il mondan romore altro ch'un fiato
di vento, ch'or vien quinci e or vien quindi, e muta nome perché muta lato.
Spesso noi studenti ci chiediamo perché è importante studiare Dante: non si fa solo per fini scolastici o culturali, ma soprattutto perché la Divina Commedia può essere considerata un’opera “infinita”. Infinita perché, sebbene sia ambientata in un tempo lontano, tuttavia è possibile ritrovarvi molti riferimenti al presente. È come se, in un certo senso, Dante abbia voluto dire al mondo qualcosa che sarebbe durata in eterno! Questi versi, qui riportati, ne sono un esempio. Sono
tratti dall’XI canto del Purgatorio, il canto dei superbi, e, più precisamente, esprimono la condanna da parte di Dante della gloria terrena. Non è un argomento a noi del tutto estraneo, poiché la fama e con essa il successo sono qualcosa cui tutti, bene o male, aspiriamo. Talvolta questo desiderio diventa eccessivo, viene perseguito come un obiettivo totalmente personale o privato; il più delle volte si trasforma, purtroppo, in un’ossessione. Dante condanna la gloria giudicandola inutile e dannosa. Però fa una distinzione tra arte e artista: vana è la gloria cui aspira l’artista, pensando che possa durare in eterno, ma valida è l’arte, che è frutto dell’ispirazione divina. Con questo si spiega il fatto che di alcuni artisti la memoria si spenga subito, di altri resti a lungo. Esempi illustrissimi nel presente sono numerosi, basti pensare ad una cantante recentemente morta, Amy Winehouse. Il suo desiderio di successo è stato così grande che alla fine ha travolto persino lei. Se, da un lato, la sua musica è stata molto venduta, dall’altro, il guadagno accumulato ha fatto sprofondare la cantante in un abisso dal quale è quasi impossibile uscire: la droga. Purtroppo è una realtà quotidiana di cui molti artisti ne sono partecipi e l’influenza sulle masse popolari non è positiva. Tuttavia, c’è chi è stato in grado di lasciare una grande impronta nella storia, diventando famoso non perché desideroso di ricchezze, ma solo perché ha saputo utilizzare al meglio le proprie capacità ed ha seguito un sogno. Gli esempi più indicativi possono essere Gandhi, Madre Teresa, Martin Luter King, ecc… Non erano degli artisti, ma semplici uomini, con l’ unica differenza di aver creduto nella realizzazione di qualcosa di più grande e nuovo. Sono loro che hanno lasciato il segno e, come diceva un grande poeta italiano, Ugo Foscolo, pochi uomini scelti vivono per sempre nel ricordo della gente!
LA DONNA TRA EMANCIPAZIONE E SOTTOMISSIONE
“Identità di donna… dimenticata, soffocata da un universo cieco e insensibile. Forse è questo il prezzo da pagare… … per essere nata donna”
Simona Falcone, Michele Balsamo (III D)
Questi sono alcuni versi tratti da una poesia di un anonimo, forse donna, in cui cerca di spiegare il proprio punto di vista rispetto a quella che è la condizione della donna, uno dei problemi che affliggono il mondo ancora oggi. Nell’antichità la donna era vista come oggetto, debole, inutile, un peso per l’uomo e per la società. Le donne hanno lottato duramente nel tempo per ottenere dei diritti, diritti pari a quelli degli uomini. Eclatante è l’esempio della lotta nel ’68, nella quale molte donne persero la vita per dare a noi questi diritti, per farci vivere una realtà diversa da quella che hanno vissuto loro. Le donne possono essere considerate delle vere e proprie eroine di un mondo troppo ignorante e incapace di capire che le persone, indipendentemente dal sesso, sono tutte uguali. Continua a pag.4
COLDPLAY, UNA MACCHINA FORTISSIMA GENERATRICE DI SUCCESSI!!! Federica Di Candia, Ludovica Prencipe, Miriana Venturelli (III D), Chiara Scarano (III C) Dopo la comparsa di poco più di 10 minuti al programma di Fiorello, “Il più grande spettacolo dopo il weekend”, i Coldplay ritornano nuovamente in Italia il 24 maggio. I biglietti per l’evento, che si terrà a Torino, sono passati al “tutto esaurito” dopo pochi minuti dall’apertura della vendita.
Ma perché il “tutto esaurito” in pochi minuti? I Coldplay sono uno tra i gruppi più conosciuti dai giovani di oggi! Le loro canzoni, sia per quanto riguarda i testi che la musica, sono molto complesse e numerose volte vanno lette “tra le righe” poiché possono avere vari significati e possono essere interpretate in base allo stato d’animo della persona. ‘Yellow’ probabilmente è il singolo più conosciuto, anche se non è il primo estratto del loro primo album, “Parachutes”: sarà capitato a tutti di sentire quel famoso ritornello tanto melodico, quanto denso di emozioni: “Look at the stars, look how they shine for you…”!!! Confrontandoci con ragazzi e ragazze della mia età, scopriamo però che non è un genere molto amato quello dei Coldplay, in quanto le loro canzoni sono molto riflessive e spesso fanno pensare a tematiche importanti che non si limitano solo all’amore razionale o all’amicizia stretta, ma toccano anche tematiche sociali. Ad esempio, raccontano quanto è bello il mondo in cui viviamo, anche se molto spesso è da noi “calpestato”. I Coldplay hanno toccato i gradini più alti delle classifiche mondiali sia con gli album che con i singoli. Dopo “Parachutes” ci sono stati “A Rush of Blood to the Head”, “X&Y”, “Viva la Vida” e, l’ultimo uscito, cioè “Mylo Xyloto”. Insomma la loro musica è un’esplosione di magica armonia che produce grandissimi successi internazionali! E’ un gran peccato per noi non poter essere presenti al concerto a causa della scuola, delle ultime interrogazioni e degli ultimi compiti, ma speriamo nei prossimi concerti!
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Continua da pag.1 Le ore di matematica saranno complessivamente sette alla settimana, mentre le ore di latino diventeranno appena tre, come quelle di inglese. Due saranno le ore di scienze, storia dell’ arte e scienze motorie e una di religione. Ci sarà anche un’opzione ‘’scienze applicate’’, in cui salta completamente il latino, entra l’ informatica e diventa scienze la materia più studiata. Molti studenti di scuole ad indirizzo scientifico ritengono giusta questa riforma e inutile l’insegnamento del latino alle superiori, considerandolo una lingua morta, superflua e priva di applicazioni per chi è costretto a studiarla. Pensano che sia più utile soffermare il loro studio sulle materie scientifiche, giudicate più utili per l’inserimento nel mondo del lavoro e garanti di maggiori opportunità. Effettivamente il latino trova poco spazio nella società odierna, in attività come l’economia, l’informatica, in un mondo dove contano il business e il profitto. Ma il latino è senza dubbio legato a doppio filo alla lingua italiana; infatti per riuscire bene nello studio del latino, bisogna avere un’ottima padronanza della grammatica italiana. D’ altra parte il latino riversa poi i suoi frutti nell’italiano di tutti i giorni, sia parlato che scritto, aiuta a identificare l’etimologia e il significato delle parole, amplia il vocabolario personale e consente esposizioni più fluide e comprensibili. La traduzione di testi latini necessita di un adeguato ragionamento e concentrazione; quindi un giusto allenamento ci permette di avere sempre la mente sveglia. Oltre a questi vantaggi, il latino ci permette di riscoprire le origini della nostra lingua, figlia del latino stesso. Inoltre non è irrilevante rimuovere una parte importante della nostra storia, abbandonando lo studio del latino, patrimonio linguistico e culturale di tutti gli italiani. Qualora ciò si verificasse, sarebbe una sconfitta per tutti. Un famoso aforisma di Indro Montanelli dice: “un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente”. Se poi si vogliono trascurare le basi della nostra società, si è padroni di farlo, ma certamente ciò non ci arricchisce interiormente.
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Continua da pag.2 Prima del ’68, prima della seconda Guerra Mondiale, la donna era destinata ad una vita di subordinazione, sottomissione, trattata come oggetto dal proprio padre e dal futuro marito; come dice Edgard Lee Masters in una sua poesia: “una donna non può inseguire le proprie passioni se vuole anche avere una famiglia”. E’ proprio questa convinzione radicata della donna utile in casa e usata come “macchina sforna figli” che ha accresciuto l’idea della superiorità dell’uomo rispetto alla donna. Dati ISTAT di qualche anno fa hanno rivelato che le donne italiane fra lavoro a casa e in ufficio iniziano prima, finiscono dopo, dormono meno degli uomini, hanno meno tempo libero, non staccano mai nemmeno al weekend e, quando tornano a casa, non si sbattono in poltrona, come fa invece un italiano maschio ogni tre. Nonostante la voglia che la donna ha di lavorare, anche perché se ha dei figli è difficile mantenerli con una sola busta paga, ella non riesce a reggere
un tale stress fisico oltre che mentale. In Italia solo il 46,3% delle donne, concentrato maggiormente nelle grandi città del Centro Nord, riesce a lavorare. Siamo penultimi in Europa come tasso d’occupazione della donna. In altri paesi europei, come Francia, Belgio, Portogallo, le donne vengono sovvenzionate e aiutate, per esempio offrendo ai loro figli posti gratis negli asili pubblici; in Italia questo privilegio è concesso solamente alle donne in politica. Non è infatti una coincidenza che oggi molte di esse preferiscano intraprendere la carriera politica piuttosto che lavorare in altri settori. Purtroppo oggi, nonostante le donne siano una parte fondamentale della nostra società, svolgano lavori pari a quelli degli uomini, siano istruite, dirigano grandi aziende grazie alle numerose lotte passate, esse vengono rappresentate ovunque, dai manifesti alle pubblicità, alle riviste, alla vita quotidiana come dei veri e propri oggetti sessuali. C’è da dire però che la donna odierna non fa nulla per smentire questa idea, anzi la
utilizza per ottenere notorietà, posti di lavoro e denaro! Validi esempi di ciò sono le veline, ma, ahimè, anche le parlamentari, addirittura ministre, che utilizzano la propria bellezza, il proprio corpo per ottenere un posto di lavoro influente. Ci sono tante donne, come quelle asiatiche, che lottano ancora oggi per riuscire ad ottenere diritti come la stupida possibilità di potersi truccare, il diritto all’istruzione, insomma cercano di raggiungere una propria identità. Noi italiane invece, avendo belli e pronti questi diritti e non sapendo cosa significhi il sacrificio, abbiamo pensato bene di non difenderli come qualcosa di raro e prezioso. Bisognerebbe riflettere semplicemente sull’origine della festa delle Donne che ricorre ogni 8 Marzo, donne soffocate e bruciate in una fabbrica da un incendio perché cercavano di migliorare le condizioni disumane di lavoro. Io allora mi chiedo, ma è cambiata effettivamente “oggi” la condizione della donna?
I GIOVANI E LE PARROCCHIE
questi dubbi, ma il confronto con altri giovani potrebbe aiutarci. Tra i giovani è presente una crisi spirituale perché non si hanno più sogni o speranze a cui aspirare; di conseguenza giovani e comunità cristiana si incontrano con crescente difficoltà, determinando la crisi anche di proposte educative consolidate; un passo avanti da parte delle comunità potrebbe essere una maggiore attenzione ai ritmi di vita dei giovani (convergenza di più interessi; spostamento del tempo dedicato alle relazioni ed alle celebrazioni dal giorno alla sera e, sempre più, alla notte…) e un acquisizione di una maggiore competenza nell’utilizzare le modalità di comunicazione che sono patrimonio comune dei giovani (ad es. multimedialità, linguaggio dell’arte e della musica, ecc.). Un insegnamento può essere dato solo da persone che sappiano comunicare con i
giovani, per apprendere ad entrare in relazione con il loro mondo e con la loro vita. Un altro aspetto da analizzare è l’amore come valore che difficilmente è compreso nel suo vero significato. Oggi noi giovani crediamo che l’amore sia solo fatto di momenti belli; invece esso è fatto anche di difficoltà che vanno superate senza indugio. Noi conosciamo l’ambiente perché fin da piccoli siamo cresciuti all’interno di una comunità e abbiamo seguito un cammino che ci ha fatti crescere. Nelle nostre parrocchie ci incontriamo settimanalmente, parliamo dei nostri problemi e cerchiamo di risolverli, cerchiamo di dare delle risposte alle domande che sempre più spesso si pongono i giovani. Per fortuna abbiamo delle “guide”, gli educatori, che, essendo adulti, ci danno consigli per affrontare la vita di tutti i giorni poter diventare anche noi degli adulti.
Di Tullo Angelo, Prencipe Paolo (III B) Quando si parla di parrocc hie si pensa alla preghie ra, alla messa o ai riti religiosi in genere; invece la parrocchia deve essere considerata come un “baule” pieno di insegnamenti a cui si può attingere; inoltre essa è uno dei pochi luoghi dove si può imparare divertendosi, grazie al confronto con i nostri coetanei. Noi giovani abbiamo tanti dubbi e incertezze: riuscirà la comunità a chiarirceli? Certamente non è possibile dare una risposta a tutti
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CELLULARMANIA viviamo
caratterizzata strumenti
da
in
tecnologici:
un‛era
tantissimi
computer,
cellulari, iphone, ipad, tablet, ect… Sembra quasi che non ne possiamo più
fare
Parliamo
del
a
meno.
cellulare:
guai
a
dimenticarlo a casa, non ci sentiamo
più sicuri. Quella che era la funzione primaria
del
cellulare,
cioè
telefonare e rintracciare in tempo
reale una persona, oggi è diventata solo una delle tante funzioni offerte dalle
nuove
tecnologie.
Il cellulare è uno strumento che
accompagna noi giovani, e non solo, in
ogni momento della giornata e che ci aiuta ad organizzare ed a gestire ogni
momento
della
vita:
dagli
impegni presi (con l‛ agenda, la sveglia,
la
rubrica,
l‛orologio)
ai
LA NOTTE PIÙ PAZZA DELLA SETTIMANA Giada Damiano (III B)
Il sabato sera svela la parte nascosta di ognuno di noi: ci trasformiamo in “uomini e donne protagonisti della notte”. Prima di uscire, lo specchio è il nostro unico spettatore: ci assiste in un set fotografico dove posiamo mille volte cambiandoci l’abito, modificandoci l’acconciatura, fino a quando non troviamo il look perfetto per l’ennesimo sabato da sballo!!! Finalmente pronti, si esce per andare in piazzetta, passerella di “sfilate di alta moda”: ragazze con tacchi chilometrici che sembrano delle acrobate, ragazzi con cocktail in una mano e sigaretta nell’altra, sono tutti pronti a dominare la serata. Arrivati in piazzetta, i pub sono colmi e la musica urla alla città che il sabato sera nessuno dormirà.
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o un blog personale; a ciascuno,
diventato uno strumento che ci può
esprimersi, dialogare, diffondere le
fotocamere, la musica, ecc.). Esso è
Rossana Coccia (IV F) Oggi
momenti di svago (con i giochi, le far avvicinare, o allontanare, da altre persone: ci si può proteggere dai
rischi
dell‛impatto
emotivo
diretto, trovando una risposta alle
proprie insicurezze relazionali, alla paura del rifiuto; ma ci può anche mantenere
vicini
e
quindi,
proprie
è
data
idee,
la
possibilità
mettersi
in
di
gioco.
Adesso i cellulari sono i nostri
padroni! Siamo diventati tutti dei “cellulari dipendenti”. A volte la tanta
tecnologia
fa
male!!!
presenti
costantemente alle persone a cui si è
legati
affettivamente.
Tutti noi adolescenti, grazie agli
sms,
abbiamo
linguaggio
sviluppato
sintetico
un
(troppo
sintetico!), fatto di abbreviazioni e codici e che rappresenta il vero rischio
di
dipendenza.
Con lo stesso telefonino ci si può
collegare alla rete Internet, che
rappresenta per noi una risorsa
indispensabile sotto tutti i punti di vista: didattico, di svago, di libertà; chiunque può intervenire su forum o social
network
(come
facebook,
twitter,...), oppure costruirsi un sito
Cocktail e sigarette sono l’arma vincente per iniziare con una certa grinta la serata. Dopo aver conquistato la piazzetta, arriva il momento di dominare il locali più cool…; una fila lunghissima ci tiene fuori dalla pazza festa dalla quale, una volta entrati, non si esce più nello stesso modo! Nel locale fa caldo, la musica assordante è dentro di noi e comanda i nostri movimenti, si sorseggiano i drink, continuando a ballare fino all’estremo… fino all’ultima goccia! Le ore passano e la gente è sempre
più viva, in una notte magica e adrenalinica. Ormai è mattina. Dopo la folle notte si va con gli amici nei bar per la colazione. Mentre si assaporano il cornetto e il cappuccino, il sole sorge… è domenica! Il nostro sabato ci ha lasciati da poco, ma già ci manca! Tornati a casa, con la musica ancora nelle orecchie, tentiamo di dormire, ma la nostra mente rivive le emozioni provate nella folle notte. Dopo esserci goduti alcune ore di fuga e di divertimento, ritorniamo alla realtà e alla settimana che ci attende, con i professori pronti sottoporci a verifiche e lezioni. Il sabato ognuno di noi manifesta la sua reale identità, lasciando a casa pensieri e preoccupazioni.
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NON LASCIARMI SOLA Marica Fortunato (IV C)
Jessica era una ragazza di diciotto anni e veniva considerata da tutti come la ragazza più bella della scuola. Effettivamente lo era: aveva gli occhi verdi, capelli castani, un viso molto dolce e un fisico da modella. Certo lei non se ne vantava, nonostante i bei complimenti che riceveva ogni giorno dai suoi amici. Una mattina, mentre stava mangiando alla mensa della scuola, un ragazzo si sedette accanto a lei e le chiese il numero di telefono. Jessica, imbarazzata, glielo diede e da quel giorno i due si fidanzarono. Dopo qualche mese, però, Jessica scoprì di essere incinta. Così, spaventata, lo disse al suo ragazzo, ma lui la lasciò. Jessica allora si rese conto di essere stata illusa. Lo disse ai suoi genitori che presero subito la decisione di darlo in adozione dopo il parto. Nel frattempo a scuola, per colpa del suo ex ragazzo che aveva raccontato ad un suo amico la notizia, girò la voce che lei era incinta. Molti compagni di scuola iniziarono a prenderla in giro chiamandola ‘sgualdrina‛. Passavano i giorni e la sua pancia cresceva sempre di più. Jessica aveva perduto tutte le amiche e
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veniva ogni giorno insultata. Le inviavano e-mail molto volgari e offensive. Si era chiusa in se stessa tanto da non parlare nemmeno con i suoi genitori. Così un giorno, stanca di essere continuamente maltrattata da tutti, fece le valigie, si mise in macchina e se andò via da casa. Dopo circa cinque ore di viaggiò, trovò una piccola cittadina e affittò una stanza in un albergo. La mattina seguente iniziò a cercare casa e lavoro. Fortunatamente, trovò un lavoro come cameriera e una piccola casa per sé e il suo bambino. Si trovò bene in quella cittadina e soprattutto non si sentì osservata. Conobbe anche una ragazza che lavorava insieme a lei che aveva avuto una situazione simile alla sua. Arrivata all‛ultimo mese di gravidanza, mentre stava lavorando, fu portata in ospedale per partorire. Nacque una splendida bambina con occhi azzurri e capelli castani come quelli della sua mamma. Uscita dall‛ospedale, la sua cara amica l‛aiutò a prendersi cura della bambina e anche a cercare una donna che se ne occupasse durante le sue ore di lavoro. Dopo un anno Jessica si sentì davvero felice della sua vita, anche se i suoi genitori, da quando era andata via da casa, non l‛avevano mai cercata. Nel giorno del primo compleanno della sua bambina, mentre era a fare acquisti per la festa, Jessica si scontrò con un giovane che era appena uscito da un bar. I loro sguardi si incrociarono e il giovane si presentò. Il giovane si chiamava Stefan e volle offrirle un caffè, ma lei freddamente rifiutò. Così lui le chiese dove poteva rincontrarla e Jessica gli disse dove lavorava. Il giovane, felice, la ringraziò e la salutò sorridendo. Il giorno seguente Jessica stava lavorando, quando improvvisamente vide Stefan entrare dalla porta. Non pensava che potesse presentarsi subito il giorno dopo. Appena la vide, le andò vicino e la invitò a pranzo. Jessica accettò e, dopo aver finito il suo turno di lavoro, la portò in un
ristorante. Certo lei non si aspettava tutto ciò, pensava solo di mangiare un semplice panino con lui. Tuttavia non si fece notare fredda nei suoi confronti, anzi lo ringraziò per questa ospitalità. Mentre pranzavano lui iniziò a farle delle domande sulla sua vita e Jessica gli raccontò solo di essere andata via da casa per avere una vita tutta sua, senza riferirgli il vero motivo. Dopo aver finito di pranzare, Stefan le chiese se voleva uscire di nuovo con lui la sera e Jessica trovò una scusa per non dirgli di dover stare con la bambina. Lui dispiaciuto le disse che sicuramente ci sarebbe stata un‛altra sera per stare insieme. Jessica aveva paura di innamorarsi dopo la delusione che aveva avuto, però iniziava a provare un sentimento per Stefan. Quasi tutti i giorni lui si faceva trovare al bar e in ogni modo la corteggiava fino a quando una sera uscirono insieme. Passarono una bella serata e quando l‛accompagnò a casa, lui le diede un bacio. Da quel momento entrambi si innamorarono e si fidanzarono. Jessica aveva paura di raccontargli la sua vera storia a causa della reazione che avrebbe potuto avere Stefan. Nonostante ciò, si fece coraggio e una sera, mentre stavano tornando a casa, gli raccontò di avere una bambina. Lui fu molto stupito e se ne andò. Per Jessica fu un‛altra delusione e i giorni dopo quella sera li passò solo con la sua bambina non andando nemmeno al lavoro. Una mattina Jessica uscì con sua figlia. Mentre stava andando al parco, vide da lontano Stefan che la salutò, ma lei abbassò lo sguardo. Lui si avvicinò e disse che in quei giorni aveva capito quanto l‛amasse e non gli importava se avesse una bambina, perché ormai lei gli aveva preso il cuore.
TUTTO NASCE INASPETTATAMENTE Chiara Triventi (IV C)
Joshua era un ragazzo alto con i capelli biondi e gli occhi scuri, ed era solito correre al tramonto sul lungomare. Lo fece anche quel giorno, ma successe qualcosa che cambiò la sua vita. Mentre stava correndo udì la voce di una ragazza che gridava “aiuto aiuto!”. Joshua corse sulla spiaggia per aiutare questa povera ragazza. Si gettò in acqua, nuotò, la raggiunse e la portò sulla spiaggia. Quando arrivò a riva si accorse che la ragazza non respirava e iniziò a farle la respirazione bocca a bocca. La ragazza si riprese, ma era sotto shock. Joshua le chiese cosa era successo e lei impaurita gli disse che delle sue compagne di scuola l‛avevano gettata in acqua per uno scherzo e che lei non sapeva nuotare. Joshua l‛aiutò a rialzarsi e preoccupato si offrì di accompagnarla a casa. Arrivati davanti alla casa, Joshua si presentò e la giovane ragazza disse di chiamarsi Eloise. I ragazzi scoprirono di andare alla stessa scuola e, vedendosi ormai tutti i giorni, diventarono ottimi amici. Naturalmente Joshua la fece entrare nel suo gruppo di amici. Arrivò il ballo scolastico e Joshua ed Eloise decisero di andarci insieme. Eloise indossava un vestito lungo e di un blu notte intenso e sembrava vestita dal cielo e Joshua indossava lo smoking. Arrivati al ballo, Eloise incantò tutti, tra cui il ragazzo più popolare della scuola Emmet. Il ragazzo le si avvicinò e iniziò a farle la corte. Joshua all‛inizio era contento per la sua amica, ma, mentre lui stava con gli amici ed Eloise con Emmet, si accorse di essere geloso. Eloise trascorreva giorni felici con Emmet e si confidava sempre con Joshua e lui si accorse che non poteva parlarle dei suoi sentimenti per paura di rovinare la loro amicizia. Gli anni passarono e i
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giovani amici si diplomarono. Per festeggiare il diploma Eloise ed Emmet andarono in un ristorante. Emmet d‛un tratto si avvicinò a Eloise, si mise in ginocchio, prese una scatolina, l‛aprì e disse:”Cara Eloise abbiamo trascorso molti anni insieme e il mio amore verso di te cresce in ogni istante, a ogni tuo sorriso il mio cuore si riempie di gioia e non riesco a vedere la mia vita senza di te, perciò io ora davanti a tutti loro come testimoni del mio amore verso di te ti chiedo Eloise, amore mio, mi vuoi sposare?” Eloise lo guardò stupefatta e di colpo si gettò su di lui tutta contenta lo baciò e gli disse:”Sì, lo voglio. Voglio trascorrere la mia vita insieme a te per sempre.” La folla applaudì e terminata la cena i giovani promessi sposi tornarono a casa. Elise il giorno dopo andò a raccontare tutto a Joshua e gli chiese se volesse essere il suo testimone e lui perplesso perché la sua migliore amica che lui amava si sposava disse lo stesso di sì. I giorni passavano frenetici per organizzare il matrimonio così Joshua decise di organizzare una serata per lui ed
Eloise per farla rilassare. Andarono nella casa di campagna e mangiarono e bevvero così tanto che iniziarono a essere ubriachi. E in questo stato di ubriachezza Joshua baciò Eloise, questo bacio innocente suscitò qualcosa dentro la bella Eloise. Il giorno dopo Eloise pensava ancora al bacio nella casa e si accorse che quel bacio non era un semplice bacio, ma qualcosa di intenso e forte, più forte di ciò che provava nei confronti di Emmet. Così capì di amare Joshua e quel giorno lasciò Emmet e andò da Joshua che appena la vide provò a giustificarsi per quel bacio, ma lei si avvicinò lentamente e lo baciò. Eloise disse a Joshua:“ Ti ho sempre amato ma non lo sapevo e grazie al tuo bacio l‛ho capito, ora ti chiedo solo di non lasciarmi mai e di non farmi soffrire.” E Joshua le accarezzò la guancia e le sussurrò:“Non ti lascerò mai, ora e per sempre vivremo insieme e niente e nessuno ci separerà te lo giuro.” E da quel momento Joshua ed Eloise vissero per sempre felici e contenti.
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LO SCANDALO DEL CALCIO SCOMMESSE Michele Giordano (III B) Davide Triventi (III D) Lo scandalo del calcio scommesse italiano è sempre più diffuso. Da decenni sono molte le partite truccate per scopi economici da giocatori che si vendono per favorire i risultati giocati precedentemente al totocalcio. Il primo grande scandalo di illeciti sportivi e partite truccate nella storia del calcio italiano avvenne nel 1980. Sono ancora famose le immagini degli arresti durante le partite di calcio trasmesse in onda dal programma “90° minuto”. Tra le tante partite si ricorda BolognaJuventus; la squadra di Torino, guidata dal tecnico Giovanni Trapattoni, era in una situazione disastrosa: veniva da tre sconfitte consecutive e occupava una delle ultime sei posizioni in classifica del campionato, quasi in zona retrocessione. Fu concordato il risultato della partita tra le due squadre, tanto che gli stessi giocatori e dirigenti, soprattutto bolognesi, scommisero circa 50 milioni di lire sull’esito finale. Le società coinvolte furono Milan, Avellino, Bologna, Juventus, Lazio, Perugia e Pescara (in serie A); Genoa, Lecce, Palermo, Pistoiese e Taranto (in serie B). Tra le società elencate solo Pescara, Juventus, Genoa, Lecce e Pistoiese furono assolte; Lazio, Perugia e Taranto vennero multate, mentre il Milan venne retrocesso nella serie minore. La storia non si concluse, però, negli anni ’80. Recentemente si sono verificate situazioni simili, per non dire peggiori, tanto che il fenomeno del calcio scommesse è stato battezzato “Calciopoli” per assonanza con “Tangentopoli”. Con “Calciopoli” indichiamo gli avvenimenti sportivi avvenuti nel 2006. Tutto iniziò per mezzo delle indagini condotte dal procuratore federale della Federcalcio italiana, Stefano Palazzi. Individuò diverse
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intercettazioni telefoniche tra varie squadre con arbitri di serie A. Le società coinvolte furono Juventus, Milan, Fiorentina e Lazio. La Juventus fu maggiormente colpita dalla giustizia sportiva: riconosciuta colpevole di illecito sportivo, le fu revocato il titolo di “Campione d’Italia” 20042005 e non le fu nemmeno assegnato lo scudetto 20052006 in quanto fu fatta retrocedere in ultima posizione nella classifica di quell’anno e per il campionato successivo fu fatta scendere in serie B. Inoltre fu istituito un processo a Napoli contro gli imputati Antonio Giraudo, Luciano Moggi, Innocenzo Mazzini e altri dirigenti juventini. Le sentenze furono molto pesanti nei confronti di Moggi: cinque anni di reclusione e successivamente radiazione dal calcio; per Giraudo invece tre anni di reclusione. Per le altre società invece furono decise sentenze più leggere, ovvero per Milan e Lazio trenta punti di penalizzazione nel campionato di serie A 20062007. Un altro scandalo calcistico coinvolse società della serie B come Ravenna, Portogruaro, Piacenza, Atalanta, Ascoli e Sassuolo nell’anno 2011. Tutto è emerso dalle indagini condotte dalla procura di Cremona, che ha messo alla luce nomi noti come il capitano dell’Atalanta, Cristiano Doni, e gli ex calciatori Stefano Bettarini e Giuseppe
Signori. Durante il processo, ci sono stati gli arresti degli indagati dopo un’inchiesta partita fuori dall’Europa, da Singapore, dopo la dichiarazione di un cittadino dello stato asiatico. Tutto lo scandalo partì proprio dall’Asia attraverso una potente organizzazione chiamata Eng See Tan, detto “DAN”. Questa società di calcio scommesse aveva delle diramazioni in tutto il mondo e in particolare in Italia, tramite il Bologna e l’Atalanta. Ma la situazione non è stata ancora risolta; infatti tutt’oggi molti interessati vengono interrogati per portare alla luce nuove informazioni. La situazione è migliorata negli anni grazie all’aumento dei controlli sulle intercettazioni. Si sta lavorando soprattutto per far sì che non si verifichino più situazioni del genere.
IL FASCINO DEL KARATE Antonella Gentile (III D) Il karate nacque ad Okinawa nel XV secolo. In Giappone, durante i periodi di dominazione cinese furono vietate tutte le armi; così il karate, essendo l’unica “arma accettabile”, si perfezionò con tecniche di combattimento migliori. L’addestramento era compiuto di nascosto, a piccoli gruppi. Nel corso del XIX secolo, si scoprì il vero valore di quest’arte e si prese la decisione di insegnarla nelle scuole. Il maestro Funakoshi con alcune dimostrazioni suscitò la curiosità dei praticanti di arti marziali giapponesi e in seguito il karate venne insegnato anche nelle università locali. Nel corso del XX secolo il karate (così battezzato dal grande maestro Funakoshi) superò i confini giapponesi per giungere in Europa occidentale e in America e proseguire il suo sviluppo fino ad arrivare ai giorni nostri. Diversi anni fa ho scoperto di avere la passione per quest’arte. Quando ne parlo con alcune persone, sembra quasi che queste si allontanino da me: reazione normale sotto alcuni punti di vista. Forse questo accade anche a causa dei film e della televisione che rappresentano il karate come un modo quasi “misterioso” di combattere, capace di causare ferite gravi o addirittura la morte dell’avversario con un singolo colpo. Innanzitutto si deve sapere
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che nel karate vi sono due tipologie di lavoro: Kata e Kumite. Il Kata è un combattimento immaginario, eseguito singolarmente o a squadre, in cui sono fondamentali la tecnica, la potenza, l’espressività e il ritmo; il Kumite è invece un combattimento eseguito in coppia. Niente paura! Durante questi ultimi combattimenti, i karateka indossano obbligatoriamente protezioni preventive (conchiglia, paradenti, corpetto, paratibia, guantini).
Inoltre, sempre per la tutela dei praticanti, ci sono norme da rispettare. Perché praticare questo sport? Il karate insegna a diventare forti, ad essere più consapevoli e più determinati e ad affrontare le avversità invece di fermarsi. Ma un motivo ancora più importante è l’autodifesa: al giorno d’oggi sono davvero tante le aggressioni e la difesa personale mi sembra l’unica via per “sopravvivere”. Inoltre il karate è molto divertente, soprattutto per gli agonisti, che hanno anche la possibilità di conoscere nuove città.
BREVE STORIA DELLA JUVENTUS Nicola Trotta (II C)
Nel 1897 alcuni giovani che frequentavano il Liceo classico di Torino “Massimo d’Azeglio”, che ogni pomeriggio dopo gli studi si recavano in Piazza d’Armi per giocare a pallone, decisero di fondare una squadra e la chiamarono “Juventus”. Il termine “Juventus “ deriva da una parola latina che significa “Gioventù” e questo nome era riferito a loro. Ora la Juventus è uno dei club più importanti e il più titolato d’Italia, ancor più dopo aver vinto l’ultimo campionato. La società si identifica nella famiglia “Agnelli”, nota famiglia imprenditoriale torinese fondatrice della FIAT. La Juventus è la società che annovera il maggior numero di tifosi in Italia ed è conosciuta anche all’estero. La Juventus è famosa anche come “La Vecchia Signora”. Nel suo ricco palmares sono presenti molti trofei sia italiani sia internazionali che evidenziano lo spirito vincente della società che è comunicato a chi indossa la maglia bianconera. I colori della maglia ricordano i colori di un animale, la zebra, che è raffigurata anche nello stemma. La Juventus è una società tipicamente moderna perché è l’unica squadra ad avere uno stadio di proprietà, chiamato “Juventus Stadium”. Questa società ha avuto molte bandiere calcistiche come Giampiero Boniperti, Omar Sivori, Carlo Parola, John Charles, Gaetano Scirea, Roberto Bettega, Dino Zoff, Antonio Cabrini, Claudio Gentile, Marco Tardelli, Paolo Rossi, Michel Platini, Stefano Tacconi, Gianluca Vialli, Fabrizio Ravanelli, Roberto Baggio, Zidedine Zidane , Antonio Conte, Filippo Inzaghi, David Trezeguet, Pavel Nedved, Ciro Ferrara, Mauro Camoranesi, Gianluigi Buffon e infine Alessandro Del Piero.
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Continua da pag.1 Tra tutti gli articoli da Tobagi, ci viene spontaneo prendere in considerazione uno che interessa direttamente noi giovani, “A Milano liceali senza sogni” del 31 luglio 1978. Proprio intervistando alcuni giovani di un liceo milanese, Walter percepisce la scarsa fiducia di questi ragazzi nella loro capacità di cambiare il futuro del mondo. Come trent’anni fa anche oggi è difficile farlo poiché è inevitabilmente cambiata la condizione presente: la società, la politica, la scuola, la famiglia. Sono cambiati i rapporti tra le persone compresa l’amicizia: si dicono amici quelli che comunicano nei social network, a distanza, senza essersi mai guardati negli occhi. E i giovani a volte giustamente, a volte per grande insicurezza, danno la colpa della loro situazione precaria agli adulti che giudicano continuamente le loro azioni facendoli convivere con il timore di fare un passo falso ed essere etichettati per quelli che in realtà non sono. Succede però che i più fragili intraprendono scorciatoie autodistruttive come la droga, che già faceva vittime ai tempi di Tobagi, oppure si illudono di fare successo con una comparsata da velina, da miss o nel Grande Fratello. I giovani osservati da Tobagi sono i padri e le madri di oggi, immersi in un’epoca priva di ideali forti. E sembra che molti di loro vivano un’adolescenza prolungata simile quasi a quella dei propri figli. Sono genitori in una piena crisi di identità dovuta alla separazione o alle difficoltà economiche e quindi al desiderio di crearsi una vita migliore proprio quando i figli hanno più bisogno di loro. E invece trovano delle figure deboli, incerte, oppure, nei casi migliori, complici compagni di strada. Così, inevitabilmente, i confini biologicoanagrafici vengono distrutti e i ruoli si confondono o, addirittura, si capovolgono. Vivere e sognare con tutte queste difficoltà è arduo, certamente più che in passato. Non a caso sono aumentati vertiginosamente i tentativi di suicidio degli adolescenti dovuti a incomprensione, incapacità di innamorarsi, paura dell’abbandono e della solitudine. Paure che il mondo adulto dovrebbe riuscire a stemperare e che invece finisce per amplificare. Sognare è difficile, non impossibile. Ma anche il sogno richiede equilibrio, orgoglio e consapevolezza di cui sicuramente i ragazzi di Tobagi potevano tranquillamente fare a meno.
Continua da pag.1 Da quale autore classico siete stato sempre affascinato? Vi rispecchiate in lui sotto qualche punto di vista? Sono affascinato principalmente da Orazio, ma anche dai tragici greci, da Omero e da Virgilio. Magari io potessi rispecchiarmi in tutti questi illustri poeti! Il metodo di insegnamento dei vostri professori al Liceo risulta diverso da quello attuale? In cosa differisce? Sì, molto: i miei professori davano all’insegnamento un taglio eminentemente filologico e difficilmente consentivano di comprendere pienamente l’”umanità” degli antichi. La scoperta per me è avvenuta dopo, all’università, ma è stata soprattutto frutto di riflessione personale. Nel corso degli anni in cui avete insegnato in questi Liceo avete notato cambiamenti? Quali? Cosa pensate del Liceo di oggi? Ho notato molti cambiamenti: gli alunni di una trentina di anni fa erano più attenti alle connessioni tra ciò che studiavano e la vita civile, però devo riconoscere che i bravi alunni e gli alunni meno attenti c’erano allora come oggi. Allora però la preparazione di base era più certa, così come la voglia di leggere sia i classici che i moderni. Ritenete giusto che nel nuovo ordinamento del Liceo Scientifico sia dedicato alle materie scientifiche un numero maggiore di ore rispetto a quelle letterarie? Sicuramente no. Perché così si è tradito lo spirito, la natura del Liceo Scientifico voluto così da Gentile e da Croce che intendevano superare la dicotomia tra discipline umanistiche e discipline scientifiche puntando in tal modo alla formazione globale dei giovani che frequentavano tale tipo di Liceo. Inoltre non si dimentichi che il così detto UMANESIMO DELLE SCIENZE non è un’invenzione a tavolino di quei due grandi filosofi e uomini di scuola. Durante i vostri anni d’insegnamento avete sempre seguito un unico metodo didattico o lo avete mutato in base al livello e al profitto degli alunni? Va da sé che alcuni cambiamenti ho dovuto apportarli soprattutto per la parte normativa del latino e la metrica classica. (Ricordo di aver avuto due ottime metriciste che, ahimè, sono diventate poi medici…). Ora parliamo di altro… fonti certe ci hanno riferito che voi tifate per il Genoa! Attualmente riteniamo opportuno stabilire un paragone tra la vostra squadra del cuore con i peggiori alunni! Si può affermare che il Genoa giochi a Kampala Uganda. Quale potrebbe essere la vostra reazione ad una possibile retrocessione della vostra beniamina? Preciso che sono un simpatizzante più che tifoso del Genoa e preciso che una retrocessione della più antica squadra d’Italia, che ritengo tuttavia improbabile, mi dispiacerebbe. Vi poniamo un’ultima domanda. Siete felice della pagina facebook che vi hanno dedicato? Non sapevo di tanto onore, immagino quante “fesserie” mi avranno fatto dire i numerosi allievi che hanno inteso così rendermi omaggio. Nell’eventualità, comunque sia, esclamo come quel personaggio Vergiliano “In me convertite ferrum” (Volgete il ferro contro di me ).