Giampiero Raspetti
G e r m o g l i Progetti per Ter ni
Germogli - Progetti per Terni - è compendio di idee e progetti per il territorio che negli anni hanno disegnato (e, in parte, realizzato) Giampiero Raspetti e Paolo Leonelli, da soli o insieme ai loro amici di sempre: Albano Scalise, Sergio Bacci, Pietro Rinaldi, Mario Struzzi. Lo scopo: favorire, attraverso la sua lettura, sogni e suggestioni per una città piÚ bella. I progetti e gli eventi delineati sono raggruppati in: Educazione scientifica; Umbria Eventi; Recupero; Terni Eventi; San Valentino; Architetture.
Pagina 3 EDUCAZIONE SCIENTIFICA RASPETTI Laboratori scientifici e musei BACCI-RASPETTI-SCALISE Il Cielo e la Terra RASPETTI-SCALISE Centro Educazione Ambientale Valnerina
Pagina 37 RASPETTI-LEONELLI RASPETTI-LEONELLI LEONELLI-STRUZZI Pagina 67 LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI Pagina 87 RASPETTI RASPETTI RASPETTI
UMBRIA EVENTI Albero delle adozioni Piazza dei popoli Il cammino di San Francesco RECUPERO Recupero cave: Cesi, Papigno Riambientazione della cava ex Asfalto Sangemini Piazza della Repubblica Palazzo Spada TERNI EVENTI Natale di Stelle Carnevale nelle piazze Festa della Primavera (Cantamaggio)
Pagina 97 RASPETTI RASPETTI-RINALDI RASPETTI
SAN VALENTINO San Valentino Tempio di carpini Terni pasticciona
Pagina 137 LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI
ARCHITETTURE Parcheggi Silos: Ospedale Pedalare nel Tevere Pista ciclabile Terni - Cascata Marmore Parco Rambaldi
EDUCAZIONE SCIENTIFICA
Laboratori scientifici e musei La scienza conosce un tipo di conoscenza intesa come padronanza di un processo. Si conosce un oggetto quando si è capaci di costruirlo, di scomporlo e ricomporlo cioè, in un procedimento ispirato a chiarezza, trasparenza, oggettività. Di tale padronanza si sente l'urgenza per generare una forma mentis che sappia distinguere tra concezione e conoscenza, tra misticismo e logica, tra apparenze e comportamenti. L'affievolirsi dei sensi - occhio, orecchio, naso, lingua e mano che tocca è solo un aspetto di un processo, in corso da tempo, della grande ritirata della realtà dalla nostra vita. La realtà si ritrae dalla nostra realtà di vita nella stessa misura in cui il fittizzio e la simulazione sociale prendono il sopravvento. Tanto più siamo presenti dal vivo, in diretta, tanto meno siamo presenti realmente. Noi viviamo dal vivo di seconda mano. Gli eroi che fanno spiccare il volo alla nostra quotidianità o semplicemente offrono argomenti di conversazione, come cantanti, politici o calciatori, non li abbiamo mai incontrati realmente, anche se non ce li siamo mai persi dal vivo. Ci fanno fare delle idee personali su uomini politici o su vari personaggi della cronaca, ma di loro non conosciamo nulla. Anche rispetto a quelli che chiamiamo fatti concreti che scombinano la nostra vita, la influenzano e la determinano, solo in casi molto rari li conosciamo da vicino: non sappiamo dire come funzioni la distribuzione dell’energia; non abbiamo la minima idea di come si incida un compact disk, anche se lo ascoltiamo ogni giorno; non possiamo vivere senza servirci di internet, ignorando però la sua essenza strutturale. Più aumentano le persone e le cose che ci influenzano e della cui esistenza siamo informati, tanto meno le conosciamo, tanto più sfuggenti e irreali diventano per noi. Il più delle cose in cui ci sentiamo più pratici, perché continuamente bersagliati dai mass media, le conosceremo sempre per sentito dire. 4
Il mass media funge da profilattico della realtà nel doppio significato, che L da un lato permette una presa di contatto senza rischio con la realtà, ma a dall'altro impedisce il reale e fecondo contatto col rischio degli imprevisti b o della vita. r Il mondo autenticamente esperito subisce un incredibile restringimento, a analogo a quello della miniaturizzazione tecnologica. Qui, in ridottissime t dimensioni fisiche v'è enorme potenza. Nel caso dell'uomo, nel suo o r restringimento delle conoscenze, può dirsi la stessa cosa? i O forse potenza è conoscenza concreta e capacità effettiva di interagire? La tecnologia presenta sempre di più prodotti accostabili, anzi addirittura s integrabili con il corpo umano (le prime automobili, come i binari del c i treno erano inconfondibilmente altro dal corpo umano). e Se la tecnica, in precedenza, era il corrispondente inumano, ora diventa n sempre più parte di noi, non solo nella chimica organica e nella t i farmacologia. f Siamo però sempre più espropriati dalla realtà, mentre persone a noi del i tutto sconosciute, anche se presentate dai mass-media come garanti della c i moralità, ne orientano tutte le coordinate essenziali. C'è bisogno sempre più di capire, intervenendo personalmente e e direttamente nella conoscenza dei fenomeni così come nella dinamica della vita politica e sociale, senza lasciare ad altri la gestione assoluta, ma m del tutto faziosa, della nostra vita. Si deve pertanto far scienza, non u s ricorrere alla trasmissione verbale. Non serve la lezione intorno ad una e legge fisica quanto urge il dibattito intorno alle implicazioni che hanno i portato alla legge e alle sue conseguenze. Non la visione degli aspetti fantasmagorici di un fenomeno, ma la costruzione (montaggio e smontaggio) delle fasi salienti del fenomeno stesso. Occorre dunque partecipare ed accertarsi in prima persona. Altrimenti, mentre in casa ingurgitiamo TV-fanfaluche, o allorché nelle aule scolastiche illustriamo una legge scientifica come fosse un giocattolo, allontaniamo sempre più la realtà dalla nostra vita reale. E che la gente non capisca quel che avviene è solo sintomo di regresso. 5
Perché scienza Solo la conoscenza della scienza ci renderà competitivi, capaci cioè di affrontare le sfide poste incessantemente dalla modernità. Altrimenti saremo solo oggetti di condizionamento, impossibilitati alla crescita e all’autodeterminazione. Non si possono affrontare infatti le quotidiane difficoltà facendo trionfare gossip (utilizzato proprio per incrementare il disimpegno civile), superstizione, demagogia, corruzione del corpo, della mente, della società. Saremmo in balìa dei mercanti del tempio, vittime sacrificali di un potere tutt’altro che spirituale. I pregiatissimi laboratori scientifici della scuola elementare, unico segmento scolastico che si salvava dal disastro culturale della nostra scuola, disastro attestato da rigorosi studi effettuati dalla comunità scientifica mondiale (UEA - PISA: per lettura ed interpretazione dei testi, scientificità, logica e matematica, non figuriamo nella graduatoria dei paesi sviluppati né in quella dei paesi in via di sviluppo, ma siamo a metà di quella dei paesi sottosviluppati), sono oggi in forse. Il prodotto largamente positivo dell’ex scuola elementare, frutto di sacrifici personali, di impegno e capacità di tantissime maestre, viene, di fatto, resettato dal ritorno della maestra unica che, azzerando la copresenza indispensabile per gestire un vero laboratorio naturalistico-scientifico, toglie alle giovani generazioni i meccanismi interpretativi dei fatti, sempre più intessuti di scienza e dei suoi prodotti tecnologici, per sostituirli con qualche trasmissione verbale propinata da personale privo di laurea o di specializzazione scientifica. Disegno di Si viene ad abolire, alle Chiara Leonelli 6
scuole elementari, anche l’indispensabile immersione nella logica, nella L informatica e nella matematica poiché la futura maestra prevalente è, nella a b quasi totalità, diplomata maestra o laureata in lettere. o E’ solo assurda la riproposizione oggi della scuola di 50 anni fa? r a Io ho seguito quella scuola e mi trovo bene! t Frase priva di spessore culturale e storico! o Certo che da sempre quasi tutti, nel corso della storia, si sono sentiti r i all’altezza dei loro tempi, ci mancherebbe. Non sono questi, però, a creare progresso e benessere. s Fosse per loro rimarremmo fermi, alla normalità incisa su pietra. c Anche nel sofferto passaggio tra abachisti e algebristi, coloro che i conoscevano solo l’abaco lottavano per evitare cambiamenti, al grido di e n Noi ci siamo trovati sempre bene! t Non potevano avere la meglio, ma, se avessero vinto staremmo ancora i f nel medioevo, privi di diritti fondamentali. i La scienza è una cosa seria e, oggi, le sue accelerazioni lasciano nel buon c senso iscemito chi ne è al di fuori o chi cerca di imporre stupidità, i superstizione, fanfalucheria. e Cui prodest? Non certo alla democrazia e al m u progresso. s Senza scienza, senza matematica, si è e competitivi solo con il Paese dei i Balocchi. Impegnarsi quindi nella divulgazione della scienza, troppo spesso impartita al di fuori dei laboratori e lontano dalla natura, è necessario, proprio per non creare una separazione tra fatti e teorie, tra scienza e tecnica, tra mondo della ricerca e mondo del lavoro. Se ne ha soprattutto bisogno per giuste esigenze di acquisizione per prove, per inderogabili necessità di controllo dei fenomeni e della res publica, diritti che Disegno di il cittadino non può alienare. Chiara Leonelli 7
Come scienza Si può essere presenti alla lezione, sfogliare il libro, guardare un film scientifico, assistere semplicemente ad un esperimento. In tali forme di istruzione il docente è sempre alla ricerca di motivazioni-pretesti per interessare, nel momento, gli studenti, presentando loro una storia mediata. Occorre invece che, insieme agli studenti, l’educatore affronti l'aspetto problematico e costruttivo del fenomeno. Non ci si può infatti accontentare dell'aspetto descrittivo, narcotizzante dei problemi; altrimenti si consegnano agli allievi pezzi di realtà staccati dal loro contesto, privi di nessi logici e dialettici, e si perpetuano così forme ideologiche di conoscenza. Occorrono connessioni e relazioni: filosofiche, sociali, storiche, genetiche. Le basi delle forme di conoscenza scientifiche, non ideologiche, si creano appunto nella scuola primaria. Fatti, prove, dimostrazioni, ancora fatti. Nel rispetto ovviamente dell’età, ma senza mistificazioni e impreparazioni; violenze queste che, proprio in ragione della giovane età, rovinano la mente. Anche se poi per certuni tutto il comprensibile ista solo in quanto lui riesce a capire. Altro non c’è, se non il malefico vizietto del far finta di capire o di essere intelligenti. Il so tutto io, maschera di paese, regalo dell’ignoranza o del nozionismo. Ben diverso dal socratico so di non sapere! I servizi didattici e culturali diventano pertanto un bene fondamentale di un popolo civile; non sono patrimonio esclusivo della istituzione scolastica, ma devono pervadere ogni struttura sociale. Tale impegno di civiltà costituisce premessa indispensabile perché i cittadini di domani abbiano un rispetto diverso nei riguardi del nostro immane (ma non inossidabile) patrimonio, che si deve certamente tutelare con leggi severe ed apparati adeguati, ma che deve fare affidamento su una nuova sensibilità fatta di conoscenza e di coscienza. Un Paese che non predilige la scuola, la scienza, la ricerca, è un paese agonizzante. 8
Divulgare, che passione!
L a b o r a t o r i
Il ritornello che in questo momento ho in testa, libera evocazione di una piacevole canzone di Gino Paoli, mi richiama alla mente tre amici che si incontrano a metà degli anni ottanta del secolo scorso. Non al bar, ma nel salotto di casa. Non per cambiare il mondo, ma per cercare di rendere in forma piacevolmente comprensibile, ai più, il verificarsi di un evento naturale che si riproduce da tempo immemorabile, con cronometrica regolarità: s il passaggio nei nostri cieli di una cometa. c L’entusiasmo per l’idea, unito alla passione professionale per la i e trasmissione del sapere scientifico, n aiutano a superare difficoltà di non t poco conto quali la ristrettezza dei i f tempi, l’impegno finanziario, i l’organizzazione dei materiali, il c coinvolgimento delle persone. i La mostra, di 60 gigantografie a e colori riferita alla cometa di Halley, protagonista dell’evento, viene m inaugurata presso i locali della u s circoscrizione Ferriera con grande e successo di pubblico e sinceri i complimenti di esperti come l’astronomo professor Paolo Maffei e di gente comune. Sono veramente soddisfatti i tre amici, nonché insegnanti di discipline scientifiche, Sergio Bacci, Giampiero Raspetti e Albano Scalise. Hanno dimostrato che, volendo, si può fare. Si può fare spettacolo tramite l’osservazione di fenomeni naturali; si può fare cultura e trasmettere conoscenza riproducendo esperimenti 9
scientifici; si possono far comprendere i risultati della ricerca facendo mettere alla gente le mani in pasta, contribuendo a sfatare pregiudizi e luoghi comuni e questo non solo attraverso inimitabili trasmissioni televisive alla Piero Angela, ma in provincia, con pochi mezzi, a contatto diretto con il pubblico. Restava un’altra importante dimostrazione: la possibilità di fare impresa attraverso la divulgazione scientifica. E mentre la cometa di Halley si allontana all’orizzonte portando con sé dubbi e incertezze, si concretizza l’idea di fondare l’SdS, società cooperativa, con il fine di progettare e realizzare Sistemi di Divulgazione Scientifica. Per essere compresa ed apprezzata la scienza deve essere praticata. La ripetizione di formule e definizioni non ha alcun valore se l’occhio non vede il verificarsi del fenomeno, la mano non predispone gli strumenti di misura, l’orecchio non percepisce vibrazioni, il naso non coglie gli odori delle trasformazioni, la mente non ipotizza e trae conclusioni. Il nuovo concetto di divulgazione interattiva, che le personali esperienze di viaggio riportano dall’Exploratorium di S. Francisco, da The Children’s Museum di Boston, da la Cité des Sciences et de l’Industrie de La Villette di Parigi, dal Launch Pad di Londra, dal Deutsches Museum di Monaco, guida i progetti del gruppo di lavoro. I pochi finanziamenti li mette a disposizione l’amministrazione comunale di allora convinta che anche l’educare alla razionalità sia un servizio da rendere alla comunità degli amministrati. L’idea poi di fare di Cesi, nell’ambito del Progetto Centro di Educazione Scientifica 10
La Nuova Alleanza, la moderna cittadella della scienza e della restaurata chiesa di San Angelo il centro delle attività di ricerca e di studio, sa tanto di nuovo rinascimento e questo basta per superare la fatica delle notti passate ad avvitare, saldare, assemblare, mettere a punto gli esperimenti e le giornate impegnate a guidare le tante scolaresche che giungono ormai da tutte le parti del centro Italia, le tante persone mosse dalla voglia di imparare e scoprire anche in tarda età ciò che non erano riuscite a fare sui banchi di scuola. Sono otto anni di grande impegno progettuale e realizzativo, fatto di contatti con aziende analoghe, studiosi e divulgatori, enti locali interessati allo stesso percorso culturale.
L a b o r a t o r i s c i e n t i f i c i e m u s e i
La produzione di materiali e strumentazioni è affidabile sul versante della resistenza al contatto di migliaia di mani e di piedi e rigorosa sul piano della correttezza e scientificità della risposta. Essa avanza insieme alle preoccupazioni per i conti economici, sempre magri e costantemente rivolti verso il rosso che le mai 11
puntuali delibere di spesa della committenza pubblica, sensibile ma oltremodo tirata, riescono a malapena a far quadrare. La sintesi migliore del lavoro di quel periodo si può esprimere attraverso i titoli di alcuni dei tanti eventi promossi, progettati, realizzati. A cominciare da La natura al lavoro, realizzata in collaborazione con Cerviambiente, Facciamo un esperimento, con la mostra d’Oltremare e la Università di Napoli, 1789, per il bicentenario della Rivoluzione Francese, con il patrocinio della ambasciata di Francia, Il cielo e la terra, laboratorio interattivo di educazione alla comprensione dell’universo attraverso exibits originali di alto e comprovato valore culturale ed esplicativo. Occorre anche menzionare il ciclo di incontri-dibattito Scienza e Tecnica del XX secolo che ha visto l’intervento, tra altri, di scienziati e studiosi quali: Carlo Bernardini, Stelio Mancinelli Degli Esposti, Dario Antiseri, Mario Rigutti, Florestano Evangelisti, Enzo Tiezzi, Adriano Nenz. Il cielo e la terra, nella intenzione di tutti i soggetti protagonisti, doveva rappresentare il primo nucleo del Laboratorio permanente di Educazione scientifica con sede nella cittadella di quel Federico, fondatore dell’Accademia dei Lincei, nata per l’appunto con lo scopo di divulgare e sostenere, nel secolo XVII, il sapere moderno. 12
Nessuno può prevedere che, sul finire del secolo XX, e precisamente nel 1994, sta per alzarsi un venticello, leggero all’inizio, poi via via sempre più forte, da alcuni chiamato il nuovo che avanza, da altri seconda repubblica. Con la nuova stagione politica termina l’esperienza pubblica della SDS. Sono cancellati anni di esperienze accumulate e, purtroppo, vanno al macero materiali di gran pregio culturale oltre che di notevole bellezza estetica. Cesi viene privato di un centro per la ricerca didattica tra i pochi in Italia.
L a b o r a t o r i s c i e n t i f i c i e
Si può ripetere l’esperienza? Convinti che mai si debba dire mai, restiamo in trepidante attesa, pronti, nel caso, a dare consigli.
m u s e i
A l bano Scalis e
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Laboratori scientifici Quando l'apprendimento consisteva essenzialmente nell’uscire nella strada ed avere lì l'esperienza diretta, occorreva appunto uscire per capire il mondo. Ora il mondo è dominato da alta, difficilmente comprensibile tecnologia, per cui occorre entrare nel laboratorio proprio per uscire sul mondo. L'idea di un laboratorio in cui la diffusione della trama scientifica non sia solo di natura osservativa né solo di natura descrittiva, ma progettuale e costruttiva, è davvero interessante. Se è vero infatti che la cultura scientifica e tecnica deve acquisirsi nella scuola è anche vero che la società tarda a considerare come essenziale lo sforzo educativo degli insegnanti. Negli ultimi sessanta anni i programmi scolastici delle discipline scientifiche non sono cambiati di una virgola. Si insegna, a volte, quello che non c’è più. Si ignora, invece, quello che c’è. E la matematica viene ancora propinata come catechismo del far di calcolo o del ripetere la regoletta! I progressi della scienza sono invece troppo rapidi e le sue applicazioni così difficili da prevedere, che sorge il bisogno di una struttura esterna, ma complementare, alla Istituzione Scolastica che lasci meno soli gli insegnanti stessi e che si occupi in particolare di tutti quei giovani, novelli emarginati, che amano molto la scienza e frequentano meno, o forse per niente, quella tifoseria inneggiante i vari fuochi fatui che la 14
società attualmente propone ed incoraggia a riverire. L Gli insegnanti potranno così reperire nel Laboratorio informazioni, a consigli e strumentazioni che permettano di generare, anche all'esterno del b o laboratorio stesso, lezioni, animazioni, dibattiti. r Il Laboratorio procurerà scambi di esperienze con altri Centri e cercherà a t inserimenti nei circuiti turistico-culturali. o E' nel Laboratorio che trovano il loro ambiente naturale i Modelli e gli r Exhibit. i Gli exhibit sono macchine di dimostrazione di fenomeni naturali, osservati e sperimentati da un punto di vista scientifico, tali da renderne s c interattiva la divulgazione. i La Essediesse ha progettato e prodotto macchine che possano essere non e solo osservate e manipolate, ma in cui si possa entrare ed in cui il n t visitatore diventi elemento attivo della simulazione. i Il tradizionale laboratorio scientifico-didattico si configura così come un f luogo di gioco e di attività in cui si partecipa al fenomeno scientifico. i In più, sono gli stessi visitatori (almeno quelli abituali: insegnanti e c gruppi di studenti) a costruire gli exhibit stessi, anche se si prevede il i montaggio di macchine scientifiche da parte di gruppi ordinari di visitatori. e Si propone dunque la realizzazione di un Laboratorio Scientifico in cui si possano progettare e costruire modelli ed exhibit e che costituisca anche m u struttura museale. s In tale sede potranno svolgersi incontri e dibattiti sulla scienza, si potrà e curare la raccolta di oggetti scientifici dispersi nel territorio, si potranno i offrire, periodicamente, proposte culturali, oltre ad esaudire quelle provenienti da gruppi organizzati o da scolaresche.
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M u se i Per museo si intende generalmente un luogo di raccolta, per lo più rispondente a criteri di ampiezza e di organicità, di opere d'arte o di oggetti aventi interesse storico-scientifico. Si propongono qui forme alternative, affermatissime ormai in altri paesi, che mirano a coinvolgere il visitatore attraverso la manipolazione di oggetti o strumenti. Please, touch me, per favore toccami. E' la parola d'ordine dei musei scientifici interattivi. In questi non ci sono oggetti prestigiosi, non esistono percorsi cronologici o sistemazioni tassonomiche, ma ambienti stimolanti, situazioni giocose. Quel che più conta è sviluppare nelle giovani menti la capacità di immergersi nel fenomeno, di orientarsi, di documentarsi, di fare le domande, di progettare modelli simulatori, di organizzare le risposte. Si delinea così la figura dello studente coscientemente curioso, che sente di poter e dover comprendere, almeno nelle linee generali, attraverso l'esperienza diretta, i fenomeni e la storia da cui è circondato, il territorio in cui vive e le macchine accanto alle quali opera, le ricerche più avanzate che la moderna tecnologia offre. Quel giovane affinerà gradualmente una sensibilità dalla quale potranno scaturire forme di progettazione per il futuro del suo territorio.
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M u se i
i n t erattiv i
L a b o r a t o r i
Nei Musei Interattivi si sviluppa una interazione tra visitatore e quanto esposto o con l’idea che si vuole esporre. Pochi oggetti, poche descrizioni, anzi, meglio niente. Molte macchinette (exhibit) con cui il visitatore interagisce premendo bottoni, girando manopole, ponendo se stesso in modo centrale rispetto all’esperimento. Il visitatore, tra bottoni e manopole, non rimane off, così come lo era s durante le lezioni del suo professore, durante la proiezione del film c scientifico, durante la lettura del fenomeno o della legge sul libro di fisica. i Anche in diversi musei sulla scienza si osservano macchinette che e n presentano il fenomeno in una meccanica tridimensionale. t Si tratta di un miglioramento, certo, ma va riguardato come puro i affinamento della vecchia mentalità. f Girata la manopola infatti, il fenomeno si svolge automaticamente sotto i i c tuoi occhi. i Invece: i tuoi occhi, le tue mani, la tua e intelligenza, devono interagire con la situazione problematica e trovare la m soluzione. u Se presentiamo una esperienza già s e costruita, come si può poi parlare di i indursi in ipotesi, scartarne alcune, verificarne altre? Sarebbe bene che il risultato finale non fosse scontato, assicurato; a volte dovrebbe addirittura mancare (è un poco la filosofia del Launch Pad di Londra che offre soltanto suggestioni su cui riflettere). Dunque non essere posto al centro del fenomeno ma essere motivato a capire attraverso una situazione problematica. Il primum movens è la curiosità. Essa è conditio sine qua non per vedere e risolvere problemi. 17
L’approccio alla conoscenza dovrà dunque essere accattivante, intelligente, divertente e comprensibile, motivante appunto. Ascoltare e ripetere non è motivante, è solo disperante. Poveri giovani! Essere invece interessati a vivere il fenomeno (di qualsiasi natura: atmosferico, astronomico, fisico, chimico, biologico, logico...), a farne parte, è condizione essenziale proprio per il rispetto stesso che si deve alla natura, alle strutture scientifiche e tecnologiche, alla mente. Per indurre alla conoscenza si propongono situazioni e strutture, alternative rispetto ai laboratori scolastici ed ai musei tradizionali, che mirino a coinvolgere il visitatore attraverso la manipolazione di oggetti e di strumenti o lo immergano direttamente nel fenomeno stesso (dal proverbio cinese “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco” alle parole d’ordine dei Musei interattivi: “Please, touch me”, “Dutch dreifen bedreifen”, “Hands-on”, “I need you”). Si cercherà di sviluppare nelle menti dei visitatori (non solo giovani o
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studenti) il desiderio e la capacità di entrare nel fenomeno, di orientarsi, di L documentarsi, di fare le domande, di progettare modelli simulatori, di a b organizzare le risposte. o Non ci sarà però la suddivisione nelle tradizionali discipline (matematica, r fisica, biologia, ecc.) né ci saranno soltanto luoghi di ordinamento a t tassonomico di macchine e di teorie o di reperti e vestigia. o Ci saranno luoghi da cui derivare valenze quali: visione globale dei r fenomeni naturali, ampliamento e contiguità con le lezioni scolastiche, i supporto e riferimento per strutture scientifiche e culturali territoriali. La Essediesse realizzò strutture in cui il visitatore, in piena interazione con s l'oggetto esposto (exhibit), possa penetrare nella dinamica di un ci fenomeno, naturale, fisico, astronomico e, motivato all'interazione e attraverso un approccio possibilmente ludico, si sensibilizzi allo studio ed n t alla conoscenza. i Una prima realizzazione, coerente con tale filosofia, è nella Mostra f Il Cielo e la Terra. i c i e m u s e i
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Il cielo e la terra Nel novembre del 1988 nasceva, per volontà dell’Amministrazione Comunale di Terni, il Centro di educazione scientifica La nuova alleanza. Il Centro fiorì per alcuni anni: convegni di ogni tipo, rapporti culturali con laboratori didattici di Università o di Centri Scientifici importanti, fino alla presenza ufficiale, insieme ad illustri rappresentanti dei più conosciuti Musei Scientifici mondiali, al Convegno Il Museo come laboratorio di didattica (Trieste, 20 marzo 1991 - relatore per la SDS il Dott. Lucio del Cornò). La Essediesse (Sistemi di Divulgazione Scientifica) dei Proff.ri Giampiero Raspetti, Sergio
Bacci e Albano Scalise progettò e realizzò, nell’ambito del Centro La Nuova Alleanza, la mostra d’astronomia Il cielo e la terra. In essa il visitatore, in piena interazione con l’exhibit, si immerge nella dinamica del fenomeno, è motivato all’analisi attraverso il momento ludico, è sensibilizzato alla sua conoscenza. Nei pochi mesi di apertura la mostra ha avuto, senza neppure far ricorso a pubblicizzazioni di sorta, un successo straordinario. Richieste di visita guidata arrivavano ormai da tantissime
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scuole, interne ed esterne alla nostra Provincia. Poi si alternarono vari amministratori comunali e la mostra visse alterne vicende. Credo che: - il palazzo Cittadini-Cesi e i suoi splendidi giardini potrebbero essere convenientemente ceduti alla Regione e, attraverso un progetto da elaborare per l’UE, diventare sede di un centro europeo per la scienza, soprattutto quella del veder lontano. Federico Cesi, uno dei fondatori, insieme a Galileo Galilei, dell’Accademia dei Lincei, ha mostrato, proprio attraverso la puntigliosa collaborazione con scienziati di tutta Europa, di essere uno dei grandi, convinti europeisti ante litteram. Personaggi del genere oggi dovrebbero essere celebrati con fasto dalla UE; - in Cesi, reso di fatto Centro di un complesso scientifico, Acquasparta (Lincei), San Gemini (Geolab, laboratorio multimediale di scienza), Osservatori astronomici di Sant’Erasmo, di Santa Lucia di Narni, di Polino, di Amelia, Dunarobba, intere classi e gruppi organizzati potrebbero essere ospitati per un turismo scientifico, per pacchetti di una intera settimana o per week end. Si sarebbero potute creare occasioni interessantissime per lo sviluppo della divulgazione scientifica, del turismo, di Cesi stessa, ma tutto perÏ. Ora la mostra giace, non per nostro volere, negli scantinati comunali.
I l c i e l o e l a t e r r a
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Q u a n t o è gr a n d e la te r r a
Nel 230 aC il grande scienziato Eratostene (noto anche come decatleta della cultura per la mole di interessi scientifico-filosofici che coltivava con successo ed anche come beta perché secondo in ogni settore - nella matematica, ad esempio, alfa, il numero uno, era il suo carissimo amico Archimede) calcolò con sorprendente precisione la misura della circonferenza terrestre. Egli considerò che in un certo giorno dell’anno (il 21 giugno al solstizio d’estate), mentre i raggi del sole giungevano perpendicolarmente a Siene (l’attuale Assuan, in Egitto), ad Alessandria formavano un angolo di 7 gradi e un settimo con la verticale. Supponendo Siene sullo stesso meridiano di Alessandria, ed essendo nota la distanza tra le due città (785 km), Eratostene poté calcolare la misura x della circonferenza terrestre: (7 + 1/7) : 785 = 360 : x 22
L’or iz z onte - 1
I l c i e l o e l a t e r r a
L’orizzonte è la linea di separazione fra cielo e terra. Questa linea è una circonferenza ottenuta come intersezione del piano tangente alla Terra nel punto di osservazione con la volta celeste. Data la grande distanza degli astri, il piano dell’orizzonte divide la sfera celeste in due parti uguali. Lo zenit è il punto più alto sulla sfera celeste, in direzione perpendicolare al piano dell’orizzonte. L’equatore celeste è quel cerchio massimo sulla volta celeste perpendicolare all’asse del mondo che coincide con l’asse di rotazione terrestre e rappresenta la proiezione sulla volta celeste dell’equatore terrestre. La rotazione della Terra attorno al proprio asse provoca l’apparente moto giornaliero di tutte le stelle da est verso ovest. 23
L’ o r iz z o n te - 2
A causa del moto di rivoluzione della terra intorno al sole, questo percorre un’orbita apparente sulla volta celeste chiamata eclittica. L’eclittica taglia l’equatore celeste in due punti: il punto equinoziale di primavera (o primo punto d’ariete) e il punto equinoziale d’autunno (o primo punto di libra). Se si prescinde da effetti a lungo termine, la posizione delle stelle rispetto ai punti equinoziali non varia nel tempo. Per questo motivo il primo punto d’ariete è stato preso come origine del sistema di coordinate equatoriali: l’ascensione retta è la distanza di un astro minore misurata in senso antiorario a partire dal primo d’ariete. La declinazione è la distanza angolare in gradi dall’equatore celeste, positiva se l’astro è a nord, negativa se è a sud. 24
Q u a n to è di st a n t e i l so l e - 1
I l c i e l o e l a t e r r a
Si deve al grande astronomo Aristarco di Samo il primo tentativo scientifico di determinare le distanze del Sole e della Luna dalla Terra. Quando la Luna è esattamente al primo quarto, l’angolo fra Terra-LunaSole è di 90 gradi. Un osservatore sulla Terra può quindi misurare l’angolo tra Luna-TerraSole e calcolare il rapporto delle distanze TS/TL. Anche un piccolo errore nella determinazione dell’angolo produce una grandissima differenza nei risultati. Aristarco lo trovò prossimo ad 87 gradi, il che corrisponde ad un rapporto TS/TL uguale a 19. In realtà tale angolo è di 89° 51’ 32” il che significa che il Sole è 384 volte più distante della Luna. 25
Q u a n t o è d i st a n te il s o le - 2
A causa della grande distanza, i raggi del sole giungono paralleli ed illuminano la Terra e la Luna sotto uno stesso angolo. Le fasi lunari sono una conseguenza del moto di rivoluzione della Luna attorno alla Terra. La Luna percorre però un’orbita che è inclinata di circa 5 gradi rispetto alla eclittica. Di conseguenza la Luna può apparire più alta (o più bassa) nel cielo di 5 gradi rispetto al Sole. Le traiettorie della Luna e del Sole si incontrano in due punti detti nodi. Il fenomeno delle eclissi avviene quando il Sole e la Luna si trovano nelle vicinanze dei nodi. 26
Q u a n to è di st a n t e i l so l e - 3
I l c i e l o e l a t e r r a
Durante una eclisse totale di Luna, Aristarco misurò l’intervallo di tempo che impiegava la Luna dall’istante in cui si immergeva nel cono d’ombra terrestre a quello in cui risultava del tutto oscurata. Egli trovò che tale tempo era all’incirca uguale a quello in cui la luna rimaneva completamente all’interno del cono d’ombra terrestre, quindi alla distanza in cui si trovava la Luna. La larghezza dell’ombra della terra doveva essere pari a circa 2 volte il diametro della Luna. Aristarco, con semplici considerazioni geometriche, calcolò che la distanza Terra-Luna equivaleva a circa 80 raggi terrestri. In realtà il vero valore è di 60 raggi terrestri, ma l’importanza di queste osservazioni sta nel fatto di aver determinato per la prima volta l’ordine di grandezza delle distanze di astri vicini. 27
Te l l u r i o
Nel suo moto di rivoluzione attorno al sole la terra percorre un’orbita su un piano inclinato di circa 23 gradi rispetto al piano dell’equatore. Visto dalla terra, il sole attraversa, nel corso dell’anno, le dodici costellazioni dello zodiaco. Il sole, la luna ed i pianeti si trovano sempre all’interno di questa striscia di cielo, larga circa 18 e divisa idealmente in 12 parti uguali. Attualmente i segni dello zodiaco non coincidono più con le costellazioni da cui hanno preso il nome, a causa di un lento movimento dell’asse terrestre (la precessione) che fa muovere l’equatore celeste rispetto allo sfondo delle stelle, facendogli percorrere un giro completo in 26000 anni. Attualmente, quando si dice che il sole è nel segno dell’ariete, si intende, da parte di chi ha cultura in merito e quindi solo da parte degli astronomi (gli astrologi non ne sanno niente, ma non sono nemmeno a ciò interessati, presi solo dall’intento di trovar citrulli e creduloni), che esso si trova in realtà nella costellazione dei pesci. 28
D o v’è il s u d - 1
I l c i e l o e l a t e r r a
Il vertice dell’ombra di un bastone verticale (gnomone) sul piano orizzontale indica l’esatta direzione del Sole sulla volta celeste. La posizione che il Sole assume al momento della minima lunghezza dell’ombra durante la giornata (mezzogiorno vero) individua, insieme allo zenit, un semicerchio sulla volta celeste che è detto meridiano. Il punto cardinale sud è il punto di intersezione del meridiano con l’orizzonte dalla parte del sole. Il punto cardinale nord è il punto diametralmente opposto. Est e ovest sono a 90 gradi rispettivamente dalla parte in cui sorge e tramonta il Sole. 29
D o v ’ è il s u d - 2
Il vertice dell’ombra dello gnomone disegna sul piano orizzontale una curva diversa per ogni giorno dell’anno. Questo perché il sole nel corso dell’anno descrive sulla volta celeste archi diversi. Il 21 marzo sorge esattamente ad est e tramonta esattamente ad ovest. In questo giorno, l’equinozio di primavera, la durata del dì è uguale a quella della notte. La stessa cosa accade il 23 settembre (equinozio d’autunno). Il 21 giugno, al solstizio d’estate, il sole sorge e tramonta un po’ più spostato a nord e raggiunge la massima altezza sull’orizzonte (per l’Umbria circa 71 gradi). Il 21 dicembre (solstizio d’inverno), il sole sorge e tramonta più spostato verso sud e raggiunge al massimo 25 gradi di altezza sull’orizzonte. 30
D o v’è il s u d - 3
I l c i e l o e l a t e r r a
Se si inclina uno stilo fino a puntare la stella polare, si nota che, in corrispondenza ad uguali intervalli dopo (o prima) la culminazione del sole, la direzione dell’ombra è la stessa per tutti i giorni dell’anno. Su questo principio si basa l’orologio equatoriale. Su un piano perpendicolare allo stilo (piano equatoriale) l’ombra percorre archi uguali in tempi uguali tutti i giorni dell’anno, comportandosi come le lancette di un orologio. Disegnando una circonferenza graduata in ore centrata sul piede dello stilo, possiamo leggere direttamente il tempo solare vero locale. Una meridiana orizzontale è ottenuta semplicemente prolungando le linee orarie equatoriali fino ad incontrare il piano orizzontale ed unendo poi i punti d’incontro con il piede dello stilo. I disegni esplicativi di tutte le tavole sono opera artistica dell’Arch. Antonio Gemmi
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Centro di Educazione Ambientale Va l n e r i n a Oggi abbiamo molte informazioni di carattere scientifico, ma non sappiamo di più. Anzi, grazie anche all’irruenza dell’espansione tecnologica nella società, assistiamo ad un ampliamento dell’informazione, ma ad una perdita di sapere individuale e collettivo. E’ presente anche una forte dipendenza dei molti dai pochi, tecnici ed esperti della tecnologia e della scienza. Anche la scuola, se funziona bene, fa venire fame di sapere, ma non la sazia. Uno studente che è stato abbondantemente sfamato nel corso di uno stesso giorno di scuola con assiomi della geometria, regole della matematica, leggi della fisica, formule della chimica e chissà con quante altre diavolerie illustrate o descritte, propinate dall’insegnante alla stessa maniera di un semplice brano letterario, non può avere che sintomi di inappetenza nei confronti della cultura scientifica. Questa strana dieta porta semmai lo studente ad apprezzare gli aspetti esaltanti e fantasmagorici di certa divulgazione scientifica che vengono ingeriti in modo acritico e comunque non interiorizzato. Si propongono allora momenti di riflessione, di analisi, di studio non tanto in quale o quanta scienza ma in come scienza. Auspichiamo quindi un confronto sulle tematiche, sulle diverse ipotesi interpretative, un dibattito tra proposte contrastanti ed una analisi delle tesi contrapposte, uno studio delle situazioni più nello stile operativo che nella forma descrittiva o contemplativa.
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Cercheremo di sviluppare una animazione culturale impostata al problem solving. Il primum movens della ricerca scientifica è dato dai problemi ed il problema è il fondamento della motivazione. Il Centro di Educazione Ambientale Valnerina coinvolgerà sul piano del divertito stupore e su quello della curiosità tecnica e scientifica. Mentre nella normale divulgazione scientifica il discente è il pubblico che ascolta, che guarda, nel Centro il visitatore sarà posto nelle condizioni di agire, discutere, costruire. Si lavorerà in modo finalizzato più al divertimento che all’apprendimento, con momenti atti a suscitare curiosità, a meravigliare, rinviando ad un secondo momento la ricerca di soluzioni scientificamente corrette e didatticamente adeguate dei problemi sollevati.
La
motivazione
- l’exhibit è accattivante, curioso, bello esteticamente; si è invitati a smontarlo, ad entrarci con le proprie mani o con il corpo; - l’ambiente è stimolante: gara ad esempio tra classi per il montaggio di un kitexhibit o per il progetto di un exhibit in classe; - possibilità di azionarlo esclusivamente con la propria presenza (tandem e mulino); - la base o traccia di exhibit proposta è strana ed offre risultati mirabolanti, per cui si è davvero invogliati a carpirne i segreti, le regole, le induzioni (il quadrilatero parallelepipedo).
Caratteristiche d e l CE A Nel Centro si svilupperanno attività rivolte tanto all’utenza locale (non solamente scolastica) quanto ad un turismo residenziale (rivolto alle scuole, nazionali e non). Il Centro di Educazione Ambientale è: - museo laboratorio del gioco quando presenta exhibit (particolarmente rivolti all’energia solare, eolica, delle acque e alla trasformazione mediante mulini); - centro di documentazione che contenga non solo le usuali pubblicazioni ufficiali, ma che riguardi anche le occasioni culturali offerte dal territorio, in sede locale, per poter dare un valido contributo a tutti quegli utenti (scuole e gite di istruzione scolastiche comprese) che ne dovessero aver bisogno. Sarebbe anche interessante provvedere ad una articolata raccolta di strumentazioni e di documenti reperiti nel territorio e mettere in mostra tali conoscenze, correlate tra loro. Si tratta di conservare i sedimenti storici da cui tali conoscenze sono scaturite, di illustrarne la storia e di mostrare i risultati delle loro applicazioni; - luogo di incontro tra scuole e culture diverse, per elaborare racconti, narrazioni, favole sull’ambiente (naturale, urbano, rurale), per analizzare i rapporti tra le persone e l’ambiente, le possibili soluzioni, l’organizzazione delle città e dell’ambiente; - luogo di scambi (fisicamente: portate un albero o un fiore o un simbolo di pace); - luogo di formazione ambientalistica, con seminari, rivolti anche ad insegnanti,
C e n t r o e d u c a z i o n e a m b i e n t a l e V a l n e r i n a
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sul rinnovamento della didattica (Ferentillo per l’ambiente, Cesi e Polino per l’astronomia): la proposta tende a raccogliere le innovazioni della didattica desumendole dal sapere degli insegnanti, veri e unici professionisti sul campo. Gli insegnanti sarebbero così i protagonisti stessi dei seminari e diverrebbero collaboratori del Centro, portando, nel tempo, le loro classi a soggiornare. Il Centro si arricchirebbe delle proposte di tanti insegnanti, idee che costituirebbero la banca dati e la risorsa culturale, da pubblicare e vendere; - luogo di informazione (che è poi anche Centro per l’organizzazione delle sinergie tra varie realtà. Ad esempio: un tour di una settimana che veda, come momenti centrali, degustazione ed acquisti in varie aziende agrituristiche di prodotti tipici); - luogo di ricerca e monitoraggio (particolarmente attraverso studi ed elaborazioni con le scolaresche); - museo (interattivo, ma anche del folklore e delle tradizioni); - mercato (sia dei prodotti tipici sia dei modelli, dei gadget, delle ricerche effettuate; - centro di educazione al consumo e di trasformazione alimentare (acqua, pasta, insaccati, prodotti rurali, tessili); - luogo di invenzione e realizzazione macchine e kit.
Exhibit Si prevede la costruzione di alcune macchine di divulgazione scientifica per la conoscenza interattiva dei fenomeni in studio. Gli exhibit proposti sono: * dov’è il vento quando non soffia? due box in plexiglas, uno per l’aria calda, l’altro per l’aria fredda, collegati tra loro o attraverso polvere colorata o mediante due emettitori di suoni diversi per i passaggi F-C, C-F * suono inclinato campanelle disposte lungo un piano inclinato * come bolle in pentola? * l’accoglienza del mulino * il mulino posto ai lati dell’edificio di ingresso, muove un trenino su binari che entra direttamente nella reception (il trenino che entra dentro la Cascata delle Marmore) * il tandem per vedere... ma solo se pedali * riproduzione della Cascata delle Marmore con arcobaleno artefatto * laboratorio di meteorologia offre intanto tutti gli elementi culturali connessi: storici, filosofici, scientifici (Aristotele Meteorologia, Teofrasto Libro dei segni, Torricelli, ecc.). Stazione meteorologica con misuratore della velocità delle nubi, igrometri, pluviometri, anemometri, ecc;
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* dal grano alla farina anche attraverso le modalità dei vari popoli (pietre in Marocco) * laboratorio di astronomia Il Cielo e la Terra * antichi strumenti contadini. Lo studio dell’aria Attività da condurre nell’aria: - studio ed osservazione del cielo: orientamento, cosmogonia, astronomia - studio dei fenomeni metereologici: stazione metereologica - attività ludiche e sportive: mongolfiere, aquiloni, volo a vela. Giampiero R a sp e t t i - A l b a n o S c a l i se
C e n t r o e d u c a z i o n e a m b i e n t a l e V a l n e r i n a
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Pagina 3 RASPETTI BACCI-RASPETTI-SCALISE RASPETTI-SCALISE
Pagina 37 RASPETTI-LEONELLI RASPETTI-LEONELLI LEONELLI-STRUZZI
Pagina 67 LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI Pagina 87 RASPETTI RASPETTI RASPETTI
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EDUCAZIONE SCIENTIFICA Laboratori scientifici e musei Il Cielo e la Terra Centro Educazione Ambientale Valnerina
UMBRIA EVENTI Albero delle adozioni Piazza dei popoli Il cammino di San Francesco
RECUPERO Recupero cave: Cesi, Papigno Riambientazione della cava ex Asfalto Sangemini Piazza della Repubblica Palazzo Spada TERNI EVENTI Natale di Stelle Carnevale nelle piazze Festa della Primavera (Cantamaggio)
Pagina 97 RASPETTI RASPETTI RASPETTI-RINALDI
SAN VALENTINO Terni pasticciona San Valentino Tempio di carpini
Pagina 137 LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI
ARCHITETTURE Parcheggi Silos: Ospedale Pedalare nel Tevere Pista ciclabile Terni - Cascata Marmore Parco Rambaldi
U MB R IA
E VE NT I
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Disegno di Riccardo Leonelli
Albero delle adozioni 38
L’albero delle adozioni, fortemente sostenuto da Don Carlo Brogetti, è stato distrutto da gente priva di pietà .
PA X E T B O N U M Pax et bonum: il messaggio universale sintesi della perfezione francescana, accompagnerà i partecipanti alla manifestazione Città di Terni - Natale 1995. La Sua Spiritualità pervaderà il corteo cittadino inneggiante fratellanza, le mostre e i presepi delle scuole, i concerti per la pace, le attività teatrali, l’esposizione cittadina degli alberelli, punti di incontro per offrire doni che la Caritas distribuirà ai bambini dell’ex Jugoslavia. Il giorno 28 dicembre, nella Chiesa di S. Francesco, in Terni, dall’incontro tra i frati dei Santuari di Assisi e di Greccio, dell’Eremo di Narni, dei Conventi di Cesi e di Amelia, riecheggerà il messaggio francescano di speranza. Nel sereno abbraccio che gli studenti e le istituzioni di Terni avranno con il Centro Internazionale per la Pace fra i Popoli ed il Santuario Francescano del Presepio di Greccio, fiorirà, in Piazza S. Francesco, l’albero delle adozioni. Ogni famiglia che adotta un bambino deporrà una pietra sui rami d’acciaio. Le pietre proverranno da Betlemme, Gerusalemme, Assisi, Greccio. Nel simbolo dell’albero le anime della città guardiana del verde parco della Valnerina, della città che venera San Valentino, suo Patrono, protettore dell’amore gentile, della città che invia inni alla pace e alla solidarietà tra i popoli nel nome di S. Francesco, si uniranno con l’anima della città dell’acciaio, che Terni ha sempre avuto e che, attraverso gli acciai speciali ed i nuovi materiali, esalterà in nuova vitalissima linfa. Gli studenti, dal cuore sempre verde di speranza e rosso d’amore, nell’immergersi in tali dimensioni evidenziano aspetti pregnanti della istituzione scolastica. Una scuola che vive gli alti valori, che si mobilita per progettare e concretizzare, che invia messaggi d’amore e di pace, che segnala profondamente la sua partecipazione alla vita culturale e sociale, indica con chiarezza e determinazione la centralità del suo ruolo. Studenti, insegnanti ed Istituzioni stringono, per l’occasione, una forte alleanza. La speranza è quella di riuscire, esaltando tali collaborazioni, ad ospitare ogni anno in Terni, città dell’accoglienza, scolaresche provenienti dai vari angoli della terra ove lo spirito francescano non sia ancora regnante e per celebrare e conclamare Pax est bonum. G i a mp i e ro R a sp e t t i
A l b e r o d e l l e a d o z i o n i
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SHALOM Shalom! La piazza canta, la piazza prega, la piazza è piena di persone inebriate dal sacro fuoco della speranza. Un attimo, poi, un attimo eterno, di quelli da ricordare nei libri di scuola, di quelli da tenersi dentro come una pugnalata in pieno petto. La piazza si agita, la piazza freme, e piange, e si dispera, e non capisce ma intuisce. Uno sparo ha spezzato le ali del falco diventato colomba, uno sparo che tuona e rimbomba ancora, come le frasi terribili pronunciate dal fanatico assassino di Rabin: L’ho fatto in nome di Dio. Parole incredibili, che ci fanno tornare indietro nel tempo e ci fanno capire (sempre che ce ne sia bisogno) che c’è ancora gente capace di uccidere per un Dio, per un ideale o per mero egoismo. Ma quello della morte di Rabin è solo un esempio delle mille barbarie che ogni giorno prosciugano una stilla della nostra speranza, e i polsi fratturati di una bambina zingara a Roma, così come i campi di concentramento nella ex Jugoslavia, paiono dirci
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che no, non si vede più nessuna luce in fondo al tunnel. Eppure qualcosa c’è (non so se sia un’illusione, ma so che c’è e ciò mi basta) che sembra rimanerci dentro, dandoci la forza di continuare a lottare, una speranza dalla voce flebile e nascosta in un angolo come nel vaso di Pandora. La speranza di poter iniziare a costruire, pian piano, mattone su mattone, magari tra noi giovani, magari nelle nostre scuole, una cultura nuova che sappia forgiare una società davvero diversa. Una cultura della tolleranza, in contrapposizione all’aberrante fanatismo religioso ed ideologico che chiude gli occhi ed arma le mani di migliaia di persone in tutto il mondo, una cultura della solidarietà che riesca ad arginare l’egoismo dilagante della società dei consumi. Il mondo che ci circonda con i suoi orrori sembra non concederci possibilità alcuna, ma noi siamo così folli da voler provare lo stesso, e così vogliamo iniziare proprio con un gesto simbolico: la costruzione a Terni, durante le celebrazioni natalizie, del cosiddetto Albero delle adozioni. Un albero di pace fatto con i mattoni e le pietre di Assisi, Greccio e proprio di Betlemme e Gerusalemme. Pietre, queste ultime, che più delle altre sapranno raccontarci i fremiti e le ansie di quella gente (Palestinesi ed Israeliani) che, contro ogni forma di oltranzismo irrazionale, stanno tentando di costruire un nuovo mondo fondato sui valori di pace e tolleranza. F r a n c e sc o Bo r z i n i
A l b e r o d e l l e a d o z i o n i
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L a c i t t à u man a Ho appreso a scuola che Terni era (ed è) una città. Vedevo sui tram, prima della guerra, il nome Terni come sugli autobus, sui treni, su vari impianti. Mi spiegarono che l’acciaio stava a Terni come l’automobile a Torino. Per noi ragazzi torinesi questa spiegazione era tutto. Ma solo a scuola imparai in seguito che Terni era anche un capoluogo di provincia, non solo una acciaieria e una fabbrica d’armi dalle parti di Roma. Quando la Ternana Calcio salì in serie A, in un Convitto Universitario di nuovo a Torino, un ragazzo un giorno mi annunciò che Roma aveva tre squadre in serie A: la Ternana era per lui la terza squadra della capitale. Questa città che sentiamo nostra era per lui un quartiere come Testaccio o Tor di Quinto. Negli anni della giovinezza se qualcosa mi parlò ancora di questa conca si trattava pur sempre di acciaio talmente perfetto e collaudato da poter simboleggiare il petto, il cuore, l’anima dei nostri combattenti, garanzia per loro di vittoria. Ma le guerre si perdono soltanto; tutte; su tutti i fronti, non perché siamo italiani, ma perché siamo uomini. Si vince solo la pace quando si costruisce sul diritto vero e sul rispetto di tutti, sull’accettazione dell’altro, sulla comprensione di quanta ricchezza portino le diversità. Il volersi bene, ncl senso di volere il bene anche dell’altro, la testimonianza serena del credente che in Dio-Vita trova forza e comunione che incarna in amore e speranza, la testimonianza laica dell’impegno per la realizzazione di progetti e ideali condivisi, si possono armonizzarc e si incarnano in un’anima cittadina complessa, ma significativa. Acciaio ma anche San Valentino, vicino ai grandi centri decisionali della capitale, ma anche vicino ad Assisi, città francescana della pace, alla Perugia degli ideali rivissuti da Capitini, al verde dolce dell’Umbria che parla di speranza al mondo; al lavoro che chiede solidarietà, all’accoglienza che costruisce confronto e porta sempre nuove esperienze. La Scuola, i centri e le aggregazioni giovanili, aiutino a crescere ragazzi capaci dl raccogliere eredità ideali, anche sofferte, e farne un vissuto quotidiano degno di identificare la nostra terra in un emblema di progettazione, impegno, per l’amore e per la pace. Ci identifichino nel futuro in una nostra autentica cultura di civiltà. D on C a r l o Bo r g e t t i 42
A l b e r o d e l l e a d o z i o n i
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Piazza dei popoli CASTEL DI LAGO - ARRONE
Studio LS 44
F i n a l i t à d e l p ro g e t t o Il progetto tende a: - dotare la bassa Valnerina di un luogo di riferimento per incontri tra popoli - disporre di un luogo attrezzato per grandi manifestazioni culturali - disporre di un luogo attrezzato per eventi speciali - realizzare un museo aperto sui temi dell’amicizia e della solidarietà tra i popoli; - realizzare un centro per servizi sociali, culturali, turistici - restituire al territorio un segno della sua originaria peculiarità: il lago.
C a r a t t e r i d e l l a p ro p o s t a
P i a z z a d e i p o p o l i
Si fa riferimento ad una Piazza che si estenderà gradualmente, pietra dopo pietra, maiolica dopo maiolica, a partire da un centro: una costruzione esplosiva, non implusiva. La sua fondazione sarà riservata a turisti, a visitatori, ad invitati per grandi manifestazioni popolari (concerti, folklore, meeting internazionali religiosi e politici sulla pace e sulla convivenza, gemellaggi, grandi spettacoli, avvenimenti e celebrazioni sportive…) che vi si potranno organizzare: i cittadini del mondo potranno testimoniare con una pietra o con una maiolica i loro sentimenti di fratellanza e di solidarietà. Vi si edificheranno, su appositi concorsi, statue e monumenti dedicati all’unione tra i popoli. Sono anche previste vere e proprie maioliche simboliche sia per rappresentare luoghi e personaggi particolarmente significativi (Dalai Lama, Bruxelles, Atene, Socrate...) sia per aggiungere motivazione, da parte di una stessa famiglia o di uno stesso gruppo organizzato, per più visite nel corso del tempo, facendo così rivivere l’autentico significato di simbolo. Centri di forte richiamo spirituale come Assisi, Cascia, Greccio, Valle Sacra, Cesi (Eremo), Narni (Speco), Terni (San Valentino), luoghi che emanano sentimenti di pacifica convivenza come i Comuni della Valnerina, saranno rappresentati da grandi maioliche che, in un quadro d’insieme, evidenzieranno la straordinaria concentrazione di segni di pace di cui il territorio è baricentro. 45
Anche l’Unione Europea (il cui Patrono è il Santo di Norcia, Benedetto) e la Cascata delle Marmore (uno dei simboli preminenti della Valnerina) saranno simbolizzati con maioliche appropriate. La Bassa Valnerina, prezioso scrigno di risorse naturali e paesaggistiche, trova nella Piazza un veicolo di propalazione e di conoscenza delle proprie risorse e si manifesta come realmente baricentrica rispetto ai maggiori caratteri della pace e della qualità della vita. La Piazza si completerà progressivamente attraverso manifestazioni culturali che permetteranno la posa di ulteriori pietre e di opere d’arte, consentendole alfine di presentarsi come un museo aperto costituito da simboli e creazioni artistiche intonate alla pace ed alla solidarietà tra i popoli. La Piazza, per i significati che emana, costituirà momento generatore e di catalizzazione per strutture sociali e culturali. Ben si inseriscono in tale dimensione eventuali strutture o progetti relativi a: coordinamento delle associazioni del volontariato; centri di assistenza domiciliare, di assistenza ai portatori di disagi, di assistenza continua per anziani, convalescenti e lungodegenti; centro adozioni e matrimoni; centro gemellaggi. E’ progettualità di lungo corso, ben fondata però nella sacralità umana ed ambientale della nostra Valnerina. Giamp i e ro R a sp e t t i - anno 1982
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Ti p o l o g i a d e l l ’ i n t e r v e n t o Il terreno è localizzato nella piana di Collestatte e, in larga parte, confina con una delle anse sinistre del fiume Nera. La viabilità principale della zona è costituita dalla strada statale Valnerina, parallela al corso del Nera e separata da questo, e quindi dall’area dell’intervento, da una fascia di terreno di larghezza pari a circa 60/70 mt. Esiste una seconda strada, di modeste dimensioni, che costeggia la sponda sinistra del Nera. Per non sovraccaricare di traffico e rumori l’area dell’intervento si prevede un accesso diretto per gli ampi parcheggi allacciato alla Valnerina ed ubicato nella fascia di terreno compresa tra questa ed il Nera stesso. Dai parcheggi si potrà poi accedere al nucleo tramite pittoreschi e piccoli ponti in legno. Non si prevede naturalmente la negazione di un accesso diretto carrabile al centro, ma dovrà essere attentamente controllato e selezionato e consentire unicamente operazioni di carico e scarico nonché l’accesso da parte dei disabili.
P i a z z a d e i p o p o l i
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Nel nucleo si prevedono molteplici interventi, i principali sono i seguenti: - realizzazione della Piazza dei Popoli - realizzazione di un piccolo lago - realizzazione degli edifici (ad un sol piano) di servizio, con una seconda piazza compresa tra questi - realizzazione, al centro del laghetto, di un palco fisso. La Piazza dei Popoli avrà una forma sinuosa la cui matrice ideale deriva dal riflesso con le ondulate e verdi colline frontali (lato est); sarà definita, nella parte posteriore, da una zona, anch’essa serpeggiante, coperta con tensostrutture; avrà una leggera pendenza verso il lago e la pavimentazione stessa della piazza continuerà, per breve tratto, anche all’interno delle acque. Nel disegno della pavimentazione si prevede una suddivisione in campi definiti da raggi dipartenti dal palco e segati da sinuose linee parallele al profilo del lago. Si prevede che i campi siano realizzati in acciottolato con materiale portato da visitatori provenienti da tutto il mondo (o da maioliche, recanti nome e data, appositamente preparate in loco). La scelta di tale materiale, anche se, per alcuni tipi di posa, ha il difetto di una non agevole calpestabilità, si è attuata per la facilità di trasporto e per la diffusione in tutto il mondo di calcari o similari pietre aventi una forma arrotondata la cui prima causa è il dilavamento delle acque. I campi potranno comunque essere personalizzati utilizzando le diverse colorazioni degli acciottolati. Le fasce invece che li definiscono saranno il luogo ideale per l’apposizione dei simboli e la individuazione di luoghi e provenienze dei soggetti promotori e partecipanti all’operazione. Per le fasce si utilizzeranno pietre disegnate, scolpite o ceramiche. Altro segno che si è voluto esprimere nel progetto è costituito dall’acqua, elemento primario in natura e simbolicamente connaturato con la Valnerina. Si prevede la escavazione di un piccolo lago, le cui acque faranno da fondale alla Piazza; per la presenza di acque sorgive sotterranee il lago dovrebbe vivere autonomamente. Si prevede comunque, per un miglior ricambio delle acque, ma anche per creare una continuità di percorsi con il fiume Nera, di realizzare due canali ai lati estremi del terreno: il primo, a monte, di ingresso delle acque e il secondo, a valle, quale emissario. 48
Nell’utilizzare così una piccola parte della portata locale di acque del fiume Nera si consentiranno anche interessanti gite con piccoli natanti a remi. Anche se il presente progetto è nella fase iniziale e quindi costituisce quasi un ideogramma si è voluto individuare anche il sito per gli edifici di servizio. Essi precederanno la grande piazza e il lago e saranno organizzati attorno ad una seconda piccola piazza: elemento di ordine e di unità, definito su tre lati da volumi chiusi e nel quarto da un porticato, costituirà la separazione fra la piazzetta e la grande Piazza dei Popoli. Come già detto, questa prima fase è unicamente propositiva; occorrerà verificare le prime idee per procedere ad ulteriori studi e ricercare tutti quei contributi costruttivi che consentiranno di far crescere una operazione in grado di essere concretamente e velocemente realizzata. La seconda fase dovrà essere quindi quella di un progetto che possegga tutte le economie e i contributi materiali possibili con programmi reali la cui materialità non debba però far rinunciare a quei valori ideali che ci siamo prefissi e che sono gli unici che è utile perseguire. Gli edifici previsti avranno funzioni soprattutto direzionali. I dati metrici sin qui ipotizzati sono i seguenti: - Sup. totale del terreno mq. 45.500 circa; - Sup. della Piazza dei Popoli mq. 15.400 (di cui coperti mq. 1.900); - Sup. del lago mq. 9.400; - Sup. della piazzetta mq. 4.500; - Superfici degli edifici fuori terra mq. 7.500; - Volumi degli edifici fuori terra mc. 9.500; - Numeri degli utenti della piazza n. 10.000.
P i a z z a d e i p o p o l i
Paolo Leonelli e Mario Struzzi
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Il c a m m i n o d i S a n F r an ces co
Un percorso tra storia e spiritualitĂ . In Umbria
A cura di Paolo Leonelli e Mario Struzzi
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Una via di bellezza e armonia alla ricerca di se stessi Traendoli dalle Fonti Francescane, si sono individuate in Umbria più di 100 località: siano esse città, paesi, borghi, conventi e monasteri, o eremi e romitori nelle quali Francesco svolse la sua apostolica missione. Il numero è davvero rilevante e fornisce riprova della sua continua peregrinazione, ma in considerazione dei limiti del progetto, si sono citate solo alcune delle località vicine all’Umbria, mentre si dovrebbero e potrebbero considerare moltissimi altri santi luoghi delle regioni vicine, vedi: Toscana, Marche, Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Puglia ed ancora Siria, Egitto, Francia e Spagna, se si considera storicamente accertato un suo viaggio a Santiago di Compostela. Questo eccesso di luoghi di per sé già evidenzia la difficoltà della scelta di un unico percorso. Il lavoro, dovendo comunque in qualche modo scegliere almeno due vie, si prefigge di essere sperimentale e di consentire nel tempo verifiche, varianti e l’aggiunta di altri sentieri in un reticolo più completo e complesso. Rimandando ai pellegrini le scelte e le opzioni, si ritiene unico punto inderogabile quello dell’arrivo ad Assisi; solo così si potrà parlare di un cammino di San Francesco e non di un qualsiasi e usuale giro turistico. Infatti, come giustamente afferma Luciano Canonici nella presentazione del suo prezioso libro San Francesco e l’Umbria, “l’Umbria è una fitta rete di strade che hanno significato se conducono alla scoperta di San Francesco di Assisi e se quindi partono da Assisi o portano ad Assisi”.
I l c a m m i n o d i S a n F r a n c e s c o
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Il senso del Cammino Il cammino oggi attrae sempre più persone che ricercano una pausa, una prova diversa dal frenetico e ripetitivo ritmo della vita quotidiana e conta solo se comporta una fatica, una soddisfazione per l’impegno e per i rischi provati e superati. Un vero e autentico cammino, che impegna il pellegrino in una esperienza corporea e totalizzante, restituisce, al ritorno, un uomo diverso. La secolare esperienza del Cammino di Santiago, alla quale è giusto criticamente rifarsi, ci indica la necessità di prevedere un rifugio per i pellegrini ogni circa dieci chilometri di percorso. Questa distanza è minore di quella media che caratterizzava i viaggi medievali ed anche quelli di Francesco che secondo alcuni documenti era pari a circa 25 km al giorno. In relazione a questa distanza è possibile riscoprire i luoghi, quali eremi, pievi e conventi, nei quali il viandante medievale poteva con sicurezza passare la notte. Man mano che il cammino avrà sviluppo, elemento fondante del suo successo sarà l’organizzazione dell’accoglienza. Come nei secoli passati dovrà rinnovarsi la cultura della ospitalità. L’ospitalità e la sacralità del pellegrino erano favorite, protette e tenute nel massimo conto. Secondo un testo dell‘VIII secolo, il pellegrino aveva diritto ad un riparo, a un fuoco per riscaldarsi, oltre ad acqua e pane. Il principio dell’ospitalità gratuita rimase per l’intero periodo medievale il cardine della carità cristiana. La Guida dei pellegrini di Santiago si conclude con il racconto di storie che illustrano l’imprudenza di rifiutare ospitalità ai pellegrini di San Giacomo. Tutti i pellegrini ricchi o poveri, che vanno al santuario di San Giacomo dovrebbero essere ricevuti con carità da tutti. Chiunque riceva uno di loro, è come se ricevesse San Giacomo o Dio stesso. 52
Un marchio, un’identità Un cammino che ha l’ambizione di divenire itinerario di pellegrinaggio di valore internazionale deve avere un colore simbolo ed una immagine che ne permetta un immediato riconoscimento. Un logo che venga immediatamente riconosciuto come il simbolo di questo cammino così come la conchiglia per quello di Santiago o la veronica per quello romano. Circa questo primo tema su proposta degli architetti Paolo Leonelli e Mario Struzzi è già stata, dalla Regione Umbria e dalle Famiglie Francescane, scelta l’idea dell’abbinamento del saio cinerino con i sandali del Santo. Il saio cinerino per l’alto significato e per la sua forma a Tau e i sandali, ovviamente, quali strumenti essenziali del cammino.
I l c a m m i n o d i S a n F r a n c e s c o
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L’ e re m o d e l l e C a rc e r i Un luogo francescano che conserva ancora le forme e l’atmosfera delle primitive generazioni è l’eremo delle Carceri, a 791 metri s.l.m. in un anfratto del monte Subasio. Vi si accede dalla Porta dei Cappuccini, salendo una strada veramente panoramica, lungo la quale si sosta volentieri a contemplare la valle spoletana in tutta la sua ampiezza e bellezza. Giunti all’eremo, si ha la piena sensazione di aver scoperto un luogo di preghiera e di mistica poesia. Leggenda e storia si fondono, quassù, per cantare la devozione di San Francesco alla Madonna, a cui la primitiva minuscola cappella fu dedicata; e il suo desiderio di solitudine per il quale amava ritirarsi qui, tra le rocce spezzate dalle intemperie. L’ideale eremitico era già realizzato, su questa montagna, prima di San Francesco, che non dimenticò nella sua esperienza spirituale successiva, il beneficio di questo profondo ripensamento interiore che proprio qui aveva ricavato: anzi, l’eremitismo diventò una delle costanti del francescanesimo, a cui quindi si ripiegò in tutti i momenti nei quali si tentò il ritorno alle origini.
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...laudato sì, mì Signore, per sora nostra madre Terra... Dopo la prima sosta del giovane Francesco di Pietro di Bernardone in questo carcere (e in altri della montagna), negli anni 1206-1210, vi tornò per un periodo più lungo insieme ai primi compagni divisi per lo monte in certe celluzze de rame d’arbori (La Franceschina, I, 294) durante la Quaresima del 1210 o 1211. Il primitivo eremo (o carcere) era costituito dalla grotta di San Francesco, a picco sul Rio Secco, in un’incavatura naturale della roccia e delle g r o t t e , anch’esse naturali, di frate Rufino e di frate Masseo; al di là del fosso, le grotte di frate Bernardo e di frate Egidio. Forse verso il 1215-16 fu costruita la più antica cappellina ricavata dalla roccia e dedicata a Santa Maria in omaggio alla Porziuncola.
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L a pre di c a agl i u ccelli La pittura e la poesia hanno fatto a gara per immortalare quel popolarissimo episodio di San Francesco che fu la Predica agli uccelli. Questo fatto, secondo la testimonianza di tutti gli scrittori, accadde tra Cannara e Bevagna. Uscendo da Cannara per la Porta dei molini e poi volgendo a sinistra per l’antica strada che immetteva a Bevagna, dopo circa 30 minuti di cammino, si trova un ruscello fiancheggiato da campi e prati i quali portano al vocabolo di Pian D’Arca. “… venne tra Cannaio e Bevagno. E passando oltre con quello fervore, levò gli occhi, e vide alquanti arbori allato alla via in su’ quali era quasi infinita moltitudine d’uccelli; di che San Francesco si meravigliò, e disse a’ compagni: Voi m’aspetterete qui nella via, e io andrò a predicare alle mie sirocchie uccelli, ch’erano in terra; subitamente quelli ch’erano in su gli arbori, se ne vennero a lui, e insieme tutti quanti istettero fermi, mentre che San Francesco compiè di predicare; e poi anche non si partivano, insino a tanto, ch’egli diè loro la benedizione sua. E secondo che recitò poi frate Masseo e frate Iacopo da Massa andando San Francesco fra loro toccandoli colla cappa, nessuno perciò si movea. La sostanza della predica di San Francesco fu questa. Sirocchie mie uccelli, voi siete molto tenute a Dio vostro Creatore, e sempre ed in ogni luogo il dovete laudari, imperocché v’ha dato libertà di volare in ogni luogo, anche v’ha dato il vestimento duplicato e triplicato, 56
... subitamente quelli ch’erano in su gli arbori, se ne vennero a lui, e insieme tutti quanti istettero fermi... ... perché riserbò il seme di voi in nell’arca di Noè, acciocché la spezie vostra non venisse meno; ancora gli siete tenuti per lo elemento dell’aria, che egli ha diputato a voi; oltre a questo, voi non seminate, e non mietete; e Iddio vi pasce, e davvi li fiumi e le fonti per vostro bere; davvi li monti e le valli per vostro rifugio; e gli alberi alti per fare li vostri nidi; e conciossiacosachè voi non sappiate filare, né cucire, Iddio vi veste, voi e ’vostri figliuoli: onde molto v’ama il vostro Creatore; poich’egli vi dà tanti benefici; e però guardatevi, sirocchie mie, del peccato della ingratitudine, e sempre vi studiate di lodare Iddio. Dicendo S. Francesco queste parole, tutti quanti quelli uccelli cominciarono ad aprire i becchi, e distendere i colli, e aprire l’ali, e riverentemente inchinare i capi infino in terra e con atti e con canti dimostrare, che ‘l Padre Santo dava loro grandissimo diletto: e S. Francesco con loro insieme si rallegrava e dilettava, e meravigliavasi molto di tanta moltitudine d’uccelli, e della loro bellissima varietà e della loro attenzione e famigliarità; per la qual cosa egli in loro divoramento lodava il creatore. Finalmente compiuta la predicazione, S. Francesco fece loro il segno della croce; e dié loro licenza di partirsi, e allora tutti quelli uccelli si levarono in aria con meravigliosi canti …”
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Le Tappe Per la individuazione delle tappe del cammino di San Francesco si è tratto insegnamento dalla esemplare esperienza del Cammino Jacopeo nel quale la media di ogni giorno corrisponde a 25-30 Km. L’intero percorso da Roncisvalle e Santiago infatti è di circa 752 km e viene percorso in 27-30 giornate che equivalgono, per un camminatore medio, alla fatica di circa un milione di passi. Le tappe oggi individuate, considerando che comunque nel tempo è necessario, o in considerazione dell’affollamento o di altre esigenze quali stanchezza, ferite e cause varie, almeno un rifugio intermedio (con distanze quindi fra i 10-15 km), sono:
Tracciato da NORD La Verna - Cerbaiolo Cerbaiolo - San Sepolcro San Sepolcro - Città di Castello Città di Castello - Pietralunga Pietralunga - Gubbio Gubbio - Biscina Biscina - Valfabbrica Velfabbrica - Assisi
Tracciato da SUD Greccio - Stroncone Stroncone - Terni Terni - Cascata delle Mormore Cascata delle Marmore - Ceselli Ceselli - Monteluco - Spoleto Spoleto - Trevi Trevi - Foligno Foligno - Spello Spello - Assisi
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km 21.00 29.50 31.00 30.00 26.00 22.00 17.00 13.00
km 11.50 9.50 7.00 21.50 15.00 27.50 11.50 6.00 15.00
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Il Cammi no di San F r a n ces co ... Il Santo di Assisi, nella sua breve vita terrena, seguendo le orme del Vangelo, peregrinò costantemente, spostandosi da una piazza comunale all’altra per predicare; ritirandosi, nei tempi intermedi, in eremi, piccoli conventi e in ambienti naturali incontaminati. Il suo continuo viaggio ebbe come regione privilegiata l’Umbia, ma fu costante e frequente anche nelle regioni limitrofe e, ancora, non possono non citarsi il noto viaggio in oriente per la conversione del Sultano ed un viaggio sino alla tomba di S. Giacomo. Il pellegrino, percorrendo il cammino di San Francesco, scoprirà antichi sentieri, vecchie vie, remoti camminamenti, percorsi che potranno accompagnarlo nella riscoperta della vita del Santo Assisiate.
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...nella natura Umbra Attraverserà centri italiani più o meno noti, sia in località che, conseguentemente al passaggio di Francesco, si sono arricchite di architetture ed opere d’arte eccezionali, sia in località dove sono rimaste pressoché intatte la natura e la semplicità di otto secoli fa, dove visse e operò e dove ha lasciato impresse le orme della sua Santità, vicende desumibili dai Fioretti e dalle Vite. Circondati dalla prepotente bellezza della natura i pellegrini di questa antica, ma al contempo nuova via, potranno alfine giungere all’agognata meta: giungeranno ad Assisi con il cuore ricolmo di bellezza e di gioia.
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Pagina 3 RASPETTI BACCI-RASPETTI-SCALISE RASPETTI-SCALISE Pagina 37 RASPETTI-LEONELLI RASPETTI-LEONELLI LEONELLI-STRUZZI
Pagina 67 LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI
Pagina 87 RASPETTI RASPETTI RASPETTI
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EDUCAZIONE SCIENTIFICA Laboratori scientifici e musei Il Cielo e la Terra Centro Educazione Ambientale Valnerina UMBRIA EVENTI Albero delle adozioni Piazza dei popoli Il cammino di San Francesco
RECUPERO Recupero cave: Cesi, Papigno Riambientazione della cava ex Asfalto Sangemini Piazza della Repubblica Palazzo Spada
TERNI EVENTI Natale di Stelle Carnevale nelle piazze Festa della Primavera (Cantamaggio)
Pagina 97 RASPETTI RASPETTI-RINALDI RASPETTI
SAN VALENTINO San Valentino Tempio di carpini Terni pasticciona
Pagina 137 LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI
ARCHITETTURE Parcheggi Silos: Ospedale Pedalare nel Tevere Pista ciclabile Terni - Cascata Marmore Parco Rambaldi
R E C U P E R O
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Recupero cave: Cesi, Papigno Paolo Leonelli - Mario Struzzi
Le attività di scavo, finalizzate all'utilizzo dei materiali estratti, costituiscono indubbiamente necessità e ricchezza per il nostro paese; non possono quindi, per pregiudiziali motivi estetici, diletto frequente di alcuni pseudoambientalisti, essere ostacolate e negate. Qualsiasi attività sul territorio ne modifica lo stato preesistente e ciò è tanto più evidente quando si tratta di grandi interventi; fra questi si possono annoverare le estrazioni dalle cave. La tipologia di questa attività industriale è la più varia in relazione ai materiali, ai mezzi, al territorio e alla posizione. Rispetto a quest'ultima possono sommariamente distinguersi tre casi: cave di pianura, cave di collina e cave di parete, il cui impatto ambientale fortemente negativo rende particolarmente difficili le operazioni. Di conseguenza la riambientazione di cave di parete troppo spesso si riduce ai terrazzamenti e all'impianto di risibili pinetti, proposta che non consente un reale recupero del territorio e che contrasta, per le simmetrie e la linearità, con un ambiente organico quale è sempre quello della natura. Le opposizioni alle attività di scavo sono sostanzialmente immotivate, a volte però, direi anzi di frequente, se ne può giustificare l'azione, nei casi in cui sia gli imprenditori che gli organi di tutela preposti non siano in grado di condurre le delicate fasi dell'opera e della riambientazione con efficaci progetti e quindi si è in presenza di sciatte conduzioni e pessime chiusure dell'attività. Ogni intervento costituisce un tema a sé e occorre che una equilibrata equipe di progettisti, partendo da rilievi, anamnesi, verifiche, proponga idee consone e realizzabili con pieno controllo delle prime lavorazioni, di quelle intermedie e dell'utilizzo terminale. Se uomini verdi come quelli che oggi conosciamo fossero sempre esistiti, non avremmo esempi dell'attività dell'uomo riconosciuti oggi come patrimonio dell'umanità, quali le Latomie di Siracusa, il Foro di Traiano e per guardar più vicino a noi il Ponte delle Torri di Spoleto. Non mancano tuttavia successi nell'attività di escavazione e di pieno recupero dei luoghi, anche se poco conosciuti e rari; trarne insegnamento 68
è la strada da seguire. In conclusione l'invito è quello di non ostacolare le attività estrattive, ma unicamente progettazioni e programmazioni di lavoro non idonee. La soluzione è dunque quella di assegnare incarichi mirati, ovvero bandire gare e favorire concorsi di idee, al fine di affidare la progettazione e la direzione dei lavori a quanti si rivelino in grado di garantire che tale indispensabile, ed economicamente utile attività, si svolga in armonia con il territorio e lo riconsegni attivo, o meglio con plusvalori, come molti esempi positivi dimostrano.
Il recupero ambientale delle cave
R e c u p e r o c a v e
Nella conca ternana il problema del recupero ambientale delle cave è tema d’attualità per la presenza nel territorio di molte attività estrattive. Alcune cave sono tutt’oggi aperte, mentre altre sono dismesse e abbandonate senza una finale ed opportuna riambientazione. Per quanto attiene alla tipologia si è in presenza di cave di piano e di cave di dorsale. Per le prime un progetto di riambientazione offre molte possibilità di riutilizzo; i costi risultano assai inferiori e la posizione comporta minor impellenza e impatto ambientale assai meno evidente. Con modesti e facili interventi tali cave possono essere trasformate in bacini idrici, sia con funzione tecniche: riequilibrio di falde, territori umidi, sia con funzioni economiche o per il tempo libero: allevamenti ittici, attività natatorie e sportive. Un esempio di felice e positivo recupero, attivato nella Conca Ternana, è ad esempio quello del parco Chico Mendes ribattezzato anche: il mare di Terni. Problemi più complessi e di più difficile soluzione comportano invece le riambientazioni delle cave aperte sulle dorsali delle alture che circondano la splendida Conca Ternana. Tali cave tra l’altro sono quelle sempre in vista anche da grandi distanze e quindi risultano come vere e proprie ferite rispetto al circostante ambiente naturale. Per ragioni di economia, ma anche per assenza di progettualita, le riambientazioni di questa tipologia di cava avvengono a gradoni con l’impianto in questi di modeste alberature tali da ottenere un risultato di 69
mascheramento che potrà forse vedersi solo fra innumerevoli lustri e lasciando per sempre un territorio inutilizzabile ed un discutibile aspetto: porzione vegetativa gradonata in contrasto con i margini e l’esterno della cava che nel nostro territorio ha forme e disegno armonico mai geometrizzato nè risegato. Per il tema appunto della riambientazione di cave dorsali, occorre un attento studio del luogo e, caso per caso, non una soluzione, come detto, quale quella dei gradoni poco buona per tutte le stagioni, ma un vero e proprio progetto sostenuto da una intelligente e specifica idea. Tornando ad esaminare il caso della Conca Ternana, gli Architetti Paolo Leonelli e Mario Struzzi, i quali nel 1989 ebbero il riconoscimento del premio INARCH (nel settore ambientale per il recupero della Cava Ex Asfalti Sintex di Sangemini), hanno negli anni passati proposto due progetti di riambientazione che si distinguono per il rifiuto dell’usuale terrazzamento e che hanno tra l’altro il pregio del recupero attivo del territorio. Per la cava di Papigno: un grande teatro all’aperto, secondo gli usi di quelli greci, con cavea rivolta verso la Valnerina e con viste delle conche di Terni e Rieti, accessibile sia dalla strada per Marmore che dalla SS. Valnerina e con ampie enclave per parcheggi nei fondi di cava esistenti, facilmente collegabili con trasparenti risalite meccaniche, mezzi che, da soli, già comporterebbero un rilevante interesse turistico. Per la cava di Voc. Pittura di Cesi la realizzazione di un abitato con concezioni ambientali innovative, nel quale sperimentare un modello di vita dagli eccezionali valori quali quelli del c.s. di Cesi senza il grave effetto negativo della presenza dei mezzi a motore. Nel progetto si prevede infatti il parcamento delle automobili nei vari livelli nella fossa di cava e la risalita al livello abitativo servito da strade e piazze totalmente pedonali unicamente con ascensori e montacarichi. In alcune abitazioni inoltre potrebbe sperimentarsi, così come già proposto nel P.R.P. di Cesi, un tipo di casa con fonte energetica naturale, con impianti solari capaci di sfrutturare la posizione ed il soleggiamento dall’alba al tramonto ed il raffrescamento estivo tramite le ventilazioni possibili a mezzo dei collegamenti fra le abitazione e le caverne naturali interne alle propaggini dei Monti Martani.
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Recupero della cava di Cesi L’abitato di Cesi gode di una posizione climatica eccezionale grazie alla esposizione al sole dal mattino al tramonto e alle correnti delle sovrastanti cime e a quella delle famose grotte interne al monte. Per quanto attiene al panorama poi, certo non ve ne sono frequentemente di uguali. Per questo lo si può ritenere un centro ideale che purtroppo soffre oggi, nella civiltà delle macchine, di un unico disservizio: la difficoltà di mobilità e quella di parcamento. Nella vicinanza di Cesi e in posizione pressoché analoga è presente una grande area di cava da molti anni dismessa con totale spreco di territorio e con danno ambientale che si ripercuote sulla intera conca ternana e narnese. Da quanto sopra si possono comprendere, con evidenza, i valori positivi di un intervento che realizzi un nucleo abitato con aggregazione dei volumi e del tessuto urbano, viabilità e piazze, simile a quello del centro storico di Cesi, integrando l’intervento con più livelli di parcheggi, da ricavarsi nella grande buca inferiore della cava, dai quali raggiungere l’abitato soprastante unicamente con ascensori e montacarichi per ottenere un quartiere totalmente pedonale. L’intervento pertanto risulta avere tutti i vantaggi evidenziati per Cesi con eliminazione però degli svantaggi. Sarebbe così risolto, inoltre, il tema della riambientazione della cava per il quale esistono anche interessanti contributi regionali, per lo più inutilizzati. Infine in quanto nuovo quartiere non provocherebbe ulteriore consumo di pregiato territorio. Ultime lampanti osservazioni possono esprimersi considerando, in relazione alla già espressa posizione ideale, che tale intervento economicamente ed idealmente si presterebbe per la realizzazione di un brano di città e di un’architettura irripetibile ed esemplare per quanto attiene alla ecologia, al solare, alle correnti, alla piena autonomia circa i consumi.
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Riambientazione della cava ex Asfalti Sangemini
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Considerazioni La sempre crescente richiesta di inerti idonei all’industria delle costruzioni ha prodotto profonde alterazioni agli equilibri naturali e danni vistosi al paesaggio tanto da indurre il legislatore ad attivare iniziative finalizzate alla difesa dell’ambiente ed al recupero delle alterazioni effettuate. Sono indispensabili pertanto studi approfonditi, che orientino i lavori di coltivazione; sin dall’inizio gli scavi dovrebbero essere finalizzati anche al recupero delle aree estrattive e ad una loro riutilizzazione predeterminata. In questo caso non si avrà degrado, ma si otterrà un armonico rapporto fra esigenze produttive, tutela ecologica e protezione del paesaggio. Si tratta, in sintesi, di operare al fine di garantire comunque il passaggio da risorsa a risorsa, nel rispetto degli strumenti di programmazione dell’uso del territorio e nella massima considerazione degli aspetti connessi alla tutela e salvaguardia ambientale. E’ necessario superare gli astratti moralismi che potrebbero impedire all’uomo di progettare l’ambiente che lo circonda, privandolo della capacità di modificarne, conservarne e migliorarne il potenziale naturale, operazione che nella sua lunga storia ha sempre eseguito, sovente con risultati positivi. Ciò non deve significare iniziative e libertà di intervento in-controllate. Il recupero delle cave deve essere eseguito durante la coltivazione ed il costo delle opere deve divenire parte integrante dei costi di produzione.
R e c u p e r o c a v e
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Per realizzare tale obiettivo occorre colmare l’attuale vuoto di professionalità che ha sottinteso ogni processo di escavazione, ripristinando la funzione essenziale di soggetti che intervengano responsabilmente nella progettazione e nella gestione delle attività estrattive. Le metodologie di coltivazione devono essere adeguate alle esigenze di recupero ambientale e di riutilizzazione finale delle aree compromesse dalle escavazioni. Il progetto di recupero deve costituire un fondamento essenziale per l’attività estrattiva al pari di quanto avviene per la esecuzione di opere eseguite negli altri settori produttivi; ne consegue che il progetto diviene attivo e non verrà più considerato solo come un adempimento burocratico richiesto da leggi o regolamenti considerati punitivi ovvero come un onere aggiuntivo da pagare per continuare l’attività.
Des cr iz io n e La cava Ex Asfalti Sintex è posta nel Comune di San Gemini in località Colle Rotondo. Lo scavo fu iniziato nel 1960 per la fornitura del materiale ghiaioso occorrente per la costruzione della Superstrada Europa 45 ex E7. Cessata la cavatura, una volta realizzata la strada, non si è tenuto conto di alcuna riambientazione. A seguito di interventi di associazioni protezionistiche e naturalistiche e alle prescrizioni impartite dalla Soprintendenza ai Monumenti per l’Umbria fu creata alla base una mascheratura con riporto di materiale argilloso ricavato dallo scavo della galleria di Colle Capretto. Tale intervento di puro maquillage costituisce una soluzione precaria in quanto, data la natura del terreno, oggi è in atto un movimento franoso. E’ da sottolineare che anche il rilevato della sottostante superstrada presenta identici fenomeni franosì. La cava, con esposizione prevalente a est, ha una marcata configurazione ad anfiteatro con tagli quasi verticali ed un salto di quota di 60 metri. La stessa è appena visibile dal centro di S. Gemini mentre dai luoghi posti ad est, di notevole interesse turistico 76
e panoramico, in particolare da Cesi, S. Erasmo, dalla strada CesiCarsulae e dai soprastanti monti, il guasto paesaggistico si presenta nella sua completa gravità. Questa grossa buca ha preso il posto di un piccolo colle, con sommità pressoché in piano e versanti a forte pendenza con media del 30% e con punte del 90%. I terreni della zona superiore sono agricoli, con colture di vario tipo; nelle zone laterali persistono aree a bosco ceduo.
Co n d iz ioni d e l l o st a t o d i fa tto Prima di rimandare alle descrizioni settoriali, per una lettura di dettaglio, si sintetizzano di seguito le principali condizioni negative: che tendono ad aggravarsi per il continuo deterioramento delle pareti. Tutta la zona di sommità della cava è in effetti territorio pericoloso, in quanto: - date le pendenze ed i dislivelli - non esistono sicurezze o protezioni adeguate nei confronti di mortali o gravissime cadute di persone o animali. Anche i margini del fondo cava non risultano sicuri per la continua caduta dei materiali minuti che si distaccano dalle pareti a causa del gelo e del dilavamento. Riguardo a gravi fenomeni di frana, le zone brecciose, pur con accentuate pendenze, non destano preoccupazioni, mentre il settore est costituito da terreno argilloso di riporto, è molto lesionato ed in movimento continuo ed altera le configurazioni e gli equilibri delle zone sottostanti. Il mancato controllo di tale f e n o m e n o potrebbe recare gravi danni al sistema idrico e allo stesso rilevato dall’E 45 anch’esso in taluni punti in fase di smottamento.
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Uso del suolo Se non si modificherà lo stato di fatto un’area così degradata e di notevoli dimensioni - pari a circa cinque ettari - resterà senza alcun tipo di utilizzazione; è evidente il danno che tale situazione comporta in generale alla comunità.
Ambiente e paesaggio Il degrado causato dall’opera speculativa dell’uomo si ripercuote in modo negativo, con lo squilibrio ecologico di una porzione del territorio comunale e per la modifica del paesaggio. Sono state alterate: le pendenze del terreno, il manto vegetazionale, il sistema di drenaggio e convogliamento delle acque con il risultato di aver esposto l’intera zona ad ogni genere di rischio, non ultimo quello alluvionale.
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R e c u p e r o c a v e
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Dalla foto area, che rappresenta lo stato attuale, si evince il successo e la qualità dell’intervento. 81
Riqualificazione Piazza della Repubblica La Piazza del Popolo, già platea culumnarum è sempre stata il centro della città, ma negli ultimi anni ha perduto le funzioni aggregative e rappresentative e costituisce unicamente uno spazio di attraversamento. Per tentarne un recupero si prevede un moderno intervento nel quale dialogano una sinuosa galleria coperta, che la investe centralmente da Corso Tacito a Piazza Europa, ampi saloni laterali interamente vetrati a destra e a sinistra di questa, vari spazi minori a cielo aperto. Il linguaggio è quello dell’acciaio e vetro, modernissimo, proprio dell’architettura organica che sta riqualificando le più aggiornate città del mondo in contrasto con l’infamia - come si esprimeva il compianto Arch. Bruno Zevi - del post moderno. Le funzioni: quelle tipiche aggregative per riunioni, mostre, concerti.
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R i q u a l i f i c a z i o n e
La piazza della Repubblica è sempre stata l’ombelico della città sin dall’epoca dell’antica Roma quando qui era localizzato il foro. La centralità era inoltre potenziata dalla presenza dell’adiacente piazza delle erbe oggi ribattezzata Piazza dei bambini e delle bambine e dalla loggia della sala XX settembre. Sfumato l’incarico che gli amministratori del tempo ci proposero e volevano affidarci per la riqualificazione della Piazza della Repubblica, poi requisito e svolto dagli uffici, proponemmo comunque un intervento che ancora oggi appare attuale e del quale brevemente si rende conto.
P i a z z a d e l l a R e p u b b l i c a
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Avendo considerato che sia i due spazi aperti che il grande e pregevole ambiente frapposto non avevano da tempo funzioni socializzanti, per recuperarle si propose un intervento costituito da una centrale e ampia galleria coperta congiungente Corso Tacito con la Piazza Europa, articolata con collegamenti vetrati rispetto ad alcuni ingressi di palazzi pubblici laterali e aperta in piacevoli piazzette patio. L’intervento avrebbe permesso, e ancora consentirebbe, attrezzature fisse per lo svolgimento di manifestazioni, mostre e incontri senza dover continuamente ricorrere al montaggio e allo smontaggio di baracche, tende e casette. Si rivitalizzerebbe cosÏ uno spazio che oggi viene unicamente usato come attraversamento. Sarebbe inoltre auspicabile che della ex-sala XX settembre venissero rimosse le funzioni di emeroteca e sala computer che ne impediscono lo storico e funzionale uso di sala per mostre, divulgazione e riunioni. Per quanto attiene alla ex piazza delle erbe non si esclude, anzi si auspica, un ritorno quotidiano del mercato, ovviamente con idonei e colorati banchi mantenuti in altre città storiche, vedi ad esempio Vicenza e Verona, con STUDIO LS positivi effetti.
R i q u a l i f i c a z i o n e P i a z z a d e l l a R e p u b b l i c a
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Palazzo Spada Al di sotto del livello stradale di Palazzo Spada è presente un piano sotterraneo di grande interesse. Lo è per vari motivi: l’integrità dei materiali non alterati come nei piani superiori da incauti restauri, vedi lo scalone principale, la scala a chiocciola, le volte laterizie lunettate; la planimetria che presenta una naturale e funzionale forma a circuito; la posizione centralissima; la sufficiente illuminazione e areazione tramite le storiche bocche di lupo, quelle almeno non ostruite. Allo scopo di un valido recupero del bene si è presentata negli anni passati una proposta di riutilizzo, approvata poi dall’Amministrazione Comunale, in alternativa all’anonimo e poco funzionale archivio, come luogo espositivo e di incontro alternativo alla funzione che era svolta dalla Sala XX Settembre. Manca infatti nella città un luogo di facile attrazione ove si possano sviluppare varie attività culturali, spesso valide, ma in quanto relegate ai margini del centro, scarsamente frequentate. La creazione invece di un polo centralissimo reso accessibile da una nuova e ampia gradinata a scendere da piazza Europa potrebbe realmente incrementare un ambiente Paolo Leonelli essenziale per una crescita democratica.
P a l a z z o S p a d a
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EDUCAZIONE SCIENTIFICA Laboratori scientifici e musei Il Cielo e la Terra Centro Educazione Ambientale Valnerina UMBRIA EVENTI Albero delle adozioni Piazza dei popoli Il cammino di San Francesco RECUPERO Recupero cave: Cesi, Papigno Riambientazione della cava ex Asfalto Sangemini Piazza della Repubblica Palazzo Spada
TERNI EVENTI Natale di Stelle Carnevale nelle piazze Festa della Primavera (Cantamaggio)
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SAN VALENTINO San Valentino Tempio di carpini Terni pasticciona
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ARCHITETTURE Parcheggi Silos: Ospedale Pedalare nel Tevere Pista ciclabile Terni - Cascata Marmore Parco Rambaldi
T E R N I
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Natale di stelle L’Europa, oggi abbastanza omogenea in alcuni istituti, specialmente giuridici e finanziari, mantiene ancora profonde differenze nella cultura e nelle tradizioni dei suoi abitanti. Presentare allora le migliori tradizioni dei suoi popoli significa contribuire notevolmente alla creazione della nuova, civile, cittadinanza europea.
Il pre se pe Il Presepe, che alcuni pretendono costituisca tradizione esclusiva ed isolata di piccole contrade e semplice allestimento di rito, in dicembre, nelle aule delle scuole italiane, è sicuramente nato, ad opera di San Francesco, in Italia, ma è patrimonio altissimo di tutti: un eccezionale segno di unione e di fraternità fra i popoli della terra, europei e non. Segno di massima solidarietà nei confronti degli abitanti del pianeta, credenti o non credenti, ispira sentimenti di fraternità, in mancanza dei quali deve venir meno anche il vanto di essere amico del Presepe. Non si dimentichi altresì che San Francesco non è mai stato sfiorato da minime forme di razzismo, tantomeno da una eventuale liceità di uccisione, sia pure per difendersi.
Il t er r i t o r i o Il nostro territorio, dalla Valle Spoletana (ove nacque e morì San Francesco) alla Valle Reatina (Valle Santa, segnata come un immenso segno di Croce dai quattro Santuari francescani: Fontecolombo, Greccio, Poggio Bustone e la Foresta), da Cesi a Stroncone, da Amelia a Narni, durante il periodo natalizio, si trasforma in un immenso presepe. Presepi viventi e presepi storici costellano città e paesini. La città di Terni, inserita tra le due Valli, baricentrica rispetto alle sacralità francescane, si caratterizzerà come sede di Mostre-concorso di presepi, materiali o digitali, realizzati dagli studenti delle scuole europee, e di un concorso per musiche per la spiritualità dei presepi.
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Il progetto scaturisce dal desiderio e dalla necessità di provocare nuove occasioni di incontro tra cittadini europei al fine di promuovere l’intercultura, valore peculiare e sostanziale del terzo millennio, e di contribuire quindi alla cultura continentale con i segni migliori delle tradizioni e della civiltà dei popoli costituenti. Protagonisti saranno i giovani delle scuole europee di ogni ordine e grado. Nel caso specifico gli studenti degli Istituti Superiori di formazione ad indirizzi artistico, delle Accademie d’arte e dei Conservatori musicali che si cimenteranno in un concorso per la realizzazione, anno per anno, del presepe e della musica natalizia.
Most r a - c o n c o r s o d i p res ep i I presepi, eseguiti con tecniche e materiali diversi a scelta dei singoli partecipanti, verranno confezionati all’interno di contenitori in plexiglas. Tali contenitori, poggiati su mobiletti in legno e provvisti di luci e di ruote, saranno esposti, anche a cura dei negozianti, nella o davanti la loro vetrina, lungo le vie centrali di Terni o in luoghi particolarmente significativi della città. Altra sezione di concorso sarà per Accademie d’arte e per Conservatori musicali.
N a t a l e d i s t e l l e
Il pre s e p e d e l l e a cq u e Proiezioni laser sulle acque della Cascata delle Marmore e su grandi schermi, tanto dei presepi più belli del concorso quanto di quelli famosi e suggestivi. Particolare attenzione si rivolgerà al presepe di Greccio ed alle celebrazioni in corso a Bethlemme. La proiezione di immagini si inserisce in una manifestazione più articolata (musica, canti gregoriani, diretta televisiva, proiezioni su maxischermo).
P re s e p e v i v e n t e In canoa dal fiume Nera (simbolicamente da San Benedetto di Norcia, patrono d’Europa), a piedi da Greccio e da Terni, dalla Basilica di San Valentino, a cavallo dai vari paesini della Valnerina. I partecipanti confluiranno a Piazzale Byron, antistante la Cascata delle Marmore, ove saranno proiettate, sullo sfondo delle acque, immagini relative a presepi, commentate da appositi brani musicali. Alle ore 24 sarà proiettata sulle acque l’immagine della Sacra Famiglia. La peculiarità dell’evento, se opportunamente promosso e presentato nelle giuste sedi, potrebbe ottenere la diretta televisiva nazionale. Le Pro Loco interverranno con cortei in costume e con quadri storici. Lungo i tre tragitti saranno dislocate piccole oasi in cui saranno presenti alberi natalizi addobbati dalle scuole ternane; vi si raccoglieranno doni per solidarietà. Sarà presentato un grande pannello-mappatura sia della dislocazione dei presepi del concorso sia dei più noti presepi del territorio circostante.
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C a r e v a l e n e l l e p i a z z e
Carnevale 1997 Mascheriamo il Carnevale Comune di Terni - Istituto Statale d’Arte Metelli - Liceo Classico Tacito, Liceo Scientifico Donatelli - Fondazione Aiutiamoli a vivere Ideazione, progettazione, realizzazione del gruppo
Profusely Raspberry Jam 91
Festa della primavera Nascita La c umi t i a: Giuseppe Trinchi, Furio Miselli, Pietro Ronconi, Alessandro Turreni. I maggiaioli, preso un ramo fiorito, lo illuminavano con un lampioncino e procedevano cautamente fra il grano già alto, con la testa recinta di fiori campestri, spesso sotto la pioggia, verso i casali di San Valentino, San Martino e Le Grazie. Un folto stuolo di ragazzi li seguiva, attratto dalla notte di primavera e dalla speranza dei doni.
Nui semo quilli de lu Cantamaggiu che te venimo a da’ la bona noa. Se ce l’ammulli ‘na coppietta d’oa, o lu butticillittu vo’ spilla’, te cantamo li mejo stornelli, te facemo l’ucuri più belli (...)
Celebrano, i maggiaioli, il ritorno della buona stagione e il risveglio della natura; rinnovano la festa dell’uomo che rinasce dopo il letargo invernale e la sua ritrovata forza nell’Amore. 92
Le varie celebrazioni del Cantamaggio nel mondo hanno sempre trovato nella foresta il loro elemento fondamentale, così che i diversi riti primaverili si ispirano al culto del bosco e sono caratterizzati da un unico elemento comune, l’albero o il ramoscello fiorito, simboleggiante il potere germinativo della terra e dell’uomo. L’albero è oggetto sacrale, simbolo della vita rinascente, generatore di una nuova energia e vitalità e apportatore di benessere sia per i singoli che per la comunità intera. Lentamente il Cantamaggio assume forme urbane. Le difficoltà economiche poi, la carenza degli alloggi, i disagi e i problemi del mondo operaio, vera base popolare dei partecipanti, si sovrappongono al ristretto mondo contadino, quindi presenta oggi solo richiami al passato rurale e al municipalismo. Si passa dalla identità cittadina alla cittadinanza d’Europa e del mondo. La natura ecologicamente sostenibile sostituisce la naturalità del bosco, il globalismo prende il posto del municipalismo e la gioventù è ormai vista nella sua espansione mondiale.
F e s t a d e l l a p r i m a v e r a
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Proposta La festa è sempre stata un omaggio alla primavera (senza avere però sapore georgico né bucolico… di arcadico neanche a parlarne), un sospiro nostalgico del canto innaffiato da vino (senza saper essere dionisiaca), un tentativo di rimembrare e rinverdire il dialetto ternano (apportando però poca cultura al proposito). Una festa della tradizione, oggi cara soprattutto a vecchi ternani e alla quale partecipano alcuni studenti, insieme ai loro volenterosi insegnanti. Non è però una festa per i giovani o sentita dai giovani, tantomeno una festa gioiosa o giovanile. Né possiamo sperare che renda economicamente perché è quasi inesistente il flusso di turisti che riesce ad attrarre. Si tratta solo di una occasione economica per qualche ambulante, nemmeno ternano. Il dialetto è reso poi languidamente dai soliti parolieri il cui lessico dialettale è limitatissimo mentre la fantasia creativa è praticamente inesistente. In questa maniera, con la continua e stucchevole riproposizione de lu bardascittu ‘nnamuratu, non si rende certo un buon servizio né al dialetto, categoria culturale estremamente seria, né all’immagine della città. L’immagine che deriva infatti dal Cantamaggio non è quella di una città legata ad origini contadine od operaie, i cui i cittadini mostrano ingenuità ed onestà, sono disincantati o spensierati, né della città che rende omaggio all’arguzia del popolo, all’importanza ed alla saggezza delle tradizioni o che inneggia alla gioventù, alla primavera e al fiorire dei loro frutti. Ne risulta invero un’immagine paesana.
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Le tradizioni vanno ossequiate, ma solo attraverso performances culturali F e di ottimo livello. Si ritiene allora che si possa estendere la partecipazione al mondo della s t scuola, non solo a quello della Provincia di Terni. a Si dovrà porre particolare attenzione alle forme attuali della identità cittadina, espressa non solo dal passaggio dalla ruralità all’inurbamento d ma, attenta ormai ad un villaggio molto globale, capace di contribuire, con e l le sue tradizioni e con la sua antica civiltà, ad una nuova cittadinanza l europea e mondiale. Occorre allora istituire concorsi artistici sulle a tematiche proprie del Cantamaggio Ternano.
Concorsi - per un’opera scultorea in legno o in altro materiale; - per elaborazioni di ricerche storiche e musicali; - per modelli in scala di carri allegorici da proporre a gruppi di lavoro in Italia o all’estero. Gli elaborati andrebbero a costituire un Museo del Cantamaggio che si arricchirà, anno dopo anno, di lavori, studi, opere provenienti da varie parti del mondo. Elementi fondamentali: recupero della manualità; conoscenza del legno e dei materiali; analisi della parte storico-culturale; confronto con altre realtà.
p r i m a v e r a
Modelli Sezione a concorso per la tematica storica: presentazione di modelli in legno, pietra, acciaio per poter poi realizzare un ambiente-contenitore dei migliori modelli, sorta di museo del cantamaggio, in cui esporre non solo testi di canzonette e foto. Tale sezione sarà rivolta a tutti i cittadini, professionisti o dilettanti, singoli od organizzati, ma particolarmente alle scuole: medie inferiori, Istituto d’Arte, Istituti Professionali, per Geometri, Industriali. Le scolaresche parteciperanno (non solo al concorso ma, in generale, a tutta la manifestazione) per presentare quello che è loro peculiare: la ricerca, l’elaborazione fantasiosa, lo studio ed il progetto del territorio, la musica, lo spettacolo, lo sport. I modelli, dalle dimensioni massime di un metro cubo, ricostruiranno angoli e momenti della città, dal punto di vista paesaggistico, del lavoro Giampiero Raspetti - 1990 operaio e contadino, delle tradizioni. 95
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EDUCAZIONE SCIENTIFICA Laboratori scientifici e musei Il Cielo e la Terra Centro Educazione Ambientale Valnerina UMBRIA EVENTI Albero delle adozioni Piazza dei popoli Il cammino di San Francesco RECUPERO Recupero cave: Cesi, Papigno Riambientazione della cava ex Asfalto Sangemini Piazza della Repubblica Palazzo Spada TERNI EVENTI Natale di Stelle Carnevale nelle piazze Festa della Primavera (Cantamaggio)
SAN VALENTINO San Valentino Tempio di carpini Terni pasticciona
ARCHITETTURE Parcheggi Silos: Ospedale Pedalare nel Tevere Pista ciclabile Terni - Cascata Marmore Parco Rambaldi
S A N VA L E N T I N O
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S a n Va l e n t i n o G i o v e n tù in A z io n e Gioventù in Azione è il programma istituito dall’Unione Europea per i giovani: l’obiettivo è di infondere nei giovani europei un senso di cittadinanza attiva, di solidarietà e di tolleranza, coinvolgendoli nella costruzione del futuro dell’Unione. Il programma promuove la mobilità entro e oltre i confini dell’UE, l’apprendimento non formale e il dialogo interculturale. O b ie t t i v i Gli obiettivi generali definiti dal programma Gioventù in Azione sono i seguenti: - promuovere la cittadinanza attiva dei giovani in generale e, in particolare, la loro cittadinanza europea; - promuovere la solidarietà e la tolleranza tra i giovani, al fine di rafforzare la coesione sociale nell’Unione Europea; - favorire la comprensione reciproca tra giovani di diversi paesi; - contribuire a migliorare la qualità dei sistemi di sostegno alle attività giovanili e le competenze delle organizzazioni della società civile nel settore giovanile; - promuovere la cooperazione europea nel settore della gioventù. C it t a d i n a n z a eu ro p ea La sensibilizzazione dei giovani sul proprio essere cittadini europei è una priorità del programma Gioventù in Azione. L’obiettivo è di incoraggiarli a riflettere su temi di rilevanza europea e di coinvolgerli nel dibattito sulla costruzione e sul futuro dell’Unione Europea. Su questa base, i progetti dovrebbero essere caratterizzati da una forte dimensione europea e stimolare la riflessione sulla nascente società europea e sui suoi valori. L’espressione dimensione europea rappresenta un concetto ampio, alla luce del quale ogni progetto di Gioventù in Azione dovrebbe offrire ai giovani partecipanti l’opportunità di identificare valori comuni con giovani provenienti da paesi diversi nonostante le proprie differenze culturali. I progetti dovrebbero anche stimolare i giovani a riflettere sulle caratteristiche essenziali della società europea e, soprattutto, incoraggiarli ad assumere ruoli attivi nelle proprie comunità. Per sentirsi davvero europei, è necessario che i giovani acquistino consapevolezza del ruolo determinante che spetta loro nella costruzione dell’Europa presente e futura. Pertanto un progetto con una dimensione europea non dovrebbe soltanto scoprire l’Europa, ma anche e soprattutto mirare a contribuire alla sua costruzione. I giovani partecipanti a un progetto dovrebbero acquisire coscienza della sua dimensione interculturale: il progetto dovrebbe stimolare la consapevolezza e la riflessione sulle differenze di culture e valori, mentre i giovani dovrebbero essere incoraggiati a sfidare con rispetto e sensibilità i punti di vista che perpetuino diseguaglianze e discriminazioni. 98
S a n V a l e n t i n o
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S an Va l e n t i n o n e l mo n d o Già da tempo ci si persuade dell’interesse e della risonanza che potrebbe apportare al nostro territorio la valorizzazione dell’immagine di San Valentino, santo conosciuto e celebrato in tutto il mondo. Finora, facendo salve le celebrazioni ad opera della Curia, che devono solo essere accettate e rispettate così come S. E. il Vescovo promuove, la parte per così dire laica, quella che attiene agli impegni organizzativi dell’amministrazione comunale, è stata sempre prerogativa unica di chi si è in realtà distinto per carenza progettuale. Assemblare una paccottaglia di elementi (dai Baci Perugina ai fidanzatini di Peynet, dalle scritte ai messaggini d’amore, dallo sport alle canzonette, dalle rappresentazioni teatrali alla degustazione del cioccolato) senza altro filo conduttore che il far rima con la parola amore o con il suffisso “ntino” o, peggio, erigersi ad impresari teatrali con i soldi pubblici (pagando cantanti e autori di presunta caratura nazionale) si configura come cattivo servizio fatto all’immagine della nostra città e del suo Santo Patrono. Le iniziative sono sempre state molto limitate rispetto alle immense potenzialità racchiuse nello scenario complessivo che sarebbe pensabile costruire intorno ad un personaggio tanto apprezzato. Lo dimostra il fatto che non è mai stato dedicato da parte dei media uno spazio considerevole alle manifestazioni esistenti a Terni su San Valentino. D’altra parte effettuare la ripresa televisiva delle solite bancarelle delle mosciarelle o dei tendoni in cui si vendono caramelle e gianduiotti, non rappresenta un servizio ambito per alcuna 100
emittente, nemmeno per quelle locali. Nessun network nazionale ha mai trasmesso alcunché, nessun servizio specifico è mai comparso sulle riviste a larga diffusione ed oggi sappiamo tutti che è impossibile parlare di Grandi Eventi se ad essi non è rivolta l’attenzione dei Media. Linee progettuali relative al Progetto complessivo San Valentino. L’organizzazione generale consta di: eventi religiosi; eventi laici; grande evento.
Ev e n t i l a i c i
S a n V a l e n t i n o
Febbraio a Terni (anche con Gioventù in Azione); Gemellaggi; Tempio di carpini.
Grande evento Terni Pasticciona
F e b b r a i o a Te r n i San Valentino, patrono della città di Terni e protettore degli innamorati, unì in matrimonio la giovane cristiana Serapia e il centurione romano Sabino. L’unione era ostacolata dai genitori di lei perché Sabino non era cristiano. Serapia si ammalò gravemente e il centurione chiamò al suo capezzale il vescovo Valentino che dapprima battezzò il giovane, quindi lo unì in matrimonio alla sua amata. Entrambi caddero poi in un sonno profondo ed eterno. Da allora l’amore dei e tra i giovani, i matrimoni, i messaggi d’amore si riferiscono, per credenti e non, a questo Santo, la cui festa ricorre il 14 febbraio ed è oggi conosciuta e celebrata in tutto il mondo. Si stima che ogni anno vengano spediti, il 14 febbraio, circa un miliardo di biglietti d'auguri. Noi vorremmo che molti giovani, di diversa nazionalità e di religioni diverse, in febbraio e a Terni, si scambiassero messaggi culturali, sociali, di solidarietà, d’amore cioè. Per questo, e al fine dell’interscambio culturale ed educativo, abbiamo già intessuto contatti intensi e proficui con uomini di cultura, insegnanti, associazioni, scolaresche delle seguenti nazioni: 101
Austria, Repubblica Ceca, Cipro, Germania, Inghilterra, Francia, Malta, Norvegia, Spagna, Turchia. Ci proponiamo infatti di realizzare, insieme ai nostri partner, gemellaggi per San Valentino, consistenti in: - individuazione della tematica annuale, di carattere sociale, culturale, educativa, solidale; - lavoro annuale attorno a tale tematica; - incontro in Terni, durante il mese di febbraio, per permettere ai giovani di comunicare le proprie esperienze, illustrare cioè l’azione solidale svolta nel loro Paese e avere l’opportunità di identificare valori comuni con giovani provenienti da paesi diversi nonostante le proprie differenze culturali. Il progetto si articola attraverso le seguenti manifestazioni: - Febbraio a Terni con Gioventù in Azione, programma dell’Unione Europea che promuove la conoscenza e il movimento dei giovani nei vari paesi della Comunità stessa; - Parco dell’Amore (presso la Basilica di San Valentino, ogni anno gli alberi recati dagli intervenuti); - Albero di San Valentino e monumento-statua della Pace della Città di Terni (Società AST) da consegnare, ogni anno, ad una delegazione perché sia esposta in un loro parco (chiamato Parco di San Valentino); - Staffetta di San Valentino: dalla Basilica di San Valentino al Tempio di carpini. Finalità: - infondere nei giovani i sentimenti di solidarietà e di tolleranza; - promuovere la cittadinanza attiva dei giovani in generale e la loro cittadinanza europea; - favorire la comprensione reciproca tra giovani di diversi paesi; - contribuire a migliorare la qualità dei sistemi di sostegno alle attività giovanili e le competenze delle organizzazioni della società civile nel settore giovanile; - stimolare nei giovani la consapevolezza e la riflessione sulle differenze di culture e di valori; - incoraggiare i giovani a sfidare con rispetto e sensibilità i punti di vista che perpetuino diseguaglianze e discriminazioni. Alcune tematiche proposte: assistenza agli anziani - assistenza ai malati terminali - la carcerazione - la libertà di stampa - la scuola - la religione. 102
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G e m e l l a g g i p e r S a n Va le n tin o Liceo Ginnasio "G. C. Tacito" - Terni
Vestigia autentiche di San Valentino, il Santo Patrono della nostra città, sono state trovate presso Belvedere Marittimo (Cosenza), cittadina che venera e festeggia il Santo dell'Amore. La Prof. Loretta Maccagnan, insegnante presso il Liceo Pedagogico ed assessore alla Pubblica Istruzione nel Comune di Belvedere Marittimo, sta già collaborando con il Prof. Raspetti per la realizzazione della manifestazione culturale: Gemellaggi per San Valentino. Il progetto globale (la cui esposizione è rinviata ad un secondo momento) può, per l'anno scolastico 1998/99, avere inizio con: a) gemellaggio tra una 5° classe ginnasiale ed una 2° classe liceale del Liceo di Terni e pari classi del Liceo Classico di Praia a Mare (Cosenza); b) gemellaggio tra 2 classi dell'Istituto Magistrale Angeloni e pari classi del Liceo Pedagogico di Belvedere Marittimo; c) gemellaggio tra 2 classi della scuola media L. Da Vinci e pari classi della scuola media di Belvedere Marittimo; d) accoglienza degli studenti e dei loro insegnanti accompagnatori in Terni nel periodo dei festeggiamenti per il Santo Patrono della nostra città; e) accoglienza (in un periodo da determinare) dei nostri studenti e dei loro insegnanti accompagnatori presso i colleghi calabresi; f) operazione culturale dei nostri studenti per far leggere il nostro territorio e le sue ricchezze storico-culturali agli ospiti; g) operazione culturale dei colleghi calabresi per guidare i nostri studenti nella loro Magna Grecia. In merito al punto a): gli studenti delle classi 5°C e 2°C aderiscono con entusiasmo. Diversi genitori hanno già comunicato la loro piena disponibilità. Tra pochissimi giorni, ci sarà una riunione con genitori e studenti per le opportune comunicazioni e per dare inizio all'organizzazione. In merito al punto b): il Preside dell'Istituto Magistrale Angeloni si è dichiarato disponibilissimo a partecipare al progetto. In merito al punto c): la Preside della scuola media L. Da Vinci si è dichiarata disponibilissima a partecipare al progetto. 104
______________________________ Deliberato dal Collegio dei docenti del Liceo Classico in data 13 ottobre 1998. Referente del progetto: Prof. Giampiero Raspetti. Gentile Preside, Le invio alcune considerazioni in merito al gemellaggio. Le ho definite considerazioni in quanto, se realizzeremo il progetto, lo realizzeremo insieme, quindi ogni elemento che qui pongo è da considerarsi come semplice proposta, tale da essere cambiata o capovolta, se insieme si deciderà in tal senso. Le indicazioni provengono dagli incontri, ovviamente informali, che ho avuto con presidi, genitori, studenti e si possono riassumere in: 1) la prima celebrazione del gemellaggio dovrebbe avvenire in Terni, città il cui Patrono è San Valentino, nel periodo 10/20 febbraio 1999, per 3/4 giornate; 2) l'incontro di ritorno dovrebbe avvenire verso la fine del corrente anno scolastico; 3) gli incontri gemellari previsti sono: per la scuola media tra due seconde classi, per l'istituto magistrale (Liceo pedagogico) tra due seconde classi; per il Liceo Ginnasio tra due quinte classi ginnasiali e due seconde classi liceali; 4) gli studenti si impegneranno a fare da guida nei rispettivi luoghi per spiegare e mostrare le ricchezze, particolarmente culturali, del loro territorio.
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Te m p i o d i c a r p i n i Il progetto Passi d'amore (iniziato nel giugno 2002 con alcune classi del Liceo Classico Tacito, con molti genitori, con l’amministrazione comunale di Stroncone e con padri francescani e domenicani) propone i sensi più autentici dell'amore: per il genere umano, per la natura, per la cultura, per le attività dell'uomo, per i grandi ideali di solidarietà tra popoli, per la pace. Unisce idealmente tutti coloro che, nelle varie epoche, hanno esaltato il rispetto per l'uomo e per la natura, a prescindere da personali concezioni religiose o da propri convincimenti filosofici. I Santi dell'amore Valentino e Francesco rappresentano, particolarmente per i cristiani, uno straordinario esempio di amore totale ed incondizionato. L'unione tra i due Santi, enorme patrimonio spirituale ed esclusiva caratteristica del nostro territorio, costituisce un naturale primum movens per l'intero progetto e sarà sottolineata, seguendo i sentieri francescani, dal percorso Basilica di San Valentino - Santuario del Presepe di Greccio. I Piani di Ruschio del Comune di Stroncone costituiranno, anche rispetto ad altri siti della bassa Umbria, il baricentro ove sarà edificata la Oasi d'amore per la quale sono previsti spazi e manifestazioni.
Bosco d'Amore Il bosco sarà formato da fiori e alberi, in particolare rose rosse, simbolo valentiniano e lecci, faggi, castagni, tipici della tradizione francescana. I fiori e gli alberi saranno riprodotti con talee o con semi ricavati dagli alberi originali, presenti nei Conventi del centro Italia. Il bosco si amplierà con piante recate appositamente da delegazioni di paesi gemellati.
Tempio di carpini Il tempio, ideato da Paolo Rinaldi Metelli, sarà realizzato completamente con alberi, inserito in un giardino di piante autoctone e si ispirerà al verticalismo delle grandi cattedrali gotiche, a pilastri, volte a crociera e contrafforti. La struttura esalterà un ambiente preesistente e definirà uno spazio pseudo conchiuso di particolare suggestione spirituale. 106
Disegno di Agnese Sembolini
T e m p i o d i c a r p i n i
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Anfiteatro Anfiteatri naturali sono ben visibili nella zona dei Piani di Ruschio presa in considerazione. Gli interventi per renderli maggiormente efficienti saranno contenuti al massimo. Si utilizzeranno materiali naturali tipici del posto che possano inserirsi naturalmente e con il minimo impatto ambientale. Gli interventi saranno finalizzati unicamente a rimodellare il terreno in modo tale che la funzione partecipativa sia efficiente e migliorata, senza l'introduzione di nuovi materiali, di muri e di opere di regimentazione delle acque.
Belvedere I Piano di Ruschio terminano, rispetto ai confini con il Comune di Greccio e la Regione Lazio, con un dosso naturale superato il quale si apre alla vista la splendida Valle Sacra Reatina. Tale sito naturale dovrà essere sistemato con piccoli interventi di rimodellazione tendenti a trasformarlo in luogo di incontro ed in eccezionale belvedere.
Olimpiadi valentiniane Sui Piani di Ruschio si svolgerà parte delle Olimpiadi Valentiniane (altra parte in Valnerina). Lo sport va rivisto nella sua più genuina dimensione: la fratellanza, l'educazione, la purezza dello spirito. Incontri culturali tra tutti coloro che rispettano la vita, indipendentemente dalle religioni o dalle filosofie. Incontri dunque tra popoli. Luogo privilegiato per tali incontri sarà il moderno Centro Culturale di Stroncone.
Accessibilità e servizi Gli interventi maggiori saranno relativi alla creazione di alcuni locali per servizi e per attrezzature tecniche quali una cisterna per la raccolta delle acque indispensabili per la predisposizione di un impianto di irrigazione a goccia e per servizi igienici. Per alcune manifestazioni sarà indispensabile la presenza di energia elettrica. 108
Per dotare la zona di energia si provvederĂ con un sistema di energia T e alternativa, eolico-solare. m Per mantenere intatto il grande pregio ambientale dell'area in questione si p prevede l'ingresso ai Piani del Ruschio esclusivamente con mezzi a traino i naturale o con bicicletta o con navetta elettrica. o SarĂ necessaria una struttura di protezione degli elementi vegetali per d possibili danni dovuti ad animali da pascolo e selvatici. G i a mp i e ro R a sp e t t i Liceo Classico Tacito Giugno 2002
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Disegno e progetto di Paolo Metelli Rinaldi 109
Te r n i P a s t i c c i o n a A c q u e e t e r re e m e r s e Circa 15 milioni di anni fa un arcipelago di isole più o meno grandi cominciò ad affacciarsi sulla superficie dell’attuale Mare Nostrum. Era l’Appennino che lentamente si sollevava dalle acque per formare l’italico stivale: sedimenti sottomarini strizzati in alto nello scontro tra il continente africano e quello europeo (scontro che tuttora continua). Questa è la genesi anzi, l’orogenesi, come definita in geologia e geografia, del territorio appenninico. Da quei primitivi monti, nei milioni di anni successivi e fino ad ora, grazie al modellamento operato dai fenomeni erosivi (acqua, vento e gelo) si formarono le attuali montagne, colline e pianure in un alternarsi di paesaggi suggestivi quasi unici e con straordinari caratteri naturalistici. Rocce e terre che costituiscono una rarità a livello del globo terrestre. Infatti, soltanto il 5% di tutte le terre emerse del globo (crosta terrestre) è costituito da rocce e terreni calcarei (carbonatici) come le nostre. Il restante 95% è invece costituito da rocce ignee provenienti dal fluido
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mantello subcrostale della terra (quello che alimenta le manifestazioni vulcaniche) che ha generato il paesaggio che possiamo ammirare appena oltrepassato il Tevere, nelle terre di Orte e Viterbo. Questa nostra rarità e tipicità di rocce e terre ha originato la straordinaria biodiversità e qualità dei prodotti della terra, successivamente coltivati ed elaborati con sapienza dalla nostra gente. Anche l’acqua, il più straordinario elemento naturale, trae le sue caratteristiche da queste rocce e queste terre. L’Appennino in generale e la nostra zona in particolare sono tra i territori della terra più ricchi di acque sotterranee (le rocce come grandi serbatoi) con caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche di grande qualità. Questa ricchezza di acque è all’origine della storia di Terni, la nostra città, del territorio circostante e di tutte le attività umane che nel tempo si sono sviluppate. La forza idraulica prima e quella idroelettrica poi sono state alla base dello sviluppo economico della fine del secondo millennio ed accompagnano tuttora larga parte di quello del nuovo millennio. Per capire l’importanza straordinaria delle nostre risorse idriche, idrauliche ed idroelettriche, ritengo utile esporre il seguente, pur schematico, inquadramento geografico. Se prendiamo un ipotetico cerchio di 40 Km di raggio (in linea d’aria),
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centrato sulla conca ternana, riusciamo a comprendere: - due grandi fiumi: il Nera e il Velino; - diversi laghi: Piediluco, Ventina, Ripa Sottile, Lungo, del Salto, del Turano ed altri bacini più piccoli, comunque di interesse idroelettrico (Aja, San Liberato, dell’Acea); - tre grandi sorgenti: sorgente del Peschiera, nel Comune di Antrodoco, che alimenta la città di Roma con 16.000 litri al secondo; sorgente di Stifone, nel Comune di Narni, con 11.000 lt/sec; sorgente di Santa Susanna, nel Comune di Rivodutri, con 4000 lt/sec, che crea il canale omonimo, affluente del Velino. A queste acque si aggiungono quelle che alimentano parte della nostra città: sorgente Lupa e Peschiera (nel Comune di Arrone), sorgente Pacce (nel Comune di Leonessa). La città di Terni ha un fabbisogno ottimale di 40 milioni di litri al giorno (400 litri pro capite ogni giorno), a cui vanno aggiunti i consumi industriali che possono essere stimati in non meno di settanta, ottanta milioni di litri al giorno. Tutta questa quantità di acqua viene anche da altre fonti sotterranee, chiamate falde, che risiedono nel sottosuolo di quasi tutte le nostre pianure e valli. La falda della conca ternana, ad esempio, alimenta con i suoi pozzi gran parte dell’acquedotto cittadino, di Narni e di oltre dieci comuni dell’amerino. Occorre anche ricordare le nostre acque minerali ed oligominerali che tipicizzano, anche a livello nazionale, il nostro territorio: Amerino, Cottorella, Fabia, Furapane, Lecinetto, San Faustino, Sangemini. L’acqua quindi, anch’essa origine e alimento della nostra civiltà, insieme alla terra e all’ingegno umano, ha creato i prodotti più importanti della nostra tradizione sia agroalimentare che industriale, prodotti che abbiamo il dovere di difendere e di valorizzare. Pietro Rinaldi Direttore della Comunità Montana di Terni
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C h i a re e d o l c i a c q u e Le degradanti e verdeggianti colline, le scoscese ed aspre pareti dei monti, le fragorose cascate e gli impetuosi torrenti, le anse dei fiumi, le sorgenti ristoratrici, le fertili ed ubertose pianure Lui le conosceva bene. Aveva percorso le laboriose contrade umbre, giovane e irrequieto figlio della ricca borghesia dei commerci, prima di vestirsi del solo mantello della povertà per compiere un’irreversibile e compassionevole scelta a favore degli umili e dei derelitti. E’ stato proprio accanto alle innumerevoli fonti, dove spesso sostava per riposare e per alleviare i propri malanni, che è entrato in contatto con le tante sofferenze che la penuria di cibo, le ferite mal curate, le pestilenze e le carestie di quei secoli bui procuravano alla gran parte dell’umanità. E dove se non lì, nel luogo in cui l’acqua sgorga fresca, cristallina, salubre, dissetante, lì dove da tempo immemorabile era tenuto vivo il culto di divinità legate alla vita, alla rigenerazione e alla rinascita, poteva maturare in Francesco l’idea di meditare sulla natura, su come sia umile e remissiva l’acqua, eppure come sappia scavare la roccia, come sia chiara e fresca e come lenisca le ferite e ravvivi le forze sia degli uomini che dei campi riarsi? La sua laude rivolta al Creatore voleva essere un inno di ringraziamento per tutte le cose belle donate agli uomini. Oggi noi sappiamo, senza nulla togliere alla poesia e alla fede, che tutto dipende dalla storia geologica del nostro territorio che ci informa delle immani catastrofi avvenute nel sottosuolo, delle fratture e degli scorrimenti di strati rocciosi, delle sedimentazioni di detriti e dei modellamenti di monti, valli e pianure. Da questa antica sofferenza è nata la nostra attuale ricchezza dovuta sia alle suggestive cascate, ai torrenti e
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ai canali sia alle ottime acque di sorgente e di falda. Il sistema idrografico del nostro territorio presenta una notevole abbondanza di acque: oltre al fiume Nera con i suoi affluenti Serra e Naja, al Velino e al suggestivo lago di Piediluco, il fenomeno più caratteristico è dato dalla Cascata delle Marmore le cui acque, tramite il Nera, confluiscono nel Tevere. Tra le tante gioie del nostro pur ricco forziere una menzione particolare meritano le sorgenti minerali e termali. Tali acque devono il loro pregio alla struttura geologica ed alla composizione mineralogica del sottosuolo oltre che alle particolari condizioni climatiche. L’originale dislocazione degli strati calcarei di antica origine frammisti a strati impermeabili di argilla e la presenza di numerose fratture di faglia consentono alle acque di giungere a profondità rilevanti. Durante questa lenta discesa si caricano dei tanti sali minerali di cui sono costituite le rocce attraversate. L’incontro, infine, con i vapori caldi ascendenti dalle profondità del sottosuolo ne definisce le più diverse caratteristiche e proprietà. Così, in un territorio relativamente ristretto quale quello umbro, è presente una gran varietà di acque minerali e curative, alcune delle quali ricordate ed apprezzate in tutto il mondo, altre, pur di grande qualità, meno note o addirittura sconosciute.
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Un accurato censimento elaborato alcuni anni addietro registra, accanto alle più note fonti dai requisiti indiscussi ed apprezzati come le sorgenti di San Gemini, Amerino, San Faustino, Nocera Umbra, Sassovivo (Foligno), Salicone (Norcia), Furapane (Acquasparta), La Rocchetta (Gualdo Tadino), oltre cinquanta stazioni idrotermali che, apprezzate fino a pochi anni addietro, oggi sono completamente dimenticate oppure tenute in debito conto dai soli abitanti del luogo. E’ una notevole ricchezza che, visto il gran vociare che si fa sulle nuove frontiere dello sviluppo e viste le pur necessarie innovazioni che un’economia globalizzata impone ad un paese come il nostro non più concorrenziale sul versante della produzione merceologica matura, varrebbe la pena di rimettere sul mercato delle opportunità da sfruttare. Il riferimento va non tanto alla commercializzazione come acque minerali da pasto usate troppo spesso a sproposito in sostituzione della pur ottima acqua potabile dei nostri acquedotti, ma al rilancio delle acque minerali come coadiuvanti del benessere psico-fisico nei luoghi dove esse sgorgano. Come infatti ben sapevano i nostri antichi progenitori che di cure termali se ne intendevano e come le moderne ricerche sulla salute hanno confermato, i benefici terapeutici che dalle acque minerali si possono ottenere, sia che vengano somministrate per bibita o per bagno, oppure nebulizzate o spalmate sul corpo tramite fanghi, non sono dovute alla sola e ben determinata natura chimica e fisica dell’acqua, ma anche a quel complesso di fattori che sono presenti sul luogo della sorgente. Deve quindi essere tenuta in molta considerazione l’azione catalizzatrice e la radioattività del luogo, elementi che dipendono dalle acque, dalle rocce da cui scaturiscono, dal clima e da tutte quelle proprietà fisiche e chimiche del contesto territoriale che formano nell’insieme quel quid indissolubile da cui l’intero organismo trae giovamento. L’Umbria si presenta, quindi, sempre di più come una regione a dimensione umana caratterizzata da spiritualità, arte, cultura, natura, cibo genuino e benessere psico-fisico. Sono certamente questi alcuni importanti ingredienti con cui costruire il nuovo futuro.
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A l b a n o S c a l i se
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A cque m i ne ral i c onos ciu te lo ca lmen te Sorgente S. Eugenio (Attigliano) Sorgente Ramici o acqua di Alviano Sorgente di acqua sulfurea di Arrone Sorgente Flaminia di Cesi Sorgente del Serpe (Ferentillo) Sorgente sulfurea di Giove in Teverina Sorgente del Licinetto (Narni) Sorgente Mola Alberti e Carestia (Narni) Sorgente del Tione (Sugano, Orvieto) Sorgente fosso del Bagno (Parrano, Orvieto) Sorgente San Bernardino (Le Grazie, Terni)
San Gemini
Acque minerali rinomate medio minerale indicata per le affezioni delle vie urinarie e della gotta Fabia indicata per le affezioni del fegato e con alta funzione diuretica Feronia sorgiva con un alto grado di potabilitĂ Furapane medio minerale ed alcalina indicata per le affezioni epato-biliari Sanfaustino bicarbonato-alcalina indicata per le affezioni intestinali, epatiche e renali Sangemini alcalino-terrosa con presenza di sali di calcio e litio Amerino
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L e p a ro l e d e l l ’ a c q u a Durezza Indica il contenuto in acqua di sali alcalino-terrosi di calcio e magnesio; in base alla tipologia di essi si distingue in durezza permanente, durezza temporanea e durezza totale. L’unità di misura più comune è il °F (grado Francese) che corrisponde a 10 mg/litro di Carbonato di calcio. Residuo fisso Indica i mg/litro di sali residui dopo completa evaporazione alla temperatura di 180°C. Acqua distillata Priva di sali minerali.
T e r n i p a s t i c c i o n a
Acqua potabile Deve essere limpida, incolore, inodore ed avere un sapore gradevole per la presenza di sali e gas disciolti (durezza totale compresa tra 15 e 50 °F) e un residuo fisso di non oltre 1500 mg/litro. Non deve presentare indici di contaminazione chimica e batteriologica. Acqua minerale L’acqua minerale naturale è quella che, avendo origine da una falda o giacimento sotterraneo, proviene da una o più sorgenti naturali o perforate ed ha caratteristiche igieniche particolari e proprietà favorevoli alla salute. Non può essere filtrata e deve essere pura alla origine. Può essere sottoposta, in fase di imbottigliamento, a trattamenti che modificano il contenuto in gas anidride carbonica. 117
Ti p i d i a c q u e m i n e r a l i In base al contenuto di anidride carbonica - minerale naturale totalmente degassata - minerale naturale parzialmente degassata - minerale naturale rinforzata con il gas della sorgente - minerale naturale aggiunta di anidride carbonica - minerale naturalmente gassata o effervescente naturale In base al residuo fisso - minimamente mineralizzata con residuo fisso inferiore a 50 mg/l - leggermente mineralizzata con residuo fisso compreso tra 50 e 500 mg/l - minerale con residuo fisso compreso tra 500 e 1500 mg/l - ricca di sali minerali con residuo fisso maggiore di 1500 mg/l In base alle proprietà terapeutiche - può avere effetti diuretici o lassativi - può favorire le funzioni epato-biliari - può stimolare la digestione - indicata per l’alimentazione dei neonati In base agli effetti salutari - terapeutica in quanto coadiuvante nella cura di malattie specifiche - da pasto in quanto apprezzata per le caratteristiche di potabilità In base alla addizione di sali - minerale per sovrasaturazione dell’acqua potabile con anidride carbonica - minerale artificiale di soda in quanto ottenuta per aggiunta di bicarbonato di sodio e di anidride carbonica all’acqua potabile.
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Interamna Antiche acque e moderni ponti
T e r n i
La valle ternana, il fiume Nera e la città di Terni sono da millenni tre realtà fortemente integrate, interagenti ed inscindibili. Nell’Età del Rame un primo villaggio viene realizzato nei pressi del fiume all’imbocco della valle, nell’area oggi occupata dalle Acciaierie, la stessa che dal 1000 aC vedrà nascere ed espandersi una delle necropoli protostoriche più vaste ed importanti d’Italia. A partire dal VII sec aC, alla confluenza del Nera con il Serra si sviluppa il primo nucleo dell’attuale Terni, già con carattere protourbano: essa è il centro più importante degli Umbri Naharti, una popolazione piuttosto ricca, che trae benessere dai commerci e dalla fertilità del proprio territorio e che si identifica con il fiume Nahar, l’attuale Nera. A riprova della intensa occupazione della pianura fluviale già in età preromana, un altro importante insediamento umbro è venuto alla luce in questi ultimi anni in Loc. Maratta. La valle di Terni era famosa in epoca romana per la sua feracità: Plinio definisce quelli ternani i campi più fecondi d’Italia, dal momento che i prati si potevano falciare ben 4 volte l’anno senza bisogno di irrigazione.
p a s t i c c i o n a
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La città è denominata Interamna, cioè “tra le acque”, ad indicare i fiumi ed i canali che la circondano. Nel III aC i Romani realizzano il taglio della Cascata delle Marmore consentendo in tal modo la parziale bonifica della piana reatina: un intervento di largo respiro che comporta profondi mutamenti nei delicati equilibri idrogeologici territoriali e fa sorgere ampi dibattiti tra le comunità locali ed il governo centrale. La questione ambientale è pertanto di vetusta data ed assume un significato ancora più caratteristico in quanto nell’antichità i fiumi e le acque sono sacri e sono oggetto di culto: tra questi il Nera lo è in modo particolare, per la presenza lungo il suo corso di sorgenti sulfuree salutari che sono all’origine del suo nome: in lingua umbro-sabina nahar significa zolfo. Dal Cinquecento all’Ottocento la pianura ternana viene descritta come una sorta di Valle dell’Eden, caratterizzata da coltivazioni di ulivi e di alberi da frutto e da abbondanza di acque. La presenza di numerosi canali favorisce il sorgere di attività manifatturiere e di trasformazione dei prodotti agricoli, mediante l’impianto di mulini, gualchiere, filande, concerie, ferriere, ma senza alterare sensibilmente l’equilibrio tra economia ed ambiente. La Cascata delle Marmore e la bellezza del paesaggio naturale circostante, arricchito dalla presenza di testimonianze storiche, prime fra tutte il Ponte di Augusto a Narni, capolavoro di ingegneria stradale romana, fanno della
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nostra zona una delle tappe obbligate del Grand Tour, rendendola una delle località turistiche più famose d’Europa. La Valle di Papigno e quella di Terni, la Cascata, il Nera, il Ponte d’Augusto sono immortalati dai maggiori paesaggisti europei e celebrati da letterati e viaggiatori. Ma il progresso incombe: la prima vittima è proprio il ponte, la cui testata settentrionale viene spietatamente forata per consentire il passaggio nel 1866 della linea ferroviaria Roma-Ancona, ed il cui pilone centrale crolla nel 1885 a dispetto degli allarmi lanciati in proposito. È poi la volta del fiume e della Cascata, utilizzati per produrre forza motrice destinata ad alimentare quelle grandi industrie il cui massiccio ed indiscriminato impianto, a partire dalla fine dell’Ottocento, è all’origine del disastro ambientale e culturale del territorio ternano e narnese. Nel 1932 il corso del Nera viene alterato costruendo un canale parallelo che, partendo da Triponzo, ne deriva parte delle acque per alimentare artificialmente il Lago di Piediluco, riducendo così l’ameno specchio lacustre a mero serbatoio per la produzione di energia idroelettrica e sconvolgendo in tal modo in maniera irreversibile l’equilibrio ambientale di tutto il sistema idrico Nera-Velino.
T e r n i p a s t i c c i o n a
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Per la stessa motivazione, la Cascata delle Marmore, orgoglio del paesaggio italiano e simbolo dell’Umbria, viene inopinatamente del tutto chiusa. La Valle di Papigno è devastata dall’impianto di cave, dighe, centrali elettriche ed industrie fortemente inquinanti: tetti, campi ed alberi si ricoprono di una sinistra patina grigia, conferendo a quello che prima era un pittoresco (in senso letterale) paese la tutt’altro che invidiabile peculiarità di essere citato come esempio di inquinamento ambientale nei libri di testo scolastici ed universitari fino agli anni ’80 del secolo scorso. Quelle acque dunque che nell’antichità erano state riconosciute come elemento vitale e sacro, e quindi erano assurte a simbolo di un paesaggio naturale celebrato da poeti e pittori, hanno poi progressivamente assunto sempre più la caratteristica di mera forza motrice al servizio delle grandi industrie e sono letteralmente scomparse all’interno di un quadro ambientale fortemente degradato. Ancora oggi acqua e ambiente non hanno recuperato correttamente la posizione centrale che storicamente compete loro nel nostro territorio. Paolo Renzi Emblematici sono i casi della Cascata e di Papigno.
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Lodovico Silvestri Collezione di Memorie Storiche della città di Terni dal 1387 al 1816 STORIA CONTEMPORANEA a tutto il 1858, parte II Edizioni Thyrus S 65
7 Agosto 1732
I1 vecchio Palazzo Priorale di già abbandonato dal Magistrato e da suoi Officiali, si diede in quest’oggi in affittanza all’Appaltatore del forno pubblico con la corrisposta di annui scudi 24. D’allora per quasi un secolo restò sempre destinato a quest’uso e prese la denominazione di forno pubblico, fino a che la provvidissima legge dell’immortal Pio VII proclamava la libertà di commercio e la libera panizzazione.
T e r n i p a s t i c c i o n a
Statistica della città di Terni nell’anno 1858 S 89
Molini
In gran copia ed a dovizia abbiamo di cotesti molini da grano e da olio, vuoi nell’interno vuoi nei d’intorni della Città, tanto per uso e bisogno patrio, che de’ luoghi circostanti, e quanti verun altra città anche più popolosa possa sperarne. Contiamo 36 Macine da grano, le quali sono in azione in tutto l’anno, ne abbiamo 46 da olio le quali si stanno in movimento dalla metà del mese di Novembre a tutto Aprile, e moltissime in ubertoso ricolto a tutto Maggio od a tutto Giugno. V’hanno tre molini con frulli, Vasche, Strettoi ed altri attrezzi per la lavatura delle Sanse, da che si trae l’olio così detto lavato. Il Meccanismo di quelli è semplice, di poco migliorato, da ciò che si usava dai nostri Avoli, a spreco di forza motrice somministrata dalla corrente dell’acqua, di cui avendone ad esuberanza, sfarzosamente ne è fatto abuso, nè v’è stato d’uopo di porre gran studio per farne economia, e con quantità tre volte minore ottenerne i medesimi e forse i migliori risultati con più ricercato meccanismo. 123
I primi forni Te r n i i e r i
L’ex garibaldino tentò una nuova impresa come fornaio ai primi del ‘900
Gisucristillu scopre la concorrenza Primi anni del ‘900. Ulisse Listanti, più noto in città come Gisucristillu, dopo gli onori e la gloria di Domokos, era tornato alla vita di tutti i giorni. Riposta nell’armadio la sua camicia rossa con i gradi di tenente, conquistati sul campo, aveva ripreso il lavoro nel forno di famiglia in via Tiacci. Viveva tranquillamente, forte dei suoi ricordi di garibaldino, circondato dalla stima di tutta Terni. Aveva ripreso a guadagnarsi la pagnotta, cuocendo pizze, sfornando porchette e tanti, tanti filoni di pane. Un bene di prima necessità quest’ultimo, soprattutto in una città operaia come la Terni d’allora. Strumenti di lavoro un forno a legna, acqua, lievito e farina, parecchio olio di gomito. Come compenso una clientela affezionata e incassi discreti, che garantivano a Gisucristillu e famiglia un’esistenza modesta, ma tranquilla. Il progresso e la modernizzazione erano però destinati a cambiare situazioni e destini. In via Angeloni, a due passi da quello di Ulisse Listanti, venne aperto un forno nuovo, completamente elettrificato, all’avanguardia per quei tempi. Sul furgone, con cui lo stesso consegnava il pane alla clientela, vistosa ed accattivante compariva la scritta: Forno elettrico, impastatrice automatica. Novità e naturale curiosità attiravano i ternani. Un brutto colpo per Gisucristillu che, senza perdersi d’animo, reagì alla concorrenza, usando le stesse armi. Impresse sul suo vecchio carretto di fornaio, restaurato e tirato a lucido, a caratteri cubitali la dicitura: Forno a legna, impastatrice a cazzotti, spiritosa e realista, per un forno dalle antiche tradizioni. Non sappiamo se l’iniziativa riuscì a mantenere ad Ulisse Listanti tutta la sua clientela. Sicuramente i buongustai continuarono a preferire un buon pane cotto a legna, in barba ad ogni forma di progresso e di vano modernismo. Il Corriere dell’Umbria, 10 marzo 2003, pag 14 Sergio Bellezza 124
Interpan Il territorio di Terni, come già ampiamente scritto, era ricchissimo di canali, fossi, torrenti derivati dal Nera. Circa cento anni fa nacquero nella nostra città numerose attività industriali ed artigiane che dalle acque appunto traevano l’energia necessaria. Si trattò, in pratica, di attività a conduzione familiare. Ogni famiglia acquistava grano al mercato, tenuto il mercoledì e il sabato, in P.za S. Francesco o del Mercato. I mugnai ritiravano tale grano, lo macinavano e lo consegnavano al domicilio delle famiglie stesse. Le donne ternane facevano il pane e lo consegnavano, per la cottura, ad artigiani che gestivano forni per cottura conto terzi, con riscaldamento a legna. Risuonava per le vie di Terni il richiamo del fornaio che invitava le donne a mettere il lievito e a preparare il pane all’alba. Tutto questo ebbe termine nel periodo 1910-1915, con la installazione di impianti per panificazione e cottura del pane. Il primo impianto sorse a Terni per iniziativa di Gaudioso Tazza. La prima impastatrice meccanica per la produzione del pane fu installata a Terni nel 1913 sempre nel panificio Tazza che all’epoca aveva anche due negozi di generi alimentari presso i quali effettuava la vendita del pane. Uno degli eredi Tazza, il Cav. Umbro, iniziò l’installazione a Terni (Voc. Sabbione) di un forno industriale con una produzione molto alta che ha assunto la ragione sociale INTERPAN - Industria Ternana Panificazione. Subentrarono poi degli imprenditori che hanno fatto diventare grande la Interpan: la famiglia Novelli. Sotto la direzione del suo attuale amministratore delegato Torquato Novelli, dotato di grandi capacità manageriali, Interpan è ora una delle aziende più prestigiose del nostro territorio e grande è il lustro che apporta alla nostra città. 125
Idee geniali, come quella di apporre il bollino di riconoscimento sul pane, innovative, come quelle di vendere, per prima in Italia, il pane già affettato e di confezionarlo in film microforati per facilitarne la conservazione, hanno fatto crescere la Interpan ad una produzione di circa 700 quintali al giorno. Intorno agli anni Ottanta il pane di Terni fu esportato grazie alla costruzione di altri stabilimenti a Roma e a Latina e fu distribuito in tutta l’Italia centro-meridionale ove è oggi leader di mercato. Il pane viene prodotto anche ad Amelia, in un vecchio polo agroalimentare composto da molino, mangimificio e panificio, completamente ristrutturato e dotato delle più moderne tecnologie di produzione e di confezionamento.
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I l pane d i Te rn i I n t e rp a n C’era una volta il pane di Terni… La lontananza di Terni dal mare rendeva difficile il rifornimento di sale, nacque così per necessità il Pane di Terni. Tale tradizione di produrre il pane senza aggiungere il sale fu rafforzata nel 1540 quando Papa Paolo III ne fece raddoppiare il prezzo e impose di acquistarlo solo dalle saline pontificie, scatenando la cosiddetta guerra del sale. Nel tempo, il Pane di Terni è divenuto uno dei prodotti più tipici e apprezzati della tradizione culinaria Umbra. Il pane di Terni è lievitato naturalmente e preparato secondo l’antica ricetta senza l’aggiunta di sale nell’impasto, un pane quindi ideale nelle diete povere di sodio. La lunga e lenta lievitazione naturale è un processo di lavorazione recuperato dalla tradizione di un tempo. Il tutto comincia 24 ore prima della produzione del pane con un impasto detto madre o lievito naturale, lasciato fermentare spontaneamente in particolari condizioni di temperatura e umidità. Ogni giorno, un esperto fornaio preleva una parte del lievito madre e, impastandolo progressivamente con acqua e farina, dà inizio alla preparazione del pane. È una lavorazione che si ripete da sempre allo stesso modo e che per verificarsi impone lunghi tempi, cura ed esperienza. Aspettare con pazienza i tempi della natura permette di ottenere un pane con l’inconfondibile profumo e sapore di una volta. Eccellente, oggi, il pane cotto a legna.
T e r n i p a s t i c c i o n a
Il Pane di Terni ha ottenuto premi e riconoscimenti in occasione di mostre specializzate dell’alimentazione: - Medaglia d’oro Mostra Nazionale del Pane - Milano - anno 1968 - Medaglia d’oro Mostra Alimentazione - Bologna - anno 1970 - Coppa d’argento - 1° concorso Regionale Panificazione - MIPAN Milano - anno 1971. 127
Uno stabilimento che sforna GHIOTTONERIE in continuazione Visita interessante quella da noi fatta sotto la guida del Sig. Nello Giorgi, direttore e titolare dell’azienda. Visita interessante perché ci ha dato un esempio concreto delle capacità di un piccolo industriale che, nel clima delle contraddizioni di una società, nella quale il monopolio soffoca ogni iniziativa e tende ad instaurare il regno del dispotismo più assoluto, riesce a farsi largo ed a meritare la fiducia della collettività per la quale ha saputo far qualcosa di buono. Al vederla dal di fuori la palazzina che ospita il piccolo complesso Fucat non sembra essere sede di una fabbrica, anche se si tratta di una fabbrica di cioccolate e caramelle la cui fama ha varcato i limiti della regione umbra. Bianca, con una scritta semplice sulla facciata anteriore, la palazzina sita in Via Curio Dentato a circa 200 metri dalla Stazione Ferroviaria è invece un autentico vulcano in continua attività eruttiva di cioccolate e caramelle, plasmate dalle macchine, curate amorevolmente, incartate accuratamente, nel quadro confortato dall’igiene più scrupolosa, da una trentina di donne in grembiule bianco, serie, inesauribili per tutte le ghiottonerie che le circondano, ma inflessibili ed attente per quel che riguarda l’esecuzione del lavoro a loro affidato. La fabbrica in questi ultimi giorni ha visto completare il suo primo ciclo ricostruttivo: alcune macchine nuove, innovazioni varie hanno completato lo stesso ciclo iniziato sulle macerie lasciate dai bombardamenti. Nel reparto cioccolate il cacao attraverso un processo di lavorazione minuzioso e calcolato in ogni suo particolare si trasforma in tavolette di cioccolato, in gianduia, in baci, che amorevolmente vengono poi incartati 128
da pazienti e abili operaie. Nel reparto caramelle la più moderna tecnica ha ripudiato la lavorazione a mano e riguardante l’avvolgimento del prodotto con la carta stagnola o con quelle similari. Qui tutto è meccanico. La pasta, immessa in una macchina che potrebbe essere chiamata treno...caramelle, si trasforma in un budello che viene poi tagliuzzato, sempre meccanicamente, in quelle parti che prendono il nome di caramelle. Poi al setaccio ed infine all’incartatrice. Da qui alle scatole, ai sacchetti, al magazzino spedizioni. Interessante, davvero interessante. E più importante ancora, oltre che interessante, ci è sembrata la constatazione da noi fatta in merito alla accuratezza che circonda tutta la lavorazione che viene eseguita in questa fabbrica dove un gruppo di lavoratori e lavoratrici hanno trovato il modo di porre in risalto le capacità del popolo lavoratore ternano, desideroso di contribuire allo Paolo Grassi sviluppo dell’economia nazionale.
T e r n i p a s t i c c i o n a
L’Unità, 26 ottobre 1942
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S ento il piacere nonché il dovere di ringraziare con queste brevi righe coloro che hanno scritto e pubblicato un articolo in memoria di mio padre Nello Giorgi, ricordando la sua dolce opera di industriale, dando vita alla fabbrica di cioccolato FUCAT a Terni nel secolo passato. Quell’articolo del 1942 mi ha riportato al mio primo anno di vita, quando insieme ai miei fratelli, un gemello ed uno di cinque anni più grande, vivevamo immersi in quello splendido odore che in seguito molti amici ci invidiarono. Soprattutto il ricordo di tutte le care operaie e impiegate presenti nella foto, mi ha fatto rivivere le gioie di quella piccola comunità, poiché ognuna di loro era, per me ed i miei fratelli, una persona di famiglia a cui siamo sempre stati legati. L’onestà e la correttezza di mio padre, che ringraziamo di averci trasmesso, non ha evitato la chiusura della fabbrica alla fine degli anni 60, in seguito alla concorrenza di nuovi prodotti che si erano inseriti sul mercato, come il surrogato di cioccolato, i cui costi ovviamente erano in linea con la qualità. Il ricordo dei prodotti particolari ed unici in quell’epoca da lui creati rimangono nella mia memoria ed in quella di quanti hanno avuto il piacere di gustarli.
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Per i più piccoli ci fu il periodo delle caramelle con il botto che si lanciavano in alto perché ricadendo scoppiava una piccola cartuccia presente nella confezione; oppure quelle con le figurine da inserire nei vari album per avere un premio. Oltre a caramelle, cioccolatini, torroni, confetti e uova di Pasqua (a volte confezionate separatamente, magari per inserirvi un anello di fidanzamento), i fiori all’occhiello erano sicuramente le banane ricoperte di cioccolato (stessa forma e sapore di una banana), le ciliege sotto spirito ricoperte di cioccolato fondente e i baci con cioccolato e nocciole tritate, in seguito prodotti anche da altre industrie oggi famose. A volte si cercava di realizzare un prodotto per soddisfare esigenze particolari, come i cioccolatini purgativi, richiesti in prova da una farmacia di Terni (occasione che non potevo certo perdere, facendo contenti a loro insaputa molti miei cari amici), oppure creare un tipo di torrone nuovo o un uovo di Pasqua con una sorpresa originale. Questi sono i dolci ricordi della mia gioventù e spero che questa breve cronaca della piccola fabbrica artigianale FUCAT possa interessare i più giovani di me che non l’hanno conosciuta, perciò ringrazio l’amico Giampiero Raspetti per avermi dato un altro ricordo del lavoro di mio padre che conserverò affettuosamente insieme a tutti gli altri. Franco Giorgi Un caro saluto.
T e r n i p a s t i c c i o n a
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Pazzaglia Se domandate ad un turista in visita a Terni perché sia venuto a trovarci, vi dirà, sì, di San Valentino, della Cascata delle Marmore, del lago di Piediluco e di mille altri motivi, ma dirà di essere qui soprattutto per le paste di Pazzaglia, delle quali parlavano suo padre o suo nonno. Pazzaglia: chi era costui? Spartaco Pazzaglia nasce a Terni, nel 1889, con un destino segnato: suo padre Alfredo e suo zio Fabio sono due valenti pasticceri. Alfredo Pazzaglia manda il figlio, giovanissimo, in tutta Europa, per apprendere l’arte della pasticceria in modo che, al ritorno, possa aprire un locale sullo stile di quelli europei. A Terni nel 1866 era stata aperta la Stazione Ferroviaria, era stato (1880) inaugurato Corso Tacito e stavano partendo le nuove industrie che avrebbero resa la città molto nota in Italia. Quando Spartaco torna nella sua città natale, l’Arch. Bazzani ha da poco inaugurato il rinnovato Palazzo Pontecorvi (attuale sede del Credito Italiano). Ci sono dei locali ideali per il Caffè Moderno pensato da Spartaco. E così, il 13 dicembre 1913, giorno dell’apertura del locale, ci fu un trionfo del Liberty allora imperante. Un’orchestrina allietava le soste degli avventori. In poco tempo non si diceva più andiamo al Caffè Moderno, ma semplicemente ci vediamo da Pazzaglia! Spartaco è un uomo alto, volitivo. E’ detto lu leone. Siede alla cassa ed effettua frequenti visite al laboratorio. Si può ben dire che tutti i pasticceri di Terni, Perugia e Spoleto siano stati apprendisti da Pazzaglia prima di aprire i loro locali. La pasticceria, ormai famosa, era fornitrice della Casa Reale e Spartaco riceve le visite del Re d’Italia e allestisce i rinfreschi per le visite di Benito Mussolini. Nel 1934 gli viene conferita la nomina di Gran Maestro della Corona d’Italia. Passa le vacanze viaggiando sulla sua imponente Atala Rossa intento a visitare altre pasticcerie. 132
Pazzaja
A Milano vede il panettone, parla con due pasticceri e li convince a trasferirsi a Terni per iniziare la produzione del Panettone Pazzaglia. Apre, per allietare le serate estive dei ternani, sempre con orchestrina, la Casina Azzurra, che ancora oggi è aperta presso i Giardini della Passeggiata. Poi la guerra, la distruzione, la ricostruzione ed il trasferimento nei locali attuali. Il 26 maggio 1956 muore, all’interno del suo Caffè. Dopo alterne vicende il Caffè fu dichiarato LOCALE STORICO D’ITALIA. Allora, ci vediamo da Pazzaglia? A ngel o C eccoli
Pasticcere abilissimu Pazzaja, d’Estate se vestiva d’alpagàs - la riga dritta - l’inverno de grisaja. Pelatu e distintissimu. L’età non j’aveva minoratu l’efficenza, la grinta, pe’ non di’ la prepotenza. S’entuiva a guardallu l’importanza d’un “self made man”, come se dice, naturalmente assunta, e padronanza né la Pasticceria, la sua cornice. Altissimu, attivu, circospettu, dietro la cassa t’encutéa rispettu. Ha datu a la città ‘na risonanza che non aveva mai prima possedutu. Se prununciavi “Terni”, p’assonanza, la gente in cui tu t’eri ‘mbattutu lungo ‘n colloquiu diventava gaja se numinavi le paste de Pazzaja. E’ mezzugiornu. La città paìna se presenta a frotte da Pazzaja. A me sei!... Dieci!... ‘na duzzina!... La figura de Spartaco se staja sicura ‘n mezzu a la festiva ressa de gente appen’uscita da la Messa. ‘na canizza de Pasticceri è nata seguenno l’insegnamentu de Pazzaja, sparsi duvunque da la sua nidiata, ma senza l’alpagàs, senza grisaja! Intennenno co’ ‘sti simbuli ‘n momentu che d’uno stile è traccia e documentu. Se l’Angeloni ritornasse indietro a riscrive’ la storia cittadina, so’ cunvintu - come so’ che io so’ Pietro e uso pe’ ‘ste rime la mancina che parlerebbe de Spartaco Pazzaja definennulu un omo da medaja.
T e r n i p a s t i c c i o n a
P i e t ro La n f i u t i - Ba l d i
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TERNI Pasticciona James Danieli
Le precedenti pagine quali antefatto per la presentazione di un progetto teso a valorizzare il territorio e l’imprenditorialità ternana. Terni pasticciona. pasticciona Primo passaggio per arrivare ad Umbria la ghiotta. ghiotta Vogliamo creare percorsi innovativi. Possiamo trovare la strada per essere giardino e non accontentarci dell’orto del vicino di casa. Eccoci a Terni Pasticciona. Come si è letto nelle pagine precedenti, il nostro territorio, unico al mondo per mistura di terre emerse e di terre laviche, contiene, ad ogni pié sospinto, sali minerali diversi, quindi sapori e gusti diversi. 134
Per tal motivo è l’unica regione al mondo in cui i luoghi di ristorazione presentano tutti dei sapori diversi. Le stesse sagre presenti nel territorio rappresentano davvero una grande festa dei sapori diversi. Da noi le acque. Acque buonissime, con le quali caffè, pane, pasticceria diventano eccellenti. Nella produzione di olio e di vino cominciamo a conquistare ottimi livelli di qualità, mentre il pane e la pasticceria costituiscono l’eccellenza ternana. Ed allora Terni Pasticciona esporrà a tutti i golosi del mondo i prodotti ternani, pasta e pasticceria in primo luogo. La nostra città infatti, come avete letto per la Fucat, che ha anticipato i prodotti che rendono ora famose altre industrie, è anche la città di Spartaco Pazzaglia, Gran Maestro della Corona d’Italia, ed anche la città delle pizze di Pasqua, del pampepato, del Pane di Terni. Il prodotto elitario è la pasticceria. Da qui l’evento Terni Pasticciona. Verranno i pasticceri con i loro pasticci, ripieni di cioccolato o di altre dolcezze. Fungeranno da cornice anche i tanti prodotti di cui il nostro territorio è generosamente dotato: acqua, vino, olio, formaggi, salumi, tartufi. Faremo ancor più conoscere il Pane di Terni. La manifestazione avrà come nucleo fondante pasticceria e cioccolato, grande suo ingrediente, ma non esiterà a mostrare le altre delizie territoriali. Il periodo migliore per celebrare tale evento è il mese di febbraio. In febbraio infatti si celebra anche l’evento San Valentino dei popoli.
T e r n i p a s t i c c i o n a
TLEa R N I favola Dicembre 2006
Acque e terre emerse Gennaio 2007
Chiare e dolci acque Febbraio 2007
L’acqua e le sue proprietà Marzo 2007
Interamna Aprile 2007
I primi forni Maggio 2007 GULLIVER: forno solidale Ottobre 2007 FUCAT Novembre 2007 PAZZAGLIA Dicembre 2007 TERNI PASTICCIONA GR www.lapagina.info
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Pagina 3 RASPETTI BACCI-RASPETTI-SCALISE RASPETTI-SCALISE Pagina 37 RASPETTI-LEONELLI RASPETTI-LEONELLI LEONELLI-STRUZZI Pagina 67 LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI LEONELLI-STRUZZI Pagina 87 RASPETTI RASPETTI RASPETTI Pagina 97 RASPETTI RASPETTI-RINALDI RASPETTI
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EDUCAZIONE SCIENTIFICA Laboratori scientifici e musei Il Cielo e la Terra Centro Educazione Ambientale Valnerina UMBRIA EVENTI Albero delle adozioni Piazza dei popoli Il cammino di San Francesco RECUPERO Recupero cave: Cesi, Papigno Riambientazione della cava ex Asfalto Sangemini Piazza della Repubblica Palazzo Spada TERNI EVENTI Natale di Stelle Carnevale nelle piazze Festa della Primavera (Cantamaggio) SAN VALENTINO San Valentino Tempio di carpini Terni pasticciona
ARCHITETTURE Parcheggi Silos: Ospedale Pedalare nel Tevere Pista ciclabile Terni - Cascata Marmore Parco Rambaldi
AR CHIT E T T URE
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N o t e Nella progettazione architettonica, sia nel caso che si voglia intervenire su di un singolo edificio, sia in un nucleo urbano ed ancora nella città intera, sono indispensabili le fasi preliminari che riguardano in genere: adeguata preparazione culturale, conoscenza storica, ricerche tematiche, approfondimenti tipologici, acquisizione dal genius loci, ricerche, verifiche, confronti di dati morfologici e scientifici ed altro. Necessitano quindi almeno tre condizioni: esperienza e professionalità, tempi rapportati al tema, adeguato compenso. Nessuna di queste è oggi in Italia normalmente rispettata, anzi sono spesso calpestate. Si consideri ad esempio il caso del progetto preliminare che è nucleo e cuore principale della futura realizzazione, successivamente non riparabile: è affidato, in genere, in base a due criteri. Uno, per gara, scegliendo colui che lo realizza con minore compenso e (sic!) in minor tempo, con una verifica della professionalità affidata non ad un curriculum, bensì a dati numerici o ad una relazione metodologica. Altro caso è quello dell’affidamento agli uffici tecnici dei Comuni e degli altri Enti ove, tranne fortunate eccezioni, sono davvero carenti le condizioni minime di esperienza e di professionalità. Se a quanto sopra si aggiunge il frequente caso della speculazione e, in primis, le gravissime carenze e l’arretratezza di una legislazione sui suoli, si ha una chiara risposta a quanto sopra e al perché le nostre città, specie nelle espansioni urbane, ma anche purtroppo in molti centri storici, siano così arretrate rispetto a tutta l’Europa e così invivibili con danni economici, danni alla salute e alla cultura. Essendoci inoltrati in un vicolo più nero che buio, non trovo, pur essendo caratterialmente ottimista, almeno a breve termine, strade di recupero. Dovrebbe comunque immediatamente porsi mano ed almeno tre provvedimenti: - riforma delle procedure di incarico, responsabilizzando il committente che dovrebbe nel tempo dar ragione del suo operato in tutte le sue parti; - riforma delle leggi urbanistiche con snellimento degli iter, trasparenza e in particolare riforma delle normative sui suoli; - riforma a tutti i livelli degli insegnamenti tendenti ad ottenere figure professionali adeguate al grave e sociale compito e non architetti e ingegneri che non hanno nemmeno il livello professionale dei geometri delle precedenti generazioni. Questa premessa forse spiega, considerando anche gli ulteriori gravi ostacoli dell’eccesso e dello strapotere della burocrazia, della moltiplicazione degli enti e delle norme ottuse che troppo di frequente si emettono, la mancata realizzazione anche di tante idee e progetti di illustrati e il perché nemmeno uno sia stato almeno preso nella dovuta considerazione.
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Parcheggi multipiano I vantaggi di un parcheggio multipiano, rispetto ad una soluzione interrata, sono molteplici e noti. Da più lustri li abbiamo chiaramente e, purtroppo, inutilmente, espressi. Non sono evidentemente solo farina del nostro sacco, ma derivano in genere dalla conoscenza di esperienze mondiali e dalla lettura, cosa evidentemente poco praticata nelle stanze dei bottoni, della letteratura specialistica. Riassumiamo i principali vantaggi: - rilevante economia di costruzione; - rilevante economia di gestione; - maggiore sicurezza nei controlli; - eccezionale recupero di spazio urbano occupato e di conseguenza maggiori opzioni per la scelta di una più idonea localizzazione; - possibilità di riconversione; - focalizzazione di orientamenti; - quantità di posti macchina e garage illimitata e quindi in grado di soddisfare la domanda, problema che mai le soluzioni intererrate minimamente risolvono; - limitazione o meglio esclusione di usi impropri come di frequente avviene negli interrati utilizzati non per le auto ma per magazzino e deposito; - possibilità di prevedere nell’edificio alto alcune funzioni urbane di grande interesse e resa economica, considerando l’attrattiva della frequentazione di molte persone, vedi uffici di interesse comune, locali di commercio etc; - possibilità ed in genere auspicabilità di mantenere il livello terreno libero attrezzandolo con spazi comuni quali piazze coperte, bar, centri di scambio culturali e ricreativi.
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P a r c he g g i s i l o s : Os p ed ale Tra i fenomeni che hanno caratterizzato negativamente gli ultimi due secoli, uno dei più rilevanti è quello del traffico che, intenso e caotico, rende le città ed i centri storici praticamente invivibili. Si assiste, infatti, quotidianamente, ad una invasione da parte dei mezzi a motore degli spazi (marciapiedi, piazze, aree verdi) riservati al pedone, al quale impediscono ogni naturale attività. Ciò accade anche nelle città minori, e Terni, pur essendo stata ricostruita quasi per intero nella seconda metà del XX secolo, non è esente da tale problema. I rimedi in realtà sono stati e sarebbero tuttora possibili: ne costituiscono un esempio molte realtà sia estere che italiane, nelle quali sono state attuate soluzioni estremamente valide e favorevoli al disinquinamento e alla valorizzazione di grandi spazi pedonali e di aree verdi, ampie e continue, che costituiscono i parchi urbani e i giardini di quartiere. La soluzione al problema è legata a due principali interventi, dei quali uno è relativo al sistema e ai servizi attinenti alla mobilità, l'altro all'organizzazione della sosta. Senza entrare nel merito del primo intervento, più complesso ed esteso, e per il quale è richiesta una trattazione più lunga, si tenterà in questa sede di illustrare alcune soluzioni, già proposte negli anni passati, riguardo ai parcheggi. Una oculata scelta del tipo di parcheggio, della sua ubicazione e del numero di posti macchina disponibili è certamente fondamentale per risolvere il nodo del traffico e per rendere vivibile ogni spazio circostante, che risulterebbe così efficacemente liberato dalle autovetture. Il fenomeno, infatti, a causa dell'esponenziale aumento dei mezzi privati in relazione alle strade esistenti e alla impossibilità reale di allargarle o di proporne di nuove, non potrà mai essere risolto se non con un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici e invero con la limitazione pressoché globale di quelli privati, affinché le auto non vengano lasciate lungo le vie ma all'interno di grandi parcheggi. La realizzazione di questi ultimi deve essere finalizzata a rendere vivibile e bella la città, non solo nel centro storico, ma anche nei quartieri periferici e in tutti quei settori, quali ad esempio la zona ospedaliera, nei 140
quali aree verdi, silenzio ed igiene sono assolutamente indispensabili. Il costo di un parcheggio fuori terra, secondo la documentazione internazionale di settore, è di almeno il 30% inferiore rispetto alla soluzione interrata, senza contare il gradimento della soluzione esterna, per motivi di sicurezza e di teppismo. Una volumetria fuori terra, inoltre, presenta minori costi di gestione (impianti e manutenzioni) ed è all'occorrenza più utilmente riconvertibile. Nella presente proposta, infine, si prevede un edificio plurifunzionale, con l'utilizzazione di alcuni livelli per funzioni diverse dal parcamento: questa ipotesi, oltre che fornire servizi supplementari alle funzioni ospedaliere, può costituire un'utile fonte di reddito. A Terni una tipologia di intervento come questa non è mai stata tentata, sebbene più volte indicata: già verso la fine del 1997 fu avanzata una proposta progettuale per risolvere, in via definitiva, il complesso problema dei parcheggi ospedalieri. La sua finalità era diretta al reperimento degli spazi necessari, eliminando la locale carenza di aree specifiche a disposizione ed il conseguente inquinamento ambientale causato dall'enorme numero di auto in sosta nella zona di Colle Obito. Dopo una prima discussione in sede di amministrazione comunale, la proposta fu variamente ripresa in altre sedi senza che si addivenisse ad una qualche determinazione in merito. Ribadiamo oggi l'utilità e la validità economica della soluzione a suo tempo elaborata. A rc h .tti P aol o L e o n e l l i e Ma ri o St ru zzi
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Un nuovo “portale di accesso” all’Ospedale L'annoso problema della carenza di parcheggi ospedalieri risulta, alla luce anche dei nuovi progetti in fase di attuazione, quanto mai attuale e pressante. La proposta progettuale per la realizzazione di un parcheggio multipiano a servizio dell'ospedale ternano fu avanzata verso la fine del 1997. La sua finalità era diretta al reperimento degli spazi necessari, eliminando la locale carenza di aree specifiche a disposizione ed il conseguente inquinamento ambientale causato dall'enorme numero di auto in sosta nella zona di Colle Obito. In seguito al progetto per la realizzazione di un ampliamento nella zona antistante l'ala nord dell'ospedale, l'intenzione dei responsabili dell'ufficio tecnico è diventata quella di configurare il parcheggio in questione come il nuovo portale di accesso all'ospedale, dotandolo di adeguate attrezzature ricettive e commerciali. La localizzazione prevista per l'edificio è un'area, destinata dalle previsioni di piano alla realizzazione di attrezzature e servizi pubblici, a fianco dell'esistente Via Giandimartalo di Vitalone, ad est del blocco ospedaliero, a valle della collina. Tale ubicazione ha una duplice possibilità di accesso che può essere praticata in maniera diretta sia dalla stessa Via di Vitalone, che dalla nuova viabilità nella zona a Valle di Via Gramsci. Il progetto trae spunto proprio da questa proposta, nell'ottica di realizzare un complesso che, a dispetto della sua mera funzione di contenitore di autoveicoli, sia caratterizzato da connotazioni di leggerezza ed integrazione con il contesto naturale, appoggiandosi alla collina su cui sorge l'ospedale nel modo meno violento possibile. Esso prevede un edificio multipiano, localizzato nelle immediate vicinanze dell'ospedale e capace di accogliere adeguatamente le esigenze di parcheggio connesse alle diverse funzioni del nosocomio, siano esse quelle degli operatori (medici, infermieri, ecc.), quelle dei visitatori o quelle, più in generale, di tutti gli addetti alla complessa struttura sanitaria. La particolare collocazione scelta per il progetto, pone l'accento sulla necessità di considerare l'impatto ambientale che un intervento del genere si trova inevitabilmente ad avere. In quest'ottica, il fondamento principale sta nel tentativo di riprodurre a valle l'impianto della collina, sviluppando i primi tre livelli a gradoni e interrandoli, così da simulare un declivio naturale in cui l'elemento verde abbia un ruolo fondamentale. Su questi primi tre livelli, destinati al pubblico e collegati tra loro da due 142
rampe elicoidali, sorge l'edificio vero e proprio, un volume curvilineo, riferimento simbolico alla Conca Ternana, costituito da un primo livello porticato destinato, per metà a parcheggio per il personale dirigente e per metà a servizi finanziari ed uffici (sportello bancario, bancomat, ufficio postale). I due piani superiori, cui si accede mediante una rampa rettilinea che fiancheggia l'edificio lungo Via di Vitalone, sono a servizio del personale ospedaliero mentre il terzo piano è quasi interamente occupato da una grande terrazza-giardino pensile su cui sorge un volume chiuso adibito a bar e self-service.
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Il quarto e il quinto piano fuori terra, infine, costituiscono un vero e proprio ponte pedonale di collegamento con l'area ospedaliera, sviluppato su due livelli e finalizzato ad accogliere le funzioni complementari di servizio e accoglienza.
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Il quarto piano comprende aree necessarie alle esigenze di orientamento e controllo (biglietteria, informazioni, attesa); servizi personali (barbiere, parrucchiere ecc.); shopping (alimentari, tabacchi, fioraio, ecc.) e da esso si sale al livello dell'ospedale mediante scale mobili. Il quinto piano è invece destinato a residence-foresteria per i pernottamenti dei congiunti di pazienti provenienti da altre province. Il ponte funge da collegamento tra i parcheggi a valle e l'area ospedaliera posta sulla collina. Cerniera di raccordo tra tutti i livelli è la torre, posta davanti all'edificio concavo, che domina la collina artificiale del parcheggio e contiene i principali percorsi verticali. L'integrazione del nuovo organismo con il paesaggio avviene tramite l'uso del verde e dell'acqua, di cui la zona è, peraltro, molto ricca. Il dialogo tra la collina naturale e quella artificiale dovrebbe essere ulteriormente sottolineato realizzando su entrambi i lati della Via di Vitalone che le separa una parete d'acqua, richiamo abbastanza esplicito alla non lontana Cascata delle Marmore, simbolo della città, e dal muro curvilineo contenente i percorsi verticali che si affaccia verso la strada simulando una spaccatura della collina stessa. In generale, data la complessità dell'intervento, l'edificio segue forme, linee e geometrie estremamente semplici che, proprio per questo, risultano allo stesso tempo estremamente leggere e con un ben preciso carattere. In quest'ottica diventa un elemento di notevole importanza la scala di servizio che taglia la collina artificiale con un segno netto e deciso. I percorsi, il verde e l'acqua sono gli elementi fondamentali su cui si basa l'architettura del progetto, improntata ad una sintesi tra forma e funzione che tenga conto dell'esaltazione di forme geometriche pure e, contemporaneamente, contribuisca a creare una struttura leggera e capace di integrarsi nel paesaggio naturale senza danneggiarlo. I materiali impiegati nel progetto sono principalmente pietra, acciaio e vetro. In particolare, le pareti dell'edificio-parcheggio sono rivestite in pannelli di vetro serigrafato, montati con un semplice sistema, già impiegato nel parcheggio dell'aeroporto di Copenhagen, che consente un'ottima aerazione dei locali. La superficie del vetro ruba il colore del cielo fondendosi con il paesaggio di giorno e crea un effetto suggestivo con le luci artificiali di sera.
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Il Tevere per tutta quella notte, abbonacciò la tumida corrente e a ritroso fluì con tacite acque, così che al pari di tranquillo stagno e di queta palude adeguò l’onde per non opporre alcun contrasto ai remi... Virgilio, Eneide, lib VIII, vv. 127 - 132
Allo scopo di iniziare una riappropriazione del fiume Tevere, si è ideato un percorso lungo i suoi muraglioni utile allo svolgimento di tutte quelle attività motorie, diffuse ed amate dai romani, ma che non trovano idonei spazi per uno svolgimento all’aperto e che in alternativa trovano una misera surrogazione con il grande successo delle palestre. Nell’attesa e con la speranza che i grandi progetti relativi alla navigabilità, sia di tipo commerciale che turistico, possano trovare soluzioni, appare costruttiva anche una proposta minimale che consenta a molti o a tutti i romani di rammentarsi della esistenza del loro grande fiume. L’idea chiave è quella di creare un percorso interno ai muraglioni discendendo al di sotto della sommità di questi con piccole rampe. Ciò consentirà un isolamento se non ideale indubbiamente efficace e relazioni positive. In alto, con le fronde dei secolari alberi, in basso, con lo scorrere delle acque e, in lontananza, con la veduta di panorami unici al mondo, unendo il piacere di una sana attività fisica ed un arricchimento estetico.
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Per iniziare un cammino di recupero del rapporto cittadini-fiume si propone un percorso lungo le sue sponde che ha il pregio, essendo interno alle banchine, di non soffrire per l’aggressione del traffico e dei rumori e che pur a pochi metri di distanza da questi fattori negativi potrebbe esserne esente e ricevere l’apprezzamento di romani e turisti, destando interesse non unicamente per l’attività sportiva, ma invero attraendo una frequentazione legata alle superbe visuali sul fiume stesso e agli incompatibili panorami della opposta sponda.
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Un’azienda internazionale, la ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni S.p.A., nell’intento di diffondere l’utilizzo nell’arredo urbano e nelle città europee dell’acciaio inox, si è dichiarata disponibile, assieme agli ideatori del presente progetto, gli Architetti Paolo Leonelli e Mario Struzzi, a procedere oltre il presente studio, con verifiche di fattibilità e con la eventuale successiva realizzazione di un prototipo campione. Nei limiti della presente idea si prevede che l’opera abbia le seguenti caratteristiche: struttura portante in tubi di acciaio inox, impalcato in rete inox con sovrastante tavolato a falda di nave, parapetti tubolari con tiranti in acciaio inox e vetri di sicurezza. Lungo il percorso si dovrà realizzare una pubblica illuminazione ed un sistema di video sorveglianza. L’acciaio inossidabile è un materiale che per le sue caratteristiche consente un utilizzo esterno di eccezionale garanzia sia statica che estetica senza, nel tempo, costose manutenzioni. La scelta dell’inox consentirà pertanto la proposta di una struttura reticolare estremamente esile e trasparente che ben si relaziona alla cortina in pietra dei muraglioni. Gli altri materiali che costituiranno la passerella sono il vetro e l’impalcato ligneo: il primo ovviamente con la sua modernità e trasparenza risulta il più idoneo per non creare effetti intrusivi, il secondo appare consono ad un ambiente d’acqua e costituirà in sostanza quasi un ponte navale. La soc. ThyssenKrupp nell’intento di diffondere l’uso dell’acciaio inossidabile negli arredi delle nostre città che ne sono pressoché privi, contrariamente alle capitali europee, fornirà un contributo tecnico di rilievo ed assumerà l’onere della costruzione di un tratto campione del manufatto quale verifica del progetto e per presentarlo alla cittadinanza e a tutti gli enti tutori. Siamo certi che la proposta possa venire favorevolmente accolta e che se ne possa poi far seguito con una concreta realizzazione, utile per un nuovo e più civile uso del centro storico e del suo patrimonio da parte dei cittadini.
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Terni - Cascata delle Marmore Un viaggio alla Cascata delle Marmore non poteva mancare come meta del Gran Tour, al pari di rinomate città quali Venezia, Firenze, Roma. La visita aveva come punto di partenza Terni ed avveniva con vetture e guide regolamentate da appositi editti e notificazioni. Il recupero di questo percorso, che tra l’altro coincide in parte con una tappa del Cammino di San Francesco, appare pertanto di grande rilievo e ha valenze sia culturali sia turistiche. Gli elementi naturali: acqua, flora e rocce, sono unici e basta, senza descriverli. Per immaginarne la bellezza i vecchi ternani indicavano il tratto fluviale retrostante lo stadio di Viale B. Brin con il toponimo Capri. Con la pista ciclabile si potrà agevolmente raggiungere la Cascata, sia a piedi che in bicicletta, e godere lungo tutto il percorso, in sede sinistra del fiume, di una splendida ed incontaminata Valle Nerina. Fine essenziale del progetto è, come detto, quello di ripristinare uno storico collegamento 154
tra il centro di Terni P i e la sua Cascata, ma s a questo possono t aggiungersi ulteriori a significativi sviluppi: c l’esecuzione di un i ascensore-montacac richi che consenta il l superamento del dislivello di circa 170 metri tra la quota della Nera e quella a dell’altopiano delle Marmore; superata la difficoltà del dislivello si b aprirebbe un vario ed eccezionale ventaglio di facili percorsi pedonali e il ciclabili lungo le acque e i laghi Velini, con mete di grande rilievo, con il e bacino Piedilucano e la Valle Reatina. T Si segnala inoltre, e per la grande valenr za, un ulteriore coln i legamento con la Rocca Sant’Angelo C dalla quale si ama mira un panorama a s c 360 gradi che cona sente di godere piet namente della vista a totale della conca M Ternana, di quasi a tutta la Valnerina, r delle cime abruzzesi. m o Non ultimo infine il r recupero della cava e di Papigno, accessibile sia da valle che da monte, che potrebbe avere uno sfruttamento unico con la realizzazione di un teatro all’aperto. Paolo Leonelli
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La presenza a Terni per alcuni anni del maestro Carlo Rambaldi è stata una delle grandi occasioni di crescita perduta dalla nostra città. Non è decollato con lui il Videocentro evidentemente per carenza di staff manageriale che avrebbe dovuto affiancare un grande artista e poeta che non è mai stato un imprenditore, ma che, con la sua notorità internazionale, doveva e poteva costituire un immenso plusvalore. Oltre all’attività interna il maestro espresse in quegli anni il grande desiderio di creare nella conca ternana un parco tematico specializzato negli effetti speciali ed ebbe la bontà di coinvolgere il mio studio in un progetto di ricerca e di fattibilità. Si individuò insieme uno splendido territorio, limitrofo al fiume Nera e ai laghi narnesi, uno schema funzionale con relazioni di verifica, una porta di accesso con il grande braccio mobile di King Kong. La solita inerzia, la frammentazione di competenze, la difficoltà di colloquio fra i comuni di Terni e Narni e altro hanno fatto sì che il progetto venisse insabbiato. Paolo Leonelli
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La composizione grafica della prima pagina è opera di Emanuela Ruffinelli Stampa: Tipolitografia Federici - Terni Terni, novembre 2010