.01
haiku
il tetto s’è bruciato — ora posso vedere la luna
nicoletta claudia pellegatta erica gruppo . haiku
avanzo
processo progettuale . pag 7
sottrazione
di forma . pag 11 di contenuto . pag 15
積累 ji lei
upcycling design . pag 21 fill the gap . pag 25
incrocio
sottrarre x valorizzare . pag 31
metafora
haiku . pag 41
strategia
qual è la nostra strategia . pag 45
declinazioni
funzionali e spaziali . pag 49 esperienziali e sensoriali . pag 53 strumenti . pag 57
haiku
dal layout al masterplan . pag 61
brief
il brief del comune di milano . pag 65 metafora + brief = ? . pag 65 cosa significa vedere la luna . pag 66 dall’idea all’idea di spazio . pag 67 la scansione in tre . pag 67 spazio della residenza, ripartenza e respiro . pag 68
layout
bisogni e desideri . pag 71 funzioni, servizi e attivitĂ . pag 72 relazioni spaziali . pag 73 qualitĂ spaziali . pag 74
analisi del contesto
la storia del quartiere . pag 79 i servizi nei dintorni . pag 80 lo sviluppo dei trasporti . pag 81 resoconto e riflessioni . pag 82
focus
funzioni e servizi . pag 85 spazio della residenza . pag 86 spazio della ripartenza . pag 88 spazio del respiro . pag 90
sopralluogo
la storia dell’edificio . pag 95 lo stato di fatto . pag 96 le nostre impressioni . pag 97 poesie: il video racconto . pag 98
masterplan
piano terra . pag 101 primo piano . pag 102 secondo piano . pag 103 terzo piano . pag 104
sitografia e bibliografia
avanzo, ricerca e metafora . pag 107 strategia, declinazioni e strumenti . pag 110
avanzo
definizione avanzo
/a·vàn·zo/ sostantivo maschile 1. Quel che avanza, resto, residuo. In aritmetica, il resto della sottrazione o della divisione. 2. L’eccedenza di componenti positivi su quelli negativi nella determinazione del risultato di gestione nelle aziende. 3. Spostamento in avanti, movimento, atto che indica progresso. Crescita di importanza, superamento di qualcuno in qualcosa.
strategia
sottrazione Prendendo in considerazione la definizione di avanzo abbiamo deciso di approfondire la voce che riguarda il tema della sottrazione, in quanto ci sembrava interessante sia il fatto di considerare un avanzo come risultato di un’operazione di cui poter indagare il punto di partenza, sia il metodo progettuale attraverso cui poter procedere nell’ipotesi di sviluppare un progetto.
積累 ji lei Durante il brainstorming sul tema, grazie alla multiculturalità che caratterizza il nostro gruppo, abbiamo avuto modo di discutere su come l’approccio occidentale al tema dell’avanzo manifesti connotazioni per lo più negative, mentre in oriente si tende a valorizzare lo scarto, visto come una risorsa che contiene al suo interno il senso del più.
metafora incrocio Successivamente a una prima fase di ricerca, ci siamo però resi conto che contrariamente alle nostre aspettative queste due tematiche si intersecavano, formando quindi un altro tipo di approccio progettuale che fosse la combinazione del metodo della sottrazione ma con la finalità di dare valore aggiunto.
Al termine di un’ulteriore indagine abbiamo elaborato la nostra metafora, cercando di sceglierla in modo che comprendesse i punti di contatto tra l’operazione della sottrazione ed il concetto di valorizzare lo scarto, appartenente al tema del ji lei. Tutto questo senza però precluderci la possibilità di considerare, nella loro totalità, le modalità e le finalità delle tre tematiche. Le categorie progettuali, in cui la metafora andrà a sfociare, potranno quindi comprendere input provenienti dai diversi approcci analizzati, selezionabili poi con criterio in un secondo momento, ossia quando ci troveremo a confronto con l’edificio.
Da tali riflessioni è scaturita la strategia progettuale che vorremo applicare. L’obiettivo ultimo è quello di attuare un processo di sottrazione che non sia fine a se stesso ma che miri a conferire un valore aggiunto al progetto. L’azione sottrattiva ci aiuterà ad eliminare le componenti superflue facendoci scoprire suggestioni inaspettate.
declinazioni Abbiamo deciso di declinare la nostra strategia in due modi: la prima comprende un sottrarre per valorizzare a livello funzionale/ spaziale, la seconda a livello esperienziale/sensoriale.
strumenti 7
sottrazione
. di forma
01. arquitectura heterodoxa eduardo chillida 1978
Si tratta di una serie di opere realizzate dallo scultore spagnolo attraverso rigorose e geometriche sottrazioni di materia da blocchi di cemento armato e pietra. Egli è diventato noto per le sue opere monumentali astratte e il suo lavoro è totalmente teso alla definizione di spazio, di vuoto, ricavato dalla sottrazione di materiale. Egli nelle sue sculture crea un luogo estraendo la materia […] mettendo al suo posto lo spazio come suggerisce Renato Bocchi nella relazione Il ventre dell’architettura (spazio e paesaggio).
11
02. north, east, south, west
michael heizer dia art foundation 1967 - 2002 L’artista realizza dei tagli profondi sul pavimento di cemento, una serie di quattro pozzi scavati che generano forme geometriche: due forme cubiche impilate (nord); un cono (sud); una depressione di forma triangolare (ovest); un tronco di cono rovesciato (est). Heizer ha sviluppato il concetto di una scultura al negativo, dove la presenza dell’opera d’arte è resa visibile proprio attraverso la sua materiale assenza. Per l’artista l’opera d’arte è di per sé uno spazio negativo; egli infatti non ha aggiunto ma sottratto.
03. #12
simone cappellanti roma 2016 Si tratta di un orologio costituito da due piani che ruotano su se stessi autonomamente. Gli anelli sono realizzati in due diversi materiali, plexiglass e materiale plastico per due tipi di diametro, 53 e 97 cm. Le lancette dell’orologio sono definite da due linee sottili che, muovendosi, creano un disegno sempre mutevole e in continua evoluzione. La linea nera nel pieno indica le ore, quella bianca nel vuoto i minuti. Assoluta sottrazione che comporta la ricchezza di far scorrere il tempo senza sentirne il peso.
04. albero portacedro
giuseppe penone versailles 2000 - 2003 L’opera dell’artista, esponente dell’arte povera, Giuseppe Penone, fa parte della serie Alberi concepita a partire dal 1969 e successivamente arricchita e modificata. La figura dell’albero lo ha sempre affascinato poiché registra i suoi gesti e la sua struttura dato che, crescendo ad anelli concentrici, conserva nella sua costituzione la memoria del suo vissuto. Nell’opera qui presente, l’artista attua un processo di sottrazione di forma che lo porta, levando materia, a trovare la figura dell’albero originario.
. di contenuto
05. moquette
alberto garutti s.m.a.k. museum belgio 1993 - 1995 L’opera è costituita da numerosi strati di moquette di velluto rosso, ritagliati secondo la sagoma definita dallo spazio vuoto tra gli arredi del soggiorno dell’abitazione dell’artista. Vedo nel vuoto il farsi pieno dell’opera – Il vuoto è anche un’esperienza privata che necessita di un rapporto più vicino, intimo con le cose. L’uso della moquette, materiale in grado di assorbire il segno di un vissuto, permette all’opera di rimanere sospesa tra la restituzione analitica di uno spazio e il racconto personale di un luogo.
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06. alfabeto sintetico
bruno munari Bruno Munari disegna un alfabeto dove le singole lettere sono ridotte all’essenziale ma tale per cui gli spazi vuoti non impediscono alla mente di ricostruirne la forma completa. Possiamo meglio comprendere il suo modus operandi dalla seguente citazione, tratta da un suo verbale scritto: Complicare è facile, semplificare è difficile. (...) Togliere invece che aggiungere potrebbe essere la regola anche per la comunicazione visiva; vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità.
07. metafore
ettore sottsass 1972 - 1979 Metafore è un insieme di installazioni costruite e fotografate da Ettore Sottsass con lo scopo di mettere in discussione l’architettura e il design; ogni foto è accompagnata da una frase che affronta questo tema in modo tagliente e non banale. Il loro contenuto emotivo è espresso da un vuoto: l’architettura si riduce a un contorno fragile, essenziale, alla massima sottrazione, a una scarnificazione concettuale estrema ma che racchiude al suo interno il significato più profondo dell’architettura stessa.
08. dogville
regia di lars von trier 2003 Dogville è un film del 2003 diretto da Lars von Trier; è stato preso come caso studio per la sua particolare e interessante ambientazione: non sono stati costruiti normali set cinematografici, ma tutto il film è stato girato in luoghi caratterizzati semplicemente dalla pianta degli ambienti disegnata sul pavimento e da pochi elementi verticali. Ci è sembrato interessante poiché, anche senza la presenza fisica di muri ed elementi portanti, la sensazione è quella di stare all’interno di un vero e proprio edificio.
積累 ji lei
. upcycling design
01. aesop grand central kiosk jeremy barbour new york 2011
Il brand di skincare australiano Aesop decide di presentarsi in America, ed in particolare alla città di New York, attraverso l’installazione di un chiosco nel Grand Central Terminal, che fungesse da saluto personale ai pendolari ogni mattina e sera. Il chiosco è costituito da 1800 vecchi giornali del New York Times strappati, impilati e legati in una cornice di legno, poi sormontati da fogli di alluminio verniciato a polvere. I giornali liberamente appesi al di sopra degli espositori invece formano invece un sorta di baldacchino.
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02. sella
achille e pier giacomo castiglioni 1957 Prendendo spunto dalla corrente del ready made di matrice duchampiana, i fratelli Castiglioni progettano Sella, uno sgabello per telefono, anche definito come seduta sempre in piedi, realizzata con elementi industriali. La seduta è composta da una sella di bicicletta in cuoio nero fissata tramite un morsetto a leva ad un asta in acciaio verniciato rosa. L’intento è quello di interessarsi agli oggetti del quotidiano, presi dalla produzione comune industriale o artigianale, ricontestualizzandoli e rifunzionalizzandoli.
03. pop pendant light
mauricio affonso 2010 La caratteristica interessante di questa lampada è l’inusuale materiale utilizzato dal designer Mauricio Affonso: linguette di lattina. POP Pendant Light è ispirata dall’idea di trasformare e stravolgere completamente la funzione di un oggetto con un ciclo di vita piuttosto breve, considerato un avanzo e sicuramente un qualcosa di non interessante e a cui di solito non prestiamo nemmeno molta attenzione. Il prodotto risulta quindi essere, oltre che esteticamente accattivante, anche sostenibile.
04. upcycling pavilion
bnkr città del messico 2012 L’Upcycling Pavilion, sponsorizzato dalla multinazionale Coca Cola, è stato presentato dallo studio BNKR nell’ottobre del 2012 all’Expo CIHAC, una delle più grandi mostre d’architettura dell’America Latina i cui padiglioni ogni anno finiscono per essere distrutti e gettati. In contrapposizione a questo atteggiamento il padiglione in questione è stato progettato quasi interamente a costo zero, essendo costituito esclusivamente da materiali recuperati ovvero da casse di soda impilate le une sopra le altre.
. fill the gap
05. kintsugi kintsukuroi tecnica tradizionale giapponese
Perfezionare l’imperfezione: così si potrebbe riassumere l’arte del kintsugi, o del kintsukuroi, che letteralmente significa riparare con l’oro. Questa pratica giapponese consiste nella riparazione di oggetti rotti, generalmente in ceramica, usando oro o metalli preziosi per saldarne insieme i frammenti, che altrimenti andrebbero scartati. La pratica nasce dall’idea che dall’imperfezione, da una ferita o dagli avanzi stessi possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore.
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06. dispatch work
jan vormann parigi 2014 Jan Vormann, artista Berlinese, ha dato inizio negli ultimi anni ad una vera e propria rivoluzione: riparare le crepe degli edifici danneggiati con i mattoncini dei Lego. La tecnica, riconosciuta a livello internazionale con il nome di Dispatchwork e diffusa in tutto il mondo, ha come scopo quello di rendere contemporanei alcuni vecchi edifici. Questi vengono scelti dell’artista in considerazione della loro importanza storica, in modo da attirare l’attenzione dell’osservatore sul passato e su quello che può insegnare.
07. nid de poule
juliana santacruz herre parigi 2009 L’artista ha decorato le crepe e le imperfezioni delle strade parigine utilizzando fili di lana e cotone intrecciati. In questo modo l’asfalto diviene la tela del suo progetto. La soluzione artistica proposta da Herrera crea un forte impatto visivo: i pezzi di stoffa colorati, spesso combinati e accostati per effetti cromatici, saltano immediatamente all’occhio e contrastano con il grigiore del contesto urbano. Si tratta, quindi, di un modo per riparare le buche che deturpano le strade e al tempo stesso ottenere il risultato di evidenziarle.
08. bodies in urban spaces cie. willi dorner
Bodies in urban spaces è un intervento temporaneo volto a individuare spazi urbani solitamente ignorati o vissuti distrattamente e provocare gli osservatori che vi passano accanto. I passanti sono invitati a stabilire un rapporto piÚ forte con il loro quartiere e la loro città : gli interventi sono temporanei e non lasciano nessuna traccia, ma si imprimono indelebilmente nella memoria dell’osservatore permettendogli di percepire lo stesso spazio in un modo nuovo e diverso.
incrocio
. sottrarre x valorizzare
01. la voce che si spense soggetto: carmelo bene 2003
La sottrazione è un procedimento interdisciplinare usato anche nel teatro, come dimostra l’affermazione che segue di Elisabetta Sgarbi sull’attore Carmelo Bene, tratta dal documentario La voce che si spense: Quello che colpisce è proprio questo svuotamento totale, questo procedere per sottrazione, che in realtà, togliendo struttura, così come ha fatto con il teatro, togliendo il linguaggio e abbandonandosi al suono della parola, scarnifica a tal punto [da lasciare] in scena e quindi anche sulla pagina il tutto.
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02. sottrazione
carlo sperduti gorilla sapiens edizioni 2016 Carlo Sperduti mette in evidenza come l’efficacia del racconto di narrativa non sia direttamente proporzionale alla sua lunghezza, ma esattamente il contrario. Infatti, più aumenta la concentrazione di informazioni, più il testo risulterà denso di significati. In quarta copertina scrive: […] Questi 34 racconti, disposti in ordine decrescente di lunghezza, esprimono le infinite possibilità della narrativa breve e brevissima, a dimostrazione empirica del fatto che scrivere per sottrazione è una moltiplicazione.
03. le leggi della semplicità
john maeda bruno mondadori 2006 John Maeda, graphic designer e teorico informatico, condensa in questo piccolo libro le dieci leggi che definiscono la semplicità, riassumibili in questa regola: Semplicità significa sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo; in un delicato equilibrio tra le due domande fondamentali: Quanto puoi renderlo semplice? Quanto deve essere complesso? Attenzione quindi: semplicità non è appiattimento! Se sottrarre senza perdere niente di essenziale non è banale, saper aggiungere valore lo è ancora meno.
04. libro cancellato
per dirgli
emilio isgrò museo del ‘900 1964 Emilio Isgrò, con le sue cancellature, di cui Libro Cancellato è solo uno dei numerosissimi esempi, si poneva l’obiettivo di dare una nuova identità al preesistente, andando ad agire su oggetti pieni di contenuti quali libri, giornali ed enciclopedie che ha alterato e modificato praticando la tecnica della cancellazione. Con abili interventi grafici, di volta in volta sparizioni, ritrovamenti, negazioni, censure e spostamenti assumeranno aspetti differenti, caricandosi di messaggi e significati sempre diversi.
questa parola
05. house h
sou fujimoto tokyo giappone 2008 Si tratta di un edificio multipiano paragonato a una grande pianta nella foresta. È costituita da rami-ambienti, dove staremangiare-dormire, collegati tra loro da scale e visuali incrociate. Le stanze si tuffano l’una nell’altra lasciandosi attraversare dalla luce naturale, il tutto in un dinamico percorso verticale. L’uso di materiali artificiali e ordine geometrico, la successione di vuoti in connettività genera un maggior campo di relazioni e fornisce la possibilità di esplorare e interpretare liberamente gli spazi.
06. church of light tadao ando ibaraki, osaka giappone 1989
La chiesa si presenta come uno spazio mistico delineato dalle caratteristiche tipiche dell’architettura di Tadao Ando: il silenzio, la nuda geometria della forma prismatica, la luce che penetra dal taglio cruciforme sulla parete dietro l’altare, verso il quale si è accompagnati lentamente dalla lieve pendenza del pavimento. L’architettura consiste in un semplice volume prismatico, tagliato da un muro inclinato di 15° che si ferma a 18 cm dall’intradosso della copertura, facendo penetrare all’interno una lama di luce.
metafora
“
Per proporsi in modo semplice nello spazio occorre beninteso usare elementi semplici, cioè pochi mezzi. Ma ciò non vuol dire che l’architettura in questione sia semplice, tutt’altro. Quello che desidero è di ottenere una struttura complessa, che trovi però una sorta di semplicità attraverso la purezza, la nobiltà, lo spazio. Spero di riuscirci. Lei conosce quei poemetti giapponesi che si chiamano haiku? Un haiku è composto di 5, 7 e 5 more che formano la ricchezza poetica. È questo stesso spirito che cerco di valorizzare nella mia architettura: è nella semplicità che dobbiamo cercare la profondità, la pienezza.
“
Tadao Ando, Resistere il caos. Un colloquio con Tadao Ando, in Casabella n. 555, marzo 1989 (p. 30)
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cos’è un haiku L’haiku è un componimento poetico nato in Giappone nel XVII secolo, composto da tre versi per complessive diciassette more, secondo lo schema 5/7/5. L’haiku è una poesia dai toni semplici, senza alcun titolo, che elimina fronzoli lessicali, traendo la sua forza dalle suggestioni della natura nelle diverse stagioni (infatti il cuore del componimento è il kigo, ovvero un riferimento stagionale). Il soggetto dell’haiku è spesso una scena rapida ed intensa che descrive la natura e ne cristallizza dei particolari nell’attimo presente. In ogni haiku è presente un kireji, ossia una cesura (indicata con un trattino o un segno di punteggiatura) con la funzione di segnalare al lettore un capovolgimento di significato.
haiku come metafora di progetto La scarnificazione e l’essenzialità densa di significato dell’haiku sono gli obiettivi che ci siamo posti per il nostro progetto: questo termine dunque riassume efficacemente ciò a cui stiamo ambendo, ovvero a una sottrazione progettuale per ottenere il massimo valore.
il tetto s’e’ bruciato ora posso vedere la luna Abbiamo scelto questo componimento di Mizuta Masahide come esempio esplicativo del progetto poiché secondo noi riesce ad incarnare alla perfezione lo spirito e l’intento del nostro ragionamento progettuale e della strategia che adotteremo.
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strategia
qual è la nostra strategia A partire dal ragionamento sul termine avanzo e in seguito all’ideazione della nostra metafora, ci siamo interrogati su quale possibile strategia progettuale potesse scaturirne e che potesse inglobare naturalmente tutte le nostre idee. E’ venuto quasi automatico e spontaneo pensare al sottrarre per valorizzare, pensiero intrinseco all’idea stessa di haiku: nel componimento poetico infatti, l’obiettivo è raggiungere il massimo significato possibile tramite l’essenzialità e la scarnificazione dei versi. Da questo siamo partiti per delineare la nostra strategia progettuale, la quale ha a sua volta l’obiettivo di ottenere il massimo dal minimo, di raggiungere il valore massimo delle cose attraverso una sensata sottrazione progettuale.
possibili riscontri progettuali Successivamente, abbiamo voluto fare un controllo preliminare della strategia pensando a quali potessero essere le modalità di restituzione della stessa a livello pratico progettuale. Per esempio, si potrebbe intervenire il meno possibile, con modifiche minime e solo strettamente necessarie, effimere e leggere, evitando così il superfluo e cercando di evidenziare e valorizzare gli aspetti già presenti all’interno dell’eventuale edificio. Dopo questo primo brainstorming sull’argomento, abbiamo individuato, tramite la ricerca di casi studio, due possibili declinazioni della nostra strategia che ci sono sembrate interessanti per il nostro progetto: chi sottrae per valorizzare a livello funzionale/spaziale e chi lo fa a livello esperienziale/ sensoriale.
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declinazioni
. funzionali e spaziali
01. garden and house
ryue nishizawa tokyo, giappone 2011 Abbiamo considerato questa architettura un caso studio interessante proprio per le soluzioni progettuali messe in atto da Ryue Nishizawa: la strategia progettuale consiste in una sottrazione di materia, ben visibile nella totale assenza di pareti tradizionali, a favore, invece, dell’ utilizzo di divisori trasparenti che permettono all’edificio di ricevere la luce di cui necessita per il vivere degli abitanti senza però rinunciare al bisogno di privacy ottenuto tramite tende e fioriere che allo stesso tempo definiscono il confine tra interno ed esterno.
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02. abitacolo
bruno munari 1971 L’ Abitacolo di Bruno Munari incarna a pieno il principio del minimo che da il massimo. Realizzato con l’idea di disegnare un nuovo spazio per i ragazzi, raggiunse l’intento di permettere loro di lasciare tutto in uno stato di ordinato disordine per sentirsi protetti dai giochi, dai libri e dagli oggetti familiari. È costituito da un telaio in acciaio elettrosaldato, corredato da un letto e accessori vari in materiali diversi. [...] E poiché è una struttura, è pure facilmente smontabile, pronta ad assumere una nuova veste, correndo dietro. L’habitat diventa l’ambiente adattabile alla personalità dell’abitante.
03. 11, rue larrey
marchel duchamp 1927 La porta di Duchamp presente nella sua abitazione a Parigi ci è sembrato un valido esempio nel quale, attuando un processo di sottrazione, si ottiene un vantaggio funzionale e spaziale. Per rendere lo spazio vivibile a lui e a sua moglie, Duchamp ha deciso di montare una sola porta in un punto strategico: tra l’atelier, il soggiorno e il bagno. Il risultato è che la porta è sempre aperta e sempre chiusa, visto che è incardinata tra due stanze. Riesce a risolvere, in maniera alternativa e inusuale, un problema di gestione dello spazio, ottenendo un risparmio sia economico che materiale.
04. window nendo 2015
Il tavolo Window di Nendo, realizzato per Glas Italia, è emblematico poiché il valore aggiunto emerge per mezzo della sottrazione di pieni e vuoti. Il tavolo infatti è costituito da una scatola di vetro all’interno della quale sono state inserite 4 lastre, dello stesso materiale, con fori quadrati. Il posizionamento dei fori è spostato leggermente di un layer alla volta e il fondo dell’interno è uno specchio, cosi da creare un modello in cui la sovrapposizione dei fori è periodica. In questo oggetto, gli oggetti inseriti all’interno delle aperture ribaltano la prospettiva permettendo di leggere i vuoti come pieni e viceversa.
. esperienziali e sensoriali
05. skylight
james turrell 1983 - 2011 James Turrell è un artista che considera il cielo come il suo studio e la luce un mezzo di sperimentazione. Realizza quindi una serie chiamata Skylight durante la quale sottrae delle porzioni di soffitto all’interno di diversi edifici così da creare punti di contatto tra lo spettatore e la parte di cielo a loro visibile. Il valore aggiunto di questo progetto risiede nell’esperienza, estremamente personale, che ogni fruitore può vivere. In Skylight ogni visitatore non osserva solo il cielo in quanto tale, ma la propria percezione del cielo. L’obiettivo ultimo è di creare un’esperienza di pensiero senza parole.
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06. light
massimo uberti 2014 L’artista crea un ambiente effimero, come svuotato, la cui essenza è segnata esclusivamente dal wireframe di luce. La luce è infatti la cifra stilistica dei lavori di Uberti. Attraverso i neon, l’artista crea elementi domestici o installazioni inseriti all’interno di sedi espositive e spazi pubblici. Il tubo luminoso al neon è il segno potente con cui l’artista traccia nello spazio architetture di luce. Spazi sottratti alla loro fisicità divengono luoghi fluidi irreali. In linea con la nostra strategia, il nucleo della filosofia di Uberti è il processo di riduzione: i suoi sforzi sono quasi sempre diretti a ridurre le opere alla loro essenza.
07. solar kitchen martì guixè 1997
Proposta durante la Milano Design Week del 2011, la Solar Kitchen di Martì Guixè, sponsorizzata dal brand di birra finlandese Lapin Kulta, si presenta come un progetto di una cucina innovativa, realizzata all’aperto, nella quale i cibi vengono cotti per mezzo dell’energia solare. Ai commensali è richiesto un atteggiamento flessibile. La Solar Kitchen, pur essendo priva di limiti murari, mediante un segno grafico 2D posto sul pavimento, dà ai fruitori la sensazione di un luogo chiuso tradizionale tanto che essi sentano la necessità di uscire fuori dai confini del riquadro per svolgere attività vietate al chiuso come fumare.
08. water glass kengo kuma 1995
La trasparenza diviene un punto focale nella Water Glass di Kengo Kuma. L’architetto si focalizza su essenziali geometrie per dare vita ad un’architettura povera di segni, ma tutta incentrata sulle relazioni con la luce, le forme dello spazio, la natura e l’ambiente. Gli elementi naturali fanno da protagonisti: l’acqua dell’Oceano Pacifico costituisce l’elemento che rende mutevole il pavimento poiché costituito da una lastra di vetro che rende visibile il sottostante. Le divisioni tra interno ed esterno sono trasparenti così che sono i colori del cielo e del mare a conferire matericità all’ambiente.
. strumenti 01. partizioni effimere L’architetto Nishizawa, attraverso la sottrazione e quindi l’assenza di muri perimetrali, ha optato per l’uso di partizioni effimere (tende, vetri, ecc.) per poter valorizzare l’architettura.
02. elemento d’arredo Munari, con il suo abitacolo, opera una sottrazione a livello funzionale attraverso la struttura stessa dell’elemento d’arredo, scarnificata all’essenza per raggiungere la massima funzionalità.
03. fori e bucature Ciò che permette a Nendo di raggiungere l’obiettivo di ribaltare la prospettiva e quindi giocare sul concetto di pieni e vuoti sono i fori praticati sui layer di vetro che creano l’elemento d’arredo.
04. infisso Lo strumento che permette a Duchamp di risolvere la distribuzione dei tre spazi di atelier, bagno e soggiorno all’interno della sua abitazione a Parigi è l’infisso stesso, l’uso di una sola porta.
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05. bucatura James Turrell effettua attraverso queste opere una sottrazione di materia, di porzioni fisiche di solaio; tramite queste bucature riesce dunque a raggiungere il suo obiettivo progettuale.
06. wireframe di luce Lo strumento utilizzato da Massimo Uberti per creare queste installazioni è un tubo di neon bianco che crea, attraverso la sua piegatura, un vero e proprio wireframe di luce.
07. segno grafico In questo caso studio, la sottrazione delle partizioni verticali murarie e la creazione di questa installazione sono ottenute tramite l’uso di segni grafici, delimitazioni bidimensionali a pavimento.
08. volume vetrato Kengo Kuma, per poter raggiungere il suo obiettivo di rendere protagonista la natura, effettua un processo di sottrazione tramite l’uso del vetro per creare la scatola architettonica.
haiku
layout
? bisogni
Bisogni di prima necessità comuni a tutti e desideri come sentirsi accolti, protetti, supportati ci hanno indotto a stilare tre funzioni principali: lo spazio residenziale, lo spazio del respiro e lo spazio della ripartenza. Il primo, concepito come uno spazio personalizzabile, si integra in alcuni punti con il secondo che vuole essere uno spazio di sollievo, mentre l’ultimo si pone l’obiettivo di essere una fonte di ripartenza dallo stato di “avanzo”.
brief Il Comune di Milano ci ha segnalato l’esigenza di realizzare delle residenze temporanee per tutte quelle persone che a seguito di situazioni più o meno problematiche e spiacevoli necessitano di un tetto sotto cui alloggiare.
desideri funzioni relazioni spaziali qualità spaziali
analisi del contesto L’edificio di via Pianell si trova in una zona periferica della città di Milano, raggiungibile tramita la linea lilla della metropolitana. Un tempo vecchia area industriale, oggi la zona è abitata in gran parte da un target medio-alto. Scarseggiano inoltre aree commerciali che soddisfano beni di prima necessità.
focus Successivamente abbiamo approfondito le tre funzioni elaborate integrandole con la ricerca e l’analisi del contesto di riferimento.
sopralluogo Dal sopralluogo effettuato abbiamo scoperto uno stato di degrado avanzato che tuttavia non preclude elementi suggestivi e ricchi di potenziale.
masterplan I ragionamenti elaborati ci hanno portato alla realizzazione del masterplan. I due cortili presenti insieme alla terrazza all’ultimo piano e agli spazi di distribuzione sono stati destinati ad aree del respiro legati al tema haiku, più o meno interattivi in base al luogo in cui sono posti. Questi spazi comunicano con le aree adibite alle residenze, differenziate in tre tipologie differenti in base al tempo di permaneza degli abitanti, da un minimo di una settimana ad un massimo di sei mesi. Il volume basso presente nel primo cortile è destinato invece agli spazi di ripartenza che integrano servizi utili al rilancio sia del quartiere che degli abitanti.
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brief
il brief del comune di milano Durante l’incontro con il comune di Milano sono emersi alcuni bisogni di cui tener conto nella progettazione dell’edificio in via Pianell. Uno di questi, e sicuramente il più rilevante, è la necessità di offrire un alloggio momentaneo a tutti quei nuclei, familiari e non, bisognosi di un luogo dove poter vivere per un breve tempo definito e a condizioni economiche estremamente vantaggiose, dettate dall’impossibilità di permettersi residenze di più comune natura, quali alberghi e appartamenti in affitto. In secondo luogo, la richiesta è stata quella di progettare un luogo che potesse essere punto di riferimento per il quartiere, sia a livello funzionale sia a livello della qualità e della natura dei possibili servizi offerti.
metafora + brief = ? Abbiamo unito quindi le necessità riscontrate nel dialogo con il comune di Milano con la nostra metafora di riferimento, Haiku, cercando di integrare in maniera costruttiva le richieste nel nostro progetto. L’idea fondamentale è quella di rimanere fedeli alla divisione del componimento poetico in tre versi ed essere in grado, come nel nostro haiku di riferimento, di capovolgere il senso iniziale di ineluttabile negatività in un respiro dall’orizzonte estremamente positivo e confortante. Chiunque si trovi ad aver bisogno di abitare il nostro spazio è vittima, più o meno ferita, di un metaforico incendio e necessita di un luogo dove poter respirare e rimettersi in piedi, bisogni a cui noi abbiamo cercato di rispondere.
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il tetto s’e’ bruciato ora posso vedere la luna Abbiamo ricondotto il primo verso del nostro haiku di riferimento alla condizione in cui si ritrovano i futuri fruitori del nostro spazio: metaforicamente, a loro si è bruciato il tetto. Il nostro intento è quello di, attraverso l’edificio, riuscire a far comprendere loro che dalle esperienze più tragiche e problematiche si può ancora ripartire, si può ancora vedere la luna.
cosa significa vedere la luna? Secondo la nostra ottica, lo stato d’animo di chi si trova a vedere la luna è serenità, tranquillità, pace, armonia. Tutte queste sono sensazioni che i fruitori del nostro spazio non provano, nella migliore delle ipotesi, da giorni ed è nostro preciso intento concedergli l’opportunità di sperimentarle nella loro permanenza in via Pianell. La tranquillità e la serenità scaturiscono non dall’ignorare i propri problemi, nascondendoli alla vista, ma dal prendervi conscenza, accettarli e guardare oltre con speranza, senza però dimenticarseli ma ricavandone esperienza. La residenza in via Pianell mira ad essere un punto di soggiorno momentaneo dove poter riordinare il proprio orizzonte e ripartire con serenità.
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dall’idea all’idea di spazio Tutto questo si traduce concretamente nella realizzazione di un edificio avente spazi di natura differente a seconda dello scopo, e di cui solamente uno adibito agli alloggi temporanei. Crediamo fermamente che la possibilità di tornare a vedere la luna non passi solo per una mera residenza qualitativamente confortevole, ma anzi per un’esperienza lavorativa, di riposo e anche sensoriale: in altre parole, totale. La nostra idea di totalità passa certamente dal cercare di adattare il più possibile la nostra metafora e tutte le suggestioni che essa ci suggerisce agli spazi del nostro edificio, dal contatto con la natura, alla vena magica e poetica dell’haiku stesso, cercando di farne trasparire tutte le sfumature.
la scansione in tre Ogni haiku è composto da diciassette more (unità fonologiche che determinano la quantità di una sillaba) divise in tre versi, rispettivamente in cinque, sette e cinque more. Abbiamo quindi deciso di suddividere il nostro progetto esattamente in tre tipologie di spazio principali, che ricoprono i tre aspetti che abbiamo riscontrato e ritenuto come fondamentali nella progettazione del nostro edificio per raggiungere l’intento che ci eravamo prefissati, ovvero una dimensione abitativa, una dimensione di riscatto e una dimensione di benessere personale. Ecco quindi che la divisione in tre versi dell’haiku si traduce nella caratterizzazione dei nostri tre spazi principali: lo spazio della residenza, lo spazio della ripartenza e lo spazio del respiro.
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spazio della residenza Lo spazio della residenza è, come suggerisce il nome, il luogo della permanenza, dello stare. I bisogni primari dell’abitare, ovvero dormire, cucinare, mangiare, riposarsi, trovano risposta in questo ambiente, il punto prettamente privato della struttura, caratterizzato comunque da leggerezza, temporaneità effimera e personalizzazione.
spazio della ripartenza Lo spazio della ripartenza nasce con l’intento di permettere agli utenti e ai residenti di riscattarsi, socialmente ed economicamente. È uno spazio sia pubblico che privato che comprende degli esercizi commerciali di natura primaria, offrendo un nuovo punto di riferimento solido sia per il quartiere in cui è situato l’edificio, sia per i suoi abitanti.
spazio del respiro Lo spazio del respiro è lo spazio più effimero e allo stesso tempo più affascinante di questa struttura, ciò che la caratterizza. È il luogo dove il corpo e la mente trovano riposo, pace, dove prendersi una pausa dal rumore del mondo per concedersi un momento di silenzio, dove cercare di lasciarsi alle spalle i problemi del momento per trovare una soluzione positiva.
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layout
bisogni e desideri La precedente divisione dei tre spazi principali è stata la conseguenza dell’analisi dei bisogni e dei desideri di coloro che usufruiranno del nostro edificio. La divisione tra gli uni e gli altri è stata apportata in quanto i primi fanno parte del primo livello di necessità a cui bisogna rispondere progettando un’architettura residenziale (dormire, mangiare..). La seconda categoria dei desideri raccoglie appunto tutte le aspirazioni di secondo livello che si ripongono in un luogo che risponde ai bisogni primari. Queste seconde aspirazioni sono state di grande aiuto per la definizione e la progettazione degli spazi non abitativi e in particolare per la determinazione della loro resa spaziale e concreta.
dormire
sentirsi al sicuro
ripartire
bisogni desideri
lavarsi mangiare
sentirsi accolti imparare
cambiare prospettiva
respirare
riordinare
confortare condividere 69
funzioni, servizi e attività Abbiamo cercato astrattamente di immaginarci funzioni e attività possibili all’interno del nostro spazio: l’intento è stato quello di creare dei luoghi che potessero fornire dei servizi utili al riscatto dell’edificio stesso dalla posizione di avanzo e alla ripartenza anche del quartiere nella sua totalità, offrendo quindi funzioni che potessero integrarsi al meglio nella comunità, cercando di colmare le lacune presenti, donando nuova vita e nuovo volto alla zona. Oltre alla funzione abitativa, abbiamo pensato di integrare dei servizi come negozi o attività, non presenti nei dintorni del quartiere, che potessero quindi soddisfarne i bisogni e le esigenze. La definizione di queste funzioni è avvenuta nello specifico solamente in seguito a un’analisi approfondita del luogo.
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relazioni spaziali Il diagramma qui sopra mostra uno schema delle principali relazioni che intercorrono tra i tre ambienti: residenza, ripartenza e respiro. Gli ingressi sono separati, in modo che il primo sia riservato solamente agli utenti della struttura, distribuendo cosÏ il flusso nei tre macro spazi principali, che comunicano e interagiscono tra loro. Il secondo ingresso è invece pubblico e quindi connesso solamente agli spazi della ripartenza e del respiro, lasciando naturalmente alla residenza un connotato prettamente privato. Inoltre, all’interno degli spazi della residenza sono innestati all’interno alcuni piccoli spazi del respiro, sotto forma di minuti nuclei privati, usufruibili solamente dai residenti del nostro edificio.
ingresso privato
ingresso pubblico 71
qualità spaziali - residenza
essenziale
residenza privato
ospitale
accessibile
versatile
confortevole
72
condiviso
familiare
lineare funzionale
personalizzabile
Con un primo brainstorming, abbiamo raccolto le keywords inerenti al primo dei tre spazi, lo spazio della residenza. Ciò che ne è scaturito, è che vogliamo che questo spazio sia familiare e accogliente, ma anche funzionale, versatile e condiviso. La personalizzazione e l’ospitalità saranno due tratti caratteristici del luogo della permanenza, che sarà quindi di tipo prettamente privato, riservato ai residenti della struttura. Accessibile e lineare, lo spazio della residenza deve avere come punto di forza la confortevolezza.
qualitĂ spaziali - ripartenza
vario
interpersonale relazionale
Successivamente, ci siamo interrogati su come vorremmo fosse lo spazio della ripartenza, il secondo spazio caratteristico del nostro progetto. Ci immaginiamo uno spazio di tipo open space, che possa variare con la temporalitĂ o con il cambio dei residenti della struttura. Per cui, deve assolutamente favorire le relazioni interpersonali, sia tra i residenti, sia tra residenti e abitanti esterni del quartiere, per permettere una visione integrata e complementare e dare cosĂŹ modo alla struttura di, appunto, ripartire.
open space
integrativo
complementare
ripartenza 73
qualità spaziali - respiro Il terzo e ultimo spazio caratteristico della struttura, lo spazio del respiro, sarà un ambiente tranquillo e distensivo, aperto e libero, mutevole e quieto. In questi spazi il fruitore deve poter rilassarsi, per cui il luogo del respiro sarà etereo, ordinato e luminoso, per favorire e offrire la possibilità ai residenti di staccare la spina dalla vita quotidiana e cercare di non pensare ai problemi che li affliggono. Vorremmo che la sensazione entrando in questi spazio sia proprio di distensione e di immersione: lo spazio del respiro per noi, assume tutti questi connotati.
effimero
sospeso
etereo
tranquillo
trasparente suggestivo
distensivo aperto
ordinato
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poetico
luminoso
respiro
mutevole
libero
rilassante
quieto
calmo
analisi del contesto
la storia del quartiere Annessa al comune di Milano dal 1841, l’area di Bicocca prende il nome dall’omonima residenza estiva degli Arcimboldi, la nobile famiglia parmense. Rimane zona di campagna fino agli inizi del ‘900 quando a seguito di una fortissima espansione edilizia, principalmente dovuta all’ampliamento della fabbrica Pirelli, viene trasformata in area industriale. Il quartiere tuttavia subisce un’improvvisa deindustrializzazione negli anni ‘70, che segna in maniera drammatica e apparentemente irreversibile il suo aspetto, distruggendo quasi completamente i progetti della zona. Dal 1991, soprattutto grazie all’inaugurazione del campus universitario, l’area sta conoscendo una forte riqualifica.
we are here!
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i servizi nei dintorni La nostra struttura è situata all’incrocio tra via Pianell e via Ugolini, in una zona adiacente al trafficato viale Sarca e al viale Fulvio Testi ma alla realtà dei fatti piuttosto sfornita e povera di servizi. Gli unici esercizi commerciali sono dislocati nei dintorni dei viali principali e, tralasciando le due scuole, una secondaria e un Istituto Comprensivo Statale, si trattano di qualche bar di poca rilevanza. Da un’osservazione e un’attenta analisi effettuata tramite un sopralluogo dell’area si è potuto constatare chiaramente che non sono presenti nelle prossime vicinanze esercizi che garantiscano beni di prima necessità a meno di affidarsi a ipermercati non raggiungibili a piedi, ma soltanto con mezzi personali o trasporti pubblici.
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lo sviluppo dei trasporti Sempre attraverso il sopralluogo del quartiere e una ricerca incrociata su internet, abbiamo analizzato i collegamenti e lo sviluppo della rete dei trasporti nei dintorni del nostro edificio di Via Pianell, per verificare come il quartiere fosse collegato con la città. I principali servizi di trasporto che abbiamo notato sono dislocati nelle aree accanto a viale Fulvio Testi, la strada principale, come la fermata della metro lilla M5 Ca’ Granda, la linea tramviaria 7 e la linea 31. Su viale Sarca sono presenti le linee autobus 728, 87 e 86, di cui vi è una fermata anche in via Pianell, di fronte all’edificio da progettare. Tuttavia, sono presenti nei dintorni alcune banchine un tempo adibite a pensiline per l’attesa di autobus o tram, ora inutilizzate poiché fuori servizio.
728 728
86
31 87
we are here!
7 86
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resoconto e riflessioni In conclusione, l’edificio di via Pianell, pur essendo situato in un’area raggiunta da numerose linee di trasporto, anche se marginali, quindi mediamente collegato con il resto della città , risulta tuttavia non ben fornito di servizi, sia primari (come beni di primo consumo) sia secondari (come locali di svago e punti di ritrovo). Riteniamo quindi che organizzare servizi che rispondano a questi bisogni debba diventare il nostro intento principale: creare un ambiente che possa fornire al quartiere e alle persone che lo abitano i servizi mancanti di cui sentono il bisogno, che abbiamo raccolto anche attraverso delle interviste fatte agli abitanti del quartiere, in modo da far ripartire e rinascere sia l’edificio stesso sia il quartiere.
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focus
analisi del contesto + metafora = ? La precedente analisi del contesto è stata fondamentale per definire formalmente e spazialmente le nostre tre tipologie di spazio. Se lo spazio della residenza risponde in maniera semplice a bisogni e a esigenze primarie più basilari dell’abitare, come mangiare e dormire, la profondità del progetto è da ricercare nei restanti due spazi che dettano la cifra e la qualità generale della struttura. L’analisi del contesto, dei trasporti e dei servizi, è stata quindi di vitale importanza per poter definire meglio le funzioni e i servizi che potessero essere offerti dall’edificio, senza ovviamente perdere di vista la cifra stilistica e poetica che la nostra metafora continua sempre a suggerirci, cercando di rendere particolare e interessante l’edificio stesso.
spazio della
residenza spazio della
ripartenza spazio del
respiro 83
spazio della residenza Lo spazio della residenza risponde ai principali bisogni primari dell’abitare, quali ad esempio domire, lavarsi, mangiare. Gli spazi della residenza sono differenziati in tre categorie secondo il grado di permanenza dell’ospite. Per poter attuare una progettazione il piÚ possibile precisa e puntuale abbiamo immaginato varie tipologie di utenza, differenti tra loro per natura e numero e abbiamo schematizzato una possibile divisione dei nostri spazi, ricavandone il diagramma sottostante. Gli spazi sono quindi stati divisi per tempo richiesto: 0-1 mese, 2-5 mesi, 6+ mesi; saranno progettati per garantire funzioni e comfort adeguati alla permanenza e al target da soddisfare.
single
single con figlio/i
coppia coppia con anziani disabili figlio/i
lavoro?
( ) 84
[ ]
{ }
spazio della ripartenza Lo spazio della ripartenza è stato progettato per poter offrire una possibilità concreta di riscatto sia agli utenti della struttura che al quartiere stesso. Nello specifico si tratta di cinque luoghi di commercio dove sia i residenti che gli esterni possono lavorare e ottenere rispettivamente agevolazioni per la permanenza nella struttura e stipendio da regolare contratto. Ci sembrava interessante poter donare a questo luogo la possibilità e le forze di ripartire autonomamente, interfacciandosi e interagendo con la comunità presente nella zona e divenendone punto di riferimento per gli abitanti, integrandosi il più possibile con il quartiere.
ripartenza economica chi riparte?
quartiere
dipendenti residenti a tempo determinato
agevolazioni stipendio
libri e poesie
negozio di fiori
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esterni a tempo indeterminato
panificio
tisaneria
frutta e verdura
spazio del respiro Gli spazi del respiro sono luoghi in cui poter fare un’esperienza, e per quel lasso di tempo ritrovare la pace nella dimensione del silenzio e dell’armonia. Nel concreto si dividono in due tipologie: luoghi per soli residenti e luoghi aperti anche al quartiere. Nella prima tipologia rientrano tutti quegli spazi che si integrano alle residenze private come dei piccoli nuclei individuali, con gradi differenti di interattività; nella seconda tipologia, abbiamo pensato di introdurre una sorta di giardino zen, adibito alla meditazione e alla riflessione personale, aperto dunque al pubblico, che potesse dare la sensazione di, appunto, respirare.
residenti
residenti quartiere
spazi aperti al pubblico le attività sono rivolte a tutti, interni ed esterni (giardino zen)
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spazi destinati a: spazi privati dedicati solo ai residenti dell’edificio. Attività individuali nelle parti distributive, collettive nel cortile
sopralluogo
la storia dell’edificio Immerso in un contesto un tempo prettamente industriale e che oggi si configura come l’area municipale 9 di Milano, comprendente il quartiere Bicocca, la struttura oggetto del nostro intervento progettuale si trova in Via Salvatore Pianell, 15. Le prime tracce della sua pesenza risalgono al 1910. Ricevuto dal comune tramite un donazione, nasce come edificio residenziale, probabilmente destinato ai lavoratori delle fabbriche presenti in zona. In seguito alla testimonianza di alcuni passanti si è scoperto aver assunto anche la funzione di scuola per poi essere reso inagibile negli anni ‘80. Nel 1992 sono stati stanziati dei finanziamenti per la ristrutturazione ma, in seguito ad una serie di problematiche relative all’appalto, il progetto è rimasto incompiuto.
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lo stato di fatto La struttura, così come si presentava al momento del nostro sopralluogo, comprende un corpo principale di tre piani circondato interamente da due cortili, equivalenti alle aree verdi del luogo. Il cortile dalla parte di via G. Ugolini mette in relazione il corpo principale con un volume basso, aperto sul lato che affaccia sul giardino. L’immobile, in evidente stato di degrado, è privo di serramenti ed infissi. Il solaio non è uniforme, ma al contrario vi sono alcune parti crollate, così come molti laterizi delle partizioni interne. L’ultimo piano, raggiungibile per mezzo di una scala centrale, è totalmente privo di copertura così che risulti essere una sorta di terrazza con otto colonne che sorreggono il vuoto. Vedi approfondimenti nelle tavole stato di fatto.
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le nostre impressioni Nonostante la consapevolezza di andare a visitare un avanzo architettonico, il panorama che ci si è presentato davanti ci ha lasciato tutt’altro che indifferenti. Lo stato di degrado è stato tangibile in quasi ogni parte dell’edificio. Ciò che più ci ha suggestionato è stata la presenza di cumuli di rifiuti, oggetti e tracce di chi ha vissuto quel luogo prima del nostro arrivo, anche pochi attimi prima. Nonostante un contesto a primo impatto tutt’altro che rassicurante, siamo rimasti positivamente colpiti dal modo in cui la natura ha fatto il suo ingresso prepotente nello spazio: dalla vegetazione, alle piante che si sono fatte strada tra le giunture mancanti di solai e partizioni sino alla totale vista del cielo all’ultimo piano; abbiamo identificato nella natura una fonte di sollievo.
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poesie: il video racconto Nel tentativo di restituire attraverso un video le suggestioni che il luogo ci ha ispirato, abbiamo raccontato una storia tramite la combinazione di poesie, provenienti dal mondo orientale, da noi create cancellando versi superflui per la comunicazione del nostro messaggio. Ogni poesia si lega al luogo in cui è posta, luogo che lo spettatore è indotto a scoprire tramite i movimenti di una ragazza in cerca di un oggetto, di una sensazione, di un’emozione? Si scopre il luogo progressivamente e lo si vive sia attraverso la sua fisicità che tramite le suggestioni che rivela. Il messaggio che le poesie comunicano è riconducibile al nostro haiku di partenza: sfruttare le esperienze negative per apprezzare ciò che c’è ma troppo spesso ignoriamo.
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masterplan
piano terra Il piano terra prevede un ingresso pubblico, posizionato sulla destra della pianta, e uno privato. Quello pubblico mette in relazione il quartiere con lo spazio della ripartenza, offrendo una libreria e un negozio di fiori integrati a nuclei adibiti alla vendita di pane, frutta e verdura, e inoltre una tisaneria estesa sul cortile. L’ingresso privato conduce allo spazio distributivo interpretato come uno spazio del respiro. Lo spazio del respiro più ampio è previsto nel cortile privato, dove c’è un alto livello di interattività e condivisione, dato da attività quali yoga, pittura, incontri tra i residenti, ecc. Le camere presenti al piano terra, invece, sono per coloro che risiedono per più di sei mesi.
spazio della ripartenza
spazio della residenza { }
spazio per i servizi
spazio del respiro
PIANTA PIANO TERRA
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primo piano Lo spazio della ripartenza al piano terra si collega alla copertura sovrastante, resa calpestabile e adibita a una terrazza aperta rappresentante la continuazione del cortile sottostante e della tisaneria, dove è possibile bere la propria tisana, leggere un libro e ammirare la vista. Le camere al primo piano sono destinate ai residenti che soggiornano dai due ai cinque mesi. La tipologia di queste residenze sarà appartamento, con target di destinazione diversi. Al primo piano sono previsti due livelli diversi di spazio del respiro: il livello più individuale consistente in delle nicchie dove poter svolgere attività personali; la parte del corridoio e della scala invece è studiata per esprimere lo spazio del respiro a sorpresa.
spazio della ripartenza
spazio della residenza [ ]
spazio del respiro
PIANTA PIANO PRIMO
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secondo piano Il secondo piano della struttura ospita solamente lo spazio della residenza e del respiro. In questo caso, le camere sono fortemente differenziate dai due piani precedenti, in quanto sono rivolte a coloro che hanno un tempo di soggiorno molto breve, ovvero massimo un mese. La tipologia della residenza sarà quindi ostello, con servizi in condivisione. Anche in questo caso sono presenti due tipi di spazio del respiro: quello più individuale dedicato alla singola persona che ha la possibilità di prendersi un momento per sè durante la giornata e un altro spazio, presente sempre nella parte del corridoio e della scala, caratterizzato da momenti di respiro che avvengono in modo inaspettato per il fruitore.
spazio della residenza ( )
spazio del respiro
PIANTA PIANO SECONDO
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terzo piano Il terzo piano dell’edificio è costituito da una grande terrazza, un ampio spazio completamente all’aperto, con otto colonne al centro. Abbiamo pensato di destinarlo allo spazio del respiro e di progettarlo come un grande giardino zen dove è possibile respirare e godere della vista. In questo caso, lo spazio del respiro oltre a essere privato diventa anche pubblico, accessibile attraverso la scala posta nel blocco centrale della struttura e all’ascensore che attraversa l’edificio fino al secondo piano. Si tratta di uno spazio con un alto grado di condivisione, grazie alla possibilità di incontro tra esterni e interni, e di interattività e partecipazione, grazie ad alcune attività legate alla poesia, meditazione, ecc.
spazio del respiro
PIANTA COPERTURA
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sitografia e bibliografia
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politecnico di milano tesi di laurea relatrice: barbara di prete
book 01 . haiku gruppo . haiku nicoletta claudia pellegatta erica
.02
concept di progetto mondo di sofferenza — eppure i ciliegi sono in fiore
nicoletta claudia pellegatta erica gruppo 07 . haiku
aree di interesse
piano terra . pag 7 primo piano . pag 8 secondo piano . pag 9 terzo piano . pag 10
concept di progetto
essenzialitĂ . pag 13 gli strumenti . pag 14 componimento giapponese . pag 17 gli strumenti . pag 18 poesia . pag 21 gli strumenti . pag 22 natura . pag 25 gli strumenti . pag 26 approfondimento: comunicazione . pag 29
sitografia e bibliografia
. pag 35
ringraziamenti
claudia nicoletta . pag 39 erica pellegatta . pag 41
aree di interesse
piano terra La nostra zona di interesse del piano terra consiste nella zona centrale, quindi lo spazio che sarà adibito all’ingresso dei residenti alla struttura; gli spazi distributivi di corridoio e di scala, che fungono da passaggio e da distribuzione verso le residenze, la zona commerciale e tutta la struttura.
PIANTA PIANO TERRA
ingresso, spazio del respiro
bagno
spazi distributivi
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primo piano Al primo piano la zona di interesse comprende sempre la parte centrale, destinata a una residenza con temporalità 2-5 mesi: i residenti potranno quindi soggiornare per un massimo di 5 mesi all’interno di questa unità abitativa di tipologia appartamento, con quattro posti letto. Anche per questo piano abbiamo progettato gli spazi distributivi.
residenze [2-5 mesi]
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spazi distributivi
PIANTA PIANO PRIMO
bagno
secondo piano Al secondo piano è situata sempre una residenza, ciò che varia dal primo piano è la temporalità: qui infatti i residenti potranno soggiornare per un massimo di un mese, temporalità molto breve. Per questo motivo, l’unità abitativa sarà di tipologia ostello e ospiterà così sei posti letto. Anche su questo piano abbiamo gli spazi distributivi.
PIANTA PIANO SECONDO
residenze (0-1 mese)
spazi distributivi
bagno
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terzo piano Il terzo piano è interamente dedicato allo spazio del respiro: nel progetto, lo spazio è stato nella sua interezza dedicato al pubblico e non solo ai residenti, fornendo sia sostentamento economico alla struttura, sia offrendo ai residenti uno spazio in cui stare tranquillamente con i propri cari.
spazio del respiro
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spazi distributivi
PIANTA COPERTURA
concept di progetto
essenzialità Come strategia progettuale di coppia abbiamo deciso di estrapolare dalla nostra metafora gli aspetti salienti e peculiari che secondo noi la caratterizzano maggiormente: sicuramente l’essenzialità è il primo e forse il più importante. La scarnificazione, la sottrazione per dare valore aggiunto, sono punti cardine della metafora e delle poesie haiku che ci sembrava interessante poter inserire all’interno del nostro progetto. Invece di aggiungere e di creare, la nostra strategia si è basata sul riutilizzo del presente, sulla scarnificazione, su un intervento leggero e quasi in punta di piedi. Il raggiungimento dell’essenzialità è avvenuto attraverso vari e differenti strumenti caratteristici.
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essenzialità: gli strumenti La nostra metafora, l’haiku, ci suggerisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno per poter progettare lo spazio. L’elemento fondamentale di un haiku è la sua incredibile ed efficace essenzialità: in soli tre versi, un haiku riesce a racchiudere in sè tutta la ricchezza poetica. Da questo siamo partite nell’approcciarci allo spazio, cercando di progettare con questo obiettivo: scarnificare al massimo, intervenendo poco e puntualmente ma in modo efficace all’interno dell’edificio, per voler conservarne la storia e le origini, ma dando quel valore aggiunto che solo la nostra metafora può avere. Da queste premesse, ci siamo interrogate su cosa potesse significare intervenire sottraendo e fornendo essenzialità allo spazio, e ci siamo risposte individuando alcuni strumenti peculiari utili successivamente alla progettazione. Durante il sopralluogo abbiamo individuato all’interno dell’edificio delle reti di acciaio abbandonate, di maglia all’incirca 10x10 cm. Hanno subito colto la nostra attenzione poichè, secondo noi, la rete rappresenta l’oggetto e lo strumento peculiare dell’essenzialità: è il simbolo del voler valorizzare il vuoto, il non esistente, attraverso poche linee di materiale, tramite cui si possono creare infinite soluzioni progettuali. Un ulteriore strumento è il wireframe: anch’esso con una sola linea di contorno identifica lo spazio e gli elementi di arredo e ci è sembrato coerente con tutto il processo e interessante da poter sfruttare per la progettazione. L’essenzialità si evince inoltre dal voler usare strutture temporanee, leggere, quasi effimere e molto semplici: il nostro intervento sarà delicato e in punta di piedi nei confronti dell’edificio, sia per non intaccare il già presente, sia per dare quella sensazione di poeticità che caratterizza il nostro progetto.
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rete come strumento progettuale; simbolo della valorizzazione del vuoto, cambiamento di prospettiva utilizzo di strutture wireframe per i complementi di arredo doppio utilizzo degli arredi: cambiamento di prospettiva strutture temporanee, leggere ed effimere
componimento giapponese L’haiku è un tipo di componimento giapponese. Ma cosa vuol dire progettare secondo uno stile orientale? Abbiamo indagato a fondo in quest’altra prospettiva, lontana dal nostro mondo occidentale, trovando nella filosofia del feng shui, un’antica arte orientale che insegna ad organizzare lo spazio abitativo in modo armonico e benefico per la salute fisica e mentale, la soluzione che la nostra metafora ci suggeriva. Abbiamo voluto abbandonare i canoni statici e forse un po’ monotoni occidentali per effettuare il cambiamento di prospettiva che il nostro haiku di riferimento ci suggerisce così fortemente, estrapolando gli aspetti fondamentali della filosofia ed introducendoli nel progetto di interni.
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componimento giapponese: gli strumenti Il Feng Shui è un’arte orientale che si propone di supportare l’architettura tradizionale nella progettazione delle abitazioni e nella scelta dei mobili per l’arredamento. Gli spazi vengono organizzati in modo da creare una vera e propria armonia tra l’interno e l’esterno della casa. Il termine Feng Shui richiama le parole “vento” e “acqua” che, secondo la cultura cinese, equivalgono a salute, felicità, pace e prosperità. Ogni scelta progettuale è volta alla creazione di ambienti accoglienti che sappiano promuovere il benessere di chi li abita. Aspetti principali di questa filosofia orientale consistono nel doversi liberare del superfluo per poter avere il maggiore spazio libero possibile, di modo che sia tutto in ordine all’interno della stanza; i materiali utilizzati nella progettazione si richiamano a quelli naturali, per cui la filosofia orientale predilige il legno, la pietra e il metallo; la contrapposizione fra pieni e vuoti è fondamentale e rispecchia gli spazi positivi e negativi: il vuoto deve esserci a qualunque costo, la progettazione deve essere libera. Una parte fondamentale della progettazione feng shui e forse un po’ lontana dalla nostra concezione occidentale è la creazione di uno spazio cosiddetto “tokonoma”: è la versione orientale del nostro spazio living, creato o sopraelevato o sottoelevato rispetto al resto della stanza comunque quindi con una differenza di altezza - di modo da poter creare una sorta di spazio di nicchia, raccolto, dove i fruitori dello spazio possano interagire tra loro. Con tutti questi obiettivi abbiamo deciso di partire con la progettazione, utilizzando l’uso del wireframe come strumento principale in accordo con questa prospettiva, in aggiunta a materiali naturali e al ribaltamento di prospettiva reinterpretando la visione orientale di spazio abitativo.
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filosofia feng shui: applicazione della teoria orientale all’interno del progetto
contrapposizione vuoti e pieni per la creazione di spazi in positivo e in negativo
tokonoma: zone living orientali all’interno degli spazi della residenza
poesia Haiku è, innanzitutto, poesia. Ma cosa vuol dire progettare secondo poesia? Come si traduce la poesia all’interno di un progetto di interni? Abbiamo cercato di rispondere a queste domande individuando cos’è la poesia per noi: progettare per poesia significa voler vedere la luna, respirare, avere la sensazione di essere protetti, di essere in un posto magico ed etereo, quasi distaccato dalla realtà. Vogliamo che il fruitore si senta ammaliato e a suo agio, che possa avere un’espressione di stupore entrando negli spazi della struttura esattamente come la abbiamo avuta noi durante il sopralluogo dell’edificio: vogliamo che i residenti possano vedere solamente gli aspetti belli e positivi dello stare in questo luogo.
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poesia: gli strumenti Abbiamo scelto un haiku di riferimento per poter sintetizzare al meglio il nostro processo progettuale:
il tetto s’è bruciato — ora posso vedere la luna Questo haiku non solo simboleggia il nostro intervento, ma soprattutto sta a significare che vorremmo che i fruitori di questo spazio, pur trovandosi loro in un momento di difficoltà per cui hanno bisogno di questa struttura per il sostentamento, possano comunque sentirsi protetti, sentirsi a casa, al sicuro. Peculiare è stata la nostra reazione al sopralluogo dello spazio: pur essendo ad oggi una struttura fatiscente, noi abbiamo cercato, così come ci suggerisce la nostra metafora, di ribaltare la prospettiva e guardare ciò che c’era di bello e interessante nonostante gli aspetti quasi inquietanti del luogo, ora abbandonato. Vorremo che succedesse proprio questo ai fruitori e ai residenti: vorremmo che si scordassero della loro critica situazione, vorremmo che si riprendessero dal passato e dagli avvenimenti successi in precedenza, in modo da entrare in una struttura completamente nuova che li possa far respirare, vedere quella luna che abbiamo visto noi al sopralluogo e che la nostra metafora così tanto ci suggerisce. Con questi saldi e fermi obiettivi, nella nostra mente è sempre presente la volontà di dare delle suggestioni poetiche, il voler raggiungere il cielo, il voler respirare, attraverso dunque nel concreto la progettazione di spazi che siano fondamentalmente eterei, luminosi, poetici, leggeri ed effimeri, che possano offrire quel sollievo e quel respiro a chi li fruirà.
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il tetto s’è bruciato — ora posso vedere la luna vedere la luna: metafora per simboleggiare il respiro spazi eterei, leggeri e poetici apertura verso il cielo, innalzamento, raggiungimento dell’apice
natura Un richiamo alla natura è sempre presente all’interno di un qualsiasi haiku: una parola, una suggestione, un profumo, un fiore, un rimando a una stagione particolare. Così come nel componimento, anche all’interno del nostro progetto la natura fa sentire la sua presenza ma in modo silenzioso e tranquillo, pur contaminando l’edificio in modo massivo e in molti suoi punti, aiutando a trasmettere quella sensazione di tranquillità, poetica ed eterea, che gli haiku vorrebbero trasmettere, trovando il suo riscontro e il suo strumento nell’applicazione della filosofia zen (antica metodologia orientale del benessere psicofisico) all’interno della progettazione degli spazi. La natura, dunque, aiuta il fruitore a sentirsi a casa e a respirare.
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natura: gli strumenti In ogni haiku c’è un rimando alla natura: per cui, perchè non inserirlo all’interno degli spazi della progettazione? Il progetto parte dalla metafora, e la nostra è ricca di contenuti: uno di questi è, appunto, certamente la natura e l’ambiente naturale. Da ciò siamo partite per poter sviluppare la volontà di inserire un piccolo angolo di natura in ogni spazio, dislocati qua e là all’interno della struttura. Non solo natura, ma natura unitamente alla metodologia zen. Ancora una volta, il mondo orientale ci può dare uno spunto molto interessante su come risolvere gli spazi, nell’ottica dell’haiku. Quest’idea di benessere psico fisico, di tranquillità, di relax e pace è ciò che vogliamo che permei all’interno degli spazi, sia quelli delle residenze, sia spazi meno prevedibili come quelli dedicati alla distribuzione. La natura deve quindi esserci poichè offre e amplia ancora di più questa sensazione di suggestione. Dato che la progettazione sarà effimera ed eterea, anche per quanto riguarda l’aspetto naturale sarà così: la natura quindi certamente entra in modo massivo nell’edificio poichè è sempre presente e accompagna il visitatore nella fruizione della struttura, ma allo stesso tempo la sua presenza sarà silenziosa, insidiosa, anch’essa in punta di piedi. La natura non è la protagonista della progettazione poiché vorremmo facesse da sfondo e da accompagnamento, ma comunque darà agli spazi quel senso di pace, di naturalità che non sarebbe potuto essere raggiungibile altrimenti. Il fruitore quindi sarà immerso in uno spazio che lo farà sentire protetto e a casa, unitamente alla suggestione di essere in un altro mondo, un mondo dove le preoccupazioni quotidiane si mettono in pausa per poter, finalmente, respirare.
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ispirazione dalla filosofia zen, mondo orientale e in particolare quello giapponese senso di pace, tranquillità , respiro contamina in modo massivo l’edificio e il design di interni
presenza silenziosa, insidiosa
approfondimento: comunicazione Dopo aver affrontato tutto il progetto degli spazi in dettaglio, siamo state chiamate ad approfondire uno o più particolari aspetti all’interno del progetto, che potessero essere riconducibili a delle tematiche interessanti di studio. Ciò che ci ha da sempre colpito, all’interno della progettazione, è la relazione che avviene tra il progetto di interni e la comunicazione. Ma comunicazione intesa come? L’abbiamo intesa su due livelli principali, che abbiamo indagato ed approfondito separatamente: il primo è la comunicazione tra l’interno, l’arredo e il fruitore; il secondo è la comunicazione del progetto all’esterno. La comunicazione tra progetto e fruitore avviene in modo interattivo e dinamico, tramite l’uso di dispositivi progettuali pensati ad hoc che possano aumentare questa connessione e rendere lo spazio personalizzabile per il fruitore, che deve poter quindi agire come meglio crede nello spazio. Non solo avviene il contatto tra arredo e fruitore ma anche tra fruitore e fruitore per mezzo dell’arredo. Gli obiettivi di questo tipo di comunicazione sono appunto la personalizzazione, la relazione con gli ambienti stessi e il contatto fra i residenti. Il secondo livello di comunicazione, ovvero la comunicazione del progetto di interni all’esterno, avviene in modo statico, fisso. E’ importante per fornire una maggiore e più possibile estesa visibilità dell’edificio e del progetto al maggior numero possibile di persone esterne. Non solo avviene la comunicazione delle parti pubbliche verso l’esterno; anche la comunicazione dei vari servizi presenti all’interno della struttura per i residenti e in generale tutti i fruitori dello spazio è stata pensata e progettata come studio di approfondimento.
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claudia nicoletta
comunicazione interattiva relazionarsi con l’ambiente
contatto tra i residenti
personalizzazione
area di accoglienza piano terra
residenze primo e secondo piano PIANTA PIANO TERRA
erica pellegatta
comunicazione statica
verso l’esterno
area di accoglienza piano terra
segni distintivi della struttura
guida per i fruitori
residenze primo e secondo piano
cloud15 terzo piano PIANTA PIANO TERRA
sitografia e bibliografia
Abruzzese, P., Rizzi, G., Bradanini, R. (1997). Architettura domestica giapponese: una tradizione che continua con rinnovate qualità dello spazio. Milano: Edizioni Spiegel. Bachelard, G. (1995). La poetica dello spazio. Milano: Edizioni Dedalo. Bian, H. (2016, Agosto 24). A Warm Clinic. Domus. Consultato in data Marzo 17, 2017, da Domus: http://www.domusweb.it/en/news/2016/08/24/a_warm_clinic_ rigi_design.html Foessel, D. (2014-2015). Cafè Coutome Futakotamagawa. Cut architectures. Consultato in data Aprile 10, 2017, da: http://www.cut-architectures.com/coutume-futakotamagawa/ Gatti, R., Rizzi, G. (1996). Psychouse. Progettualità e interiorità dello spazio abitativo. Milano: Edizioni Spiegel. Kengo, K. (Luglio 2007). Tee Haus. Consultato in data Dicembre 5, 2016, da Kengo Kuma and associates: http://kkaa.co.jp/works/architecture/tee-haus-2/ Kengo, K. Irori e Paper Cocoon. Consultato in data Dicembre 5, 2016, da Kengo Kuma and associates: http://kkaa.co.jp/works/architecture/irori/ Lingua, R. (2015, Luglio 23). L’osservatorio delle nuvole. Architettura ecosostenibile. Consultato in data Febbraio 12, 2017, da: https://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/progetti/ in-europa/osservatorio-nuvole-madrid-438/ Paul Cocksedge studio. (n.d). Palette. Consultato in data Novembre 7, 2016, da: http://www.paulcocksedgestudio.com/palette/ White Woods hostel parasitic in Huston Beijing. (2016, Gennaio 7). Consultato in data Gennaio 20, 2017, da: https://divisare.com/projects/308535-yeah-archkids-whitewoods-hostel-parasitic-in-hutong-beijing
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ringraziamenti
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claudia nicoletta Oggi 26/07/2017 sono finalmente giunta al traguardo di uno dei percorsi più complessi e difficili della mia vita. In questo giorno in cui sarò la protagonista di congratulazioni e auguri ci tengo per un momento a rovesciare la medaglia e dedicare qualche riga a tutti coloro senza i quali quest’esperienza universitaria non sarebbe stata la stessa. Studiare al Politecnico di Milano quando sei lontano più di 1000 km da casa prevede sicuramente delle difficoltà da superare, difficoltà non sempre negative perché ti insegnano a cavartela da solo e maturare. Sono estremamente convinta che tutto questo non sarebbe stato possibile senza il supporto costante dei miei parenti ma soprattutto dei miei genitori, che hanno sempre cercato in tutti i modi di farmi percepire il loro sostegno e la loro vicinanza, spronandomi durante i momenti di crisi e gioendo con me in quelli felici. Spero che oggi possano essere orgogliosi di me per ripagarli di tutti i sacrifici che ogni giorno compiono. Ringrazio mio fratello Roberto, per me da sempre un punto di riferimento, che nonostante i suoi 28 anni mi ha insegnato come sia importante credere fortemente in qualcosa e impegnarsi al massimo per realizzare i propri sogni, di qualunque natura essi siano. Qualche parola credo di doverla dedicare anche alle amicizie, perno fondamentale di questo percorso e della mia vita in generale. Per questo motivo non posso non ringraziare Alessia, Giuliana ed Erica, compagne universitarie durante questi tre anni anche se considerarle tali sarebbe estremamente riduttivo. Abbiamo condiviso ogni tipo di momento insieme, ci siamo fatte forza l’un l’altra quando vedevamo tutto grigio e chissà se per carenza di ottimismo o se perché le nottate del Poli ci stavano provocando un abbassamento di pressione.
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Scherzi a parte, sento che il destino quel giorno mi ha voluto premiare facendomele incontrare e chissà dove sarei ora se questo non fosse accaduto. Ancora voglio ringraziare le mie amiche di una vita, le mie amiche di Brindisi con le quali ho condiviso i momenti più spensierati e felici della mia vita, per non aver permesso che il nostro rapporto si affievolisse dimostrandomi come le persone che ci tengono a starti accanto lo fanno anche quando la tua quotidianità si trasferisce dall’altra parte d’Italia. Infine voglio ringraziare il giorno in cui ho deciso di far diventare la mia “casa” durante questi 3 anni la residenza in cui mi trovo ora a scrivere queste parole. Ho trovato qui persone splendide che si sono trasformate nella mia “famiglia”, una famiglia giovane, allegra, una famiglia che capiva perfettamente gioie e difficoltà perché come me li stava vivendo sulla propria pelle. In particolare ci tengo a ringraziare Beatrice, Giorgia, Giulia ed Annamaria per i tramonti in terrazza, per le cena dalla qualità discutibile che però si trasformavano in una scusa per ridere e scherzare, per i pomeriggi di studio a -2, per le serate senza un senso, ma soprattutto per essere state la mia SCORTA DI OSSIGENO in tutti i giorni in cui il mio pensiero felice dopo una lunga giornata universitaria era avere la certezza di tornare a casa e trovare loro.
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erica pellegatta Ancora non mi sembra vero di poter finalmente scrivere queste parole. Sapere di aver finalmente raggiunto questo traguardo mi fa lacrimare gli occhi e tremare un pochino, perchè dopo quattro anni di università ho finalmente raggiunto l’obiettivo. Sì, quattro. Purtroppo c’è stato un incidente di percorso, un cambiamento di facoltà: da ingegneria aerospaziale a design degli interni è stato un vero salto. Ho voluto nominare questo momento in questa sede perchè volente o nolente mi ha profondamente segnato, ma forse è stato il cambiamento che doveva esserci nel corso della mia vita. Dico questo perchè grazie a questo ostacolo che all’epoca sembrava insormontabile, ho compreso che non basta volere qualcosa, ma bisogna lottare e faticare se si vuole davvero raggiungerla. Fatica: un po’ la parola riassunto di questo percorso universitario. “Ma sì, Design è facile.” E invece no, proprio no. Le nottate, le corse per finire, le revisioni andate male e sì, anche alcune litigate con i professori: purtroppo o per fortuna saranno tutti ricordi incisi nella mia mente. Tutto questo sforzo però, tutta questa fatica, ma anche tutta questa soddisfazione, non sarebbero stati possibili senza la presenza di alcune (poche ma buone!) persone che vorrei ringraziare in questo momento. Da dove partire se non dalla famiglia? Cari mamma e papà, (ma anche tu Ale, anche se oggi non sei presente e sai già quanto io sia arrabbiata per questo!) non riesco davvero a esprimere a parole ciò che vorrei dirvi. So solo che sto piangendo mentre sto scrivendo, perchè un grazie non è benchè minimamente sufficiente. Forse queste parole saranno banali, ma mi sento di dirvi dal più profondo del mio cuore che vi sono grata. Grazie di avermi dato la possibilità di studiare, di poter avere un futuro, per tutto il sostegno morale ma anche economico che avete sostenuto a causa mia. So che non riuscirò mai
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a ripagarvi abbastanza per tutto ciò che avete fatto, state facendo e farete per me, ma spero di avervi reso felici e orgogliosi almeno la metà di quanto lo sia io di avervi come genitori. (Mamma non piangere, dai). Un piccolo spazio vorrei dedicarlo anche a te, nonna. Le parole da dire sono semplici: io non sarei qui se non fosse per te. Mi hai cresciuta e mi hai reso la donna che sono ora. Sarò sempre il tuo primo contatto. Destino: apro così il ringraziamento a voi, Claudia, Alessia e Giuliana. Sì, proprio voi, senza le quali, letteralmente, non sarei qui. Non solo compagne di università, ma compagne di vita. Abbiamo condiviso così tanti momenti e così tanti ricordi, che non basterebbero questi sei book per descriverli. So solo che, senza di voi, superare tutte le difficoltà, i momenti bui, le revisioni andate male, ma non solo questioni di università, ma soprattutto di vita e di cuore, sarebbe stato impossibile e di questo ne sono più che certa. Un appunto particolare a Claudia, mia collega di tesi, grazie infinite per questo progetto e traguardo che stiamo raggiungendo insieme ma soprattutto grazie per esserti sorbita le mie playlist di spotify. Sì, ora ci sei tu, Andrea. Mi fa un po’ strano chiamarti così, per nome, e dover usare tutta questa formalità perchè lo sai che non sono capace e perchè tutte le cose che sto per scrivere già le sai, ma te le ripeterò ugualmente. Grazie perchè diciamo le stesse cose nello stesso momento, grazie per i duetti canori in macchina alle due di notte, grazie per i BTS, grazie perchè nonostante tu mi faccia esasperare a volte, per me ci sei sempre stato e so che continuerai ad esserci (no matter what), grazie perchè le nostre uscite sono ciò che mi permettono di respirare dopo un’intera giornata in università. Sì, lo so benissimo che mi insulterai per questi ringraziamenti quindi la faccio finita. Inoltre, vorrei fare un ringraziamento veloce a te, Jacopo. Forse non ti aspetti di essere qui, ma voglio ringraziarti per tutti i consigli (non solo su progetti universitari!), le
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serie tv e le risate che abbiamo condiviso. Ultima ma non meno importante ci sei tu, Elisa. Ebbene sì, siamo a vicenda nei ringraziamenti l’una dell’altra! Nonostante la distanza, nonostante la nostra amicizia sia fresca come un fiore appena sbocciato, è una delle più pure e importanti che io abbia mai avuto. Grazie infinite di tutto il sostegno, di tutti i fighting, di tutte le volte in cui mi sei stata immensamente vicina, di tutti i pranzi coreani e i commenti sui drama che abbiamo condiviso. Sono solo i primi di una lunga serie, lo giuro! Infine (giuro, ho finito), vorrei ringraziare la me del passato. Grazie per le scelte che hai fatto, grazie per i momenti in cui pensavi di aver toccato il fondo, grazie perchè ti sei saputa rialzare ed essere qui in questo momento. Sbagliare università non è stato così tanto male, dopotutto.
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politecnico di milano tesi di laurea relatrice: barbara di prete
book 02 . concept di progetto gruppo 7 . haiku nicoletta claudia pellegatta erica
.03
area di accoglienza affaticato, mentre cerco albergo, mi scopro sotto i fiori di glicine
nicoletta claudia pellegatta erica gruppo . haiku
area di interesse piano terra . pag 7
casi studio . pag 11
progetto
moodboard . pag 15 strategia di intervento . pag 16 pareti, pavimento e strumenti . pag 17 viste . pag 20
elementi d’arredo
. pag 29
comunicazione . nicoletta claudia
rete della comunicazione . pag 35 alberi dei pensieri . pag 37
comunicazione . pellegatta erica
infografiche . pag 41
area di interesse
piano terra La nostra zona di interesse del piano terra consiste nella zona centrale, quindi lo spazio che sarà adibito all’ingresso dei residenti alla struttura; gli spazi distributivi di corridoio e di scala, che fungono da passaggio e da distribuzione verso le residenze, la zona commerciale e tutta la struttura.
PIANTA PIANO TERRA
ingresso, spazio del respiro
bagno
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casi studio
01. di telegraph archiproba studios mosca 2014
DI Telegraph progettato da archiproba è il principale spazio di lavoro dedicato al coworking e situato nel centro di Mosca, in Russia. L’aspetto industriale e grezzo degli spazi è ciò che ci ha colpito maggiormente di questo caso studio, a cui ci siamo ispirate per il modo di porci all’edificio, cercando di valorizzare ciò che è presente, senza stravolgerne il significato. L’uso semplice ma efficace di materiali basici e industriali è ciò che abbiamo voluto introdurre al progetto della nostra struttura, sempre in linea con ciò che ci propone la nostra metafora.
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02. warm clinic rigi design tianjin cina 2015
Warm Clinic è una clinica dentale e l’intenzione dei progettisti è stata quella di trasformarla in un “posto felice” dove andare. Questo concetto, il cercare di trasformare lo spazio in uno spazio divertente e in cui i fruitori abbiano voglia di andare, l’interessante gioco di forme e colori, pieni e vuoti in linea con la filosofia giapponese, l’uso del positivo e negativo e l’inserimento della natura: questi sono i concetti che abbiamo trovato pertinenti in questo caso studio in relazione alla nostra metafora, e a cui ci siamo ispirate.
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progetto
. moodboard
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strategia di intervento L’essenzialità è la parte fondamentale della nostra metafora e ciò che abbiamo cercato di applicare come strategia di intervento al progetto del piano terra. Ma come si traduce tutto ciò nello spazio? La parte centrale del piano terra è il luogo dell’edificio dedicato all’ingresso dei residenti: è presente dunque un punto di accoglienza dedicato al ricevere i residenti e i fruitori della struttura, degli spazi comuni utili ai residenti per stimolare la loro comunicazione e la loro conoscenza uniti a una libreria come punto di raccolta. Al piano terra si sviluppa anche la scala, punto centrale della distribuzione.
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pareti Come la nostra metafora ci suggerisce, non siamo intervenute in modo drastico sull’edificio: il nostro intervento anche per le pareti è minimo. Abbiamo voluto mantenere il carattere originale e la storia dell’edificio mantenendo i mattoni a vista, trattate e riverniciate di bianco. Alcune pareti caratteristiche e il soffitto vengono verniciate invece del colore caratteristico dello spazio del respiro, l’azzurro.
pavimento Il pavimento di questa zona è un semplicemente pavimento formato da grandi listoni di legno industriale bianco, in modo da rendere lo spazio etereo e leggero secondo i nostri obiettivi.
strumenti Abbiamo riutilizzato scarti di rete che abbiamo trovato all’interno dell’edificio durante il sopralluogo, riverniciata di bianco, come strumento all’interno della progettazione di questi spazi.
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strategia di intervento L’intera zona del piano terra a noi assegnata è stata dedicata allo spazio del respiro. Tuttavia, questa è la zona cuore dell’edificio, snodo dei flussi principali, poiché è la zona di accesso principale per i residenti, ma anche per il pubblico esterno che desidera salire al terzo piano oppure passare attraverso la struttura per raggiungere l’area commerciale situata nella parte posteriore l’entrata. Dunque questo spazio è fondamentale come regolatore di flussi e come primo impatto sulla struttura. La zona è stata quindi adibita a zona di accoglienza, con un punto di informazioni che funziona come una vera e propria reception, ci sarà un gestore al bancone che avrà l’incarico di accogliere i residenti mostrando loro la camera, ricevere le prenotazioni per il terzo piano e gestire l’aspetto di interazione con il pubblico. Unitamente a questo spazio, è stato creato uno spazio di storage della struttura sopra il bagno - data l’altezza decisamente elevata del piano, 4,30 m - che potesse comunicare con la reception. Oltre a questo punto di accoglienza, posto al centro della stanza, ai due lati di esso sono posti due altri centri progettuali importanti per lo spazio e per la metafora: in generale, la nostra strategia per questo spazio è stata quella di voler creare un luogo di interazione fra i residenti, una sala comune di incontro e di scambio, per potersi conoscere e poter conversare, poter raccontare le proprie storie e condividere i propri pensieri e le proprie idee. Con questi obiettivi nella mente, abbiamo progettato due spazi che potessero soddisfarli al meglio, unitamente con gli strumenti indicatoci dalla nostra metafora, ovvero l’essenzialità e il mondo giapponese. Abbiamo quindi introdotto una rete della comunicazioni sulla destra dell’ingresso e una libreria con alberi dei pensieri sulla sinsitra, che vedremo in seguito in dettaglio.
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sezione aa’
sezione bb’ b a
a’
b’
elementi d’arredo
bancone ingresso Abbiamo progettato il bancone come punto di accoglienza: l’arredo è composto da lastre di compensato di pioppo, una rete di supporto sulla parte anteriore che regge dell’edera rampicante e un tondo sempre in compensato con intagliato il nome della struttura.
scaffale ingresso Sempre progettato da noi è l’arredo di supporto e di storage per il punto di accoglienza: per mantenere la linea di progettazione dello spazio, l’arredo è progettato tramite l’uso di una rete metallica bianca con inseriti al suo interno dei cilindri di compensato utili per lo stoccaggio di libri, documenti e tutto ciò che serve per la gestione della struttura.
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sedia ingresso Nome: Glenn Azienda: IKEA Designer: Marcus Arvonen Larghezza: 55 cm Altezza: 34 cm Lunghezza: 69 cm Peso: 7.25 kg Numero articolo: 601.317.34 Prezzo: € 44,99
mensole libreria Nome: Handle Azienda: InFabbrica Dimensioni: 100 cm Modello: 1528-D1571C Prezzo: € 75,00
wc Nome: Sfera Azienda: Catalano Codice: 1VPC52GS Dimensioni: 52x35 cm Prezzo: € 370,00
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ascensore Modello: Schindler 3300 Azienda: Schindler Linea: Esplanade Stile: Quadrato Pareti: Acciaio inox Satinato Scuro Zurigo Corrimano: Diritto, Alluminio Satinato Zoccolino: Alluminio Anodizzato Pavimento: Granito sintetico Grigio Prezzo: € 40.000,00
illuminazione Modello: Applique cubo bianco Azienda: Leroy Merlin Dimensioni: 11 cm x 11 cm Numero articolo: REF. 34842472 Prezzo: € 36,00 Sospensione: Hemma Azienda: IKEA Dimensione: 1,8 m Numero articolo: 803.067.42 Prezzo: € 2,50 Lampadina: Ledare Azienda: IKEA Numero articolo: 303.447.51 Prezzo: € 12,99
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comunicazione nicoletta claudia
rete della comunicazione Abbiamo voluto introdurre questo spazio all’interno della zona di accoglienza poichè volevamo far conoscere tra di loro i residenti, condividere le proprie storie, i propri pensieri. Per questo, abbiamo introdotto una rete della comunicazione: la rete di scarto presente nell’edificio è stata riverniciata di bianco e applicata sull’intera parete. Tre domande di neon applicate sulla parte superiore suggeriscono al fruitore di rispondere. Sulla parete antistante ci sono dei tag inseriti in mensole: il residente può prendere questi tag, scrivere il proprio pensiero e appenderlo, lasciando che siano gli altri fruitori a leggerlo e a rispondere di conseguenza.
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alberi dei pensieri Un altro modo per mettere in modo il meccanismo di conoscenza è l’uso degli alberi dei pensieri. Dato che nello spazio è stata introdotta una libreria, serviva una sorta di spazio comune dove poter sia leggere i libri ma sia stare in compagnia. Con lo stesso funzionamento della rete della comunicazione, si possono quindi scrivere i propri pensieri sui libri, lasciare dei consigli, delle recensioni, anche sulla struttura stessa, lasciare dei messaggi per chi li troverà e li vorrà leggere attraverso gli stessi tag presenti per la rete della comunicazione. L’interazione tra i residenti ci è sembrata fondamentale, quindi abbiamo deciso di offrire degli spazi interamente dedicati ad essa.
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comunicazione pellegatta erica
infografiche Per aiutare e guidare i residenti e i fruitori all’interno dello spazio della struttura, abbiamo voluto introdurre delle infografiche di riconoscimento. Un’icona identifica chiaramente i vari servizi presenti all’interno della struttura; le icone sono stampate su degli sticker circolari di diametro 10 cm di colore grigio chiaro; gli sticker sono poi applicati al pavimento della struttura, uno all’inizio del percorso - ovvero nella zona antistante all’ingresso, al piano terra dell’edificio, prima della zona di accoglienza - e uno antistante al servizio descritto dall’icona. Le due icone sono collegate da una linea adesiva di collegamento, per aiutare ancora di più il fruitore nel trovare il servizio che sta cercando.
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? rete della comunicazione
residenze
punto e virgola
rete della sospensione
alberi dei pensieri
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cloud15
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politecnico di milano tesi di laurea relatrice: barbara di prete
book 03 . area di accoglienza gruppo . haiku nicoletta claudia pellegatta erica
.04
residenze
rifugio di fiori la lucciola degli alberi ne farĂ la sua luce?
nicoletta claudia pellegatta erica gruppo . haiku
area di interesse
primo piano . pag 7 secondo piano . pag 8
casi studio . pag 11
progetto
moodboard . pag 17 primo piano: strategia di intervento . pag 18 primo piano: pareti, pavimento e strumenti . pag 19 primo piano: viste . pag 22 secondo piano: strategia di intervento . pag 28 secondo piano: pareti, pavimento e strumenti . pag 29 secondo piano: viste . pag 32 servizi igienici: strategia di intervento . pag 38 servizi igienici: viste . pag 40
elementi d’arredo
. pag 45
comunicazione . nicoletta claudia
pannelli arredi . pag 57
comunicazione . pellegatta erica
colorazione finestre . pag 61 loghi icone delle residenze . pag 62
area di interesse
primo piano Al primo piano la zona di interesse comprende sempre la parte centrale, destinata a una residenza con temporalità 2-5 mesi: i residenti potranno quindi soggiornare per un massimo di 5 mesi all’interno di questa unità abitativa di tipologia appartamento, con quattro posti letto. Anche per questo piano abbiamo progettato gli spazi distributivi.
residenze (2-5 mesi)
PIANTA PIANO PRIMO
bagno
7
secondo piano Al secondo piano è situata sempre una residenza, ciò che varia dal primo piano è la temporalità: qui infatti i residenti potranno soggiornare per un massimo di un mese, temporalità molto breve. Per questo motivo, l’unità abitativa sarà di tipologia ostello e ospiterà così sei posti letto. Anche su questo piano abbiamo gli spazi distributivi.
PIANTA PIANO SECONDO
residenze (0-1 mese)
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bagno
casi studio
01. irori paper cocoon kengo kuma milano 2015
Abbiamo visitato personalmente questa installazione di Kengo Kuma in occasione del Fuorisalone a Milano del 2015, e ci è sembrata utile e pertinente come caso studio per il nostro progetto. L’uso del wireframe di acciaio combinato con la materialità del legno ci è sembrato interessante e soprattutto in linea con la nostra metafora giapponese - in quanto il progettista è a sua volta giapponese -, per cui abbiamo voluto prendere spunto da Kengo Kuma e reinterpretare l’uso di questi strumenti nella progettazione.
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02. white woods hostel yeah archikids pechino 2014
Questo progetto consiste in un ostello a Pechino, in cui i progettisti hanno creato una struttura wireframe in acciaio che potesse fare da arredo e da sostegno sia per i posti letto delle varie camere dell’ostello sia per mensole e mobili contenitori, creando così un vero e proprio paesaggio all’interno della camera. La struttura si inserisce nella totalità della stanza, in modo massivo, ma rendendola comunque permeabile e attraversabile con comodità, in modo leggero ed effimero, esattamente come la nostra metafora ci suggerisce.
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03. climbing frame apartment cut architectures parigi 2014
In questo progetto, i progettisti erano chiamati dal committente per ricreare l’interno già esistente dell’appartamento, e trasformarlo in un qualcosa di completamente nuovo. Ancora una volta, ciò che ci ha colpito e ci ha fatto capire la direzione da intraprendere nella progettazione è stato l’uso del wireframe di acciaio combinato al legno (qui compensato), che continua a sembrarci pertinente con la metafora e con gli strumenti che vorremmo adottare per la nostra progettazione dello spazio, anche in base al target e alla temporalità.
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progetto
. moodboard
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primo piano: strategia di intervento Il primo piano è dedicato allo spazio delle residenze, per i fruitori che hanno bisogno di soggiornare all’interno della struttura per un periodo di tempo dai 2 ai 5 mesi. L’alloggio è di tipologia appartamento, progettatto per una famiglia con figli adolescenti, per cui lo spazio comprende quattro letti - un matrimoniale e due singoli -, una zona living adibita anche per il pranzo, una cucina e un bagno. Dalla nostra metafora ci siamo lasciate ispirare dal mondo orientale del feng shui, creando un progetto che giocasse, attraverso l’uso del wireframe, su pieno e vuoto, e sll’alternanza di positivo e negativo.
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pareti Come la nostra metafora ci suggerisce, non siamo intervenute in modo drastico sull’edificio: il nostro intervento anche per le pareti è minimo. Abbiamo voluto mantenere il carattere originale e la storia dell’edificio mantenendo i mattoni a vista, trattate e riverniciate di bianco. Alcune pareti caratteristiche e il soffitto vengono verniciate invece del colore caratteristico dello spazio delle residenze, il giallo.
pavimento Il pavimento di questa zona è un semplicemente pavimento formato da grandi listoni di legno industriale bianco, in modo da rendere lo spazio etereo e leggero secondo i nostri obiettivi.
strumenti Lo strumento principale che ci ha permesso di progettare lo spazio secondo le caratteristiche che volevamo inserire è stato il wireframe, che ci ha aiutato a progettare anche gli arredi.
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primo piano: strategia di intervento Nel progetto e masterplan di gruppo, avevamo precedentemente concordato che tutte le residenze situate al primo piano dovessero ospitare i fruitori per una temporalità dai due ai cinque mesi, in seguito a uno studio sul target e sui possibili futuri residenti. Dato ciò per assodato, ci siamo chieste quale potesse essere effettivamente il target di questa residenza, e ci siamo risposte individuandolo nella famiglia: due genitori e uno/due figli. Data la temporalità e il target da noi imposto, l’unica tipologia che poteva essere concordante con entrambe le variabili è stata l’appartamento. Per questo motivo, questa residenza si presenta come un appartamento di 35 mq, con quattro posti letto, una zona cucina e una zona living interscambiabile. Abbiamo voluto prendere ispirazione dalla nostra metafora per creare uno spazio che fosse più in linea con la filosofia e i progetti giapponesi che non quelli occidentali. Per questo motivo lo spazio non è conformato come potremmo essere abituati nella tradizione occidentale: dunque abbiamo voluto progettare da noi tutti gli arredi che conformeranno lo spazio, per poter avere più libertà di progettazione secondo questo stile giapponese. Esso infatti ci chiamava ad utilizzare un gioco di pieni e di vuoti, considerati spazi negativi e positivi nella filosofia feng shui di ispirazione, e a creare una sorta di spazio chiamato del “tokonoma”, ovvero la versione giapponese della nostra zona living che, nella versione orientale, si compone di uno spazio racchiuso, raccolto, quasi nascosto come un gioiello da scoprire. L’applicazione di questi principi è stata possibile progettando ad hoc ogni parte dello spazio e ogni elemento di arredo.
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sezione aa’
sezione bb’ b a
a’
b’
secondo piano: strategia di intervento Anche il secondo piano è dedicato alle residenze ma la differenza rispetto al primo piano si evince nella diversa temporalità e nel diverso target: lo spazio è dedicato a sei giovani che hanno bisogno di soggiornare all’interno della struttura per massimo un mese; per questo motivo la tipologia della residenza di riferimento è l’ostello. Anche in questo caso, lasciandoci ispirare dal feng shui, abbiamo giocato sul pieno e sul vuoto creando una pedana sul pavimento che potesse aumentare di molto lo spazio di storage, creando inoltre quel tokonoma che nella filosofia orientale è fondamentale.
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pareti Come la nostra metafora ci suggerisce, non siamo intervenute in modo drastico sull’edificio: il nostro intervento anche per le pareti è minimo. Abbiamo voluto mantenere il carattere originale e la storia dell’edificio mantenendo i mattoni a vista, trattate e riverniciate di bianco. Alcune pareti caratteristiche e il soffitto vengono verniciate invece del colore caratteristico dello spazio delle residenze, il giallo.
pavimento Il pavimento di questa zona è un semplicemente pavimento formato da grandi listoni di legno industriale bianco, in modo da rendere lo spazio etereo e leggero secondo i nostri obiettivi.
strumenti Lo strumento principale che ci ha permesso di progettare lo spazio secondo le caratteristiche che volevamo inserire è stato il wireframe, che ci ha aiutato a progettare anche gli arredi.
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secondo piano: strategia di intervento Il secondo piano è invece stato interamente dedicato alle residenze per fruitori che avessero bisogno di soggiornare nella struttura per un massimo di un mese, ovvero una temporalità molto molto breve. Dallo studio effettuato sul target e sulla temporalità, abbiamo evinto come i fruitori bisognosi di una temporalità così breve si identificassero nei giovani, o giovani adulti, senza famiglia o figli. Per questo, questa residenza di 35 mq è stata dedicata a sei giovani adulti, per un periodo di permanenza di massimo un mese. Questo tipo di permanenza ci ha richiamato alla tipologia dell’ostello come tipo di progettazione, per cui la residenza può a tutti gli effetti essere associata alla tipologia di ostello. Per cui lo spazio si conforma semplicemente di sei postazioni letto, con uno spazio living comune, ma senza alcuna area cucina. Per tutto il secondo piano, tutto di tipologia ostello, la cucina sarà condivisa e in comune con gli altri residenti del piano, posta nelle stanze adiacenti. Anche in questo caso, non abbiamo voluto progettare un ostello tradizionale e senza alcun punto di innovazione, ma ci siamo rifatte alla nostra metafora, progettando uno spazio di ispirazione orientale giapponese ma comunque vicino, vivibile e reinterpretato secondo la nostra cultura. Punto cardine dello spazio è quindi la creazione di una pedana rialzata, che raccoglie le tre postazioni letto progettate anch’esse da noi, la quale ha una duplice funzione: sia storage, attraverso lo spostamento delle pannellature di compensato, in modo da contenere gli averi dei residenti; sia la creazione del tokonoma, lo spazio living di raccolta di tipo giapponese. Facendo scorrere alcune pannellature, è quindi possibile entrare nei moduli morbidi, come se fossero delle vere e proprie poltrone, avendo così modo di condividere lo spazio.
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sezione aa’
sezione bb’ b a
a’
b’
servizi igienici: strategia di intervento Abbiamo voluto progettare secondo la nostra metafora anche i servizi igienici, per poter dare un senso più completo al progetto. L’aspetto quindi caratteristico e principale di questi spazi è, secondo la filosofia orientale, di trasformarli in ambienti quasi “zen”, naturali, tramite l’uso di due strumenti progettuali principali: il wireframe e la natura. Il wireframe di acciaio e compensato ci è stato utile nella progettazione della struttura dei contenitori e del lavabo di appoggio e della struttura applicata al soffitto: questo arredo ci è utile sia per abbassare la percezione del soffitto molto alto, sia come contenitore dell’illuminazione e del secondo strumento, la natura. La natura entra in modo massivo all’interno dello spazio, presentandosi quindi sia sul soffitto, in complemento alla struttura di acciaio, sia a terra, nella parte antistante la finestra.
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pareti Le pareti dei servizi igienici delle residenze sono state modificate per poter avere uno stacco estetico dalla camera; saranno dunque rivestite da gres porcellanato di colore grigio-marroncino.
pavimento Anche per il pavimento la soluzione che si è voluta adottare è quella di rivestirlo di gres porcellanato di un colore simile alle pareti, che ricordasse il più possibile l’ambiente naturale.
strumenti Lo strumento utilizzato all’interno della progettazione dei servizi igienici è sempre il wireframe, in linea con la progettazione della camera e con l’estetica da noi voluta. La natura è un altro strumento di progettazione che entra in modo massivo nello spazio, presentandosi sul soffitto per aumentare l’atmosfera di immersione in un ambiente naturale.
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elementi d’arredo
primo piano: cucina Abbiamo progettato la zona cucina della residenza di tipo appartamento al primo piano attraverso l’uso di una struttura wireframe di acciaio bianco magnetico e tamponature in compensato di pioppo. La cucina ha tutto ciò che serve per rendere lo spazio abitabile, e il tavolo da pranzo si può incastrare nella struttura per salvare spazio ed estrarre quando serve.
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fornelli Nome: Folklig Azienda: IKEA Designer: D Wahl Numero articolo: 502.916.19 Dimensioni: 58x51 cm Prezzo: € 279,00
forno a microonde Codice: MH6043HAR Azienda: LG Dimensioni: 31x29,4x19,6 cm Prezzo: € 90,99
frigorifero Nome: Lagan Azienda: IKEA Designer: IKEA of Sweden Numero articolo: 102.823.63 Larghezza: 59.5 cm Profondità: 64.2 cm Altezza: 174.5 cm Prezzo: € 299,00
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lavello e miscelatore Nome: Norrsjon Azienda: IKEA Designer: IKEA of Sweden Numero articolo: 491.579.09 Dimensioni: 54x44 cm Prezzo: € 265,98
Nome Ringskar Azienda: IKEA Designer: Mikael Warnhammar Numero articolo: 801.315.49 Dimensioni: 38 cm Prezzo: € 69,00
forno Nome Tjanlig Azienda: IKEA Designer: E Strandmark/J Kroon Numero articolo: 803.008.01 Larghezza: 59.5 cm Profondità: 56.4 cm Altezza: 59.5 cm Prezzo: € 279,00
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primo piano: arredi Sempre progettate da noi sono le strutture dei letti della residenza di tipo appartamento, situata al primo piano. Dato che il target di questa zona è una famiglia con uno o piÚ figli, abbiamo pensato di introdurre due tipi di strutture, realizzate in acciaio bianco e compensato: la struttura dei letti per i bambini, in visualizzazione sulla sinistra, con due letti uno sovrapposto all’altro per sfruttare al meglio l’altezza elevata della stanza, ognuno con i propri contenitori; e una struttura per i genitori con un letto matrimoniale in altezza, di modo da poter utilizzare lo spazio sottostante come zona living e di raccoglimento.
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primo e secondo piano: rete degli affetti Sia nell’appartamento al primo piano, sia nella residenza ostello del secondo piano è presente la rete degli affetti: attraverso il riutilizzo delle reti trovate all’interno dell’edificio, si crea questo “muro di ricordi”, su cui i residenti possono appendere le proprie fotografie e i propri oggetti, in modo da personalizzare ancora di più lo spazio.
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secondo piano: arredi Anche per il secondo piano, la strategia è stata quella di progettare gli arredi, per un maggiore controllo dello spazio secondo la nostra metafora e per poter applicare i concetti e gli strumenti. Tramite l’uso del wireframe di acciaio magnetico e delle lastre di compensato abbiamo creato le due strutture che sono poste ai lati della stanza, formate da contenitori creati appunto dall’intreccio della struttura e da due posti letto ciascuno. I letti sono stati posizionati sfalsati in modo da offrire più privacy possibile ai fruitori dello spazio, che secondo la nostra ipotesi di target sono giovani e adulti senza famiglia che hanno necessità di soggiornare per massimo un mese, per cui gli abitanti saranno pressochè l’uno sconosciuto all’altro. Queste strutture permettono inoltre una maggiore personalizzazione dello spazio, aggiunta introducendo dei pannelli che vedremo dopo in dettaglio.
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secondo piano: arredi La struttura centrale della stanza è formata da due posti letto situati sfruttando l’altezza del piano, sfalsati l’uno con l’altro per ottenere più privacy; i letti sono posti in alto per poter sfruttare al meglio lo spazio sottostante e creare un tokonoma, ovvero la versione giapponese dello spazio living, tramite l’uso della pedana rialzata, utile come storage e come supporto per lo spazio.
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bagni: wc e bidet Nome: Sfera Azienda: Catalano Codice: 1VPC52GS Dimensioni: 52x35 cm Prezzo: € 370,00
Nome: Sfera Azienda: Catalano Codice: 1BIC52GS Dimensioni: 52x35 cm Prezzo: € 370,00
lavabo e miscelatore Nome: Shui Comfort Azienda: Cielo Codice: SHCOLAO60 Colore: Avena Dimensioni: 60x38 cm Prezzo: € 345,00 Modello: Miscelatore lavabo alto verbano cromato Azienda: Leroy Merlin Numero articolo: REF. 35744793 Dimensioni: 39,5 cm Prezzo: € 160
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colonna doccia Nome: Colonna doccia Square Azienda: Leroy Merlin Codice: REF. 35294973 Dimensioni: 52x35 cm Prezzo: € 109,00
illuminazione
Nome: Bave Azienda: IKEA Numero articolo: 402.376.42
Designer: Mikael Warnhammar Dimensioni: 78 cm Prezzo: € 39,99
Nome: Floalt Azienda: IKEA Numero articolo: 403.322.10 Designer: Mikael Warnhammar Dimensioni: 37x37 cm Prezzo: € 79,99
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comunicazione nicoletta claudia
pannelli arredi Oltre alla progettazione di ogni singolo arredo per le due residenze, ci siamo chieste: come è possibile per i residenti sentirsi davvero a casa? Ricordandoci che i fruitori dello spazio saranno persone in difficoltà , che hanno perso casa, lavoro o famiglia, la risposta a questa domanda è stata: personalizzazione. Come poter rendere la stanza personalizzabile ma comunque fruibile a piÚ persone, dati i tempi brevi di permanenza? Quindi abbiamo deciso di introdurre dei pannelli che fossero interattivi sfruttando le nostre strutture. Il mio approfondimento verte quindi sulla relazione tra i pannelli e in generale tutto il progetto di interni e la persona stessa che ne fruisce. I pannelli sono di tre tipologie, tutti dello stesso modulo 40x40 cm in modo da essere perfettamente interscambiabili: un pannello LED, un pannello lavagna e un pannello sticker.
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pannelli arredi Il loro funzionamento avviene in questo modo: sfruttando la magneticità dell’acciaio delle nostre strutture, i pannelli sono a loro volta formati da un profilo wireframe magnetico e una pannellatura che varia a seconda del pannello. Per questo funzionamento, i pannelli sono facilmente rimovibili e attaccabili dove il fruitore ha più piacere, per avere quindi una completa personalizzazione dello spazio. I pannelli sono di tre tipi: il pannello LED, che funge da illuminazione e da atmosfera, formato da delle lastre di policarbonato opaco con all’interno dei LED a batteria che si potranno spegnere tramite un pulsante posto all’esterno del pannello; il pannello lavagna, formato da una pannellatura di compensato con applicato un foglio adesivo di lavagna, utile per scrivere e appuntarsi pensieri; e il pannello sticker, sempre formato da pannellatura di compensato con applicato un foglio adesivo giallo di sticker rettangolari 2x2 cm, i quali hanno doppia funzione: staccando lo sticker, si creano sul pannello dei disegni, tuttavia gli sticker sono anche applicabili negli altri punti della stanza per creare a loro volta disegni, scritte e icone.
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comunicazione pellegatta erica
colorazione finestre Sempre all’interno dell’approfondimento riguardante la comunicazione della struttura verso l’esterno, ci è sembrato interessante da questo punto di vista poter comunicare visivamente e in modo efficace al pubblico esterno ciò che sarà presente all’interno. Il mio approfondimento si è concentrato quindi sull’applicazione di una pellicola monomerica adesiva di colore giallo colore simbolo delle residenze, gialli diversi corrispondono a target e temporalità diversi - sulla parte inferiore delle finestre delle residenze, così da collegare il progetto di interni con la comunicazione dello stesso all’esterno.
colorazione primo piano: giallo ral 1021
colorazione secondo piano: giallo ral 1016
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loghi icone delle residenze Sempre nell’ambito della comunicazione, ma stavolta rivolta principalmente ai residenti, abbiamo deciso di dare un nome a ogni stanza che non fosse generico o banale: come la nostra metafora ci suggerisce ci siamo ispirate al mondo giapponese, scegliendo dei nomi intraducibili ma che potessero essere legati al target e al progetto di ogni stanza. Il mio approfondimento verte sulla creazione di un’icona legata ad ogni nome, che verrà proiettata sulla parte antistante l’ingresso di ogni stanza tramite l’applicazione di una mascherina ai faretti del corridoio.
hanami
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ukiyo
wabisabi
komorebi
tsundoku
aware
kawaakari
shinrin yoku
politecnico di milano tesi di laurea relatrice: barbara di prete
book 04 . residenze gruppo . haiku nicoletta claudia pellegatta erica
.05
cloud
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le nubi di tanto in tanto ci danno riposo mentre guardiamo la luna.
nicoletta claudia pellegatta erica gruppo 07 . haiku
area di interesse terzo piano . pag 7
casi studio . pag 11
progetto
moodboard . pag 17 strategia di intervento . pag 18 pareti, pavimento e strumenti . pag 19 viste . pag 20
elementi d’arredo
. pag 25
comunicazione . pellegatta erica
brand identity . pag 31 logo d’ombra . pag 33
area di interesse
terzo piano Il terzo piano è interamente dedicato allo spazio del respiro: nel progetto, lo spazio è stato nella sua interezza dedicato al pubblico e non solo ai residenti, fornendo sia sostentamento economico alla struttura, sia offrendo ai residenti uno spazio in cui stare tranquillamente con i propri cari.
PIANTA COPERTURA
spazio del respiro
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casi studio
01. tea house
kengo kuma francoforte germania 2007 Questo particolare padiglione è stato progettato da Kengo Kuma, che ha rivisitato la tradizionale stanza del tè, sviluppando un’architettura completamente nuova e innovativa. La struttura effimera è di tipo gonfiabile, formata da un particolare tessuto che permette di creare un’intercapedine, la quale permette di isolare internamente la struttura, in modo che l’architettura possa essere usufruita durante tutto l’anno senza troppi sbalzi di temperatura. Il padiglione è appunto una sala del tè, ricoperto al suo interno da tatami.
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02. osservatorio delle nuvole
carolina gonzales madrid 2015 Tra la vasta distesa di edifici a Madrid, vi è un particolare tetto dove si trovano delle “nuvole” gonfiabili. Situata sulla copertura di CasaDecor e disegnato da Carolina González Vives, il progetto “Osservatorio delle nuvole”, è il risultato di un’attenta ricerca compiuta sul microclima delle oasi naturali. Ci siamo ispirate a questo caso studio poiché ci è sembrato interessante l’accostamento tra la creazione di un paesaggio di nuvole sul tetto di un edificio tramite l’uso di strutture gonfiabili trasparenti.
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03. palette
paul cocksedge istanbul turchia 2014 Palette è un’installazione di dischi di acrilico, bianchi, blu e rossi, creati per un festival a Istanbul. Il particolare gioco di colori creato dai cerchi e di alterazione della realtà che avviene guardando lo skyline attraverso di essi è ciò che ha reso il caso studio interessante ai nostri occhi per il nostro progetto: la creazione di un mondo al di là della realtà, etereo, poetico e attraente è il nostro obiettivo per ciò che riguarda la progettazione di questo vasto spazio del respiro, il voler creare un luogo estraniante ma allo stesso tempo sicuro.
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progetto
. moodboard
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17
strategia di intervento L’ultimo piano ci ha subito colpite appena visitato: pensiamo possa essere il luogo perfetto per far vedere la luna, come ci chiama a fare così fortemente la nostra metafora; e dato che il terzo piano è l’unico spazio completamente all’aperto, ci è sembrato decisamente pertinente. Quindi, dalla poeticità della nostra metafora, abbiamo ideato il concept di questo spazio che abbiamo dedicato interamente allo spazio del respiro: un paesaggio delle nuvole, una sorta di cielo sopra l’edificio, a cui i residenti ma anche gli esterni alla struttura possano accedervi attraverso l’ascensore e le scale di distribuzione, e in cui si possano sentire al sicuro, racchiusi da delle strutture gonfiabili che vogliono simboleggiare delle nuvole, per cui sono rialzate di alcuni centimetri, bianche opache ma con la parte superiore completamente trasparente per fare in modo che il fruitore, una volta all’interno di questo spazio, si possa sdraiare sul pavimento che sarà morbido poichè ricoperto di tatami (come la tradizione giapponese) ed osservare il cielo. Abbiamo introdotto poi un’installazione che corre per entrambi i lati lunghi della terrazza, che funge sia da manifesto dell’edificio che da modo per ampliare la sensazione di essere in un paesaggio delle nuvole.
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pareti Il parapetto viene alzato a norma a 110 cm e verniciato di bianco al suo interno, lasciati i mattoni a vista anche per il terzo piano. Anche le colonne vengono sistemate e sbiancate.
pavimento Il pavimento originale in cemento grezzo viene mantenuto, utile per uno spazio all’esterno, ma viene sistemato, trattato e leggermente schiarito per offrire la sensazione di un paesaggio delle nuvole.
strumenti Il primo strumento principale utile alla progettazione di questo spazio è l’uso di strutture gonfiabili con intercapedine, utilizzabili quindi tutto l’anno, rialzate leggermente da terra a diverse altezze per simboleggiare le nuvole. Un secondo strumento è l’uso di cerchi colorati in policarbonato che fanno sia da manifesto verso l’esterno per la struttura e la comunicazione dell’ambiente, sia da strumento per vedere al di là della realtà.
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elementi d’arredo
installazione Abbiamo voluto introdurre un’installazione sulla terrazza che potesse avere più funzioni e significati. Innanzitutto, l’installazione si presenta sul parapetto, con delle barre di acciaio che sorreggono dei cerchi di policarbonato colorati in tre gradiazioni del colore caratteristico dello spazio del respiro, ovvero l’azzurro. Questa installazione ha sia la funzione di fungere da manifesto comunicativo verso l’esterno, poiché ben visibile dalla strada; sia di offrire allo spazio un punto di vista inconsueto dell’esterno: guardando attraverso i cerchi si avrà una percezione distorta e fantasiosa della realtà.
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strutture gonfiabili collettive Sono presenti in questo spazio due strutture gonfiabili grandi, ai due lati della terrazza. Queste strutture sono formate da tessuto gonfiabile unito tra di esso attraverso un’intercapedine, utile per l’isolamento interno della struttura stessa e quindi per poter essere utilizzate sia d’estate che di inverno. Abbiamo ensato che queste strutture potessero essere affitate da esterni, come le scuole vicine o aziende, per attività laboratoriali quali corsi e lezioni interattive, o attività di team building, in modo da fornire sostentamento economico per il funzionamento dell’edificio stesso.
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strutture gonfiabili individuali Vi sono poi presenti sei strutture sempre gonfiabili e progettate allo stesso modo delle due collettive (ovvero tessuto e intercapedine), dislocate nello spazio. Sono posizionate su delle lastre di metallo che le reggono, le quali a loro volta sono innalzate su tre altezze diverse: 40 cm, 60 cm e 80 cm. Le strutture sono facilmente raggiungibili con pochi gradini di una scaletta a pioli. Abbiamo voluto introdurre queste strutture poiché all’interno dell’edificio non c’è nessun altro spazio dove i residenti potessero godere della loro privacy invitando i propri cari: è proprio questo l’obiettivo di queste strutture.
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illuminazione Nome: Solvinden Azienda: IKEA Designer: IKEA of Sweden Numero articolo: 103.435.78 Altezza: 9 cm Diametro: 18 cm Prezzo: â‚Ź 8,99
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comunicazione pellegatta erica
brand identity Importante all’interno della nostra struttura è la macchina comunicativa verso l’esterno. Il mio approfondimento per questo spazio ha quindi interessato proprio questo aspetto: come fare per relazionare al meglio la zona pubblica e il progetto di interni con l’esterno per dare maggiore visibilità al fine di un maggiore riscontro economico? Ho voluto perciò sviluppare una brand identity, dando un nome e un’identità al luogo stesso; studiando il logo e tutto ciò che ne viene di conseguenza, come lo studio dei colori (quelli di riferimento per lo spazio del respiro e riconoscibili anche dall’installazione), lo studio del font e lo sviluppo di biglietti da visita.
CL
UD
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CL
UD
15
15
CL
UD
15
15
pantone 179-7 C
black 80%
pantone 111-4 C
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studio del font
AMATICA SC Aa Bb Cc
0123456789 abcdefghijklmnopqrstuvwxyz
AMATICA SC Aa Bb Cc
0123456789 abcdefghijklmnopqrstuvwxyz
AMATICA SC Aa Bb Cc
0123456789 abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 32
logo d’ombra Come ulteriore modo di comunicare verso l’esterno la presenza di questo spazio e per aumentare quindi la relazione tra il progetto di interni e la comunicazione, si è voluto introdurre un modo per far risaltare il nome della zona sulla facciata. La facciata quindi diventa un intero dispositivo comunicativo (unitamente all’installazione dei cerchi in terrazza e all’approfondimento sulla colorazione delle finestre), aggiungendo una lamiera di metallo che sporge dal parapetto della terrazza in orizzontale, con intagliato laser il nome della struttura. Il sole, interagendo con la mascherina, fa in modo di proiettarne l’ombra sulla facciata. Ovviamente la proiezione non sarà fissa e continua: tuttavia ci è comunque sembrato interessante.
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politecnico di milano tesi di laurea relatrice: barbara di prete
book 05 . cloud15 gruppo 7 . haiku nicoletta claudia pellegatta erica
.06
spazi distributivi prendiamo il sentiero paludoso per arrivare alle nuvole
nicoletta claudia pellegatta erica gruppo 07 . haiku
area di interesse
piano terra . pag 7 primo piano . pag 8 secondo piano . pag 9
casi studio . pag 13
progetto
moodboard . pag 17 strategia di intervento . pag 18 pareti, pavimento e strumenti . pag 19 scala . pag 20 corridoi . pag 22
elementi d’arredo
. pag 27
area di interesse
piano terra La nostra zona di interesse del piano terra consiste nella zona centrale, quindi lo spazio che sarà adibito all’ingresso dei residenti alla struttura; gli spazi distributivi di corridoio e di scala, che fungono da passaggio e da distribuzione verso le residenze, la zona commerciale e tutta la struttura.
PIANTA PIANO TERRA
spazi distributivi
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primo piano Al primo piano la zona di interesse comprende sempre la parte centrale, destinata a una residenza con temporalità 2-5 mesi: i residenti potranno quindi soggiornare per un massimo di 5 mesi all’interno di questa unità abitativa di tipologia appartamento, con quattro posti letto. Anche per questo piano abbiamo progettato gli spazi distributivi.
spazi distributivi
8
PIANTA PIANO PRIMO
secondo piano Al secondo piano è situata sempre una residenza, ciò che varia dal primo piano è la temporalità: qui infatti i residenti potranno soggiornare per un massimo di un mese, temporalità molto breve. Per questo motivo, l’unità abitativa sarà di tipologia ostello e ospiterà così sei posti letto. Anche su questo piano abbiamo gli spazi distributivi.
PIANTA PIANO SECONDO
spazi distributivi
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casi studio
01. summer house
ruetemple mosca 2016 I progettisti russi erano chiamati a rinnovare questa residenza estiva dei committenti, e lo hanno fatto in modo esaustivo introducendo delle reti all’interno dello spazio, principalmente per i figli dei committenti. L’uso massivo della rete in questo progetto è ciò che lo ha reso caso studio a sua volta per il nostro: la rete è utilizzata sia come parapetto della scala di distribuzione della residenza, sia come punto di gioco e attrazione per gli ospiti più piccoli della casa. Anche se la rete è presente in tutto lo spazio, esso è tuttavia permeabile.
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02. cafe coutume
cut architectures tokyo giappone 2014 - 2015 I progettisti hanno progettato questo spazio pubblico di ristorazione in Giappone con ciò che ci ha ispirato e interessato di più di questo caso studio, ovvero l’uso di piccoli pannelli illuminanti a led posti all’interno di una struttura wireframe di acciaio. Questa struttura definisce l’arredo principale del progetto, ed è attaccata al soffitto. La correlazione tra struttura di acciaio e di led illuminanti ci ha particolarmente colpito e ci è sembrata decisamente in linea con la nostra metafora e con i nostri obiettivi.
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progetto
. moodboard
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strategia di intervento Gli spazi distributivi sono fondamentali all’interno di un’edificio: non avremmo quindi mai potuto lasciarli al caso e non pensarli ad hoc secondo la nostra metafora. Da haiku abbiamo preso gli aspetti principalmente della natura e della suggestione poetica, che abbiamo cercato di inserire in questi spazi. Il corridoio sarà quindi ovviamente fruibile ma con tutta un’altra suggestione; le scale assumono il ruolo centrale che spetta loro tramite l’inserimento di un’installazione a tutta altezza che non solo permette la fruizione per raggiungere tutti i piani ma la fruizione stessa dello spazio vuoto.
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pareti Non siamo intervenute in modo drastico sull’edificio: abbiamo voluto mantenere il carattere dell’edificio mantenendo i mattoni a vista, trattati e riverniciati di bianco.
pavimento Il pavimento originale in cemento grezzo viene mantenuto così com’è, trattato e lisciato per poter essere calpestabile e utile per l’interno, in modo da creare un distacco visivo con le altre stanze.
strumenti Nella progettazione di questi spazi distributivi, due sono stati gli strumenti e gli elementi principali utili alla progettazione: la rete riutilizzata da quella presente in grandi quantità all’interno dell’edificio, verniciata di bianco, utile come supporto per l’illuminazione e per il secondo strumento, ovvero la natura. Anche in questo caso, la natura entra in gioco in modo massivo nella progettazione.
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scala Lo spazio distributivo della scala è il cuore centrale dell’edificio. Ci siamo dunque interrogate su come potesse entrare la nostra metafora nella progettazione anche di questo spazio, considerato di solito quasi di contorno, ma che abbiamo comunque voluto rendere protagonista. La scala corre per tutto l’edificio in tutta altezza e arriva fino alla terrazza: è dunque lo snodo principale di distribuzione. La copertura è stata introdotta da noi, sulla terrazza, in policarbonato trasparente: per questo il vuoto all’interno delle scale risulta illuminato da questo cavedio che si forma. Come sfruttarlo quindi? Il vuoto è uno dei temi principali che la nostra metafora ci suggerisce: la scarnificazione, lo sfruttamento del vuoto. Per questo abbiamo deciso di introdurre un’installazione lungo tutta l’altezza della scala. Utilizzando una rete morbida bianca, abbiamo creato l’installazione che prevede vere e proprie pareti di rete che corrono dal piano terra fino all’altezza massima della scala e che potessero quindi fungere da parapetto della scala. Inoltre, in corrispondenza del solaio del primo piano e del secondo piano, abbiamo introdotto la stessa rete ma in orizzontale, legata alla rete verticale a sua volta legata al cemento delle scale tramite dei ganci. Questa rete orizzontale permette ai fruitori dello spazio di potersi sdraiare e sedersi proprio all’interno del vuoto creato dalle scale: sdraiandosi, si può guardare in alto, verso la copertura trasparente, verso il cielo. Secondo noi questa installazione può essere utile sia come punto di appoggio e di relax per i residenti e il pubblico, sfruttando lo spazio del vuoto come zona pubblica di raccolta; sia come ci suggerisce la nostra metafora offrendo uno spazio per respirare, rilassarsi e stare in compagnia, unendo il concetto di sfruttamento del vuoto, preso dalla tradizione giapponese, con gli elementi di essenzialità.
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corridoi Abbiamo voluto dare lo stesso peso progettuale anche agli spazi progettuali dei corridoi, che permettono la distribuzione nelle varie residenze dei vari piani, l’accesso alla scala e all’ascensore. Come ci suggeriva la nostra metafora, abbiamo preso spunto dall’aspetto naturale e dalla suggestione poetica in particolare per la progettazione di questi spazi. Gli spazi si presentano allo stato di fatto come molto lunghi e molto alti, bui e quasi angusti: ribaltando la prospettiva, sempre secondo la nostra metafora, abbiamo voluto introdurre elementi che potessero far vivere lo spazio in modo completamente diverso. La rete metallica presente nell’edificio, 10x10 cm, riverniciata di bianco, è stata riutilizzata come supporto per gli altri elementi, appesa al muro a mattoni a vista creando un pattern. All’interno di questa rete sono stati introdotti piccoli pannelli LED 10x10 cm formati da policarbonato opaco con all’interno un piccolo LED. Posti negli spazi vuoti della rete permettono di creare un pattern di luce che vuole essere sia illuminazione di atmosfera, sia di accompagnamento all’interno dello spazio di distribuzione. La natura entra in gioco nella progettazione con dell’edera rampicante che si, appunto, arrampica alla rete, creando una vera e propria parete di natura in cui i LED possono simboleggiare lo sboccio dei fiori. L’atmosfera quindi all’interno di questi spazi vuole essere di tipo installativa, suggestiva, quasi dare l’impressione di essere all’interno di un ambiente naturale, protetto e al sicuro. All’interno dei corridoi sono presenti anche le infografiche di accompagnamento sul pavimento, e, in corrispondenza di ogni stanza, un faretto con la mascherina delle icone per ogni residenza.
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corridoio secondo piano
elementi d’arredo
illuminazione Modello: Applique cubo bianco Azienda: Leroy Merlin Dimensioni: 11 cm x 11 cm Numero articolo: REF. 34842472 Prezzo: € 36,00
Nome: Floalt Azienda: IKEA Numero articolo: 403.322.10 Designer: Mikael Warnhammar Dimensioni: 37x37 cm Prezzo: € 79,99
Nome: Skeninge Azienda: IKEA Numero articolo: 803.164.06 Designer: David Wahl Dimensioni: 20x11 cm Prezzo: € 17,00
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politecnico di milano tesi di laurea relatrice: barbara di prete
book 06 . spazi distributivi gruppo 7 . haiku nicoletta claudia pellegatta erica