Atopie. Idee per la rappresentazione 5 - Atti del seminario di studi - Estratto

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Comitato organizzativo:

PAOLO BELARDI, Facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Perugia ALESSANDRA CIRAFICI, Facoltà di Architettura “Luigi Vanvitelli”, Seconda Università degli Studi di Napoli ANTONELLA DI LUGGO, Facoltà di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II EDOARDO DOTTO, Facoltà di Architettura, Università degli Studi di Catania FABRIZIO GAY, Facoltà di Architettura, Università IUAV di Venezia FRANCESCO MAGGIO, Facoltà di Architettura, Università degli Studi di Palermo FABIO QUICI, Facoltà di Architettura Valle Giulia, Università degli Studi “Sapienza” di Roma

Progetto grafico RAFFAELE CATUOGNO

ISBN ISBN 978 88 904585 7 6 © 2013 ARTEGRAFICA PLS s.r.l. 00131 Roma Via Filignano, 14 tel. +30 06 99702801 fax +39 06 99702923 info@artegraficapls.it

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SOMMARIO

I CONTRIBUTI Fabio Bianconi, Marco Filippucci Le costruzioni digitali. Un gioco sapiente, rigoroso e magnifico Simone Bori, Giacomo Pagnotta (Di)segni atopici. La rappresentazione nella parasite architecture Giovanni Caffio La rappresentazione della struttura logica dei siti nello spazio atopico del web Massimiliano Campi L’assenza del senso di luogo definito e accezione di spazio immaginifico nei progetti delle strutture per solcare i mari Marco Carpiceci, Fabio Colonnese L’Atopia del Museo: il concorso per il MAXXI di Roma Andrea Casale, Graziano Mario Valenti, Michele Calvano La forma della comunicazione Marzia Casamento Spazi possibili Camilla Casonato Architetture di geometria e pensiero. Natura e rappresentazione nell’opera di Boullée Raffaele Catuogno Asetticità e decontestualizzazione topologica: la generazione dei luoghi virtuali


Emanuela Chiavoni, Livia Fabbri, Francesca Porfiri, Gaia Lisa Tacchi La natura dell’illusione in architettura: rappresentazioni in assonometria “speciale” Luigi Cocchiarella Tipicità dell’atopia Daniele Colistra Atopie e ibridazioni. Il disegno dell’architettura indifesa Loreto Colombo La dispersione urbano rurale. Il non luogo nella Liburia Daniela De Crescenzo I non luoghi della rappresentazione Teresa Della Corte Trame e superfici cursorie nella ideazione dello spazio percepito. Realtà simultanee e architetture del non luogo Tommaso Empler Escher 3D Caterina Cristina Fiorentino Ah Atopia! Carmela Frajese D’Amato I luoghi della città contemporanea. Percezione e Figurabilità Simona Gallina Architetture senza tempo e senza luogo. Architectural projection mapping Alfonso Ippolito, Eliana Capiato, Chiara Capocefalo Simbolo e rappresentazione: la ricostruzione dell'intangibile Mariella La Mantia Luoghi archetipici pubblicitari: l’identità visiva atopica e atemporale dei contesti urbani e degli organismi architettonici nei visual” Gabriella Liva Esther Stocker: ambiguità percettiva dello spazio Alessandro Luigini Oscar Niemeyer. Cento anni in bilico tra U topia e A topia Luca Martini Skyline atopici. Il disegno della città nei film di Tim Burton Giovanna A. Massari, Federico Maganzini Paura dell’atopia: una barriera da rimuovere


Domenico Mediati Forme e modi di uno spazio astratto Utopia e atopia nella rappresentazione dello spazio rinascimentale Valeria Menchetelli Ubiquità di un’atopia. Il linguaggio universale Isotype e la riforma della comunicazione visiva Marco Muscogiuri Atopia, rappresentazione e imageability Giuseppa Novello, Marco Vitali Mutazioni nel paesaggio urbano: letture illustrate Daniela Palomba Expo. Luoghi delle rappresentazioni. Luoghi della rappresentazione Rosaria Palomba Immagini dei non luoghi nella Libreria Piccolomini Emmanuele Pilia L’architettura nell’era della società dei simulacri Gabriella Rendina Outopia, Eutopia, Atopia Matteo Romanato Dal “museo obbligato” al “museo atopico” Michela Rossi, Giampiero Mele L’utopia razionalista: il disegno di un aeroporto sui tetti di Milano (1933 34) Gianni Savarro La rappresentazione del luogo: invenzione o imitazione? Roberta Spallone Il disegno di architetture senza luogo per la formazione professionale nella Scuola di Applicazione degli Ingegneri e degli Architetti di Torino Angelo Triggianese Le proiezioni architetturali: topos_a topos_pan topos Starlight Vattano Il silenzio dello spazio: Movimento del non luogo Federica Visconti La città analoga: atopia del progetto urbano, utopia per la metropoli contemporanea


Tommaso Empler1

Escher 3D

bero? I tentativi di rendere 3D le sue opere sono avvenuti con diverse modalità: alcuni studiosi hanno lavorato con la tecnica cartacea del pop-up, in cui le grafiche assumono un aspetto tridimensionale fuoriuscendo dal piano 2D; altri hanno usato la computer grafica 3D, tramite modelli infografici che ricostruiscono virtualmente la disposizione di alcuni elementi spaziali delle sue opere; certi hanno provato a ricostruire alcune parti delle litografie con dei fotomontaggi; molti hanno riproposto le sue architetture impossibili con l'ausilio di modelli fisici realizzati con diverse tecniche e metodologie (legno, costruzioni Lego, ecc.); infine ci sono stati coloro che hanno provato a realizzare dei video esplicativi, o a loro volta ingannevoli, in cui le litografie impossibili nel mondo reale sembrano, invece, trovare un sistema di funzionamento, infrangendo alcune regole basilari della matematica e della fisica, come in “Salita e discesa” o “Cascata”. Alla base degli studi di Escher ci sono i concetti

«Ragionare sulle atopie significa percorrere le strade delle realtà virtuali; significa ragionare sui temi della rappresentazione nell'ambito del vasto patrimonio di ricerche e sperimentazioni condotte in campo artistico, nella produzione grafica quale esercizio di creatività progettuale» e, di narrazione di architetture impossibili, frutto di giochi ed illusioni prospettiche, in cui le immagini grafiche elaborate hanno una loro logica solo se lette nei disegni originali in 2D, e che in un mondo tridimensionale non possono assolutamente esistere. Posto il tema secondo questo punto di vista, può risultare interessante analizzare alcune opere di M.C. Escher attraverso una lente digitale tridimen sionale, con una nuova e diversa lettura dell'artista: Escher 3D. Da sempre gli studiosi e gli estimatori di Escher si sono domandati cosa si celasse dietro le sue litografie per capire e scoprire i loro orizzonti rapportati alla realtà tridimensionale. I non luoghi se trasposti nella realtà come sareb93


I CONTRIBUTI

della geometria iperbolica, con lo spazio incentrato sul modello del matematico francese Henry Poincarè, le geometrie non euclidee del matematico russo Nicolas Lobacewski e dell'ungherese Bolyai, le tassellature del piano di Roger Penrose, sintetizzate ed elaborate secondo un'interpretazione personale che anticipa di qualche decennio la formulazione matematica del concetto di frattale ad opera di Benoit Mandelbrot.

Uno dei temi che più ha affascinato Escher è stata la rappresentazione di mondi simultanei, di un mondo infinito in uno spazio finito, tema che egli ha trasposto visivamente in numerose sue opere, nelle quali sono contemporaneamente presenti due mondi, quello percepito dall'artista e quello a cui le sue percezioni non possono arrivare, pur trovandosi nello stesso posto e nello stesso momento, a ciò corrispon-

Fig. 1. Modello fisico di “Belvedere”.

Fig. 2. Modello 3D di “Belvedere”, ruotato rispetto alpunto di vista della litografia.

Fig. 3. Modello fisico realizzato con il “Lego” di “Relatività”.

Fig. 4. Modello fisico di “Salita e discesa”. 94


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dendo studi grafici e rigorose modellizzazioni matematiche, frutto di ricerche condotte per lunghi anni. In questa sede vengono analizzate e studiate una serie di interpretazioni 3D fornite negli ultimi anni al lavoro di Escher, da parte di studiosi di diversa estrazione e provenienza culturale, e presenti sia in una vasta bibliografia cartacea che nella rete telematica di internet, dove sono soprattutto diffusi video documentari e d'animazione. È il riscontro offerto dalle nuove tecnologie mediatiche nei confronti di opere appartenute ad un periodo storico in cui la grafica era ancora realizzata con il sistema tradizionale della litografia, in cui al fascino delle composizioni illusorie e dei “mondi impossibili” spesso viene associata l'analisi del “segno” grafico, che ha contribuito a rendere le stesse opere un'importante pietra miliare nell'area della rappresentazione. La lettura tridimensionale viene concentrata su alcune opere in particolare, quali: Relatività, litografia del 1953; Belvedere, litografia del 1958; Salita e discesa, litografia del 1960. Cascata, litografia del 1961. Nella litografia “Relatività” (1953) si possono cogliere gli interessi di Escher sugli studi della prospettiva; infatti sono presenti 3 punti di fuga, giacenti al di fuori della composizione e che costruiscono un triangolo equilatero di 2m. La scena è composta da tre mondi tra loro diversi, con tre gruppi di figure che li abitano: ciò che per un gruppo è un soffitto per un altro è una parete; quello che per alcuni è una scala a salire, per altri lo è a scendere; la porta per un gruppo è un foro nel pavimento per altri. Il soggetto di quest'opera si è prestato, più degli altri, a molteplici ricostruzioni 3D, sia nell'ambito della

computer grafica che della modellazione fisica. In una possibile ricostruzione/interpretazione 3D vengono individuati i punti di fuga mediante “camera matching”. Gli elementi più importanti dell'immagine, i gradini, sono basati sulla scala di Shröder, che può essere vista, in modo ambiguo, sia posta su un pavimento (nella parte sinistra dell'immagine) sia posta su un soffitto (nella parte destra della litografia), rendendone possibile una percorrenza stando sia sopra che sotto gli stessi gradini. Poiché i punti di fuga si trovano ai vertici di un triangolo equilatero, è possibile in ogni momento ruotare l'opera e variare il loro significato indifferentemente (Nadir, Zenith o punto di allontanamento), continuando a percepire l'immagine sempre nella sua totalità. L'operazione successiva è determinare arbitrariamente la dimensione di uno dei tanti gradini presenti nella scena, che a sua volta consente la costruzione della prima scala, per poi passare a comporre tutti gli altri oggetti presenti nell'immagine. Nella litografia “Belvedere” (1958) Escher presenta un “paradosso percettivo” legato al “cubo di Necker”, che si ottiene disegnando un cubo con tutti i lati visibili: in questo modo si crea una ambiguità fra la faccia anteriore e la faccia posteriore e due possibili cubi si alternano nella percezione visiva. Il cubo di Necker è disegnato nel progetto collocato ai piedi del personaggio seduto sulla panca (con i due punti problematici evidenziati), che, a sua volta, tiene in mano il modello di un “cubo impossibile”, in cui l'ambiguità viene risolta fondendo le due possibilità, creando così un cubo localmente corretto (nella parte alta e in quella bassa), 95


I CONTRIBUTI

ma globalmente impossibile (questa figura è simile al “tribarra” di Penrose). L'edificio della litografia realizza proprio il cubo impossibile, congiungendo paradossalmente le parti alta e bassa. In

una possibile ricostruzione 3D la prima operazione è esplicitare i punti di fuga e ricavare la posizione dell'orizzonte. Nella litografia esso si trova poco sotto l’attacco delle colonne di sostegno alle

Fig. 5. “Relatività” (1953). Costruzione del modello 3D,studio dei punti di fuga e “camera matching” (elaborazione E. Nardelli).

Fig. 6. “Relatività” (1953). Costruzione del modello 3D,costruzione degli scalini e della scena complessiva (elaborazione E. Nardelli). 96


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zioni ottiche, che consentono di regolarizzare il modello rispetto alla posizione della fotocamera virtuale, rendendo ancora più realistica l’ambiguità sopra-sotto per ingannare l’occhio. In particolare viene prestata attenzione agli interassi delle colonne, che nella prospettiva della litografia sono pressoché identici. Questo artificio si crea distanziando sempre di più gli interassi nella costruzione del modello 3D (essi risultano così uguali in prospettiva), sia nella parte superiore che in quella inferiore. Inoltre viene corretta, sempre per lo stesso motivo, l’altezza e la circonferenza di tutte le colonne, in maniera che risultino il più possibile simili tra loro. In questo modo il modello 3D consente una visualizzazione “possibile”, fino a quando il modello tridimensionale stesso non svelerà la sua natura impossibile, rivelata solo girandoco intorno con una camera mobile. Nella litografia “Salita e discesa” (1960) il fulcro dell’illusione ottica si traduce in una scala che scende e sale all'infinito. La scala è impossibile da realizzare nella realtà senza un artificio ottico: l’il-

arcate del primo ordine. Si discretizza questo passaggio, fissando il piano orizzontale sulla fine delle colonne (attacco capitello-arcata). In questo modo non si genera una figura che rispecchierà nei dettagli prospettici il quadro, ma la sua costruzione ha più senso in un ambito tridimensionale (e anche reale), poiché le due parti risultano perfettamente ortogonali tra di loro. Ci sono due zone notevoli che aiutano a fissare i primi due oggetti di riferimento e che sono rappresentati dalle colonne esterne, le quali vanno a limitare la struttura nell’ottica della fotocamera virtuale. L’unica colonna che è effettivamente al suo posto è collocata sul lato destro esterno (la base si trova effettivamente in asse con la colonna). Si costruisce prima il primo piano facendo attenzione alla sua collocazione rispetto alla posizione della fotocamera virtuale, dopodiché si posiziona la parte superiore ad angolo retto rispetto a quella inferiore, e man mano si procede costruendo le colonne e gli archi in modo che corrispondano nel punto di vista prospettico fissato. Durante la costruzione 3D si applicano alcune corre-

Fig. 7. “Belvedere” (1958). Costruzione del modello 3D,con evidenziata l'illusione del cubo di Necker e l'individuazione dei punti di fuga (elaborazione E. Nardelli). 97


I CONTRIBUTI

Fig. 8. “Belvedere” (1958). Costruzione del modello 3D,proporzioni delle parti e correzioni ottiche (elaborazione E. Nardelli).

neata con un angolo di 45 gradi rispetto al modello sullo spigolo di proporzioni 6-4. Attraverso i deformatori dinamici si procede, successivamente, nell'inclinare prima il modello di 30 gradi rispetto all’asse ottico della fotocamera, poi si inclina il quadro di ripresa della fotocamera degli stessi gradi, in modo che l’immagine si trovi parallela al piano di ripresa. Viene così creata una semplice anamorfosi, poiché il modello non risulta nella sua reale forma.Nella litografia “Cascata” (1961) Escher inserisce un “paradosso logico”, legando tre “tribarra” di Penrose. I disegni preparatori evidenziano che, all'inizio, aveva in mente di disegnare tre colossali complessi architettonici. Poi gli è venuta l'idea che una cascata poteva illustrare l'assurdità del “triangolo” ancora più chiaramente. Molteplici sono i modelli 3D realizzati per riprodurre il paradosso della “Cascata”. La propo-

lusione si basa sulla scala di Penrose, in cui, effettivamente, il gradino più alto corrisponde “visivamente” a quello più basso, in modo da fornire l'impressione di una spirale infinita. La litografia è, inoltre, rappresentata in anamorfosi. Il modello 3D viene realizzato costruendo prima la scala e poi il resto degli oggetti presenti nella scena. La proporzione delle rampe è 6:6:4:3. Escher usa questo rapporto per fornire più interesse all'immagine complessiva. Gli scalini sono modellati in 3D sia in larghezza che in lunghezza, in modo che appaiano del tutto plausibili ed omogenei. Una volta ultimata la scala, si procede con la construzione della restante parte del complesso, facendo attenzione, in particolare, all’attacco dei corrimano tra il balcone posteriore e quello dello rampa collocata sull'estrema sinistra. Ultimato il modello 3D la fotocamera virtuale viene alli98


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sta sicuramente più interessante è quella di uno studente (dal nick “macwolles”), che ha prima diffuso nel web, nel canale youtube, un filmato in cui la “Cascata” (http://www.youtube. com/ watch?v=0v2xnl6LwJE) sembra effettivamente realizzabile nel mondo fisico, e poi, dopo un lasso di tempo, un filmato di spiegazione delle tecniche infografiche utilizzate per realizzare il primo video assolutamente realistico. Nel mentre sono stati in molti a cercare di capire ed a formulare ipotesi su

come avesse fatto “mcwolles” a rendere realistica una situazione paradossale. Mcwolles elabora il video di spiegazione con la tecnica del “character animation” (http://www.youtube.com /watch?v=Z6OeQtnultc), in cui un personaggio illustra i passaggi eseguiti per rendere realistico il video che ha fatto molto clamore sul web. Gli step indivuadi sono: 1) costruire il modello fisico; 2) individuare la corretta posizione della fotocamera (per un successivo

Fig. 9. “Salita e discesa” (1960). Costruzione del modello 3D, rapporti di proporzione nella scala di Escher (elabo-razione E. Nardelli).Fig. 10. “Salita e discesa” (1960). Costruzione del modello 3D, studio della posizione della fotocamera virtualeper ricostruire l'anamorfismo presente nella litografia (elaborazione E. Nardelli). 99


I CONTRIBUTI

“camera matching”) e realizzare 3 diversi video, aggiungendo l'acqua nei diversi livelli del modello; 3) comporre i 3 video in un unico filmato (in post-produzione), calcolando

e sincronizzando il flusso dell'acqua e mascherando tutto ciò che non deve essere mostrato; 4) Realizzazione e sincronizzazione del video finale.

Fig. 11. “Cascata” (1961). Screenshot del video di“macwolles”(http://www.youtube.com/watch?v=0v2xn l6LwJE).

Fig. 12. “Cascata” (1961). Screenshot in cui “macwolles” rivela la vera forma del suo modello fisico(http://www.youtube.com/watch?v=jpcIIa2hKRo).

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I CONTRIBUTI

“Cascata” (1961). Sequenza di screenshot tratti dal fil-mato in cui “macwolles” spiega come ha realizzato il filmato realistico (http://www.youtube.com/watch?v= Z6OeQtnultc).

1 Con la collaborazione di Ermanno Nardelli. Sitografia Modello 3D con Blender http://www.youtube.com/ watch?v=nXGahp1E87Y&NR=1&feature=endscreen Modello 3D http://www.youtube.com/watch?v=6TJtJEevqQY&NR=1 &feature=fvwp “Cascata” video di mcwolles http://www.youtube.com/ watch?v=0v2xnl6LwJE “Cascata” (modello reale) http://www.youtube.com/watch?v=jpcIIa2hKRo Spiegazione video di mcwolles http://www.youtube.com/watch?v=Z6OeQtnultc

Bibliografia B. Ernst, Lo specchio magico di M.C. Escher, Taschen, Colonia, 1978. F. Giudiceandrea (a cura di), M.C. Escher. L'arte del puzzle e puzzle dell'arte, Hoepli, Milano, 2008. C.W. McCarthy, M.C. Escher Pop-Ups, Thames & Hudson, Londra, 2011. E. Nardelli, Escher Digitale, Tesi di Laurea del Corso di Laurea in Grafica e Progettazione Multimediale, relatore Tommaso Empler, A.A. 2008-2009. P. Odifreddi, C'era una volta il paradosso, Einaudi, Torino, 2001. 102



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