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Marco Buttu

UNA LUNGA NOTTE POLARE PER STUDIAR LE STELLE

Marco Buttu © PNRA-IPEV di HELEL FIORI

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Nella calura dell’estate sarda sembra impossibile richiamare alla mente il fresco autunnale o la neve che in inverno imbianca le nostre cime più coraggiose. Impossibile a meno che non facciate parte di una spedizione scientifica in una delle terre più estreme e ostili del globo.

Antartide, Stazione Concor

dia. Una costruzione metallica di 1500mq si adagia sull’Altopiano Antartico sopra 3000 metri di ghiaccio e neve. Costruita nel 1993, dal 2005 ospita a pieno regime spedizioni estive e invernali per svariati campi di ricerca quali la glaciologia (carotaggi per monitorare il clima a ritroso fino a 800 000 anni fa), fisica dell’atmosfera e climatologia, astronomia, geodesia (spostamento delle placche tettoniche). Attualmente è in atto la diciassettesima spedizione invernale, che da febbraio a novembre 2021 impiegherà una squadra di dodici invernanti (cinque francesi, sei italiani, uno inglese) tra cui brilla una stella tutta sarda, il dott. Marco Buttu, nato a Gavoi quarant’anni fa e già alla sua seconda partecipazione, disponibile a raccontarci la sua esperienza nella spedizione italofrancese organizzata dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e dall’Institut Polaire Français (IPEV). Il PNRA è finanziato dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) e gestito dal CNR per la programmazione e il coordinamento scientifico e dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica.

Buona sera Marco, cosa può dirci della spedizione?

L’Antartide è un continente più grande dell’Europa, sostanzialmente disabitato. Durante l’inverno è popolato da un migliaio di persone dislocate in una sessantina di basi. Solamente un’ottantina di persone stanno all’interno e non sulle coste: noi a Concordia, i 13 russi della base di Vostok, gli statunitensi nella base al Polo Sud. Indistintamente dal loro ruolo, tutti si occupano di ricerca scientifica in vari ambiti, direttamente o indirettamente. Ad esempio, nel nostro team c’è un medico sponsorizzato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) che si occupa di monitorarci tramite analisi del sangue, test psicologici, analisi del sonno, campionamenti di saliva, etc. per capire come il corpo si adatti ad un ambiente similextraterrestre. Le condizioni di vita e ambientali sono analoghe a quelle di una missione spaziale di lunga durata. La Stazione si tro

va nel luogo più estremo al

mondo: 100 giorni di fila senza sole, temperatura che scende sotto i 80°C, carenza di ossigeno, aria secca, nessuna forma di vita. Starò qua per un anno occupandomi di sismologia, astronomia e geomagnetismo. C’è chi tra di noi studia l’atmo

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sfera, chi il ghiaccio per capire come è evoluto il clima e come potrebbe evolvere, chi si occupa di astronomia sfruttando le condizioni ideali dell’Altopiano (assenza di umidità e di inquinamento luminoso) per osservare il cielo con un telescopio, chi misura il campo magnetico terrestre che ci protegge dal vento solare e chi si occupa di sismologia. Una parte di noi si occupa di ricerca scientifica in modo indiretto, nel senso che svolge un lavoro finalizzato a coadiuvare la ricerca (meccanico, idraulico, elettricista, responsabile gruppi elettrogeni: figure necessarie per operare la manutenzione della base. Ci sono anche un medico e un cuoco).

Marco Buttu © PNRA-IPEV

Qual è stata la formazione che le ha permesso di accedere al progetto?

Mi sono laureato in Ingegneria Elettronica e lavoro per l’Istituto Nazionale di Astrofisica, Osservatorio Astronomico di Cagliari. Grazie al mio lavoro al Sardinia Radio Telescope sono stato selezionato nel 2017 per ricoprire il ruolo di astronomo a Concordia. Ho poi voluto fare un’altra esperienza, e adesso mi trovo nuovamente al buio tra i ghiacci, nel bel mezzo della mia seconda spedizione.

Quali sono gli effetti fisici e mentali di una prolungata permanenza in Antartide?

Nell’Altopiano, rispetto alla costa, il fisico risente della forte carenza di ossigeno, causa di disturbi del sonno assieme ai ritmi circadiani alterati. Da uno studio dell’ESA risulta che qui si va in apnea del sonno in media una volta al minuto, la fase NREM3 (sonno profondo, n.d.a.) è quasi assente e la fase REM dimezzata. Gli effetti sulla mente possono variare, ma in generale si può riscontare una carenza di attenzione dovuta alla routine ripetitiva e alla deprivazione sensoriale, vista l’assenza di stimoli: paesaggio piatto e monocromatico privo di profumi e forme di vita.

Quale riscontro si ha sul livello emotivo e spirituale?

È senza ombra di dubbio un’esperienza che ti mette alla prova sotto l’aspetto umano, sia per quanto riguarda la lontananza dagli affetti, sia per ciò che concerne i rapporti all’interno del team. L’aspetto emotivo e spirituale sono soggettivi. Credo che una persona sensibile possa trovare territorio fertile per l’introspezione, vedendo amplificate le sue emozioni e assaporando un risveglio spirituale e una gratitudine sconfinata. D’altra parte, una persona poco sensibile potrebbe vivere questa esperienza come se stesse al bar con gli amici, senza la minima consapevolezza di trovarsi nel posto più remoto del pianeta totalmente isolato dalla vita.

Quale rapporto ha sviluppato con la nostra isola, cosa farà appena rientrato?

Il rapporto che ho con la Sardegna potrei paragonarlo a quello che si ha tra madre e figlio. Starò a Gavoi in famiglia e con gli amici, poi al mare e nel Supramonte, infine a Cagliari. Per seguire l’attività del dott. Buttu e godere dei suoi splendidi scatti seguitelo sui canali ufficiali Facebook e Instagram @marco.buttu.

www.studiomassaiu.it

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