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Le torri costiere
LE SENTINELLE DEL MARE
La Fortezza Vecchia a Villasimius
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di FRANCA FALCHI
La parola “Torre” in Sardegna è sinonimo di pirati. Queste, infatti, più che col nome di torri costiere sono note come torri saracene, anche se di saraceno hanno ben poco. Gran parte delle circa cento torri presenti lungo tutta la nostra costa sono infatti di origine spagnola, edificate come mezzo di difesa dagli attacchi dei pirati, ma non a difesa dai saraceni visto che le invasioni dei popoli arabi del Mashriq avvennero ben 500 anni prima della costruzione di questo sistema di difesa costiera. Il Mediterraneo è stato sin dall’antichità il mezzo per le espansioni e per il progresso economico tramite il commercio. Numerosi sono i ritrovamenti di bronzetti raffiguranti navi o quelli di relitti in prossimità della costa con ancora il loro preziosi carico di garum (salsa di pesce molto simile alla pasta di acciughe), di ossidiana, legname e metalli a testimonianza delle rotte commerciali che interessavano la Sardegna sin da epoca antica. Insieme al commercio, in forma parallela, però si è ben presto sviluppato il fenomeno della pirateria. A iniziare dal 700 d.C. le coste sarde divennero meta di costanti razzie da parte di mori, saraceni, barbari e poi anche turchi. Le loro incursioni non erano finalizzate solo al saccheggio ma anche al rapimento (è nota la storia del bambino rapito all’Asinara che in età adulta divenne re di Algeri) e alla conquista di territori che spesso rendeva necessario alle popolazioni indietreggiare dalla costa verso l’entroterra. Le fallimentari misure intraprese contro i barbari, uno tra i più noti è sicuramente il pirata Barbarossa, fecero decidere a Filippo II di Spagna l’adozione di un sistema difensivo costiero fatto di torri, con relativo presidio militare, collocate nei punti strategici della costa. Nacque
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così la “Reale Amministrazione delle Torri”, istituzione volta non solo alla realizzazione di nuove torri ma anche alla loro manutenzione, al rifornimento di armi e all’arruolamento degli uomini addetti al presidio di guardia. Le torri non erano semplicemente collocate nella costa in prossimità dei villaggi da difendere, ma la loro localizzazione rispondeva a precisisi criteri di comunicazione. Tutta la rete costiera era rego
lata da un complesso sistema di comu
nicazione tra torri contigue fatto di segnali, in modo da tenere sempre sotto controllo l’intera costa e da dare alle popolazioni il tempo di mettersi in salvo. Il fumo di giorno, la luce del fuoco la notte o il suono di un corno, erano capaci di trasmettere l’allarme anche ad ottanta chilometri di distanza e dove non arrivava la comunicazione visiva, veniva utilizzata la “guardia morta” una postazione mobile con una vedetta (non fornita di torre) che a piedi o a cavallo
trasmetteva il segnale alla torre suc
cessiva. Da qui i vari toponimi come “Guardia del turco” o “Guardia dei Mori”.