MPMI 2022

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L’editoriale

La gr ande r icchezza del La gente del f ar e Il significato di un progetto editoriale che vuole raccontare la qualità del nostro sistema di imprese «E’ sempre una sorpresa vedere quanta ricchezza sconosciuta viene custodita nei nostri distretti; la qualità, il valore, la genialità consentono di navigare tra i flutti di un mondo sempre più complicato» Chi sa fa, chi non sa insegna. La gente del fare - che a prima vista può anche apparire un’espressione retorica, ma che invece rappresenta la vera radice della cultura del lavoro nella nostra terra - evita di cercare alibi quando le cose non vanno. E’ colpa di qualcun altro, si dice. E’ sempre colpa di qualcun altro. C’è sempre qualcuno o qualcosa che ti impedisce di realizzare i tuoi progetti, le tue idee, le tue visioni. Non è così che ci si lamenta, sempre più spesso? Troppo comodo. Se c’è una cosa che vale e che continua a rappresentare la spina dorsale di questo scombiccherato Paese è proprio il tessuto delle aziende medie, piccole e piccolissime, che anche in questo spaccato storico, mai così ricco di difficoltà e di choc geopolitici che ci hanno messo in ginocchio, ha continuato a lavorare, a investire, a rimodulare la propria offerta all’interno di un mercato tutto nuovo e sempre più complesso. Poteva forse fare qualcos’altro? Rassegnarsi a una mera politica di assistenza, di sovvenzione, di quiescenza, di senescenza, di attesa degli ennesimi miracolistici aiuti di Stato? L’unica cosa da fare quando arriva la crisi o più di una crisi come ci è toccato in questi ulti«Se c’è una cosa che vale di questo scombiccherato Paese è il tessuto delle sue aziende»

Diego Min o n zio Direttore de La Provincia dal 2011

mi anni - prima quella pandemica, che non è ancora finita, poi quella internazionale legata alla guerra in Ucraina con tanto di esplosione dei prezzi, irreperibilità delle materie prime, spinte inflattive - è fare la cosa giusta. Fare la tua cosa, quella che sai fare, quella che sai fare bene. Loro, le aziende, continuando a produrre e innovare. Noi, editori, raccontandole nel modo più completo, onesto ed empatico possibile, informando i lettori con numeri, dati, tendenze, interviste, focus e approfondimenti al fine di

condividere con i lettori questo enorme patrimonio di lavoro e di intelligenza. E’ proprio questo l’obiettivo del nuovo numero del supplemento “MPMI”, che, memore del successo dell’anno scorso, anche in questa occasione viene distribuito gratuitamente con “La Provincia” ed è tutto dedicato alle medie e piccole «Dovremmo avere più rispetto di chi fa del rischio d’impresa la sua scommessa esistenziale»

imprese del territorio di Como e di Lecco. Centoventi pagine agili e facilmente consultabili concentrate su un microcosmo di grandissima qualità, capaci di raccogliere testimonianze ed esperienze fattive sul campo, di proporre storie aziendali emblematiche, di presentare la visione, le scommesse e gli infiniti problemi delle associazioni e degli ordini professionali, di arricchire le sue pagine con analisi, scenari, confronti, numeri, statistiche e tutto quello che serve per farsi un’idea precisa di quello che significa nel profondo il mondo dell’impresa e del lavoro nel territorio lariano. E’ sempre una sorpresa vedere quanta ricchezza sconosciuta viene custodita nei nostri distretti e quanto dovremmo migliorare nella capacità di esaltare e mettere a fattor comune la qualità, il valore, la genialità che gli consentono di navigare tra i flutti di un mondo sempre più complicato. Dovremmo investirci di più, avere più rispetto di chi fa del rischio d’impresa la sua scommessa non solo imprenditoriale, ma addirittura esistenziale, capire che è da lì, sempre da lì, che passa il nostro futuro, non dai distintivi di quelli che chiacchierano, ma dal talento di quelli che creano. Noi, nel nostro piccolo, siamo dalla loro parte: questo nuovo prodotto editoriale è solo una delle tante cose che La Provincia realizza ogni anno al servizio della sua comunità. Non serve a questo un giornale del territorio?



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L’intervista

Cambiar e l a st r at egia per r af f or zar e l e mpmi L’analisi di Federico Visconti, rettore della Libera Università Carlo Cattaneo di Castellanza sulla situazione delle imprese di fronte al cambiamento accelerato dalle crisi degli ultimi anni «Le dimensioni contano, ma le piccole realtà possono puntare su flessibilità e integrazione« Crisi finanziaria, pandemia, crisi geopolitiche. Scenari globali in rapido, talvolta drammatico, cambiamento hanno segnato gli ultimi quindici anni mettendo a dura prova la tenuta delle piccole e medie imprese, vera e propria spina dorsale dei nostri territori. Queste ultime hanno dimostrato straordinaria resilienza eppure i punti deboli non sono pochi a cominciare dalle dimensioni limitate e da una governance poco attrezzata ad affrontare il cambiamento. Il tutto in un contesto tuttora segnato dall’incertezza. Si stima che la contrazione del Pil nel 2022 anche in Lombardia sarà di 7,3 miliardi di euro, in linea con i consumi che risultano calati di 6,9 miliardi di euro rispetto al 2019. Se il prezzo dell’energia elettrica rimanesse sui livelli attuali, inoltre, si stima un aumento del costo complessivo a carico delle imprese di 15 miliardi rispetto al 2019. Dall’altra parte, i dati di Unioncamere Lombardia indicano che la produzione industriale lombarda nel primo trimestre di quest’anno è salita dell’1,8% rispetto al trimestre precedente e dell’11,2% rispetto al primo trimestre 2021. Della situazione presente abbiamo parlato con Federico Visconti, rettore dell’Università Carlo Cattaneo - Liuc di Castellanza, già direttore della Divisione Formazione Manageriale su Misura e dell’Area Strategia e Imprenditorialità della SDA Bocconi School of Management.

f eder ico visco n t i Rettore dell’Università Carlo Cattaneo Negli ultimi anni siamo stati messi di fronte a situazioni di crisi globali e imprevedibili. Come ha influito sull’attività delle piccole e medie imprese?

Il dato di partenza è la forte instabilità e non è facile mettere a tema cosa serve alle Pmi oggi, perché la situazione è molto complicata e le incertezze si sono moltiplicate. Alcuni temi relativi alle piccole imprese di cui potevamo discutere anche solo due o tre anni fa, vanno ripensati, altri sono sempre attuali ma sono stati esasperati dal nuovo scenario: il ruolo della famiglia proprietaria, la dimensione troppo piccola, la necessità di investimenti in tecnologie e competenze, sono problemi sempre attuali ma il livello della discussione non è quello «Investire in tecnologia e ripensare le funzioni della proprietà familiare»

di due anni fa, e probabilmente neanche quello dell’anno scorso. Il concetto stesso dei mercati geografici di riferimento ha subito degli scossoni, rimangono la polarizzazione Cina-Stati Uniti, Est europeo ed Europa, emergono al contempo grandi problemi con le fonti di approvvigionamento e l’energia. E com’è possibile rafforzare le nostre Pmi, date queste premesse?

In uno scenario così complesso si può identificare qualche area di lavoro. Una riguarda il ruolo dell’imprenditore: quale sarà il suo ruolo futuro e quale contributo può dare allo sviluppo di una Pmi? Sanno rimanere fortemente motivati anche nei momenti difficili, ed è molto importante, ma senza un buon management non si va lontano. Oggi ancora più che in passato bisogna sviluppare competenze manageriali coerenti con le sfide che ci sono sul tavolo, affrontando

questo passaggio con coraggio e determinazione: può significare mettere in discussione la struttura organizzativa dell’azienda, il sistema di carriere, la rotazione del personale, la formazione. C’è poi il tema dei figli degli imprenditori, che devono essere ancora più bravi dei loro genitori, mentre i genitori qualche volta devono essere disposti a farsi da parte. Ci sono anche le sfide collegate al grande mondo della digitalizzazione, che conosciamo già: riguardano nuovi macchinari e competenze adeguate per gestire nuove tecnologie. Queste sfide comportano anche l’adozione di una logica di investimento che riguarda sia le grandi imprese che le Pmi, e non per tutti sono sostenibili. «Va rimesso in discussione il ruolo stesso dell’imprenditore»


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Lavorare sulla sostenibilità può aiutare la continuità delle nostre imprese?

Quanto è rilevante il tema della crescita dimensionale e quali sono gli strumenti per attrezzarsi in questa direzione?

Ricordo gli editoriali di Claudio Demattè, che aveva fondato la Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi, in cui spesso sottolineava che “la dimensione conta”. E’ vero: la dimensione conta, perché le soglie minime per competere sono legate al business con cui si opera. In generale continuo a pensare che le nostre imprese siano troppo piccole per far fronte a una serie di fabbisogni di investimento, acquisizione di risorse, costi, potere contrattuale. Ma la dimensione non è da interpretare in modo radicale nelle attuali condizioni di incertezza esterna, inoltre la capacità di inserirsi in una filiera ben gestita può ammorbidire il problema. Se prendere un bravo manager costa 100 mila euro, una piccola azienda non può sostenere l’investimento, ma senza un bravo manager l’azienda non va avanti. E’ un circolo vizioso. Un’azienda che fattura 5 «Più che in passato occorre sviluppare competenze manageriali»

milioni non può sostenere un investimento annuale di 500mila euro in ricerca e sviluppo, e non può mettere da parte 200 mila euro per brevettare delle idee. Dall’altra parte, una piccola impresa può avere dei punti di forza in alcuni ambiti. Nella congiuntura attuale una realtà strutturata ha più difficoltà nel cambiamento,

mentre una realtà più piccola generalmente è anche più flessibile. Se poi una piccola impresa è inserita in una filiera, dove ognuno fa bene la sua parte e il capo filiera lavora bene, il meccanismo può funzionare. Certo, non tutti i settori sono fatti nello stesso modo e non tutti i capi filiera sono così illuminati.

C’è una certa inflazione dell’argomento ma è indubbio che anche questo è destinato a condizionare le imprese. Senza certi standard non si entra nelle filiere, quindi quegli standard bisogna averli e per averli bisogna fare degli investimenti e avere delle competenze. Il circuito è innescato. Da questo punto di vista le pmi sono avvantaggiate perché sono piccole e flessibili, hanno un senso etico sano, attaccamento ai loro collaboratori, al modo di fare impresa. C’è una pressione al cambiamento importante, gli standard sono ancora tutti da costruire ma il tema è importante. Non si tratta di mettere un bollino ma di ripensare il business model, il posizionamento, il valore prodotto, il modo con cui produciamo. Magari escono delle soluzioni che possono generare una nuova competitività. Di certo chi non fa niente finisce indietro. E’ ancora diffusa tra tanti piccoli imprenditori una mentalità un vecchio stampo: c’è un problema culturale innanzi tutto da affrontare?

Un problema esiste ed è legato al grande valore sociale che la figura dell’imprenditore ha rivestito in Italia, anche nei nostri distretti, dove l’effettoimitazione era la dinamica naturale: impari un mestiere, si crea opportunità di mercato, cominci a farlo in proprio. Con questa modalità si cresce in un mondo orientato alla produzione e tendenzialmente autoreferenziale, ma questo meccanismo non è più praticabile. È vero che gli imprenditori tendono a chiudersi rispetto ad alcuni tipi di strumenti, perché magari non vogliono alleanze o non vogliono un manager, ma nel nostro paese sono tra le figure più esposte al mercato e alla fine devono trovare il modo di vendere il loro prodotto in mezzo a mille concorrenti. Un’altra questione culturale si rileva in alcuni settori specifici. Nei più tradizio«Per le piccole imprese è decisiva un’alta integrazione in una filiera»


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nali ad esempio esiste un vero e proprio mestiere, legato al manufatto e alla cura del dettaglio. Ricordo quando visitavo i laboratori del legno di Cantù, era bellissimo vedere il gusto nel lavorare il legno... Però non abbiamo inventato l’Ikea. Abbiamo una cultura di prodotto incredibile, ma siamo carenti nella cultura commerciale. Ha citato i distretti. Nei nostri territori resistono: quanto sono importanti nel contesto di un’economia globalizzata?

È indubbio che sia rimasta una matrice territoriale nell’economia italiana. I distretti erano delle vere e proprie fabbriche produttive, ma erano e sono tuttora anche ambiti di competenze che si sono accumulate e sedimentate nel tempo. Oggi non sono più così definiti e marchiati come quando Luca Paolazzi aveva scritto “Gioielli, bambole e coltelli” e il distretto era perimetrato nel raggio di 10 km, ma non significa che non esistano più. Esistono ancora, ma sono meno concentrati: c’è una radice meccanica nel lecchese, una serica a Como, quella del legno in Brianza, e in questi distretti probabilmente ci saranno meno imprese, ma saranno più collegate alle filiere produttive, che a loro volta sono collegate alle grandi industrie. Questa maggiore distribuzione per certi aspetti si accompagna a una minore capacità produttiva. E’ chiaro che la capacità di produzione era importantissima e stiamo pagando la sua riduzione, perché oggi il comparto produttivo potrebbe offrire lavoro ma non abbiamo più chi lo fa. Il fatto è che senza i legami commerciali a valle, avere una macchina produttiva rende più fragili, più esposti. L’evoluzione del modello dei distretti dovrebbe andare di pari passo con l’evoluzione del modello distributivo. Su questo punto il Paese ha fatto fatica. Non canterei comunque il de profundis. Forse i distretti sono più deboli, ma ci sono e hanno ancora un proprio ruolo. Le dismissioni e le fabbriche spopolate fanno paura, però la tradizione rimane e i distretti sono ancora eccellenti nella produzione.

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Come si possono mettere a frutto queste radici profonde nell’economia del territorio?

Penso alle localizzazioni nel calzaturiero, che si stanno trasformando in capacità produttiva di grandissima qualità per i grandi marchi internazionali della scarpa. I marchi francesi vengono a produrre in Italia perché solo noi sappiamo fare le scarpe bene. A quel punto però non stabiliamo neanche più i prezzi. Mettiamo a disposizione un grande know how produttivo, mentre è molto meno sviluppata la nostra capacità commerciale. E’ sempre stato così, solo che oggi stiamo pagando questa carenza più che nel passato. Dopo di che, se 100 aziende calzaturiere che lavorano per gruppi internazionali hanno in media 30 dipendenti l’una, si traduce comunque in 3000 posti di lavoro. Rispetto alla carenza di personale spesso segnalata nell’ambito manifatturiero, in particolare personale tecnico specializzato, come le Pmi possono diventare più attrative per i neo diplomati/laureati?

E’ un dato oggettivo, ascoltando le imprese emerge la difficoltà a trovare le persone per alcuni mestiere di carattere tecnico, anche qualificati. C’è un problema generale che è

quello demografico, e ce n’è un altro che riguarda certi tipi di professione, considerati di serie b. Questo ci rimanda ai temi dell’educazione, dell’orientamento e della formazione. Le scuole tecniche andrebbero rafforzate e c’è un dibattito in corso sugli istituti tecnici superiori, ma va indirizzato bene. Non si può dibattere solo perché con il Pnrr sono stati stanziati fondi per un miliardo

la scheda

«Da i gio va n i il r in n o va men t o » C’è una questione generazionale che occorre gestire in modo efficace, e proprio le nuove generazioni possono aiutare il vasto mondo delle piccole imprese a superare la tradizionale chiusura verso l’esterno, secondo Federico Visconti. «I figli degli imprenditori che hanno fatto esperienza fuori dall’azienda di famiglia, tornano portando elementi di novità spiega - Sono più aperti dei genitori a collaborare con altre realtà, sono meno chiusi al management esterno, vanno alla ricerca di fondi internazionali per farsi finanziare una ricerca, magari vogliono collaborare con le università per progetti specifici o addirittura con dei concorrenti». L’Italia dei territori, dall’altra parte, secondo il rettore non contribuisce a

spingere avanti questo rinnovamento. «Siamo ancora qui a confrontarci tra Como e Varese, o tra Varese e Novara. Fa parte della nostra modalità di appartenere al territorio, soprattutto nelle province con un’imprenditoria di antiche origini che conserva i valori della tradizione». Una resistenza di matrice culturale si rileva anche nell’innesto di competenze. «Conosco aziende in cui si investe più che volentieri nell’acquisto di nuovi macchinari, ma si investe meno volentieri in un consulente di progettazione del layout di fabbrica o di un sistema di programmazione e controllo. Il patrimonio tangibile è in cima alla lista degli investimenti da fare, mentre lo sviluppo di know how viene vissuto con più prudenza».

e mezzo. Bisognerebbe capire cosa ha funzionato negli istituti tecnici che hanno prodotto risultati e che cosa non ha funzionato. Andrebbe rafforzata l’opportunità degli stage in azienda ad esempio, ma anche questo è complicato, ci vuole grande attenzione agli aspetti della sicurezza sul lavoro. Si dovrebbero valutare con attenzione alcuni strumenti, come delle agevolazioni fiscali per l’assunzione di giovani o degli incentivi mirati. I giovani orientati a professioni tecniche sono pochi, di quei pochi molti vanno all’estero, e nelle nostre zone accade spesso che dopo un anno di formazione si spostino in Svizzera dove li pagano tre volte tanto. Siamo un Paese che dimentica facilmente anche gli errori fatti, mentre imparare dagli errori, anche quelli nelle iniziative per favorire l’occupazione, sarebbe una buona strategia. Creare un mercato del lavoro non è solo una questione tecnologica. Bisogna conoscere le imprese, stare vicini ai recruiters, girare nelle fabbriche, invitare gli imprenditori a parlare agli studenti nelle università e nelle scuole tecniche. Non si può pensare che con un tutorial di Youtube si definisca il posto di lavoro di una media impresa della Brianza. Un po’ di sano pragmatismo non guasterebbe.


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La ricerca

Impr enditor ia f emminil e Cr escita nel l e dif f icol t à I dati relativi ai territori di Como e Lecco in linea con il trend lombardo e a livello nazionale Indietro su innovazione, export, accesso al credito L’imprenditoria femminile cresce ma ancora fatica a consolidarsi, soprattutto dopo la pandemia. Dai dati dell’osservatorio di Unioncamere e InfoCamere, le nuove attività imprenditoriali a guida femminile nei primi nove mesi del 2021 erano più numerose di quelle registrate nello stesso periodo del 2020 (+7mila), ma ancora circa 9.200 in meno dello stesso periodo del 2019. Tra le possibili difficoltà, il Rapporto di Unioncamere individua una minore propensione all’innovazione, un minore investimento nelle tecnologie digitali di Industria 4.0, il minore livello di internazionalizzate, un rapporto più difficile con il credito, tanto che il 46% delle imprese femminili di under 35 si finanzia con capitale proprio o

della famiglia. Un sondaggio effettuato da Moneyfarm evidenzia un elemento ulteriore: in linea generale le donne avrebbero un approccio all’impresa più conservativo e meno incline al rischio rispetto agli uomini, in particolare sugli investimenti finanziari. In questo scenario si può ben inquadrare anche l’andamento delle imprese “rosa” sul territorio comasco. L’impresa al femminile incide per una quota rilevante sul totale, ma è ancora lontana dal pareggio con gli imprenditori di sesso maschile. E’ quanto emerge dai dati della Camera di Commercio di ComoLecco, che con l’ufficio studi ha fotografato la situazione dell’imprenditoria femminile al 30 giugno dell’anno scorso (ultimo

dato disponibile). Nel corso del primo semestre 2021 le aziende femminili a Como sono aumentate dell’1,2% (+1,4% a Lecco), mentre gli addetti delle aziende gestite da donne sono diminuiti dell’1% (0,6% a Lecco), di fatto in linea con il trend a livello regionale e nazionale: sono aumentate dell’1,5% le imprese femminili in Lombardia, dello 0,6% in Italia, con un calo degli addetti dello 0,1% in Lombardia e dell’1,1% in Italia. Analizzando un arco temporale più esteso, dalla fine del 2015 alla metà del 2021 il numero delle aziende femminili in provincia di Como è cresciuto del 5,9% (+4,7% a Lecco) e i loro addetti del 4,3%. Lo studio della Camera di Commercio si concentra quindi sulla situazione che risultava un anno fa: a metà 2021 le imprese gestite da donne nell’area lariana erano 13.017, pari al 19,7% del totale. Nello specifico, erano 8.344 in provincia di Como, pari

al 19,5% del totale, e 4.673 in provincia di Lecco, pari al 20,2%. Sono quote inferiori alla media italiana ma in linea con il dato regionale: a fine giugno 2021 sul territorio nazionale erano attive 1,2 milioni di imprese femminili con un’incidenza del 22,6%, mentre in Lombardia erano oltre 160 mila, con un peso del 19,5% sul totale nella regione. Il numero e l’incidenza degli addetti nelle imprese gestite da donne segue lo stesso trend: 32 mila nell’area lariana che si traducono in un 13% sul totale dei dipendenti, che risultano dalla media tra i circa 20 mila di Como, dove incidono per il 12,5%, e i 12.400 di Lecco, dove rappresentano il 14%. In Italia la situazione si presenta più rosea, almeno osservando i numeri: gli addetti nelle imprese femminili risultavano quasi 2,5 milioni, con un’incidenza sul totale dei lavoratori pari al 14,4%. In Lombardia ne risultano oltre 400mila.


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Formazione

It s del l a meccat r onica t ecnici per l e impr ese Con il nuovo corso alla Magistri, cresce l’offerta dell’alta formazione tecnica in provincia di Como Due anni di corso, 800 ore di tirocinio in azienda, 50% dei docenti prestati dal sistema produttivo «Altissimo tasso di occupabilità, spazio agli studenti in uscita dalla scuola superiore e dalle università» Nati nel 2010 per formare tecnici superiori in aree strategiche per lo sviluppo economico e la competitività, gli Its, acronimo per Istituti Tecnici Superiori, sono strettamente legati al sistema produttivo e una legge per il loro potenziamento è in dirittura di arrivo al Senato. La collaborazione con l’impresa è costitutiva dell’azione di un Its. A seguito di selezione, accedono agli Its i giovani in possesso di un qualsiasi diploma di istruzione secondaria superiore e quanti, dopo il diploma quadriennale di istruzione e formazione professionale, abbiano concluso con successo un Ifts, corso annuale di istruzione e formazione tecnica superiore. «Destinati non solo ai diplomati degli istituti tecnici e professionali, i corsi accolgono sempre di più anche studenti che provengono da licei scientifici e delle scienze applicate o adulti che si iscrivono per riqualificarsi o che provengono dall’istruzione universitaria, sia per riconvertire il loro percorso o per ampliare il proprio bagaglio professionale e le competenze applicate. Ci sono poi anche i cosiddetti drop-out che cercano un riscatto professionale» spiega Raffaele Crippa, direttore della Fondazione Its Lombardia Meccatronica punto di riferimento in Regione Lombardia per la realizzazione di percorsi Si formano operatori in grado di gestire la complessità della meccatronica digitale

In a zien da Il percorso degli Its è impostato su una formazione on the job

post-diploma in ambito meccatronico. Alle cinque sedi territoriali nelle province di Milano, Bergamo, Brescia, Lecco e Pavia, si aggiungerà già a partire dal prossimo autunno la nuova sede territoriale di Como, che vede nell’Itis Magistri Cumacini la scuola polo. «Il nostro coinvolgimento sul territorio di Como, conferma l’interesse delle sue imprese verso figure altamente specializzate e in grado di gestire la complessità della “meccatronica digitale” introdotta dalla quarta rivoluzione industriale. Gli eccellenti dati occupazionali dei nostri diplomati Its testimoniano la bontà di questi percorsi complementari a quelli universitaria» riprende Crippa. Come emerge dal ranking a cui il Miur sottopone ogni anno gli istituti Tecnici Superio-

ri, tutti i percorsi erogati da Fondazione Its Lombardia Meccatronica sono nella fascia di premialità. «Siamo partiti con Milano, Bergamo Brescia e Pavia, ma nel frattempo le altre Confindustrie territoriali hanno lavorato alla raccolta dei fabbisogni e quest’anno abbiamo capito che i tempi erano maturi anche per Como» continua il direttore di Fondazione Lombardia, una delle fondazioni in Italia con il maggior numero di soci. Le docenze nell’Its provengono per il 50% dal mondo del lavoro e, insieme alle 800 ore di tirocinio in azienda sul totale delle 2000 ore programmate nei 2 anni di corso, forniscono agli studenti uno sguardo privilegiato sulle imprese e le competenze necessarie ad inserirsi efficacemente nel settore.

Il Corso Itsper l’automazione ed i sistemi meccatronici industriali, lanciato a Como, formerà dei “super-tecnici”, in possesso di “soft-skills” e di competenze integrate teorico-pratiche avanzate, acquisite con una modalità di apprendimento “on the job” e costruite su misura per le esigenze delle principali aziende del territorio che condividono il progetto di rete. La figura professionale che uscirà avrà competenze che consentiranno di operare per realizzare, integrare, controllare, programmare macchine e sistemi automatici destinati ai più diversi processi e settori in ambito industriale. Progetto formativo costruito a misura delle esigenze delle aziende



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Sf ida r ecover y L’Italia si candida ad essere uno dei Paesi guida nella transizione ecologica

Il report

Dr iver sost enibil it à Così impr ese più f or t i I numeri dell’ultimo rapporto di GreenItaly confermano quanto gli investimenti green rafforzino la posizione competitive delle aziende La sostenibilità intesa in senso ampio – economica, sociale, ambientale – è un driver importantissimo per lo sviluppo delle imprese (che possono davvero fare un “salto di categoria” in termini di strategia e competitività) e del territorio (penso alla qualità di vita, all’attrattività, all’importanza di preservare paesaggi e contesti tanto belli quanto fragili). Secondo il Rapporto GreenItaly 2021 di Unioncamere e Fondazione Symbola, tra il 2021 e il 2025 in Italia 4 assunzioni su 10 richiederanno competenze “green” con importanza elevata. Nel triennio pre-pandemia, le imprese sostenibili hanno investito molto più delle altre

(31% contro 12%) in tecnologie 4.0, che sono il “business del futuro”. Dunque, la “green & clean economy” genera già oggi enormi opportunità: posti di lavoro, nuove figure professionali, sviluppo “driven by innovation”. Più le nostre imprese puntano sulla sostenibilità e sull’innovazione, più rafforzano la loro posizione competitiva: nel 2021 il 31% delle imprese eco-investitrici ha esportato, contro il 20% di quelle che non hanno investito. Le prime

Le realtà sostenibili hanno mediamente performance migliori su export e innovazione

hanno in media una produttività superiore del 17% rispetto alle altre; il 61% delle prime ha realizzato innovazioni di prodotto e di processo nel triennio 2017-2019, a fronte del 36% delle altre. È fondamentale alimentare continuamente il confronto tra soggetti pubblici e privati, la condivisione di obiettivi e strumenti concreti prendendoci cura delle risorse non rinnovabili con una visione etica, inclusiva e solidale. Promuovere lo sviluppo sostenibile è perseguire percorsi di crescita equilibrata, mettendo sempre al centro le persone, incluse le future generazioni, e vigilando per evitare che pochi traggano benefici dai beni comuni. La collaborazione tra aziende ed enti locali nel costruire alleanze virtuose è già oggi – e sempre più sarà in futuro – alla base della competitività territoriale. Quello della formazione e del-

la disseminazione della cultura della sostenibilità è un tema importantissimo anche per la creazione di nuovi profili professionali. Per investire in innovazione e nella green economy, le aziende hanno bisogno di figure qualificate e di giovani. Sotto quest’ultimo punto di vista, la percentuale dell’area lariana (30% di posti appannaggio di giovani sotto i 29 anni) non si discostano molto dalla media regionale e nazionale (rispettivamente 31% e 30%). Constatiamo tuttavia una bassa quota di posti di lavoro riservati a laureati (Lario 11%; Lombardia 18%; Italia 14%) e a figure ad alta specializzazione (cosiddetti “high skill”: Lario 14%; Lombardia 24%; Italia 18%). L’Italia è il principale destinatario delle risorse del Recovery Plan e anche per questo è chiamata a un ruolo da protagonista nella transizione verde.


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l a n o r mat iva Il nuovo istituto della composizione negoziata della crisi in vigore dallo scorso novembre

L’analisi

Ruol o dei commer cial isti nel l a cr isi di impr esa produzione e soprattutto relazioni tra soggetti che hanno interessi differenti e che traggono dall’esistenza stessa dell’azienda la soddisfazione ai propri bisogni, dal reddito alla realizzazione personale. Nella vita delle imprese, così come degli individui, possono verificarsi momenti di squilibrio o fatti capaci di generare difficoltà che vanno affrontati e superati rimuovendone le cause ed evitando che possano verificarsi in futuro. L’intervento del Commercialista è

orientato ad aiutare la comprensione di questi fatti e a supportarne la soluzione con strumenti ordinari o straordinari. Soprattutto nei confronti delle Micro, Piccole e Medie Imprese il Commercialista opera quale Consulente che dà il proprio contributo nella gestione ordinaria e nella individuazione di scenari che possano richiedere una modifica sensibile delle modalità di svolgimento dell’attività; nelle situazioni che richiedono discontinuità — come nelle crisi — il Commercialista opera quale Consulente–Advisor per individuare le procedure idonee per la gestione delle fasi più delicate e difficili.

Il nuovo Codice e il ruolo degli Occ per le crisi da sovraindebitamento

Nuovo Codice per la crisi delle imprese Da sempre gli ordinamenti nazionali e sovranazionali, con la produzione normativa

Il profilo professionale di un consulente-advisor per individuare le procedure idonee per la gestione delle fasi più delicate e difficili Giovanni Casartelli Referente OCC dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Como

Il percorso di preparazione e formazione continua, unito alla profonda conoscenza del mondo delle imprese, permette ai Commercialisti — professionisti con una chiara caratterizzazione aziendalistica — di fornire un efficace supporto agli Imprenditori nella gestione aziendale nelle fasi di start-up, di consolidamento, nella gestione ordinaria, nella definizione della struttura finanziaria e anche nelle fasi di crisi che possono interessare le aziende per cause esterne o interne. Ogni azienda è un universo complesso di beni, mezzi di

dell’Unione Europea, prevedono strumenti per affrontare la crisi considerata come uno squilibrio da superare, a volte con ricorso al fallimento, per ricostituire l’equilibrio tra impresa e persone e superare lo stallo che genera difficoltà a tutti gli interlocutori dell’impresa: dalla proprietà a chi ci lavora. Per la gestione delle crisi d’impresa, in particolare a fronte della particolarissima e gravissima situazione causata sui mercati mondiali dalla pandemia, è stata introdotta una soluzione innovativa: la Composizione Negoziata della Crisi in vigore dal 15 novembre 2021 (DL. 118/2021). Si tratta di uno strumento di natura amministrativa che permette di affrontare la crisi dell’impresa, piccola, media, grande o rilevantissima come nel caso dei gruppi di imprese, consentendo di individuare un periodo di sei mesi nel qua-


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le l’impresa e tutte le parti interessate (dipendenti, creditori, finanziatori, clienti) sono invitati a trovare, attraverso un sistema di agevolazioni e protezioni temporanee, una soluzione che sia in primo luogo gestionale e che si concluda con il ricorso agli strumenti tradizionali già noti quali il Concordato preventivo in continuità, l’Accordo di ristrutturazione, il Piano attestato, cui si affiancano ora nuovi strumenti. La procedura ha una genesi e un compimento quasi esclusivamente di natura amministrativa e può prevedere il successivo coinvolgimento del Tribunale competente. Per la gestione di questa procedura la norma ha previsto la figura dell’Esperto della crisi e definito appositi elenchi tenuti presso le Camere di Commercio dei capoluoghi di regione al quale sono iscritti professionisti che abbiano maturato esperienza dell’ambito del risanamento: a oggi oltre il 95% sono Dottori Commercialisti. Privati, piccole imprese e professionisti Con la Legge 3 del 2012 il Legislatore italiano ha introdotto lo strumento per la soluzione della crisi da sovraindebita-

mento dei privati — una “contaminazione” dal mondo anglosassone — e individuato tre strumenti accomunati dall’obiettivo di conseguire la esdebitazione del debitore meritevole ma incapace di sostenere le proprie obbligazioni. La gestione di queste procedure è affidata agli Organismi di Composizione della Crisi, gli OCC, che sono costituiti dalle Camere di Commercio e/o dagli Ordini Professionali dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili o degli Avvocati. A Como, oltre all’Organismo di Composizione della Camera di Commercio, esiste l’OCC dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili cui possono rivolgersi i privati o i piccoli imprenditori che si trovino in una situazione di eccessivo indebitamento. Tra le cause più frequenti di queste specifiche situazioni di crisi sofferte dai privati la mancanza di adeguata cultura finanziaria e molto più spesso il verificarsi di eventi quali una malattia o la perdita del lavoro che hanno comportato l’incapacità di proseguire nel sostenimento di una situazione finanziaria concepita in differenti e positive condizioni. La modalità operativa di gestione prevede che dopo la

In debit a men t o Il ruolo degli Occ per privati e piccoli imprenditori

Giovanni Casartelli

presentazione della domanda all’Organismo di Composizione della Crisi competente per la circoscrizione del Tribunale nel quale rientra la residenza del privato richiedente il referente dell’OCC nomina come gestore un Commercialista presso l’OCC dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. Il professionista prende in affidamento la posizione e, senza sostituirsi al debitore nel realizzare la proposta di soluzione, ma fornendo un supporto spesso anche consulenziale, assolve a compiti principalmente di analisi della situazione debitoria e delle cause della crisi: l’obiettivo è quello di redigere una relazione particolareggiata con la quale il debitore presenterà la domanda presso il Tribunale per chiedere accesso a uno degli istituti del sovraindebitamento. La procedura e gli strumenti mirano a permettere una definitiva soluzione e quindi il recupero di condizioni di equilibrio finanziario nella vita del privato e della sua famiglia. Si ricerca anche una posizione di certezza per i creditori, anche se accompagnata da situazioni di sofferenza tra cui, a volte, la consapevolezza della definitiva perdita di un credito: un esito da ritenersi comunque preferibile rispetto al perpetuarsi con aggravamento della situazione di crisi da fronteggiare. Nei fatti l’accesso a queste procedure permette di liquidare il patrimonio del debito-

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re, poco o tanto che sia, talvolta facendo ricorso anche a una quota degli stipendi che la persona potrà conseguire nei successivi tre anni, oppure attraverso un accordo basato anche su un aiuto esterno con messa a disposizione di liquidità nuova che permetta di ottenere un soddisfacimento dei creditori, anche minimo ma da loro accettato, oppure un piano senza l’accordo dei creditori ma con l’omologa da parte del Giudice. Con queste procedure si riesce in alcuni casi a mantenere la proprietà o la disponibilità dell’immobile familiare, nella consapevolezza che in un certo momento storico vendere un immobile sul mercato vuol dire sacrificare contemporaneamente sia l’interesse dei creditori sia quello del debitore, in quanto l’immobile realizzerebbe meno della metà del valore effettivo, in definitiva non riuscendo a liberare il debitore dai suoi debiti ma neppure a dare soddisfazione ai creditori. In alcuni casi si riesce a rinviare la vendita del bene a un momento successivo; altre volte si riesce a evitare la vendita sul presupposto che una famiglia che perde l’immobile dovrà ricorrere a una locazione e lo potrà fare solo una volta che avrà riottenuto un equilibrio tra entrate e uscite. In conclusione il ricorso al sovraindebitamento è idoneo a risolvere con soluzioni non ordinarie uno squilibrio che interessa un nucleo familiare con vantaggi che possono riverberarsi sull’intera collettività perché le difficoltà dei singoli estendono i loro effetti materiali o immateriali sulla comunità. L’OCC dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Como prevede un colloquio preliminare gratuito per fornire informazioni sulle modalità di accesso agli istituti. Solo successivamente potrà essere presentata la domanda per la nomina di un gestore della crisi. L’avvio delle attività vera e propria avviene dopo che sarà stata fornita dal privato richiedente una chiara rappresentazione delle cause della crisi e della situazione debitoria personale.



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Camera di commercio Como-Lecco

L’ostacol o più gr ande: Il f att or e incer t ezza Il presidente Marco Galimberti analizza lo stato dell’economia lariana tra recupero e nuove difficoltà «Il quadro generale è positivo ma la guerra ha aggravato i problemi su materie prime ed energia» «Le imprese vanno ascoltate, chiedono solo condizioni pari per misurarsi con i competitor stranieri» Un quadro in recupero segnato però dall’incertezza. La fotografia all’economia comasca è di Marco Galimberti, imprenditore, presidente della Camera di commercio ComoLecco. Qual è lo stato di salute delle imprese?

Dopo un 2021 ancora tribolato (specie per la ripartenza un po’ ritardata del tessile, che ovunque ha dovuto riorganizzare la filiera di riferimento, e del turismo che ha fatto i conti con il perdurare delle restrizioni legate al Covid), tutto sommato l’economia comasca oggi è in buone condizioni. Può fornirci qualche numero?

Mi piacerebbe non limitare l’analisi alla provincia di Como, allargando lo sguardo a tutta l’area lariana, circoscrizione di riferimento della nostra Camera di commercio. A fine marzo, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, abbiamo registrato un aumento di 600 imprese sul Lario (+1%). Nel primo trimestre 2022 il saldo è positivo per oltre 30 aziende; c’è stata sia una crescita delle iscrizioni nel nostro Registro imprese (+8%), sia una riduzione delle cessazioni (-2%). Nel 2021 l’area lariana ha esportato merci per 10,6 miliardi di euro (+16% rispetto al 2020), la bilancia commerciale è ancora ampiamente positiva (+4,2 miliardi), seppure in lieve diminuzione (-2%) per il consistente aumento delle importazioni. Quasi tutti gli indicatori congiunturali del comparto industriale tornano superiori alla

MARCO GALIMBERTI Presidente della Camera di commercio Como-Lecco

media del 2019 (produzione: -0,5% a Como e +15% a Lecco; ordini +5% a Como e + 16% a Lecco; fatturato + 3% a Como e + 10% a Lecco). Anche l’artigianato è in ripresa, seppure con alcuni valori ancora al di sotto dei livelli pre pandemia (produzione -5% a Como e +15% a Lecco; ordini -3% a Como e +7% a Lecco; fatturato +1% a Como e +17% a Lecco). Nel terziario, il volume di affari sconta ancora un gap significativo (a Como commercio -4% e servizi -2%; a Lecco commercio -5% e servizi -2%). Purtroppo il forte rincaro delle materie prime e delle fonti energetiche e poi il con«Dobbiamo puntare sulle fonti rinnovabili, le procedure vanno semplificate»

flitto in Ucraina hanno rallentato la ripresa in atto, complicato gli approvvigionamenti delle imprese e aumentato l’incertezza dello scenario.

disposizione degli operatori del settore, che monitora le quotazioni del mercato, certamente influenzate da questi rincari.

Qual è l’impatto dei rincari sulle imprese?

Qual è stato l’impatto della guerra in Ucraina?

L’aumento dei costi di materie prime ed energia era già in atto lo scorso anno. A giugno-luglio 2021 Ance nazionale segnalava, ad esempio, un rincaro del rame del 40% rispetto a novembre 2020; del legname di pino dell’80%; dell’acciaio tondo per cemento armato del 240%. Il petrolio faceva già registrare un +70%; il gas naturale un +110%; l’energia elettrica un +70%. Sono dati che abbiamo pubblicato nel primo numero del Listino prezzi delle opere in edilizia di Como-Lecco (è appena stato pubblicato l’aggiornamento), uno strumento a

Il conflitto in Ucraina ha aggravato la situazione. Ucraina e Russia sono grandi fornitori di acciaio (e la meccanica è uno dei settori di punta del nostro sistema manifatturiero), non dimenticando i cereali ucraini e soprattutto gas e petrolio russi. Nei primi due mesi di guerra, il prezzo dell’energia elettrica è salito ancora del 60%, e quello del gas pure. Gli sforzi per svincolarci dalla dipendenza energetica dalla Russia sono giusti e porteranno benefici effetti, ma nel breve periodo generano non pochi incognite e rischi, specialmente per le imprese più energivo-


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re. Dobbiamo puntare con convinzione sulle fonti rinnovabili (a partire dal sole che in Italia non manca) e il governo dovrebbe semplificare al massimo le procedure per avviare impianti, anche di piccole dimensioni, per produrre energia green, pulita. E quanto la guerra ha impattato sulle dinamiche import/export?

Al di là delle dirette implicazioni sugli approvvigionamenti di materie prime, vanno fatte alcune considerazioni generali. Prima del conflitto, l’export lariano verso la Russia era meno dell’1,5% del totale; quello verso l’Ucraina era meno dello 0,5%, quindi per fortuna non stiamo parlando di mercati molto rilevanti per l’economia lariana, almeno in senso diretto. Certo, per alcuni settori (ad esempio quello dell’arredo e del design) il peso della Russia è più alto che per altri, ma non è questo il problema principale. Ancora prima del blocco di import ed export con la Russia, era in atto una guerra tariffaria tra Stati Uniti, Cina ed Europa. La situazione attuale amplifica i rischi per il commercio legati agli scambi con l’estero. L’Italia è un Paese trasformatore: importa materie prime ed esporta prodotti finiti; se scarseggiano le prime, e se per situazioni legate al contesto globale, è più difficile vendere i secondi, si accende l’allarme rosso. Inoltre le nostre imprese turistiche che hanno un’alta quota di clienti extra-europei rischiano di avere molte cancellazioni nei prossimi mesi. L’americano medio non ha un’idea chiara di dove sono l’Italia e l’Ucraina: sa che in Europa c’è la guerra e va in vacanza altrove (e lo stesso vale per cinesi, giapponesi, australiani). Tuttavia l’effetto più dirompente della guerra in Ucraina è l’incertezza che ha generato e continua a generare, tra le imprese e anche tra i consumatori. In questi anni non ci siamo fatti mancare niente: siamo passati dall’emergenza Covid (che non è ancora finita) al rincaro di materie prime legato a squilibri dei flussi economici internazionali indotti proprio dal Covid, a una guerra che nessuno si aspettava, con conseguenze

sul piano umanitario prima ancora che su quello economico. Una volta il “cigno nero” era l’anno eccezionale; ora pare che si passi da un “cigno nero” all’altro, e ciò toglie serenità, visione chiara del futuro e complica i piani a medio-lungo termine un po’ di tutti. Occorre pazienza e sangue freddo. Cosa si può fare per rafforzare il tessuto delle Pmi e renderle meno esposti alle crisi internazionali?

Le imprese vanno prima di tutto ascoltate. Hanno ben chiaro di cosa hanno bisogno, e alcuni si sorprenderebbero: le nostre aziende non chiedono quasi mai sussidi diretti o bandi con risorse a fondo perduto. Chiedono a gran voce di essere messe in condizioni di competere ad armi pari con le imprese straniere concorrenti. C’è ancora molto da fare, in Italia, sul piano della giustizia, della regolazione e tutela del mercato, del taglio del cuneo fiscale, della realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali efficienti. Questi temi sono di diretta competenza del governo centrale e regionale. La Camera di commercio opera nella cornice normativa fissata a questi livelli. L’ascolto e la rappresentazione nelle sedi opportune delle istanze delle imprese è una nostra prerogativa, e la Camera svolge questo ruolo con convinzione, mediante il Tavolo per la competitività e lo sviluppo, il coordinamento sulle azioni del Pnrr, il Tavolo regionale per la filiera del tessile, e altri strumenti ancora. Siamo l’anello di congiunzione tra settore pubblico e privato, tra Stato e territori, tra mondo economico e politico. Siamo ad oggi l’unico soggetto pubblico che ha per ambito di azione l’area vasta lariana. Questo ci dà responsabilità molto importanti: la connessione tra locale e globale è fondamentale per tenere insieme il nostro Paese. In questa prospettiva, le alleanze istituzionali tessute in questi anni sono fondamentali. Le imprese vanno accompagnate nei loro processi di innovazione e digitalizzazione, di connessione a filiere del valore globali, di aggregazione e “rete”, di sviluppo a tutto tondo.

La Camera di commercio si occupa di questo offrendo servizi, consulenza, percorsi formativi ad hoc, realizzando progetti e iniziative trasversali e a supporto di singoli settori: si pensi ad esempio a quanto il turismo possa aiutare a promuovere eccellenze produttive locali (e viceversa), specie se sostenuto da servizi efficienti I numeri

Ar ea l a r ia n a 74mil a impr ese Nell’area vasta lariana sono registrate 74mila imprese, di cui circa 24mila artigiane. Circa 48mila attività insistono sul territorio comasco, le altre su quello lecchese. Spiccano il distretto tessile comasco, il legno-arredo brianzolo e la meccanica lecchese. Gli occupati dell’area lariana sono oltre 390mila, di cui 250mila nella provincia di Como. Il valore dell’export dell’area vasta supera i 10,5 miliardi, quello dell’import i 6,4 miliardi

e a maggior ragione se la ristorazione si avvale di eccellenze agricole “a km zero”. Dobbiamo fare ancora più sistema, anche con le realtà territoriali vicine, per aumentare il “peso specifico” della nostra offerta di prodotti e servizi. Le attuali difficoltà freneranno o al contrario ci sarà un’ulteriore spinta sulla sostenibilità?

La sostenibilità intesa in senso ampio – economica, sociale, ambientale – è al contempo un driver importantissimo per lo sviluppo delle imprese (che possono davvero fare un salto di categoria in termini di strategia e competitività) e del territorio (penso alla qualità della vita, all’attrattività, all’importanza di preservare paesaggi e contesti tanto belli quanto fragili). Secondo il Rapport Greenitaly 2021 di Uniocamere e Fondazione Symbola, tra il 2021 e il 2025 in Italia 4 assunzioni su 10 richiederanno competenze green. Nel triennio pre-pandemia, le imprese sostenibili hanno investito molto più delle altre (31 contro 12%) in tecnologie


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4.0, che sono “il business del futuro”. Dunque, la “green & clean economy” genera già oggi enormi opportunità: posti di lavoro, nuove figure professionali, sviluppo “driven by innovation”. È fondamentale alimentare continuamente il confronto tra soggetti pubblici e privati, la condivisione di obiettivi e strumenti concreti per prenderci cura delle risorse non rinnovabili con una visione etica, inclusiva e solidale. Promuovere lo sviluppo sostenibile è perseguire percorsi di crescita equilibrati, mettendo sempre al centro le persone, incluse le future generazioni, e vigilando per evitare che pochi traggano benefici dai beni comuni. La collaborazione tra aziende ed enti locali nel costruire alleanze virtuose è già oggi – e sempre di più lo sarà in futuro – alla base della competitività territoriale. Quello della formazione e della disseminazione della cultura della sostenibilità è un tema importantissimo anche per la creazione di nuovi profili professionali.

Ci preoccupa la quota, già sto-

ricamente alta, ma ultimamente pure in crescita costante, di assunzioni di difficile reperimento: per le nostre aziende, a maggio, il problema riguarda il 42% di entrate previste di personale. La risposta al problema è duplice: da un lato occorre costruire percorsi di orientamento sia scolastico che di carriera, in grado di far emergere le capacità e le attitudini dei singoli soggetti. Dall’altro è necessario investire nella formazione continua, sia per i giovani ancora in cerca di un proprio posto nel mondo, sia per gli adulti che necessitano di aggiornare le proprie competenze lavorative e sociali. Il problema delle risorse umane che non si trovano è trasversale e comune a molti settori; naturalmente, le difficoltà aumentano al crescere delle skill richieste. Nella nostra area, le competenze più difficili da trovare sono quelle relative alla “produzione di beni ed erogazione di servizi”, “aree tecniche della progettazione”, “aree commerciali e della vendita” e “logistica”. Spesso le imprese lamentano la mancanza di personale con la preparazione richiesta; in altri casi segnalano che i candidati sarebbero disponibili sul mercato, ma che la loro preparazione è insufficiente. Quindi c’è un problema di matching tra le competenze necessarie alle nostre aziende e quelle disponibili sul mercato del lavoro: occorre favorire un maggiore dialogo tra sistema della formazione (scuola e università) e mondo economico. La Camera di commercio è fortemente impegnata su questo fronte: la collaborazione con gli istituti professionali e in generale con le scuole superiori del nostro territorio è molto stretta. Lo stesso vale per l’alleanza istituzionale con le Province di Como e Lecco. Con tutti questi soggetti e con le associazioni di categoria sono stati avviati laboratori provinciali per l’occupabilità che sviluppano progettualità e iniziative volte a chiudere questo gap. In questo

«Buoni segnali dal turismo con un aumento della permanenza media da 3 a 4 giorni»

«Preoccupa la difficoltà di tante imprese nel reperimento della manodopera»

Quali segnali arrivano sul fronte dell’occupazione?

I dati dell’indagine Excelsior sulle previsioni di assunzione delle imprese ci dicono che nel secondo trimestre del 2022 i nuovi ingressi nelle aziende lariane sono stati oltre 18mila, in crescita sia rispetto al trimestre precedente (+2%), sia rispetto al secondo trimestre del 2021 (+27%), ma ancora inferiori allo stesso periodo del 2019 (-3%). Le imprese si stanno riportando su percorsi di crescita che avevano delineato prima dell’emergenza sanitaria, ma constatiamo una bassa quota di posti di lavoro riservati ai laureati (Lario 11%, Lombardia 18%) e a figure ad alta specializzazione (Lario 14%, Lombardia 24%). Le imprese, in molti settori, faticano a trovare personale. Qual è la dimensione del fenomeno e cosa è possibile fare?

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contesto il programma GOL (Garanzia Occupabilità dei Lavoratori) rappresenta un’opportunità da cogliere per la riorganizzazione del sistema del mercato del lavoro, poiché mira a un maggiore raccordo tra attori pubblici e privati e mette al centro i fabbisogni professionali di cittadini ed imprese, destinando a queste finalità importanti risorse. In un contesto di questo genere non aiuta il reddito di cittadinanza che, per come è organizzato ora, tante volte rappresenta un disincentivo al lavoro. Quali segnali arrivano dal settore turistico?

Dopo un 2020 drammatico che ha visto un calo di arrivi e presenze nell’area lariana di oltre il 60%, il 2021 ha registrato una buona ripresa del settore, con arrivi in crescita (da 650mila a 1,1 milioni) e presenze in crescita (da 1,8 a 4,2 milioni). E’ pure aumentata la permanenza media dei turisti, da 3 a 4 giorni. Negli ultimi due si è verificato un effetto sostituzione: gli stranieri sono diminuiti (in particolare quelli in arrivo da più lontano), mentre i turisti italiani sono aumentati. Ad ogni modo i valori del 2019 sono ancora lontani: nel 2021 abbiamo focalizzato il tema della “transizione”, con iniziative a favore del turismo di prossimità, interventi di promozione e sviluppo dell’attrattività della destinazione Lago di Como sui mercati internazionali. L’attività 2022, partendo dalle esperienze dello scorso anno, apre a nuovi scenari, sperando che l’emergenza Covid finisca presto: adeguamento dell’offerta ai nuovi target di clientela e alle mutate esigenze dei viaggiatori post pandemia con tre macro punti di riferimento: destagionalizzazione, distribuzione flussi turistici sul territorio e nuove soluzioni di comunicazione/interazione con i turisti. L’obiettivo è tutelare e rafforzare il posizionamento della destinazione “Como Lake” sui mercati turistici internazionali non dimenticando azioni di supporto al settore culturale, a partire dalla positiva esperienza del progetto PIC “Un tesoro di territorio”.



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La co n giun t ur a Tiene il livello degli ordini ma le prospettive sono segnate dall’incertezza

Confindustria Como

Fat tor e sost enibil it à Così cr esce l a r esil ienza Walter Pozzi, imprenditore nel settore chimico e vicepresidente con delega alle piccole industrie «Gli ordini ci sono, il problema è come evaderli»

Tra le non energetiche, il grano è aumentato (+7%) e il rame è calato (-8%), su livelli molto alti (+92% e +54% da fine 2019).

Adattarsi ai repentini saliscendi dell’economia globale, allenarsi a leggere la complessità, impegnarsi per sviluppare una prospettiva di lavoro a medio e lungo termine oltre lo sguardo del giorno per giorno. Quanto è dura l’attività delle Mpmi a fronte di scenari, talvolta drammatici, in rapida e continua evoluzione. Lo sa bene Walter Pozzi, presidente del consiglio di amministrazione della Saip di Inverigo, presidente della Piccola Industria e vicepresidente di Confindustria Como. Il contesto è particolarmente difficile per tutto il settore manifatturiero. Nel secondo trimestre 2022 lo scenario per l’Italia si è confermato complicato (dopo il

-0,2% del Pil nel primo) per il proseguire del conflitto in Ucraina. I dati in aprile e maggio hanno confermato il sommarsi di rincari delle commodities, scarsità di materiali, alta incertezza. In positivo invece c’è stato il progressivo affievolirsi dei contagi. Il prezzo del petrolio è cresciuto a maggio, a 111 dollari al barile in media (105 in aprile). Il gas naturale in Europa ha mostrato una flessione a 90 euro/mwh (da 101), ma era a 13 euro a fine 2019.

Qual è il livello di fiducia delle imprese e quanto sta impattando il rincaro di energia e materie prime?

«Il governo è intervenuto con tempismo ma sono necessari interventi strutturali»

«I maggiori costi per l’energia hanno avuto un impatto pesantissimo»

Tutto sommato il livello di fiducia è buono, a fronte di scenari di grande complessità che non possono non alimentare la preoccupazione. Quello delle commodities è solo l’ultimo degli ostacoli che le piccole imprese sono chiamate ad affrontare, non dimentichiamo del resto che arriviamo da due anni di pandemia ed è stato necessario

affrontare una fase molto complicata che ha generato problemi innanzi tutto dal punto di vista finanziario. Ora i costi energetici e delle materie prime sono due ulteriori “tegole” che non si potevano prevedere e che ci sono piovute addosso. Si tratta di problemi globali, alle piccole realtà come le nostre non resta che cercare di adattarsi e trovare il modo di convivere con queste situazioni. Certo, l’impatto sui costi, in particolare per le aziende più energivore e qui penso al settore chimico, alla metalmeccanica ma anche al tessile, è pesantissimo anche per la difficoltà di trasferire a valle della filiera gli aumenti registrati. Come valuta l’operato del governo? Le misure che ha adottato sono in linea con le attese?

È sicuramente apprezzabile che il governo abbia affronta-


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LA SEDe Di Confindustria a Como

to con tempismo la situazione, di certo non si tratta di misure sufficienti, sono stati varati interventi tampone, di brevissima durata. Purtroppo non si vedono scelte di carattere strutturale, capaci cioè di incidere sulle cause che hanno generato questi problemi. L’esecutivo, in altre parole, è sì venuto incontro alle difficoltà delle imprese ma lo ha fatto con interventi non adeguati, sia per il valore limitato delle misure e sia per la temporaneità delle stesse. Quale strategia ha deciso di seguire la sua azienda per limitare l’impatto sui costi di produzione?

Fortunatamente la nostra azienda non è particolarmente energivora, ciò non toglie che l’aumento dei costi energetici si rifletterà inevitabilmente sui risultati dal punto di vista economico. Abbiamo deciso di intervenire, in ogni caso, in un duplice modo. Innanzi tutto è stata accelerata l’adozione di attrezzature di ultima generazione, finanziate con Industria 4.0, capaci di ottimizzare i pro-

cessi e ridurre i consumi energetici. Inoltre abbiamo deliberato di installare un impianto fotovoltaico sulla copertura dello stabilimento per mitigare l’impatto dei costi.

La sostenibilità è uno dei principali driver del post pandemia. Ritiene che le nuove difficoltà che stanno affrontando le imprese freneranno o al contrario accelereranno il cambiamento in questa direzione?

Il tema della sostenibilità, nella sua accezione più piena e quindi non limitata all’ambiente, è il fulcro di tutto il mandato del presidente Aram Manoukian al vertice di Confindustria Como. L’associazione sta affrontando la questione a 360 gradi, è stato promosso un master per accompagnare le imprese su questa materia. Sostenibilità è sì limitare l’impatto ambientale delle attività ma è anche responsabilità sociale, è anche attrezzarsi per far sì che le imprese siano in condizione di durare nel tempo. E’ un dato di fatto che le imprese più sostenibili sono anche quelle con la maggiore resilienza, con la più spiccata capacità di adattarsi agli scossoni dell’economia. Guardiamo a cosa è successo negli ultimi anni: la crisi finanziaria del 2008, la pandemia, i rincari energetici. In pochi anni abbiamo dovuto fare i conti con problemi tanto più grandi di noi e tanto poco prevedibili, va da sé che un’azienda che ha lavorato sulla sostenibilità a tutti i livelli possa essere più pronta ad affrontare queste situazioni di emergenza. Cosa altro è possibile fare per rendere più solido il tessuto delle imprese?

Da diversi anni Confindustria Como ha messo in campo una serie di misure per far crescere la cultura finanziaria degli imprenditori. Misure preziose in particolare per le piccole realtà in quanto le aziende più strutturate hanno in genere al proprio interno tutta una serie di risorse e di competenze che possono consentire di governare la barca, mi permetta il termine, in questi marosi. È decisivo crescere dal punto di vista culturale acquisendo strumento che consentano di allargare il proprio orizzonte operativo uscendo dai problemi della quotidianità. A chi ci riesce verrà naturale sviluppare la collaborazione con altre imprese, le modalità possono essere diverse - dai contratti di rete agli accordi di filiera – il passaggio chiave è la consapevolezza che in situazioni di crisi globale per le piccole im-


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prese stabilire alleanze diventa una questione di sopravvivenza. Il tema della crescita dimensionale è di grande importanza, non tutti possono avere la forza di avviare un percorso su questo terreno acquisendo altre realtà, ma molto può essere fatto anche solo attraverso accordi, alleanze, aggregazioni. Un altro problema avvertito dalle imprese, anche nel settore manifatturiero, è quello della difficolta nel reperimento del personale. Quale idea si è fatto e cosa è possibile fare?

È uno dei temi che impattano fortemente sull’attività delle aziende. Il livello di fiducia è, come dicevo prima, abbastanza buono: gli ordini acquisiti sono di un buon livello, la preoccupazione oggi è come evadere questi ordini. Se mancano le materie prime, se il costo dell’energia è triplicato, se non trovo le risorse umane per gestire la produzione: come si può fare? Viene da lontano il problema del gap tra aspettative delle imprese e output della scuola. La nostra associazione monitora da molti anni questo problema, le relazioni con le agenzie formative sono costanti e le azioni si focalizzano già sulla scuola primaria, una volta che un ragazzino si è iscritto al liceo può infatti essere tardi comunicare il valore dei percorsi formativi tecnici. In provincia di Como abbiamo degli ottimi istituti, dobbiamo comunicare alle famiglie che non si tratta di scuole di serie b rispetto ai licei e che gli sbocchi lavorativi sono concreti e di grande soddisfazione. Noi della piccola industria, perlomeno sino al Covid, abbiamo sempre cercato di portare i ragazzi nelle fabbriche attraverso giornate di open day, l’obiettivo era quello di far vedere loro che non si tratta di quei luoghi inquinati e pericolosi dipinti nell’immaginario collettivo. Il lavoro in fabbrica oggi è tutto fuorché qualcosa di ri«Dobbiamo comunicare alle famiglie il valore della formazione tecnica»

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petitivo e alienante, la stragrande maggioranza degli addetti è composta da tecnici qualificati che nelle imprese hanno la possibilità di effettuare percorsi di crescita professionale. È una questione di natura culturale, l’Italia rispetto agli altri Paesi europei è indietro, spetta a tutti gli stakeholders dare un contributo affinché le cose cambino. Un bel segnale che va nella giusta direzione è l’avvio imminente dell’Its nell’area della meccatronica, è un percorso alternativo all’università il cui valore aggiunto sta nel fatto che i ragazzi svolgono in azienda almeno metà del loro percorso. È aperta la partita sul Pnrr. Quali sono le riforme che ritiene più urgenti per modernizzare il Paese, il nostro territorio in particolare?

Il Pnrr è una straordinaria opportunità, mi auguro che si possa tradurre, prima possibile, in investimenti. In quali ambiti ci attendiamo che vengano concentrate le risorse? Direi, innanzi tutto la digitalizzazione, non solo delle imprese ma anche della pubblica amministrazione. Non dimentichiamo che se quest’ultima diventa più effi-

WALTER POZZI Confindustria Como

ciente la circostanza si traduce in meno costi e maggiori certezze per le aziende. Altrettanto importanti sono le infrastrutture, il nostro territorio è la dimostrazione di quanto la carenza di collegamenti rapidi si traduca in difficoltà e maggiori costi nel trasferire merci e persone. Aggiungo anche il tema della

L’iniziativa

Il n uo vo it s del l a mecca t r o n ica Uno dei driver per la competitività sono le risorse umane. Lavorare per avvicinare l’offerta formativa alle esigenze del sistema produttivo è una partita chiave. Su questo Confindustria Como lavora da anni e ora è in prima fila nel nuovo Its (Istituto tecnico superiore) della Meccatronica che partirà in autunno a Como. Fortemente voluto dal Gruppo Metalmeccanici e realizzato in collaborazione con Fondazione Its Lombardia Meccatronica insieme alla scuola polo Itis Magistri Cumacini, con il supporto dell’Amministrazione provinciale di Como, il corso per diventare “Tecnico superiore per l’automazione ed i sistemi meccatronici industriali” partirà con l’avvio del prossimo anno scolastico.

Sono 17 le imprese metalmeccaniche del territorio che hanno già dato adesione formale per offrire tirocini, docenze e supporto, manifestando già la disponibilità di 50 posizioni aperte per i giovani che usciranno dal percorso di formazione che prevede 800 ore di tirocinio in azienda sul totale delle 2000 ore programmate nei 2 anni di corso. La figura professionale che uscirà dal corso avrà competenze che consentiranno di operare per realizzare, integrare, controllare, programmare macchine e sistemi automatici destinati ai più diversi processi e settori in ambito industriale. Oltre alla Magistri, collaborano al progetto le scuole Jean Monnet di Mariano Comense, Da Vinci – Ripamonti di Como, Sant’Elia di Cantù, oltre ai Cfp Enfapi ed Enaip.

giustizia: tempi certi dei processi e un sistema in generale più efficiente significano maggiore attrattività rispetto a potenziali investitori e in generale, anche qui, minori costi per le imprese private. Il dibattito sull’utilità dei corpi intermedi appartiene ormai al passato. Qual è il ruolo di maggiore rilievo delle associazioni di impresa?

Il valore maggiore per ogni associato è la rappresentanza, la funzione principale dell’associazione è mettere a fattore comune le esigenze, le istanze delle imprese facendosene portatrice al cospetto delle istituzioni pubbliche o delle organizzazioni sindacali. Nessuna azienda, nemmeno la più grande, può pensare di fare da sola. Un altro aspetto dal mio punto di vista molto importante è di natura culturale. Frequentando l’associazione, ogni imprenditore ha la possibilità di crescere, formarsi, acquisire strumenti utili ad allargare la prospettiva e consolidare la propria impresa rispetto al futuro. «Vivendo l’associazione gli imprenditori hanno la possibilità di allargare la prospettiva»



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Confartigianato Como

Mat er ie pr ime ed ener gia La r ipr esa è a r ischio Il presidente Roberto Galli apprezza le misure di Governo e Regione Lombardia sul caro bollette «Misure importanti, ma non bastano: vanno sostenute anche le piccole imprese non energivore» Meccanismo dei bonus casa da rivedere: «Va reso strutturale e serve una norma che dia certezze» Primi sei mesi segnati dall’incertezza dopo un anno, il 2021, ricco di segnali di fiducia. E’ di grande complessità il contesto con cui devono confrontarsi le imprese artigiane. Numeri alla mano, è il presidente di Confartigianato Como, Roberto Galli, a descrivere ciò che sta accadendo, Un esempio emblematico è l’edilizia che è passata dall’euforia dello scorso anno all’attuale stato di grande affanno per un verso a causa dei vincoli introdotti ai bonus casa e per l’altro al boom dei prezzi dei materiali. Ma anche la filiera della logistica e la manifattura si trovano in difficoltà a causa dei costi energetici e di un mercato in continua altalena che alterna settimane molto positive ad altre di segno opposto. Eppure, resiste la convinzione che le piccole imprese, grazie alla loro flessibilità, sapranno far fronte a questi ostacoli. Presidente Galli, a quale livello si trova il termometro della fiducia delle imprese?

Gli effetti dello scoppio della guerra segnano la dinamica del Pil che nel primo trimestre del 2022, secondo la stima preliminare diffusa dall’Istat, è in discesa dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. In questa fase congiunturale difficile e caratterizzata da un’elevata incertezza, arriva un segnale di resilienza, dai dati dell’istituto di statistica, che evidenziano ad aprile una risalita dell’indice di fiducia delle imprese che recupera, anche se parzialmente, il calo registrato nello scorso mese di

ROBERTO GALLI Presidente di Confartigianato Como, imprenditore,

marzo. Il lieve rialzo è dovuto principalmente a un miglioramento delle attese sulla produzione nel manifatturiero, sugli ordini nei servizi di mercato e sulle vendite nel commercio al dettaglio. Quanto ha pesato il rincaro dei costi energetici nell’ultimo anno?

Per due piccole imprese su tre il boom dei prezzi delle materie prime mette a rischio la ripresa. I dati ci dicono che per oltre 1.800 Mpi lombarde, le due criticità più aggressive a inizio 2022 sono l’incremento dei prezzi delle commodities non energetiche e quello delle commodities energetiche. La forte spinta sui costi per materie prime ed energia, insostenibile in alcuni settori, oltre a

ridurre i margini delle imprese, determina un rialzo dei prezzi alla produzione che a dicembre 2021, al netto dell’energia, salgono a un tasso di variazione mai rilevato dall’inizio dell’attuale serie storica nel 2001. In chiave territoriale, l’incremento di spesa più elevato si rileva in Lombardia con 939 milioni in più, pari allo 0,26 del Pil. Quali settori stanno pagando il prezzo più alto?

Le violente sollecitazioni dei costi delle commodities mettono sotto pressione un’ampia platea di imprese. Nel dettaglio si collocano nella trincea più avanzata, i settori con una maggiore intensità energetica: dalla metallurgia alla pe-

trolchimica, dalla carta al vetro, dalla ceramica ai trasporti. Nei comparti manifatturieri energy intensive sono sempre più numerosi i casi in cui il divario tra costi e ricavi diventa insostenibile, costringendo al fermo dell’attività: a due anni dal lockdown sanitario siamo arrivati al rischio di un lockdown energetico per 4.781 Mpi, tra cui figurano le artigiane, con 42.124 addetti. Come valuta le misure assunte dal governo?

Lo scoppio della guerra ha portato al pettine i numerosi nodi della politica energetica. I maggiori costi per le imprese italiane sono determinati da un’alta tassazione delle commodities energetiche, nono-




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stante la minore intensità di emissioni della nostra economia, rispetto a quella di altri Paesi. La complessa regolazione del mercato europeo rende del resto difficile l’applicazione di un tetto al prezzo del gas, mentre sul fronte delle rinnovabili, il solare cresce molto poco e la siccità riduce la produzione di energia idroelettrica, una fonte rinnovabile che pesa circa un terzo del gas che viene utilizzato per produrre elettricità. Nello specifico quale è il suo giudizio sugli interventi messi in campo e cosa chiedete di fare?

Apprezzo gli interventi messi in campo dal Governo nel Dl Ucraina e da Regione Lombardia nel Pacchetti energia, in cui 22,3 milioni sono dedicati agli artigiani. Tuttavia ritengo servano ulteriori e urgenti misure per ridurre i rincari. La crisi pesa moltissimo sulle piccole e medie imprese e sui trasporti. E’ urgente salvare questi settori. In particolare, Confartigianato ha chiesto che alle piccole imprese non energivore sia esteso, fin dal primo trimestre dell’anno, il credito d’imposta per l’acquisto di gas ed elettricità, come già previsto per le grandi imprese. In tema di ammortizzatori sociali Con-

fartigianato sollecita il rifinanziamento di prestazioni straordinarie anche per le imprese artigiane dei settori e delle filiere colpiti dalla crisi in corso. Sul fronte delle misure in materia di trasporti, Confartigianato considera prioritario che le ingenti risorse stanziate con il fondo da 500 milioni di euro dedicate all’autotrasporto merci arrivino velocemente alle imprese che stanno subendo pesantissimi effetti dall’aumento vertiginoso dei prezzi del carburante. Confartigianato indica, inoltre, la necessità di interventi a sostegno di uno dei settori più colpiti dalla crisi: il trasporto persone in cui operano 29mila imprese con 80mila addetti tra taxi e attività di noleggio con conducente mediante auto e autobus che dalla fase pre covid, hanno perso 2,3 miliardi di ricavi. I bonus casa hanno avuto una frenata a causa del ripetuto cambiamento delle regole del gioco. In quale misura è strategica la loro conferma?

La priorità delle imprese, soprattutto di quelle artigiane di piccole dimensioni, è recuperare i crediti concessi ai clienti tramite sconto in fattura per i lavori effettuati.

la sfida pnrr

Pr ime r if o r me: f isco e bur o cr a zia Fisco e burocrazia: prime riforme per modernizzare il Paese rendendolo più competitivo. «Alla politica - dice Roberto Galli, presidente di Confartigianato Como - chiediamo che si compiono davvero e finalmente quegli interventi che attendiamo da anni perché, anche prima della pandemia, fare impresa in Italia non era facile. Le attività economiche sono frenate da storiche inefficienze, ritardi mai recuperati che oggi vanno assolutamente affrontati. Se si vuole davvero ripartire, la riforma del fisco e della pubblica amministrazione sono in cima alla lista delle priorità. Paghiamo troppe tasse in modo troppo complicato. Basti dire che quest’anno in Italia il carico fiscale risulta

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superiore di 24 miliardi rispetto alla media dell’Eurozona. Quanto alla burocrazia, l’Italia è al ventitreesimo posto in Europa per l’eccesso di complicazioni amministrative e al cinquantottesimo posto tra 190 Paesi nel mondo per la facilità di fare impresa. Meno fisco e meno burocrazia, più credito, innovazione e migliori infrastrutture materiali e immateriali. E fiducia nel talento e nelle capacità degli Imprenditori artigiani. Il Pnrr è la chance irripetibile imperdibile per rilanciare la nostra economia e la nostra eccellenza manifatturiera. Ma a mio avviso, occorre fare in modo che i progetti del Piano siano immediatamente e facilmente accessibile all’artigianato e alle piccole imprese».

Oggi ci sono aziende che hanno applicato lo sconto in fattura e che non sanno dove andare a chiedere quei crediti: rischiano di essere l’anello debole della catena. Il meccanismo della cessione dello sconto in fattura, per le piccole imprese, funziona solo a condizione che il bonus ricevuto nel proprio cassetto fiscale possa essere ceduto ad un soggetto finanziario per rendere liquido il credito e sostenere le spese correnti aziendali, come salari, materiali, stipendi, Iva e tributi vari. Il superbonus 110% ha dato uno straordinario contributo alla ripartenza dell’economia: dell’ aumento del Pil del 6,5% nel 2020, l’1,8% si stima derivi proprio da quell’incentivo. Tuttavia ha interessato una parte insignificante del patrimonio immobiliare. E qui c’è infatti il problema: è di fatto pieno di controsensi, a cominciare dalla sua durata. Come si fa a prevedere uno strumento che ha il titanico compito di migliorare il patrimonio edile di un’intera nazio-

ne e farlo durare 1, 2 al massimo 3 anni? il superbonus per natura deve essere uno strumento strutturale che operi almeno fino al 2030 virgola solo così porterà risultati. Una misura strutturale, magari con incentivi più bassi ma senza una scadenza ravvicinata...

Se si mettono in campo strumenti simili e si comunica che dureranno pochissimo, è chiaro che ci si gettano tutti a pesce, ingolfando il mercato: i prodotti necessari diventano introvabili e i loro prezzi vanno in alto; da questo dipende buona parte della spesa eccessiva registrata. Cancellarlo sarebbe un peccato, visto l’importanza nel sostenere economia e lavoro, il nostro sistema dei bonus è stato lodato anche dalla presidente Ue Ursula von der Leyen. Va però cambiato, programmandolo da qui al 2030, come detto, ma anche riunendo e rivedendo in una norma complessiva tutto l’intricato sistema dei bonus, coinvolgendo gli esperti del settore oltre che il governo.



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Confcommercio Como

Qual it à di vita migl ior e se è f or t e il commer cio La battaglia dell’associazione contro la desertificazione commerciale che minaccia le nostre città, l’impegno sul fronte della formazione dei giovani e la sfida nella partita della rigenerazione urbana Il presidente Giovanni Ciceri: «Negozi e pubblici esercizi sono un valore sociale per la comunità» Il presidente nazionale di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha rilanciato il pericolo di una desertificazione commerciale dei centri storici. Presentando la nuova edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città, Sangalli ha sottolineato la necessità di sostenere con maggiore forza le imprese, soprattutto le piccole attività a conduzione familiare che rischiano di pagare caro il conto della pandemia prima e della stagnazione dei consumi poi. «Ogni bar o negozio di vicinato in meno equivale alla perdita di un presidio sociale - dice Giovanni Ciceri, presidente di Confcommercio Como – tutelare il tessuto commerciale significare investire nell’attrattività e nella sicurezza dei centri urbani; allo stesso modo, nei piccoli paesi, il negozio svolge una funzione di primaria importanza nell’assicurare una buona qualità di vita soprattutto alle persone anziane che hanno difficoltà a spostarsi». In provincia di Como, la crisi di ora ha radici antiche: «Più che la pandemia - aggiunge il presidente Ciceri – paghiamo politiche urbanistiche dissennate che negli ultimi anni hanno trasferito lungo i principali assi stradali un gran numero di attività impoverendo i centri urbani, il fenomeno è evidente a Erba «Chiusura delle attività Paghiamo politiche urbanistiche dissennate»

GIOVANNI Cicer i Presidente di Confcommercio

e a Cantù mentre nel capoluogo, cresciuto dal punto di vista turistico, sono le zone semicentrali quelle dove si trova un gran numero di saracinesche abbassate». Negli ultimi dieci anni - è tra i dati più significativi dell’Osservatorio di Confcommercio – hanno chiuso 85mila negozi al dettaglio (-15,3%) e 9.800 imprese ambulanti (-10,5%). In controtendenza una parte delle attività di ristorazione, come il cibo da strada (street food) e d’asporto (take away), e alcune tipologie di alloggio (bed and breakfast e appartamenti per soggiorni brevi). Per Confcommercio bisogna sostenere le imprese e aiutarle a uscire definitivamente dalla crisi, utilizzando le risorse del Pnrr per aumentare la qualità della vita dei residenti e

rendere le città più attrattive per i turisti. A Como città tra il 2021 e il 2012 le imprese del terziario sono calate del 5%. Invariata la proporzione fra imprese nel centro storico (50% nel 2012 contro 51% nel 2021) e al di fuori di questo (50% contro 49%). Per il comparto alberghi, alloggi, bar e ristoranti si assiste a una crescita percentuale delle attività in centro dovute, anche qui ad alberghi, alloggi per vacanze e B&B. Diversa è la situazione per quanto riguarda il commercio al dettaglio, che include attività di vendita di alimentari e bevande, tabaccai e di«Siamo a disposizione per contribuire a risolvere il problema della mala movida»

stributori di carburante: qui Como è calata del 12%. «Il turismo ha determinato la crescita delle attività ricettive a discapito di quelle più rivolte a un target di residenti o di lavoratori – afferma Graziano Monetti direttore Confcommercio Como – Ci sono però elementi rilevanti che sono subentrati come lo smart working e tutte le forme di allontanamento dal centro urbano del lavoratore: se da un lato la tecnologia aiuta favorendo la possibilità di lavorare da remoto, dall’altro si riflette in maniera negativa sulle attività. L’effetto desertificazione commerciale, fenomeno che monitoriamo da diversi anni e che purtroppo è in espansione, viene accelerato da queste situazioni». A Milano in alcuni quartieri ad alta densità di uffici, la flessione del commercio è ar-


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rivata in doppia cifra. Le città si trasformano in base ai nuovi bisogni, un’occasione, anche a Como, è legata alla trasformazione delle aree industriali dismesse. «La rigenerazione urbana è una sfida chiave per il futuro delle nostre città – continua Monetti - anche nella costruzione degli immobili vanno pensati utilizzi di uso promiscuo tra spazi abitativi e commerciali in funzione anche delle nuove forme di lavoro, come il co-working, che avranno uno sviluppo nei prossimi anni e devono essere prese in considerazione adesso». Ad aggravare la situazione dei commercianti anche i costi fissi che tutti i negozi fisici devono sostenere: «Chi si trova commercialmente in una posizione di qualità, come all’interno di un centro storico, deve affrontare costi di gestione molto alti – continua il direttore di ConfcomLa rigenerazione urbana Una sfida in cui il commercio è protagonista

mercio Como – gli affitti e le imposte locali sono quelle spese che abbiamo cercato di portare all’attenzione delle istituzioni in questi mesi di pandemia, a livello locale e centrale, perché sono quei costi fissi che un commerciante sostiene indipendentemente dal fatto che sia aperto o chiuso e incidono tantissimo sul bilancio di

un’attività, rischiando di diventare un freno per lo sviluppo e la sopravvivenza dell’attività stessa». Nel 2020 le vendite online hanno superato i 30miliardi di euro, è aumentato l’acquisto di beni (+30,7% sul 2019) ed è diminuito quello dei servizi -46,9%, introdurre una tassazione più equa è una necessità: «La web tax non sarà

la panacea di tutti i mali però può porre un freno a questa situazione, non perché bisogna penalizzare l’e-commerce anzi, noi abbiamo sempre sostenuto: “stesso mercato stesse regole”, lavoriamo online o nel negozio fisico purché alle stesse condizioni, se no diventa una concorrenza sleale». Nel presente il quadro è disomogeneo per la ristorazione. Una parte sta pagando il fenomeno dello smar t working che ha dimensioni eclatanti nelle metropoli ma anche nelle città medio piccole si avverte con un calo degli affari legato alla pausa pranzo, bene le attività che lavorano con il turismo dopo due anni di grande difficoltà. Per settore che negli ultimi anni è notevolmente cresciuto sotto il profilo del livello medio dell’offerta, il problema maggiore è la carenza di risorse umane: «È un tema che ci è molto caro e su cui l’associazione «Coordinamento tra scuole e imprese Percorsi formativi per i giovani»


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con gli associati intende fare ancora di più – spiega il presidente Ciceri – abbiamo un’offerta formativa di ottimo livello e, in occasione di RistorExpo, rimango sempre sorpreso dall’entusiasmo dei ragazzi: è un patrimonio che dobbiamo saper valorizzare in primo luogo proponendo loro esperienze formative realmente in grado di farli crescere dal punto di vista professionale. Credo che le relazioni tra scuole e sistema delle imprese vadano ancora di più intensificate, occorre inoltre un lavoro di coordinamento per dare punti di riferimenti comuni». Poi, certo, c’è la Svizzera e il potentissimo richiamo di stipendi notevolmente superiori alla media italiana. «È un problema serio che a volta prende la forma della beffa: ci facciamo carico della formazione dei giovani e poi, quando sono pronti, vanno oltre confine – dice il presidente di Confcommercio Como – occorrerebbe una parziale defiscalizzazione degli stipendi nella fascia di confine, sono consapevole che non è semplice ma è interesse di tutti porre rimedio a questa situazione». Tra gli imprenditori, di frequente, il dito viene puntato contro il reddito di cittadinanza: «Non so quanto incida in una realtà come la nostra – dice Ciceri – certo ci sono, tra i lavoratori stagionali, ammortizzatori che, per come sono organizzati ora, disincentivano il lavoro». Di certo, le imprese del settore continuano a scontare grande difficoltà nel reperimento del personale di cucina e di sala. L’ultimo report Excelsior, relativo alle previsioni di assunzione nel mese di aprile, indica “cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici” come la professionalità più ricercata sul mercato del lavoro comasco (690 previsioni di assunzioni, pari al 18%). Tra gli esercizi pubblici (bar La proposta di defiscalizzare gli stipendi nella fascia di confine

soprattutto) e residenti (nei centri storici in particolare) spesso non tutto fila liscio. Il problema della cosiddetta mala movida è avvertito soprattutto nelle grandi città, ma anche a Como, con le dovute proporzioni, qualcosa da rivedere c’è specie nella zona intorno a piazza Volta. «Innanzi tutto è giusta la distinzione tra movida e mala movida – dice il presidente Ciceri – rispetto a quest’ultima è necessario un dialogo costante con le istituzioni, confermiamo la nostra totale disponibilità al confronto,

credo che una soluzione concreta a questo problema possa essere trovata ì mettendo intorno allo stesso tavolo esercenti e residenti. Non possiamo permetterci che questo problema rovini l’immagine della città, stiamo attenti però a non veicolare messaggi lontani dalla realtà del tipo che se esci la sera in centro rischi un’aggressione». Il biennio della pandemia ha enfatizzato il ruolo delle associazioni di impresa. Confcommercio Como ha offerto alle imprese un servizio con-

la scheda

Al ber ghi-scuo l e, pr o get t o pil o t a Tante le cause della carenza di personale nelle imprese dell’accoglienza che si trovano oggi ad affrontare una nuova stagione turistica iniziata molto bene ma che vede molte strutture impegnate nella ricerca di personale purtroppo molte volte senza successo. Gli Albergatori di Confcommercio Como, consapevoli di questa problematica, hanno dato il via ad un progetto sperimentale con la Scuola Media Parini di Como. Il progetto ha visto i ragazzi e le ragazze di seconda e terza coinvolti in un educational tour sperimentale con l’obiettivo di “toccare con mano” il lavoro svolto nelle singole principali aree dell’hotel: reception, piani, sala e bar/ristorante. Gli alunni hanno visitato alcune strutture alberghiere di Como Associate

alla Confcommercio e hanno potuto, attraverso l’accurato racconto diretto del management della struttura ricettiva ospitante, conoscere ed approfondire ogni aspetto del lavoro. «Un progetto sperimentale – afferma il presidente dell’Associazione Albergatori di Confcommercio Como Luca Leoni – servito per seminare e raccogliere, si spera, i frutti nel futuro. È importante trasferire nei ragazzi la passione per questo lavoro che, nonostante i sacrifici, porta anche tantissime soddisfazioni». Al termine del tour ai ragazzi è stato consegnato un attestato e una chiavetta usb con il materiale illustrativo di tutti gli istituti turistici presenti in provincia di Como e non solo al fine di aiutarli nell’orientamento della scelta del percorso dopo le medie.

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tinuativo di ascolto e assistenza sulle varie partite legate all’emergenza. Senza un solo giorno di interruzione e fornendo supporto, se possibile, anche alle istituzioni quando queste ultime si sono trovate a stabilire i protocolli di sicurezza per negozi e pubblici esercizi. La burocrazia – tanto per un bar quanto per un’officina - è un fattore sistematico critico che può condizionare la loro crescita economica e competitività. Basti pensare alle ore impiegate per la compilazione di documenti, per la richiesta di certificazioni e bolli: tempo prezioso che potrebbe essere dedicato ad altre operazioni. O ancora al denaro speso per l’espletamento delle pratiche amministrative e il pagamento delle tasse connesse. E poi pesa la complessità del sistema. «La certezza delle regole è una delle necessità più avvertite dalle imprese a tutti i livelli - aggiunge il presidente di Confcommercio Como – per quanto riguarda i pubblici esercizi, ad esempio, cercheremo di stimolare il confronto e la collaborazione con la pubblica amministrazione (Ats, Ispettorato del lavoro, enti locali) per fornire agli associati un quadro operativo più chiaro possibile». «Collaborazione con gli enti pubblici Alle imprese servono regole certe»


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Confcooperative Insubria

Lavor o ed ener gia Fut ur o è condivisione Il presidente Mauro Frangi analizza gli ostacoli presenti e le prospettive del sistema cooperativo «A fine 2021 un ottimismo che non si vedeva da anni, inflazione e guerra hanno azzerato tutto» I rischi per il lavoro, le comunità energetiche, l’emergenza per il personale che non si trova più

Ma ur o f r a n gi Presidente di Confcooperative Insubria A quale livello si trova il termometro della fiducia delle imprese cooperative in questa fase di incertezza?

Il successo della campagna vaccinale e la fine dell’emergenza avevano spinto decisamente verso l’alto il barometro della fiducia - spiega Mauro Frangi, presidente di Confcooperative Insubria - A fine 2021 abbiamo registrato livelli di ottimismo che non si vedevano da molti anni. Le pressioni inf lazionistiche prima e la guerra poi hanno azzerato tutto questo. Oggi l’incertezza e le preoccupazioni sul futuro sono tornate ad essere il sentiment largamente prevalente anche tra i cooperatori. Preoccupano molte cose. L’inflazione anzitutto: con tutti i suoi effetti

negativi sulla domanda e sulla crescita. Ma, soprattutto, preoccupa la sensazione di essere nuovamente dentro una crisi che si annuncia lunga, senza che sia possibile intravedere una via d’uscita. Una crisi che rischia di vanificare, o comunque di attenuare fortemente, l’espansione che era attesa grazie al dispiegarsi del Pnrr. Qual è stato l’impatto del rincaro dei costi energetici nell’ultimo anno?

Molto rilevante e soprattutto inatteso per la più parte delle nostre imprese. Ha colpito soprattutto il settore della distribuzione e le strutture socio-sanitarie, in particolare residenziali. Settori in cui è difficile immaginare inter-

venti che nel breve periodo riducano in modo significativo i consumi. Per le cooperative vale quello che vale per la maggior parte delle Pmi del nostro territorio: per fronteggiare crescita dei prezzi e volatilità esasperata dei mercati servono investimenti e serve tempo. Con una peculiarità aggiuntiva che ha pesato sul nostro sistema: in settori labour intensive come sono quelli in cui operano le cooperative l’attenzione su queste componenti di costo è più bassa che altrove. E quan-

«Preoccupa la sensazione di essere nuovamente dentro una crisi che si annuncia lunga»

do i prezzi salgono come è avvenuto ti trovi ancora più impreparato ad affrontarli. Come valuta le misure del governo per limitare i danni?

Giustamente si sono concentrate sul sostegno alle famiglie e, tra le imprese, a quelle più energivore. Era difficile pensare di fare di più senza espandere ulteriormente il debito che già, dopo la pandemia, è a livelli insostenibili. Ma questo ha lasciato con una limitatissima protezione a molte delle nostre imprese che pure hanno subito un grosso colpo: pensi ad una scuola, a una struttura sanitaria o residenziale, oppure a un supermercato. Non dimentichiamo che in Italia, continuiamo a pagare l’ener-


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gia più del 12% rispetto alla media europea, nonostante un intervento dello Stato corposo e superiore a quello di tutti gli altri Paesi. Sulla sfida delle comunità energetiche la cooperazione può essere uno dei soggetti protagonisti?

Indubbiamente si. Sicuramente il modello cooperativo è quello che meglio risponde alle finalità delle normative comunitarie e nazionali in materia. Il Dna dell’impresa cooperativa, del resto, è il mutualismo, è generare benefici economici, ambientali e sociali ai suoi membri e alle comunità in cui opera. Non è un caso che in molti stati il modello cooperativo abbia un ruolo fondamentale nella produzione e distribuzione dell’energia. La normativa sulle comunità energetiche è ancora in una fase transitoria, ma sicuramente questo tema rappresenta una grande sfida per la cooperazione dei prossimi anni. Nel decreto aiuti vi è l’estensione delle garanzie pubbliche per il credito alle imprese. E’ ciò che vi aspettavate?

Tutti gli Stati hanno affrontato la pandemia espandendo la garanzia pubblica del credito bancario. Insieme agli ammortizzatori sociali per i lavoratori è stata la gamba fondamentale su cui ha poggiato la tenuta del nostro sistema economico e sociale. È costato e costerà in futuro moltissimo ai bilanci pubblici, ma sarebbe un disastro se lo Stato “staccasse la spina” di colpo, soprattutto in una fase difficile come quella che stiamo attraversando. Per cui è bene come ha fatto il Governo, allungare il sentiero di graduale uscita dalla fase emergenziale, riducendo la garanzia pubblica progressivamente, magari concentrandola su quelle più fragili e sottocapitalizzate.

«L’esplosione della disuguaglianza è il grande tema da affrontare»

Cosa ci lascia il biennio della pandemia?

Sicuramente tanto debito pubblico in più. Temo che, nonostante quello che ci dicevamo durante il lockdown, gli insegnamenti più profondi di quella esperienza si siano già persi. Guardando al funzionamento dei sistemi economici e sociali sembra abbiamo già dimenticato che “nessuno si salva da solo” o che “non si può vivere da sani in un mondo malato”. Non è un caso, credo, che dopo anni di retorica sulla “guerra al virus”, in guerra ci siamo finiti per davvero. E nel cuore dell’Europa. Spesso ha sottolineato quanto l’emergenza abbia approfondito la disuguaglianza, la distanza tra garantiti e non nel mondo del lavoro. Cosa è possibile fare?

Il tema dell’esplosione delle diseguaglianze è il grande tema da affrontare. Attraversa tutti gli ambiti della nostra vita civile. Non penso solo alle diseguaglianze di reddito che pure sono, da sole, inaccettabili. Ma, più in generale, dobbiamo guardare alle diseguaglianze tra territori, culturali, di opportunità. Non è possibile pensare di continuare a produrre valore economico, se non generando valore condiviso, perché non può esserci sviluppo durevole senza una forte coesione sociale. Se non lo si affronta con coerenza e in una dimensione necessariamente europea l’eccesso di diseguaglianze finirà con il mettere a rischio non solo l’andamento dell’economia ma la tenuta dei sistemi democratici e la nostra stessa convivenza. Sul fronte occupazione intravede dei rischi nel breve medio periodo?

Il nostro sistema sta tenendo su questo fronte. Certo, tutto dipende da quanto durerà questa situazione e da come si riuscirà a mettere sotto controllo le pressioni inflazionistiche. Ma le cooperative sono maestre nel tutelare l’occupazione, anche quando per farlo occorre sacrificare la redditività.


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Molti settori continuano ad avere grande difficoltà a trovare personale. Quali settori sono più in crisi? Cosa è possibile fare per rilanciare la formazione professionalizzante?

È una delle più gravi emergenze che ci segnalano le nostre imprese. E non riguarda solo i lavori più umili o manuali, quelli per intenderci che da un po’ diciamo che “gli italiani non vogliono più fare”. Non si trovano infermieri ed educatori professionali, non solo ausiliari sanitari. È un tema che sicuramente riguarda la formazione, quella tecnica e professionale anzitutto. Ma dobbiamo comprendere che al fondo abbiamo un problema ancora più strutturale: quello demografico. Le classi che entrano sul mercato del lavoro non bastano e sempre meno basteranno nel tempo a soddisfare la domanda di lavoro delle imprese. Occorre uscire dai dibattiti ideologici sui migranti e programmare i flussi di manodopera, soprattutto dai paesi più poveri del mondo, che sono indispensabili per colmare i fabbisogni di lavoro. In quali ambiti ritiene che la cooperazione possa svilupparsi con nuove iniziative in provincia di Como?

Abbiamo parlato prima di energia. E poco fa di lavoro. Temi su cui il modello cooperativo può offrire risposte migliori rispetto ad altri modelli di impresa. Come sa, mi occupo direttamente, sul piano nazionale, di promuovere impresa cooperativa per rispondere alle numerose crisi di impresa, salvaguardando l’occupazione e il know how. Questo stesso modello può costituire una risposta importante anche per garantire continuità alle molte imprese che, anche sul nostro territorio, si troveranno a chiudere per assenza di passaggio generazionale. Senza dimenticare però altri due fronti decisivi: giovani e aree interne. «Non si trovano infermieri ed educatori professionali»

ATTIVITA’ Pulizie industriali che fanno capo ad alcune coop aderenti Attraverso Consorzio Abitare, Confcooperative rilancia la sfida della rigenerazione urbana con il progetto di trasformazione dell’ex tintostamperia Val Mulini. Quanto questa partita può essere rilevante per la qualità della vita e l’economia comasca?

Il futuro della nostra città passerà largamente dalla capacità di rigenerare le tante aree dismesse che insistono sul nostro territorio. Quelle grandi e sulla bocca di tutti e quelle minori e non conside-

rate da nessuno. Possono diventare il volano per aiutare la città a darsi una nuova vocazione, a tornare attrattiva, oltre l’illusione che basti il turismo a generare ricchezza per tutti. Luoghi che costituiscano insieme la risposta ad una domanda di abitazioni a prezzi sostenibili, in particolare per i giovani, e occasioni per l’insediamento di nuove imprese, nei settori della cultura, della creatività, del digitale. i numeri

Una r ea l t à di 392 impr ese a ssocia t e Sono attualmente 392 le cooperative che aderiscono alla community di Confcooperative Insubria per un complesso di soci pari a 35.768. Gli occupati sono 11.315 per un valore della produzione superiore ai 300 milioni di euro. Il 52% delle coop associate opera nella solidarietà, il 22% in quello della sanità. Il 27% delle coop ha un età superiore ai cinquant’anni. Le più longeve operano nel consumo, nel credito e nella pesca. A COMO Servizio di potatura

Serve una grande capacità progettuale del pubblico e, nel contempo, investimenti privati. Noi ci stiamo provando con convinzione e serietà. E le risposte che arrivano dalla città sono positive. Quale può essere il ruolo delle associazioni di impresa in questa fase di rapido cambiamento?

La rappresentanza d’impresa ha un senso se è capace di andare oltre quelle due dimensioni pur decisive. Se si assume la responsabilità di prendersi carico dei problemi della comunità contribuendo a generare soluzioni e non fermandosi alle rivendicazioni. In un recente dibattito il Presidente di Confindustria ha richiamato tutti a “fare squadra” a contribuire tutti insieme a generare le risposte di cui il territorio ha bisogno. Occorrono alleanze ampie e una capacità di mobilitarsi con responsabilità e coesione. È la nostra stessa visione, anche se, osservo, sono anni che a Como vediamo poco di tutto questo «Il futuro delle città passa dal tema della rigenerazione delle aree dismesse»


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Al ver t ice Il presidente di CdO Como Marco Mazzone e il direttore Marco Molinari

CdO Como

Visione e st r at egia per super ar e l e cr isi Il presidente di CdO Como Marco Mazzone fotografa la situazione delle imprese comasca «La nostra Academy, bussola nella tempesta» I forti segnali di ripresa si scontrano con la recente impennata dei costi energetici che sta mettendo a dura prova la tenuta di alcuni settori strategici del Comasco, come la meccanica, il legno arredo, ma anche il tessile. Altri settori in recupero, come il turismo, devono fare i conti con la carenza di risorse umane. In generale è forte nel nostro territorio il mismatch tra domanda e offerta di lavoro e gli ultimi dati su questo fronte sono eloquenti. Nel mese di aprile la quota di figure professionali di difficile reperimento si conferma molto consistente, e pure in aumento: si attesta al 46,1% (contro il 29,6% dell’aprile 2019 e il 36,3% dell’aprile

frontare in questo momento?

Qual è il sentiment degli imprenditori e quali sono le difficoltà principali che si trovano ad af-

C’è una prospettiva di ripresa rispetto al periodo della pandemia e gli imprenditori stanno guardando al futuro e c’è un grande desiderio di ripartire, cogliendo una possibilità di sviluppo, ma allo stesso tempo, per una buona parte di loro e in particolare per chi opera nel settore manifatturiero, c’è forte preoccupazione per l’aumento del costo dell’energia e delle materie prime. Si tratta di ostacoli ovviamente non prevedibili e che impattano pesantemente sui costi produttivi. Le bollette sono raddoppiate per alcuni e addirittura triplicate o quadruplicate per le

«Spesso le nostre imprese non in condizioni di trasferire a valle l’aumento dei costi»

«Pesa la difficoltà nel reperimento del personale, anche nel turismo»

2021), mantenendosi superiore sia alla media regionale che a quella nazionale. Marco Mazzone, presidente della Compagnia delle Opere di Como, fotografa lo scenario dal punto di osservazione dell’associazione e offre una prospettiva per muoversi in questa fase fatta di incertezze e rapidi cambiamenti.

imprese che utilizzano molta energia. L’aumento del costo delle materie prime nell’ambito manifatturiero varia dall’8 al 15%. In queste condizioni, è inevitabile che i margini si riducano notevolmente anche perché, quasi sempre, le attività di trasformazione come le nostre non si trovano nelle condizioni di riportare a valle della filiera l’aumento dei costi. Quali settori stanno avvertendo maggiormente queste difficoltà?

Sicuramente la manifattura e più nello specifico la metalmeccanica, il settore degli imballaggi, alcune lavorazioni tessili. A questi comparti si aggiungono i comparti della meccatronica e del legno-arredo: pur non essendo energivori, utilizzano materie prime su cui impattano gli aumenti del costo dell’energia. Il problema centrale è chiaramente l’energia.


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Si parla spesso del reddito di cittadinanza: alcuni imprenditori lo vedono come un disincentivo al lavoro, quando le imprese hanno difficoltà a trovare personale. Condividete questa analisi?

pr o duzio n e Buon livello degli ordini, ma diverse aziende faticano a gestire le commesse Rispetto a queste problematiche, come valutate l’intervento del Governo e della Regione?

Gli incentivi e le misure messe in campo hanno aiutato a tamponare, ma serve una politica d’insieme con interventi selettivi rivolti alle aziende che in questa situazione si trovano più in difficoltà. Invece mi pare che sia la Regione che il Governo facciano fatica a focalizzare il problema e intervenire in modo mirato.

tuazione sta aggravandosi. Occorre rilanciare la formazione professionale se vogliamo avere personale che consenta di rispondere alla domanda.

Vale anche per il settore turistico. Tra gli associati abbiamo ristoranti, hotel, servizi per il turismo sul lago con gravi difficoltà a trovare collaboratori.

Conosce aziende sul nostro territorio che hanno intenzione di interrompere la produzione a causa dell’aumento dei costi?

Uno dei gravi problemi evidenziati del manifatturiero è la carenza di diplomati tecnici. C’è alla base anche un fattore culturale, cosa si può fare?

Per il momento no, o almeno non ne abbiamo notizia dal nostro osservatorio, ma stiamo riscontrando che alcune aziende devono diluire gli ordini perché non riescono a far fronte alle commesse. Sta emergendo anche il problema delle risorse umane. Non si trovano facilmente e la si«La grande sfida è la riforma e il rilancio delle politiche attive per il lavoro»

Il reddito di cittadinanza non è un problema in sé ma lo diventa se insieme non vengono attuate delle politiche attive del lavoro. In provincia di Como il tema è condizionato inoltre dal confine, il Canton Ticino, in grado di offrire stipendi più elevati dei nostri, attrae le risorse u Mi hanno colpito alcuni dati della Camera di Commercio sul frontalierato: sapete che è il primo settore della nostra provincia? 30mila lavoratori frontalieri, 17 mila addetti nel turismo, 15 mila addetti in meccatronica, 14 mila nel commercio, 12 mila nel sistema moda, 7 mila nei legno-arredo. Con la Svizzera vicino si dovrebbe intervenire sul costo del lavoro, per permettere di ridurre il divario tra i livelli di reddito a Como e in Svizzera. Per la formazione si potrebbe fare molto, anche grazie ai fondi del Pnrr. La Regione e la Provincia stanno sicuramente investendo in questo ambito. Per concludere, bisogna diversificare i due livelli: l’aiuto a chi non trova lavoro e ha bisogno di un supporto, ma creando le condizioni perché chi ha le potenzialità e le capacità possa essere immesso nel mondo al lavoro attraverso una formazione e una informazione. Anche l’informazione è importante, perché l’imprenditore ha un’esigenza formativa e le agenzie per il lavoro devono considerarlo, e tra i giovani serve orientamento.

Noi abbiamo da una parte la Svizzera, dall’altra la Città metropolitana. La nostra collocazione geografica impone questa polarizzazione. Como deve riscoprire una sua iden-

It a l ia -svizzer a Il divario salariale impoverisce le nostre imprese

«Riscoprire una vocazione per il Comasco, sospeso tra i due poli della Svizzera e di Milano»


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tità e una sua vocazione, che è innanzi tutto manifatturiera ma non è più quella di quarant’anni fa, perché adesso deve inserirsi nel contesto globale. La formazione tecnica deve essere inserita in un percorso preciso e alle spalle ci deve avere un serio lavoro di orientamento, con informazione e promozione di percorsi professionalizzanti nei settori trainanti della nostra provincia, con attenzione alle necessità delle aziende. Va nell’interesse delle aziende e degli studenti, genera possibilità di incontro e di sviluppo del territorio, e abbiamo già delle esperienze di alto livello che stanno generando opportunità, come ComoNext e l’Università dell’Insubria. Un territorio attrattivo è una buona condizione anche per fare impresa. Rispetto alle crisi su scala internazionale degli ultimi anni, quella finanziaria dal 2008, due anni fa la pandemia e adesso anche la guerra, come possono comportarsi le nostre imprese?

Usciamo da una situazione difficilissima e siamo di fronte a tanti problemi diversi ma connessi tra loro. Insieme agli imprenditori è emersa la proposta che ciascuno metta a punto una pianificazione strategica. Ci troviamo in una situazione non definita con momenti di nebbia e altri di sereno. È la normalità in questo momento. Bisogna guardare in proiezione, chiedendosi cosa sarà la propria azienda fra tre anni, quale sarà il suo mercato, che tipo di prodotto sviluppare e con quali stakeholder, quale formazione mettere in campo. La nostra pianificazione strategica sarà una bussola per affrontare le burrasche, e l’avremo messa a punto con un approccio non esclusivamente accademico ma con lo studio e il confronto con esperienze d’impresa. La pandemia ha evidenziato l’importanza delle associazioni d’im-

«Una pianificazione strategica per rafforzare le imprese nelle situazioni di crisi»

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presa come corpo intermedio. Qual è il vostro ruolo in questa fase? Le imprese lo percepiscono?

Penso che i corpi intermedi abbiano una funzione essenziale, ognuno con le proprie caratteristiche, e il lavoro che stiamo facendo anche insieme ad altre associazioni si vede. Ciò che può aiutare un’impresa nel percorso che sceglie di fare con noi è trovare uno spazio d’azione nel quale l’imprenditore, confrontandosi con altri imprenditori, può scoprire elementi utili allo sviluppo, approfondire tematiche che riguardano le strategie, i rapporti con i collaboratori, i clienti, i fornitori. Nell’esperienza degli altri si vedono in atto processi che si stanno valutando. Tra i nostri impegni c’è quello di aiutare l’imprenditore a trovare questo spazio in cui tutti possono fruire delle azioni efficaci adottate dagli altri. Riguardo alle risorse messe a disposizione con il Pnrr, qualcosa è stato avviato anche a livello locale. Dove è necessario intervenire con maggiore urgenza nella nostra area?

C’è un lavoro in atto e si stanno tracciando dei percorsi. Alcuni nostri soci stanno collaborando con i sindaci della

Fo r ma zio n e CdO Como ripropone la CdO Academy

provincia in particolare sulla rigenerazione urbana e il recupero dei borghi. È un lavoro di approfondimento ma anche di attuazione, di messa a terra delle opportunità offerte dal Pnrr, che devono dare uno slancio ulteriore affinché le risorse vengano rese opportunità sul nostro territorio. E’ necessario lavorare insieme con la Camera di

La formazione

n el l a pa n demia via ggio co n da n t e Sessanta imprenditori impegnati sulla Divina Commedia in un percorso guidato da Franco Nembini, insegnante, saggista ed esperto di Dante. È stata una delle proposte della Compagnia delle Opere di Como agli imprenditori associati e ai loro dipendenti nella fase clou della pandemia, che prosegue ancora oggi: hanno attraversato prima l’Inferno dantesco, poi il Purgatorio e ora stanno rileggendo il Paradiso. «Sono imprenditori che hanno voluto guardare e stanno guardando oltre ai problemi quotidiani spiega Marco Molinari, direttore della CdO di Como - Hanno voluto andare più a fondo della verità dell’uomo, aderendo a una proposta che va più in là di quanto un’associazione come la nostra deve e vuole fare. Hanno

dimostrato coraggio e intelligenza proprio perché le circostanze negative possano diventare delle occasioni». La CdO non si limita a offrire un valore aggiunto attraverso momenti culturali. Sono previsti momenti di formazione con cadenza mensile. «La pandemia ci ha insegnato qualcosa di utile commenta Molinari - ad esempio a usare bene il tempo a disposizione e gli incontri online danno la possibilità di partecipare anche a persone che diversamente non riuscirebbero». Gli incontri sono stati dedicati a diverse tematiche che riguardano gran parte delle imprese, come la finanza agevolata, le comunità energetiche, la sostenibilità, e ad ogni appuntamento hanno partecipato 50-60 imprenditori.

commercio, con i sindaci e con le varie agenzie del territorio che si occupano dello sviluppo. CdO Como presta grande cura al tema della formazione. Cosa avete in cantiere per i prossimi mesi?

L’iniziativa di punta della CdO dedicata a chi fa impresa è la “Cdo Academy - serve una bussola per attraversare le tempeste”, che anche quest’anno partirà a settembre e si chiuderà a dicembre. Sarà condotta da Bernhard Scholz, già presidente della CdO nazionale e attuale presidente della Fondazione Meeting per l’Amicizia tra i popoli. Vuole essere una learning community: non basta un approccio accademico, servono testimonianze. È bello e necessario portare la propria esperienza imprenditoriale e accogliere quella degli altri, lasciare che nascano momenti di confronto e nuove collaborazioni. Sarà una riflessione imprenditoriale sulle strategie necessarie per affrontare in particolare i momenti di crisi globale che non abbiamo strumenti per poter preventivare. «Le associazioni sono per gli imprenditori il luogo del confronto e delle relazioni»



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Fidicomtur

GRAZIE ALLA COOPERATIVA DODICI MILIONI ALLE AZIENDE Nell’ultimo anno la struttura guidata da Paolo Pazzagli ha permesso a ben 171 aziende di ottenere un importante sostegno degli istituti di credito. Nel periodo di pandemia l’attività di supporto alle imprese si è anche concentrata su un’ampia consulenza anche di natura psicologica Fidicomtur nell’ultimo anno ha permesso a 171 aziende di ottenere credito per oltre 12 milioni di euro. Mancanza di liquidità, imprese che aprono, nuove risorse a disposizione. La cooperativa è stata fondata nel 1979 e registra oltre 3 mila imprese socie attive che operano prevalentemente nel commercio, nei pubblici esercizi, nella ristorazione e nel settore turistico e dei servizi. Nella sua storia ha garantito 15.141 operazioni facendo ottenere credito agevolato per oltre 675 milioni di euro prevalentemente su tutto il territorio provinciale. Fidicomtur ha dato vita a una serie di convenzioni con la maggior parte degli istituti di credito del territorio ai quali rilascia garanzie per far ottenere credito agevolato alle imprese che rappresenta. L’emergenza sanitaria e più recentemente il conflitto in atto, hanno avuto un forte impatto sul tessuto economico e imprenditoriale, facendo venire a galla problemi anche strutturali, noti ma non risolti, e creando nuove emergenze contingenti. Paolo Pazzagli direttore di Fidicomtur e vice presidente di Asconfidi Lombardia, ogni giorno incontra le realtà del territorio e il suo osservatorio risulta prezioso per capire che cosa sta succedendo e quali potrebbero essere i possibili scenari futuri. “Le problematiche principali, accentuate dalla pandemia, sono sicuramente quelle legate alla mancanza di liquidità determinata esclusivamente dall’obbligo di chiusura che non ha consentito di lavorare

IL “confidi di como”

ca r a t t er ist iche Fidicomtur dal 1979 si impegna a fondo in ciò che sa fare meglio: agevolare l’accesso al credito delle imprese. Viene considerata da tempo il “confidi di Como” per eccellenza. Tre le caratteristiche principali sulle quali si fonda Fidicomtur: Territorialità: la conoscenza del territorio comasco e, grazie ad Asconfidi Lombardia, la presenza capillare in tutta la regione. Fattori che hanno reso Fidicomtur uno dei confidi lombardi più importanti. Professionalità: sempre disponibili, con un’ampia gamma di servizi, nel supportare concretamente i soci. “I finanziamenti sul territorio di Como sono il nostro pane quotidiano”. Personalizzazione: per ogni esigenza aziendale siamo in grado di consigliare un adeguato e coerente prodotto finanziario. “Con noi l’accesso al credito è più facile ed efficace”. Adr ia n o mo n t o r f a n o L’intervento del Presidente in un’assemblea

in modo continuativo e anche nei momenti di apertura ha risentito della mancanza di clientela abituale e, soprattutto, di clientela turistica”. Un lungo lasso di tempo che ha fatto insorgere nuove necessità all’interno delle imprese: “Durante tutto questo periodo le aziende si sono affidate a noi sicuramente per reperire credito o per utilizzare le possibilità di richiedere le moratorie sui finanziamenti

in essere. Sono state oltre 500 le pratiche istruite per questo scopo, ma soprattutto, per avere consulenza, anche psicologica, che gli consentisse di capire quali sarebbero stati, in quel momento, gli atteggiamenti e le decisioni giuste da prendere per non danneggiare ulteriormente il conto economico già penalizzato dalla pandemia”. Le richieste maggiori che Fidicomtur riceve sono legate

alla liquidità ma anche richieste di consolidamento tramite le quali vengono impostate operazioni che raggruppano più debiti in uno solo e consentono all’azienda di avere un’unica rata dilazionata in più tempo: “Ciò consente al beneficiario di avere esborsi mensili meno gravosi e più sopportabili, dall’inizio della pandemia gli interventi garantiti da noi alle banche convenzionate arrivano anche al-


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PAOLO PAZZAGLI. Il direttore della cooperativa fondata nel 1979

l’80/90% di ciò che viene erogato con sensibili riduzioni di tasso di interesse”. A questi si aggiungono, soprattutto tra la fine del 2021 e il 2022, operazioni per investimento e operazioni per sostenere start up, un buon 35% delle richieste attuali vanno proprio in quella direzione: “Richieste che ci fanno capire la voglia che hanno le aziende di continuare o iniziare l’attività, segno che credono nel futuro nel primo caso e nell’iniziare qualcosa di proprio nel secondo. Non senza dimenticare che dare vita a un’attività propria è un’esigenza, in alcuni casi, anche dovuta al fatto di aver

perso la precedente occupazione”. Esperienze e strategie utili durante la pandemia e che si sono dimostrate efficienti, verranno mantenute nel tempo: “Il momento particolare ci ha portato a incrementare la consulenza a favore delle aziende nostre socie, consulenza esternata sempre gratuitamente che manterremo e potenzieremo anche per il futuro. Abbiamo rifatto completamente il nostro sito che tutte le aziende possono consultare, abbiamo anche iniziato ad avere contatti on line con i soci attraverso call dedicate”. Non manca la parte dedicata all’aggiornamento e alla for-

mazione: “Con la collaborazione di Confcommercio Como abbiamo promosso diverse giornate di formazione dedicate al rapporto “banca impresa”, la cosa importante per noi è far capire ai nostri associati come ragionano le banche e quali aspetti sono, oggi soprattutto, importanti per poter avere valutazioni più che sufficienti da queste ultime”. Nuove attività che nascono anche nei momenti più difficili e realtà che non demordono: “Storie particolari ne abbiamo molte, soprattutto in quest’ultimo periodo, ma quelle che danno più soddisfazioni sono quelle dove accompagniamo gli imprenditori che iniziano “un nuovo cammino/una nuova attività” e li ritroviamo dopo anni che ancora ci seguono, sono fedeli e nel momento del bisogno si ricordano di te. Bello ricordare anche le diverse attività che hanno aperto un negozio durante la pandemia con grande determinazione ed ora ne raccolgono i frutti”. Diversi i servizi introdotti nell’ultimo periodo come la sinergia con Confcommercio Como attraverso la quale è stata data più attenzione all’ufficio bandi che, attualmente, trova riscontro in diverse agevolazioni sia territoriali che regionali. “Sicuramente la cooperativa

a partire dal prossimo luglio sarà ancor più attiva relativamente alle pratiche da istruire con garanzia del Fondo Centrale (MCC), da quella data la garanzia Statale non sarà più gratuita e Fidicomtur, con la partecipata Asconfidi Lombardia della quale detiene oltre il 10% del capitale, vorrebbe diventare partner per diversi istituti di credito facendo da service soprattutto per le richieste di importi più basse che le banche non hanno convenienza a istruire e monitorare costantemente”. Proprio a partire dal 2022 Fidicomtur sta sostenendo le aziende erogando direttamente liquidità per il tramite di Asconfidi Lombardia, nel ruolo di intermediario vigilato, senza passare attraverso gli istituti di credito: “Finanziamenti a valere sul bando “CONFIDIamo nella ripresa” praticamente a tasso zero, ne sono in istruttoria per oltre 2 milioni di euro solo sul nostro territorio e a livello regionale stiamo erogando oltre 13 milioni di euro per questo bando. A livello regionale Asconfidi Lombardia, che rappresenta oltre 56 mila aziende, nel tempo è diventata un punto di riferimento per avere consulenza personalizzata e ottenere garanzie e credito a condizioni molto competitive”.

MISSION PRINCIPALE

FAVORIRE L’ACCESSO AL CREDITO ALLE MEDIE, PICCOLE, MICRO IMPRESE Fidicomtur esiste a Como dal 1979 per volontà di Confcommercio Como: “Favoriamo l’accesso al credito alle micro-piccole e medie imprese del comasco attraverso consulenza, assistenza e un sistema di garanzia consortile collettiva. Grazie, anche, ad un patrimonio netto che sfiora i 6 milioni di euro, in grado di tutelare efficacemente il sistema bancario”. A partire dal 2014 è divenuto il Confidi di riferimento, per il territorio comasco e lecchese, anche per il settore agricolo.

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Tramite convenzioni mirate, la garanzia di Fidicomtur fa ottenere un accesso al credito a tasso agevolato. Grazie all’intervento di Asconfidi Lombardia, la garanzia alla banca a favore delle imprese può arrivare fino ad un massimo del 90% dell’importo richiesto e, con la verifica degli indicatori per l’accesso alla garanzia pubblica, sarà possibile migliorare ulteriormente le condizioni. Le convenzioni sottoscritte prevedono tutte le tipologie di finanziamenti aziendali. Tutte le informazioni su: www.fidicomtur.it STAFF Alcuni membri del gruppo di lavoro



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CONSULENTI DEL LAVORO/ANCL - UP COMO

UN TUTOR PROFESSIONALE CON TANTE COMPETENZE Il Consulente del Lavoro è una importante figura professionale, tutelata dall’Ordine nato nel 1979, che assiste le varie imprese nella gestione del personale nel rispetto delle normative vigenti. L’abilitazione alla professione prevede una laurea in materie giuridiche od economiche Il Consulente del Lavoro è quella figura professionale che assiste le società nella corretta gestione del personale secondo la normativa vigente. L’Ordine professionale dei Consulenti del Lavoro è stato istituito l’11 gennaio 1979, con l’approvazione della Legge n. 12 del 1979. L’abilitazione alla professione di Consulente del Lavoro prevede, in via preliminare, il conseguimento di una laurea in materie giuridiche o economiche e un periodo di tirocinio professionale della durata di 18 mesi. Per effetto di un accordo stipulato tra il Consiglio Nazionale dell’Ordine, il Miur e il Ministero del Lavoro è possibile anticipare il tirocinio, e

svolgendolo durante l’ultimo anno di università. Al termine del periodo di tirocinio, è possibile accedere all’esame di stato che prevede due prove scritte ed una prova orale. Superato con successo le prove d’esame, sarà possibile iscriversi all’Albo provinciale in base alla propria residenza o domicilio fiscale. Attualmente in Italia esercitano circa 26.000 professionisti che danno lavoro a più di 70.000 dipendenti, amministrano 1 milione di aziende ed elaborano oltre 7 milioni di cedolini. In ambito fiscale i Consulenti del Lavoro redigono annualmente 1.200.000 dichiarazioni dei redditi ed esercitano

funzioni di conciliazione o di consulenza di parte o di consulenza tecnica del giudice in oltre 100.000 vertenze di lavoro. Dal 1979 la Professione è profondamente cambiata, con un ampliamento delle competenze e delle aree di attività. L’art. 1 della Legge 12 del 1979 definisce “materia riservata” “tutti gli adempimenti in materia di lavoro, previdenza e assistenza sociale dei lavoSi occupa anche di crisi di impresa, welfare aziendale, sicurezza sul lavoro, pianificazione previdenza, formazione finanziata, privacy, ricerca e selezione del personale

ratori dipendenti, quando non sono curati dal datore di lavoro, direttamente o a mezzo di propri dipendenti”. Nel corso degli anni la Categoria ha ampliato le proprie competenze, per affiancare al meglio i datori di lavoro assistiti nel loro processo di crescita e di evoluzione. Accanto agli adempimenti in materia di gestione del personale dipendente, il Consulente del Lavoro può occuparsi anche di gestione della crisi di impresa, welfare aziendale, sicurezza sul lavoro, pianificazione previdenziale, Asse.Co., formazione finanziata, privacy, ricerca e selezione del personale, gestione dei tirocini e delle politiche attive.


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Si tratta di funzioni specialistiche che si affiancano ai ruoli affidati per legge alla categoria e che denotano gli spazi infiniti di crescita della Professione grazie anche alla formazione continua professionale che il Consiglio Nazionale dell’Ordine, tramite la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, l’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Consulenti del Lavoro (ENPACL) e l’Associazione Nazionale dei Consulenti del Lavoro (ANCL) garantisce ogni anno. A livello territoriale, gli Ordini provinciali e l’Unione Provinciale del Sindacato di categoria assicurano a loro volta supporto ai Colleghi iscritti, sia in termini di formazione sia in termini di corretta gestione dell’attività professionale. Ad oggi si può affermare che il Consulente del Lavoro svolge un’importantissima funzione sociale per la protezione e a garanzia del lavoro in ogni sua forma, dei lavoratori e dei datori di lavoro assistiti. Durante la pandemia, la categoria dei Consulenti del Lavoro, insieme ad altri ordini professionali, è stata definita un “faro nella nebbia nel periodo più buio dell’emergenza sanitaria ed economica”, assistendo aziende e lavoratori nella gestione strategica e burocratica per l’accesso e la fruizione degli ammortizzatori sociali. Anche nel 2022 ci sono stati diversi riconoscimenti per l’impegno e la partecipazione della categoria, sia nell’ambito del lavoro, sia nel più ampio contesto sociale e socioeconomico, fra cui il riconoscimento del logo “Welcome Working for Refugee Integration” alla Fondazione Consulenti per il Lavoro per il rilevante impegno dimostrato nella promozione di interventi specifici per l’inserimento lavorativo dei rifugiati, nell’ambito delle attività di promozione delAnche nel 2022 ci sono stati diversi riconoscimenti per l’impegno e la partecipazione della categoria, sia nell’ambito del lavoro, sia nel più ampio contesto sociale e socioeconomico

FESTIVAL in programma in questi giorni a Bologna organizzato dai Consiglio Nazionale Consulenti del Lavoro

l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati. I Consulenti del Lavoro sono parte attiva nell’evoluzione del mercato del lavoro. Sono cambiati i modelli organizzativi aziendali, anche per effetto dell’impiego più diffuso dello smart working e di altri sistemi di conciliazione delle esigenze personali dei lavoratori. Si assiste a inedite modalità di relazione tra datore di lavoro e collaboratori e a una nuova cultura del lavoro, più orientata a combinare obiettivi di efficienza e produttività con un migliore bilanciamento fra aspettative e vocazioni

personali e ambito personale e familiare. Anche le competenze, l’aggiornamento e la formazione continuano ad essere al centro dell’attenzione della Categoria, perché le dinamiche di ripresa del mercato stanno evidenziando in modo palese quanto la carenza cronica di competenze utili e fruibili dalle aziende siano ostacolo ed ipoteca ad un futuro del mercato del lavoro sempre più competitivo e “fluido”. A Bologna, finalmente in presenza, si sta svolgendo da ieri e si chiuderà domani la 13ma edizione del Festival del Lavoro, definito “un appunta-

Sono cambiati i modelli organizzativi aziendali, anche per effetto dell’impiego più diffuso dello smart working e di altri sistemi di conciliazione delle esigenze personali dei lavoratori. Si assiste ad una nuova cultura del lavoro

Il Dipartimento Politiche Giovanili e Servizio Civile Universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha selezionato il Festival del Lavoro per inserirlo nel programma degli eventi dell’Anno Europeo dei Giovani

mento aperto al mondo, alla discussione con chi vuole capire dove va il lavoro, l’economia e la società italiana”. Il Dipartimento Politiche Giovanili e Servizio Civile Universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha selezionato questo evento per inserirlo nel programma degli eventi dell’Anno Europeo dei Giovani, in quanto gli interventi programmati per la “capacità di rafforzare la cultura del dialogo, di promuove l’acquisizione, lo sviluppo e il riconoscimento di competenze e di incentivare la partecipazione attiva e l’impegno civico dei giovani”. La conoscenza del mercato del lavoro e soprattutto dell’evoluzione sociale e socioeconomica sono elementi imprescindibili per una buona gestione strategica aziendale da parte del Consulente del Lavoro, altrettanto imprescindibile è la coscienza di un nuovo approccio al lavoro che può assumere le forme più diverse.


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L’IMPORTANZA DEL CENTRO STUDI ANCL MOLTO OLTRE AL SUPPORTO SINDACALE Molta attenzione all’aspetto formativo del lavoratore. Pronto a rispondere ad ogni quesito L’ANCL, Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro, nata nel 1953, è l’unica associazione di rappresentanza sindacale di questa categoria. La sua diffusione copre quasi tutto il territorio nazionale, contando attualmente su 94 Unioni provinciali e 16 Consigli regionali. L’ANCL oltre a promuovere, rappresentare, tutelare e difendere gli interessi professionali e sindacali degli associati, si pone inoltre l’obiettivo di accrescere, sviluppare e valorizzare l’immagine e le loro funzioni professionali. Così come dagli anni ’70, i sindacati dei lavoratori hanno fondato i primi centri studi e di formazione sindacale, anche i consulenti del lavoro hanno sin da subito deciso di dedicare una parte delle attività sindacali alla formazione e alla informazione degli associati, dotandosi di un proprio centro studi e una propria rivista. Già dal 1960, infatti, veniva stampato e distribuito il periodico “Il Consulente”, rinominato poi nel 1980 “Il Consulente Milleottantuno” con riferimento alla legge n. 1081/1964 costituente l’albo professionale dei consulenti del lavoro. “L’esigenza associativa di avere un centro studi è legata al ruolo stesso del consulente del lavoro, spiega Francesco Lombardo, responsabile operativo Centro Studi Nazionale ANCL; dottorando di Ricerca Università di Siena; ADAPT Junior Fellow; Esperto in Relazioni Industriali e di Lavoro”. Questa figura necessita di una formazione continua e di un aggiornamento costante, essendo delegato dal datore di lavoro, alla cura dei vari adempimenti, previdenza ed assistenza sociale dei lavoratori dipendenti. “Il consulente, ai sensi dell’art. 1 della legge n. 12/1979, deve determinare l’importo dei contributi che l’impresa è tenuta a versare agli enti pub-

blici previdenziali e assicurativi, attraverso l’individuazione del contratto collettivo di categoria comparativamente più rappresentativo”. Rispetto alla qualificazione del rapporto, alla stipula del contratto di lavoro e alla sua “denuncia” alla pubblica amministrazione, il consulente analizza, in funzione delle esigenze dell’impresa varie situazioni. “Occorre infatti individuare dove ricondurre il rapporto di lavoro, quale tipologia contrattuale utilizzare e il corrispondente livello di inquadramento del lavoratore subordinato”. Considerata la complessità della legislazione in materia di lavoro e della contrattazione collettiva, appare chiara la necessità di avere un proprio centro studi. “Questo supporto non va considerato soltanto per accrescere il livello professionale degli iscritti al sindacato, ma anche come presidio dei principi di certezza del diritto e di trasparenza dell’azione amministrativa, indispensabili nell’esercizio della professione e nei rapporti con gli enti previdenziali”. In un ambito di continui cambiamenti normativi, il centro studi ANCL offre agli iscritti un supporto nell’interpreta-

zione e nella corretta esecuzione dei sempre più complessi adempimenti imposti dalla legge e dalla contrattazione collettiva. “Facendo seguito anche alle richieste degli associati, il centro studi dell’Ufficio di Presidenza Nazionale e del Consiglio Nazionale, approfondisce i problemi di politica di categoria predisponendo relazioni e proposte da presentare a organi istituzionali. Inoltre offre una presenza attiva dell’associazione nelle sedi di formulazione delle proposte legislative. Frequente è anche la partecipazione a ricerche in collaborazione con università italiane ed enti di ricerca”. Inoltre, il centro studi sviluppa altre attività: di ricerca, studio e documentazione per supportare gli associati nelle materie del diritto del lavoro e della legislazione sociale; del diritto tributario; del diritto sindacale e delle relazioni industriali; della gestione delle risorse umane; dell’organizzazione e gestione dell’impresa e degli studi professionali; del diritto d’impresa e di ogni altra materia di interesse professionale per gli associati. Il centro studi è anche disponibile alla risoluzione di quesiti degli iscritti in merito al

LA SEDE Ufficio presidenziale di Roma

diritto del lavoro e tributario. Si occupa poi di redigere circolari, approfondimenti e manuali operativi, di curare i contenuti degli organi di stampa associativi, tra cui la rivista bimestrale “Il Consulente Milleottantuno” e la rubrica di informazione settimanale “Il Notiziario ANCL”. Per accrescere il proprio bagaglio professionale, tecnico e culturale il centro studi ANCL organizza corsi di formazione per i consulenti del lavoro, gli associati ed i loro dipendenti e collaboratori, oltre che convegni e giornate di studio a livello nazionale e locale, in presenza e in modalità virtuale, avvalendosi di una propria piattaforma di formazione online. “Tutte queste attività sono svolte grazie al contributo volontario di più di 40 consulenti esperti sparsi per il territorio nazionale, oltre alla collaborazione di una serie di professionisti esterni tra cui avvocati e ricercatori. In sostanza, è un centro studi e ricerche nazionale finalizzato a raccogliere idee e punti di vista differenti per soddisfare le necessità degli iscritti di ogni territorio”. Il centro studi si può quindi considerare molto più che un semplice supporto sindacale.



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Consulenza per le MPMI

MOLTIPLICARE I PROFITTI CON STRATEGIE CONCRETE Dieci azioni di marketing strategico per innestare un paio di marce in più alla propria azienda Dal noto consulente comasco Stefano Verga suggerimenti utili a tutte le imprese da non perdere Il lavoro di consulente di marketing strategico ha l’obiettivo di aiutare le aziende a muoversi più velocemente nella giusta direzione in modo pragmatico e concreto. Ed è la professione svolta da Stefano Verga un autorevole esperto di marketing strategico. “Per crescere è necessario dimenticarsi del marketing come oggi è inteso dalla maggior parte delle persone, ossia come comunicazione e pubblicità, spiega Verga. Queste due aree sono molto importanti ma non rappresentano assolutamente la chiave per spingere la crescita, anzi in molti casi possono essere dannose. Prima di ogni consulenza l’apprezzato professionista comasco effettua un check-up strategico presso le aziende, una fase diagnostica dove esegue “gli esami del sangue” del modello di business per identificare cosa non funziona e cosa potrebbe funzionare meglio. “Da questa analisi emergono sempre problemi nella vera area responsabile del successo o meno di un business, ossia il marketing strategico”, continua Verga. Il marketing strategico gioca il ruolo più importante in assoluto, è il cuore dell’azienda. “L’80% del successo di un’azienda dipende dalla bontà delle strategie di marketing alla base”. Il marketing strategico rappresenta sicuramente la leva più efficace ed efficiente a disposizione di una MPMI per moltiplicare i profitti con il minimo sforzo e senza dover fare enormi investimenti. “Non considerare il marketing strategico porta spesso a innamorarsi di idee, prodotti e servizi che poi non hanno il riscontro

STEFANO VERGA, laureato in economia aziendale, ha sviluppato business in oltre 50 Paesi del mondo lavorando come manager per grandi aziende. Da qualche anno mette a disposizione la sua esperienza nel marketing strategico per Startup e MPMI oltre a lavorare come advisor per aziende di diverse dimensioni e settori. immaginato una volta usciti sul mercato”.Di seguito 10 azioni di marketing strategico di primaria importanza suggeriti da Stefano Verga: 1) Identificare e focalizzarsi sui segmenti di mercato che oggi stanno portando più profitto all’azienda e quelli che saranno importanti tra 3/5 anni. Depotenziare al contrario quelli poco redditizi e caratterizzati da un basso potenziale. È un lavoro che deve lasciare da parte le “sensazioni” e focalizzarsi sui dati oggettivi. 2) Analizzare in modo approfondito il cliente ideale e craccare il suo codice di comportamento. 3) Analizzare i concorrenti

che attualmente stanno parlando al cliente ideale, cosa gli stanno dicendo e come si stanno posizionando recuperando tutte le informazioni tramite intelligence. 4) Dal momento che la mente umana è abituata a ragionare per categorie, è fondamentale mappare e posizionare la categoria in cui si opera in modo da presidiarla meglio di qualsiasi altro concorrente. 5) Identificare e costruire un preciso posizionamento sul mercato in grado di far percepire il brand come punto di riferimento della categoria e poter quindi rispondere in modo chiaro alla domanda “Perché il cliente dovrebbe scegliere proprio la mia soluzione e non i prodotti e

servizi della concorrenza?” 6) Migliorare il messaggio di marketing lavorando sulla proposta di valore per estrarre tutti gli elementi di valore in grado di far percepire il prodotto/servizio superiore a quello della concorrenza e venderlo ad un prezzo più alto (nella sua esperienza ne ha identificati oltre 50). 7) Rendere più efficiente la struttura d’offerta. Spesso una riduzione dei prodotti e servizi venduti genera un aumento della profittabilità. 8) Porre l’attenzione sulla strategia di prezzo per capire in modo scientifico quando e di quanto aumentare i listini. La leva prezzo è una delle più efficaci ma anche una delle più delicate da utilizzare. 9) Costruire un sistema di generazione nuovi clienti in grado di creare clienti “caldi” e profilati per poterli poi portare in trattativa. In quest’area i sistemi di referral marketing (passaparola strutturato), le partnership e i canali digitali assumono un ruolo molto importante per una MPMI. Ancora più importante è aumentare il business dei clienti già in portafoglio e riattivare i clienti dormienti. Nella sua esperienza ha identificato oltre 100 modalità per raggiungere questi obiettivi. 10) Adottare un sistema di vendita professionale per poter convertire più clienti in modo più veloce e profittevole aumentando la frequenza d’acquisto, l’ordine medio e riducendo o azzerando gli sconti concessi.


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Federmanager Como

impr ese e scuol e Fatt or e compet enza Il presidente Claudio Butti presenta l’attività dell’associazione: 830 iscritti e trend in crescita I progetti “Un manager in azienda” e “ICS Student” organizzati con Confindustria Como «Consulenza gratuita nelle realtà produttive e sostegno nell’orientamento degli studenti» Ottocentotrenta iscritti e settantasette anni di attività. Sono i primi numeri che identificano a Como Federmanager. Un sodalizio con respiro nazionale dedicato a curare gli aspetti contrattuali, istituzionali, sociali, professionali e culturali dei dirigenti industriali e che, sul Lario, raccoglie i lavoratori impiegati nelle aziende, concentrando il proprio sostegno tra dirigenti e managers. L’associazione, nata a Como nel 1945, sostenuta dall’esperienza acquisita nel mondo industriale, punta oggi alla valorizzazione e alla promozione del tessuto economico e imprenditoriale lariano: dalla crescita delle giovani generazioni che si affacciano al mondo del lavoro alla gestione e organizzazione delle dinamiche aziendali. «Il lavoro a supporto di aziende e scuole è tra i nostri principali obiettivi – spiega Claudio Butti, presidente in carica di Federmanager – la stretta collaborazione con Confindustria Como ci permette di avere visibilità sul territorio e parallelamente di offrire i nostri servizi ai lavoratori in azienda. Tutto questo ci ha anche offerto visibilità e, il dato più confortante, riguarda i nuovi ingressi nel Consiglio direttivo e l’incremento del numero dei nostri iscritti. Un recente segnale positivo che esprime la volontà di appartenenza alla categoria, di partecipazione e di interesse». Due progetti impegnano attualmente l’associazione: “ICS-Student” in collaborazione con il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindu-

CLAUDIO BUTTI Presidente di Federmanager Como

stria, che vede coinvolti gli iscritti ad andare nelle quarte e quinte superiori delle scuole comasche, impegnati a raccontare la propria esperienza di lavoro e a suggerire come iniziare il loro percorso lavorativo in azienda. «Così siamo vicini alle giovani generazioni – racconta Butti -. I ragazzi da una iniziale timidezza, dimostrano una grande voglia di partecipazione, di giocare le proprie qualità e le proprie passioni». Un’altra attività si affianca a quella scolastica: la presenza in azienda. Con “Un manager in azienda” Federmanager, sulla base della propria esperienza, raccoglie sfide e problemi legati ai processi aziendali quotidiani, offrendo 20 ore di consulenze gratuite nei settori base delle aziende, tecnica, amministrativa e commerciale . Dopo il lavoro effettuato con l’azienda stessa, viene rilasciato un documento

di analisi con i suggerimenti di quanto le aziende stesse possono fare senza che, ciò implichi alcun rapporto con Federmanager . «Nelle scuole e nelle aziende – spiega il Presidente Claudio Butti – abbiamo occasione di spendere le nostre competenze. Se nelle prime possiamo dare indicazioni su come ci si approccia al mondo del lavoro, individuando talenti o spiccate attitudini tra i giovani, nelle altre abbiamo la possibilità di valutare possibili cambiamenti o suggerire modifiche ai processi industriali. Penso, per esempio, ai ricambi generazionali così delicati e difficili, che, a volte, mettono a rischio la stessa vita dell’impresa». L’attività della associazione, con sede a Lora, tutela il lavoro dirigenziale e offre il supporto previdenziale, sanitario, di assistenza fiscale e legale. Chi si iscrive a Federmanager può usufruire

di molteplici servizi che vanno dalla consulenza e assistenza in campo aziendale, legale, fiscale previdenziale fino a quella contrattuale. «In questi anni abbiamo avuto molte richieste riguardo alla previdenza e la domanda ricorrente era finalizzata a sapere come andare in pensione, magari in un momento di difficoltà dell’azienda. Seguiamo da vicino anche chi perde il posto di lavoro e deve essere ricollocato. E’, a volte, il passaparola tra gli iscritti che permette al singolo di trovare una nuova soluzione lavorativa». Basilare avere chiari gli orizzonti futuri del dopo lavoro e, aderendo all’associazione, si usufruisce dell’assistenza sanitaria integrativa attraverso due fondi Fasi e Assidai e della previdenza con il fondo Previndai. Proposte che possono essere approfondite grazie a esperti, associati e consulenti convenzionati.


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Manageritalia Lombardia

SOSTENIBILITÀ E CRESCITA PARTONO DAL MANAGEMENT L’organizzazione dei dirigenti, quadri ed executive professional del terziario affianca i manager nelle loro sfide professionali e opera a favore del territorio portando le competenze dei suoi associati a supporto di organizzazioni economiche e sociali. Una capillare presenza sul territorio Prima la pandemia, ora la guerra: eventi che portano con sé repentini e imprevedibili cali, quando non blocchi, della domanda e delle catene di approvvigionamento e del valore, aumento dei prezzi e tanto altro. “Per far fronte a questa situazione e guardare avanti con fiducia serve qualità nella gestione manageriale. Non è un caso che negli ultimi due anni di profonda crisi i dirigenti del terziario siano aumentati, proprio per le aziende che hanno deciso di aumentare e/o aprirsi a manager esterni alla famiglia dell’imprenditore. Anche nel turismo, settore toccato in modo drammatico dalla pandemia, le imprese che hanno retto e sono state capaci di riprogrammare più volte il loro modello di offerta, quando non anche quello di business, e restare sul mercato sono quelle con una vera gestione manageriale” dice Paolo Scarpa, presidente di Manageritalia Lombardia. Proprio le PMI, vero baluardo dell’economia nazionale, ma in Italia strutturalmente meno managerializzate di quelle dei principali competitor internazionali, stanno cominciando a fare questo passo determinante per stare sul mercato e crescere. “Una scelta oggi indispensabile – aggiunge Scarpa – per gestire la trasformazione dei modelli di business e dell’organizzazione del lavoro di pari passo con quella digitale e puntare a una sostenibilità a 360°. Per questo, anche con XLabor, la nostra divisione per il mercato del lavoro manageriale, riceviamo tante richieste di collaborazione da aziende ed enti

PAOLO SCARPA Il Presidente Regionale

vari che, nel primo caso, a volte evolvono in una consulenza, in un rapporto temporaneo, ma sempre più spesso, subito o dopo, in un ingresso definitivo di un manager in azienda”. E il territorio lariano ha sicuramente bisogno di aumentare il suo tasso di manageriali-

tà. Infatti, oggi, in provincia di Como, abbiamo 1.153 dirigenti e 3.334 quadri, con i primi che sono solo lo 0,8% dei lavoratori dipendenti, contro una media nazionale dello 0,9% e il 2,7% di Milano. Positivo invece il dato sulle donne manager, che tra i dirigenti sono il 21,1%

i numeri ed i riferimenti

22mil a ma n a ger a sso cia t i MANAGERITALIA LOMBARDIA (Associazione lombarda dirigenti, quadri ed executive professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato) associa quasi 22.000 manager ai quali fornisce una vasta gamma di servizi professionali e personali e per la famiglia. Opera anche per valorizzare i manager e per portare il loro contributo sul territorio a livello economico e sociale.

L’Associazione lombarda, con altre 12 Associazioni territoriali e una dedicata agli executive professional, fa parte di Manageritalia, la federazione nazionale, che associa oltre 38.000 manager in Italia. Milano, Via Fatebenefratelli 19; tel. 026253501; e-mail: segreteria.lombardia@manageritalia.it Como, Viale Massenzio Masia, 26; tel. 031 573682; e-mail: como@manageritalia.it

del totale, contro una media nazionale del 19,1%. Manageritalia Lombardia offre supporto manageriale a giovani, startup e onlus che vogliono migliorare in aspetti chiave quali organizzazione, marketing e comunicazione, logistica ecc. Questo grazie a una capillare presenza sul territorio (oltre alla sede di Milano, sei delegazioni provinciali compresa quella di Como/ Lecco/Sondrio). Tra i nostri gruppi di lavoro, che lavorano a favore oltre che dei manager anche del territorio, proprio grazie alle competenze dei primi, il Gruppo Innovazione sviluppa informazione, cultura e azioni centrate sulla capacità di innovare prodotti e servizi e di gestire la trasformazione digitale, dal capire velocemente le nuove tecnologie, saper sfruttare enormi quantità di dati, saper integrare tecnologie, processi e persone. Quello Manager per il Sociale, che nel periodo tanto complicato della pandemia ha intensificato l’azione a supporto degli enti del Terzo Settore. Poi il Gruppo Heritage Lab che, in collaborazione con l’Università IULM, mette l’impegno di giovani e manager a favore dei siti Unesco della regione. Il primo progetto ha riguardato il Sacro Monte di Varese, fornendo all’Amministrazione e alla città un progetto pronto ad essere implementato per migliorare attrattività e presenze del sito. E in queste e tante altre iniziative che condividiamo con aziende e territorio c’è sempre e comunque tanta voglia e capacità di lavorare insieme, crescere e contribuire al benessere della comunità.


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UNICREDIT

Consul enza e cr escita sostenibil e per l e aziende Erogati 1,1 miliardi di euro a favore di imprese e famiglie nei primi tre mesi dell’anno, grazie ad ascolto e consulenza su temi come copertura di rischi, approvvigionamento materie prime e riallocazione del capitale verso attività che generano un impatto positivo sulla società L’economia sta vivendo periodi complessi, la crescita del Pil, determinata dal rimbalzo del secondo semestre 2021 sta mostrando una contrazione della crescita prevista con revisione al ribasso delle stime del Pil. Tutto ciò, secondo il Focus trimestrale di CNA Lombardia comporterebbe una perdita di 32,9 miliardi di euro a livello Paese nel 2022, rispetto alle iniziali stime di crescita, e di circa 7,3 miliardi per la sola Lombardia. A impattare in negativo sulla crescita ci sono diversi fattori: il caro energia, la contrazione dei consumi, in Lombardia inferiori di 6,9 miliardi rispetto al 2019, l’inflazione e non ulti-

mo l’Export verso Russia e Ucraina che in Lombardia vale 2,7 miliardi di euro. Proprio in un contesto difficile, ma sfidante, come questo è ancora più importante il ruolo che gioca il sistema creditizio, chiamato a fornire credito, ma non solo. Ne parliamo con Marco Bortoletti, Regional Manager Lombardia di UniCredit. Partendo da questi presupposti, come fotografa il sistema produttivo lombardo? “Sono molto attento a queste dinamiche, ma vorrei sottolineare come il comparto produttivo lombardo si riveli alquanto antifragile agli shock esterni. Nei due anni di pandemia, citando dati

Bankitalia, la Lombardia ha prima perso quanto l’Italia (-8,9% vs -9% Italia), ma poi ha recuperato più velocemente (7% vs 6,6% Italia). Le ultime stime di Prometeia, riferite alla Lombardia, prevedono una crescita del PIL del 2,6% nel 2022, che gli consentirebbe di colmare il divario con il pre-Covid entro quest’anno, in anticipo rispetto all’Italia che posticipa al 2023. Anche il sistema manufatturiero regge egregiamente e registra, anno su anno una crescita in termini di imprese attive dello 0,5% (dati PoliSLombardia). Alcune province hanno conosciuto un incremento più marcato rispetto

ad altre, come quella comasca che registra un incremento dello 0,67%. Che cosa fa la sua banca per supportare il sistema produttivo lombardo? “UniCredit ha svolto un ruolo chiave nell’ambito della pandemia, a sostegno di imprese e famiglie e ancor più oggi, che stiamo affrontando questo nuovo scenario complesso, intendiamo fornire il nostro supporto concreto all’intero sistema produttivo lombardo. E intendiamo farlo finanziando le aziende, ma anche e soprattutto ascoltandole, consigliandole, fornendo loro una consulenza di alto profilo, ad esempio in termini di


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copertura di rischi su approvvigionamento materie prime, o ancora accompagnando le nostre imprese clienti verso percorsi di crescita sostenibile e duratura nel tempo”. Ci dia qualche numero a supporto “La Lombardia è la locomotiva d’Italia e UniCredit ha in Regione 248 filiali, con una quota di mercato sportelli di poco superiore al 6% e serve 811mila clienti, ma con una quota di mercato nei finanziamenti a imprese e famiglie superiore al 10%. Il nostro impegno ci ha portato a erogare nei primi tre mesi dell’anno, circa 1,1 miliardi di euro così suddivisi: 700 milioni alle imprese e 400 milioni alle famiglie, con 200 milioni di mutui privati e il restante in prestiti personali. Questi numeri evidenziano pienamente la forza della nostra rete e l’incremento dell’attività della clientela in tutte le linee di business. Segno che l’ascolto, la vicinanza e la consulenza offerta viene apprezzata. Vogliamo continuare in questa direzione puntando su prestiti personali, investimenti e supporto alle piccole e medie imprese” Parlava di crescita sostenibile e duratura per le imprese. Cosa intende? Come UniCredit stiamo costruendo la banca per il futuro dell’Europa, mettendo la nostra clientela al centro di tutto quello che facciamo. Siamo leader nel settore della finanza sostenibile e vogliamo indirizzare la riallocazione del capitale verso attività economiche che generano un impatto positivo sulla società. Nel piano industriale 202224 abbiamo previsto obiettivi di flussi di finanziamenti e investimenti ESG pari a 150 miliardi di euro. Abbiamo istituito il Team ESG Lombardia, e creato una figura strategica l’ESG Expert, che funge da punto di riferimento per i nostri colleghi, a supporto del business. Abbiamo, infine, elaborato un modello di consulenza ESG per aziende e privati, stiamo finanziando l’innovazione per la transizione ambientale e stiamo collaborando con i

Ma r co Bo r t o l et t i Regional Manager Lombardia di UniCredit

principali player per arricchire e migliorare l’offerta ESG in tutti i settori Avete anche creato un prodotto dedicato, denominato per il comparto

Finanziamento Futuro sostenibile SI. UniCredit ha lanciato un’innovativa gamma di finanziamenti, denominato

turismo-agricoltura

ma de4it a l y UniCredit ha rilanciato, durante il Forum delle Economie #ItalianEXPerience, organizzato da UniCredit in collaborazione con Enit, Lonely Planet e Confcommercio Lombardia, “Made4Italy”, il programma, nato nel 2019 per stimolare la sinergia tra turismo e agroalimentare italiano, è improntato alla sostenibilità, alla riqualificazione energetica delle strutture ricettive e al supporto alla transizione digitale. Nel corso della giornata è stato inoltre rinnovato l’accordo tra UniCredit ed Enit, attraverso la firma di un Protocollo di Intesa. Il programma destina un nuovo plafond di 5 miliardi di euro per le imprese italiane del turismo e dell’agricoltura nel triennio 2022-2024, con l’obiettivo di promuovere progetti legati alle identità regionali e favorire un’offerta

congiunta tra aziende ricettive e imprese agroalimentari, al fine di valorizzare i territori italiani e attrarre nel Paese nuovi flussi di turismo internazionale. Attraverso un modello dedicato, con “Made4Italy” UniCredit mette a disposizione delle imprese dei due comparti turismo-agricoltura 5 miliardi di euro di nuova finanza nel triennio 2022-2024 che si completa con l’offerta di prodotti e finanziamenti dedicati che tengono conto anche della stagionalità del settore turistico e con durata fino a 20 anni, supporto al PNRR e consulenza dedicata. L’obiettivo di UniCredit è valorizzare il percorso delle imprese in chiave sostenibile, con prodotti e servizi dedicati che prevedono anche una riduzione dello spread per l’impresa che si impegna al conseguimento di risultati su criteri ESG.

Futuro Sostenibile, per le imprese che si impegnano a migliorare il loro profilo di sostenibilità, in tre categorie di obiettivi legati al Finanziamento Futuro Sostenibile: tutela dell’ambiente, miglioramento degli aspetti sociali della collettività e conduzione etica dell’impresa, in linea con piano d’azione lanciato dalla banca a supporto del PNRR. A questo si è aggiunto anche il “finanziamento futuro sostenibile certificato”, a cui è applicato un tasso iniziale di mercato, ogni anno rivisto al rialzo o al ribasso in misura pari a una percentuale dello spread iniziale in base all’esito della certificazione emessa, miglioramento del rating di sostenibilità – ESG, dall’agenzia internazionale incaricata del monitoraggio. Cito, ad esempio, il finanziamento da un milione di euro a favore dell’azienda comasca Aleph, specializzata nella progettazione e nella produzione di macchine per la stampa diretta e sublimatica su carta e tessuto. Il finanziamento a tasso agevolato è subordinato al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità e di efficientamento energetico. Passiamo a Como. Dal suo osservatorio privilegiato che prospettive vede per il territorio Siamo da sempre presenti sul territorio lariano a supporto delle imprese e delle famiglie, perché siamo consapevoli dell’importanza che quest’area ricopre nel sistema produttivo lombardo e vogliamo continuare a investirci. L’economia lariana è dinamica e competitiva, è di qualche giorno fa il bollettino sugli avvii e le cessazioni di imprese nel primo trimestre diramato dalla Camera di commercio di Como e Lecco ha diramato. I risultati sono molto incoraggianti. Le imprese registrate a Como sono quasi 50 mila e nel primo trimestre di quest’anno sono cresciute (519 in più con una crescita dell’1,1% a/a), come numero, rispetto allo stesso periodo del 2021, e a un ritmo superiore alla media lombarda e a quella italiana.


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Ci illustri la vostra presenza e il vostro impegno sul territorio. Siamo presenti a Como con nove filiali, caratterizzate da accessibilità, trasparenza, innovazione e soprattutto con un team di 33 gestori specializzati per le imprese small e mid-corporate. Abbiamo, sul territorio 27 mila clienti, di cui oltre 2.200 imprese. Nel primo trimestre del 2022 abbiamo erogato 10 milioni di euro tra mutui e prestiti e 20 milioni di finanziamenti alle imprese. Al di là dei numeri che sono gratificanti e dimostrano fattivamente l’impegno di UniCredit verso le imprese e le famiglie del territorio, abbiamo l’ambizione di essere riconosciuti dalle nostre aziende clienti quali interlocutori primari nell’implementazione e nella definizione delle loro strategie di sviluppo. Non vogliamo quindi che ci vedano solo in qualità di finanziatori, ma anche di consulenti a supporto della creazione di uno specifico e solido business sostenibile. E per fare ciò, investiamo nella promozione e nella formazione per supportare le piccole e medie imprese comasche. Ci citi qualche esempio Lo scorso 7 aprile, abbiamo ospitato presso la Tower Hall UniCredit di Milano, il Tourism Action Lab, organizzato con importanti stakeholder del territorio lariano: Camera di Commercio di Como e Camera di Commercio di ComoLecco, con il patrocinio di Unioncamere Lombardia. All’evento live, hanno partecipato attivamente oltre 70 operatori del turismo, con cui abbiamo discusso le strategie necessarie per favorire la ripartenza in un settore gravemente impattato prima dalla pandemia e poi dal conflitto in corso. Ma non ci siamo limitati a questo. Sempre in aprile abbiamo ideato e realizzato un webinar sul settore energetico, più che mai di attualità, a cui hanno partecipato sessantacinque aziende comasche. Agli imprenditori, impattati gravemente da un ciclo di rialzi senza precedenti dei

Il a r ia Da l l a Riva Head of People & Culture Italy UniCredit

costi dell’energia e delle materie, abbiamo spiegato, tramite i nostri gestori specializzati come accedere al plafond di tre miliardi di euro stanziato da UniCredit per garantirgli immediata liquidità e come utilizzare gli strumenti di copertura/hedging che possono aiutare le

imprese ad affrontare al meglio l’emergenza. E ancora, con Microsoft abbiamo realizzato una partnership che ci consentirà di digitalizzare 100 mila Piccole e Medie Imprese italiane. L’iniziativa si chiama: “Together4Digital” e rientra nell’ambito delle attività del-

NOVITà

Un iCr edit Un iver sit y UniCredit ha inaugurato a Torino la nuova UniCredit University Italy, un progetto pilota del Gruppo che sarà poi esteso a tutti i mercati in cui UniCredit è presente e permetterà di sviluppare le competenze ed il talento di ogni persona in un percorso che le accompagni fin dall’ingresso in azienda attraverso la riconnessione con il business e il territorio. La nuova UniCredit University Italy è suddivisa in quattro aree di competenza: People, Business, Risk e Training by role. Dai primi di aprile, circa 2.700 colleghi in Italia hanno già partecipato a percorsi di formazione svolti sia in presenza che in virtuale, nei sette training center presenti in ogni Regione Commerciale in cui opera la banca e nei circa settanta training point e aule distribuite su tutto il territorio italiano. “Crediamo nelle nostre persone e continuiamo a investire su di esse perché volgiamo liberare il loro potenziale, individuare il loro talento, coltivarlo e diffonderlo al fine di valorizzare le capacità uniche di ognuno per creare un team di persone che sia in grado di affrontare

e vincere le sfide globali che si presenteranno nel presente e nel futuro – afferma Ilaria Dalla Riva, Head of People & Culture Italy di UniCredit. Attraverso il progetto della UniCredit University, forniamo una formazione all’avanguardia, volta allo sviluppo e alla crescita delle competenze personali e professionali dei nostri colleghi, attraverso la quale contribuiamo a far progredire sia le nostre persone, sia le nostre comunità. In Lombardia si è già svolto: un nuovo percorso formativo dedicato ai Direttori di Mercato per un totale di circa 90 partecipanti e percorsi disegnati per i nuovi ruoli della Rete Commerciale per complessivi 100 partecipanti. Sono state inoltre coinvolte fino ad ora circa 125 persone nel corso sulla Certificazione sulla gestione del rischio di credito. La Lombardia, all’interno della neonata University, è una delle Regioni ad avere già predisposto ed attivato una Faculty interna, composta da colleghi esperti nelle varie aree della Banca, per la progettazione e l’erogazione dei percorsi di ingresso in nuovi ruoli.

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la task force varata dalla banca a supporto dal PNRR: coerentemente con il piano nazionale, che riserva alla transizione digitale delle imprese rilevanti risorse, abbiamo già supportato negli ultimi mesi 2.300 progetti con oltre 400 milioni di euro di nuova finanza e con il rinnovo del piano, miriamo a intensificare ulteriormente il nostro impegno cercando di promuovere sia l’ammodernamento dei processi produttivi e distributivi, sia il consolidamento delle competenze digitali, attraverso un primo assesment a cura di Microsoft e un successivo intervento di UniCredit, a supporto degli investimenti innovativi delle imprese che si concretizzerà attraverso nuove linee di finanziamento dedicate e contenuti di education messi a disposizione dalla Banking Academy di UniCredit Italia. Fate anche molta solidarietà Si, certo! Con UniCredit Foundation, ad esempio, abbiamo proseguito il percorso iniziato nel 2021 per combattere la povertà alimentare in Italia, annunciando l’erogazione di 2,3 milioni di euro, per sostenere le organizzazioni impegnate sull’intero territorio nazionale nella distribuzione di generi alimentari a tutti coloro che versano in stato di grave difficoltà. Grazie alla donazione, 53 organizzazioni locali e nazionali potranno fornire l’equivalente di 1,8 milioni di pasti gratuiti in tutta Italia. Sono 9 le Onlus lombarde che hanno beneficiato dei fondi, tra cui il Banco di Solidarietà di Como. A inizio maggio, con varie organizzazioni gestite dalla Fondazione AVSI abbiamo inaugurato a Milano il centro #HelpUkraine che ha lo scopo di centralizzare i servizi di supporto destinati ai rifugiati ucraini e metterli in contatto con coloro che desiderano aiutarli. UniCredit ha fornito lo spazio fisico per l’hub e incentivato tutti i dipendenti del Gruppo che si trovano in Italia a partecipare attivamente all’ iniziativa attraverso il volontariato.



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ALBERTO SALA Presidente al vertice dell’Ordine dei Commercialisti ed Esperti Contabili di Como

Ordine Commercialisti Como

Accanto al l e impr ese per gestir e i cambiamenti Alberto Sala è il presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Como «Accesso al credito: fatto molto, si può migliorare» Prima la pandemia poi la guerra in Ucraina. La ripresa che sembrava realizzarsi negli ultimi mesi del 2021 è di nuovo messa fortemente in dubbio. Come valuta quanto è stato fatto dal legislatore e cosa suggerisce per le nuove sfide?

Durante la crisi pandemica risponde Alberto Sala, presidente dell’Ordine dei dottori Commercialisti ed Esperti Contabili della provincia di Como - quasi tutti i Governi nazionali, compreso il nostro, hanno varato misure di sostegno attraverso contributi a fondo perduto e crediti garantiti dallo Stato che, seppure in misura diversa, hanno aiutato quasi tutti i settori ad affrontare e bilanciare le negatività legate all’epidemia.

Quel che credo sia mancato e che serve sempre più, a fronte degli scenari che si delineano, è un dialogo continuo tra chi decide le norme e chi meglio conosce il mondo produttivo che di quelle misure ha bisogno e per il quale tali misure devono essere definite. Gli interlocutori più qualificati per il legislatore sono i professionisti che operano quotidianamente a fianco delle imprese — soprattutto delle migliaia di Micro, Piccole e Medie Imprese (le co«Il sistema delle Mpmi del nostro territorio ha dimostrato un alto grado di resilienza».

siddette Mpmi) che caratterizzano il tessuto produttivo locale e nazionale — e che ne conoscono e comprendono peculiarità e necessità. Ecco dove fanno la differenza per il sistema Paese i commercialisti che hanno le competenze, l’esperienza diretta e la formazione continua per fornire anche al legislatore gli elementi da considerare per ottimizzare l’efficacia delle risorse disponibili destinandole ai settori trainanti dell’economia. Come valuta il sistema di accesso al credito per le piccole e medie imprese?

Molto è stato fatto per l’accesso al credito per le Mpmi e tutto può essere sempre mi«Durante la pandemia siamo stati impegnati nell’interpretazione di leggi talvolta contraddittorie»

gliorato. Ad esempio, mentre è decisamente positivo il percorso definito mediante garanzie dirette da parte dello Stato, non è stata prevista una distinzione fra imprese rinvenienti dalla crisi e meritevoli di tali affidamenti e imprese che erano già “decotte” prima della crisi e per le quali un nuovo credito non ha evidentemente la medesima valenza. Mi piace evidenziare quel che funziona: da uno studio europeo (Safe) risulta che per quanto riguarda le Mpmi il nostro Paese ha avuto la maggiore percentuale di miglioramento netto dell’accesso ai prestiti bancari (ossia la differenza fra aumento della disponibilità bancaria e diminuzione di tale disponibilità) attestandosi al 15% rispetto alla media europea del 4 per cento. Pure il calo dei tassi di interesse è stato più favorevole in Italia rispetto


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avevano sospeso le attività, i commercialisti hanno continuato a svolgere il proprio ruolo di servizio dedicandosi — nonostante rischi e limitazioni causate dall’emergenza Covid — alla interpretazione di norme che quotidianamente mutavano, accettando la responsabilità di applicare leggi a volta contraddittorie: questo è il coraggio professionale che i nostri iscritti hanno dimostrato — insieme a molte altre categorie e associazioni di volontariato senza le quali non saremmo usciti dalla pandemia. Da commercialista e come presidente dell’Ordine della provincia di Como è ottimista o pessimista per quel che vede in termini economici?

alla maggior parte dei Paesi europei. Un rapporto dell’Ocse su 38 Paesi rivela che un aumento del credito indiretto lo si è avuto anche in quei Paesi dove pur non essendoci stata un’espansione dei nuovi crediti si sono introdotte altre misure come differimenti e moratorie sul debito. Anche sotto l’aspetto dei fallimenti nel periodo pandemico, mentre per l’Ocse sono diminuiti del 12% nel vecchio continente, in Italia il calo è stato più marcato con una riduzione di oltre il 30 per cento. Quindi le Imprese hanno saputo cogliere gli strumenti disponibili e organizzarsi per far fronte alla crisi pandemica.

I positivi risultati ottenuti sono frutto di scelte di politica economica che specie nel caso delle Mpmi non sarebbero stati ottenuti se Commercialisti ed Esperti Contabili non avessero saputo interpretare le norme, guidare e gestire la gran parte e nel caso di molte Mpmi la quasi totalità delle complesse pratiche necessarie per ottenere prestiti bancari per quasi 228 miliardi di Euro, di cui 226

miliardi legati alle misure emergenziali introdotte con i Decreti “Cura Italia” e “Liquidità”. I dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze dello scorso 23 febbraio indicano che tra i Paesi considerati dall’OCSE l’Italia è

quello in cui le garanzie hanno inciso di più: nel 2020 quasi il 74% dell’ammontare dei prestiti in essere era coperto da garanzie pubbliche. Nel periodo pandemico, quando quasi tutti i protagonisti del settore economico

Sono moderatamente ottimista e insieme attentamente realista. Mentre per la maggior parte delle imprese vi è stato un grosso impatto negativo con una riduzione del Margine Operativo Lordo del 67% che ha azzerato il ritorno sull’attivo con effetti che potrebbero essere persistenti, vi sono state imprese in alcuni settori che hanno accresciuto i propri ricavi: basti pensare al mondo dell’e-commerce favorito dall’accelerazione del processo digitale o al settore dei prodotti e servizi per la detergenza. Nel complesso si può quindi affermare che nonostante un evidente peggioramento il sistema italiano e in particolare le Mpmi del nostro territorio hanno dimostrato un elevato grado di resilienza. La nuova incognita è il perdurare della guerra in Ucraina della quale a oggi ancora non si conoscono compiutamente gli effetti sul sistema economico. Nei prossimi mesi le banche non potranno limitarsi a monitorare il rischio di default delle imprese secondo i tradizionali parametri economico-finanziari. Nell’identificazione dei rischi la Banca Centrale Europea ha posto un accento particolare sulle variazioni climatiche evidenziando che fenomeni come alluvioni e frane possono procurare danni agli stabilimenti produttivi e agli impianti con conseguenze gravi in particolare per le Mpmi. Secondo le


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elaborazioni Cerved sono oltre 16mila le Mpmi italiane (il 10,7%) che presentano un rischio di questo tipo alto o molto alto, oltre un indebitamento di circa 26 miliardi con banche o altri finanziatori. Un altro fattore di rischio per il sistema creditizio è rappresentato dalla transizione verso un sistema a emissioni zero, obiettivo europeo definito nel Green Deal. Le imprese potrebbero trovarsi di fronte alla necessità di realizzare investimenti significativi per modificare gli impianti produttivi per rispettare le nuove regole sulle emissioni. Sempre secondo il Cerved 17mila imprese si troveranno ad affrontare questo impegno con un debito finanziario di circa 50 miliardi di Euro. Le nuove politiche ambientali europee rappresentano per le Mpmi una sfida e un’opportunità da cogliere con il supporto dei commercialisti che hanno le necessarie competenze per accompagnarle, con gli istituti di credito, nell’impegno di riconversione anche sfruttando le specifiche risorse del Pnrr che prevede un totale di 60 miliardi per la transizione sostenibile.

Le risorse del Pnrr a disposizione delle Mpmi confermano il suo ottimismo?

Per quanto riguarda Pnrr e Mpmi sono in verità più realista che ottimista: le risorse per le Mpmi sono ridotte e assegnate in modo selettivo. L’Ocse rileva che le Mpmi hanno ricevuto durante la pandemia una percentuale del 25% delle risorse disponibili mentre i piani per la ripresa assegnano alle Mpmi una quantità di risorse limitata al 2,21% del totale. I finanziamenti destinati alle Mpmi sono molto limitati se paragonati a quelli della pandemia da Covid-19 e non si può non condividere il messaggio dell’Ocse che le Micro, Piccole e Medie Imprese avranno necessità di ulteriori sostegni per affrontare efficacemente le sfide di transizione ecologica e sostenibilità. Anche l’ancora basso impegno nella formazione continua e il ritardo di efficaci politiche attive del lavoro rischiano di rappresentare una strozzatura per il perseguimento degli obiettivi di crescita del Pnrr. Basta scorrere i dati Censis che evidenziano l’arretratezza nel nostro Paese nella formazione continua che nell’ultimo decennio è passata dal 6,5% al 7,5% per il

Unioncamere

Commer cio e ser vizi in r ecuper o I risultati dell’indagine di Unioncamere sull’andamento del primo trimestre 2022 registrano variazioni del fatturato ancora positive su base annua per i due principali comparti del terziario lombardo. I Servizi segnano +20,8% sullo stesso trimestre del 2021 e il Commercio al dettaglio segna un buon +9,9%. I dati congiunturali - che confrontano la situazione dei primi tre mesi con i i livelli di fine 2021 - evidenziano però un peggioramento della dinamica. Anche se i Servizi mostrano una variazione ancora positiva (+0,8%), questa è in rallentamento rispetto al ritmo di crescita che aveva caratterizzato i periodi precedenti, mentre il Commercio al dettaglio incrementa la tendenza negativa (-1,1%) che si era già manife-

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stata nella seconda parte del 2021. Va inoltre segnalato che questo andamento incorpora la crescita significativa registrata nei prezzi, con i listini che rispetto al trimestre precedente crescono di oltre il 3% in entrambi i comparti. Nonostante questi elementi di criticità, i rischi legati alla situazione internazionale e le possibili ricadute sulla domanda interna di un elevato livello di inflazione, il clima di fiducia degli imprenditori mostra una sostanziale tenuta. Per i Servizi l’incremento del fatturato su base annua è particolarmente marcato nelle attività di alloggio e ristorazione (+60,3%), in recupero rispetto ai livelli del 2021 che ricordiamo essere stati fortemente penalizzati dalle misure anti-Covid.

personale tra 25-64 anni rispetto alla media europea che è cresciuta dall’8,5% al 9,5%. L’accesso ai fondi per la formazione finanziata è un’opportunità utilizzata dal 6% delle Mpmi rispetto al 64% delle aziende più grandi. Anche in questo settore i Commercialisti possono essere di grande aiuto per l’utilizzo dei fondi accessibili da parte delle Mpmi. C’è un ulteriore aspetto che ritengo importante parlando di formazione e di professionalità dei commercialisti. Tutti gli iscritti all’Ordine aderiscono all’obbligo di formazione professionale continua riguardo le attività svolte: diritto societario, crisi d’im-

presa, revisione legale dei conti, revisione degli enti locali, antiriciclaggio, privacy, solo per citarne alcune. La formazione è fondamentale per fornire servizi qualificanti e professionali e unitamente alla polizza assicurativa obbligatoria a tutela dei clienti rappresenta un esclusivo elemento di differenziazione e garanzia dei Commercialisti iscritti all’Albo a favore di aziende, professionisti e privati, e del sistema Paese. Di questo hanno bisogno i clienti dei Commercialisti e questo dovrebbero verificare prima di affidare incarichi delicati e importanti a tutela dei propri affari e interessi personali e familiari.

cgia mestre

Gl i ef f et t i del l a guer r a in ucr a in a Ad oggi, gli effetti della guerra in Ucraina produrranno per il 2022 un calo del Pil di 24 miliardi di euro reali che corrisponde a una perdita di potere d’acquisto medio per ciascuna famiglia italiana pari a 929 euro. Lo rileva la Cgia che ha stimato questo costo dal confronto tra le ultime previsioni di crescita del Pil realizzate prima dell’avvio del conflitto (gennaio 2022) con le successive realizzate dopo l’invasione russa (aprile), dove emerge che il calo della ricchezza prodotta in Italia sarà dell’1,4%. In termini assoluti il deterioramento della situazione economica generale provocherà un calo in termini reali del Pil pari a 24 miliardi di euro che, rapportati ai 25 milioni di famiglie, si traduce in una

perdita di potere d’acquisto per ciascun nucleo di 929 euro. In Italia c’è stato un forte rincaro delle bollette di luce e gas, le difficoltà del commercio internazionale da e verso alcuni paesi, l’impennata dell’inflazione e la difficoltà di reperire molte materie prime. L’inflazione 2022 è prevista attorno al 6% e, prosegue la Cgia, «è una tassa e della peggiore specie che colpisce, in particolar modo, chi ha un reddito fisso. Secondo l’Istat, infatti, con un caro vita in crescita del 6%, questo si traduce in un incremento effettivo dell’8,3% per le famiglie più povere e del 4,9% per quelle benestanti». Per la Cgia il Governo dovrebbe intervenire subito, tagliando in misura importante il cuneo fiscale.



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Ordine degli Avvocati Como

l a giust izia pr editt iva nuove f or me di giudizio In Cina e Lituania per le cause più semplici è previsto l’uso di algoritmi . Nel nostro paese si limitano ad individuare gli orientamenti dei Tribunali e delle Corti con la possibilità di prevedere l’esito del giudizio: si ottiene maggiore certezza nei rapporti giuridici scongiurando cause inutili Come ogni settore delle attività produttive, anche quello dell’avvocatura è stato investito dallo sviluppo della tecnologia degli ultimi anni. E così dagli atti battuti a macchina con la carta velina, con l’avvento dei computer, si è passati nel giro di poco più di un ventennio a trasmettere i documenti telematicamente in tutti i Tribunali di Italia direttamente dalla propria scrivania. “Le attività ripetitive sono state informatizzate e questo ha consentito di utilizzare il tempo risparmiato per altri impegni, spiega Vincenzo Spezziga Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Como. Anche le ricerche giurisprudenziali, che prima richiedevano ore di consultazione di grosse raccolte di sentenze (repertori), adesso possono esser fatte in pochi minuti”. Lo sviluppo esponenziale si è registrato però negli ultimi anni. “Dal 2014 tutti gli atti delle cause civili devono essere depositati telematicamente. questo ha costretto gli avvocati a rivoluzionare i propri studi, ad investire in tecnologia e, soprattutto, a modificare la propria mentalità, prosegue Spezziga. Gli avvocati non sono molto propensi alle novità, ma nel processo civile telematico sono stati i protagonisti del cambiamento”. Il rinnovamento imposto dal processo telematico ha così consentito agli avvocati e più in generale alla Giustizia Civile, di mantenere una buona

ORDINE AVVOCATI Il Consiglio al completo

operatività anche durante il periodo della pandemia. “Infatti, si è riusciti a continuare l’attività di deposito degli atti e si è dato vita a nuove forme di trattazione delle udienze civili, mediante collegamenti da remoto o trattazione scritta attraverso il deposito di memorie, sostitutive della comparizione personale degli avvocati davanti al Giudice”, racconta il Presidente. Queste forme sono state ritenute talmente utili che vengono mantenute ancora oggi e si pensa che verranno adottate in via definitiva dalla riforma del processo in corso di elaborazione. “La pandemia ha accelerato anche l’informatizzazione del processo penale con il progetto di deposito telematico anche di questi atti adottando un sistema di consultazione del

fascicolo e richiesta copie da remoto”. Anche questo settore è in evoluzione e si pensa che il ricorso all’informatizzazione verrà implementato, rendendo sempre più efficiente il sistema. “E’ importante far notare che l’evoluzione della tecnologia ha avuto una ulteriore impennata anche sotto altri profili che possono riguardare gli studi legali, precisa il Presidente dell’Ordine. Con lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, si stanno infatti diffondendo programmi ed applicazioni che agevolano notevolmente il lavoro dell’avL’evoluzione della tecnologia già da diversi anni aiuta questa categoria

vocato, come ad esempio quelli che analizzano documenti e testi di migliaia di pagine e riescono a trovare, dati, concetti o errori nel giro di pochissimo tempo. Oppure sono già diffuse applicazioni che consentono la redazione di atti standardizzati (come ad esempio i ricorsi per decreti ingiuntivi o i precetti) in maniera automatica”. Dal punto di vista della Giustizia, si profilano all’orizzonte dei progetti di “Giustizia predittiva”, che in altri Paesi (come ad esempio la Cina o la Lituania) hanno avuto delle applicazioni pratiche che consentono la decisione delle cause più semplici mediante l’uso degli algoritmi, mentre invece nel nostro paese si limitano ad individuare con maggiore chiarezza ed organizzazione quelli che sono gli orienta-


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menti dei Tribunali e delle Corti su varie materie, in modo da consentire sin dall’inizio una ragionevole previsione, tramite elaborazioni informatiche, di quello che potrebbe essere l’esito del processo. “Ovviamente questa evoluzione, insieme agli aspetti positivi ne presenta anche di negativi, - sottolinea Spezziga. Infatti, da un lato, con la possibilità di prevedere l’esito del giudizio si ottiene maggiore certezza nei rapporti giuridici scongiurando cause inutili. Dall’altro lato, però, vi è il forte rischio che gli orientamenti giurisprudenziali si fossilizzino e si perda la capacità di adeguare il diritto e la sua interpretazione ai cambiamenti della società, più veloci delle modifiche legislative”. L’avvocato nelle procedure stragiudiziali

Procedimenti per cercare soluzioni sartoriali per garantire un maggior risultato utile al problema del cliente atto a prevenire il conflitto o, se già sorto, risolverlo. Si tratta di individuare lo strumento più idoneo privilegiando quello di natura non contenziosa quali la mediazione, la negoziazione, l’arbitrato ed in generale la pratica collaborativa. “Può essere così riassunto il ruolo dell’avvocato contemporaneo, ben lontano dal classico modello di gestore della controversia davanti al Giudice e nelle varie Corti. - spiega Spezziga. La soluzione dei conflitti di natura civile avviene sempre più frequentemente attraverso strumenti che si affiancano alla giurisdizione e che sono caratterizzati da modalità collaborative volte a far raggiungere al cliente un accordo vantaggioso, tenuto conto dei suoi interessi reali e sostanziali (finanziari, fiscali, relazionali), in tempi ragionevolmente brevi e con costi ridotti”. Si è diffusa nell’avvocatura la cultura della negoziazione sugli interessi reali dei clienti oltre e più che sui diritti, riservando alle aule dei Tribunali o delle Corti superiori le questioni più gravi o non diversamente risolvibili. Le ricadute positive sono molteplici sia per i cittadini e

le imprese in termini di sensibile riduzione dei tempi e dei costi necessari per raggiungere, con la diretta partecipazione degli interessati, una soluzione ad hoc, plasmata sul caso concreto, di buon senso e duratura sia per il sistema giustizia che, alleggerito, può concentrarsi sulle questioni che necessitano di provvedimento giudiziale. La Giustizia ordinaria viene così ad assumere un ruolo che con termine tecnico si definisce “sussidiario”: interviene cioè quando gli interessati non sono riusciti a trovare una composizione delle loro controversie con i nuovi strumenti convenzionali messi loro a disposizione. Si parte dal presupposto che ogni contenzioso può essere risolto con l’ausilio degli avvocati in grado di condurre le parti verso un accordo duraturo e satisfattivo degli interessi effettivi in campo, al di là delle pretese giuridiche avanzate. Rapporto tra giustizia e crescita economica

La realizzazione di una durata ragionevole dei processi, secondo le concordi prescrizioni dell’art. 111 della Costituzione italiana, dell’art. 6 della CEDU e dell’art. 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, è essenziale, oltre che per il rispetto di un diritto fondamentale di ogni persona, anche per l’immagine dell’Ita-

lia nel panorama europeo e internazionale e per gli effetti sull’economia e sulla competitività internazionale del sistema Italia. L’esistenza di una relazione tra efficienza della giustizia e buon funzionamento del sistema economico è ampiamente riconosciuta sia nella letteratura scientifica che nelle scelte degli operatori economici. “Esiste infatti una profonda relazione tra il grado di efficienza della giustizia e il benessere economico e sociale dei cittadini, dove i processi sono più rapidi e il costo di accesso al servizio più basso, il mercato è più efficiente - prosegue Spezziga. Un buon funzionamento del mercato richiede che i costi di transazione siano minimi e tali costi sono legati anche alla fiducia degli agenti economici nel fatto che tutti rispettino i patti contrattuali, ovvero che la minaccia del ricorso alla giustizia sia credibile”. Molte ricerche hanno dimostrato il legame tra istituzioni giudiziarie solide ed efficienti e fattori importanti per la crescita economica, quali ad esempio la facilità di fare impresa e di innovare, la possibilità di accedere con facilità al credito e l’esistenza di un buon livello di fiducia da parte degli investitori. Assieme alle imprese, questi ultimi tendono infatti a partecipare attivamente al mercato quando san-

sa l a r iun io n i Un ’immagine dell’ultima assemblea

no di poter contare su una giustizia trasparente e caratterizzata da tempistiche ragionevoli. “La media europea di tempi necessari per la risoluzione di una controversia commerciale è di 600 giorni - precisa Spezziga. In Italia la media è oscillante tra 860 e 1.280 giorni, con tempi più lunghi rilevati al sud. L’Italia è invece in linea con la media europea del costo comportato dalla controversia, pari al 21% sul suo valore”. Una ricerca di Confesercenti stima l’impatto delle lentezze ed inefficienze della giustizia pari a 2,5 punti di PIL, circa 40 miliardi di Euro. Sempre secondo lo stesso studio una giustizia più rapida creerebbe anche 130mila posti di lavoro in più e circa mille Euro all’anno di reddito pro-capite, con effetti positivi anche sull’erogazione di credito e la sicurezza percepita di imprese e famiglie. Inoltre, laddove il sistema giudiziario fosse più efficiente vi sarebbe anche un minore razionamento del credito. Le banche sarebbero più propense ad erogare finanziamenti, con una crescita di circa 30 miliardi di euro di prestiti in più all’anno. “Le difficoltà finanziarie legate alla contrazione dei flussi di reddito hanno prodotto un allungamento dei tempi di pagamento dei clienti che ha indotto molte imprese a ritardare, a loro volta, i pagamenti ai fornitori - prosegue Spezziga.


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Questa situazione ha indotto, tra l’altro, molte aziende a ricorrere al sistema bancario per ristrutturare il debito o finanziare il capitale circolante, piuttosto che per la realizzazione di nuovi investimenti nel capitale immobilizzato e questa circostanza ha causato un ulteriore irrigidimento dell’offerta da parte delle banche. Nelle aziende in difficoltà è cresciuto il fenomeno dei crediti deteriorati, il cui aumento ha comportato una diminuzione della propensione delle banche ad assumere rischi”. Tra i principali ostacoli ad un efficace recupero del credito è da segnalare il sovraccarico degli uffici giudiziari e la complessità delle procedure vigenti. La capacità di un sistema economico di dare adeguate risposte alle crisi aziendali ed alla gestione del rischio creditizio si riconnette anch’essa direttamente ad efficientare la macchina giudiziaria e garantire la legalità. La giustizia si configura pertanto più come un costo di sistema piuttosto che come una risorsa ed è una concausa significativa della cattiva crescita del prodotto interno lordo cui seguono perdita di occupazione e di reddito, emigrazione forzata di giovani professionisti di talento, “condanna” di molte imprese a operare in settori marginali del mercato. È evidente allora che la crisi della nostra giustizia non può più essere descritta e censurata soltanto con gli strumenti dell’armamentario classico. Non si tratta più soltanto di osservare indirizzi interpretativi e prassi applicative né di riflettere sull’ordinamento giudiziario. Occorre invece assecondare sempre di più riflessioni che privilegiano l’analisi organizzativa e valutazioni di tipo aziendalista. È arrivato il momento di osservare la giustizia come un fatto e un processo organizzativo, di verificare l’impatto economico e sociale del suo prodotto, di comprendere le cause che lo rendono inadeguato ai suoi scopi e di adottare tutte le misure per migliorarlo.

VINCENZO SPEZZIGA Il Presidente

Tra gli ostacoli ad un efficace recupero credito è da segnalare il sovraccarico degli uffici giudiziari Ruolo dell’avvocato nella prevenzione del rischio di illeciti

Il Decreto Legislativo 231/2001 disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica. Il decreto 231/2001 prevede quindi che le aziende e gli enti possano essere chiamati a rispondere anche in sede penale, oltre che amministrativa, per determinati reati commessi nel proprio interesse o a vantaggio dai propri amministratori, dirigenti, dipendenti o terzi mandatari. L’elenco dei reati previsti dal D.Lgs. 231/2001 è ampio ed in aggiornamento costante: ci sono reati di natura colposa (come lesioni gravi o gravissime o omicidio) connessi alla tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, ma la maggior parte dei reati è comunque di tipo doloso e può riguardare ad esempio reati contro la Pubblica Amministrazione, reati societari, reati di ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, delitti contro l’industria e il commercio, delitti informati-

ci. Le pene sono molto severe e possono provocare gravi pregiudizi all’imprenditore che rischia sanzioni pecuniarie (nei casi più gravi, possono raggiungere 1,5 milioni di Euro), sanzioni interdittive (es. sospensione di autorizzazioni, licenze o concessioni; esclusione o revoca da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi; divieto di pubblicizzare beni o servizi; interdizione dall’esercizio dell’attività; divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione), sino alla confisca dei beni. “Una società ha la possibilità di mettersi al riparo dal rischio di incorrere in questo tipo di reati, o comunque può ridurre al minimo questo rischio, adottando efficacemente modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire tali reati – come il modello organizzativo previsto dal D.Lgs. 231/2001 – disponendo quindi anche organismi di controllo che vigilino sul funzionamento e l’osservanza dei modelli, che devono essere attuati costantemente e da qui la necessità di ottenere una consulenza modello 231 - conclude Vincenzo Spezziga. L’attuazione di un modello di organizzazione, gestione e controllo, che metta in essere i requisiti richiesti dal D.Lgs. 231/2001, è una interessante opportunità che un’impresa ha per ridurre il rischio di compiere dei reati

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sanzionati, è uno strumento che se messo in pratica permette all’azienda di difendersi quanto più efficacemente possibile”. Oggi più che mai invece fare impresa e dirigere un’azienda significa prevenire! Un avvocato specializzato in diritto societario e relative declinazioni di profili penali costituisce certamente una figura professionale in grado di aiutare un’azienda ad intraprendere un programma di conformità ai requisiti richiesti dal D.Lgs. 231/2001, mediante consulenza, predisposizione del modello organizzativo, formazione ed aggiornamento. Ma non solo. Il ricorso ad una consulenza professionale qualificata in caso di crisi d’impresa, può scongiurare il concreto rischio, in caso di fallimento, di vedersi contestati reati fallimentari (ad esempio la bancarotta semplice o fraudolenta e l’accesso abusivo al credito), anche attraverso l’utilizzo di strumenti in grado di anticipare in qualche modo l’emersione della crisi, limitando così l’aggravarsi della stessa. La recente riforma legislativa in materia consiglia alle imprese di dotarsi di strumenti che siano in grado di segnalare per tempo lo stato di crisi in cui versa l’impresa, nella prospettiva di un risanamento rapido e con costi e tempi inferiori rispetto al passato. Si tenga presente che, in alcuni fori (compreso quello lariano) il rischio di sottoposizione a procedure concorsuali è divenuto maggiore, in quanto molto spesso è la Procura della Repubblica che deposita istanza di fallimento nel caso di imprese che hanno maturato consistenti debiti con l’Erario. L’avvocato specializzato può offrire un incisivo sistema di difesa che mira ad assicurare, in via preventiva, l’adozione di tutti i possibili meccanismi idonei ad affrontare la crisi, ma anche a prevenire il rischio-reato e, in fase giudiziale, una difesa altamente qualificata e sempre finalizzata, anche attraverso il continuo coinvolgimento di esperti e consulenti tecnici, al raggiungimento del migliore risultato finale.



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Intesa Sanpaolo

Sost enibil it à e digital e Risor se per l e Mpmi Il Gruppo Intesa Sanpaolo e gli strumenti per incentivare la transizione del tessuto imprenditoriale In campo 40 miliardi per il sistema produttivo lombardo in linea con gli obiettivi fissati dal Pnrr «Resilienza durante la pandemia, oggi nuove incertezze; come banca siamo al fianco delle aziende» Sinergia con le associazioni di impresa, sostegno alle piccole e medie imprese dei territori per incentivare la transizione ecologica e la digitalizzazione e per cogliere le opportunità associate al Pnrr. E ancora, strumenti dedicati per affrontare il problema dei rincari energetici e delle materie prime e affacciarsi a nuovi mercati esteri. Sono le leve su cui Intesa Sanpaolo ha orientato la propria attività per le piccole e medie imprese del territorio lariano e che trovano condivisione nell’accordo siglato tra la Banca e le associazioni confindustriali e presentato a Como e a Lecco. Un accordo che mette a disposizione oltre 40 miliardi di euro per le imprese lombarde per promuovere l’evoluzione del sistema produttivo e che pone al centro inizia-

Fil ier e Pesa il caro energia

Ter r it o r i La filiale di Intesa Sanpaolo in via Rubini a Como

tive a supporto delle aziende in ambito di digitalizzazione e innovazione, rafforzamento della struttura finanziaria

e patrimoniale, potenziamento delle filiere e sostenibilità. «Il nostro Gruppo conferma e rafforza l’attenzione nei confronti del sistema produttivo delle province di Como, Lecco e Sondrio rinnovando l’azione congiunta con Confindustria – dice Gianluigi Venturini, direttore regionale Lombardia Nord di Intesa Sanpaolo – una crescita diffusa e sostenibile e una trasformazione strutturale sono passaggi fondamentali per dare vita a un’economia più robusta. Le imprese di questi territori, che hanno dato prova di resilienza durante la pandemia, oggi devono fronteggiare nuove incertezze; come banca siamo al loro fianco per sostenerle e per incentivare gli investimenti nella transizione ambientale e digitale, valorizzando i rap-

porti di filiera. Gli elementi alla base di questo impegno rientrano nell’ambito del nostro impegno complessivo ad attivare, nell’arco del Pnrr, erogazioni a medio-lungo termine per oltre 410 miliardi di euro, di cui 120 destinati alle Pmi a livello nazionale». Le imprese lariane, in una fase di relativa ripresa, si trovano a fare i conti con difficoltà di particolare rilievo, aggravate dalla guerra che, oltre a conseguenze dirette sulle relazioni commerciali con i Paesi coinvolti, ha determinato ulteriori rincari su energia e materie prime. Con l’obiettivo di supportare i fabbisogni di liquidità per Doppio intervento per fronteggiare il forte rincaro di energia e materie prime


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i pagamenti e di garantire la continuità produttiva delle Pmi, Intesa Sanpaolo ha reso disponibili misure rapide e immediate a loro sostegno con due strumenti: un finanziamento a 18 mesi e 6 mesi di pre-ammortamento destinato a coprire il costo delle bollette passate e future e che consente alle imprese di mantenere liquidità rateizzando i pagamenti a fronte di uno scenario di instabilità; un servizio di consulenza su copertura dai rischi sulle commodity, in particolare sulla variazione del prezzo dell’energia e del gas, con particolare riferimento a imprese maggiormente esposte a tali variazioni (cosiddetti settori energivori: siderurgia, ceramica, cartiere), garantendo coperture graduali per mitigare la volatilità dei prezzi. Inoltre, nel contesto della crisi internazionale sono stati predisposti interventi a faInterventi a favore delle imprese esportatrici in Russia e Ucraina

vore delle imprese esportatrici verso la Russia e l’Ucraina: il valore dell’export verso questi due paesi per le province lariane oscilla tra i 77 e i 100 milioni, ossia tra l’1,3%

e l’1,7% del totale. Una percentuale inferiore alla media nazionale (2%), sebbene per alcuni comparti di questi territori, il peso di questi mercati sia più marcato: è il caso

GIANLUIGI VENTURINI Direttore Regionale Lombardia Nord

della cosmetica (16,8%), dell’abbigliamento (5,2%), della meccanica (2,9%) e dei mobili (5,4%). Per sostenere la già buona presenza sui mercati esteri delle Pmi comasche e lecchesi, Intesa Sanpaolo ha organizzato, in collaborazione con Sace, degli incontri dedicati all’internazionalizzazione per approfondire le nuove potenzialità di sviluppo in mercati quali Stati Uniti, Brasile ed Emirati Arabi. Sono stati momenti di grande interesse per le imprese lariane che hanno avuto modo di approfondire le specificità di questi mercati e gli strumenti messi a disposizione dalla Banca per fornire alle imprese un sostegno concreto per il loro rilancio internazionale, anche attraverso il network degli specialisti dedicati. Non solo diversificazione dei mercati di sbocco, ma anche accelerazione della transizione energetica che si renCon il Programma Sviluppo Filiere credito agevolato a 19mila fornitori


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de oggi quanto mai necessaria anche per Como e Lecco, non solo per creare nuove fonti di energia e ridurre la dipendenza dai paesi stranieri, ma anche perché “essere green conviene”. E’ quanto emerge dalla recente analisi di Intesa Sanpaolo presentata durante il Salone del Mobile.Milano 2022. Anche le imprese lariane del mobile che hanno già realizzato degli investimenti sostenibili, risultano essere più redditizie, resilienti e più pronte ad affrontare il mercato non solo per un più agile accesso al credito ma soprattutto per accelerare progetti virtuosi di sostenibilità sociale oltre che ambientale. Progetti che Intesa Sanpaolo sostiene e per i quali ha riservato per il Sistema Casa un plafond di 1,5 miliardi di euro. «Siamo da sempre fortemente impegnati a sostenere le Pmi del territorio in uno sviluppo sostenibile e oggi ancora di più, accompagnandole nella necessaria transizione verso l’economia green, in piena linea con il nostro La piattaforma digitale focalizzata su misure, bandi e strumenti associati al Pnrr

piano industriale 2022-2025 e con i pilastri del Pnrr. Per individuarne i bandi più adatti ai nostri clienti, abbiamo recentemente predisposto una piattaforma digitale e gratuita sul nostro sito web dichiara ancora Gianluigi Venturini. Si tratta della piattaforma Incent Now, frutto della col-

laborazione con Deloitte, costantemente aggiornata con le informazioni relative alle misure e ai bandi resi pubblici da enti istituzionali nazionali ed europei nell’ambito della pianificazione del Pnrr. Ciascun cliente potrà individuare rapidamente le migliori opportunità sulla base del suo profilo, del suo setto-

L’accordo

Riso r se dedica t e a l t ur ismo Intesa Sanpaolo e Faita-Federcamping, la Federazione delle Associazioni Italiane dei complessi turistico-ricettivi all’aria aperta che conta su oltre 2.500 aziende e circa 150mila addetti, indotto compreso, con un fatturato di circa 2,7 miliardi di euro, hanno siglato un accordo per affiancare le imprese nel rilancio legato alle opportunità previste dal Pnrr e favorire gli investimenti lungo la direzione del turismo sostenibile. Intesa Sanpaolo metterà a disposizione delle imprese associate a FAITA- Federcamping iniziative al fine di integrare e completare l’intervento pubblico previsto dal “Bonus Turismo” e di fornire gli strumenti che possano contribuire a dare una forte accelerazione agli investimenti per il

rilancio e l’ammodernamento dell’intero comparto turistico. L’accordo segue e integra gli interventi a favore delle Pmi del settore turismo annunciati da Intesa Sanpaolo con un plafond da 1,2 miliardi di euro ed è finalizzato ad accompagnare le imprese ricettive dell’open-air lungo tre linee principali di intervento: riqualificazione e aumento degli standard qualitativi delle strutture ricettive, sostenibilità ambientale dell’offerta attraverso il rinnovamento di strutture e servizi e digitalizzazione del modello di servizio. A tal fine le imprese associate potranno essere supportate da finanziamenti specifici ideati da Intesa Sanpaolo per condividere obiettivi di miglioramento della sostenibilità dei clienti in ambito ESG.

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re di attività e del suo territorio e raccogliere le informazioni utili per presentare i propri progetti di investimento concorrendo all’assegnazione dei fondi pubblici. Nella convinzione che le misure del Pnrr possano essere uno stimolo per gli investimenti delle imprese lariane, in una logica di ammodernamento dei territori e di recupero di competitività, Intesa Sanpaolo mette a disposizione finanziamenti dedicati che, cumulati con le risorse pubbliche, consentiranno la realizzazione di progetti ampi e trasformativi. Commenta Gianluigi Venturini: «Abbiamo erogato in Lombardia oltre 1 miliardo di euro per progetti di economia circolare e in S-Loan a testimonianza di un numero sempre crescente di Pmi che si stanno orientando verso obiettivi ESG, come la riduzione del proprio impatto ambientale e il miglioramento in ambito sociale e di governance, elementi necessari oggi alle aziende per aumentare efficienza e competitività anche sui mercati esteri». Lo sviluppo sui mercati esteri appartiene al Dna delle piccole imprese




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GIIVANNI PONTIGGIA Presidente della Bcc Brianza e Laghi - Credito Cooperativo

Bcc Brianza e Laghi

Il val or e di una banca r adicata nel t er r itor io Il presidente Giovanni Pontiggia e la mission Bcc «Affiancare e supportare le nostre imprese, in un contesto economico sempre più aggressivo» Una comunità laboriosa e capace di grande risparmio nei momenti di incertezza: è il ritratto del territorio che emerge dal bilancio di fine 2021 della Bcc Brianza e Laghi, presieduta da Giovanni Pontiggia che analizza il comportamento delle imprese locali nel contesto globale di crisi e cambiamento. Quali sono le esigenze delle micro piccole imprese del territorio in termini di credito e sostegno?

La maggiori necessità sono legate all’aumento dei prezzi delle materie prime che determina maggiori oneri verso i fornitori e necessità di incremento degli affidamenti per lo smobilizzo dei crediti. Questo perché prezzi di ven-

dita più alti comportano anche a parità di quantità un maggior fatturato e pertanto maggiori necessità finanziarie. Come la banca ha sostenuto la realtà artigiana e d’impresa?

Con finanziamenti finalizzati sia al sostegno della liquidità, sia agli investimenti. Gli interventi governativi a sostegno del sistema economico tramite le garanzie pubbliche (FDG) hanno notevolmente facilitato l’accesso al credito.

«Il fattore conoscenza sempre più decisivo nel determinare il successo delle imprese»

Quali sono stati i momenti di incertezza e come hanno reagito, da un punto di vista finanziario, le aziende?

I momenti di incertezza sono stati legati al periodo pandemico che ha influenzato i fatturati anche nel 2021. La pandemia ha prodotto un’accelerazione delle trasformazioni impensabile fino a poco tempo fa. Sarebbe in effetti più corretto definirla sindemia per l’interazione tra problemi di salute, ambientali, sociali ed economici. La retorica del cambiamento è stata superata dalla realtà. In questo mutato contesto, la maggior parte delle aziende ha fatto ricorso a nuovi finanziamenti sfruttando le garanzie pubbliche che hanno permesso di costituire un’adeguata liquidità per sostenere il ciclo finanziario. Restano da valutare, nel prossimo semestre, le conseguenze della guerra in Ucraina.

Oltre alla situazione internazionale contingente, quali altri grandi cambiamenti o crisi stiamo attraversando?

Viviamo tempi di profonde transizioni. La transizione ecologica e la mobilità sostenibile, ai quali sta dando forte impulso strategico l’Unione Europa nelle scelte di priorità, di investimento e di regolamentazione. Si pensi, in particolare, alla Tassonomia delle attività green e di quelle sociali. È anche l’asse portante del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevede oltre 100 miliardi di euro per queste due missioni. A questa si aggiunge la transizione digitale, che è entrata nella denominazione di un Ministero, alla quale verranno destinati circa 50 miliardi. L’obiettivo ambizioso è quello di colmare i divari territoriali e favorire la modernizzazione delle amministrazioni pubbliche e delle imprese.


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Anche il lavoro e, più in generale, l’economia vivono una fase di evidente passaggio. Sono cambiate profondamente le modalità, come abbiamo visto in questi mesi, e le possibilità di organizzare il lavoro in modo nuovo. Emerge sempre più la conoscenza come fattore competitivo determinante per il successo di un’impresa. Si afferma la necessità di flessibilità e creatività: diversi studi rilevano che circa il 60-85% dei lavori che si faranno nel 2030 non sono stati ancora inventati. Inoltre si verifica la transizione socio-demografica nel nostro Paese: in Italia nel 2020 ci sono state 404 mila nuove nascite a fronte di 764 mila decessi. La previsione per il 2021 oscilla tra 384 a 393 mila. L’inverno demografico procede. E l’invecchiamento della popolazione pone sempre più problemi sul piano sociale, sanitario, previdenziale. Infine c’è una transizione particolarmente urgente per l’Italia: quella della parità per evitare che prosegua lo spreco di energie, di contributi e di talenti derivante dalla ancora forte esclusione delle donne e dei giovani dai circuiti produttivi e decisionali. I dati del post pandemia non sono incoraggianti: il 98% di chi ha perso il lavoro è donna. In altre parole, si sta continuando a correre “con una gamba sola” e questo appare quanto meno poco vantaggioso. In questa congiuntura, la tendenza è verso nuovi investimenti oppure verso il risparmio?

Le aziende che hanno visibilità sul proprio business a medio termine continuano a programmare e finalizzare investimenti, incentivati anche dalle agevolazioni fiscali come quelle previste da Industria 4.0 e legge Sabatini. È in netta ripresa il settore turistico che convoglierà importanti investimenti nei prossimi anni. Grandi aspettative sono anche riposte negli interventi che verranno messi a terra con i fondi Pnrr. Occorre una governance rigorosa e attenta dei singoli

progetti previsti nelle sei Missioni del Piano. Ma anche che questi intercettino, incontrino, innervino i singoli territori, mobilitando il protagonismo delle persone e di tutte le realtà che “fanno” i territori: imprese, famiglie, scuole, associazioni, enti locali. È proprio in questa funzione di mediazione e intermediazione lo spazio specifico delle banche mutualistiche di comunità. Le caratteristiche distintive, la prossimità, l’empatia con i territori, la funzione inclusiva e anticiclica, sono quelle che servono, oggi più di ieri. La Bcc Brianza e Laghi ne è consapevole e continuerà, come sempre fatto, a svolgere e intensificare il suo ruolo di Banca mutualistica del territorio comasco, lecchese e monzese. In base a questo quadro, quali sono le conseguenze per l’economia del territorio?

Penso che il sistema economico territoriale, per le sue caratteristiche come la diversificazione produttiva e per la capacità di reazione sempre dimostrata nei momenti di crisi, saprà reggere ai contraccolpi di questo momento storico. Certamente bisognerà fare buona memoria delle negatività o difficoltà emerse in questa fase particolare per affrontare in modo nuovo e diverso il futuro. La banca non dovrà più essere considerata come semplice supporto finanziario, ma dovrà essere considerato un partner con il quale instaurare un dialogo, un consulente a cui rivolgersi per affrontare assieme sviluppo, innovazione e anche difficoltà. Questa fase ha ancora una volta dimostrato che le banche del territorio, con la loro disponibilità, vicinanza e affiancamento alle imprese, specie le medie e piccole, sono un valore per la comunità a cui spesso si è data poca importanza rispetto ai grossi player bancari mentre sono in grado di svolgere un ruolo di supporto e affiancamento personalizzato per le Pmi che difficilmente, in altre condizioni, può realizzarsi.

Una Bcc quale rapporto ha con le aziende clienti, qual è il valore aggiunto di una banca del territorio?

Il carattere distintivo di una Banca di territorio come la Bcc è la vicinanza al tessuto economico e all’imprenditoria che permette di valutare l’azienda o il progetto imprenditoriale nel contesto in cui si sviluppa. Viviamo il territorio e ne capiamo i pregi e i difetti, cerchiamo di creare le sinergie fra i vari interlocutori al fine di arricchire il sistema economico locale. Vogliamo continuare ad avere un ruolo importante nell’economia locale. Come Bcc dobbiamo essere capaci, e certamente lo saremo, di affiancare e supportare le imprese del territorio, specie quelle innovative e di startup in un contesto economico in ripartenza e che sarà sempre più aggressivo. In tutto questo contesto gli elementi distintivi delle Bcc, e cioè la vicinanza, la relazione, la conoscenza del cliente sono il vero valore aggiunto per noi. Valore aggiunto che ancora una volta abbiamo saputo manifestare e praticare e che i clienti vecchi e nuovi hanno scoperto o riscoperto esaltando ancora una volta la nostra importanza per la comunità. Le Banche territoriali sono generatrici di soluzioni e piattaforme cooperative “dal basso” che creano connessioni valorizzando le intelligenze presenti nelle comunità locali. La capacità delle nostre banche di generare reddito deve essere ancora più sostenuta dall’attività di intermediazione nei servizi, per la quale l’appartenenza al Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea può svolgere uno straordinario ruolo di stimolo e di supporto, perché le Bcc debbono essere sempre più estesamente ed efficacemente capaci di rispondere alle esigenze delle comunità di riferimento. La salvaguardia della cooperazione a mutualità prevalente è decisiva: nonostante il contesto sia sempre più complesso, custodire la finalità del business mutualistico, tenere vivo il legame con i soci,

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motivare costantemente i collaboratori faranno la differenza e la “grandezza” del Credito Cooperativo. Come affermava Alcide De Gasperi, “La cooperazione bisogna ringiovanirla, rinsanguarla ad ogni costo. È necessario impedire che le cooperative crescano a discapito dell’idea cooperativa”. Anche questa è una sfida che sentiamo nostra. In questa relazione, come si colloca la visione di un sistema Bcc allargato e quale vantaggio potrebbe costituire per le imprese?

Un sistema allargato rappresenta nuova linfa per ogni singola Bcc. Una linfa fondamentale e importante per rendere sempre più incisiva la nostra quotidiana azione di affiancamento e sostegno alle imprese del territorio. Per le imprese la certezza che, rivolgendosi alla singola Bcc attraverso le società del Gruppo, avrà risposte a ogni sua esigenza sia che si tratti di operazioni normali, sia che si tratti di consulenza particolare, avendo sempre noi come interlocutori. Il Credito Cooperativo in questi mesi sta affrontando una transizione che ha portato alla costituzione dei due Gruppi bancari cooperativi Iccrea e Cassa Centrale e allo Schema di protezione istituzionale nella provincia di Bolzano, il Raiffeisen IPS. Lo scorso luglio la Banca Centrale Europea ha reso noto il risultato del rigorosissimo esercizio di comprehensive assessment, superato positivamente dai due Gruppi, nonostante l’esame sia stato condotto sulla base di scenari avversi molto severi e criteri tipici delle banche sistemiche applicati anche alla singola Bcc. Questo risultato, unito alla capacità delle Bcc di continuare a supportare il “fattore lavoro” integrando le misure pubbliche di ristoro del reddito a favore delle imprese e affiancando famiglie, amministrazioni locali, associazioni, va riconosciuto e valorizzato.Sono queste le basi numeriche, strategiche e psicologiche per affrontare ora, insieme ai soci, ai clienti, alle comunità, la “ricostruzione”.


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Lariofiere

svolta al Pol o esposit ivo Estat e di gr andi l avor i Avviata la riqualificazione del centro erbese che sarà completata entro il mese di ottobre «Tecnologia utile, ma non sostituisce le fiere» Negli anni della pandemia hanno messo a disposizione i propri spazi per la vaccinazione di massa contro il Covid-19 e hanno posto le basi per la rinascita del centro espositivo con un piano di investimenti condiviso da tutti i soci - finalizzato alla riqualificazione della struttura di viale Resegone che si candida a continuare ad essere punto di riferimento per il rilancio dell’economia lariana. Oggi Lariofiere può guardare con ottimismo a un futuro fatto di fiere, sempre più convegni e spettacoli: un palcoscenico ideale per le piccole e medie imprese del territorio comasco, lecchese e brianzolo. I primi risultati di scelte coraggiose, racconta il presiden-

te Fabio Dadati, si sono visti già nel 2022. «La prima parte dell’anno è stata ancora complicata, tanto che il nostro padiglione C ha ospitato l’hub per la vaccinazione di massa fino alla primavera. Le ripercussioni della pandemia si sono fatte sentire, ma siamo riusciti a riprendere con importanti eventi in presenza che hanno dato un ottimo riscontro: Fornitore Offresi è andata bene, lo stesso possiamo dire di RistorExpo, per non parlare di Agrinatura che in termini di visitatori Un milione di euro di investimento per il restyling della struttura

giunti a Lariofiere ha fatto il record storico di presenze». Con l’arrivo dell’estate, prosegue l’attività convegnistica mentre le fiere si sono fermate. «Siamo fermi anche perché sono partiti i grossi lavori di riqualificazione previsti dal nuovo piano industriale, che proseguiranno fino a settembre per lasciare spazio poi agli eventi in autunno. Pensiamo di arrivare a ottobre, quando ci sarà la storica Mostra Artigianato, con il quartiere fieristico rimesso a nuovo: resterà indietro solo la parte relativa alla climatizzazione, il raffrescamento della parte centrale e del padiglione C verrà completato per la prossima primavera». Gli investimenti previsti dal piano industriale ammontano a un milione di euro, ripartiti fra i soci: la Camera di Commercio di Como-Lecco, la Provincia di Lecco e il Comune di Erba. I soci hanno deciso di in-

vestire nel mezzo della pandemia, quando le fiere erano sospese e gran parte degli eventi (in ogni ambito) si svolgevano online: una scelta non scontata. Lo ha ricordato recentemente anche Marco Galimberti, presidente della Camera di Commercio Como-Lecco: «Tanti mi dicevano che il Covid avrebbe dato il colpo di grazia alle fiere, ma io sono sempre stato convinto del contrario». Convinto al punto da investire tanti soldi nel rilancio delle attività in presenza. Una scelta che Dadati considera lungimirante. «Io sono sempre stato convinto, fin dal primo giorno, che il Covid avrebbe finito per ridare slancio a centri espositivi come il nostro. Altro che vita virtuale, la pandemia ha evidenziato la necessità di incontri in presenza, ci ha fatto capire che la


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tecnologia è utile come integrazione, ma basarsi solo sulla tecnologia e sugli incontri virtuali non dà gli stessi risultati: vale in ogni ambito, compreso quello professionale». La prova sta nello smartworking tanto in voga dal 2020: «Dieci persone che lavorano in smartworking non danno gli stessi risultati di dieci colleghi che lavorano insieme in ufficio. In presenza si crea un condivisione impalpabile, immateriale, che si perde completamente online». Ecco perché le prospettive per l’autunno sono ottime. C’è grande fiducia sulla ripartenza del sistema fieristico-congressuale ma anche sul rinnovato desiderio di socialità ed eventi in presenza che sta segnando la fase post pandemia. «Ripartiranno le fiere, si riscopriranno i convegni su cui puntiamo moltissimo con il piano industriale. Ho instito molto su questo punto, Lariofiere deve diventare un punto di riferimento per un territorio ampio e assistiamo già a un’esplosione della convegnistica: già lo scorso anno, per quanto ci riguarda, in questo settore abbiamo raddoppiato i ricavi preventivati in termini di convegni». A seguito della riqualifica-

zione, il centro espositivo offrirà un ventaglio di soluzioni molto ampio: si andrà da poche decine di posti in sala Lario, alla più ampia sala Porro fino ai vastissimi spazi del padiglione C, completamente rinnovato, che arriverà a ospitare fino a 1.400 persone; non mancherà la possibilità di organizzare convegni nel corpo centrale della struttura, in un ambiente suggestivo. Il piano industriale scommette sulla ripresa delle fiere, sulla moltiplicazione dei convegni e sugli spettacoli. «C’è anche questo aspetto legato al mondo dello spettacolo - conferma Dadati - l’obiettivo è aprirci all’intrattenimento utilizzando principalmente il padiglione C con le sue tecnologie all’avanguardia. La cultura e gli spettacoli ci consentiranno di unire sempre più i territori di Como e Lecco, ospitando eventi di ogni tipo. Qualcosa è già stato fatto quest’anno, penso alla presentazione del libro di Enrico Letta, molto si potrà fare». In questo quadro di sviluppo, strategico è anche il passaggio alla gestione diretta del settore food & beverage. Tanto il bar al piano terra quanto il ristorante al primo piano verranno ristrutturati nel corso

IL PIANO INDUSTRIALE

ATTIVITà FIERISTICA IN RIPRESA Il piano industriale di Lariofiere è un documento di 43 pagine approvato lo scorso anno dai soci. Il fascicolo contiene le linee strategiche e di investimento per Lariofiere dal 2022 al 2026: gran parte dello spazio è occupato dai lavori in programma per riqualificare il centro espositivo di viale Resegone, adattandolo alle nuove esigenze del mondo fieristico e professionale. «Il presente piano industriale si legge nelle premesse - fonda sul presupposto che, nell’esercizio 2022, Lariofiere possa realizzare interventi di manutenzione straordinaria sulla struttura di proprietà, finalizzati a una diversificazione dell’attività e al contenimento dei costi operativi. Tali interventi dovrebbero essere finanziati attraverso un aumento di capi-

tale da parte dei soci della Fondazione, per un valore complessivo di un milione di euro. Resta inteso che, per il raggiungimento degli obiettivi preposti al presente piano industriale, si presuppone il superamento dell’emergenza sanitaria e la normale ripresa dell’attività tipica da parte della Fondazione». I presupposti sono stati mantenuti. L’attività fieristica è già ripresa con buoni risultati nella prima parte del 2022 (Fornitore Offresi, RistorExpo e Agrinatura), le richieste per i convegni sono in crescita e dovrebbero moltiplicarsi dopo l’estate, quando si saranno conclusi gli interventi di riqualificazione disposti e finanziati dai soci. Se il Covid-19 non porterà ad altre limitazioni, la strada sarà tutta in discesa.

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CARLO CRACCO Presente a Ristorexpo

dell’estate: «Gestire direttamente bar e ristorante ci consente di offrire un servizio più completo, migliore e flessibile. Rientra sempre nella logica del rilancio del centro espositivo». Gli investimenti previsti e la posizione strategica del centro espositivo, esattamente a metà strada fra Como e Lecco, sono una garanzia per riunire almeno sotto il profilo economico e dello sviluppo territoriale - le due Province, che alcuni considerano erroneamente concorrenti. La sfida, portata avanti in particolare dalla Camera di Commercio di Como-Lecco, è invece quella di prevedere strategie condivise per il rilancio economico: un centro espositivo tanto versatile è la miglior vetrina possibile per centinaia di piccole e medie imprese, che possono partecipare alle fiere da espositori piuttosto che organizzare convegni in sale tecnologicamente all’avanguardia. Il cantiere è entrato nel vivo

e proseguirà per tutta l’estate. Dal rifacimento dei pavimenti ai ritocchi estetici, passando per una riorganizzazione razionale degli spazi in base alle diverse funzioni, riconsegneranno alla città e al territorio una struttura pronta ad affrontare le nuove sfide della ripresa e la volontà di tornare a vivere all’insegna della socialità, anche e soprattutto in ambito lavorativo. Le Cassandre che prevedevano la morte del settore fieristico sono state smentite ale prime riaperture post-Covid, ora viene da pensare che i centri espositivi come Lariofiere possano presto diventare più grandi ed efficienti di quanto fossero prima dell’arrivo della pandemia. Mai come in questo caso, una grande crisi globale è stata l’occasione per crescere e diventare più forti. Un salto di qualità a livello tecnologico Congressi e spettacoli nel padiglione rinnovato


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ComoNExT

aSCOLTARe e consigl iar e AIUTO ALL’INNOVAZIONE L’innovation Hub, soggetto privato e di interesse pubblico, ha un ruolo determinante sul territorio a favore degli imprenditori, senza l’assillo di dover vendere a tutti costi qualcosa Fiducia, tempo e investimenti, rappresentano i maggiori ostacoli che si frappongono tra le imprese e i necessari percorsi d’innovazione di processi, strumenti e strategie. Ne abbiamo discusso con Stefano Soliano, direttore generale di ComoNExT - Innovation hub. Il primo tassello riguarda la fiducia, direttamente legata al tema della comprensione delle tematiche dell’innovazione: “Quello che riscontriamo dal nostro osservatorio parlando tutti i giorni con gli imprenditori è che da una parte c’è la loro attenzione ai temi dell’innovazione dei processi, dei materiali, dei modelli di business, ma dall’altra non sanno a chi affidarsi per affrontare tematiche spesso non facili da comprendere e per sviluppare progetti che vengono percepiti come non necessari o addirittura rischiosi, piuttosto che determinanti per la crescita delle loro imprese. Non padroneggiando gli argomenti, non sanno di chi possono fidarsi”. Effettivamente, oggi i temi legati allo sviluppo e alla trasformazione digitale ed energetica sono numerosissimi: blockchain, raccolta e aggregazione di dati, manutenzione predittiva, robotica, intelligenza artificiale, realtà virtuale e aumentata, metaverso e molto altro. Bisogna introdurli tutti nella propria impresa? No. ComoNExT ha un ruolo determinante sul territorio che è quello di ascoltare e consigliare gli imprenditori, senza l’assillo di dover vendere a tutti costi qualcosa: è un soggetto privato e di interesse pubblico, la cui missione è

LA SEDE di ComoNExT

proprio quella di affiancare le imprese nei loro percorsi d’innovazione. Il tempo è un altro elemento delicato per una Pmi: gli imprenditori – soprattutto i più piccoli – sono completamente concentrati sulla produzione ed è molto difficile convincerli a spendere del tempo per ragionare su aggiornamenti di prodotto o su possibili cambiamenti da apportare al sistema di produzione: “Tendenzialmente la Pmi dedica il suo tempo al lavoro e alla produzione, ha poco tempo da dedicare ad aggiornamenti e approfondimenti per esempio relativi alle nuove possibilità che le tecnologie potrebbero offrirle. L’imprenditore comprende l’importanza della formazione ma fa fatica a decidere di staccare dalla produzione anche solo due operai - che magari rappresentano il 50% della sua forza lavoro - per tre giorni per un corso di aggiornamento”.

Il terzo ostacolo è rappresentato dall’investimento necessario per sviluppare innovazione, che viene spesso percepito come un costo: “È una questione di mentalità, l’investimento deve essere visto come qualcosa che consente di produrre meglio e di avere più mercato domani; le uscite di cassa non sono da appostare sotto la categoria costi ma sotto a quella investimenti. Oggi peraltro ci sono tante opportunità di supporto eco-

STEFANO SOLIANO. Dir. Gen.

nomico per le imprese che in parte arrivano da bandi legati al Pnrr, da contributi regionali e statali: tante formule dedicate alle imprese che vogliono cambiare. Spesso arrivano dai noi imprenditori che restano molto sorpresi quando gli spieghiamo che molti progetti d’innovazione possono essere contribuiti anche al 50% grazie ai bandi disponibili”. A che punto siamo sul territorio? “Un primo step di maturazione delle imprese sulla necessità di sviluppare percorsi di innovazione è stato fatto: quando sono arrivato a ComoNExT sei anni fa eravamo molto più indietro e si faceva fatica a far capire loro perché dovessero innovare. Oggi questa urgenza è ormai condivisa. È tempo di passare al prossimo step lavorando sempre di più con l’obiettivo di rassicurare gli imprenditori sui temi di cui abbiamo detto, fiducia, tempo e investimenti: ComoNExT è l’interlocutore a cui possono affidarsi”


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col l abor azioni con l e univer sità e più f or ti con associazioni di categor ia La Manufacturing Academy avrà un ruolo sempre più centrale nel trasferimento delle conoscenze L’importanza dell’incubazione e le priorità contenute nel Piano st rategico 2022/2024 dell’Innovation Hub di Lomazzo. Il Piano, che verrà presentato ai soci per l’approvazione in giugno, prevede un supporto concreto a tutto il territorio, la provincia di Como e di Lecco, come già avvenuto in questi anni, ma anche un movimento di espansione verso nuove realtà come Varese. “Con l’Università Liuc di Castellanza, così come con l’Università degli Studi dell’Insubria, abbiamo attivato una collaborazione mettendo a disposizione la nostra esperienze di incubatore di startup per supportare gli studenti nello sviluppo di loro idee innovative verso il mondo dell’impresa”, spiega Enrico Lironi presidente ComoNExT – Innovation Hub. Nelle strategie per il prossimo triennio anche una più stretta collaborazione con le associazioni di categoria affinché siano loro a segnalare direttamente le realtà intenzionate ad avviare processi di innovazione. “Questo consente un approccio molto più concreto e mirato che permette di studiare le loro esigenze attraverso la nostra struttura e le 140 aziende innovative che ne fanno parte”. Altro punto importante la formazione con la Manufacturing Academy che avrà un ruolo sempre più centrale nel trasferimento delle conoscenze. “Non è sufficiente avere aziende innovative e conoscere l’innovazione, bisogna trasferire queste conoscenze con progetti mirati o con la formazione dei tecnici che sono già presenti in azienda”. L’incubatore certificato MiSE, differenzia il parco tecnologico di ComoNExT da

ENRICO LIRONI Presidente ComoNExT

PER LE IMPRESE

2 l a bo r a t o r i per f a r e esper ien za Coerentemente con la propria mission di raccogliere il meglio dell’innovazione disponibile e trasferirla al territorio, ComoNExT mette a disposizione delle imprese dei luoghi dove fare esperienza diretta dell’innovazione: tecnologie, strumenti e processi di Industria 4.0. Due in particolare i laboratori attivi: un fine linea che integra strutture tradizionali con tecnologie avanzate come realtà virtuale e cobot; un laboratorio dedicato al marketing dove è possibile verificare l’efficacia di prodotti e servizi attraverso tecnologie e metodologie inno-

vative afferenti ad esempio al neuromarketing cogliendo in maniera sincronizzata la risposta fisiologica, neurologica e la attenzione visiva dell’utente, sia esso consumatore/cliente/ fruitore - online e offline - con l’obiettivo di determinare le più efficaci strategie aziendali.

altri parchi, non tutti lo hanno, è il primo contatto per i soggetti che aspirazione ad avviare una startup. “L’incubatore verrà potenziato per moltiplicare le occasioni di incubazione, anche con il completamento degli interventi strutturali per un possibile ampliamento della struttura”. Le imprese incubate all’interno di ComoNExT arrivano dai diversi bandi specifici attivati come quelli con le università o la Camera di Commercio di Como-Lecco, mentre altre chiedono direttamente di poter entrare attraverso il form presente sul sito, circa 150 ogni anno. Nei primi cinque mesi del 2022 sono state attivate 15 preincubazioni provenienti dai bandi e 14 da altri progetti. Le idee proposte vengono vagliate attraverso appuntamenti di orientamento per capire obiettivi e attuabilità. La prima fase di preincubazione dura circa tre mesi nei quali si capisce se l’idea ha un futuro, se l’idea viene validata c’è l’incubazione. “Siamo fieri del nostro incubatore, forniamo un aiuto concreto in questa fase delicata per la nascita di una nuova impresa, superati i primi passi che sono i più difficoltosi, se c’è del valore arrivano i finanziamenti e di esempi ne potremmo fare tanti di aziende che abbiamo visto crescere, svilupparsi e prendere il volo”. Le startup riconosciute come tali grazie all’apposita legge nazionale, hanno presso la Camera di Commercio un registro specifico, con condizioni particolari di tipo fiscale e burocratico pensate proprio per avvantaggiarle. “Una Legge del 2012 promossa dall’allora ministro comasco Corrado Passera che è diventata un riferimento in Europa”.


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C.Next t r asf er isce l ’esper ienza pol i d’innovazione in t ut ta ital ia In prospettiva dieci hub in Italia con il know how comasco che genererà 1500-2000 imprese C.NEXT porterà la NExT Innovation, il modello di trasferimento tecnologico sviluppato a ComoNExT, in diversi territori italiani dando vita ad un sistema di poli d’innovazione al servizio della competitività delle imprese locali. Come è nata l’idea e perché è così importante? Ne abbiamo parlato con Maurizio Traglio, presidente C.NEXT Spa. L’Italia è il secondo paese manifatturiero in Europa: un ruolo importante nel sistema produttivo europeo che è diventato ancora più significativo perché in seguito a quanto successo nel 2020 con la rottura di tutti i processi legati all’efficienza della supply chain, molte aziende sono andate in crisi per l’eccessiva delocalizzazione. Anche in Italia abbiamo assistito a questa rottura, ma solo in parte, perché il tessuto produttivo si è dimostrato più efficiente che altrove: “L’Italia ha recuperato meglio rispetto a Francia e Germania e in generale rispetto alla media europea. Le inefficienze dovute alla supply chain in Europa rappresentano circa il 44% dell’inefficienza stessa: in Italia questo dato è contenuto al 15% circa. Gli italiani sono riusciti in modo brillante ad aumentare le capacità produttive all’interno del Paese nei diversi comparti per ridurre il gap tra domanda e capacità di offerta che si era creato e che tutt’ora esiste anche per le conseguenze del conflitto in atto”. La crescita importante registrata nel 2021 è un esempio di come le filiere produttive siano state ridisegnate per reagire in modo costruttivo alla crisi generale. In questo scenario si genera una richiesta sempre più significativa di innovazione tecnologica. Il venture capital in Italia è stato poco considerato rispetto ad altri Paesi europei,

MAURIZIO TRAGLIO Presidente

per non parlare degli Stati Uniti: “Le percentuali di investimenti in venture capital erano risibili, poche centinaia di milioni. Oggi si assiste a un importante sviluppo anche di operazioni legate a quel mondo: nel 2021 si sono registrate 300 operazioni di investimento, nel 2011 erano 43. L’ammontare degli investimenti nelle initial è stato nel 2021 di circa 500milioni di euro. Il venture capital è sempre più al centro dell’attenzione anche in Italia e il tema dell’innovazione diventerà sempre più importante per la competitività delle Pmi”. Considerato il ruolo determinante per lo sviluppo del paese a cui è chiamata la piccola e media impresa in Italia, le aziende hanno l’urgenza di diventare sempre più competitive ed efficienti. “Abbiamo compreso che il modello messo a punto da ComoNExT sul territorio comasco – un modello che si è dimostrato capace di supportare lo

sviluppo di realtà imprenditoriali di successo internazionale e di determinare un processo di rigenerazione urbana, economica e sociale – può essere portato al di fuori di Como, presso altri soggetti che per disoccupati

hanno a disposizione aree significative di riconversione industriale e capitali da investire. Un’opportunità che, guardata in prospettiva, conterà circa 10 hub in Italia, con il know how che, trasferito da ComoNExT – Innovation Hub attraverso C.NEXT spa, genererà 1500-2000 imprese con forti contenuti di innovazione e al servizio dei territori, esattamente come avviene qui, dando un contributo significativo allo sviluppo a competitivo del Paese”. e inoccupati

co r si gr a t uit i co n pr o f essio n ist i La proposta formativa di ComoNExT promuove la diffusione di competenze tecnologiche e di soft skills, si rivolge a ragazzi e adulti e coinvolge imprese e professionisti. Obiettivo delle attività di formazione: colmare il gap tra la richiesta di competenze 4.0 da parte delle imprese e la disponibilità di profili professionali adeguati. La Manufacturing Academy in particolare propone corsi gratuiti per disoccupati e inoccupati sui temi della programmazione e della manutenzione di sistemi robotici 4.0. Partner di progetto sono Comau, Umana e Enaip Net.

Le attività di formazione si basano su un metodo di insegnamento esperienziale ed interattivo per condividere competenze reali: per questo ComoNExT coinvolge professionisti affermati e attenti all’innovazione. Il programma dei corsi é breve e intensivo.


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Como Acqua

meno cost i, più gr een L’ener gia si f a in casa La strategia anti rincari dell’azienda, gestore unico del ciclo idrico integrato in provincia di Como: azioni di contenimento dei consumi e autoproduzione con l’utilizzo dei fanghi della depurazione «Situazione complessa ma non intendiamo frenare gli investimenti programmati sulle infrastrutture» I rincari energetici stanno impattando anche sui bilanci dei gestori del Servizio Idrico Integrato con un aumento dei costi, più che raddoppiati nell’arco dell’ultimo anno. Il costo medio dell’energia nel 2021 era pari a 144,28 euro/MWh e nel primo trimestre del 2022 siamo arrivati a 318,22 euro/MWh. A fronte di una situazione così complessa le misure messe in campo dal Governo hanno limitato solo in parte gli effetti negativi. Oltre tutto i gestori del Sistema Idrico Integrato, nonostante siano imprese energivore, non sono ancora riconosciute come tali a livello ministeriale e perciò, non possono beneficiare di maggiori e ulteriori sostegni previsti. Nel caso di Como Acqua i costi energetici sostenuti lo scorso anno sono stati di

Impia n t o Contro l’emergenza

En r ico pezzo l i Presidente e amministratore delegato di Como Acqua

11,850 milioni di euro mentre nelle previsioni 2022 saranno circa 27 milioni. Una complessità di fronte alla quale l’azienda, guidata da Enrico Pezzoli, non è stata a guardare. Al contrario, già lo scorso novembre, quando i mercati non davano ancora segnali di rialzo, l’azienda si è dotata di un Piano Green per il quinquennio 2022/2026 (50 milioni di investimenti) finalizzato alla riduzione dei propri consumi energetici, all’incremento dell’autoproduzione di energia da fonte rinnovabile e all’abbattimento delle quantità di fanghi da conferire a terzi, con un significativo impatto positivo sull’ambiente e costi «Puntiamo a fare in modo che l’azienda diventi sempre più autonoma dal punto di vista energetico»

aziendali. L’obiettivo da raggiungere entro il 2026, al termine della realizzazione degli interventi pianificati, è di ottenere un risparmio economico complessivo di circa 9 milioni di euro. Un risparmio costante che dal 2026, grazie alle opere messe in atto, sarà di circa 5 milioni di euro all’anno. Un progetto lungimirante alla luce di quanto si è verificato nei mesi successivi e che avrà una ricaduta anche nelle bollette pagate dall’utenza. Tra le azioni che verranno messe in campo rientra, in particolare, il potenziamento del sistema di telecontrollo delle reti acquedottistiche, l’installazione di smart meters e la realizzazione di nuovi impianti di autoproduzione di energia alimentati da fonti rinnovabili. «L’obiettivo – dice Enrico

Pezzoli, presidente e amministratore delegato di Como Acqua – è fare in modo che l’azienda sia sempre più autonoma dal punto di vista energetico». In questo ambito è stata avviata la progettazione di un impianto per la produzione di biometano e biogas attraverso la lavorazione dei fanghi prodotti durante i processi di depurazione e attualmente destinati all’agricoltura. Solo su questo fronte la società prevede circa 15 milioni di investimento per interventi da appaltare entro giugno 2023. I benefici, dal punto di economico ed ambientale, sono evidenti: «Trasformeremo ciò «I costi per l’energia: dagli 11,8 milioni del 2021 ai circa 27 milioni previsti quest’anno»


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che oggi è un costo operativo, ovvero lo smaltimento dei fanghi, in un valore – dice il presidente Pezzoli –. I fanghi saranno la materia prima che ci consentirà di produrre biogas (destinato alla produzione di energia elettrica) e biometano utile per alimentare la flotta dei mezzi aziendali». Per realizzare questi impianti Como Acqua ha avviato una richiesta di finanziamento al Mise nell’ambito delle risorse del Pnrr, anche se non verrà accolta la società ha intenzione di procedere a fronte di benefici economici di grande rilievo: si prevede solo dalla produzione di energia un ricavo di 3,5 milioni all’anno, mentre sarà di 2,5 milioni all’anno il risparmio per la riduzione dello smaltimento dei fanghi. Como Acqua è impegnata anche sul fronte dell’emergenza idrica e non si è fatta trovare impreparata. «Già nel 2020 e in parte del 2021 – continua il presidente Pezzoli – abbiamo predisposto e messo in atto un Piano strategico delle interconnessioni e della gestione delle emergenze idriche, ovvero una serie di azioni finalizzate a prevenire una eventuale situazione di emergenza che poi effettivamente si sta verificando a livello locale e nazionale». Il Piano di Como Acqua consiste innanzitutto nel creare un’interconnessione, su grandi anelli, di tutta la rete acquedottistica provinciale. Così facendo è stato gestito in anticipo il rischio, altrimenti con-

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La st r ut t ur a Le vasche del depuratore di Como

creto in questa fase, che singole zone del territorio provinciale potessero accusare una crisi sul fronte dell’approvvigionamento. «Parallelamente - continua Pezzoli – abbiamo messo a fuoco anche un pacchetto di interventi che diventeranno operativi nel caso ci fosse un ulteriore aggravamento della situazione». Tra le misure in questo ambito c’è l’impianto automatico a Bulgarograsso per la distribuzione di sacchetti di acqua

alla popolazione, la predisposizione di autobotti in grado di raggiungere anche le aree più isolate del territorio provinciale. E ancora, pronti ad essere utilizzati in caso di necessità, sono stati realizzati sistemi automatici di pompaggio e filtraggio facilmente trasportabili per la potabilizzazione dell’acqua del lago. Como Acqua, in tre anni di attività, ha aggregato il 95% del precedente mosaico di gestioni in economia, dando vita

In c a mpo Uno dei mezzi di Como Acqua per fronteggiare l’emergenza idrica

a una realtà industriale che ha raggiunto i 67milioni di ricavi e quasi 300 dipendenti. Un soggetto provinciale unico per il ciclo idrico integrato. Il percorso è iniziato il 1° gennaio 2019 con la fusione e razionalizzazione di un gruppo di dodici società territoriali pubbliche. L’unione di piccole realtà “artigianali” ha, di fatto, dato vita a un vero e proprio soggetto industriale. La Società ha attuato solo lo scorso anno oltre 26 milioni di euro di investimenti; questi ultimi quest’anno saranno più di 30 milioni di euro. «Il contesto non è semplice, arriviamo da una pandemia mondiale, un aumento esponenziale dei costi energetici e delle materie prime, con difficoltà di reperimento dei materiali – conclude il presidente Pezzoli – ma vogliamo dare seguito al piano di investimenti. Le infrastrutture della provincia di Como, infatti, necessitano di interventi importanti per garantire un servizio ottimale». Quest’anno oltre 26 milioni di euro saranno investiti nella rete idrica


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ALESSANDRO TESSUTO Presidente alla guida di Clerici Tessuto

Tessile

è RIPARTITO IL DISTRETTO «Il pr obl ema sono i costi» Ottimi primi sei mesi per Clerici Tessuto focalizzata sull’abbigliamento di alta gamma «Energia e materie prime: difficile lavorare» Per oltre un anno il distretto è stato semiparalizzato, ordini ai minimi termini, largo uso degli ammortizzatori sociali e produzione focalizzata sull’arredo. Poi, lo scorso anno e più ancora oggi, l’abbigliamento è tornato a correre con le aziende tessili comasche piene di ordini da evadere. A cambiare però è stato anche il contesto perché oggi il problema sono i costi, dell’energia e delle materie prime. Lo sa bene Alessandro Tessuto, al vertice del Gruppo Clerici Tessuto, uno dei principali punti di riferimento del tessile comasco con 100 anni di storia alle spalle, 362 collaboratori tra la sede principale a Grandate e gli uffici commerciali a Parigi e New York.

A guardare questi primi sei mesi, il bicchiere è pieno per gli ordini e il fatturato: «Alle spalle mesi molto positivi - dice l’imprenditore comasco – i problemi veri ce li abbiamo avuti nella gestione della produzione, non è stato semplice star dietro all’esplosione delle richieste con i costi energetici esplosi e la carenza di materia prima (la seta in primis ma anche la lana e il cachemire). In queste condizioni non nascondo una certa preoccupazione per il secondo semestre e mi

«Mi preoccupa la tenuta del nostro distretto Come faranno i piccoli a sostenere questi rincari?»

faccio delle domande: come faranno lavoratori con uno stipendio di 1.300 euro al mese a pagare l’affitto, saldare le bollette che sono quadruplicate e provvedere alla famiglia? Non so dare una risposta. Sono preoccupato per il distretto: qui siamo 4-5 grandi aziende, una decina di medie aziende e qualche centinaio di piccole realtà (tintori, stampatori, finitori): mi chiedo come faranno le realtà meno strutturare a scaricare i costi che gravano su di loro e rimanere in piedi?». I maggiori costi per l’energia hanno complicato non poco anche i conti dell’azienda: «Una parte, solo una parte, di questi aumenti è stata trasferita sui listini - continua Alessandro Tessuto - il grosso è rimasto in capo alla nostra azienda, l’intervento del governo è stato irrilevante. Noi del resto non abbiamo alcuno strumento per limitare l’impatto di questa stangata: la

bolletta del gas che alimenta la stamperia e il finissaggio è quadruplicata; in tessitura, dove utilizziamo l’energia elettrica, il rincaro è stato anche qui importante ma relativamente più contenuto». All’orizzonte un ulteriore elemento di incertezza è legato alla guerra in Ucraina. Clerici Tessuto non ha avuto conseguenze dirette dalla chiusura del mercato russo, non sono escluse ricadute però derivanti dalla chiusura forzata dei negozi dei grandi brand internazionali del fashion. «Tutti i nostri clienti hanno bloccato gli store in Russia, ora è inevitabile che qualche piccolo contraccolpo potrebbe arrivare anche a monte della filiera» aggiunge Tessuto. L’azienda comasca è focalizzata sull’alta gamma del fashion, nel portafoglio clienti ci sono i top brand di fama internazionale e questo mercato rappresenta circa i due terzi


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Consulenza privacy

Tr att amento dei dat i Il ser vizio al l e impr ese Labor Project assiste le attività private e la pubblica amministrazione in tutti gli adempimenti relativi all’applicazione di Testo Unico sulla privacy e Gdpr (General Data Protection Regulation) Gli step della consulenza: dalle interviste al management all’analisi della documentazione

STAFF Il team dell’azienda con sede a Cantù, Lugano, MIlano e Roma

Labor Project con sede a Cantù, Lugano, Milano e Roma, da quasi vent’anni offre un servizio alle imprese private e pubbliche amministrazioni per adempiere al Testo Unico Privacy e al regolamento generale sulla protezione dei dati. La società accompagna gli enti nella gestione e nella difesa di quel patrimonio intangibile che sono i dati personali dei loro utenti o clienti. Il team di Labor Project, forte di una quindicinale esperienza nella consulenza sulla Privacy in Italia ed Europa, affianca i responsabili del trattamento nell’adempimento delle prescrizioni normative derivanti dal Regolamento per la Privacy dell’Unione europea. La squadra conta circa 40 persone tra collaboratori diretti e indiretti su tutto il territorio nazionale e svizzero

che giornalmente seguono i clienti nella consulenza privacy, circa 500 aziende, nel servizio di Data Protection Officer e di consulenza al servizio DPO, circa 50 realtà, e nell’applicazione della normativa 231/01, per circa 40 Organismi di Vigilanza. Tra i servizi c’è l’affiancamento e supporto ai clienti durante le verifiche dell’Autorità Garante Privacy e del nucleo speciale Guardia di finanza Privacy. La consulenza del team specializzato riguarda tutti gli aspetti connessi alle leggi sulla protezione dei dati, siano esse europee che Italiane. Inoltre Labor Project organizza corsi di formazione

sia in presenza che da remoto a cui partecipano circa 2.500 persone ogni anno. In particolare il servizio di privacy consiste nell’analisi dei trattamenti, individuazione degli ambiti di intervento e segnalazione delle eventuali azioni di remediation. L’analisi inizia con una serie di interviste con il management e i delegati privacy interni e le funzioni aziendali competenti per specifico ambito di controllo, segue l’analisi della documentazione adottata in azienda, un confronto con il Data Protection Officer, anche di gruppo, infine viene prodotto un documento di sintesi e segnalazione di azio-

Quattro sedi operative e circa 40 addetti tra collaboratori diretti e indiretti

Ai corsi di formazione una platea i circa 2.500 persone ogni anno

ni di miglioramento. È anche prevista una consulenza specialistica da parte di un team selezionato all’interno della squadra Labor Project sulla base delle specifiche esigenze del singolo cliente. Inoltre, per garantire una consulenza privacy efficace e completa, Labor Project ha costituito e formato un team di valutatori ISO 27001 certificati per offrire supporto ai suoi clienti anche in merito alla gestione della sicurezza delle informazioni. La società, attraverso la divisione, “Data Protection Officer Professional Service”, offre un contratto di servizi ed un team di comprovata esperienza che svolgerà per conto del cliente i compiti richiesti dall’art. 39 del GDPR, regolamento generale sulla protezione dei dati ufficialmente regolamento n. 2016/679 del-


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l’Unione europea. Inoltre la divisione offre un servizio di affiancamento al Data Protection Officer, interno o esterno, del cliente per lo svolgimento di singole attività, verifiche e controlli oppure per un sistematico e costante supporto operativo. Per quanto riguarda il servizio Fondi interprofessionali utilizzati dalle aziende di tutti i settori per finanziare la formazione continua dei propri dipendenti ed anche per attività di coaching, Labor Project è in grado sia di seguire il cliente nelle modalità di adesione al fondo più opportuno per la sua realtà aziendale, sia di presentare piani formativi al Fondo scelto, con una particolare specializzazione in Fondimpresa. Labor Project è anche Ente di formazione accreditato dalla Regione Lombardia per i servizi di Istruzione e Formazione Professionale e la certificazione e l’accreditamento per la Regione Lombardia permettono a Labor Project anche di progettare e realizzare progetti formativi ad hoc, anche in modalità e-learning. Attraverso il team composto da laureati in giurisprudenza e avvocati con comprovata competenza ed esperienza in materia di D.lgs. 231/2001, La-

bor Project supporta le aziende nella realizzazione del Modello organizzativo aziendale attraverso l’identificazione ed analisi dei rischi, Gap Analysis, la redazione del Modello organizzativo e la redazione dei contenuti del Codice etico. Labor Project fornisce alle società che si siano dotate del Modello organizzativo il servizio di Organismo di vigilanza che comprende: l’attuazione del modello, la verifica, tramite riunioni periodiche di vigilanza, dell’efficacia del Modello di organizzazione ex D.lgs. 231/01 adottato dalla società, analizzando l’effettiva capacità di prevenire la commissione dei reati presupposto di cui al D.lgs. 231/2001. Inoltre il servizio comprende l’aggiornamento del modello Monitoraggio e della validità nel tempo del Modello di organizzazione e formula proposte ai vertici aziendali di aggiornamento del Modello ex D.lgs. 231/01 in caso di intervenute modifiche della normativa vigente o mutamenti della struttura organizzativa, di governance o dell’operatività aziendale, oltre a successive verifiche dell’attuazione e funzionalità delle soluzioni suggerite. Viene inoltre definito e monitorato

La scheda

Ver so il t r a gua r do dei 20 a n n i La società è stata fondata nel 2003 da Matteo Colombo, ora amministratore delegato. Consulente d’impresa e formatore, esperto in materia di privacy e lavoristica, Colombo, dopo la laurea in giurisprudenza e un’esperienza di alcuni anni in una primaria multinazionale del settore agenzie per il lavoro quale risk manager e componente del team ufficio legale, è ora capo di una squadra di avvocati e consulenti. Matteo Colombo è anche data protection officer esterno di diverse importanti società multinazionali. Relatore sui temi della Privacy e sul decreto legislativo 231/2001, docente nei corsi Cas Gdpr e del master in Ict System, Security e Cybercrime presso la Supsi, è autore di diversi libri sul Rego-

lamento Ue della Privacy. È stato ideatore e docente del percorso di Alta Formazione per Dpo che ha superato le 50 edizioni e gli 800 partecipanti in Italia ed è socio fondatore di Privacy Desk Suisse SA e dell’Associazione data Protection Officer che preside. Labor Project S.r.l. ha conseguito le certificazioni ISO 9001 e ISO 27001 ed è Ente di formazione accreditato dalla Regione Lombardia per i servizi di Istruzione e Formazione Professionale (accreditamento n. 543). Inoltre è stata riconosciuta da CEPAS società di Bureau Veritas Italia S.p.a. UNI 11697, quale soggetto qualificato per l’erogazione del corso di Alta Specializzazione “Data Protection Officer DPO”.

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MATTEO COLOMBO Ceo Labor Project

in modo costante il flusso informativo previsto dal D.lgs. 231/2001, dalla Società verso l’Organismo di Vigilanza, al fine di essere periodicamente aggiornati sulla gestione dei processi sensibili aziendali. Si garantisce la conoscenza da parte dei vertici aziendali dell’attività di vigilanza svolta tramite la redazione di relazioni periodiche. La società gestisce il canale Whistleblowing per la segnalazione di violazione o presunta violazione del Modello di organizzazione e analisi dell’effettiva rilevanza ai sensi del D.lgs. 231/2001 della segnalazione ricevuta. Infine viene è assicurata la promozione e cura del processo di diffusione della “Cultura 231” presso la Società e i terzi, con particolare verifica dell’effettuazione di corsi di formazione per i soggetti apicali e dipendenti, sui principi del D.lgs. 231/2001 e sui contenuti del Modello organizzativo adottato. Labor Project guida le aziende nel raggiungere i

requisiti di sicurezza delle informazioni e delle reti, attraverso l’analisi dei rischi sugli asset aziendali, la predisposizione di piani attuativi sulla mitigazione dei rischi rilevati e la consulenza sulle più idonee misure di sicurezza da adottare. La società è membro dell’Associazione Data Protection Officer (ASSO DPO), che ha nominato quale presidente Matteo Colombo, ad di Labor Project. L’Associazione è diretta a sostenere e sviluppare l’attività dei Data Protection Officer, dei Consulenti Privacy, dei Responsabili della Protezione Dati e dei Chief Privacy Officers, mediante il confronto e lo scambio di informazioni tra gli associati. Infine Labor Project è Bronze Member di IAPP, International Association of Privacy Professionals, di cui il team leader è anche membro e partner accreditato, oltre che formatore per il conseguimento della certificazione Certified Information Privacy Professional.


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del fatturato, il cosiddetto fast fashion ha una quota marginale. Clerici Tessuto controlla una value chain completa che comprende dalla tessitura alla stampa, alla tintura e alla finitura. È in grado di proporre una vasta gamma di fibre dal naturale all’artificiale: seta, cotone, viscosa, nylon a base bio e poliestere GRS, tra le principali materie prime sostenibili. La storica passione per la qualità e la manifattura comasca in tutte le sue espressioni è testimoniata proprio dall’archivio ed qui che l’azienda ha investito nell’ultimo biennio per la sua completa digitalizzazione. Il patrimonio custodito è un vero e proprio tesoro del saper fare nel settore tessile. Vi sono contenuti: una raccolta di 10.000 schizzi disegnati a mano e 20.000 libri, una collezione tessile di 200.000 cappellotti in jacquard e 180.000 stampati, 40.000 accessori, 7.000 capi finiti e 2.000 ricamati. Il pezzo forte è un tavolo di lavoro e ricerca con touch screen, che raccoglie tutto il contenuto dell’archivio in formato digitale e accelera ogni processo di ricerca che il cliente può fare, moltiplicando le risposte a richieste, an-

che complesse, di disegni, varianti e combinazioni cromatiche. Si può consultare nella sede comasca o nelle due filiali all’estero. Il biennio della pandemia ha cambiato il mercato ma anche le dinamiche commerciali delle aziende: “Per due anni non ho potuto andare da un solo cliente quando il nostro è, tuttora, un lavoro in cui la relazione in presenza è fondamentale e soprattutto per un’azienda familiare – dice l’imprenditore comasco – le fiere sono meno importanti del passato anche perché la clientela del lusso utilizza questo strumento molto meno del passato. Il mondo è cambiato in pochi anni: il Covid ha accelerato questa trasformazione. Negli ultimi anni, con la tecnologia digitale, è cambiata anche la funzione delle sedi estere: le relazioni commerciali sono diventate molto più impersonali”. L’azienda comasca ha contributo alla nascita de “Filo d’Oro”, rete di impresa di cui fanno parte anche le tessiture A. M. Taborelli di Montano Lucino, la stamperia Saraink di Villa Guardia, la Filatura Ongetta di Ponte di Piave (Treviso), l’orditura di G.T. 2000 di Prato, le tintorie comasche Ambrogio Pessina,

La scheda

La f est a per i cen t o a n n i Un traguardo speciale che l’azienda intende condividere innanzitutto con la sua community, attuali ed ex collaboratori con i loro familiari. Di fatto sabato 9 luglio un intero paese sarà in festa per i 100 anni di Clerici Tessuto. «Ora ovviamente molto meno - dice il presidente, Alessandro Tessuto - ma in passato tutta Grandate lavorava per noi». Fondata nel 1922 da Rachele Clerici e dal marito Alessandro Tessuto come azienda per il commercio di tessuti di seta, Clerici Tessuto, giunta alla quarta generazione, è oggi una delle più importanti realtà tessili mondiali per il settore del lusso, con le sue linee di abbigliamento donna e uomo, accessori e arredamento.

Il vecchio opificio del 1922 si presenta oggi come un imponente complesso industriale di 10.000 m2 che accoglie tutte le funzioni dell’azienda e l’intero processo di produzione, dalla creazione alla realizzazione di tessuti ed accessori di alta qualità. L’azienda controlla oggi una completa microfiliera tessile: tessitura, tintoria, stamperia e tintoria in filo che impiega oltre 300 dipendenti, coprendo l’intero ciclo di nobilitazione della seta e di altre fibre naturali. Ogni anno Clerici Tessuto produce oltre 2.500.000 metri di tessuti di altissima qualità per abbigliamento, accessorio e arredamento, tutti rigorosamente made in Italy. Ha una rete di vendita che raggiunge 2.200 clienti in 64 Paesi.

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Il prezioso archivio aziendale è stato interamente digitalizzato

Comofil, Filati Portichetto, la Iride Tessuti di Biella ed infine la commerciale T.o.t. Un progetto di particolare rilievo nel distretto, avviato nella logica di fare sistema e rendere più performanti le singole aziende a fronte di un mercato sempre più complesso con cui interfacciarsi. Un mercato che richiede, molto più che nel passato, flessibilità e rapidità nell’evasione degli ordinativi. Con “Filo d’oro” le aziende coinvolte sono riuscite a coprire l’intero sistema produttivo e distributivo. I risultati ottenuti in questi ultimi anni consentono a Brenna di valutare molto positivamente l’esperienza: «Credo che i vantaggi siano stati numerosi, è molto importante cercare collaborazioni di filiera, siamo riusciti a cambiare alcune prese di posizione di un distretto, come quello comasco, storicamente molto individualista – dice l’imprenditore – piuttosto mi viene da dire che avremmo po-

tuto utilizzare di più questo progetto». Clerici Tessuto è da diversi anni orientata con decisione sulla sostenibilità. Tra le iniziative realizzate c’è ad esempio l’accordo con Parley for the Oceans, l’organizzazione americana che si occupa della salvaguardia degli oceani e che si è impegnata a fornire in esclusiva all’azienda lariana filati di poliestere eco-innovativi Grs (Global Recycle Standard) ricavati dai rifiuti di plastica marina raccolti sulle spiagge, isole e comunità costiere. «Siamo sottoposti a controlli rigidissimi sul valore dei tessuti che consegniamo in termini di sostenibilità, tracciabilità ed economia circolare - dice l’imprenditore – è una sfida su cui siamo in prima fila ma non nascondo che, per il sistema produttivo, molti sono ancora i problemi da risolvere a cominciare dalle difficoltà, prima di tutte tecniche, di dare seguito alle indicazioni sul recupero dei tessuti».


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Alimentazione

SPORT E NUTRIZIONE POSITIVA TANTA RICERCA E PASSIONE Enervit, azienda leader, da oltre 40 anni si impegna per la ricerca nel segno della sostenibilità. Nonostante la grande espansione ha mantenuto un forte senso di appartenenza con il proprio territorio I dati del primo trimestre 2022 sono stati particolarmente positivi per Enervit, con un +29,5% dei ricavi rispetto al 2021. Tra i fattori di questa crescita, lo scenario attuale e tre elementi principali. Un primo elemento è l’aumento dell’attività fisica da parte delle persone, sia outdoor che indoor (casa e palestra). Un secondo elemento è dato dal fatto che il Covid ha aumentato la consapevolezza nelle persone di quanto sia importante porre maggiore attenzione alla nostra salute, in generale e alla nutrizione in particolare. Questo ha avuto un riflesso positivo anche nel comparto degli healthy snacks, poiché sono sempre più ricercati gli snack poveri di zuccheri e grassi e quelli ricchi in proteine, ambiti che Enervit ben presidia. Un terzo elemento è l’obesità, nei giovani e non solo, che è diventata la nuova pandemia. Da sempre la nutrizione positiva fa parte del dna di Enervit. Traccia il percorso di ricerca sul campo e sostiene la passione per l’innovazione. L’obiettivo dell’azienda è sempre stato quello di anticipare il futuro, formulando e producendo soluzioni nutrizionali e di integrazione ideali per chi fa sport, per chi è attento al proprio benessere e per chi vuole essere in forma. Un impegno che trova conferma nelle varie certificazioni aziendali quali: Uni En Iso 9001 e 14001, Brc, Ifos, Friend of the Sea e Orivo, Bio e Fsc. Applicata linea guida Iso 26000. Enervit The Positive Nutrition Company non a caso è una società attiva nel mercato dell’integrazione alimentare sportiva e della nutrizio-

A ERBA Il moderno stabilimento 4.0

ne funzionale attraverso la ricerca, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di alimenti ed integratori per chi pratica sport ed è attento al

proprio benessere. Un’azienda che promuove la cultura della nutrizione positiva unita al valore di una costante attività fisica e si impe-

SOSTENIBILITà

GRANDE IMPEGNO DELL’AZIENDA La Carta degli Impegni rappresenta uno dei primi passi del percorso di Enervit verso l’integrazione della Sostenibilità nel proprio modello di business. Questo documento è la manifestazione dell’impegno che da sempre l’azienda ripone nel declinare le sue ambizioni in progetti concreti. In ambito ambientale si impegna inoltre: a minimizzare il consumo delle risorse lungo tutta la catena produttiva, promuovendo il riutilizzo dei materiali e dell’energia; a contenere le emissioni dei

processi grazie alla produzione e all’acquisto di energia elettrica da fonti rinnovabili, per contribuire a mitigare gli effetti del cambiamento climatico; a ricercare soluzioni di packaging e di imballaggio sostenibili, dall’innovazione nei materiali usati al design del prodotto finale. Per quanto riguarda i dipendenti, Enervit è impegnata ad alimentare il benessere delle persone e incentivare il work-life balance, consolidare il rapporto di fiducia per creare un ambiente di lavoro sempre più sereno, positivo e performante.

gna ad agire nel rispetto dell’ambiente, delle persone e della comunità, per contribuire in modo credibile ad una transizione sostenibile. L’intero processo produttivo, dall’ideazione alla sperimentazione, dalla messa a punto alla produzione, avviene negli stabilimenti di Zelbio (CO) ed Erba (CO), al fine di garantire il più alto livello di Qualità. Lo spirito aziendale è fondato su valori come rispetto per il consumatore ed i suoi bisogni, capacità di individuare e anticipare i trend, massima attenzione alle materie prime - di altissima qualità, certificate e no OGM - collaborazione costante con esperti e campioni. Enervit ha l’ambizione di poter fare sempre la differenza, contribuendo allo sviluppo di nuove soluzioni e prodotti innovativi sempre più sostenibili. Una missione non solo di business, ma anche ambientale, sociale e di governance


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STORIA Nata nel 1954. Queste le attuali linee di brand: Enervit, The Protein Deal, EnerZona, Enervit Protein, Gymline, Nientemeno, Enervit Break

(ESG) in linea con le più rilevanti linee guida di sostenibilità a livello internazionale. Oggi Enervit è un’azienda leader in Italia e presente con i propri prodotti sui mercati internazionali. È nata in Italia, dove mantiene le proprie sedi: due stabilimenti produttivi in provincia di Como ed un headquarter a Milano. Grazie a questo forte senso di appartenenza con il proprio territorio di origine, Enervit si è impegnata negli anni a sostenere e valorizzare l’occupazione nelle comunità in cui è presente, anche attraverso accordi con le istituzioni. L’approccio in house di questa affermata azienda si declina in 2 stabilimenti produttivi con caratteristiche proprie. L’impianto 4.0 di Erba (CO) è un polo all’avanguardia nella produzio-

I DIPENDENTI che ogni anno partecipano alla Maratona Dles Dolomites

ne di barrette funzionali senza glutine e senza olio di palma, specializzato nella produzione di barrette proteiche, low sugar, e barrette energetiche. Lo stabilimento di Erba è un laboratorio dove si sperimentano costantemente soluzioni tecnologiche avanzate per mi-

Equipe Enervit

UN GRUPPO DI PROFESSIONISTI ALTAMENTE COMPETENTI Dal 1976, Equipe Enervit ha l’obiettivo di promuovere la nutrizione e l’integrazione sportiva in maniera scientificamente corretta. L’Equipe Enervit è costituita da un gruppo di professionisti altamente competenti nella nutrizione e straordinariamente esperti nel roprio settore: medici dello sport, ricercatori, nutrizionisti, biologi, tecnici di specialità e atleti di altissimo livello. Una squadra di esperti che lavora

accanto grandi campioni, dentro e fuori il campo, continuando a scrivere la storia della nutrizione e dell’integrazione sportiva. L’Equipe Enervit si occupa di ricerca, in collaborazione con Università, Enti Pubblici italiani ed europei, Associazioni e Fondazioni scientifiche; consulenza nutrizionale e tecnica ad atleti di alto livello; informazione tecnico-scientifica; formazione tecnico-scientifica indirizzata a medici, farmacisti, nutrizionisti

nimizzare i consumi di risorse lungo il processo produttivo, nell’ottica di una produzione industriale sempre più sostenibile. Un uso integrato ed evoluto di tecnologia, digitalizzazione e automazione al servizio di una maggiore efficienza produttiva responsabile e sostenibile. Massima attenzione viene posta ai consumi, con l’obiettivo di aumentare progressivamente l’utilizzo di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. Lo storico stabilimento di Zelbio (CO) è stato fondato nel 1973, a 1000 mt di altitudine nel panorama unico di Pian del Tivano ad un passo dal muro di Sormano, salita mitica del ciclismo lombardo. A distanza di quasi cinquant’anni è ancora un centro nevralgico della produzione di Enervit, specializzato nella produzione e confezionamento di gel, polveri e compresse. In tutti questi anni Enervit, grazie al prezioso supporto dell’Equipe Enervit, ha avuto

l’onore di condividere le imprese di grandi atleti. Nel 1984 ha realizzato un grande sogno, quello di organizzare a Città del Messico il Record dell’Ora di Francesco Moser, introducendo grandi innovazioni nel mondo del ciclismo, nuove metodiche di allenamento e rivoluzionarie strategie di alimentazione. Per oltre trent’anni ha fornito assistenza medica e nutrizionale al Giro d’Italia. Ha seguito Reinhold Messner mentre scalava, senza ossigeno, i suoi quattordici 8.000 e oggi con altrettanta passione collabora con Hervé Barmasse, un grande interprete moderno di un alpinismo ispirato al rispetto per l’ambiente e l’uomo. Gli ambassador sono Miguel Indurain, Davide Cassani, Stefano Baldini, Daniel Fontana, che tutti conoscono e ammirano. Tra gli atleti brillano Federico Pellegrino, gli atleti delle Nazionali Italiane di Ciclismo, UAE Team Emirates e TrekSegafredo, due squadre di primissimo livello nel ciclismo internazionale, Virtus Segafredo Bologna e altri ancora, in Italia e all’estero. Enervit è protagonista dei più prestigiosi eventi sportivi, con sponsorizzazioni importanti nel mondo del ciclismo: come la Granfondo Nove Colli, la Maratona Dles Dolomites; competizioni di running come la RomaOstia, la Valencia Marathon e i grandi eventi dello sci di fondo come la Vasaloppet e la Marcialonga.


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Alimentazione

f ar ine per sonal izzat e l a sf ida di mol ini l ar io L’azienda ha intensificato i canali di vendita legati all’artigianato, con particolare riferimento a pizzerie e pasticcerie. Rimane vivo il mercato estero concentrato sull’Europa per una logica di costi di noli e trasporto. Ricerca e Sviluppo è tra gli asset principali dell’impresa di Alzate. Puntare sul canale dell’artigianato proponendo farine sempre più performanti e personalizzate. Queste le sfide di Molini Lario per i prossimi anni, un’azienda fondata nel 1919 ad Alzate Brianza oggi sinonimo di eccellenza qualitativa nel mondo della produzione di farine ottenute dalla macinazione e miscelazione di frumento tenero. Le farine Molini Lario sono tutte ottenute esclusivamente da grano proveniente al 100% dalla Comunità Europea. Caratterizzare le proprie farine con grani di sola provenienza comunitaria si è rivelata una scelta strategica che significa in questo particolare momento storico, caratterizzato dal conflitto russo ucraino, poter dare continuità nel rifornimento e costanza di qualità ai propri clienti anche se, come tutto il settore, subisce le oscillazioni globali delle quotazioni delle materie prime. “Il prezzo del grano di base 11% di proteine, per il nuovo raccolto, negli ultimi anni era mediamente quotato intorno ai 190 €/t. Appena prima del conflitto eravamo già arrivati a 270 €/t. Oggi, a pari data di offerta, siamo a 400 €/t. Significa un apprezzamento del 110% ed il tutto in modo molto verticale, in un paio di tranche da 3-4 mesi per volta.” spiega Alessandro Proverbio direttore generale Molini Lario. Digitalizzazione

Tutto il processo di produzione del molino è informatizzato e digitalizzato: “Con l’installazione dei nuovi silos abbiamo provveduto ad un po-

Sostenibilità

l a sede Mezzo in partenza da Via dei Platani, si appresta alle consegne

tenziamento del sistema andando a migliorarlo sia per integrare i silos, sia come gestionale interno, con un up grade. Il molino lavora come si dice “a

luci spente”, il terzo turno, quello notturno, non è presidiato, le operazioni avvengono attraverso un monitoraggio in remoto”.

LA STORIA

da o l t r e cen t ’a n n i un ’eccel l en za Molini Lario, fondata nel 1919, è sinonimo di eccellenza qualitativa nella produzione di farine ottenute dalla macinazione e miscelazione di frumento tenero. La sede di Alzate Brianza raggiunge un livello di leadership tecnologica nella lavorazione del grano tenero grazie ad un’attenta selezione di grani Italiani ed Europei, un processo produttivo che si avvale di tecniche molitorie d’avanguardia e un rigoroso monitoraggio nei suoi laboratori dei grani impiegati e delle farine prodotte. Nel 2019 Molini Lario ha festeggiato un compleanno importante: quello dei 100 anni di attività sempre al servizio dei professionisti dell’Arte Bianca.

I prodotti vanno dalla panificazione, con una gamma di farine dedicate a lavorazioni differenti a seconda dell’esigenza, alla pasticceria con farine speciali che spaziano a in base al tipo di lavorazione In aggiunta, la linea TantaFibra per la realizzazione di prodotti che hanno un occhio di riguardo per la salute ed un gusto speciale, ma anche le Farine 1919 ad altissime prestazioni, per prodotti finiti di alta gamma. Infine, la gamma GranPizza, innovativa ed estesa adatta a produrre pizze a regola d’arte. A completamento delle farine: HyLario, lievito naturale in polvere per panificazione, è disponibile anche la versione pizzeria, e HyLario, lievito secco.

Altro tema di grande attualità la sostenibilità, Molini Lario lavora in sinergia con i progetti di filiera, processi che prevedono per esempio la riduzione dei fertilizzanti, la lontananza dei campi di grano dalle vie più trafficate, la coltivazione dei campi laterali con specifiche varietà vegetali: “Verifichiamo con gli agricoltori coinvolti in filiera che i campi siano posizionati alla giusta distanza dalle strade principali, o che i campi limitrofi vengano coltivati con piante specifiche affinché ci sia un determinato popolamento di insetti”. L’azienda di Alzate Brianza si sta muovendo anche nella ricerca di fornitori alternativi di energia proveniente da fonti rinnovabili. Per avere la certezza di rispettare gli standard imposti dalla filiera, la prima parte del grano così come della farina che passano nell’impianto vengono declassati. “Ciò significa che la prima frazione della farina molita, venga cautelativamente destinata ad altri usi, sempre per alimentazione umana. Semplicemente, per evitare possibili contaminazioni crociate residuate dalle precedenti macinazioni e la conseguente non rispondenza alla filiera, si preferisce dirottare questa testa di macinazione ad altri usi”. Non si tratta quindi di un vero e proprio scarto che deve essere smaltito, ma semplicemente di un’azione cautelare. Il tema della sostenibilità di filiera nei prossimi anni potrebbe essere messo un po’ da parte considerata la situazione


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storica globale: “Potrebbe essere presa una piccola parentesi su queste tematiche. E’ molto probabile che le politiche agricole comunitarie verranno riviste, in questo momento serve poter intensificare la produzione andando a utilizzare magari quei campi che si sarebbero dovuti lasciare a riposo. Con un export seriamente deficitario e limitato da Ucraina e Russia servirà quindi aumentare la produttività comunitaria sia per non andare incontro a mancanza di materia prima sia per frenare l’aumento dei prezzi”. Strategie e asset

Le strategie per il futuro puntano a un potenziamento della rete artigiana con l’inserimento di nuovi agenti e capi area e un rafforzamento del mercato estero europeo. Dal 2015 Molini Lario è maggiormente sensibile nell’intraprendere un percorso virtuoso che si muova attraverso la ricerca di canali di vendita alternativi a quello industriale, l’artigianato: “Dalla data di partenza abbiamo mosso passi significativi in questa direzione, aumentando il numero

dove è anche più alto il fattore di sfida anche in termini di ricerca e sviluppo per dare delle farine che meglio possano incontrare le esigenze di processo degli artigiani”. Rimane attivo il canale estero ma rispetto al 2015, è più concentrato in area europea soprattutto per una questione di costi di noli e trasporto. L’Europa assorbe grandi quantità di farine, la pizza è sempre il target principale che permette di muovere il prodotto sui canali artigiani, la panificazione non è ancora così incisiva. Strumento importante di ricerca e sviluppo per l’azienda è l’Accademia Farina cresciuta in termini di qualità, partita con la panificazione, si è strutturata e rafforzata con la pizzeria e a breve verrà aperto il canale pasticceria. “Aperta nel 2015, negli anni ha dimostrato la propria efficacia, anche durante il periodo di lockdown quando abbiamo migrato i corsi a una forma online che ci ha permesso di andare a intercettare un maggior numero di persone. Anche adesso che siamo tornati a fare corsi in presenza, teniamo comunque valida la ACCADEMIA

CORSI DEDICATI AGLI ARTIGIANI

ALESSANDRO PROVERBIO Dir. Gen.

di distributori in area nazionale sia vicino a noi che in aree con minor presidio come il centro, il sud e le isole. Questo continuerà in futuro con un focus particolare sui canali della pizzeria e della pasticceria perché riteniamo che per assistere i tecnici di questi settori siano indispensabili delle farine più performanti,

Accademia Farina di Molini Lario nasce nel 2015, si avvale da subito di un Centro Applicativo e di Ricerca e Sviluppo per sperimentare nuove farine e nuove metodiche per ottenere i migliori risultati nella panificazione. Oggi, questa struttura è il centro di formazione ed il punto di incontro tra l’azienda e la sua più qualificata clientela artigianale, favorendone le reciproche conoscenze. Al suo interno si svolgono corsi dedicati agli artigiani dell’arte bianca per assistere alla preparazione di ricette classiche o originali preparate con le farine Molini Lario e approfondire le loro peculiarità. Da registrare anche le numerose Masterclass sul territorio

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I La min at o i di prima rottura per macinare il grano

modalità online che ci permette di far seguire i corsi a più persone”. Un altro format che sta riprendendo dopo il periodo pandemico è la formula itinerante, avendo a disposizione un numero maggiore di tecnici rispetto a prima sarà anche più frequente: “Abbiamo iniziato con un tecnico di panificazione poi ne abbiamo inseriti di altri nel canale pizzeria, adesso abbiamo all’attivo 5-6 tecnici di pizzeria, questo ci permette di essere più presenti sulle diverse zone. I tecnici operando in un’area geografica specifica, conoscono il mercato locale e riescono a indirizzare meglio le farine per quei prodotti finiti/processi che in quella zona vanno per la maggiore, proponendo focus e laboratori specifici. Riusciamo a essere più sinergici tra tecnici e azienda”. Nei prossimi anni questo percorso verrà mutuato anche per il canale della pasticceria, inserendo tecnici specifici. “La farina in questo settore ha sicuramente un minor impatto rispetto a quanto possa averne nella pizzeria ma rimane comunque importante il canale dei prodotti da ricorrenza, così come quello per le sfoglie dove la farina la fa da padrona”. Ricerca e Sviluppo

Compito del settore Ricerca e Sviluppo interno all’azienda è quello di intercettare le caratteristiche principali in continua evoluzione dei grani, conoscerle, valutarne l’impatto nelle farine e fare la miglior

promozione delle tecniche di panificazione che con loro ben si sposano. Tempi di impastamento, tempi di riposo, livelli di idratazione, sono tutti fattori fondamentali per una buona resa di processo e per ottenere prodotti di alta qualità costante nel tempo. “Il molino produce farine e cerchiamo di farle sempre più performanti. Per noi fare ricerca e sviluppo significa: ricercare varietà di grani, produrre farina adatta, abbinarla al processo. La farina ha bisogno di un processo idoneo che la vada a sostenere”. Le fasi della produzione prevedono la partenza dalla varietà di grani che vengono moliti secondo un diagramma di macinazione opportuno cui segue l’applicazione a un processo. “Per produrre una rosetta per esempio, prodotto soffiato, serve un grano di forza che deve essere molito affinché vengano preservate nella farina certe caratteristiche specifiche in termini di amidi danneggiati, qualità di glutine, forza, elasticità e quant’altro possa essere necessario affinché questa farina sia performante per la produzione di biga. Per Biga si intende il preimpasto per eccellenza su cui si basano i processi per prodotti da forno soffiati. Una farina valida per una biga fermentata 18 ore a 18 gradi e rinfrescata con altra farina più debole, come previsto da metodo scolastico, è garanzia di un prodotto soffiato di eccellenza”.


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Alimentazione

ADATTAMENTO e INIZIATIVA LE CHIAVI DEL SUCCESSO Il Banconiere spiega le difficoltà legate alla crescita dei prezzi che colpisce anche prodotti che nulla hanno a che vedere con i territori coinvolti nel recente conflitto bellico Un punto di riferimento chiaro e affidabile nel settore gastronomico, Il Banconiere Srl di Olgiate Comasco, da trent’anni attivo e presente sul territorio, produce e seleziona il meglio della tradizione culinaria italiana, con l’obiettivo di offrire alla clientela, ogni giorno, un vasto assortimento di produzioni sceltissime e piatti pronti, realizzati con ingredienti rigorosamente freschi e di alta qualità. Dopo aver superato, grazie allo spirito di adattamento e di innovazione, il difficile periodo della pandemia, che ha messo a dura prova l’intero comparto della ristorazione, l’azienda oggi, come accade ovunque e in ogni settore, si trova a fare i conti con le conseguenze causate dal conflitto che imperversa nell’Est Europa e la necessità di affinare nuove strategie per far fronte a diverse problematiche. «Purtroppo, come per quasi tutti i settori, anche il nostro soffre di alcune problematiche legate alla crisi economica innescata dal conflitto – ha raccontato Volonté, alla guida de Il Banconiere – e, nello specifico, stiamo assistendo ad un progressivo e costante aumento dei prezzi di diverse materie prime essenziali nelle nostre lavorazioni. Questa crescita dei prezzi colpisce anche prodotti che nulla hanno a che vedere con i territori del conflitto, dal momento che i grandi protagonisti del settore, essendo venuta meno una delle importanti fonti di approvvigionamento di cui disponevano, si rivolgono a for-

IN NEGOZIO Il fornitissimo bancone in via Roma ad Olgiate

nitori differenti creando un forte aumento di domanda che comporta un inevitabile aumento dei prezzi». Una questione seria, dunque, che l’azienda sta affrontando con grande impegno e perizia. «Per quanto possibile stiamo facendo degli enormi sforzi per non far ricadere sul nostro cliente questi rincari di prezzi. Da un lato, cerchiamo di farci carico del maggior costo e, dall’altro, cerchiamo di ottenere prezzi migliori adottando strategie di acquisto che non sono tipiche per le strutture che hanno le nostre dimensioni: in particolare, per i beni conservabili, stiamo cercando

di acquistarne in grandi quantità a prezzi calmierati, in modo da avere un maggiore potere d’acquisto in grado di garantire al cliente la nostra consueta qualità, mantenendo quasi invariati i prezzi di vendita. Il nostro obiettivo è sempre, anche in tempo così difficili, quello di garantire al consumatore che sceglie di rivolgersi a noi un prodotto di ottima qualità al prezzo corretto. Abbiamo assistito negli anni ad una svalutazione di alcune produzioni che in realtà richiedono tempo e lavoro manuale: è importantissimo per noi che tutti gli attori coinvolti in questa produzione ricevano

il giusto compenso per il lavoro che svolgono, così come ciascuno di noi lo pretende per il proprio lavoro». A tal proposito, vale la pena soffermarsi su un altro tema che, in questi ultimi mesi, sta tenendo banco nel comparto della ristorazione, specialmente in Italia: la difficoltà nel reperire personale qualificato, che possa garantire continuità nell’impegno lavorativo. Da più parti, si alternano voci contrastanti, che raccontano di frequenti turnover, indisponibilità di candidati, condizioni lavorative non sempre soddisfacenti e così via. Un problema che ha suscitato grandi dibattiti nel settore e nell’opinione pubblica, ma che non ha toccato Il Banconiere, da sempre sensibile a questa tematica. «Siamo molto orgogliosi di questo – ha proseguito Volontè - per coerenza con la nostra filosofia aziendale il nostro personale è quasi interamente assunto con contratti a tempo indeterminato e, laddove sussiste il contratto a tempo determinato, è perché si tratta di contratti di sostituzione (come ad esempio in caso di maternità). Non abbiamo registrato defezioni, né durante la pandemia né in questa fase in cui leggiamo le testimonianze di molte imprese che vedono i propri dipendenti allontanarsi alla ricerca di una dimensione lavorativa capace di non precludere interamente il godimento della dimensione privata. Trovare una conciliazione per queste due aspetti che interessano la vita di tutti noi è stato uno degli obiettivi che ci siamo posti negli ultimi dieci anni e ritengo che abbiamo fatto un ottimo lavoro di riorganizzazione, in grado di soddisfare appieno le necessità


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aziendali e delle persone. Sappiamo che, per chi lavora a contatto con il pubblico, non sono applicabili né lo smart working né orari flessibili perché se il punto vendita è aperto necessita di un certo numero di commessi presenti. Abbiamo tuttavia individuato modalità organizzative che consentono, ad esempio, ai nostri lavoratori impegnati nella vendita di suddividere le ore lavorative in turni che impegnano circa mezza giornata con domenica e festività sempre a casa; le rare eccezioni in cui ci troviamo a lavorare durante i giorni festivi viene applicata la maggiorazione oraria prevista dalla normativa. Trovo che questo elemento sia fondamentale per dare valore al tempo dei nostri collaboratori. Ciascuno di loro sa che quando l’azienda chiede di svolgere lavoro festivo è perché non ha soluzioni differenti e quelle rare eccezioni vengono vissute con serenità ed estrema disponibilità da parte di tutti». Una strategia vincente, dunque, basata su un principio fondamentale. «Diciamo che la regola a cui cerchiamo di attenerci è di avere sempre il massimo rispetto per il tempo che i nostri collaboratori dedicano al lavoro, e che quindi sottraggono alla propria vita privata – ha sottolineato l’azienda - in questo senso ci sforziamo di organizzare i turni con diverse settimane di anticipo (normalmente 4/6 settimane), definiamo il calendario ferie dettagliato entro i primi dieci giorni del mese di febbraio in modo che ognuno possa muoversi come meglio crede, organizziamo le giornate lavorative affinché ciascuno sia chiamato a svolgere un carico di lavoro adeguato, che permetta ad ogni dipendente di dedicare il giusto tempo e le energie necessarie ad offrire al cliente un servizio di qualità. Tutto questo, per noi, è fondamentale e complementare alla nostra attività di produzione e selezione di generi alimentari». La stessa attenzione e dedizione impiegate nella cura del cliente sono dedicate alla produzione e alla scelta delle materie prime, un lavoro costante e in continua evoluzione, che richiede un certo li-

BANCONIERE il punto vendita

vello di specializzazione. «Se volessimo fare alcuni esempi – ha aggiunto Volontè - potremmo parlare dell’abilità nel disossare un prosciutto crudo per prepararlo alla vendita, o di quella necessaria per sezionare un posteriore di manzo per ricavarne i diversi tagli che servono al banco macelleria. Ancora, è necessario conoscere quale sia il coltello è più adatto per tagliare un formaggio a pasta molle rispetto ad una forma di pecorino stagionato. Si tratta di competenze molto specifiche che vengono apprese “on the job”, non es-

sendo previsto alcun percorso formativo dedicato ai ragazzi in questo senso. Purtroppo, non è facile trovare queste competenze nelle persone che si candidano. Parte di questa carenza è data dalla riduzione del numero di negozi specializzati presenti sul territorio: le grandi strutture che distribuiscono generi alimentari hanno esternalizzato buona parte di questi passaggi, pertanto chi arriva da un’esperienza maturata in queste realtà non ha mai visto né ha mai avuto a che fare con certe lavorazioni.

EVOLUZIONE

OGGI è UN NEGOZIO SPECIALIZZATO Il Banconiere Srl si trova in via Roma 84 ad Olgiate Comasco. L’idea di azienda come viene conosciuta oggi nasce nei primissimi anni Novanta, quando il suo fondatore, Gabriele Volonté, decide di trasformare quella che era un minimarket in un negozio altamente specializzato con produzione propria. Nel corso degli anni, si è poi reso necessario avere a disposizione un ulteriore spazio quindi, nel 2000, è stata aperto un secondo punto vendita a Fino Mornasco. Da allora è stata effettuata una importante selezione dei prodotti venduti e si è deciso di dedicare lo spazio vendita a produzioni artigianali e di elevata qualità; parallela-

mente, è stato ridotto lo spazio dedicato ai prodotti di produzione terza per estendere la gamma dei prodotti di produzione interna che vengono proposti alla clientela, capaci di raccontare il meglio della tradizione gastronomica e culinaria italiana. Nel 2013 l’azienda ha cambiato sede riunificando l’attività nell’attuale edificio, che è stato fondamentale per sviluppare il lavoro al suo meglio: questa struttura è stata infatti pensata per ospitare questa attività con tutte le sue caratteristiche e specificità, permettendo di ottimizzare al massimo gli spazi e i processi produttivi, per fornire il miglior servizio al cliente.

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Nel momento in cui un ragazzo siapproccia al nostro lavoro viene formato per diversi anni prima di diventare effettivamente autonomo; dedicare risorse, sia in termini di tempo che in termini di formazione, è fondamentale se non vogliamo completamente perdere l’enorme bagaglio che la nostra tradizione gastronomica ci ha lasciato in eredità». Forte della sua storia e della sua tradizione, l’azienda è proiettata verso il futuro grazie alla digitalizzazione, strumento che supporta Il Banconiere in tutte le sue operazioni quotidiane, dalla cucina alla vendita, dalle procedure d’ufficio alla relazione con il cliente. «Il nostro lavoro – conclude l’azienda - pur essendo ancora estremamente artigianale, può beneficiare di sistemi di controllo che permettono di verificare la qualità delle produzioni e che riducono i possibili ed eventuali errori umani. Oltre a questo, abbiamo poi ritenuto opportuno sfruttare al meglio i nuovi canali di comunicazione resi disponibili dalle piattaforme social; in questo modo, grazie all’inserimento del nostro profilo aziendale su alcune piattaforme, siamo in grado di comunicare ai nostri clienti, o anche a chi è semplicemente appassionato, le nostre iniziative (ad esempio le degustazioni che organizziamo per alcuni prodotti) e di mostrare con dei brevi video i passaggi chiave delle nostre produzioni. Riteniamo che questo aspetto sia indispensabile per far arrivare al consumatore l’autenticità e la genuinità dei nostri piatti. Per fare un esempio, quando produciamo le classiche lasagne al ragù partiamo dall’impastare la pasta all’uovo per fare la sfoglia, prepariamo il nostro ragù con le carni del nostro banco macelleria e naturalmente cuciniamo la nostra besciamella classica; produrre internamente ogni elemento che va a comporre il piatto ci permette di garantire genuinità e qualità per il consumatore e di controllare ogni singola fase della produzione, per offrire un prodotto di alta qualità senza l’utilizzo di additivi o conservanti di sorta».



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LA Co o p di via Cecilio a Como inaugurata nel novembre del 2019

Grande distribuzione

RISPONDERE ALLE ESIGENZE ATTENTI ALLE FAMIGLIE Nel periodo di pandemia grande sensibilità alla sicurezza. Ora con le ripercussioni del conflitto non mancherà l’aiuto a soci e clienti Una Cooperativa in grado di rispondere alle esigenze dei clienti e di adattarsi ai diversi contesti storici che si sono susseguiti negli ultimi anni, mettendo sempre al primo posto qualità, sicurezza e professionalità. Una sfida certamente non facile, che però ha dato ottimi risultati, a partire dalla soddisfazione di chi sceglie l’ipermercato per fare la spesa. Coop Lombardia ha chiuso il bilancio del 2021 con un incremento netto di 6,4 milioni di euro rispetto ai 6,9 milioni del 2020: un confronto che, comunque, è difficile fare, considerando che il bilancio del precedente esercizio - che era stato caratterizzato dal regime straordinario della gestione operativa indotto dalla pande-

mia - aveva portato un aumento delle vendite accompagnato da una minore pressione promozionale. Interessante, quindi, fare un’analisi per capire come Coop ha saputo gestire la difficile situazione pandemica prima o il conflitto in Ucraina poi, entrambi con inevitabili ricadute sui consumi dei cittadini. Partiamo, innanzitutto, dal contesto postpandemia a cui è stato necessario adattarsi. «Nel 2021 la Cooperativa ha mantenuto e Il bilancio di Coop Lombardia chiude il 2021 con un incremento netto di 6,4 milioni di euro rispetto ai 6,9 milioni del 2020

rafforzato il proprio impegno nel contrasto alla pandemia implementando ulteriori soluzioni in grado di garantire la salute dei propri lavoratori – ha spiegato il presidente di Coop Lombardia Daniele Ferrè -. A tal proposito il gruppo di lavoro specifico, il Comitato Covid-19 attivato sin dai primi giorni di emersione del fenomeno pandemico, ha continuato a lavorare per fronteggiare al meglio la situazione, individuando le migliori soluzioni applicabili in base alle informazioni e alle normative che, in modo spesso repentino, hanno continuato a susseguirsi nel corso dell’esercizio. La Cooperativa ha mantenuto per tutto il 2021 il dispiegamento di misure di prevenzione adottato nel 2020, tra cui un programma straordinario di sanificazione degli ambienti di lavoro, la messa a disposizione di dispositivi di prote-

zione individuali (mascherine, visiere, pettorine, guanti), nonché nuove procedure operative aggiornate alla normativa e un canale diretto con i propri medici competenti per i lavoratori». Soluzioni alle quali, ormai, tutti noi ci siamo abituati a vedere, ma che non sempre è facile garantire: Coop, però, ha costantemente messo al primo posto la sicurezza dei propri clienti gestendo al meglio la situazione. «Questa “nuova normalità” di convivenza con la pandemia che ha caratterizzato il 2021 ha portato a una progressiva normalizzazione dell’approccio all’acquisto dei consumatori, determinando per la Cooperativa un calo delle vendite complessive a rete corrente di oltre il 5% rispetto ai dati straordinari del 2020 - ha ragionato Ferrè - anno in cui il contesto generato dalle fasi più acute e impreviste della diffusio-


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DANIELE FERRè Presidente Coop Lombardia

ne del virus Covid-19 aveva indotto un regime di acquisti straordinario e non sostenibile nel medio periodo. All’andamento complessivo dei ricavi caratteristici si è accompagnata la ripresa della pressione promozionale, di fatto sospesa per buona parte del 2020, con una conseguente flessione della marginalità. L’analisi per canale evidenzia una maggiore tenuta delle medio-grandi superfici, le più penalizzate nel 2020 per la limitazione all’accesso alle gallerie dei centri commerciali, rispetto ai supermercati di superficie medio-piccola, che avevano invece maggiormente beneficiato dall’incremento delle vendite indotto dalla pandemia. Il difficile contesto di concorrenza serrata e in continua crescita che caratterizza il mercato lombardo ha contribuito alla flessione dei volumi di vendita della Cooperativa». Per contro, il progressivo allentamento delle disposizioni normative di limitazione agli spostamenti delle persone ha generato la netta ripresa delle vendite dei distributori di carburante Enercoop, tornate a rappresentare una componente importante del risultato economico della Cooperativa. Premesse non particolarmente incoraggianti, eppure Coop ha ottenuto un risultato

economico positivo. «La Cooperativa chiude l’esercizio 2021 con un utile netto di 6,4 milioni di euro – evidenzia ancora il presidente – un bilancio poco confrontabile rispetto al bilancio del precedente eser-

cizio, che era stato caratterizzato dal regime straordinario della gestione operativa indotto dalla pandemia. Infatti, proprio per le considerazioni precedentemente esposte, l’esercizio 2021 di Coop Lom-

PROGETTI

so l ida r iet à e t a n t i va n t a ggi a i so ci Coop Lombardia è sempre vicina al territorio. Anche quest’anno, continua l’importante missione di promuovere iniziative locali di raccolta fondi destinate al recupero di beni culturali, oppure al sostegno di associazioni del territorio. Soci e clienti possono partecipare attivamente al crowdfunding ogni volta che fanno la spesa: in tutte le casse dei punti vendita coinvolti, è possibile donare 300 punti SocioCoop oppure acquistare una card solidale del valore di 3 euro e sostenere progetti locali di alto valore sociale che “fanno grande la comunità”. A tal proposito, si è conclusa a Como l’iniziativa “L’albero di Gae”, promossa dal Comitato soci Coop di Como per realizzare uno spazio di incontro nel quartiere di Rebbio, all’esterno della Coop di Como. L’idea è nata da un percorso di co-progettazione tra cittadini e organizzazioni che lavorano nell’ambito della giustizia ripa-

rativa, per ricordare il giovane Gaetano Banfi e, in sua memoria, favorire l’ascolto, il dialogo e la mediazione dei conflitti. La raccolta fondi è stata destinata alla piantumazione di un ulivo e all’installazione di una panchina, dove è possibile sedersi in cerchio: un luogo confortevole, aperto a tutti, dove incontrarsi e ascoltarsi, dove parlarsi guardandosi negli occhi. I soci di Coop Lombardia sono in continua crescita, grazie all’affidabilità e alla qualità che gli ipermercati sanno garantire quotidianamente. La provincia di Como conta attualmente 48.796 soci, di cui il 58,2 per cento sono donne e il 41,8 per cento, che possono godere di esclusivi vantaggi e regali. Una solida realtà costruita anche grazie al prezioso lavoro dei dipendenti, sui quali Coop pone particolare attenzione: nei quattro punti vendita del Comasco, ci sono 231 collaboratori di cui il 74 per cento sono donne.

bardia ha evidenziato complessivamente un decremento netto del valore della produzione di 52,4 milioni di euro, in gran parte attribuibile al previsto rimbalzo negativo dei ricavi della rete degli ipermercati e supermercati (-81 milioni di euro), parzialmente compensato dall’incremento (+27,2 milioni di euro) delle vendite di carburanti, legato al venir meno dei provvedimenti restrittivi alla circolazione delle persone indotti dalla pandemia. Il 2020 è stato un anno importante per il completamento del programma pluriennale di sviluppo». Nemmeno il 2021, in ogni caso, è stato un anno statico per la Cooperativa, anzi: è stato infatti inaugurato il negozio InCoop a Vigevano in corso Di Vittorio, nel cuore della città, a pochi passi dal centro storico. Il negozio di prossimità, appartenente alla Divisione Mini, con oltre 7.000 referenze a scaffale, è stato pensato e realizzato per permettere a Soci e clienti un’esperienza d’acquisto completa, veloce e con particolare attenzione ai prodotti del territorio. Nel corso dell’esercizio sono stati portati a termine numerosi progetti di ristrutturazione e adeguamento dei punti vendita che hanno riguardato gli ipermercati di Sesto Sarca, Milano Piazza Lodi e Treviglio e i superstore di Monza, Pavia e Lodi. Sono numerosi anche gli interventi di ristrutturazione che hanno riguardato i supermercati, in particolare quelli dell’area metropolitana milanese di Ornato e Rogoredo, mentre prosegue la progressiva attività di adeguamento della reta ex CVL agli standard di Coop Lombardia. Altre novità, a livello di ristrutturazione, sono in arrivo anche per quanto riguarda l’area del Comasco. È inoltre proseguito lo strategico piano di sviluppo del canale franchising: dopo Angera, Zogno e Ponte in Valtellina sono stati aperti sotto l’insegna Coop i 2 negozi affiliati di Agnadello e Nova Milanese. Uno sguardo particolare è sempre rivolto alla gestione delle risorse umane: ai dipendenti vengono offerte le migliori condizioni di lavoro, per poter operare in un ambiente sicuro e che garantisca a tutti


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opportunità di crescita. «Il rispetto delle persone, l’equità di trattamento, la formazione e il lavoro di squadra sono stati gli elementi che hanno guidato anche nel trascorso esercizio la gestione delle risorse umane di Coop Lombardia – ha confermato Ferrè - formazione e sviluppo delle persone, di cui il 68% sono donne, sono state le principali linee guida che hanno caratterizzato il trascorso esercizio, in cui per molti dipendenti è stato possibile disegnare e attuare percorsi di crescita fondati sul merito». Nel 2021 la Cooperativa ha dato seguito all’ambizioso progetto «RisCoopriamoci protagonisti, diciamo la nostra!», finalizzato all’ascolto e al coinvolgimento dei suoi dipendenti, avviato alla fine del 2019, realizzando diverse iniziative che hanno messo ancor più in evidenza la centralità che ricoprono le persone che lavorano in Coop Lombardia e l’impegno della Cooperativa nel curare il loro benessere, nel consentire la crescita professionale e dando la possibilità a ognuno di esprimere le proprie potenzialità. Con l’obiettivo di migliorare complessivamente la qualità della vita lavorativa dei dipendenti, sono state analizzate le varie aree di gratificazione, individuando quelle potenzialmente causa di una minore soddisfazione e gli aspetti considerati positivi dell’esperienza lavorativa. Da qui è nato lo slogan «Tu al centro» che ha preso vita con una landing page accessibile dal portale welfare o dalla sezione intranet di Coop Lombardia (Comunicoop) in cui si sono sintetizzate le informazioni utili sulle fasi principali dell’esperienza lavorativa: inserimento, valutazione delle prestazioni, percorsi di sviluppo (oltre 110 completati nel 2021), formazione continua, valorizzazione del talento. Per chi è socio della Cooperativa, sono state portate avanti diverse iniziative esclusive che hanno rafforzato il legame con questa solida realtà. Dal mese di giugno fino alla fine dell’anno, in collaborazione con Notorious Cinemas, Coop Lombardia ha realizzato per i soci l’attività «La Coopti porta al Cinema». Grazie a questa, al raggiungi-

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Repa r t i Grande attenzione nell’esposizione dei prodotti ortofrutticoli

mento di una soglia di spesa, i soci hanno avuto diritto a biglietti di ingresso al cinema Notorious di Sesto San Giovanni e al cinema Gloria di Milano Corso Vercelli a solo 1 euro. In occasione della Giornata della Donna la Cooperativa ha omaggiato le socie con una pratica pochette, mentre per la Festa della Mamma è stato donato un simbolico braccialetto raffigurante l’Albero della vita. Nel trascorso esercizio, in occasione della Festa del Socio, le attività proposte sono state molte, tra conferme e novità. Non è mancato il consue-

to sconto del 10% su tutta la spesa nella giornata di sabato nei supermercati e domenica negli ipermercati, poi la distribuzione dei carnet con numerosi buoni sconto su una selezione di prodotti a marchio Coop per far gustare ai soci le eccellenze del proprio assortimento, quindi il raddoppio dei punti il venerdì prima della festa e alla campagna speciale nuovi Soci. Le sorprese, però, non sono finite: con l’obiettivo di coinvolgere attivamente e ascoltare le proposte di tutti, è stato realizzato un volantino pro-

OBIETTIVO

IL DIPENDENTE AL CENTRO Mettere il dipendente al centro, perché alla crescita de personale equivale la crescita della Cooperativa stessa. Con questo obiettivo Coop Lombardia ha attivato un percorso nell’ultimo periodo, caratterizzato da alcune tappe importanti, tutte incentrate sull’ascolto dei fabbisogni dei collaboratori. «La spinta a costruire un contesto organizzativo in cui le persone si sentano parte e possano esprimere il proprio talento, ci ha portato nel 2021 a soffermarci sull’analisi dell’employee experience, dando vita al progetto “Tu al centro” – ha spiegato Sara Cirincione, responsabile del personale - abbiamo creato

dei gruppi di lavoro con personale di negozio e della nostra Direzione Risorse Umane, individuando quali potessero essere, per i nostri collaboratori, nell’arco della loro vita professionale i punti di soddisfazione e di potenziale demotivazione. Abbiamo così guardato in modo critico i processi della Direzione Risorse Umane, ridefinendoli nell’ottica di ciò che può soddisfare un collaboratore e aumentarne di conseguenza il coinvolgimento e l’impegno. In questi anni riteniamo di aver gettato delle importanti basi iniziando col cambiare il nostro modo di lavorare».

mozionale interamente votato e creato dai soci. In occasione della Festa del Socio, è stata inoltre estesa su tutta la rete l’attività «Presenta un Socio», testata con successo nei mesi estivi in due ipermercati. Tante piccole ma grandi accortezze che fanno sentire parte di una grande famiglia. Da ultimo, non può mancare una riflessione per quanto riguarda le prospettive del 2022, tenendo conto di quanto sta accadendo anche al di fuori dei confini italiani. «In questo momento, la situazione attuale e prospettica è messa in forte discussione a seguito dell’avvenuto attacco russo in terra Ucraina – ha concluso Ferrè - l’effetto sull’economia è pesante: la complessità dello scenario geopolitico e le possibili implicazioni sull’economia globale rendono la crisi in Ucraina non confinata, bensì proiettata in una dimensione internazionale, rendendo difficile prevedere scenari futuri, in un contesto in cui la volatilità e l’incertezza restano fattori dominanti. Si prospetta quindi un anno piuttosto complesso, con alta inflazione nell’alimentare, «caro bollette» per le famiglie e, pertanto, una ancor più forte motivazione da parte di una cooperativa di consumatori di aiutare i propri Soci e clienti». Coop, si riconferma una solida realtà sempre proiettata con uno sguardo al presente.



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A cura di Gammatom

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Irraggiamento

r aggi gamma e ambiente Eccel l er e nel mondo Per una PMI italiana, l’affermarsi nel tempo in mercati sempre più incerti, esigenti e competitivi non è facile. Gli elementi che concorrono a valutazioni positive sono oramai molteplici e il solo aspetto qualitativo di prodotto o servizio non è sufficiente a convincere il cliente. Quando poi la PMI aspira a divenire un’eccellenza di fornitura anche in contesti internazionali con riferimenti a multinazionali iper strutturate allora i parametri di valutazione crescono, rendendo ancor più complesso accedervi. La narrazione imprenditoriale di Gammatom parte da lontano nel secolo scorso nel 1969, da quel momento la lungimirante visione del possibile utilizzo dell’irraggiamento attraverso raggi gamma ha garantito un’evoluzione graduale ma costante nel mercato nazionale e mondiale. Oggi Gammatom è un’azienda italiana con una forte identità europeista e considerata PMI d’eccellenza, è riconosciuta affidabile e qualitativamente elevata nel suo esercizio d’irraggiamento ai fini della sterilizzazione per scopi scientifici e industriali. Opera su una struttura coperta che si estende su 4.500 mq e conta 35 risorse umane come organico. In questi anni però, non ha mai dimenticato le sue radici, il territorio di appartenenza, cercando di coltivare e mantenere quel legame socio-istituzionale attraverso azioni a carattere solidale. Può sembrare un paradosso ma Gammatom può essere definita nel suo modo di concepire il “fare impresa” un’azienda sostenibile ovvero, compatibile con le esigenze di salvaguardia delle risorse ambientali; l’attenzione alla scelta di materiali, fornitori e processi come pure smaltimenti è scrupolosa al mantenimento di certi requisiti. Perché la si considera un’eccellenza? “Per molti motivi. È una PMI privata italiana che ha un solo competitor nazionale, inoltre il settore, considerata la sua particolarità, conta all’incirca 300 aziende in tutto il mondo. Giusto evidenziare che i concorrenti sono in maggioranza multinazionali ed esser riuscita a conquistare una buona quota di mercato è orgoglio italiano. Il pregevole posizionamento nei mercati avviene per servizi in gran parte diretti a produttori di dispositivi medici,

GAMMATOM La sede di Guanzate

materie prime, eccipienti e prodotti del farmaceutico, veterinario e del cosmetico, materiali di laboratorio e confezionamento. Per competere anche dove i requisiti sono tra i più stringenti, Gammatom è in possesso di certificazioni, anche straniere, tra cui le nazionali AIFA e Ministero della Salute anche per il trattamento di farmaci veterinari. Autonoma e indipendente, ecco un altro elemento di management in grado di far scegliere Gammatom ai clienti infatti, è una delle poche società al mondo nel settore ad operare in maniera indipendente manutenzione, implementazione, modifica e gestione degli impianti. Consideriamo inoltre un vantaggio dimensionale, infatti, non essendo troppo grande o piccola, garantisce a parte del Team, il tempo d’impiego necessario per dedicarsi alla ricerca delle soluzioni più idonee richieste dal cliente, lasciando quindi che sia il fornitore a conformarsi alle specifiche esigenze cliente e non viceversa. Nonostante i periodi di crisi economica e i processi di globalizzazione avvenuti nei TECNOLOGIA DELLA STERILIZZAZIONE Gammatrom è una PMI privata italiana che ha un solo competitor nazionale. Il pregevole posizionamento nei mercati avviene per servizi in gran parte diretti a produttori di dispositivi medici

mercati, Gammatom ha saputo adeguare visione, management e processi ai cambiamenti, ha compreso l’importanza di elementi in grado di rafforzare competitività quali, avere un contesto di risorse umane giovani e formate capaci di apprendere ed evolvere l’esperienza di risorse umane più mature e con esse creare sinergia costruttiva; fare della comunicazione d’impresa, seppur PMI, un veicolo di divulgazione necessaria a far comprendere meglio settore produttivo e materia prima da sempre oggetto di controverse opinioni. La presenza nei social e un sito web con molti contenuti, (www.gammatom.it) articoli sulla stampa locale e nazionale arricchiscono una comunicazione incisiva per trasparenza, coinvolgendo clienti, fornitori e opinione pubblica. Da oltre un anno Gammatom pubblica un magazine dedicato alle risorse umane interne, e piccoli short movie divulgativi dell’attività aziendale. Infine, c’è un valido motivo oltre a quelli descritti per cui un cliente debba scegliere Gammatom rispetto ad altri? La risposta e valore aggiunto deriva dalle performances di “tailor made” sul prodotto, frutto di anni di ricerca ed esperienza. Gammatom® è in grado di applicare la tecnologia della sterilizzazione su strati molto sottili di materiale, riducendo i classici sovra dosaggi attraverso i quali contenere le alterazioni chimico fisiche dei prodotti.



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MARCHI L’Auto Spa, concessionario di riferimento per i marchi Audi, Volkswagen e Volkswagen Veicoli Commercial I

Motori

La divisione f l ott e consul enza compl eta La mobilità aziendale ha un ruolo sempre più strategico. L’Auto Spa al fianco di piccole e medie imprese per soluzioni personalizzate Qual è il segreto per gestire al meglio il parco auto? Sempre più spesso gli imprenditori e i responsabili acquisti hanno bisogno di consulenza personalizzata in materia di soluzioni, costi, consumi, modalità di manutenzione e gestione dei tagliandi. Sono proprio queste infatti le voci a incidere sull’economia dell’azienda. Cosa fare allora per riuscire a lavorare in modo oculato e, soprattutto, per contenere i costi e, allo stesso tempo, i consumi dei propri mezzi. L’Auto Spa, concessionario di riferimento per i marchi Audi, Volkswagen e Volkswagen Veicoli Commerciali con sedi a Cantù, Lipomo e Rovello Porro, ha strutturato un servizio per offrire una consulenza completa dedicata alle imprese con un team di pro-

fessionisti in grado di compiere un’analisi e un approfondimento di quelle che sono le necessità e le soluzioni da proporre in sede di pianificazione. La divisione flotte, è nata nel 2020 e in questi ultimi anni si è rafforzata. Lavora con professionisti seri e competenti e, proprio per questa nuova organizzazione, riesce a fornire una consulenza personalizzata per dare risposte chiare e dirette alle aziende valutando, prima di tutto, il parco auto. Si va dalle agevolazioni fiscali disponibili a considerazioni sul tipo di contratto da adottare come il noleggio a lungo termine, leasing, altre soluzioni finanziarie con servizi assicurativi e di manutenzione inclusi. Interessante il mondo delle convenzioni, in quanto

chi volesse, potrebbe offrire questa opportunità ai propri dipendenti: il Gruppo L’Auto offre infatti una valida soluzione sull’acquisto di auto nuove e usate. ll team flotte propone ai propri clienti appuntamenti anLAUTO.it

UN PORTALE PER CONOSCERE TUTTI I SERVIZI Per vedere più da vicino tutti i servizi disponibili, nel portale LAuto.it è possibile seguire tutte le offerte e le novità di prodotto. Nella sezione NOLEGGIO, l’utente sarà guidato in un percorso di conoscenza e di approfondimento dei servizi. Non manca poi la possibilità di affidarsi a uno specialista che potrà essere contattato direttamente nelle diverse sedi, per un appuntamento conoscitivo.

che a distanza per trattative da remoto, valutazione della permuta, corsia preferenziale per il post vendita, presa e riconsegna delle auto direttamente in azienda per servizi di assistenza. I servizi offerti sono molteplici e spaziano dalla carrozzeria interna alla sostituzione degli pneumatici.L’azienda offre anche un test drive gratuito da concordare in fase di appuntamento sulle nuove motorizzazioni elettriche. Sempre parlando di motorizzazioni del futuro, è in programma il posizionamento di un punto di ricarica nella sede di Lipomo. Il Gruppo infatti ha aderito al progetto Audi HPC (High Power Charging), per sviluppare ulteriormente la disponibilità di punti di ricarica pubblici, caratterizzati da potenze elevate tali da ridurre ampiamente i tempi di ricarica, la colonnina pubblica ad alta velocità sarà installata presso la concessionaria di Lipomo a partire dal 2023.



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migl ior amento continuo il nostr o pr imo obiet tivo La pandemia un momento difficile, ma è stata l’occasione per migliorare il servizio e l’organizzazione del lavoro. Per fronteggiare i costi lievitati causa conflitto, introdotte soluzioni finanziarie innovative e flessibili. Grande attenzione alla sostenibilità, car sharing e car pooling Un’ampia gamma di servizi che riguardano tutte le fasi del ciclo di vita di una vettura, dalla vendita all’assistenza, fino a quelli finanziari e assicurativi. Rivauto, concessionaria ufficiale per i marchi Toyota & Lexus per Como e provincia, mette alla base della propria attività quotidiana il miglioramento continuo, attenzione alle persone e passione per il proprio lavoro. La pandemia ha sicuramente rappresentato un momento difficile per tutti, ma Rivauto ha saputo trarre degli spunti per migliorare il proprio servizio, in grado di rispondere ai bisogni di mobilità di tutti i clienti. «La pandemia ci ha costretti ad affrontare degli scenari imprevedibili ma che, tuttavia, hanno portato alcune opportunità - ha confermato Giorgio Riva, titolare della concessionaria - quelle che all’inizio erano delle restrizioni dovute ad un protocollo anti-contagio sono poi diventate delle best practices che hanno migliorato il lavoro di tutti i collaboratori e hanno ottimizzato l’esperienza anche dei clienti, nello specifico una riorganizzazione del lavoro finalizzata a canalizzare tutti i clienti su appuntamento, offrendo anche soluzioni di interazione a distanza che vanno dal semplice preventivo alla stesura vera e propria del contratto a tutto tondo». I collaboratori apprezzano questo nuovo modo di lavorare più snello e concreto e anche i clienti si sentono gestiti meglio, senza contare che i tempi di attesa sono quasi azzerati. Tutto questo è stato possibile soprattutto grazie ad un’organizzazione giovane e snella, che ha affrontato l’impatto della pandemia senza paura e con la

St a f f Il team Rivauto al completo

voglia di rimettersi in gioco rapidamente. Uno sguardo va inevitabilmente anche ai recenti avvenimenti politici ed economici (conflitti armati, carenza materie prime, crisi dei semiWeHybrid Challenge

Guida el et t r ico “WeHybrid Service” è il servizio di manutenzione grazie al quale all’aumentare dei chilometri percorsi in modalità elettrica, si riduce il costo del tagliando, incentivando la guida responsabile. C’è poi il “WeHybrid Challenge”, una vera e propria sfida che incentiva i clienti a guidare in elettrico per accumulare Toyota Green Credits, convertibili in buoni digitali da utilizzare per i servizi di mobilità Kinto, ed ancora il “WeHybrid Credit”, un sistema di cash back che incentiva il cliente con un bonus economico per ogni kilometro percorso in elettrico.

conduttori e così via) che hanno messo a dura prova tutta la filiera automotive, traducendo il tutto in un sensibile allungamento dei tempi di consegna delle vetture. I piazzali si sono letteralmente svuotati, i listini delle auto sono aumentati e il parco di vetture usate ora scarseggia. «Come Rivauto stiamo lavorando per offrire ai clienti soluzioni finanziarie innovative, flessibili e comode e, soprattutto, partiremo a brevissimo con il programma “Kinto”, un nuovo mondo di servizi interamente dedicati alle necessità di mobilità a breve termine, al car sharing ed al car pooling aziendale - ha aggiunto Riva - abbiamo potenziato anche l’organico nelle nostre officine per garantire ai clienti tempi di attesa più rapidi e costi più contenuti». Il modo migliore, dunque, per andare incontro alle esigenze dei clienti. Altro tema attuale e caro all’azienda è la digitalizzazione, che oggi pone nuove sfide come la vendita e la gestione del

cliente online. Già durante il periodo del primo lockdown è partito da Rivauto il progetto “Virtual Showroom”, dove il cliente può affrontare l’intero processo di vendita online, sfruttando tutte le recenti e accessibili tecnologie. «Abbiamo testato anche la realtà aumentata negli showroom, per presentare in anteprima dei modelli prima del lancio ufficiale, iniziativa che è stata molto apprezzata – spiega ancora il titolare - continuiamo a sperimentare l’approccio alla vendita online con dei processi di presentazione e prenotazione anticipata di nuove vetture in fase di pre-lancio, come è successo con Yaris, Yaris Cross, Aygo X, Lexus NX e ora con nuovo Lexus RX, l’innovativo Lexus RZ completamente elettrico e l’ultima arrivata di casa Toyota, la nuova Corolla Cross, il cui programma di prelancio completamente online è partito proprio in questi giorni». Un’altra interessante sfida riguarderà il post-vendita e la possibilità di effettuare diagnosi di guasti e riparazioni da remoto, in modo chiaro e trasparente per il cliente. Grande attenzione anche al tema sostenibilità, centrale nella strategia e nella visione di Toyota che di recente ha trovato una nuova declinazione nel mondo “WeHybrid”, un ecosistema completo di tecnologie e servizi e trasversale a tutte le aziende del Gruppo Toyota in Italia, con l’obiettivo di favorire una mobilità sostenibile a zero emissioni, dove il protagonista è il cliente che utilizza la vettura: più il cliente viaggia in modalità elettrica e maggiori sono i benefici ai quali può accedere.



A cura di Clerici Auto

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UN PUNTO DI RIFERIMENTO SEMPRE ALL’AVANGUARDIA Negli ultimi due anni, in considerazione del periodo pandemico, sono cambiate profondamente alcune abitudini dei clienti del settore auto come la classica visita in concessionaria a vantaggio della digitalizzazione frutto anche del sempre più diffuso utilizzo di internet. “Ora i clienti arrivano preparatissimi, spiega Marco Clerici amministratore della Clerici Auto. La figura del consulente alle vendite resta comunque centrale grazie ad una sempre maggiore professionalità che si manifesta con la relazione diretta”. La pandemia ha però lasciato qualche miglioria organizzativa che facilita e semplifica il problema degli spostamenti. “Sicuramente l’utilizzo delle video call ci ha aiutato per i nostri meeting ma è stata preziosa anche per l’area recruiting soprattutto nella fase di primo colloquio”. Anche il conflitto in Ucraina ha creato non pochi disagi come la difficoltà legata alla reperibilità di componentistica per le auto, prodotta in quelle zone “Tutto ciò ha causato rincari dei prezzi e attese imbarazzanti da gestire con la clientela. Affrontiamo questi momenti affinando i processi di sollecito alle case produttrici e soprattutto mantenendo un rapporto costante con i clienti attraverso aggiornamenti puntuali”. Anche il costo dell’energia sta pesando sulle imprese. “La clientela è chiaramente preoccupata, se tra 10 anni la maggior parte della auto sarà elettriche come molti ipotizzano, dobbiamo già da oggi “studiare” nuove soluzioni. Infatti stiamo valutando con fornitori di pannelli solari, la possibilità di produzione di energia pulita per le nostre sedi, ma anche di vendere pacchetti auto+colonnina”. In ogni periodo un fattore stimolante è sempre quello degli incentivi “La loro attesa ha creato un effetto ’stop and go’ del mercato che non ha di certo giovato al business e alla pianificazione delle produzioni. Mai come in questo periodo l’assistenza del consulente è imprescindibile: per spiegare ad esempio quanto realmente consuma un auto, quale la più adatta ad ogni esigenza, tempi di consegna, personalizzazioni varie e molto altro”. Il mercato si è già orientato verso vetture elettrificate, in particolare quelle ibride. “A questo proposito avere quindi un

MARCO CLERICI Amministratore dell’azienda

ventaglio di brand, dal Premium al generalista, è stata una strategia vincente del nostro Gruppo. Ci siamo sempre mossi al pari con i tempi e già da parecchio tempo la storia

TREDICI SEDI DODICI BRAND Nel 1969, a Lurate Caccivio, Roberto Clerici avvia una piccola officina riparazioni automobili e getta le basi per la nascita di Clerici Auto, allora specializzata sul marchio Alfa Romeo. Negli anni a seguire il mercato si allarga velocemente e l’Azienda diventa un punto di riferimento nelle provincie di Como, Varese, Milano e Monza per la vendita e assistenza di automobili. Dai primi anni 2000 ai giorni nostri, l’azienda ha acquisito numerosi brand e altrettanti showroom, fino ad arrivare oggi ad annoverare 13 sedi e 12 brand del calibro di Jaguar, Land Rover, KIA, ŠKODA, Nissan, Mazda, Volvo, BMW Service, Mini Service, Alfa Romeo Service e Citroen Service. Questa naturale e costante crescita del Gruppo ha coinvolto anche in prima persona i collaboratori che dal 2014 al 2021 sono quasi triplicati, raggiungendo circa quota 230 dipendenti.

l’attenzione alla clientela digital si è aggiunta a quella tradizionale che comunque continuiamo a seguire ed assistere in maniera molto particolareggiata. Quello digital è un contesto che sta esplodendo e ci stiamo preparando ad intercettare anche il target dei più giovani anche se oggi l’età media dei nostri clienti è intorno ai 45 anni”. Altro tema molto gettonato dalle case automobilistiche è quello della sostenibilità. “In generale mi sembra di vedere più greenwashing che sostenibilità. Il mondo automotive, proprio perché le auto vengono additate come le principali responsabili dell’inquinamento, si sta impegnando molto per ridurre le emissioni. Siamo tutti più sensibili a questi temi, alcune delle nostre sedi sono già dotate di pannelli solari (Tavernerio e Induno Olona) e di colonnine per ricarica di vetture elettriche. A breve, a Induno Olona, con Volvo installeremo una colonnina fast charge da 100 KW che sarà la prima di quella potenza nella provincia di Varese”. Il successo delle aziende si conquista anche attraverso valori importanti trasmessi innanzitutto al proprio interno. “Questo per me significa essere testimonial dell’Azienda e veicolare valori quali l’attenzione per il prossimo, la gentilezza, la disponibilità di chi non si abbatte alla prima difficoltà ma, anzi, intraprende azioni anche gratuite: questa è l’immagine che ho in mente per Clerici Auto”. E’ particolarmente significativo un episodio accaduto nei giorni scorsi fuori dall’orario e dal luogo di lavoro. “Il protagonista di questo avvenimento è un nostro valido collaboratore che notata una signora con l’auto in panne presso un benzinaio della zona, tra l’indifferenza dei passanti si è subito attivato per aiutarla mettendo in campo tutte le sue risorse per risolvere il problema e coinvolgendo telefonicamente anche altri colleghi tecnici di officina. Chiaramente il problema è stato brillantemente risolto e la signora è riuscita a rientrare a casa in sicurezza”. Non a caso questo atteggiamento e questa disponibilità sono stati testimoniati direttamente dalla signora coinvolta che non ha fatto mancare i suoi ringraziamenti anche attraverso i canali social.





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I NUMERI DELL’AREA LARIANA OLTRE UN MILIONE DI ARRIVI Un importante studio commissionato dalla Camera di Commercio di Como e Lecco ha permesso di ottenere uno spaccato dell’economia del nostro territorio. Questi interessantissimi dati insieme a molti altri sono stati presentati in occasione della 10° Giornata dell’Economia a Erba



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il quadr o di anal isi f inal ment e un pò di l uci Il dati offrono prospettive positive per il raggiungimento degli obiettivi nella produzione industriale Incoraggiante il calo di fallimenti e di personale in cassa integrazione, sale finalmente il settore turismo



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LE OmBRE E I PUNTI DEBOLI SITUAZIONE MIGLIORABILE La sofferenza si è sentita in modo più incisivo nella difficoltà di reperimento del personale. Altro fattore che influenza il panorama del mondo delle MPMI è l’invecchiamento della popolazione



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adat tar si al cambiamento MUTAMENTI DI SCENARIO Nonostante le inevitabili criticità dovute al particolare periodo pandemico, seguito dal conflitto, le aziende del territorio si preparano a rimontare adottando una visione chiara del futuro



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OSTACOLI SUL PERCORSO come gESTIRE IL PRESENTE Le crisi che si prospettano devono stimolare a prendere decisioni coraggiose. Dopo anni di disattenzione si è “scoperta” l’ eccessiva dipendenza dal gas e altre materie prime. La vera sfida sarà quella di abbattere i costi di produzione e gestire il commercio internazionale



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La CRESCITA è AUSPICABILE I TREND SU CUI PUNTARE Tante le opportunità da sfruttare per affrontare sfide sempre più interessanti , è necessario rafforzare la coesione tra le imprese lariane e adottare stili di impresa innovativi e sostenibili



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Imprese Lariane

STRUTTURA E DINAMICA Il sistema delle imprese lariane si è rapidamente ripreso dopo la caduta dello scorso anno: è questo, in sintesi, il risultato che emerge dalle varie statistiche camerali Stabile a fine marzo 2022 il numero di imprese registrate nell’area lariana: 74.01 2 unità (48.346 a Como e 25.666 a Lecco). Senza variazioni significative anche l’insieme delle unità locali: 94.995 unità (rispettivamente 61.863 e 33.132). La variazione tendenziale è positiva in entrambi i territori: +1 ,1 % a Como e +0,3% a Lec-

co; il dato lariano si attesta a +0,8%, contro il +0,4% regionale e il -0,3% nazionale. La variazione congiunturale3 è negativa a

Lecco (-0,2%) e positiva a Como (+0,2%); il dato lariano si attesta a +0,04%, contro il +0,1 % regionale e il -0,2% nazionale.

Fonte: Infocamere - banca dati StockView e Ufficio Studi e Statistica Camera di Commercio di Como-Lecco

Imprese registrate nell’area lariana per settore di attività fine 2020, a fine 2021 e a fine marzo 2022. Variazione % degli stock anno 2021 e 1° trimestre 2022

Inizio d’anno positivo per l’avvio di nuove imprese. Quelle nate nel primo trimestre 2022 risultano in crescita rispetto ai primi tre mesi del 2021 : nell’area

lariana le iscrizioni di aziende sono state 1 .437 (+8,5%); a Como si contano 974 nuove attività (+1 1 ,1 %) e a Lecco 463 (+3,6%). Nell’area lariana

calano le cessazioni, che nei primi tre mesi di quest’anno sono state 1 .404 (-2,2% rispetto allo stesso periodo del 2020: 881 a Como e 523 a Lecco; rispetti-

vamente -3,5% e +0,2%)6. Nel 1° trimestre 2022 la differenza tra aperture e chiusure di attività nell’area lariana è stata positiva, (+33 unità contro -111 dello stesso periodo del 2021 ); a Como il saldo passa da -36 unità dei primi tre mesi del 2021 a +93 dello stesso periodo del 2022, mentre a Lecco migliora da -75 a -60 aziende7. Fonte: Infocamere - banca dati StockView e Ufficio Studi e Statistica CCIAA di Como-Lecco

INIZIATIVE

GLI INCENTIVI IN PROGRAMMA PER MPMI Dal 18 maggio, le micro, piccole e medie imprese italiane potranno richiedere incentivi per realizzare investimenti innovativi legati a tecnologie 4.0, economia circolare e risparmio energetico. Obiettivo: favorire la trasformazione digitale e sostenibile di attività manifatturiere. È quanto prevede il ministero dello Sviluppo economico con un decreto che stabilisce i termini per la presentazione delle domande relative alla misura agevolativa, che dispone di circa 678

milioni di euro di finanziamenti garantiti dal programma d’investimento europeo React-Eu e dai fondi di coesione. I programmi di investimento delle mpmi devono: - prevedere l’utilizzo delle tecnologie abilitanti afferenti al piano Transizione 4.0 e l’ammontare di tali spese deve risultare preponderante rispetto al totale dei costi ammissibili del programma; - essere diretti all’ampliamento della capacità alla diversificazione della

produzione, funzionale a ottenere prodotti mai fabbricati in precedenza o al cambiamento fondamentale del processo di produzione di un’unità produttiva esistente, ovvero alla realizzazione di una nuova unità produttiva; - essere realizzati presso un’unità produttiva localizzata nel territorio nazionale; - in Lombardia rispettare le seguenti soglie di importo delle spese ammissibili non inferiori complessivamente

a un milione di euro e non superiori a 3 milioni di euro e, comunque, all’80% del fatturato dell’ultimo bilancio approvato e depositato; - essere avviati successivamente alla presentazione della domanda; - prevedere un termine di ultimazione non successivo a dodici mesi dalla data del provvedimento di concessione delle agevolazioni. Per saperne di più: https://bit.ly/Invest-Sostenibili-4-0



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SOSTENUTA L’ECONOMIA Nel 2021 le imprese di Como e Lecco sono state particolarmente attive negli scambi commerciali con l’estero. Saldo bilancia commerciale positivo in entrambi i territori Gli scambi commerciali con l’estero delle imprese di Como e Lecco hanno sostenuto in misura rilevante la ripresa economica che si è sviluppata nel territorio lariano nel 2021. Le esportazioni dell’area lariana hanno raggiunto i 10,6 miliardi (+15,9% vs 2020): la crescita è leggermente inferiore a quella lombarda (+19,1%) e nazionale (+18,2%). A 6,4 miliardi invece il valore dell’import (+31,7%, a fronte del +24,2% regionale e del +24,8% nazionale). Il saldo della bilancia commerciale – ovvero la differenza tra esportazioni e im-

portazioni – continua ad essere positivo, anche se in diminuzione: nel 2021 si è attestato a +4,2 miliardi (-2,1 %). Il saldo regionale rimane negativo (-1 4 miliardi), mentre il surplus italiano è stato pari a 50,2 miliardi. Nel 2021 le esportazioni delle imprese comasche evidenziano un incremento del 1 3,5% rispetto al 2020, mentre le importazioni aumentano del 25,7% (l’avanzo commerciale cala dello 0,9%). Lecco mostra incrementi di export e import sia rispetto allo scorso anno, sia nei confronti della situazione pre-Co-

Variazioni % 2021 vs 2020 export, import e saldo bilancia commerciale

vid. Cresciute le esportazioni del 1 8,8%, le importazioni del 39,4% con saldo commerciale in calo del 3,5%. Nel primo trimestre 2021 l’area lariana ha esportato merci per 2,5 miliardi di euro (+1 ,2% rispetto al primo trimestre dello scorso anno, contro il +3,5% regionale e il +4,6% nazionale). Le importazioni sono ammontate a circa 1 ,5 miliardi di euro (+6,3%, contro il +7,8% lombardo e il +5,8% italiano). Il saldo della bilancia commerciale continua ad essere positivo, ed è pari a quasi un miliardo di euro (-5,7%). Il

saldo della nostra regione rimane negativo (-3,7 miliardi di euro, in peggioramento del 65,6% rispetto al primo trimestre 2020), mentre il surplus italiano è stato superiore a 11 miliardi di euro (-5,6%). A Como le importazioni registrano un incremento del 3,6%, mentre le esportazioni hanno evidenziato una diminuzione dell’1,6%. A Lecco l’import è cresciuto del 1 0% e l’export del 4,9%. Il saldo della bilancia commerciale resta positivo in entrambi i territori, ma in calo: -9,3% a Como e -1,4% a Lecco.

Variazioni % 2021 vs 2020 1 trimestre



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METALMECCANICO TOP Tra le aziende lecchesi di rilievo la performance del settore metalmeccanico, mentre in terra comasca spicca quella di “altro industria” seguite da moda e chimica-gomma Con riferimento all’import, all’interno del territorio lariano nel suo complesso, i settori principali erano “altro industria” (26,8%), metalmeccanico (24,5%), e chimica-gomma (1 8,4%). Fra i diversi settori, solo quello alimentare evidenziava un calo rispetto al 2020, (-6,8%); viceversa, a crescere maggiormente in valori assoluti erano le importazioni dei principali settori: metalmeccanico +533,2 milioni; “altro industria” +368 milioni; chimica-gomma +314,7 milioni (rispettivamente +51 ,2%, +27,3% e +36,3%). A Como, dopo “altro industria” (28,2% del totale delle importazioni), il settore più rilevante era quello della chimica-gomma (25,3%), seguito dal tessile (1 6,2%). Solo per il comparto alimentare si evidenziava una diminuzione rispetto al 2020 (-7,5%), mentre le performance migliori riguardavano chimica-gomma (+36,1 %), “altro industria” (+29,5%) e tessile, (+20,4%). Nei confronti dell’anno pre-Covid, tessile e mezzi di trasporto calavano (rispettivamente -4,8% e -2,4%), mentre “altro industria” (+1 6,2%), chimica-gomma (+1 6,9%) e “altro” (+82,4%) mostravano crescite più significative. A Lecco il metalmeccanico rappresentava il 41,8% del totale delle importazioni, seguito da “altro industria” (25,1 %) e chimica-gomma (10,6%). Alimentari e agricoltura calavano nei confronti del 2020 (rispettivamente -5%, -7,7%,), mentre metalmeccanico (+58,8%), “altro industria” (+24,5%) e chimica-gomma (+36,6%) hanno messo a segno gli incrementi maggiori.

Export per settore di attività. Anno 2021 (valori %)

Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Camera di Commercio Como-Lecco su dati Istat EXPORT ED IMPORT PER SETTORE DI ATTIVITÁ. Anno 2021 (valori in milioni di Euro e variazione % rispetto al 2019). Province di Como e Lecco Settore 2021 variazione



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Imprese al femminile

LE AZIENDE ROSA: I DATI In crescita di circa il 2% le imprese lariane gestite da donne, che a fine 2021 rappresentavano il 19,6% del totale in maniera omogenea nei due territori VARIAZIONI STOCK IMPRESE GIOVANILI, FEMMINILI E STRANIERE REGISTRATE Il primo trimestre 2022 registra un lieve ridimensionamento delle imprese giovanili e la stabilità di quelle femminili, mentre è proseguita la crescita dell’imprenditorialità straniera. In dettaglio le imprese giovanili registrate nell’area lariana sono 5.568 (la variazione tendenziale è +1 ,7%; quella congiunturale -7,4%), di cui 3.553 a Como (+1 ,7% rispetto a marzo 2021 e -7,4% nei confronti di dicembre 2021 ) e 2.01 5 a Lecco (+1 ,7% e -7,4%)11. Le imprese femminili nell’area lariana sono 1 4.567 (variazione tendenziale +2%; congiunturale +0,3%), di cui 9.398 a Como (+2,4% rispetto a marzo 2021 e +0,7% nei confronti di dicembre 2021 ) e 5.1 69 a Lecco (+1,4% e -0,4%)12.

TIPI DI IMPRESE Imprese giovanili: imprese in cui la partecipazione di persone ‘under 35’ risulta superiore al 50% mediando le composizioni di quote di partecipazione e cariche attribuite. Imprese femminili: imprese con partecipazione femminile superiore al 50% mediando le composizioni di quote di partecipazione e cariche attribuite. Imprese straniere: imprese in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50% mediando le composizioni di quote di partecipazione e cariche attribuite.

Fonte: Infocamere - banca dati StockView e Ufficio Studi e Statistica Camera di Commercio di Como-Lecco

Crescono le straniere: di spicco l’incremento lariano rispetto ai risultati nazionali Le due province sostanzialmente si equivalgono nella brillante performance Le imprese straniere nell’area lariana salgono a 7.493 (variazione tendenziale +6%; congiunturale +1,8%), di cui 5.322 a Como (+6,1% rispetto a marzo 2021 e +1 ,9% nei confronti di dicembre 2021) e 2.171 a Lecco (+5,8% e +1,6%)13. Fonte: Infocamere - banca dati StockView e Ufficio Studi e Statistica Camera di Commercio di Como-Lecco


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Imprese - tipologie

QUALI LE INNOVATIVE REQUISITI DA SAPERE Cosa si intende per Startup innovativa, quali gli indicatori da possedere, i vantaggi Tutte le specifiche per le imprese già presenti sul mercato per essere considerate tali Startup innovative sono aziende: di nuova costituzione o costituite da meno di 5 anni; con sede principale in Italia, membri UE o stati aderenti all’accordo sullo Spazio Economico Europeo, purché abbiano una sede produttiva o una filiale in Italia; con un valore della produzione inferiore a 5 milioni di euro su base annuale; che non distribuiscono e non hanno distribuito utili; con oggetto sociale che prevede esclusivo o prevalente sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico; che non sono costituite a seguito di operazioni tipo scissioni societarie, fusioni, o cessione di azienda o di ramo di azienda Devono inoltre possedere almeno uno dei tre seguenti indicatori: una quota pari al 15% a bilancio tra fatturato e costi annui è ascrivibile ad attività di ricerca e sviluppo; la forza lavoro complessiva è costituita per almeno 1 /3 da dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori, o per almeno 2/3 da soci o collaboratori a qualsiasi titolo in possesso di laurea magistrale; l’impresa è titolare, depositaria o licenziataria di un brevetto

ziataria di brevetti per industria, biotecnologie, semiconduttori, varietà vegetali.

registrato (privativa industriale) oppure titolare di programma per elaboratore originario registrato. PICCOLA MEDIA IMPRESA INNOVATIVA Si intendono piccole e medie imprese già presenti sul mercato e che nelle proprie attività hanno significative aree e attività considerate ad “alto contenuto tecnologico”. Nel dettaglio: è un’azienda con sede principale dei propri affari in Italia; è una società di capitali (anche in forma cooperativa); non possiede azioni quotate su un mercato non regolamentato; ha già depositato almeno un bi-

lancio certificato al Registro Imprese; il fatturato annuo supera i 50 milioni di euro, o il bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro; ha meno di 250 dipendenti. Deve in più possedere almeno due dei seguenti requisiti: le spese in ricerca e sviluppo devono essere maggiori o uguali al 3% della maggiore entità fra costo e valore totale della produzione un terzo dei lavoratori deve essere in possesso di laurea magistrale,oppure un quinto dei lavoratori ha conseguito o sta seguendo un dottorato di ricerca presso università italiana o straniera è titolare, depositaria o licen-

VANTAGGI Startup innovative - Costituzione e successive modificazioni mediante modello standard tipizzato facendo ricorso alla firma digitale - Abbattimento degli oneri per l’avvio di impresa - Disciplina del lavoro tagliata su misura - Piani di incentivazione in equity - Introduzione di incentivi fiscali - Introduzione del crowdfunding - Accesso semplificato, gratuito e diretto per al Fondo Centrale di Garanzia - Sostegno ad hoc nel processo di internazionalizzazione PMI innovative - Gestione societaria flessibile - Facilitazioni nel ripianamento delle perdite - Incentivi fiscali per investimenti in PMI Innovative - Piano di incentivazione in equity - Raccolta di capitali mediante piattaforme online di equity crowdfunding - Sostegno ad hoc nel processo di internazionalizzazione

ALLA SCOPERTA DELLA SOSTENIBILITÀ Ascoltare non è solo sentire. È un atto volontario grazie al quale si decide di ascoltare attraverso l’attenzione, la sensibilità e l’intelligenza. Alle imprese che non vogliono solo sentire, ma ascoltare con attenzione, la Camera di Commercio di Como-Lecco, attraverso Progetto SMART, dedica SOStenibilità: un nuovo strumento, nuovi contenuti originali e un gruppo di esperti selezionati per esplorare tutte le dimensioni della sostenibilità. SOStenibilità è un podcast in 6 tappe – più una puntata speciale - realizzato da CCIAA di Como-Lecco, in continuità con le attività del progetto SMART, grazie al supporto di Jacopo Boschini (Cooperativa Attivamente).

IL QUESTIONARIO 25 domande veloci, tempo massimo 3 minuti. Il TEST di AUTOVALUTAZIONE per comprendere il proprio posizionamento in termini di sostenibilità, le buone pratiche adottate da chi opera nel territorio di Como e Lecco e Ticino. Partecipare permette di conoscere meglio le imprese e le loro esigenze e proseguire insieme il percorso verso la sostenibilità. Le imprese partecipanti riceveranno il link per accedere ai Weblab di Progetto SMART. La disponibilità di dati è importante per orientare le future politiche di sviluppo economico.

I VANTAGGI PER LE IMPRESE: - Verificare il proprio posizionamento sul tema della responsabilità sociale - Valutare le eventuali buone pratiche da sviluppare - Partecipare a un network di imprese interessate al tema - Effettuare una comparazione rispetto alle altre imprese del territorio. ll questionario, elaborato in collaborazione con la SUPSI, è disponibile on line sia per le imprese del territorio della Camera di Commercio Como-Lecco sia per le aziende associate alla Camera di Commercio del Cantone Ticino.




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