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Costume e società

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Oasy

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NON ESISTE UNA NORMA DI LEGGE CHE IMPONE AGLI ESSERI UMANI DI PORTARSI SEMPRE DIETRO I PROPRI DOCUMENTI. MA SE SI TRATTA DI UN CANE? FORSE È MEGLIO SAPERNE DI PIÙ

I DOCUMENTI A TUTELA DEL PET

Lorena Bassis Se le Forze dell’Ordine ci fermano mentre siamo alla guida, la richiesta classica è: “Patente, prego!”. E aver dimenticato a casa quel documento comporta il pagamento di una multa e l’obbligo di presentarsi successivamente al comando di polizia per esibire l’attestato che ci consente di guidare un automezzo. Anche quando usciamo a piedi può capitare che i Carabinieri, la Polizia o la Guardia di finanza ci fermino per un controllo di routine. In questo caso, però, le cose cambiano. La legge infatti punisce chi rifiuta di dare le proprie generalità ma non chi non porta con sé i documenti di identità. Anche il Garante della privacy si è espresso sull’argomento, sottolineando che i documenti vanno richiesti solamente quando strettamente necessario e cioè quando non è possibile procedere all’identificazione per conoscenza

diretta o per altri dati già acquisiti in passato. D’altronde, a chi non è capitato uscendo di casa di dimenticare, per la fretta o semplice distrazione, il portafoglio sul tavolo? Ma se si tratta dei documenti del nostro amato cane? Ci siamo mai chiesti quanto possa essere importante averli sempre con noi?

Un fatto capitato a Milano

Milano, zona Crocetta. Il sole primaverile fa venire voglia di fare due passi in compagnia del proprio cane. Fin qui tutto bene. Ma quando si giunge in strada arriva imprevista quella “fatidica” richiesta: “Favorisca i documenti, prego!”. È una pattuglia della Polizia Municipale che si rivolge a quella signora a spasso con il suo labrador e i documenti in questione non sono quelli della donna, bensì quelli dell’animale. Sì perché, se per l’umano non esiste alcun obbligo di portare con sé la carta di identità, la stessa regola non vale per l’animale: a Milano, infatti, il proprietario a spasso con il cane deve avere sempre con sé l’originale, o una fotocopia autenticata, dell’iscrizione all’Anagrafe Regionale degli Animali d’Affezione. La ratio della norma - che è bene precisare per ora vige solo nel capoluogo lombardo - è quella di permettere un controllo e assicurare una maggiore tutela dei cani. L’articolo 28 comma 2 del Regolamento Comunale numero 320 approvato nel 2006 stabilisce che, per la tutela e il benessere degli animali in città, “detti documenti dovranno essere esibiti su richiesta agli agenti delle forze dell’ordine, agli

L’ANAGRAFE PER GATTI E FURETTI

Tra gli animali d’affezione si devono contemplare anche i gatti e i furetti per i quali l’iscrizione all’anagrafe regionale è su base volontaria. Quindi, a differenza di quella canina, non c’è alcuna legge che obbliga il proprietario a iscrivere il proprio gatto o furetto, nonostante l’iscrizione sia riconosciuta dal Ministero della Salute italiano, a meno che non sia necessario acquisire il passaporto, in tal caso allora è obbligatoria. Diverso è il caso della Lombardia che dal 2020 ha reso obbligatorio anche per i gatti l’applicazione del microchip con l’obiettivo di contrastare il randagismo e l’abbandono, ancora troppo diffuso tra i gatti. Per quanto riguarda i conigli, esiste la possibilità di iscriverli a una banca dati privata riservata a questi animali, realizzata a cura dell’associazione AAEOnlus.org.

ispettori dell’Asl, alle guardie zoofile, alle guardie ecologiche volontarie previste dalla legge regionale e/o ai soggetti appositamente incaricati”. Tornando alla nostra signora e al suo labrador, l’inosservanza della norma ha comportato un verbale e una sanzione amministrativa di 50 euro. Ma quali sono i documenti necessari per poter definire un cane “in piena regola”? E soprattutto quando occorre averli con sé? Innanzitutto è fondamentale l’iscrizione all’anagrafe canina, il libretto sanitario e, se il cane è di razza, il pedigree.

Se si tratta poi di dover fare un viaggio all’estero sarà necessario anche il passaporto. Vediamo, allora, in cosa consistono questi documenti e come si ottengono.

L’Anagrafe Regionale degli Animali d’Affezione

Un cane deve essere iscritto all’Anagrafe Regionale degli Animali da Affezione. Una pratica che deve essere effettuata entro due mesi dalla nascita oppure entro 30 giorni da quando se ne viene, a qualsiasi titolo, in possesso. È sufficiente presentarsi con l’animale, un documento di identità e l’atto di acquisto o di acquisizione a titolo gratuito, a un veterinario dell’Ufficio Anagrafe Animali d’Affezione del Comune oppure a un medico veterinario libero professionista accreditato dai servizi veterinari dell’Asl. In assenza del proprietario, l’iscrizione può essere effettuata anche da una persona delegata, a patto però che abbia con sé la delega e i documenti necessari (e il cane naturalmente).

La procedura è molto semplice, in quanto consiste nell’inoculare per via sottocutanea un microchip contenente un codice a 15 cifre (una sorta di codice fiscale dell’animale) che identifica il cane e può essere visualizzato solo per mezzo di un apposito lettore. Il costo dell’operazione s’aggira intorno ai 30 euro (da versare tramite bollettino postale), ma l’importo varia da una regione all’altra. È bene ricordare che ogni variazione dei dati comunicati in prima battura, dal cambio di residenza allo smarrimento, dalla morte dell’animale al trasferimento di proprietà, andrà poi comunicata all’anagrafe per essere aggiornata nella banca dati. L’iscrizione all’anagrafe è obbligatoria se non ci si vuole esporre a un provvedimento sanzionatorio.

Il libretto sanitario: la salute va certificata

I trattamenti e le vaccinazioni che vengono effettuati all’animale devono essere riportati sul libretto sanitario con la firma e il timbro del veterinario che lo rilascerà durante la prima visita. Questo documento deve essere integro in ogni sua parte e deve riportare i dati identificativi del cane - nome, razza, età, sesso, colore del mantello, numero di microchip e segni particolari - oltre ai dati del proprietario. Nelle pagine successive, ci sono degli spazi nei quali il veterinario andrà ad applicare le etichette delle vaccinazioni inoculate con la data del prossimo richiamo ed altre eventuali annotazioni. Il libretto non ha valore legale, ma nel caso in cui le autorità sanitarie lo chiedano, sarà necessario mostrarlo per permettere di verificare che il cane sia microchippato e per conoscerne la storia sanitaria. Indispensabileportarlo con sé quando si va in vacanza perché molte spiagge o alberghi non ammettono i cani se non si presenta il relativo libretto sanitario.

Il pedigree: una questione di razza

Questo documento non è per tutti ma riguarda solo i cani di razza. Emesso dall’Enci, indica il numero d’iscrizione ROI - Registro Origini Italiano i dati anagrafici del cane (razza, nome, sesso, data di nascita, colore del mantello, microchip, genealogia) e nome dell’allevatore. Grazie al pedigree possiamo risalire fino ai trisnonni e avere indicazioni sulla salute degli avi in quanto garantisce che l’iscrizione sia avvenuta secondo le procedure che scaturiscono direttamente dalla normativa emanata per decreto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

L’iscrizione ai libri genealogici è fondamentale, specie per coloro che vogliono far partecipare il proprio animale a gare di bellezza o di attitudine di razza. Un cane sprovvisto di pedigree emanato dall’Enci non può essere considerato un “cane di razza”, anche se morfologicamente simile, e non potrà partecipare alle manifestazioni ufficiali (esposizioni, prove di lavoro ecc). Sarà inoltre ben difficile che un allevatore accetti di accoppiare il proprio cane con un soggetto di cui si sa poco e su cui non si hanno notizie verificabili circa la corretta selezione e le origini. I cuccioli eventualmente prodotti non possono inoltre essere automaticamente iscritti al Libro genealogico.

Il Passaporto UE: quando ci si mette in viaggio

Per viaggiare fuori dai nostri confini è indispensabile avere il Passaporto UE che viene rilasciato dall’Asl competente e sostituisce il libretto sanitario. Requisito fondamentale per ottenerlo è l’aver dotato l’animale di microchip che andrà riportato sul passaporto e l’esecuzione della vaccinazione antirabbica effettuata da 21 giorni. Questa però non è l’unica vaccinazione richiesta per viaggiare all’estero. Alcuni paesi richiedono ulteriori adempimenti sanitari per cui è bene informarsi tempestivamente presso il paese di destinazione. Il passaporto è rilasciabile solo a partire dall’età di tre mesi compiuti perché i cuccioli prima di 90 giorni non possono essere vaccinati contro la rabbia. ●

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