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RICERCHE SCIENTIFICHE

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RINALDO FRANCO

RINALDO FRANCO

Mabel Amber - Pixabay

I GATTI HANNO IL DOPPIO DELLE PROBABILITÀ DI SOPRAVVIVERE A UN MORSO DI SERPENTE VELENOSO RISPETTO AI CANI. LE RAGIONI ALLA BASE DI QUESTO STRANO FENOMENO SONO STATE RIVELATE DALLA RICERCA DELL’UNIVERSITÀ DEL QUEENSLAND

IL GATTO RESISTE

DI PIÙ AL VELENO

In una terra come l’Australia, ancora in gran parte caratterizzata da un ambiente selvaggio e incontaminato, l’esperienza di imbattersi in serpenti velenosi e di rischiare di venire morsi è tutt’altro che remota. Per questo l’Australia rappresenta un laboratorio naturale fondamentale per studiare le risposte che diversi organismi animali presentano a seguito di un morso di serpente. Nel corso degli anni è emerso in particolare un fenomeno che fino a poco tempo fa non aveva una spiegazione scientifica. Dato che anche gli animali da compagnia rimangono spesso vittime dei morsi di serpente, si è potuto notare che i gatti in questi casi hanno il doppio delle probabilità di sopravvivenza rispetto ai cani.

Cani e gatti sono spesso vittime dei serpenti

Questa evidenza statistica è apparsa talmente significativa da richiamare l’interesse di un team di ricerca dell’Università del Queensland, lo stato che occupa la parte nord-orientale dell’Australia, «Il morso di serpente è un evento frequente per i cani e i gatti in tutto il mondo e spesso può essere fatale», ha commentato il Professore Associato Bryan Fry, alla guida del team insieme alla dottoressa Christina Zdenek. “In Australia, il serpente

Rebecca Scholz - Pixabay

bruno orientale (Pseudonaja textilis) è da solo responsabile ogni anno di circa il 76% dei morsi di serpente segnalati ai danni di cani e gatti. Un evento quindi molto frequente che ha fornito una significativa mole di dati da cui risulta che, mentre solo il 31% dei cani a cui non è stato somministrato l’antidoto sopravvive al morso di questo rettile, i gatti nella medesima condizione hanno una probabilità doppia di sopravvivenza toccando una percentuale pari al 66%”. Una notevole disparità di risposta al veleno che viene confermata anche nel caso in cui venga somministrato l’antidoto. Una differenza di risposta dei due organismi animali che fino a ora non aveva trovato una spiegazione scientifica.

Il tempo di coagulazione è fondamentale

L’elevato tasso di mortalità che segue al morso di alcuni serpenti è dovuto principalmente alla ‘coagulopatia da consumo indotta da veleno’, una grave condizione clinica a causa della quale la vittima perde la capacità di coagulare il sangue e, di conseguenza, muore dissanguata.

Per questa ragione il team di ricerca dell’Università del Queensland ha improntato il proprio studio confrontando i diversi effetti che il veleno di serpente opera sugli agenti di coagulazione presenti nel sangue dei cani e in quello dei gatti. Per effettuare lo studio, il dottor Fry e il suo team hanno impiegato un analizzatore di coagulazione per testare in laboratorio gli effetti del veleno sul plasma di cani e gatti. La ricerca ha avuto come oggetto dapprima il veleno del serpente bruno orientale, per poi estendersi anche ad altri dieci veleni provenienti da serpenti presenti in diverse aree del mondo. «Tutti i veleni hanno agito più velocemente sul plasma del cane rispetto a quello del gatto», ha commentato la dottoressa Zdenek. «Questo indica che i cani sono più vulnerabili al veleno di serpente in quanto il loro organismo entra velocemente in una condizione critica causata da un ritardo nella coagulazione del sangue. Questo fatto sembra essere direttamente collegato al fatto che il tempo di coagulazione spontanea del sangue è notevolmente più veloce nei cani rispetto a quanto avviene nei gatti. Il risultato della ricerca appare quindi coerente con quanto emerge dalle cartelle cliniche che mostrano una più rapida insorgenza di sintomi ed effetti letali nei cani rispetto ai gatti».

IL MORSO DI VIPERA

L’unico serpente velenoso presente sul territorio italiano è la vipera (Vipera aspis). Un rettile che possiamo distinguere dalle comuni bisce per il corpo tozzo, la coda sottile e i denti chiaramente evidenti. Se un cane o un gatto viene morso da una vipera, è fondamentale portare l’animale il prima possibile da un medico veterinario che provvederà a somministrare l’antidoto contro il veleno. Nel caso ciò non sia possibile in tempi brevi, è importante disinfettare subito la parte colpita con dell’acqua ossigenata, mentre è assolutamente da evitare l’alcol che può aggravare gli effetti del veleno. Per arrestare il gonfiore, è bene applicare sul punto del morso del ghiaccio o dell’acqua fredda. Se è stata colpita un’estremità, è bene anche cercare di rallentare la diffusione del veleno nell’organismo legando un laccio o una benda non troppo stretti appena sopra il punto del morso. Come abbiamo visto è poi fondamentale cercare di tenere l’animale il più fermo possibile per rallentare la circolazione del sangue e la conseguente diffusione del veleno.

James Common - Pixabay

Conta anche l’attitudine al movimento

Appurate le cause fisiologiche alla base della differente risposta al veleno dei cani rispetto ai gatti, per comprendere pienamente il diverso tasso di mortalità fra le due specie va anche considerato un altro fattore. È molto probabile infatti che le differenze comportamentali aumentino la letalità dei morsi inflitti ai cani.

«I cani in genere esplorano il terreno con il naso e la bocca, che sono aree altamente vascolarizzate, mentre i gatti usano più spesso le zampe per sondare l’area in cui vogliono avventurarsi», ha aggiunto il dottor Fry, «I cani inoltre sono in genere più portati a muoversi velocemente dei gatti e questa attitudine si rivela molto negativa quando nell’organismo viene inoculato un veleno. Come vale anche per l’uomo, dopo essere stati morsi da un serpente la cosa migliore da fare è infatti rimanere immobili il più possibile per rallentare la diffusione del veleno nell’organismo, comportamento che difficilmente un cane tiene dopo essere stato aggredito». ●

Fonte

University of Queensland. «Why cats have more lives than dogs when it comes to snakebite.» ScienceDaily. ScienceDaily, 18 May 2020.

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