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Ricerche scientifiche
MARCO MORESCO
Secondo un recente studio dell’Università di Linköping, in Svezia, le capacità sociali dei cani sono influenzate da alcuni geni che probabilmente sono alla base del grande cambiamento verificatosi nel comportamento sociale dei questi animali dopo il loro addomesticamento.
Differenze fra cani e lupi
I cani sono parte integrante delle società umane da almeno 15.000 anni, un’antica vicinanza che li rende animali dalle caratteristiche uniche. La loro remota domesticazione ha permesso infatti che si adattassero pienamente alla vita insieme agli esseri umani. In particolare i cani, come nessuna altra specie, hanno saputo
ALLA BASE DELLE CAPACITÀ SOCIALI DEI CANI SI TROVEREBBE UN’EVOLUZIONE GENETICA VERIFICATASI A SEGUITO DELL’ADDOMESTICAMENTO
LA SOCIALITÀ
È UN FATTO DI GENI
stringere forti legami di attaccamento con l’uomo, sviluppando fin da cuccioli precise abilità nella comunicazione, come per esempio l’attitudine a comprendere i gesti e le espressioni facciali umane.
Sotto questi aspetti i cani hanno dimostrato di aver raggiunto livelli di interazione interspecifica nettamente superiori a quelli osservati nei loro antenati selvatici, i lupi. A questo proposito è stato infatti evidenziato che, di fronte a un compito particolarmente complesso, la maggior parte dei cani cerca il contatto con un essere umano al fine di sollecitarne un aiuto, mentre nelle medesime situazioni i lupi tentano di risolvere il problema da soli.
Intraspecificità e interspecificità
Diverse evidenze hanno suggerito l’esistenza di una base genetica sottostante a queste abilità sociali e, in questa direzione, si è mosso uno studio svedese, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, che ha identificato due regioni genomiche (dove risiedono i geni) nel cane associate a comportamenti sociali guidati dall’uomo.
In precedenza diversi studi si sono concentrati sulla base genetica sottostante alle interazioni tra i membri della stessa specie, mentre molta meno attenzione è stata data alla genetica nella comunicazione interspecifica tra mammiferi, un aspetto centrale per chi si interessa di domesticazione. Il cane, a causa della sua vicinanza con la specie umana, è già stato oggetto di studi in questo senso ma le ricerche precedenti si sono concentrate soltanto su alcuni geni, come il gene del recet
tore dell’ossitocina, senza condurre una ricerca sistematica su tutti i geni.
Come si è svolta la ricerca
Lo studio svedese ha impiegato 500 esemplari di razza Beagle, tutti allevati in condizioni standardizzate e quindi con alle spalle esperienze simili di interazione con l’uomo, condizioni queste necessarie per esplorare la base genetica di un dato comportamento. Il team ha quindi condotto uno studio su vasta scala del genoma per quanto riguarda i comportamenti sociali diretti dall’uomo con l’intento di identificare una base genetica dell’evoluzione comportamentale sociale nei cani.
In particolare si è voluto osservare come i cani reagivano di fronte a un problema di risoluzione praticamente impossibile. Dapprima i cani hanno dovuto superare due situazioni che potevano facilmente risolvere da soli. Passati questi due primi step, gli animali sono stati posti di fronte a una terza situazione predisposta per essere irrisolvibile: il compito consisteva infatti nel riuscire a raggiungere e mangiare un bocconcino chiuso all’interno di un contenitore avvitato a fondo. Dopo alcuni tentativi, la maggior parte dei cani si è risolta a cercare la cooperazione dell’uomo che era nelle vicinanze guardandolo negli occhi e avvicinandosi.
Una variante genetica alla base della domesticazione
Più di 200 di questi cani sono anche stati sottoposti all’esame del DNA, utilizzando un metodo chiamato GWAS (studio di associazione genome-wide) grazie al quale i ricercatori hanno esaminato un numero notevole
di varianti genetiche in tutto il genoma. Il GWAS viene utilizzato per accertare se tra gli individui che presentano una particolare caratteristica comportamentale, come per esempio l’attitudine a cercare aiuto per risolvere un problema, è più comune una particolare variante genetica. Questo metodo si è rivelato utilissimo per la ricerca svedese in quanto ha permesso di accertare che l’attitudine a chiedere aiuto si accompagna quasi sempre con alcune varianti genetiche.
Il leader del gruppo di ricerca svedese, il professore di etologia Per Jensen ha affermato: “i risultati raggiunti dal nostro studio hanno rivelato per la prima volta che alcuni geni possono essere alla base del grande cambiamento verificatosi nel comportamento sociale dei cani dopo il loro addomesticamento. Ed è stato sorprendente scoprire anche che i geni che abbiamo individuato sono coinvolti in alcuni disturbi del comportamento sociale umano come l’autismo. Questi risultati contribuiscono quindi, non solo a una maggiore comprensione della base genetica dei comportamenti comunicativi e della socialità cane-umano, ma anche potenzialmente a comprendere meglio alcuni disturbi comportamentali sociali umani.” ●
FONTI ScienceDaily Persson, M.E., Wright, D., Roth, L.S.V., Batakis, P. and Jensen, P. Genomic regions associated with interscpecies communication in dogs contain genes related to human social disorders. Scientific Reports, September 2016 DOI: 10.1038/srep33439