La Festa

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Eccomi qui. Solita banale e inutile festa di compleanno di quel cretino di Holden. Il Giarmiz, era un club talmente vecchio a Greenwich Village che secondo me fu George Washington in persona a inaugurarlo. La musica era noiosa, se non ricordavo male, identica all’anno prima, evidentemente in quel locale non guadagnavano così tanto da potersi permettere vinili più recenti. Gli invitati, i soliti dell’anno precedente, semplicemente più vecchi. La bestialità fu quando rividi Sonny, mi accorsi che non era cambiato, nel senso che indossava lo stesso costume, o meglio, il medesimo completo da pappone color prugna dall’ultima ricorrenza. Ridicolo persino da raccontare. La solfa scaldata di quella festa aveva attirato gente nuova, quest’anno c’era persino uno scimpanzé con una bicicletta e la sorella di Jane che si chiama vattelapesca lanciava bottiglie di spumante contro una parete. Era talmente sbronza da confonderlo per un enorme tirassegno. Ero già al terzo whisky e soda quando si avvicinò questa donna a me sconosciuta. Indossava un paio di pantaloni di velluto a zampa, un giubbottino di pelle talmente minuscolo da farmi venire il dubbio che le fosse stato regalato in occasione della prima comunione, ma la ciliegina sulla torta era quello stupido berretto rosso da cacciatore da farla sembrare una principessa. Dinanzi a questa visione tirai fuori dalla tasca una scatola di fiammiferi e cominciai ad accenderli uno dopo l’altro, giusto per ammazzare il tempo. Ordinai il quarto giro, mi sfilai la cravatta e mi sbottonai la camicia, mi sembrò di ricominciare a respirare, i primi sintomi della sbronza cominciavano a fare effetto e quella stupida principessa davanti ai miei occhi, mi attirava terribilmente. Mi sentii a disagio perché non seppi che diavolo inventarmi per attaccare bottone, Monsieur Blanchard al mio posto avrebbe saputo cosa fare. Dio santo se solo avesse cominciato lei, giusto qualcosa per darmi la spinta, invece niente, se ne stava li a chiacchierare con una sua amica che secondo la mia opinione, sembrava la classica ragazza che avesse impugnato meno forchette da quando aveva scoperto il sesso. Si, io le definisco così quelle tipe facili da rimorchiare. Vidi passare Holden, mi chiese se mi stavo divertendo e come l’anno scorso, in un falso sorriso gli risposi di si. Il mio principe, si definitivo così le persone quando facevo lo scemo con loro, quando ero in paranoia. Finito il quarto giro, mi alzai dallo sgabello con le gambe intorpidite. Adesso avevo fame, dovevo assolutamente mangiare qualcosa al drug store qui di fronte. Preparavano degli hot dog speziati con la salsa chili e melanzane grigliate, una bomba, roba da farti fischiare le orecchie se a ogni boccone non ti tracannavi un sorso di Miller. Guarda caso, mentre indossai il mio cappotto di lana grezza e mi accesi una sigaretta, intravidi gli occhi fissi su di me della mia principessa. “Ora o mai più, avanti provaci!”, mi sussurrò sottovoce Monsieur Blanchard. Maledetto whisky…




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