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Direzione, Redazione, Amministrazione - via Marcantonio Colonna, 23 - 00192 Roma
Uno degli ultimi voli di un F-104 “Special color” del 9° Gruppo del 4° Stormo
Anno LV
N. 3 - MARZO 2010
Mensile - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma
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MARZO 2010 ANNO LV
AERONAUTICA Anno di fondazione 1956 Pubblicazione mensile edita dall’Associazione Arma Aeronautica Direttore editoriale GIANBORTOLO PARISI Direttore responsabile SILVANO BRONCHINI Direzione, Redazione, Amministrazione 00192 - Roma, via Marcantonio Colonna, 23 Tel. 06/3215145 - Tel. e Fax 06/3216882 e-mail: assoaerorivista@libero.it (per il periodico sociale) e-mail:assoaeroamministra@libero.it (per l’amministrazione) www.assoaeronautica.it (per l’Associazione) www.cesmaweb.org (per il Centro Studi Militari Aeronautici) c/c.p. ASSOCIAZIONE ARMA AERONAUTICA, 310003 c/c. banc. n. 000000136949 Banca Popolare di Lodi Ag. 4 via Pompeo Magno, 25 - 00192 Roma IBAN: IT20 F 05164 03204 000000136949 Realizzazione grafica e stampa Raia srl - 00166 Roma, via G. B. Impallomeni, 66 Tel. 06/5571229 - Fax 06/5599675 - e-mail: a.raia@veant.it Registr. Tribunale di Roma n. 5315 del 12.7.56
In copertina Un momento del passaggio di consegne al vertice dell’Aeronautica Militare. All’evento è dedicato l’articolo a pag. 4 (foto di Paolo Mazzi).
Iscrizione al R.O.C. n. 6972 “Aeronautica” fruisce dei contributi statali diretti di cui alla L. 7/8/1990, n. 250 Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Gli articoli rispecchiano esclusivamente le opinioni degli autori. Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata. Per le riproduzioni, anche se parziali, dei testi, è fatto obbligo citare la fonte. I testi delle collaborazioni - che si intendono comunque inviati a titolo di liberalità - anche se non pubblicati, non si restituiscono. Chiuso in tipografia l’11 marzo 2010
In quarta di copertina Uno degli ultimi voli di un F-104 “Special color” del 9° Gruppo del 4° Stormo
Il periodico sarà inviato in omaggio a “sostenitori” che verseranno almeno una somma annuale di € 21,00; il predetto invio si riferisce al solo territorio nazionale. Per spedizioni all’estero si invita a prendere contatti con l’amministrazione.
analista ed esperto italiano del settore. Dal declino delle compagnie di bandiera al crollo del servizio – al quale fa riferimento il titolo – fino alle prospettive di una ri-regolamentazione del settore, Bordoni descrive i meccanismi e le strategie spesso molto diverse da quanto appare in superficie, come nel caso della possibilità per il cliente di comparare prezzi e servizi offerti dalle diverse compagnie. Fino a pochi anni fa il lavoro era svolto dall’agente di viaggi, anche grazie alla neutralità imposta dalla Comunità Europea ai sistemi di prenotazione computerizzata (CRS). Oggi l’acquisto diretto su internet consente di risparmiare le commissioni all’agenzia, ma la difficoltà di comparazione rende più difficile identificare la combinazione migliore e può far scegliere un prezzo meno vantaggioso. Ed è solo uno dei paradossi che il libro svela. Disponibile presso l’editore (Via di Sant’Agata dei Goti 2, 00184 Roma; tel. 06-6789984)
ISSN: 0391-7630
Paolo Varriale, Italian Aces of World War 1. Oxford, Osprey, 2009. Cm 18,5x25, pp. 104. Lst. 12,99.
Dopo aver ospitato il pionieristico lavoro di Massimello e Apostolo sugli assi italiani della seconda guerra mondiale, l’editore inglese Osprey fa ora il bis con quelli della prima guerra mondiale affidandosi a Paolo Varriale, specialista della materia e già autore con Gentilli e Iozzi di un massiccio volume per l’Ufficio Storico dell’Aeronautica Militare. Il libro, che grazie alla lingua inglese ed al prezzo popolare è destinato ad una diffusione globale, ha una struttura molto semplice. Poche pagine di introduzione, comprese un paio su metodi e difficoltà di attribuire le vittorie, seguite da schede per ciascuno dei 42 piloti che conseguirono cinque o più successi. Il criterio ordinativo è quello alfabetico, di facile consultazione, ed ogni scheda chiude con l’elenco delle vittorie. La ricca iconografia comprende molte nuove fotografie, 32 profili e otto viste in pianta a colori realizzate da Harry Dempsey ed alcuni disegni tecnici. Inevitabilmente in copertina c’è lo Spad di Baracca in azione. Nel complesso un volume molto ben confezionato e molto utile per il pubblico internazionale che difficilmente potrebbe accedere agli studi più dettagliati in lingua italiana. Disponibile nelle librerie specializzate
Soci aeromodellisti Il notevole modello volante radiocomandato, in scala 1:3,81, dell’UAV (Unmanned Aerial Vehicle) “Falco” di Selex Galileo realizzato dal socio Enrico Tosetti della sezione di Cesano Maderno. Il grande aeromodello (apertura alare di circa 2 m) - interamente costruito in balsa e polistirolo - è azionato da un motore OS.91 FS da cc.15, ha un peso totale di 4,5 kg. ed è controllato da 10 servocomandi.
Patrick Facon, Histoire de l’armée de l’air. Parigi, La Documentation Française, 2009. Cm 16 x 24, pp. 560. Euro 28,00.
Commissionato in previsione del 75° anniversario della costituzione dell’aeronautica francese (2 luglio 1934), questo massiccio tomo concede ben poco all’occhio. La mancanza d’illustrazioni di qualsiasi
genere – copertina compresa – allontanerà i lettori superficiali. Ed è una fortuna, perché i 14 capitoli scritti dal direttore delle ricerche del Service Historique de la Défense possono così dedicarsi al difficile compito di tracciare vicende e ricostruire snodi cruciali senza dover strizzare l’occhio alle esigenze commerciali. Il lavoro sintetizza anni di ricerche, in parte già pubblicate in opere precedenti, offrendo un quadro completo e in gran parte innovativo rispetto a quella curata dai generali Christienne e Lissarrague nel 1980. La narrazione si spinge sino al 2008, dettagliando le operazioni internazionali sia francesi (in Africa) che in ambito internazionale (dai Balcani al Medio Oriente), sia pure glissando sui momenti più controversi come la scelta industriale per un caccia nazionale anziché europeo. Ottima la bibliografia, che offre più di uno spunto per ulteriori ricerche. Manca invece un indice analitico, così come alcune tabelle sparse tra i capitoli avrebbero potuto essere raccolte in appendice facilitando la consultazione. Si tratta tuttavia di peccati minori in un libro che resta utilissimo e ci riempie di una punta d’invidia. Disponibile presso l’editore (www.ladocumentationfrancaise.fr)
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L’Aeronautica Militare
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Cambio di consegne al vertice dell’Aeronautica Militare Copia del “Primo tricolore” all’Accademia Aeronautica di Carlo Calatroni
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“Il secolo con le ali” a Torino
Tematiche militari
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Relazione sulla Giustizia Militare in Italia di Vito Nicolò Diana
Scienza, spazio, tecnica e industria
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Varie 19
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A ciascuno il suo di Gaetano Battaglia
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Alexander Ivanovich Pokryshkin, un “asso” sovietico di Alessandro Rao
Un “cinquantenario” indimenticabile di Giuseppe Piseddu
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Il Museo storico dell’Aeronautica Militare
I Legislazione, pensionistica e trattamenti economici
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Lettere al direttore
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L’Associazione Arma Aeronautica
Libri
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Il passaggio di consegne al vertice dell’Aeronautica Militare l 25 febbraio, sulla base aerea di Pratica di Mare, presente il ministro della Difesa Ignazio La Russa e il capo di Stato Maggiore della Difesa generale Vincenzo Camporini, si è tenuta la cerimonia per il passaggio di consegne al vertice della forza armata tra il gen. SA Daniele Tei, capo di Stato Maggiore uscente e il pari grado Giuseppe Bernardis, capo di Stato Maggiore subentrante. La cerimonia è stata aperta dall’arrivo della bandiera di guerra dell’AM che ha preso posizione in una aviorimessa dove, con la Banda musicale dell’Aeronautica, erano schierati il medagliere dell’AAA, i labari dei sodalizi della nostra forza armata e le folte rappresentanze degli ufficiali, sottufficiali, truppa e personale civile dell’Arma Azzurra. Nel suo intervento il gen. Tei, dopo aver evidenziato, rivolgendosi al personale, come, nell’assolvimento del suo incarico alla guida dell’AM, sia stato «costantemente agevolato e sostenuto dal vostro forte impegno, dalla vostra costante generosità e disponibilità e dalla vostra indomabile grinta» ha poi sottolineato che «le Forze Armate attraversano oggi un momento decisivo per il loro futuro. Sono certo che gli studi e le attività in itinere diventeranno concretezza viva e palpitante entro breve tempo e l’Aeronautica Militare, come sempre, continuerà a fare la sua parte per perseguire quel fine prioritario che è quello di garantire la sicurezza del paese contro qualsiasi minaccia esterna diretta ed indiretta ad esso rivolta». Il gen. Tei ha concluso il suo intervento «rendendo deferente omaggio alla Bandiera di guerra dell’Aeronautica Militare che idea lmente rappresenta tutti i reparti e gli enti della Forza Armata, gli uomini e le donne in servizio di ieri e di oggi e soprattutto tutti coloro, come tanti altri appartenenti a tutte le Forze Armate che, con il sacrificio estremo della vita, hanno onorato il giuramento di fedeltà alla patria». Ha preso poi la parola il gen. Bernardis che ha evidenziato come «mentre noi, infatti, stiamo celebrando questa pur importante liturgia del passaggio di consegne fra un capo ed
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un altro dell’Aeronautica Militare, l’Aeronautica vera, quella operativa, la ragion d’essere di tutti noi, sta continuando la sua attività in tutte le parti del mondo, con le Forze Armate sorelle, esprimendo con forza ed entusiasmo quanto è possibile per raggiungere gli obiettivi che ci vengono dati dall’autorità politica». Ha continuato nel ricordare «quelle migliaia di aviatori, i cui nomi sono scolpiti sul travertino dell’ingresso del palazzo Aeronautica, che seguendo la nostra Bandiera qui presente, hanno sacrificato la propria vita in pace ed in guerra» ribadendo poi come «l’Aeronautica Militare, insieme alle altre Forze Armate ed al paese tutto, sta vivendo un momento particolare, difficile ed entusiasmante nello stesso tempo; è un momento di impegno intenso e di contemporaneo rinnovamento. Ritengo sia un momento in cui è necessario pensare molto, agire con decisione e, forse, parlare poco, dove però per parlare poco non intendo certamente il non comunicare». In conclusione, il nuovo capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica si è rivolto «a tutta l’Aeronautica Militare, a tutti noi, quale squadra unica e coesa» per augurare «con l’aiuto di Dio, di continuare ad essere quell’istituzione compatta, inserita in modo trasparente e cristallino in quella più ampia della Difesa, per servire con dignità e coraggio la nostra Patria». E’ quindi seguito l’intervento del gen. Camporini che ha in particolare sottolineate le qualità professionali
del suo compagno di corso ed amico gen. Tei ed ha augurato al gen. Bernardis un periodo di comando ricco di successi e di ogni soddisfazione personale. Il ministro della Difesa, concludendo la cerimonia, ha sintetizzato l’operato del gen. Tei sottolineando tra l’altro come «sotto la sua guida, l’organizzazione è stata resa più funzionale in ogni sua componente e sono stati portati a termine essenziali e qualitativi processi di modernizzazione, tra cui il pieno inserimento, nella linea operativa e addestrativa, dei nuovi aerei Eurofighter, C-27J e SF260» rimarcando poi anche il «fattivo contributo di prontezza della componente aerea di operare in attività di concorso sul territorio nazionale, rivelatasi poi una preziosa opportunità per la macchina dei soccorsi e fattore decisivo per portare tempestivamente i primi aiuti alle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo. Vanno inoltre ricordati la proiezione della componente ad ala fissa in Afghanistan ed il continuo sostegno ai contingenti dispiegati nei teatri operativi con il trasporto aereo». All’evento erano anche presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Gianni Letta, l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi, l’Ordinario militare per l’Italia, mons. Vincenzo Pelvi, molte altre alte autorità politiche, civili, religiose e militari e numerosi alti ufficiali in servizio e in congedo dell’AM.
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Ordini del giorno dei capi di Stato Maggiore dell’AM uscente e subentrante «Ufficiali, Sottufficiali, Graduati, Allievi, Avieri e Personale Civile dell’Aeronautica Militare, nell’onorare la nostra Bandiera di Guerra, che idealmente racchiude quelle di tutti i Reparti della Forza Armata, e rivolgendo un deferente pensiero ai nostri caduti, oggi nel lasciare l’incarico di Capo di Stato Maggiore desidero farvi giungere un sincero sentimento di gratitudine per la preziosa collaborazione costantemente fornita. La quotidiana professionale attività degli uomini e delle donne dell’Aeronautica Militare, incessante e mai attenta ai clamori delle cronache, mi ha consentito di svolgere il mio incarico con serenità. Ringrazio, dunque, tutti voi Comandanti di unità, di qualunque livello, personale militare e civile in servizio per l’infaticabile e preziosa opera fornita, per la lealtà, mai venuta meno anche in momenti di difficoltà, e per il vostro spirito di sacrificio. In un periodo caratterizzato da continui mutamenti in tutti i settori, e talvolta anche di sacrifici personali, voglio dare pubblico riconoscimento del vostro alto grado di professionalità e di dedizione. In questi due anni trascorsi al comando dell’Aeronautica ho raccolto ampi consensi dai rappresentanti delle Istituzioni, nazionali e non, sulla qualità del vostro impegno e del lavoro svolto ovunque siete stati chiamati ad operare, in Italia come nei diversi teatri operativi lontano dai confini nazionali. Rivolgo un particolare grazie e, soprattutto, buon lavoro al mio successore Generale Giuseppe BERNARDIS. Lascio la Forza Armata in mani sicure, capaci ed appassionate. Sono certo che Egli, nell’assolvere il nuovo incarico, potrà contare sul vostro incondizionato senso di responsabilità ed intelligente dedizione. Che la Beata Vergine di Loreto possa sempre illuminare e proteggere tutti gli uomini e le donne in azzurro. Viva L’Aeronautica Militare, Viva l’Italia. Generale S.A. Daniele TEI» «Ufficiali, Sottufficiali, Graduati, Allievi, Avieri e Personale Civile, con orgoglio ed onore nell’assumere l’incarico di Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare esprimo sentimenti di gratitudine alle Istituzioni per la fiducia accordatami. Rivolgo un deferente omaggio alla nostra Bandiera, simbolo delle glorie e delle tradizioni della Forza Armata, ed ai nostri caduti che, con il sacrificio della vita, hanno onorato il giuramento di fedeltà alla Patria. Il patrimonio di valori tramandato dai nostri predecessori deve essere sempre presente nella nostra quotidiana attività al fine di poterlo consegnare più arricchito a coloro che ci seguiranno. Assumo l’incarico con l’obiettivo di operare con cosciente e dedicato spirito di servizio, nel solco della continuità, per una Forza Armata sempre più snella, operativa ed efficiente, perfettamente integrata con le Forze Armate consorelle al servizio della Nazione. Consapevole della complessità delle situazioni e dei mutamenti in atto, sono certo che attraverso le capacità, il valore e lo spirito di corpo di voi uomini e donne dell’Aeronautica Militare, conseguiremo insieme questo obiettivo. Al generale Daniele TEI, oltre all’augurio di ogni bene e serenità, esprimo la mia profonda gratitudine per avermi offerto il privilegio di essere stato al suo fianco in questi anni di operosa attività ed anche il più sentito ringraziamento di tutta l’Aeronautica Militare per la sua opera costante di dedicato servizio. Viva L’Aeronautica Militare, Viva l’Italia Generale S.A. Giuseppe BERNARDIS»
Copia del “Primo Tricolore” all’Accademia Aeronautica di Carlo Calatroni l 7 gennaio 1797, a Reggio Emilia, si decretò l’uso del Tricolore nella prima Assemblea Costituente della Repubblica Cispadana, formata da 110 deputati, eletti in modo democratico dalle popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. La Bandiera, di foggia differente dal Tricolore attuale, è identificata come “Primo Tricolore”. L’ambiente che ospitò l’Assemblea è divenuto la “Sala del Tricolore”, che è la Sala Consigliare. Nel 1996 il Parlamento ha decretato il 7 gennaio “Giornata del Tricolore”.
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A Reggio Emilia, il 7 gennaio è so-
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lennizzato ogni anno con varie iniziative; le celebrazioni della giornata sono aperte dalla cerimonia militare dell’Alzabandiera, alla presenza, normalmente, di un’alta carica dello Stato: nel corrente anno il presidente del Senato, lo scorso anno il presidente della Camera. Le Associazioni d’Arma di Reggio Emilia partecipano regolarmente, con Labaro, alla cerimonia, come parte integrante dello schieramento. Poiché il Primo Tricolore, origine della Bandiera Nazionale Italiana, non appartiene alla Città di Reggio Emilia, ma a tutta l’Italia, nell’ambi-
to delle celebrazioni del 7 gennaio 2009, su iniziativa della Sezione di Reggio Emilia dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, il sindaco di Reggio Emilia ha consegnato, a Livorno, copia del Primo Tricolore all’Accademia Navale, presenti scolaresche di Reggio Emilia. La sezione di Reggio Emilia dell’Associazione Arma Aeronautica si è proposta, nella primavera dello scorso anno, di realizzare analoga cerimonia con l’Aeronautica Militare, nell’ambito delle celebrazioni del 7 gennaio 2010, consegnando la copia della bandiera all’Accademia Aero-
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nautica, massimo Istituto di formazione della nostra forza armata, con cerimonia nella sede dell’Accademia stessa, alla presenza di studenti reggiani, ai quali offrire la possibilità di “vivere”, per alcune ore, nell’Istituto. L’Aeronautica Militare, contattata tramite la Presidenza nazionale dell’AAA, ha apprezzato l’iniziativa, che è stata resa possibile, dati gli oneri logistici dovuti alla distanza, dalla generosa ospitalità offerta alla dele-
gazione, formata da 41 studenti e studentesse del 4° anno di due Scuole Superiori, quattro insegnanti e parte del Consiglio del nostro sodalizio reggiano. Il Comune di Reggio Emilia, dal canto suo, si è fatto carico del costo del trasporto in pullman. Studenti e studentesse hanno condiviso per trentasei ore la vita degli Allievi, toccando con mano i ritmi giornalieri di giovani universitari,
poco più grandi di loro, che hanno scelto un percorso di vita non facile, che comporta grande impegno e molte limitazioni della libertà di pianificazione personale. La cerimonia della consegna della copia del Primo Tricolore si è svolta nel teatro dell’Istituto l’11 febbraio, presenti il comandante delle Scuole AM-3ª Regione Aerea, gen. SA Giampiero Gargini, numerose autorità civili e militari, rappresentanti delle locali Associazioni combattentistiche e d’arma, allievi dell’Accademia e la citata delegazione di Reggio Emilia (foto a fianco).
A Torino la Mostra “Il secolo con le ali” Il 6 marzo, a “Torino esposizioni”, il comandante della 1ª Regione Aerea gen. SA Nello Barale e il vice sindaco di Torino Tom Dealessandri hanno inaugurato la mostra “Il secolo con le ali” che, allestita a cura del
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Museo Storico dell’AM, ha inteso celebrare nel capoluogo piemontese come già avvenuto sull’aeroporto romano di Centocelle alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano (v. pag. 4 di Aeronautica n. 4/2009) - i
100 anni del primo volo militare in Italia con il Flyer di Wilbur Wright, ma anche del primo volo compiuto il 13 gennaio 1909 sui “prati di Venaria Reale” dal piccolo triplano dell’ing. Aristide Faccioli, macchina interamente costruita in Italia dalla SPA (Società Piemontese Automobili) di Torino. Un anno, inoltre, che vide la nascita delle prime fabbriche aeronautiche e delle prime scuole di volo frequentate dai nostri “pionieri dell’aviazione”, molti dei quali divenuti poi famosi per il contributo offerto allo sviluppo dell’aviazione italiana e, quindi, a quello dell’Aeronautica Militare. E’ da ricordare che l’iniziativa era stata ufficialmente presentata nella conferenza stampa del giorno prima con gli interventi del gen. Barale, del direttore del Museo dell’automobile Rodolfo Gaffino Rossi, del gen. D. Franco Cravarezza, comandante della Regione Militare Nord, del ten.
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col. Alberto Scafella, comandante del 34° Gruppo Squadroni “Toro” dell’AVES, dell’ing. Daniele Romiti, direttore generale di Alenia Aeronautica, del dott. Pietro Bovaro, dirigente scolastico dell’ITIS “Grassi” di Torino e dell’ing. Silvano Vallino Costassa, consigliere dell’Aero Club di Torino. La cerimonia per l’inaugurazione de “Il secolo con le ali” - accompagnata dalle note della Fanfara della 1ª Regione Aerea - è avvenuta alla presenza del gen. SA Giampiero Gargini, comandante delle Scuole AM – 3ª Regione Aerea, del gen. CA Giuseppe Maggi, comandante della Scuola di Applicazione ed Istituto di Studi Militari dell’Esercito Italiano, dell’amm. isp. Massimo Marchesi, vice comandante del Dipartimento Militare Marittimo Alto Tirreno, del capo di Gabinetto del sindaco Renato Cigliuti, del segretario generale dell’AAA gen. brig. Antonio Sasso in rappresentanza del presidente nazionale AAA gen. SA Gianbortolo Parisi, e di numerose altre alte autorità civi-
li e militari. La mostra, aperta al pubblico fino al 28 marzo, ha presentato molti velivoli, motori, numerose fotografie, dipinti, documentazioni e testimonianze volte a guidare i visitatori lungo un percorso che, dall’epoca del dirigibile, arriva alla realtà odierna caratterizzata dall’enorme sviluppo del mezzo aereo, non solo militare, e dalla sempre più incisiva presenza umana nello spazio. L’esposizione – che ha avuto il patrocinio del Comune di Torino – ha visto anche la partecipazione dell’Aviazione dell’Esercito con una rassegna fotografica dai primi voli svolti sul campo di Venaria Reale alla attuale specialità e una della Marina Militare dai primi idrovolanti militari operanti dall’idroscalo di La Spezia ai moderni velivoli imbarcati. Particolarmente notevole, infine, l’apprezzato contributo dell’archivio storico della FIAT e di quelli di Alenia Aeronautica e Avio SpA. Tra i mezzi presenti, ammiratissimi e ampiamente fotografati dai visita-
tori, sono da ricordare il G.91T, il Tornado, il posto di pilotaggio di un F-104 Starfighter, il Blériot XI, il Macchi MC.205V, lo SVA 9 biposto, la Gabarda, un deltaplano a motore, un aliante ASK 21 e grandi modelli statici di AMX, MB.339, S.55 e HH3F. Particolarmente interessante quanto presentato a cura dell’Archivio scientifico e tecnologico dell’università di Torino (ASTUT): un simulatore di volo Blériot, un altro simulatore “Herlitzka”, una sedia girevole e una campana pneumatica, tutti apparati primordiali, questi, utilizzati all’inizio del secolo scorso per verificare l’attitudine al volo dei primi aspiranti piloti aviatori. Da sottolineare, infine, che le visite sono state gestite dalla sezione AAA di Torino presieduta dal col. Cosimo Restivo che ha messo a disposizione del pubblico 24 suoi soci, suddivisi in turni giornalieri, quali competenti guide per illustrare e rispondere alle domande su quanto esposto nella mostra.
Conclusa la “Noble Manta 2010” Dal 10 al 24 febbraio 2010, sei sommergibili, otto unità navali di superficie e 18 tra aerei ed elicotteri per il pattugliamento marittimo appartenenti a dieci nazioni della NATO hanno partecipato all’esercitazione annuale anti-sommergibile (ASW) Noble Manta 2010 (NMA 10) che – condotta dal Submarines Allied Naval Forces South Command (SUBSOUTH) e dal Maritime Air Naples Command (MARAIRNAPLES) sotto la supervisione del Comando Alleato della Componente Marittima di Napoli e della nostra Marina Militare - si è svolta nel Mar Ionio. Mezzi ed equipaggi di Canada, Francia, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti d’America e Turchia hanno operato congiuntamente per addestrarsi a svolgere missioni nell’ambito di una forza multinazionale - equipaggiata con unità navali ed aerei - in operazioni ASW, anti-superficie e di sorveglianza costiera. Le unità partecipanti sono state anche impegnate in un addestramento operativo in potenziali compiti e missioni della Forza di Risposta NATO (NRF), per mettere in pratica le procedure relative ad operazioni attuali o future, compresa la difesa contro il terrorismo. L’esercitazione si è svolta articolata in quattro cicli collegati e consequenziali per fornire pari opportunità ai partecipanti nell’ambito di un ambiente operativo realistico: i sommergibili, ad esempio, hanno invertito i propri ruoli durante ciascun ciclo per poter mettere in pratica tattiche di difesa e di attacco. Rispetto alle edizioni precedenti questa Noble Manta ha registrato due novità: il rientro in porto, nel corso dell’ultimo ciclo, delle unità di superficie in modo da creare un ambiente silenzioso nel quale sommergibili ed aerei hanno dovuto gestire una minaccia subacquea – situazione, questa, tipica della fase iniziale di un’operazione reale, quando le unità navali di superficie non sono ancora presenti - e il periodo di ‘gioco libero’ durante il quale i comandanti hanno dovuto prendere decisioni individuali su come condurre la missione assegnata. I velivoli da pattugliamento marittimo impiegati dalle nazioni partecipanti hanno operato dalla base aerea di Sigonella mentre gli elicotteri ASW della Marina Militare da quella di Fontanarossa. Complessivamente l’attività aerea ha visto l’effettuazione di oltre 100 missioni di volo che hanno richiesto in media lo svolgimento di un briefing agli equipaggi ogni tre ore.
Oltre 500 ore di volo per gli AMX in Afghanistan All’inizio di marzo i quattro caccia AM-X del 51° Stormo rischierati dal 7 novembre scorso a Herat (Afghanistan) nell’ambito della missione ISAF (International Security Assistance Force) hanno complessivamente effettuato 500 ore di volo in oltre 250 missioni. I velivoli - attualmente inquadrati nel Task Group ‘Black Cats’ della JATF (Joint Air Task Force) - svolgono compiti di ricognizione aerea per supportare le esigenze d’intelligence, sorveglianza e ricognizione a favore del Regional Command West responsabile dell’operazione ISAF nell’area occidentale del Paese.
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Cambi di Comando e assunzioni d’incarico nell’AM L’11 febbraio, a Rivolto, il ten. col. pil. Marco Lant ha assunto il comando del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico, nel quale è inserita la Pattuglia Acrobatica Nazionale “Frecce Tricolori”, in sostituzione del pari grado Massimo Tammaro. L’11 febbraio, ad Herat (Afghanistan), il col. CCrn Sergio Walter Li Greci ha sostituito il pari grado Giuseppe Errico nell’incarico di direttore del CAI-I (Centro Amministrativo d’Intendenza Interforze). Il 15 febbraio, a Roma, il col. CCrn Bernardo Gallo ha assunto la responsabilità del 6° Reparto Affari economici e finanziari dello Stato Maggiore Aeronautica in sostituzione del gen. BA Eugenio Lupinacci destinato all’incarico di vice capo dell’Ufficio generale di pianificazione, programmazione e bilancio dello Stato Maggiore della Difesa. Il 18 febbraio, a Roma, il gen. SA Maurizio Lodovisi ha sostituito il pari grado Giuseppe Bernardis nell’incarico di sottocapo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare. Il Generale Lodovisi, nato a Camugnano (Bologna) nel 1953, dopo la frequenza dell’Accademia Aeronautica con il corso Nibbio 3° e il conseguimento del brevetto di pilota militare presta servizio presso il 6° Stormo CB. Nel maggio 1981 viene assegnato al Reparto Sperimentale Volo quale comandante della 535ª Squadriglia fino all’ottobre dello stesso anno, quando viene inviato a frequentare il corso “Test Pilot School” sulla base aerea di Edwards in California. Rientrato in patria nel 1982 presta un successivo lungo servizio presso il Reparto Sperimentale di Volo quale pilota collaudatore assumendovi poi, nel 1988, l’incarico di comandante del 311° Gruppo Volo. Nel 1993 viene promosso Colonnello e l’anno dopo viene nominato comandante del Reparto Sperimentale Volo fino al 1996 quando è assegnato al 4° Reparto dello Stato Maggiore AM quale capo del 1° Ufficio e, l’anno successivo, di capo del 2° Ufficio. Promosso generale di Brigata Aerea nel gennaio 2000, nel periodo maggio-agosto dello stesso anno comanda il 2° Reparto Operativo Autonomo dell’AM sulla base aerea di Pristina (Kosovo). Nel settembre 2000 viene assegnato al Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale Armamenti (SGD/DNA) come vice capo del 4° Reparto, incarico che lascia nell’ottobre del 2002 per quello di capo del 4° Reparto dello SMA. Nel giugno 2005 è promosso generale di Divisione Aerea e nell’ottobre 2006 diviene capo del 4° Reparto di SGD/DNA in qualità di responsabile di tutti i programmi di armamento della Difesa. Nel luglio 2009 è promosso generale di Squadra Aerea e dal 1° novembre 2009 assume l’incarico di vice comandante della Squadra Aerea di Roma. Ha all’attivo circa 5.000 ore di volo su più di 50 tipi di velivoli sia ad ala fissa che rotante.
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Il 19 febbraio il Consiglio dei ministri ha conferito al gen. SA Claudio Debertolis l’incarico di vice Segretario generale della Difesa. Il gen. Debertolis, nato a Trieste nel 1950, dopo la frequenza dell’Accademia Aeronautica con il corso Leone 3° e il conseguimento del brevetto di pilota militare viene assegnato al 22° Gruppo del 51° Stormo dove resta fino al 1980 quando è trasferito al Reparto Sperimentale di Volo nel quale, dopo la frequenza del corso per collaudatore e sperimentatore sulla base aerea statunitense di Edwards, ricopre via via gli incarichi di comandante della 535ª Squadriglia, capo Servizio addestramento, capo Servizio prove, comandante del 311° Gruppo e capo Ufficio operazioni. Nel 1988 è trasferito allo Stato Maggiore dell’Aeronautica dove assume prima l’incarico di addetto alla 6ª Sezione armamento del 2° Ufficio del 4° Reparto e successivamente di capo della stessa Sezione. Nel 1992 assume il comando del Reparto Sperimentale di Volo che lascia due anni dopo perché trasferito all’Ufficio del Segretario generale della Difesa/Direttore nazionale degli armamenti con l’incarico di addetto al capo del 3° Ufficio ricerche e sviluppo del 4° Reparto, divenendo poi capo dell’Ufficio stesso. Nel 1997 rientra allo SMA quale capo del 4° Reparto, incarico che lascia nell’ottobre 2000 perché assegnato al Comando Logistico dell’AM quale comandante della 2ª Divisione e con l’incarico secondario di capo di Stato maggiore di tale alto Comando. Nel novembre 2003 diviene capo del 3° Reparto dello SMA fino al febbraio 2006 quando assume l’incarico di vice capo di Gabinetto del ministro della Difesa. Il Generale De Bertolis, laureato in scienze diplomatiche ed internazionali, ha frequentato numerosi corsi di perfezionamento e qualificazione, fra cui il Corso Istruttore di tiro e tattiche. Il 1° marzo, ad Al Bateen (Emirati Arabi Uniti), il col. pil. Stefano Porcedda ha sostituito il pari grado Maurizio Cocci nell’incarico di comandante della Task Force ‘Air’ (TFA).
La 1ª Brigata Aerea trasferita a Centocelle Il trasferimento della 1ª Brigata Aerea “Operazioni speciali” da Padova a Centocelle (Roma) «in configurazione integrata con il Comando della Squadra Aerea» è stato recentemente disposto con un decreto del ministero della Difesa «al fine di perfezionare il processo di standardizzazione e razionalizzazione degli organismi di forza armata responsabili della direzione, del coordinamento e del controllo delle attività di approntamento e impiego delle forze».
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La Scuola militare aeronautica per l’80° della morte del gen. Douhet Il 15 febbraio, al cimitero del Verano a Roma, una rappresentanza di allievi della Scuola militare aeronautica di Firenze guidata dal suo comandante col. Filippo Caroselli ha commemorato con la deposizione di una corona sulla sua tomba - l’80° anniversario della morte del generale Giulio Douhet, al quale è intitolata la Scuola stessa, che fu il primo propugnatore dell’impiego strategico del mezzo aereo.
Nuovo Centro polifunzionale per la Scuola Specialisti AM di Caserta Il 5 febbraio, a Caserta, ha avuto luogo la cerimonia per l’inaugurazione delle nuove strutture del Centro Polifunzionale della Scuola Specialisti dell’Aeronautica Militare, strutture che il sindaco Nicodemo Petteruti ha consegnato al col. Sergio Trovato, comandante della Scuola stessa. Si è giunti così all’atto conclusivo del protocollo d’intesa che - siglato nel giugno 2007 dal ministero della Difesa, Agenzia del Demanio e Comune di Caserta – intendeva soddisfare l’esigenza di razionalizzare ed ottimizzare l’occupazione della Reggia di Caserta, ed in particolare delle aree ad essa limitrofe, attraverso la ricollocazione dei laboratori della Scuola dell’AM, ubicati sull’adiacente area di proprietà dello Stato. Il nuovo complesso è costituito da tre edifici per aule e laboratori, una palazzina alloggi da circa 400 posti, una palestra ed una sala ricreazione per gli allievi, il tutto completato da un auditorium da 600 posti. La consegna delle nuove strutture rinsalda il vincolo che da oltre 80 anni lega la storia della Scuola Specialisti e dell’Aeronautica Militare alla Città di Caserta. La cerimonia d’inaugurazione è stata presieduta dal sottosegretario di Stato alla Difesa Giuseppe Cossiga, presenti il capo di Stato Maggiore dell’AM, gen. SA Daniele Tei, il comandante delle Scuole AM gen. SA Giampiero Gargini e altre autorità religiose, civili e militari del luogo.
Tornado ECR del 50° Stormo rischierati in Germania Il 1° marzo sei Tornado ECR (Electronic Combat Reconnaissance) del 155° Gruppo del 50° Stormo si sono rischierati presso lo JaBOG (Jäger Bomber Geschwader) 32 di Lechfeld (Germania) per effettuare, fino al successivo giorno 12, un’attività di addestramento sul poligono di guerra elettronica MAEWTF (Multinational Aircrew Electronic Warfare Training Facility) Polygone, allo scopo di far conseguire agli equipaggi le opportune qualifiche per la loro partecipazione alla prossima esercitazione “Red Flag”.
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Per la “Giornata della Donna”
Rappresentanza femminile dell’AM ricevuta dal capo dello Stato L’8 marzo, presso il Salone dei Corazzieri del Palazzo del Quirinale ed alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è stata celebrata la Giornata Internazionale della Donna. Alla cerimonia ha partecipato una rappresentanza femminile dell’Aeronautica Militare composta dal tenente Samantha Cristoforetti, pilota militare del 51° Stormo di Istrana ed attualmente in addestramento presso il centro astronauti dell’ESA (European Space Agency), dal tenente Ida Casetti, pilota del 31° Stormo di Campino, dal tenente Daniela Piscopo, ufficiale di Inquadramento della Scuola Militare Aeronautica “Douhet” di Firenze, dalle allieve Cristina Gallelli e Guenda Pulcina del 1° corso di tale Scuola e dal maresciallo Anna Aloisi della Scuola Marescialli di Viterbo. Nel corso dell’evento, il ten. Cristoforetti è intervenuto per raccontare brevemente la sua esperienza di pilota e di aspirante astronauta e, successivamente, il capo dello Stato ha consegnato l’onorificenza di Cavaliere dell’OMRI al ten. Ida Casetti «per la professionalità dimostrata nell’affrontare una situazione di grande pericolo, per il coraggio e la determinazione che l’hanno portata a superare le gravi conseguenze dell’incidente e le hanno consentito di riprendere il servizio attivo come tenente pilota dell’Aeronautica Militare».
Hanno giurato i sottotenenti del “Grifo 5°” Il 2 marzo, all’Accademia Aeronautica, i sottotenenti del corso “Grifo 5°”, in forma individuale, hanno prestato il giuramento di fedeltà alla Repubblica davanti alla Bandiera dell’Istituto ed alla presenza del suo comandante gen. BA Umberto Baldi.
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Per il rilevante interesse rivestito dal tema trattato, pubblichiamo l’intervento del Presidente della Corte Militare di Appello Vito Nicolò Diana all’inaugurazione dell’anno giudiziario – Assemblea generale della Corte Militare di Appello, avvenuta a Roma il 18 febbraio 2010.
Relazione sulla Giustizia militare di Vito Nicolò Diana
HIC RHODUS, HIC SALTA Introduzione Ci ritroviamo, vedo infatti visi già visti in occasione di precedenti consimili cerimonie, e di queste confermate testimonianze di attenzione vivamente mi compiaccio; ci ritroviamo puntualmente - dopo un anno, come ogni anno - a celebrare un rito: l’inaugurazione del corrente anno giudiziario 2010 e, nel contempo, riferire sullo stato della giustizia militare nell’appena decorso 2009. In buona parte dirò cose già dette e ben conosciute dai più tra voi; forse un po’ diverso sarà lo spirito ed il taglio con cui le dirò alternando due registri: uno modulato sull’esistente, l’altro su di un possibile diverso futuro per la Giustizia militare che alcuni recenti segnali rendono almeno plausibile. L’esistente quindi, ed un’istantanea d’insieme come inizio: nel 2009 la Giustizia militare - superata la prima fase di assestamento ha operato strutturalmente secondo la nuova articolazione definita dalla legge 24/12/2007, n. 244, art. 2, commi 603 - 611 (legge finanziaria del dicembre 2007) cioè con soli tre tribunali militari di prima istanza ed una Corte d’Appello, disponendo di una dotazione organica (non sempre effettiva) di 58 magistrati militari. Il tutto motivato dall’esigenza di “un contenimento di costi” e di un adeguamento delle risorse ai carichi di lavoro, contenimento dei costi dall’incerto ammontare, a cui ha fatto da contraltare una serie di problematiche relative alla necessità di trasferire d’autorità (e quindi con costi) personale perdente sede, sostenere spese per trasporto di beni e materiali e documentazione e tutto quanto consegue ad una radicale dislocazione di strutture operative. Ma di tutto questo, di cui pure va tenuto conto - in un giudizio di insieme - noi magistrati militari non possiamo che prendere atto ed operare, lealmente, secondo i nuovi moduli organizzativi, senza però dover rinunciare - né ce lo si può chiedere - al dovere di dire, secondo verità, che se le cose non dovessero cambiare, tra non molto della Giustizia militare rimarrebbe solo un vuoto “simulacro”.
Lettura critica e contestualizzata del dato statistico Risultanze statistiche: Dal 1° gennaio 2009 al 31.12.2009 sono pervenuti al GIP–GUP 1922 fascicoli e ne sono stati esauriti 1833. Il carico dei procedimenti pendenti è quindi aumentato da 263 a 352. In particolare, ne sono stati definiti 1435 con decreto di archiviazione, 173 con decreto che dispone il giudizio ordinario, 7 con decreto che dispone il giudizio immediato, 54 con sentenza di non luogo a procedere, 73 con sentenza di applicazione della pena su richiesta, 56 con sentenza a seguito di giudizio abbreviato e 35 con altri provvedimenti. I Tribunali militari, a fronte di 173 procedimenti ricevuti, ne hanno esaurito 181, riducendo il carico dei processi pendenti da 151 a 143. In particolare, ne sono stati definiti 76 con condanna, 93 con proscioglimento, 1 con applicazione di pena ed 11 sono stati trasmessi ad altra autorità giudiziaria. La Corte ha trattato 139 processi, avendone ricevuti 87, riducendo il carico dei processi pendenti da 88 a 36. In particolare, ne sono stati definiti 43 con sentenze di conferma (di cui 25 di condanna e 18 di proscioglimento), 80 con sentenze di riforma (di cui 38 di condanna e 42 di proscioglimento), 6 con provvedimento di inammissibilità dell’appello e 10 con trasmissione ad altra autorità. Numeri assolutamente modesti specie se “pesati” con riferimento alla scala della Giustizia ordinaria; se di questa progressiva rarefazione
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dei processi penali militari la causa sia da attribuirsi ad un’oggettiva minore frequenza di illeciti o piuttosto ad una minore efficacia del controllo di legalità, a sua volta dovuta ad una accresciuta distanza tra il luogo dei fatti e la sede degli organi giudiziari, solo un prossimo futuro potrà chiarirlo. Una certa qual sorpresa è costituita dalla persistenza dei reati di diserzione che, stante la nuova configurazione professionale dello strumento militare, ci si aspettava scomparissero quasi del tutto. Proprio per il carattere “professionale” delle nostre FF.AA. detta figura delittuosa si accompagna - il che è ragione di qualche allarme - alle complementari fattispecie della “simulazione di infermità” e “truffa”. Non mancano reati come il peculato, la truffa, abuso di autorità ed insubordinazione con minaccia o ingiuria. Valutazioni più corrette sull’andamento tendenziale del fenomeno delittuoso nelle FF.AA, le potremo fare sulla scorta delle informazioni più aggiornate e contenutistiche che ci verranno dall’intervento del Sig. Procuratore Generale. Per quanto riguarda specificatamente la Corte militare d’appello, devo tornare a denunciare la grave situazione di sofferenza in cui versa l’ufficio che dirigo, e ciò per il combinarsi infelice di due cause: da un lato la concentrazione sulla sola Corte di Roma del carico di lavoro per l’innanzi distribuito tra tre sedi di appello; dall’altro per il progressivo ridursi del personale amministrativo e di cancelleria per eventi di natura “ordinaria” (pensionamento anticipato o meno) ma anche per applicazione presso altri organismi della Giustizia ordinaria o del Ministero della Difesa. Al riguardo devo sottolineare il prossimo congedamento dell’unico Dirigente previsto per questa Corte come l’assoluta mancanza di personale con qualifica “contabile” ed “informatica”. Se dovessimo considerare la macchina giudiziaria come una, tra le tante, agenzie operative, apparati cioè destinati a licenziare un prodotto (nel nostro caso, decisioni risolutive di controversie), ebbene la valutazione in termini di “rendimento” sarebbe estremamente semplice e però fuorviante: basterebbe dividere il prodotto finale (le sentenze pronunciate in via definitiva) per il numero dei soggetti decisori, cioè i magistrati in servizio; così operando, il giudizio conclusivo sarebbe assolutamente sconsolante e per di più scorretto. La verità è che quel criterio di misura puramente aritmetico non può applicarsi all’amministrazione della giustizia, della Giustizia in genere e di quella penale in ispecie, che pur essendo, e non lo si vuole negare, un meccanismo destinato a rendere in concreto uno tra i servizi sociali più essenziali, ha però qualcosa di essenzialmente specifico. E ciò già nella sua intima meccanica: tutti gli altri apparati operativi o non hanno assolutamente un contraddittore o, se ce l’hanno, l’hanno all’esterno: questo fa sì che il processo decisionale e realizzativo sia lineare ed univoco giacché un solo decisore - dopo adeguata ovvia istruttoria - prende le decisioni e queste sono immediatamente esecutive, tranne rari casi di consentita opposizione sospensiva. Radicalmente diverso è l’universo giudiziario: qui, per definizione e per necessità fondativa, c’è sempre ed all’interno un contraddittore; anzi ce ne sono due e su questi due, ed in un certo senso, “mosso” da questi due c’è un terzo protagonista (il giudice), decisore sì ma non svincolato dalle domande ed iniziative delle parti, accusa e difesa. Qualcuno ha, a questo proposito ed efficacemente, proposto l’immagine della Giustizia come di un triciclo, ed è ben noto che un simile mezzo di locomozione non è tra i più consigliabili in tema di velocità. Se si volesse omologare la Giustizia alle altre attività amministrative-burocratiche, si dovrebbe coerentemente, ma lo dico solo a mò
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TEMATICHE MILITARI
di provocazione dialettica, tornare al sistema “inquisitorio”, anzi radicalmente inquisitorio quale non lo si è mai visto nemmeno nell’Europa del ‘600: cioè un sistema nel quale un unico magistrato, naturalmente coadiuvato come qualsiasi altro decisore, da un adeguato staff di ausiliari, cumuli in sé i tre distinti ed antitetici ruoli dell’accusatore, del difensore e del giudice: qualcosa che ricorda il nostro vecchio Pretore, con l’ulteriore sbarramento per cui la decisione assunta da quel magistrato dovrebbe essere inappellabile, tranne in caso di assoluta e manifesta ingiustizia. Solo in questo quadro, quel criterio puramente aritmetico di dividere il prodotto per gli addetti sarebbe congruo e significativo. Ad impacciare la nostra macchina non v’è, peraltro, solo l’architettura “triangolare” che ho appena ricordato; non vi è solo l’ulteriore dato della normale rimessa in discussione del “decisum” attraverso gli istituti ordinari dell’appello e del ricorso per Cassazione e poi della procedura sempre più allargata della “revisione”, il che fa del processo una partita senza fine; v’è - e per la Giustizia militare sta diventando un nodo scorsoio - il regime rigido delle “incompatibilità”. Nel nostro microcosmo vige il principio, eccezionale per le altre strutture, per il quale se un magistrato è intervenuto in un determinato momento processuale in una data veste, non può più occuparsi di quello stesso processo in altra veste, o in altra fase: così chi fa il P.M. non può fare il giudice, chi fa il giudice delle indagini non può fare il giudice dell’udienza preliminare; chi ha fatto il giudice nella fase preliminare non può fare il giudice del dibattimento; chi ha partecipato al dibattimento di primo grado non può partecipare a quelli dei gradi successivi: tutto questo fa sì che di un solo processo se ne debba occupare, più o meno, una decina di magistrati. Può apparirvi esagerato, paradossale intollerabile un tale stato di cose, ma è la realtà: una realtà con effetti paralizzanti particolarmente imminenti per la Giustizia militare ove con un organico - sulla carta - di appena 58 magistrati, non tarderà il momento in cui non sarà fisicamente possibile celebrare un processo per mancanza di magistrati compatibili. Anche di questo bisognerà ricordarsi se la Giustizia militare avrà ancora un suo autonomo futuro.
I reati di aggressione verbale: un piano progressivamente inclinato Sono ben note le ragioni che - sulla scorta di una univoca tradizione - indussero il legislatore militare nel 1941 a formulare, per le ipotesi di aggressioni verbali in ambito militare, specifiche ed in qualche caso rinforzate, previsioni incriminatrici diverse dagli analoghi reati di diritto comune (e furono gli artt. 189, 196, 226, 227 CPMP). E ciò per la oggettiva e condivisibile considerazione per cui, nel consorzio in armi, i delitti di ingiuria e diffamazione, specie se commessi in danno di militari di grado diverso, non si esauriscono soltanto nella lesione all’altrui bene dell’onore, prestigio o dignità ma ledono anche il bene “pubblico” della disciplina, elemento funzionalmente indispensabile alla efficace e pronta operatività dello strumento militare, all’interno del quale i valori della responsabilità, dell’autorevolezza, della dignità, della lealtà assumono una pregnanza tutta speciale. Certo si esagerò nel dimensionare l’entità della pena, troppo diversa rispetto a quella prevista dal diritto comune e per giunta troppo sbilanciata a secondo se l’offesa fosse ascendente o discendente: di tal chè opportuna, quella sì, intervenne la novella di cui alla l. 26 novembre 1985, n. 689 che parificò il trattamento sanzionatorio e restrinse il campo applicativo delle fattispecie di diritto penale militare ancorandole a dati contesti motivazionali ed ambientali. Interventi successivi della Corte Costituzionale limitarono ulteriormente l’ambito di applicabilità di alcune fattispecie di diritto penale militare escludendo ad es. che il solo “luogo militare” fosse sufficiente ad integrarle (sent. 17 gennaio 1991, n. 22). Qualcosa di analogo pare possa verificarsi in un prossimo futuro: dall’insubordinazione all’ingiuria militare e poi… fino all’oltraggio. Il Tribunale militare di Napoli, investito della cognizione di un reato di insubordinazione con ingiuria, lo ha derubricato in quello di cui all’art. 226 CPMP (ingiuria) perché, a suo giudizio, non sussisteva, nel soggetto agente il presupposto dell’aver commesso il fatto per cause attinenti al servizio ed alla disciplina, anche se tale condizione ricorreva per la parte offesa. E ciò in consonanza con l’avviso della Suprema Corte di Cassazione (sez.1à 5/5/08 n.1942) secondo cui, in breve, quel che conta è la condizione e le motivazioni per cui opera il
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soggetto attivo, a nulla rilevando sotto quest’aspetto il soggetto passivo. Questo indirizzo, se confermato, potrebbe portare ad un ulteriore svuotamento della giurisdizione militare a seguito della recente reintroduzione del reato di “ oltraggio a pubblico ufficiale” ex art. 341 bis C.P. Non è questa la sede per un esame comparato e differenziale tra la vecchia e nuova configurazione del delitto di “oltraggio a P.U.”; devo però segnalare che mentre - durante la vigenza del vecchio ed abrogato art.341 C.P. - l’apparente concorso di norme veniva risolto a favore delle fattispecie di diritto penale militare, ritenendosi le cause “intranee” al servizio, anche se relative alla sola parte offesa, elemento specializzante e quindi attributivo di giurisdizione, oggi - coniugando il sopraindicato indirizzo interpretativo con la reviviscenza più tipizzata della figura dell’ “oltraggio”- la competenza potrebbe non appartenere più all’Autorità Giudiziaria militare.
Una recente pronunzia della Corte Costituzionale Nello stesso senso appena segnalato potrebbe operare una recente pronunzia della Corte Costituzionale. Quest’ultima (con sentenza n. 273 resa nell’ottobre 2009) è intervenuta nell’ambito del codice penale militare a seguito di un’ordinanza con la quale il soppresso Tribunale militare di Palermo aveva sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 227 CPMP (diffamazione militare) nella parte in cui non prevedeva la causa di non punibilità della prova liberatoria di cui all’art. 596, 3° comma n. 1 e 4° comma del codice penale per il corrispondente delitto di “diffamazione”comune. Con la decisione sopraricordata, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la esclusione della “exceptio veritatis” nella diffamazione militare nel caso in cui il militare offeso sia un Pubblico Ufficiale ed il fatto determinato ad esso attribuito si riferisca all’esercizio delle sue funzioni. Con questa sentenza del giudice delle leggi entra in gioco un elemento che finora è sempre rimasto nell’ombra e non ha mai svolto un ruolo significativo nell’ambito dell’applicazione delle norme penali militari: la qualifica di pubblico ufficiale. Non può sfuggire che in tal modo ci si pone su un piano inclinato, foriero di sviluppi e perplessità di vasto e non agevolmente prevedibile raggio. La prova liberatoria nel reato di diffamazione militare comporta la necessità di stabilire se e quando lo status militare coesista con quello di pubblico ufficiale, perché è solo in relazione a quest’ultimo, e non al militare tout court, che opera la prova liberatoria, esigendosi che l’offesa determinata sia rivolta ad un pubblico ufficiale e si riferisca all’esercizio delle sue funzioni (appunto di pubblico ufficiale e non di militare). E non è difficile ipotizzare che in parallelo si delinei un diverso approccio rispetto ad ulteriori fattispecie di non punibilità, come quella della reazione agli atti arbitrari, che peraltro presenta l’ulteriore complicazione di riferirsi non solo al pubblico ufficiale ma anche all’incaricato di un pubblico servizio. Non voglio soffermarmi ulteriormente su questi complessi aspetti. Mi limito per concludere sul punto, a sottolineare il rischio che per tale via si pervenga ad una rarefazione di molti dei connotati della tutela penale militare, in una prospettiva in cui la qualifica di militare tenda a sfumare di fronte a quella di pubblico ufficiale ed incaricato di pubblico servizio e conseguentemente, comporti quelle forme limitate e condizionate di tutela espressamente previsti per i fatti offensivi di queste ultime figure soggettive. Ne deriverebbe una sensibile attenuazione della tutela penale del rapporto gerarchico militare, il cui immediato destino verrebbe ad essere rimesso a defatiganti tensioni interpretative.
Responsabilità civile degli Stati per i crimini commessi da appartenenti alle rispettive forze armate Una delle questioni giuridiche di maggiore delicatezza e complessità di cui si sono occupati recentemente gli organi giudiziari militari ha riguardato l’ammissibilità della citazione nel processo penale come responsabile civile, e la successiva condanna al risarcimento del danno, di uno Stato per crimini di guerra o contro l’umanità commessi da appartenenti alle proprie Forze armate ed a danno di persone civili.
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La relativa tematica, che ha riguardato l’operatività del principio di immunità degli stati dalla giurisdizione civile nel caso di gravi violazioni dei diritti umani, è stata presa in esame (per la prima volta in un processo penale, perlomeno in Italia) anzitutto dal Tribunale militare di La Spezia, in un processo concernente l‘omicidio di 203 persone civili, fra i quali bambini, donne ed anziani, commesso da appartenenti alla Divisione Hermann Goering, il 29 giugno 1944, nelle località di Civitella Val di Chiana, Cornia S. Pancrazio, a seguito dell’uccisione di quattro militari tedeschi da parte di partigiani. In conseguenza della condanna all’ergastolo di uno dei sottufficiali che avevano partecipato all’eccidio, il Tribunale militare (sent. 10.10.2006 n. 49. imp. Milde) ha condannato lo stesso imputato e la Repubblica Federale di Germania, quale responsabile civile, al risarcimento del danno a favore della parti civili, da liquidarsi in separata sede, con il riconoscimento, per alcune di esse, di una provvisionale. Lo Stato tedesco, non costituitosi in primo grado, ha proposto appello, invocando l’applicazione del principio della immunità degli stati dalla giurisdizione civile per gli atti commessi “iure imperii”, ma la Corte militare di appello (sent. 18.12.2007, n. 72) ha confermato la sentenza appellata. A seguito del rigetto del ricorso, proposto dal responsabile civile, da parte della Corte di Cassazione (sez. I, sent, 21.10.2008, n. 1263) la Repubblica Federale di Germania si è rivolta alla Corte Internazionale di Giustizia della Aja, che dovrà stabilire se sia conforme al diritto internazionale l’esclusione della immunità dello stato dalla giurisdizione civile, nei casi di gravi violazioni dei diritti umani, e, in particolare, nel caso del compimento di crimini contro l’umanità da parte di appartenenti alle proprie Forze Armate. La questione si era posta, com’è noto, già in un processo civile e la Corte di Cassazione, Sezioni unite civili, 11 marzo 2004, n. 5044, Ferrini, aveva stabilito che le norme che tutelano i diritti fondamentali della persona, e che puniscono i crimini internazionali, sono inderogabili e prevalgono su ogni altra norma e quindi anche su quelle in tema di immunità. Il rispetto dei diritti inviolabili della persona umana ha infatti “assunto, ormai, il valore di principio fondamentale dell’ordinamento internazionale” e ciò “non può riflettersi sulla portata degli altri principi ai quali tale ordinamento è tradizionalmente ispirato e, in particolare di quello sulla ‘sovrana uguaglianza’ degli Stati, cui si ricollega il riconoscimento della immunità statale dalla giurisdizione civile straniera”. Queste e le consimili decisioni assunte dall’Autorità Giudiziaria militare, anche se rese a troppa distanza dai fatti, tanto da far dire che si tratta di “archeologia giudiziaria” si raccomandano e per diverse ragioni: testimoniano ad un tempo l’ineluttabilità della Giustizia, e l’idoneità tecnica delle corti militari a trattare e gestire casi complessi ed emotivamente sconvolgenti senza per questo essere un sommario e sbrigativo “tribunale del vincitore”: infatti le decisioni sono state variegate e diverse come deve essere quando non si giudica un evento storico nella sua globalità ma la innocenza o colpevolezza, e quale il grado di quest’ultima, di individui imputati.
Le ragioni di un misurato” ottimismo. Dicevo, in esordio, che avrei alternato due registri: ho finora tratteggiato con toni “dolenti” il registro dell’esistente; passo a quello di un possibile, diverso ed auspicabile, futuribile cha alcuni segnali fanno immaginare plausibile. I tribunali militari: una giurisdizione solo “eventuale”? Sulla base di una lettura, forse un po’ affrettata e sincopata dell’art.103 c. 3° Costituz. e di alcune pronunce della Corte Costituzionale, una parte della Dottrina era giunta alla conclusione che la giurisdizione dei Tribunali militari, in tempo di pace fosse solo “eventuale”. A questa conclusione si arrivava “per salto” partendo dalla premessa - questa sì esatta per la quale, in dati casi, la competenza a conoscere i reati militari passava all’Autorità Giudiziaria ordinaria, per inferirne quindi che quella delle Corti militari non poteva considerarsi, per i militari ed in tempo di pace, una giurisdizione “esclusiva”, dimenticando però (e qui sta il salto) che, tra giurisdizione esclusiva e giurisdizione eventuale, c’è la giurisdizione “normale”. Verso una più corretta e meditata lettura dell’art. 103 c. 3° Costituz. sembrano andare alcuni recenti interventi del legislatore, della Corte Costituzionale e della Suprema Corte di Cassazione. Un primo spunto di riflessione è fornito dall’analisi delle ragioni
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che hanno indotto il legislatore, nella formulazione dell’art. 13 comma 2, c.p.p., ad escludere che, in caso di connessione di procedimenti tra reati comuni e militari, “la prevalenza” alla magistratura ordinaria possa essere riconosciuta anche quando il reato militare è di pari o di maggiore gravità rispetto a quello comune. La Corte costituzionale, con la sentenza 23 dicembre 1998, n. 441, nel respingere l’eccezione di legittimità della predetta norma nella parte in cui non estende la “vis attractiva” a favore della giurisdizione ordinaria in relazione a tutte le ipotesi di connessione, ha sottolineato come, pur dovendosi escludere che gli organi della Giustizia militare abbiano una giurisdizione esclusiva in ordine ai reati militari, non possa essere certo considerata irragionevole la soluzione accolta dall’art. 13, comma 2, c.p.p. che tende a non alterare in maniera radicale «i limiti entro cui ordinariamente si esercitano le distinte giurisdizioni», come invece avverrebbe qualora, in ogni caso di connessione, la cognizione in ordine ai reati militari dovesse sempre essere affidata alla magistratura ordinaria. Dunque, in tal modo si è preso atto del fatto che appare “normale” e “razionale” la circostanza in base alla quale, almeno di regola, i reati militari vanno attribuiti alla competenza dell’autorità giudiziaria militare. Simili considerazioni non sono rimaste inascoltate, ed hanno trovato ulteriore significativa conferma in una pronuncia della Cassazione a Sezione Unite, che forse non ha avuto la risonanza che avrebbe meritato. Con la decisione Cass., sez.un., 25 ottobre 2005, n. 5135, M, in Dir. Pen. Proc., 2006, p. 997 i giudici di legittimità, nell’escludere la perdurante vigenza dell’art. 264 c.p.m.p. in tema di connessione di procedimenti, hanno affermato la necessità di disattendere tesi interpretative che, con riferimento a detta tematica, finivano per determinare un’ingiustificata sottrazione dei militari alla giurisdizione militare, che deve pur sempre essere vista come giurisdizione “naturale” per gli appartenenti alle Forze armate. Si è in tal modo finalmente riconosciuto che il giudice militare è il giudice “naturale” (anche se, va ribadito, non “esclusivo”) con riferimento alle ipotesi configurate dal disposto dell’art. 103 comma 3°, Costituz. A conferma del fatto che la giurisdizione “militare” anche in tempo di pace, è una giurisdizione “normale” e non eventuale o eccezionale o surrogatoria, sta anche una prova storica “a contrario”: sotto la vigenza dell’originario codice processuale del 1930, in caso di connessione necessaria tra procedimenti penali comuni e militari o di concorso in reati militari anche di soggetti civili, la vis attractiva operava allora a favore dei Tribunali militari senza che a nessuno venisse in mente l’originale tesi di una Giustizia ordinaria solo “eventuale”.
I recenti interventi del legislatore: quelli già operativi e quelli annunciati Da questo scranno, da parte di chi vi parla e di chi lo ha autorevolmente preceduto, non poche sono state negli anni passati le convinte e pressanti sollecitazioni al legislatore a rivisitare, aggiornare, dare una coerenza d’insieme al sistema penale militare: è perciò con soddisfazione e moderato ottimismo che prendo atto di alcune recenti iniziative governative e legislative che condivido e che mi fanno dire che forse, a livello politico, ci si è finalmente accorti della esistenza della giustizia militare. In particolare reputo opportuno soffermarmi su due importanti interventi normativi: il primo attuato con la legge 16 aprile 2009 n. 45, di ratifica ed esecuzione del secondo protocollo dell’Aja per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato; il secondo attuato con la legge n. 197 del 29 dicembre 2009, di conversione del decreto legge n. 152 dello stesso anno, con la quale sono state introdotte significative norme in merito alle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia. Con la legge n. 45 del 2009 il legislatore ha rafforzato la tutela e garanzia dei beni culturali nella tragica evenienza dei conflitti armati, predisponendo un articolato dispositivo di protezione dei beni che costituiscono la testimonianza imperitura di civiltà e patrimonio ideale di tutta l’umanità. La nuova normativa introduce una serie di fattispecie incriminatrici, tra le quali meritano di essere particolarmente sottolineate quelle che prevedono i reati di attacco e distruzione, di utilizzo illecito, di devastazione e saccheggio, di impossessamento illecito e danneggiamento di un bene culturale protetto, di esportazione, di trasferimento
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TEMATICHE MILITARI illecito, alterazione e modificazione d’uso di beni culturali protetti. In relazione a tutti questi fatti è espressamente prevista (art. 14 della legge) la loro qualifica nei termini di reati militari ed è stabilito che le nuove disposizioni si applichino: - a chiunque commetta il fatto, durante un conflitto armato o nel corso di missioni internazionali, in danno di beni situati nel territorio dello Stato; - nonché al cittadino italiano nell’ipotesi in cui il fatto sia commesso a danno di beni situati nel territorio estero; - ed infine allo straniero nell’ipotesi di fatto commesso in danno di beni situati all’estero ed a condizione che l’autore si trovi nel territorio dello Stato italiano. E’ appena il caso di evidenziare che la generalizzata qualifica di tali fatti come reati militari non comporta in alcun modo che la competenza giurisdizionale si incardini esclusivamente nei tribunali militari. Di conseguenza detti illeciti pur costituendo reati militari, saranno sottoposti alla giurisdizione del giudice ordinario, qualora commessi da estranei alla FF.AA. E’ comunque innegabile che con l’anzidetto intervento legislativo si sia registrata una significativa inversione di tendenza e di prospettiva per la quale “i reati militari” non sono più soltanto quelli espressamente contenuti nei due codici militari di pace e di guerra ma anche quelli appositamente definiti tali da leggi di settore; e - circostanza ancora più importante - i reati militari si qualificano come tali non tanto per lo status militare di chi li commette, ma per il contesto “armato” in cui si verificano. Da tempo si avvertiva l’esigenza e l’urgenza di predisporre opportuni congegni normativi che tenessero adeguato conto dell’ambiente del tutto particolare in cui si svolgono le operazioni di Peace Keeping e soprattutto Peace Enforcing; è politicamente scorretto chiamarle operazioni di guerra perché non è questa la loro finalità ma è certamente conflittuale lo scenario e le situazioni a cui devono far fronte i nostri valorosi militari colà inviati non per spirito di conquista ma a tutela della pace. A detta esigenza si è provveduto con la legge n. 197 del 29 dicembre 2009 che ha contemplato un causa di giustificazione ad hoc, a metà strada tra l’uso legittimo delle armi e l’adempimento del dovere. Si è infatti previsto (art. 4, comma 1-sexies), che “non è punibile il militare che nel corso di missioni di cui all’art. 2, in conformità alle direttive, alle regole di ingaggio ovvero agli ordini legittimamente impartiti, fa uso ovvero ordina di fare uso delle armi o di altri mezzi di coazione fisica, per le necessità delle operazioni militari”. Il comma successivo (1-septies) completa il dispositivo di tutela e stabilisce che “quando nel commettere uno dei fatti previsti dal comma 1-sexies si eccedono colposamente i limiti stabiliti dalla legge dalle direttive, dalle regole di ingaggio o dagli ordini legittimamente impartiti, ovvero imposti dalla necessità delle operazioni militari, si applicano le disposizioni concernenti i delitti colposi se il fatto è previsto dalla legge come delitto colposo”. Non è questa la sede per dettagliate considerazioni sulla natura giuridica delle regole di ingaggio e sulla loro posizione nel sistema delle fonti di diritto. Ciò che preme rilevare e da salutare positivamente è la espressa previsione di questa causa di giustificazione, cui va il merito di avere preso atto delle peculiari condizioni in cui operano i nostri militari all’estero ed avere predisposto una disciplina che è, al contempo, di puntuale delimitazione delle circostanze in cui è necessario l’uso delle armi e di tutela di coloro che in dette condizioni abbiano adempiuto agli obblighi imposti dalle necessità delle operazioni militari. Mi sia consentito un breve richiamo alla relazione per la inaugurazione dell’anno giudiziario 2009, (in cui avevo ritenuto doveroso auspicare che il legislatore intervenisse con norme intese ad assicurare un ragionevole equilibrio tra le risposte del diritto penale militare e la peculiarità dello scenario in cui si svolge l’attività dei nostri militari impegnati nelle operazioni internazionali). In particolare suggerivo, allora, l’opportunità che per alcune fattispecie incriminatrici si modificasse il regime di procedibilità e si prevedesse la necessità della richiesta di procedimento per quei fatti che presentano un incisivo collegamento con la complessità ed aleatorietà delle operazioni militari e rispetto ai quali sembrava inadeguato lo statuto ordinario previsto dalla legislazione penale militare di pace. Credo di non sbagliare se ravviso in alcune norme introdotte dalla recentissima legge n. 197 del 29 dicembre 2009, un primo riscontro di questa particolare esigenza. Si è infatti prevista la condizione di
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procedibilità della richiesta del Ministro della Difesa per alcuni reati contenuti nel codice penale militare di pace; e segnatamente per tre delitti commessi dal comandante (articoli 115, 116, comma 2, 117, comma 3°) e per il reato colposo previsto dall’art. 167, comma 3. Sin qui gli interventi legislativi già vigenti: in ideale ed allargata prosecuzione di quest’ultimi, sta la recente iniziativa adottata dal Sig. Ministro della Difesa che ha costituito un “Gruppo di lavoro”, composto da autorevolissimi esperti del settore, di diversa e complementare provenienza, “incaricato di elaborare proposte di revisione delle leggi penali militari, di pace e di guerra”. L’attenzione del gruppo di lavoro si è inizialmente focalizzata sulla problematica più attuale, relativa alla disciplina penale delle missioni militari all’estero e, al riguardo, è stato ritenuto necessario, anzitutto superare l’alternativa codice di pace/codice di guerra mediante la proposta di introduzione di un ulteriore terzo Codice penale militare, relativo appunto, alle missioni all’estero per la partecipazione ad operazioni internazionali. In tale codice, che sarebbe complementare a quello di pace, ma del tutto autonomo invece da quello di guerra, dovrebbero essere inserite sia le norme poste a tutela degli interessi protetti dal diritto internazionale umanitario, con l’adeguamento della legislazione penale italiana alle Convenzioni internazionali in tema di crimini di guerra (Statuto della Corte penale internazionale, art. 8), sia le norme che tutelano il servizio militare. Sotto tale ultimo aspetto e con riguardo ai reati relativi alla violazione dei doveri inerenti al comando, ed in relazione agli altri reati che tutelano lo svolgimento di specifici servizi, o sanzionano le condotte di assenza dal servizio, occorre prendere atto che non appare adeguato né il modello dell’attuale codice di pace, né quello del codice di guerra. Una specifica esigenza di revisione reclama ad esempio la materia delle scriminanti, dovendosi trovare un punto di equilibrio tra la disciplina del tempo di pace, incentrata sulla previsione di specifiche cause di esclusione dell’antigiuridicità (in relazione alle quali il codice militare di pace poco aggiunge alla disciplina del codice penale), e la disciplina del tempo di guerra, che è invece basata su un principio generale di liceità dell’uso della violenza, purché diretta verso legittimi belligeranti e contenuta nei limiti in cui sia giustificata dalle necessità militari (art. 35 L. guerra).
Per concludere, il solito e finora insoluto nodo: conservazione o soppressione Trattasi all’evidenza di una scelta squisitamente ed assolutamente “politica” sulla quale il “tecnico” operatore del diritto ha nulla o poco da dire. Anche interrogando il diritto comparato le risposte non sono univoche: l’esperienza degli ordinamenti stranieri più evoluti è la più diversificata; si va da paesi che non hanno una Giustizia militare ad altri (quelli militarmente più potenti) che dispongono di autentiche “Corti Marziali”, ad altri che prevedono una specie di Tribunale militare ad hoc, incardinato nella Giustizia ordinaria e che - con intermittenza e per sessioni - si occupa dei reati militari, per finire al modello Italia che nel suo genere è unico perché i nostri Tribunali non sono Corti marziali dal momento che i magistrati militari hanno lo stesso status di autonomia, indipendenza e professionalità di quelli ordinari; non sono nemmeno sezioni specializzate della Giustizia ordinaria; non sono tribunali con competenza episodica ed intermittente come il Tribunale aux Armées francese, ma si configurano come strutture giurisdizionali permanenti e coesistenti con quelle ordinarie ed applicative delle stesse regole procedurali e degli stessi istituti penalistici di fondo. Ed è proprio la compresenza quotidiana di organismi omologhi, che seppur su scala diversissima, fanno le stesse cose ed applicano lo stesso diritto a generare - se il riparto di competenze non è ben disegnato e definito - quella serie di paradossali incongruenze (che sono anche pratiche ingiustizie e causa di sprechi economici) che ho denunziato nelle mie precedenti relazioni. Dicevo che su questa questione di principio e fondativa io, come magistrato tenuto alla leale applicazione della normativa vigente e a non crearla di nuova utilizzando spregiudicatamente la leva della cosiddetta “interpretazione evolutiva” non dovrei né potrei aggiungere altro. Se però per un istante fantasticassi di rivestire i panni sovrani del legislatore, la prima e risolutiva domanda che mi porrei sarebbe questa: lo status di militare, cioè di uomo o di una donna che dispon-
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TEMATICHE MILITARI
gono di quello strumento tutto speciale che è l’arma, che sono addestrati all’uso della forza, che sono tenuti ad usarla in determinati contesti, che nel loro lavoro e nello stile comportamentale e scala di valori sono disposti anche a mettere in gioco consapevolmente la propria vita e quel che è più tragico anche quella di altri che neppure conoscono e che quindi non possono odiare; ebbene se tutto ciò è sufficiente a conferire a quello status una sua irriducibile specificità che, senza nulla togliere alla ovvia qualità di “cittadino”, valga a reclamare una più puntuale e calibrata disciplina normativa sul piano sostanziale e soprattutto su quello processuale, allora la risposta non può essere che la conservazione di distinti Tribunali militari. Strutture giudiziarie particolarmente esperte nel settore di interesse anche per la presenza, che magari andrebbe rafforzata, nei collegi giudicanti di qualificati rappresentanti delle FF.AA. Se invece, ed è anche questa un’opzione perfettamente legitti-
ma, si dovesse ritenere che lo status di militare, se pur caratterizzato da quelle peculiarità che prima ricordavo, non è sufficiente a giustificare - nemmeno per fatti connessi all’esercizio della funzione - un trattamento penalistico e penal-processualistico, sotto limitati aspetti, diverso da quello proprio di tutti i cittadini, allora la sola conseguente risposta dovrebbe essere quella della soppressione; essendo, tra tutte le alternative possibili quella della persistenza dell’attuale configurazione la peggiore, razionalmente e deontologicamente la meno accettabile, e per la quale una istituzione pur prevista in Costituzione è sotto utilizzata, sostanzialmente delegittimata e che può far pensare - mi si perdoni il paragone, superbo e malinconico al tempo stesso - ad una vettura “gran turismo”, dotata di tutti i dispositivi di sicurezza e riccamente accessoriata, e pur tuttavia destinata a circolare … in un cortile.
GIP/GUP - PROCEDIMENTI - PERIODO 01.01.2009 - 31.12.2009 1
2
3
4
Sede
pendenti inizio
sopravvenuti
esauriti
pendenti fine
ROMA
184
515
563
136
VERONA
34
761
625
170
NAPOLI
45
646
645
46
TOTALE TOT OTALE ALE
263
1922
1833
352
800 700
PENDENTI INIZIO
600
SOPRAVVENUTI SOPRA VVENUTI
500 400
ESAURITI
300 200
PENDENTI FINE
100 0
ROMA
VERONA
NAPOLI
GIP/GUP - PROCEDIMENTI ESAURITI NEL PERIODO DALL'1.01.2009 AL 31.12.2009 DECRETO DECRETO 1
2
ARCHIVIATI ARCHIVIATI
GIUDIZIO ORDINARIO
1435
173
TOTALE TOT OTALE ALE TOTALE TOT OTALE ALE GENERALE
3 GIUDIZIO IMMEDIATO IMMEDIA IMMEDIAT TO
SENTENZA 5 APPLICAZIONE PENA SU RICHIESTA RICHIESTA
4 NON LUOGO A PROCEDERE
7 1615
54
TAB. 1
6 GIUDIZIO ABBREVIATO ABBREVIA ABBREVIAT TO 73
7 ALTRIMENTI ALTRIMENTI
56 183
35 35
1833
ARCHIVIATI ARCHIVIA TI
0% 3%
4% 3%
2% GIUDIZIO ORDINARIO
10% GIUDIZIO IMMEDIAT IMMEDIATO IMMEDIA TO
78%
NON LUOGO A PROCEDERE APPLICAZIONE PENA SU RICHIESTA RICHIEST A GIUDIZIO ABBREVIATO ABBREVIAT ABBREVIA TO ALTRIMENTI AL TRIMENTI
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TAB. 2
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TEMATICHE MILITARI
TRIBUNALI MILITARI MILITARI - PROCEDIMENTI - PERIODO 01.01.2009 - 31.12.2009 1
2
3
4
TRIBUNALI
pendenti inizio
sopravvenuti
esauriti
pendenti fine
ROMA
35
72
75
32
VERONA
40
54
60
34
NAPOLI
76
47
46
77
T OTALE OT ALE TOTALE
151
173
181
143
80 70
PENDENTI INIZIO
60
SOPRAVVENUTI SOPRA VVENUTI
50 40
ESAURITI
30 20
PENDENTI FINE
10 0
ROMA
VERONA
NAPOLI
TRIBUNALI MILITARI MILITARI - PROCEDIMENTI ESAURITI NEL PERIODO DALL'1.01.2009 AL 31.12.2009 1
2
3
4
condanna
proscioglimento
invio ad altra autorità
applicazione di pena
76
93
11
1
TAB. 3
TOTALE TOT OTALE ALE
181
1%
condanna
6% 42%
proscioglimento
51%
invio ad altra autorità
applicazione di pena
CORTE MILITARE DI APPELLO - PROCEDIMENTI - PERIODO DAL 1°.01.2009 AL 31.12.2009 1 PROCESSI PENDENTI
2 PROCESSI SOPRAVVENUTI
3 PROCESSI DEFINITI
4 ANCORA PENDENTI
88
87
139
36 TAB. 4
139
160 140 120 100 80 60 40 20 0
88
87 36
PROCESSI PENDENTI
AERONAUTICA 3/2010
PROCESSI SOPRAVVENUTI
PROCESSI DEFINITI
ANCORA PENDENTI
15 TAB.5
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TEMATICHE MILITARI ARE DI APPELLO CORTE MILITARE DI APPELLO PROCEDIMENTI ESAURITI PERIODO DAL 1°.01.09 AL1.01.09 31.12.09AL PROCEDIMENTI ESAURITI PERIODO DAL
31.12.09
CAMERA DI CONSIGLIO
DIBATTIMENTO DIBATTIMENT DIBA TTIMENTO 1
2
3
4
5
6
7
8
SENTENZE DI CONFERMA
SENTENZE DI RIFORMA
SENTENZE DI CONFERMA
SENTENZE DI RIFORMA
NULLITA' NULLITA'
INAMMISSIBILITA' INAMMISSIBILITA'
TRASMISSIONE ALTRA AD ALTRA AUTORIT AUTORITA' ORITA' A'
ALTRI AL TRI PROVVEDIMENTI
28
64
15
16
0
6
10
73 139
13%
34%
1 2 3 4 5 6 7 8
30%
7%
5% 3%
0%
8%
PROCURA DI CASSAZIONE PROCURAPERIODO GENERALE MILIT MILITARE ARE DELLA REPUBBLICA RICORSI 01.12.2008 - 30.1 1.2009 PRESSO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE 30.11.2009 RICORSI PERIODO 01.12.2008 - 30.1 1.2009 1 Udienza pubblica 1 38 Udienza pubblica
2 Camera di 2consiglio Camera12 di consiglio
38
TAB. 6
TOTALE TOT OTALE ALE RICORSI 50
TOTALE T ALE RICORSI 50
12
24%
Udienza pubblica
Udienza pubblica
Camera di consiglio
Camera di consiglio
76%
TIPOLOGIA DEI PROVVEDIMENTI EMESSI DALLA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE PERIODO 1.12.2008 - 30.11.2009 TIPOLOGIA DEI PROVVEDIMENTI EMESSI DALLA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE 30.11.2009 PERIODO 1.12.2008 - 30.11.2009 1
2
3
rigetto inammissibilità 1 2 19 18 rigetto inammissibilità 19
4
6
7
8
9
rinvio a nuovo rimessione alle Restituzione atti annullamento non depositati risoluzione conflitti ruolo SS.UU. a C.M.A. con rinvio 4 5 6 7 8 9 0 3 0 5 1 3 annullamento rinvio a nuovo rimessione alle Restituzione atti non depositati risoluzione conflitti con rinvio ruolo SS.UU. a C.M.A.
annullamento senza rinvio 3 1 annullamento senza rinvio
18
5
TAB. 7
5
1
0
3
0
1
3
totale
TAB. 7
50 totale 50
0% 0% 0%
6%
rigetto
2% 6%
10% 2% 36% 2%
38%
inammissibilità rigetto annullamento senza rinvio inammissibilità annullamento con rinvio annullamento senza rinvio risoluzione conflitti annullamento con rinvio rinvio a nuovo ruolo risoluzione conflitti rimessione alle SS.UU. rinvio a nuovo ruolo Restituzione atti a C.M.A. rimessione alle SS.UU. non depositati Restituzione atti a C.M.A. non depositati
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AERONAUTICA 3/2010 TAB. TAB. 8
TAB. TAB. 8
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SCIENZA, SPAZIO, TECNICA E INDUSTRIA
Con la missione STS-130 della NASA
Il “Nodo 3” installato sulla ISS
N
ella notte del 21 febbraio, è tornato sulla Terra, posando le ruote al Kennedy Space Center, lo shuttle Endeavour che la NASA - dopo un rinvio di un giorno a causa del maltempo - aveva lanciato l‘8 precedente dallo stesso poligono per la missione STS-130 verso la Stazione spaziale internazionale (ISS) in orbita a circa 400 km dal nostro pianeta. A bordo erano sei astronauti, guidati dal comandante George Zamka. Con lui il pilota Terry Virts e i quattro specialisti di missione Nicholas Patrick, Robert Behnken, Kathryn Hire e Stephen Robinson. A bordo dell’Endeavour era anche il “Nodo 3” che – realizzato da Thales Alenia Space e battezzato Tranquillity come il mare lunare del primo sbarco dell’uomo sulla Luna - è stato agganciato permanentemente alla ISS per il suo completamento e ampliamento, rendendo la vita a bordo dell’equipaggio fisso di sei astronauti molto più confortevole. Dentro Tranquillity vi sono, infatti, tra l’altro, un servizio igienico, un apparato per trasformare l’urina in acqua potabile e generare ossigeno e attrezzi da ginnastica per contrastare i danni fisici causati dall’assenza di gravità. Da sottolineare, in particolare, che con il Nodo 3 è giunta sulla ISS anche la “cupola”, una struttura munita di vetrate che consentiranno all’equipaggio di avere una visione a 360° dell’esterno e di manovrare il braccio robotico di cui è dotata la Stazione stessa. Ricordiamo che, prima della loro radiazione, gli shuttle della NASA saranno ancora i protagonisti dei seguenti voli verso la ISS: - marzo 2010; Discovery per la missione STS-131; - maggio 2010: Atlantis per la missione STS-132; - luglio 2010: Endeavour per la missione STS-134 (alla quale parteciperà il nostro col. Roberto Vittori); - settembre 2010: Discovery per la missione STS-133 che concluderà l’impiego di questo tipo di navette.
La sonda Spirit definitivamente insabbiata su Marte
D
opo numerosi tentativi la NASA ha rinunciato a liberare la sonda Spirit (v. anche pag. 11 di Aeronautica n. 1/2009 ) dalla morsa della sabbia di Marte nella quale era finita dopo sei anni di esplorazioni, assieme alla gemella Opportunity, sul suolo del Pianeta Rosso. L’Agenzia spaziale statunitense ha quindi deciso di trasformarla in un laboratorio scientifico stazionario sempre che essa possa sopravvivere al rigidissimo inverno marziano.
AERONAUTICA 3/2010
Definite le future missioni scientifiche dell’ESA L’apposito organismo di controllo e indirizzo dei futuri programmi scientifici dell’Agenzia spaziale europea (ESA), ha recentemente avviato la definizione di tre missioni scientifiche, di classe media, risultate vincitrici al termine di una selezione tra ben 52 concorrenti. Tali missioni – nelle quali l’Italia avrà un importante ruolo riguardano i misteri dell’energia oscura, la ricerca di altri pianeti abitabili e lo studio del Sole. In particolare la prima, denominata “Euclid”, intende investigare l’esistenza e la natura della cosiddetta energia oscura e della materia oscura che sembra dominare l’Universo, missione in cui l’Italia avrà la responsabilità dell’intero canale spettroscopico tramite il Dipartimento di astronomia dell’università di Bologna. La seconda, denominata “Plato” (Planetary Transit and Oscillation of stars), intende individuare intorno ad altre stelle pianeti di dimensioni e caratteristiche simili a quelle della Terra. Nella “Plato” l’Italia è presente con ricercatori italiani – cooordinati da uno scienziato del Dipartimento di astronomia dell’Università di Padova - sia nel PLATO Payload Consortium, che si occuperà della progettazione e costruzione dei telescopi, degli strumenti di piano focale e dell’elettronica e dei computer di bordo, sia nel PLATO Science Consortium che sarà responsabile della valutazione delle prestazioni della missione e curerà la preparazione del programma scientifico. I l terzo programma, infine, denominato “Solar Orbiter”, intende studiare da vicino il Sole per capire meglio tutti i fenomeni che ne caratterizzano la natura ed i suoi cicli che, com’è noto, influenzano anche la vita sulla Terra. In questa missione il nostro paese ha la responsabilità – coordinata da un ricercatore dell’Osservatorio astronomico di Torino e dell’INAF (Istituto nazionale di astrofisica) - di uno degli strumenti scientifici: il coronografo METIS/COR, che dovrà catturare l’emissione visibile e ultravioletta della corona solare stimandone nel contempo la struttura e la dinamica.
La NASA per l’osservazione solare L’11 febbraio la NASA ha lanciato da Cape Canaveral, con un vettore Atlas V, il satellite Solar Dynamics Observatory che, posizionato in un’orbita a circa 35.000 km dalla Terra, osserverà nei prossimi dieci anni il Sole per studiarne le ricorrenti tempeste e prevedere la loro formazione.
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SCIENZA, SPAZIO, TECNICA E INDUSTRIA
Sulla gara per l’aerorifornitore KC-X
Accordo per l’A400M?
Si apprende che l’11 marzo Northrop e EADS hanno rinunciato a partecipare, con una versione dell’Airbus A300, alla nuova gara che l’USAF ha indetto per il nuovo tanker KC-X con il quale sostituire gli ormai anziani KC-135 (v. anche pag. 15 di Aeronautica n. 10/2008). Le due aziende hanno manifestato, infatti, serie perplessità sulle modalità scelte dall’USAF per valutare la convenienza economica delle proposte - che prevedono, tra l’altro, specifiche molto più rigide con 372 requisiti obbligatori al posto dei 37 precedenti ed un prezzo fisso senza possibilità di modifica delle specifiche stesse - rilevando altresì che il bando della gara sembra chiaramente volto a «prediligere gli aerorifornitori della Boeing». A tale proposito è da aggiungere che, rimasta l’unica concorrente, la Boeing avrebbe deciso di offrire alle forze aeree americane la versione del B.767, denominata NextGen, rinunciando a proporre il B.777 molto più grande, ma più costoso ed operativamente meno flessibile. E’ da ricordare in merito che il B.767 è già in servizio nelle forze aeree giapponesi ed è stato prescelto dalla nostra Aeronautica Militare alla quale sarà tra breve consegnato.
Il 5 marzo Dedalo News ha dato notizia che «i ministri della Difesa ed i direttori nazionali degli armamenti avrebbero raggiunto un accordo per salvare il programma per il quadrimotore da trasporto militare Airbus A400M» (v. anche pag. 18 di Aeronautica n. 1/2010 – NdR). «È – prosegue Dedalo News - quanto emerge dal comunicato stampa con il quale il ministro francese si congratula con i partecipanti per aver finalizzato la “messa in opera” degli accordi raggiunti nel luglio 2009 “per continuare questo programma emblematico dell’Europa della difesa”» . Dal comunicato, sottolinea ancora Dedalo News, che «non trova al momento alcun riscontro da parte del costruttore e degli altri paesi partecipanti», «manca ogni indicazione sui contenuti ed i costi dell’accordo». Ed è da ricordare in proposito che l’8 marzo un esemplare dell’A400M ha posato per la prima volta le ruote sul suolo francese proveniente dagli stabilimenti di Siviglia.
Nuova prova positiva del laser volante della Boeing L’11 febbraio la Boeing - nell’ambito dello specifico programma condotto unitamente alla U.S. Missile Defense Agency - ha effettuato una ulteriore dimostrazione della «velocità, precisione e potenziale rivoluzionario delle armi ad energia diretta» quando l’Airborne Laser Testbed (ALTB – v. anche pag. 12 di Aeronautica n. 8-9/2009) montato su un B.747-400F dell’USAF decollato dalla Edwards Air Force Base in California, ha puntato i suoi raggi contro un missile balistico a corto raggio, lanciato da una base mobile davanti alla costa californiana, distruggendolo mentre l’ordigno, in fase di accelerazione, sorvolava il mare vicino alla stessa costa. Nel dare l’annuncio del successo della prova è stato sottolineato come sia la prima volta che un’arma laser abbia «intercettato e distrutto un missile balistico in volo, nonché la prima volta che qualunque sistema l’abbia fatto durante la fase di accelerazione del missile». E’ da ricordare in proposito che quello utilizzato nella prova è il laser a più alta energia mai emessa a bordo di un aereo, ed è la più potente apparecchiatura laser mobile al mondo.
Rinviato il lancio del satellite Cryosat dell’ESA Per problemi con il secondo dei tre stadi del razzo vettore russo Dnepr-1 è stato rinviato il lancio, inizialmente previsto per il 25 febbraio da Baykonur, del satellite Cryosat (v. pag. 16 di Aeronautica n.3/2006), terza missione nell’ambito del programma degli Earth Explorer dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) dopo GOCE e SMOS lanciati nel 2009 (v. anche pag. 11 e 12 di Aeronautica n. 11/2009). Il satellite, per il quale l’ESA ha previsto una vita operativa di tre anni, dovrà acquisire informazioni il più dettagliate possibile sullo stato della criosfera terrestre misurando in particolare lo spessore dei ghiacci marini e terrestri, contribuendo così a chiarire la relazione tra lo scioglimento delle calotte polari e l’innalzamento del livello dei mari e in che modo tutto ciò influisca sui cambiamenti climatici. Il satellite è munito di un radar altimetro SIRAL (SAR Interferometric Radar Altimeter), costruito da Thales Alenia Space, è stato progettato per inviare a terra un fascio di onde radio ricevendone la riflessione: dalla misura del tempo tra l’emissione del segnale e la ricezione dalla riflessione gli scienziati potranno quindi calcolare lo spessore del ghiaccio e le sue variazioni ai fini, appunto, di studi specifici in materia di cambiamenti del clima.
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Altra gara per il “Marine One” Dopo l’annullamento del contratto per il VH-71 (che, lo ricordiamo, era stato aggiudicato al consorzio Lockheed Martin-Agusta Westland) e come ipotizzato alla fine dello scorso anno (v. pag. 35 di Aeronautica n. 12/09) la U.S. Navy, responsabile del contratto per la fornitura di nuovi elicotteri “Marine One” per la presidenza degli Stati Uniti, ha iniziato gli adempimenti per bandire una nuova gara inviando a varie industrie del settore una “request for information”. In tale documento, a quanto si è appreso, sono state genericamente indicate le caratteristiche tecniche della macchina necessaria al rinnovo della attuale linea degli elicotteri presidenziali costituita da VH-3D e VH60.
La Cassini studierà Saturno per altri sette anni Allo scopo di completare lo studio di Saturno e dei suoi anelli e satelliti le agenzie spaziali responsabili della missione della sonda Cassini (v. anche pag. 11 di Aeronautica n. 9/2006) hanno deciso di prolungarne l’attività fino al 2017. Ricordiamo che la sonda, lanciata nel 1997 in base ad una collaborazione tra la NASA, l’ESA e l’ASI, raggiunse quel pianeta nel 2004 al termine di un lungo viaggio che l’aveva portata dalla Terra a Venere, di nuovo alla Terra e poi a Giove da dove spiccò il balzo finale per iniziare i suoi passaggi intorno a Saturno.
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A ciascuno il suo di Gaetano Battaglia
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a rivoluzione tecnologica in atto ormai da oltre un decennio, conosciuta come Network Centric Warfare (NCW) è intesa a facilitare il comando e controllo delle forze operative, consentendo di acquisire, a tutti i livelli, conoscenza e consapevolezza della situazione in atto e di agire conseguentemente. Tali nuove capacità, tuttavia, alla luce di alcuni episodi occorsi e dei quali si riporta di seguito, sembrano rendere necessaria anche una maggiore consapevolezza del ruolo che ciascuno esercita nella catena di comando e controllo. Nel corso della crisi del Kosovo, il portavoce del segretario generale della NATO informa i giornalisti di tutto il mondo, presenti al Quartier Generale della NATO a Bruxelles, sulle operazioni alleate in corso e mostra un filmato ripreso, con tutta evidenza, da un caccia in azione. Il portavoce afferma che quello cui i giornalisti stanno assistendo è l’azione di un caccia dell’Alleanza, ripresa in tempo reale dallo stesso cockpit del pilota. Si vede chiaramente che il velivolo sta puntando un convoglio. Il portavoce aggiunge che la stessa azione è osservata in tempo reale da diversi comandanti alleati, a vario livello, incluso il SACEUR, cioè il comandante delle Forze Alleate in Europa, ed al Pentagono. Tutti loro sono in grado di comunicare con il velivolo. Con dei colleghi ci si chiede come reagirebbe il pilota se coloro che stanno seguendo la sua azione, nei vari comandi, intervenissero e gli dicessero cosa fare, come condurre l’azione. La risposta, sul momento, è «no, ciò non è concepibile. Il collegamento serve solo a monitorare l’azione e, nel nostro caso, a mostrare, a fronte delle polemiche spesso occorse in occasione di missioni aeree della NATO, come in realtà viene condotta una missione operativa. Ma ognuno continua a fare il suo lavoro a seconda dell’incarico che ricopre. Figurarsi, poi, se il SACEUR, con tutte le cose importanti che ha da fare, perde il suo tempo a vedere tutte le missioni che si effettuano. Al massimo lo farà un suo dipendente che poi riferirà». A ciascuno il suo! Recentemente, Peter W. Singer, direttore della 21st Century Defense Initiative, ha riportato in un suo articolo, apparso su Air & Space Journal, che un generale a quattro stelle (proprio un generale d’Armata Aerea) gli ha raccontato con orgoglio di come avesse impiegato due ore del suo tempo guardando le immagini che venivano trasmesse, in diretta nel suo quartier generale, da un Predator
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in missione in Afghanistan. Egli vide due capi terroristi entrare in un villaggio. Dopo un po’ vide un via vai di terroristi, armati di tutto punto. Era evidente che anche i civili del villaggio erano consapevoli di ospitare dei terroristi. Il villaggio costituiva un obiettivo legittimo. Quindi, diede l’ordine di colpirlo. Non solo. Il generale spiegò con orgoglio che egli decise anche con che tipo di armamento il pilota dovesse colpire l’obiettivo. Del resto, le nuove tecnologie fanno si che anche le operazioni militari fanno parte di una sorta di “villaggio globale militare”, quello che in termini tecnici è stato chiamato NCW. Alcuni lettori probabilmente ricorderanno il seminario organizzato sull’argomento dal CESMA nel 2004, presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, allorquando il “padre” dell’NCW, il dott John Gartska, spiegò che collegare tutti gli attori in un’unica rete avrebbe consentito di decentralizzare le operazioni. Persino il singolo soldato sul campo, dotato di sistemi che gli consentivano di avere consapevolezza di cosa stava accadendo attorno a lui, della posizione dei nemici e degli amici, sarebbe stato in grado di decidere autonomamente come agire per concorrere, in sinergia con gli altri combattenti, al raggiungimento degli obiettivi indicati dal comandante. Dalla testimonianza del generale di cui sopra e da altri eventi occorsi sul campo sembra che il connubio NCW e sistemi pilotati a distanza stia producendo, per contro, qualche problema. Almeno negli USA. Qualche secolo fa era normale che i condottieri combattessero insieme alle loro truppe. Non avevano modo di comunicare a distanza con loro. L’avvento dei nuovi sistemi di comunicazione (prima il telegrafo, poi il telefono, la radio, ecc.) ha via via, aumentato le distanze tra i comandi e la zona operativa. Oggi un Predator USA decolla da una base aerea in Medio Oriente, sotto il controllo di un pilota della base che, una volta in rotta verso l’obiettivo, lo passa ad un altro pilota che opera da un comando in Nevada. Quest’ultimo esegue la missione operativa e, in fase di rientro, ripassa l’aeromobile sotto il controllo del pilota Il Predator della base madre. La differenza, rispetto a qualche anno fa, è che tutte queste fasi di volo sono contemporaneamente seguite da altri “spettatori” in diversi comandi a differenti livelli. Lo stesso avviene con i sistemi unmanned di superficie. Il problema sorge quando gli “spettatori” si trasformano in attori. D’altra parte, il fatto che
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un comandante intervenga direttamente nella condotta dell’operazione sembrerebbe del tutto logica. Dal momento che le forze che operano lo fanno per perseguire gli obiettivi fissati dal comandante, quale migliore interprete delle sue intenzioni se non il comandante stesso! A seconda di come evolvono gli eventi egli può immediatamente cambiare i propri obiettivi, senza perdita di tempo. Ma quando l’azione è complessa e si sviluppa su un vasto fronte, con operazioni joint e combined, può il comandante gestire tutto? Può farlo per tempi molto lunghi? E chi svolgerà il suo lavoro nel frattempo? Come faranno gli uomini sotto il suo comando ad acquisire l’esperienza necessaria per ricoprire, nel futuro, posizioni di comando in maniera efficace? Ma i problemi maggiori si presentano quando ad intervenire nell’azione sono diversi comandi, a diversi livelli. Un comandante di battaglione dell’esercito USA ha riferito che nel corso di un combattimento in Iraq si è trovato con “12 stelle” (un generale a 4 stelle, due a 3 stelle ed uno a 2 stelle) che gli dicevano come posizionare le sue truppe durante i combattimenti. Talvolta i comandanti o addirittura i semplici soldati, nel corso delle operazioni, hanno ricevuto continue richieste da parte di aiutanti di comandanti di alto livello o di politici che volevano essere aggiornati direttamente, in modo da poter riferire ai loro capi notizie fresche dal fronte, inclusi i dettagli. Il mondo è pieno anche di individui “più realisti del Re”. Ancora peggiore sarebbe il danno se ad intervenire fossero addirittura autorità “civili” che sono completamente digiune di dottrina ed operazioni militari. Tutto ciò metterebbe in grande difficoltà le forze che stanno operando perché, tra l’altro, non saprebbero a chi obbedire. E’ più importante o prioritario l’ordine o il “consiglio” che viene da quel tale comandante o quello dell’altro? E sarebbe del tutto umano chiedersi «chi tra loro potrebbe stroncarmi la carriera?» o «chi potrebbe aiutarmi a farla!?» E’ certamente comprensibile, ad esempio, che un generale pilota, seduto dietro la sua scrivania per ore ed ore e che vede sul video l’azione di un velivolo in tempo reale, sia tentato di intervenire direttamente, memore dei bei tempi passati quando si trovava nell’abitacolo del suo caccia con una cloche in mano. Ma occorre stare attenti a non confondere il controllo con l’azione. Anche perché, per quanto i moderni sistemi consentano di seguire la singola azione da migliaia di chilometri di distanza, con la visione limitata che viene fornita dal video non si può avere cognizione e consapevolezza di ciò che sta avvenendo nell’area circostante. E non si possiede neanche l’esperienza che le forze schierate hanno acquisito sul terreno e sul territorio dove operano da tempo. Occorre considerare, infine, che data la
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velocità con cui la tecnologia evolve, le conoscenze dei sistemi più moderni che hanno le persone molto “più anziane” sono certamente limitate e lacunose rispetto ai più giovani che vi operano giornalmente. E’, pertanto, più sicuro fare sempre affidamento su chi è ben addestrato ad operare sui sistemi. Tale modo di agire, peraltro, mette in discussione la “piramide” su cui è costruita l’organizzazione militare e potrebbe addirittura far pensare che, tutto sommato, si potrebbero eliminare alcuni piani della piramide, sfoltendo il numero degli attori. Non vi è dubbio che le nuove tecnologie, quelle già operative e quelle che lo diventeranno nel prossimo futuro, stanno cambiando totalmente il modo di operare. Innanzitutto, le distanze sono sparite consentendo di condurre operazioni da migliaia di chilometri di distanza e mischiando quasi in un unico momento i livelli strategico, tattico ed operativo. In secondo luogo i tempi di reazione si sono accorciati notevolmente, lasciando ai comandanti tempi ristrettissimi per adottare una decisione, a fronte di miriadi di informazioni che continuamente fluiscono sui loro tavoli. Come si è detto in Aeronautica dello scorso mese, parlando del caccia di 6ª generazione, in futuro i piloti avranno a disposizione sistemi computerizzati in grado di “consigliarli” su come condurre un’azione o quale tipo di armamento utilizzare. Sono allo studio anche sistemi completamente autonomi, dotati d’Intelligenza artificiale che dovrebbe dare loro la capacità di decidere e di agire autonomamente. Sistemi similari saranno a disposizione dei comandanti per aiutarli a discernere tra le migliaia di informazioni di cui dispongono e per “consigliarli” sulle decisioni migliori da adottare. Parallelamente alla rivoluzione tecnologica in atto, si ritiene sia giunto il momento di riflettere sul funzionamento dell’attuale catena di comando e controllo e, conseguentemente, adeguare l’addestramento del personale. Sembra, soprattutto, necessario delimitare e fissare con rigore compiti e responsabilità di ciascuno. Farlo troppo in là, solo quando si è forzati dai cambiamenti della tecnologia, potrebbe essere troppo tardi. Si ritiene si debba esaminare il problema adesso. Ma è, soprattutto, consigliabile non farsi prendere dall’“eccitazione” che le nuove tecnologie potrebbero provocare in noi ed essere consapevoli che, in ogni caso, le macchine non potranno mai sostituire del tutto l’uomo, ma dovranno essere intese solo come un aiuto a decidere per il meglio, soprattutto in situazioni difficili e complesse. Come si è detto all’inizio: “a ciascuno il suo”.
Una postazione di controllo delle missioni del Predator
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Guida ai Musei Aeronautici italiani A cura di Pier Luigi Bacchini
I musei aeronautici, in Italia e all’estero, rappresentano sempre un polo d’attrazione, specie per quelli che hanno esercitato la professione del volo, ma anche ai tanti appassionati che seguono con interesse tutto ciò che è “azzurro”. Da questo numero, nell’intento di fornire una guida per le sezioni che programmano attività turistico-culturali da offrire ai soci, iniziamo la pubblicazione di una serie di guide per i musei italiani cui seguirà quella dei più rappresentativi musei europei.
MUSEO STORICO - AERONAUTICA MILITARE
Ubicato sul sedime dell’idroscalo di Vigna di Valle, il più antico d’Italia, sulle sponde del lago di Bracciano, è tra i musei più grandi d’Europa, con una superficie espositiva di circa 15.000 mq. e vanta una collezione di velivoli e motori tra le più interessanti al mondo.
CENNI STORICI Il Museo Storico dell’Aeronautica Militare ha sede sull’idroscalo di Vigna di Valle, il più antico d’Italia, sito sulla sponda meridionale del Lago di Bracciano ove, all’inizio del XX Secolo, il Maggiore del Genio Maurizio Moris, padre riconosciuto dell’aviazione militare in Italia, impiantò il primo Cantiere Sperimentale Aeronautico. Qui volò, nel 1908, il primo dirigibile militare italiano, opera degli ingegneri Gaetano Arturo Crocco e Ottavio Ricaldoni e nel 1912 il Ten. Manlio Ginocchio vi sperimentò con successo un aereo idrovolante. Su questo Aeroporto, così ricco di episodi legati alla Storia del Volo in Italia, il 24 Maggio 1977 fu inaugurato dal Capo dello Stato il Museo Storico A.M.,voluto e realizzato dalla Forza Armata per dare degna collocazione al patrimonio aeronautico nazionale. Questa scelta fu la felice conclusione di sofferte vicissitudini che fin dalla costituzione della Forza Armata nel 1923 aveva visto il museo prima dislocato presso la Reggia di Caserta e poi, negli anni 60, presso il Palazzo Millefonti di Torino. Il Museo è disposto su quattro grandi padiglioni espositivi ed accoglie al suo interno oltre 60 velivoli, una cospicua collezione di motori e centinaia di cimeli che raccontano, in successione cronologica, la Storia del Vo-
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lo in Italia e quella degli uomini che ne furono protagonisti. Al visitatore è offerta la possibilità di cogliere e rivivere gli aspetti più affascinanti di una delle più esaltanti avventure dell’uomo.
ATTIVITA’ DEL MUSEO Il Museo, con i suoi circa 15.000 mq. di superficie espositiva, è tra i più grandi musei aeronautici d’Europa e possiede, per qualitá e quantità, una delle collezioni di aerei e motori tra le più belle e affascinanti al mondo. Migliaia di visitatori ogni anno testimoniano l’interesse per questa istituzione voluta e realizzata dall’Aeronautica Militare per la diffusione della cultura aeronautica a favore delle scuole e dei singoli cittadini. Il Museo, oltre ad esporre, restaura, conserva e valorizza il materiale aeronautico e documentaristico proveniente da donazioni private e pubbliche ed è centro propulsore di storiografia aeronautica. Il Museo dispone di una Sala Conferenze ove si svolgono congressi, conferenze, proiezioni e tutte quelle attività didattico-divulgative a favore di gruppi, associazioni e scolaresche che ne fanno specifica richiesta.
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Collezioni Il Museo è custode di importanti collezioni riguardanti armi, apparecchiature fotografiche, apparati radioelettrici, equipaggiamenti di bordo individuali e collettivi. Tra queste collezioni, di grande interesse sono quelle riguardanti i dipinti, le medaglie, i cimeli e gli oggetti ricordo quasi completamente provenienti da donazioni private.
Restauri ed attività varie Fra le varie attività del Museo Storico, una delle più importanti è quella del recupero e del restauro dei velivoli storici; personale espertissimo ricondiziona i velivoli operando con le stesse tecniche dell’epoca impiegando materiali originali (tele, legnami, collanti, minuterie metalliche) sempre più difficili da reperire sul mercato. Numerose sono le mostre statiche che il Museo allestisce in Italia e all’estero. Altra attività di notevole rilievo è la diffusione della cultura storica aeronautica mediante conferenze, proiezione di filmati, raduni, congressi e visite guidate, delle quali usufruiscono Associazioni d’Arma, Sodalizi civili, Scolaresche e singoli visitatori.
Centro Documentazione “Umberto Nobile” Il Centro di Documentazione, annesso al Museo Storico, conserva cimeli delle Spedizioni Polari, la Biblioteca personale e gli archivi del Gen. Umberto Nobile. Questo materiale di rilevante interesse scientifico e storico costituisce il nucleo più importante del Centro di Documentazione costituito da una Biblioteca di oltre 4000 volumi, una raccolta di disegni, lettere, documenti di interesse aeronautico, una ricca emeroteca, ed un interessante archivio fotografico. Queste raccolte si arricchiscono ogni andi nuovo no materiale proveniente in massima parte da donazioni private.
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Gli hangar Hangar Troster E’ il primo dei quattro padiglioni del Museo, ultimo hangar superstite di una serie di manufatti ceduti all’Italia dall’Austria in conto riparazione danni di guerra nel primo conflitto mondiale. Il padiglione, ospita il settore espositivo che va dai Pionieri alla fine della Prima Guerra Mondiale (1915-1918).
Hangar Velo Così chiamato dall’omonima ditta costruttrice, ospita al suo interno i settori dedicati al periodo tra le due guerre: i Voli Polari (1926-1928); le Grandi Crociere individuali e di Massa (1919-1933); gli idrocorsa dell’Alta Velocità (1925-1934); la Guerra di Spagna (1936-1939) e i velivoli della Regia Aeronautica all’inizio della II” Guerra Mondiale (1940-1941).
Hangar Badoni Derivato da un hangar in ferro progettato e realizzato negli anni 30 a Vigna di Valle, espone i Grandi Velivoli ed i Caccia della Regia Aeronautica in servizio dagli anni 30 fino alla fine della II Guerra Mondiale.
Hangar Skema Ultimo dei quattro hangars, accoglie, ripartiti su due livelli, i velivoli a getto e sperimentali in dotazione all’Aeronautica Militare dal 1950 sino ai giorni nostri.
Padiglione aggiuntivo G.91 In quest’ultimo locale, prospicente l’hangar Skema, si trovano i vari tipi del velivolo dell’ing. Gabrielli costruiti dalla Fiat.
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L’INGRESSO AL MUSEO STORICO È GRATUITO PRENOTAZIONI Per prenotare una visita guidata gratuita (Gruppi, Associazioni, Scolaresche), telefonare al numero 06.99887509. Entro l’area dedicata a Museo è consentito l’uso di macchina fotografica e telecamera esclusivamente per foto e riprese a carattere personale ed amatoriale. Eventuali fotogratie e/o riprese per scopi commerciali dovranno essere preventivamente autorizzate dallo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare.
ORARI DI APERTURA Estate (1 Giu - 30 Set) ore 09.30 - 17.30 inverno (1 Ott - 31 Mag) ore 09.30 - 16.30 Chiuso nei giorni di Capodanno, Pasqua, Natale e tutti i lunedi feriali. Il museo dispone di un ampio parcheggio e di un fornito book shop. E’ possibile usufruire della mensa aeroportuale previa richiesta di autorizzazione al Comando Aeroporto.
MUSEO STORICO A.M. - AEROPORTO VIGNA DI VALLE 00062 BRACCIANO (ROMA) Direzione: Tel. 06.99887500 Uff. Prenotazioni e Informazioni: Tel/Fax 06.99887509/8 -Fax 06.99887445 Ufficio Stampa: Tel. 06.99887503/4 E-mail: aeromuseo@aeronautica.difesa.it
Come arrivare Per raggiungere il Museo Storico A. M. Da Roma, bisogna seguire la Via Cassia fino a La Storta ed inserirsi sulla Braccianese - Claudia da percorrere per 18 chilometri sino al bivio, situato sulla destra, per Vigna di Valle. Sempre lungo la Braccianese - Claudia si può uscire in località Osteria Nuova e proseguire per Anguillara Sabazia, da dove, percorrendo il Lungolago si giunge a Vigna di Valle. Altro percorso alternativo è quello che si può seguire provenendo dalla Via Aurelia per poi immettersi sulla Braccianese - Claudia e percorrerla verso Roma sino al bivio di Vigna di Valle.
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Alexander Ivanovich Pokryshkin, un “asso” sovietico di Alessandro Rao Pokryshkin fu un comandante notevolmente astuto ma nello stesso tempo sincero e comprensivo nei confronti dei suoi piloti che lo chiamavano senza formalismi “Sasha”. Dotato di una naturale carica pragmatica e di uno spiccato senso organizzativo, considerato dagli occidentali una figura di primo piano, fu un rinnovatore di quella mentalità conservatrice fino allora prevalente fra i vertici dell’Aeronautica sovietica VVS (Voenno-vozdušnye sily) durante la Seconda guerra mondiale, ricordata dai russi come “La grande guerra patriottica” (Velikaja Ote estvennaja Vojna). Si guadagnò una grande ammirazione e simpatia anche fra la popolazione sovietica, ma non poté sfuggire all’opposizione molto aspra creatasi nei suoi riguardi da parte d’alcuni vertici dell’apparato politico fra cui, sembra, lo stesso Stalin, a causa delle personali valutazioni inconciliabili con i rigidi canoni vigenti e con le antiquate tattiche operative delle squadriglie da caccia. La supremazia della Luftwaffe di Göring e l’assoluta impreparazione dei sovietici era confermata dal numero di vittorie conseguite dagli assi tedeschi sul fronte orientale. In merito a ciò, finì per prevalere la sua linea di pensiero e fu collocato alla guida degli aspiranti piloti che entravano nelle scuole di pilotaggio e nei Reparti di volo operativi. La sua stella brillò particolarmente durante la battaglia del Kuban (Russia meridionale) nel gennaio 1943. Nella classifica degli assi sovietici della Seconda guerra mondiale, dopo 560 missioni e 156 combattimenti aerei, con 59 vittorie più sei in collaborazione, occupa il secondo posto dietro ad Ivan Nikitahevic Kozedub con 62 vittorie. Se consideriamo il sistema di valutazione statunitense che prevedeva il mezzo velivolo, Pokryshkin, potenzialmente, eguaglierebbe Kozedub. Alexander Ivanovich Pokryshkin nacque il 6 marzo 1913 nella città di Novonikolaevske (ora Novosibirsk Russia meridionale) da una famiglia di contadini. All’età di diciassette anni, dopo aver frequentato le scuole
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statali, passò presto nel mondo del lavoro, prima come lavoratore edile, poi come operaio specializzato in una fabbrica meccanica di munizioni. Dopo due anni però, si rivelò in lui la propensione verso la vita militare che lo indusse decisamente ad arruolarsi. Nel 1934, divenne meccanico specialista alla 74ª Divisione dell’Esercito, e per circa quattro anni rimase in tale mansione mettendo bene in evidenza la sua peculiarità inventiva. Apportò difatti, alcune modifiche alla mitragliatrice ShKAS calibro 7,62 mm, largamente impiegata sui diversi velivoli. Ormai il contatto con gli aerei aveva consolidata in lui la volontà di diventare pilota. Com’egli raccontò nel suo diario, analogamente alla maggioranza dei piloti di tutto il mondo, scelse questa attraente professione fin dall’età di dodici anni, quando assistette ad una delle frequenti manifestazioni aeree che si svolgevano nei cieli sovietici in quegli anni. Il giovane Pokryshkin, conobbe cas u a l m e n t e Stephan Suprun, uno dei più grandi piloti del momento, noto al pubblico per le sue acrobazie con un Polikarpov I-16 dalla livrea blu, il quale, accortosi dell’interesse verso gli aerei del ragazzo, lo persuase a frequentare una scuola di pilotaggio per dedicarsi al volo. Pokryshkin, ascoltò il suggerimento e nell’anno 1939 presso l’Accademia Aeronautica di Kacha, conseguì il brevetto di pilota e il grado di sottotenente dimostrando immediatamente doti di gran lunga superiori a quelle dei suoi compagni di corso. Nel 1941, con il grado di tenente, fu trasferito al 55 IAP (Reggimento caccia consistente in 3 squadroni con circa 40 caccia) dislocato in un aero-
porto nei pressi di Odessa al confine con la Romania, equipaggiato con i Polikarpov I-16 e I-153 sostituiti nello stesso anno dai Mikoyan-Gurevich MiG-3. Fu proprio con questo ultimo tipo di caccia, riconoscibile prima con il numero “5 bianco” e poi con il “67 bianco” raffigurati sulla fusoliera, a realizzare 11 vittorie. Pokryshkin, tuttavia, iniziò la sua vita operativa con un incredibile episodio di cui però, non poté esserne pienamente responsabile. Il 22 giugno 1941, primo giorno dell’operazione “Barbarossa” per quanto la pista fosse sotto un attacco, riuscì coraggiosamente a decollare con un MiG-3 e dopo solo pochi minuti, abbatté quello che sarebbe stato il primo velivolo. Ma, ironia della sorte, si rivelò fatalmente un Sukhoi Su-2, un tipo di bombardiere progettato da Pavel O. Sukhoi, tenuto segreto fino a quel momento ai reparti di volo. Pokrys h k i n , comprese il tragico errore solo quando vide precipitare il Su-2, che mise in evidenza le stelle rosse dipinte sulla fusoliera. Tu t t a v i a , cercò di rimediare immediatamente posizionandosi davanti alla sua squadriglia in maniera di interrompere l’azione degli altri MiG-3 che lo stavano seguendo sulla scia. Con molta fortuna il pilota del Su-2 si salvò mentre non fu così per il navigatore. Pokryshkin, dopo aver superato questa bruttissima esperienza, colse subito la prima vittoria nella giornata seguente con l’abbattimento di un Messerschmitt Bf.109 facente parte di una squadriglia di cinque unità. Continuò la lotta contro la Luftwaffe ed il 3 luglio 1941, dopo aver già conseguito di-
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verse vittorie, in azione con il suo MiG-3, fu colpito dalla contraerea tedesca (Flak) dietro le linee nemiche cadendo nei pressi del fiume Pruth (affluente del Danubio); impiegò quattro giorni di marcia attraverso la foresta per rientrare al suo reparto quando già era stato dato per morto. Superata questa parentesi non piacevole, nelle settimane successive, analizzò dettagliatamente le tattiche di combattimento impiegate dai piloti sovietici e giudicatele, con ragione, inefficaci, s’impegnò a trovare una via d’uscita. Di conseguenza, cominciò a denunciare la scarsa preparazione degli allievi piloti, i quali, in realtà, giungevano ai reparti di volo dopo pochissime ore di addestramento, addirittura tre o quattro ore di volo sui caccia, mentre rari erano coloro che superavano le dieci ore. Fino allora, i combattimenti sostenuti, erano eseguiti con la tipica formazione denominata “Zveno” realizzata da tre velivoli, un leader e due gregari affiancati, la quale impediva agli stessi piloti, qualsiasi iniziativa personale che avesse prodotto risultati utili. Inoltre, veniva impiegata una manovra difensiva detta “krug samlotev” costituita da una serie di looping per una reciproca protezione sfruttando le scarse caratteristiche degli antiquati caccia Polikarpov I-16 e I-153. Inoltre, incideva negativamente una scarsa rete di comunicazioni per cui i caccia, molto spesso, rimanevano in balia di se stessi senza alcuna assistenza radio, disperdendo così, il dinamismo tattico degli attacchi. Per il profondo dissenso con il comando, Pokryshkin, sottoposto al giudizio di una Corte marziale costituitasi per le vie brevi, fu ritenuto colpevole di codardia e disobbedienza agli ordini. Conseguentemente, fu rimosso dal suo incarico, dal Reggimento ed espulso dal partito comunista. Ma da una più attenta valutazione della sua eccellente performance di pilota
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da caccia, la incresciosa questione si chiuse in poco tempo, grazie all’intervento delle più alte gerarchie, le quali si espressero, alla fine, in suo favore, reintegrandolo nelle stesse funzioni. In realtà, Pokryshkin, aveva visto bene la situazione drammatica dei piloti da caccia che subivano perdite notevoli, pertanto, raccolse tutte le loro testimonianze al ritorno dalle missioni, spesse volte dovuto più alla fortuna che all’abilità. Una particolare azione di ricognizione fu compiuta da “Sasha” nell’autunno del 1941: «Pilotando un MiG-3, opportunamente mimetizzato, decolla in condizioni di tempo proibitive dopo che altre due unità della squadriglia escono di pista. Stabilizza il volo a quota bassa e riesce a localizzare nei pressi di Shakhty le truppe del gen. Ewald von Kleist dirette a Rostov. Nonostante fosse rimasto a corto di carburante, con estrema perizia, rientra alla base, comunicando le utili informazioni ottenute che determinarono il contrattacco delle truppe sovietiche». Per questo audace volo solitario, gli fu conferita la prima delle 4 decorazioni dell’Ordine di Lenin. Ottenuta una discreta libertà d’azione, fra il 1941/42, ideò un nuovo programma d’addestramento con impostazioni tecniche più aggressive, sia in caccia, sia negli attacchi al suolo, avvalendosi anche dell’esperienza acquisita dai voli effettuati con un Me.109 croato passato ai sovietici, per mezzo dei quali ne individò i punti vulnerabili. Combattimenti cruenti si svolsero sui cieli di Kharkov; questa città fu conquistata dai tedeschi per la prima volta il 25 ottobre del 1941, durante le prime fasi dell’operazione “Barbarossa” e fu ripresa dai sovietici a febbraio del 1943. Qui, furono messe in pratica alcune tattiche che prevedevano il radicale cambio di quelle fino allora impiegate dalla caccia sovietica. Invero, i risultati furono subito evidenti, la Luftwaffe cominciò ad essere duramente contrastata anche se, in realtà, a costo di un alto numero di perdite fra le squadriglie sovietiche. Pokryshkin, conoscitore della fisica, cercò di tradurre in pratica la trasformazione dell’energia potenziale in energia cinetica ottenuta dalle picchiate verticali e s’impegnò a far conoscere queste nuove teorie a tutti i piloti, addirittura, pubblicando alcuni schemi di volo sul giornale
“Stella rossa” molto diffuso fra i militari. Il 16.Gv.IAP, infatti, fu il primo a utilizzare la “Formula della vittoria” una formazione, denominata “Etazherka” (libreria o mensola), nella quale gli aerei avrebbero volato in sezione (affiancati in due) disposti a differenti quote, proprio come le mensole di una libreria. Fu poi migliorata e adattata per i combattimenti in alta quota dove con improvvisi attacchi denominati “Sokoliny udar” letteralmente “Colpo di falco” venivano intercettati i caccia tedeschi. In seguito, a settembre del 1943, fu ordinato alle divisioni da caccia di pattugliare in prossimità degli aeroporti nemici e intercettare gli aerei in fase di decollo o di atterraggio con picchiate sulla verticale sfruttando il vantaggio della quota. Un sistema analogo fu adoperato più tardi anche dall’USAAF per distruggere gli aviogetti Me. 262 “Schwalbe” denominato “caccia al topo”. Un’altra interessante disposizione per la protezione dei bombardieri da eventuali attacchi nemici, concepita da Pokryshkin, fu costituita dalla
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“Nozhnitsy” (forbice). I piloti dei caccia, per non perdere il contatto con i più lenti bombardieri, dovevano coprire maggiore distanza a causa della loro velocità di crociera più elevata. Di fatto, la figura geometrica tracciata dalla rotta dei due caccia impegnati nella forbice è rappresentabile su di un piano orizzontale come l’intreccio di due sinusoidi. Anche gli statunitensi, quando affiancarono i caccia a lungo raggio P-51 e P-47 come scorta ai B-17 operanti in Europa, usarono un metodo simile a causa delle differenti velocità. Ancora un sistema d’attacco, estremamente difficoltoso e ad alto rischio, in realtà adoperato in taluni casi all’inizio del conflitto, fu il “Taran” (dal polacco: ariete) una collisione volontaria compiuta con l’elica ai piani di coda del velivolo avversario. In ogni caso, le nuove direttive impartite da Pokryshkin, determinarono incoraggianti risultati specialmente quando, nel 1943, furono impegnate nella regione del Kuban, una delle zone dove la VSS e Luftwaffe si affrontarono nell’aria fino a cento velivoli al giorno. Pokryshkin, il 14 aprile del 1943 distrusse in volo 4 Me.109 raggiungendo il totale di sei velivoli. Il 29 dello stesso mese, su allarme da terra, decollò al comando della sua squadriglia diretto verso un gruppo di bombardieri Ju.87 “Stuka” scortati dai Me.109; il risultato fu disastroso per la Luftwaffe che subì un totale di dodici velivoli abbattuti di cui cinque da parte dello stesso asso sovietico. Nello stesso mese, ottenne il grado di capitano al comando del 16.Gv.IAP, a maggio fu insignito con la prima “Stella d’oro” di “Eroe dell’Unione Sovietica”, la seconda volta ad agosto 1943 e la terza volta, con il grado di tenente colonnello, ad agosto del 1944 in occasione delle sue 550 missioni con 54 velivoli distrutti, diventando per la storia, assieme a Ivan N. Kozedub, gli unici piloti da caccia ad esserne decorati per tre volte durante la Seconda guerra mondiale. Promosso poi colonnello, per preservarlo da eventuali rischi, negli ultimi mesi del conflitto, fu messo a terra, ma questa volta, perchè elemento indispensabile. Nonostante ciò, eludendo i superiori, uscì nuovamente in missione con il suo Bell P-39N “100 bianco” nei cieli della Germania, conquistando
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l’ultima vittoria il 14 gennaio del 1945. In seguito, la carriera di ufficiale non fu così brillante e rapida come negli anni di guerra, subendo un rallentamento con incarichi di scarsa rilevanza. Tuttavia, nel 1948, concluse il corso all’Accademia militare nella città di Fruenze (oggi Biškek- Kirghizistan) e nel 1953 fu nominato Maggior Generale; in realtà, con un certo ritardo considerata tutta la sua attività pregressa e soltanto nel 1957, dopo un corso all’Accademia dello Stato Maggiore, fu destinato ad incarichi più alti. Negli anni 1965/71, infatti, fu comandante nella Difesa Aerea Nazionale (PVO) e nel 1972, nominato Maresciallo dell’Aria con la sua esperienza personale, fu determinante in alcune crisi politiche internazionali di quegli anni. Si ritirò dal servizio attivo nel 1981 ricoprendo però, l’incarico di ispettore-consulente presso il Ministero della Difesa e successivamente di presidente del Comitato Centrale del DOSAAF, una società paramilitare di sostegno all’Arma Aeronautica. Inoltre, negli anni 1979/84 fu designato quale componente onorario nel Presidio del Soviet Supremo. Pokryshkin, muore il 13 novembre 1985 all’età di 72 anni, dopo aver affrontato l’ultima battaglia contro una lunga malattia. E’ sepolto nel cimitero “Novodevicem” di Mosca ed in sua memoria è stato eretto un busto in bronzo nella sua città natale Novosibirsk (riconoscimento ai decorati “Eroe dell’Unione Sovietica”). Nel suo medagliere, uno dei più cospicui fra i soldati e aviatori dell’Unione Sovietica, si contano, oltre alle tre “Stelle d’oro” di “Eroe dell’Unione Sovietica“ quattro “Ordini di Lenin”, quattro ordini della “Bandiera rossa”, due “Ordini della Stella Rossa”, due “Ordini di Suvorov”, un “Ordine della Rivoluzione d’Ottobre”. Inoltre, da parte degli USA una “Distinguished
Service Medal” e altri numerosi riconoscimenti post bellici. *** Un fatto singolare: nel 1978, il famoso attore cinematografico statunitense Burt Lancaster, con un cortometraggio dedicato alla Seconda Guerra Mondiale “The Unknown War” (La guerra sconosciuta) divulgò le imprese di Pokryshkin ***
I velivoli di Pokryshkin Mikoyan Gurevich MiG-1 e MiG-3 Nel 1939, prendeva il via la costruzione di un caccia dalle caratteristiche innovative, tuttavia lontano dalla tecnologia dei caccia tedeschi dell’epoca. L’incarico fu affidato a due dei migliori costruttori aeronautici sovietici: l’ing. Artyom Ivanovich Mikoyan e il matematico Mikhail Iosifovich Gurevich. Iniziava così la storia dei famosi velivoli da caccia. La numerazione dei MiG non è affatto sequenziale, in quanto, furono progettati tutti nel giro di un paio d’anni, tanto che il MiG-1 entrò nei reparti assieme al MiG-3 nell’aprile 1941. Il MiG-1, primo della serie, fu un caccia molto limitato per la sua struttura parzialmente mista con fusoliera e ali in legno di betulla e un motore Mikulin AM-35 da 1350 HP. Nonostante la scarsa stabilità longitudinale per la fusoliera corta, il MiG-1 rappresentò un miglioramento rispetto ai vecchi modelli in linea nella VVS e ne furono costruiti duemila esemplari. Negli anni 1941/42 consistenti miglioramenti sia alla struttura, sia alla stabilità, furono apportati al MiG-1 con lo studio di due nuovi prototipi denominati I-210 e I-211 ai quali furono installati motori radiali M-82A e M-82F. Le varie modifiche furono tradotte contemporaneamente su di un nuovo velivolo denominato MiG-
MiG-3
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3 la cui produzione raggiunse circa tremila esemplari. La struttura era stata concepita interamente metallica, l’abitacolo del pilota ampliato e corazzato, fu aggiunto un terzo serbatoio collocato in fusoliera sotto la cabina di pilotaggio e fu aumentato il raggio d’azione oltre i 1000 Km. Da ulteriori accorgimenti, uscì dalle fabbriche una nuova versione che fu denominata MiG-3U (Usilennui = rafforzato). Il MiG-3, poteva essere considerato un vero caccia “ognitempo” la cui possibilità d’impiego si adattava bene alle diverse condizioni climatiche, dalle zone relativamente temperate dell’Ucraina a quelle polari di Murmansk. Dopo aver compiuto i primi voli con il MiG-3, Pokryshkin, espresse alcune valutazioni in merito, riconoscendone alcuni pregi operativi, celati però, da alcuni difetti di costruzione che solo i piloti più esperti sarebbero stati in grado d’individuare. Paragonò il MiG-3 ad un cavallo, che, parole sue «se fosse stato cavalcato da un esperto, avrebbe corso come il vento, ma da un principiante, ne sarebbe stato disarcionato». Verso la fine del conflitto, derivati sempre dal MiG-3, furono realizzati ancora due prototipi denominati MiG-7 e MiG-9, poco utilizzati per difetti verificatisi al motore, mentre una successiva versione, MiG-5, non entrò in azione. Dati tecnici del MiG-3 Apertura alare: m 10.30 Lunghezza: m 8.20 Peso: da kg 3360 a kg 3500 Motore: Mikulin AM-35A da 1350 HP raffreddato a liquido Velocità max: km/h 600 a 7500 m di quota Quota max: m 12000 Armamento: 2 mitr. ShKAS da 7.62 mm in fusoliera e 1 Beresin da 12.7 mm nell’ala destra Armamento di caduta: 100 kg di bombe o 6 razzi RS-82 Autonomia: 1250 km Equipaggio: pilota
gettazione del solo ing. Semyon A. Lavochkin. Il primo della serie fu il Lagg-1, realizzato quasi interamente in legno compensato, volò per la prima volta nel 1939 e rimase tuttavia allo stato di prototipo. Lavochkin disegnò subito il Lagg-3 che decollò per la prima volta nello stesso anno e fu messo in produzione l’anno seguente. Con struttura simile al Lagg1, risultò un caccia ancora insufficiente, sebbene alcuni piloti che lo avevano provato in volo lo avessero ritenuto non del tutto negativo. Il Lagg-3, aveva una buona velocità a bassa quota ed era abbastanza robusto anche se parte della struttura era in legno di betulla, ricoperta con compensato trattato con “fenolformaldeide”. Il motore, un Klimov M-105 in linea raffreddato a liquido, erogava una potenza di 1210 HP con 550 km/h a 5000 m. L’armamento andava da un cannone da 20 mm ad una mitragliatrice da 12.7 mm ed ebbe comunque, un’altra combinazione con l’aggiunta di una mitragliatrice da 7.62 mm. La produzione del Lagg-3 fu mantenuta fino al mese di luglio 1942, quando Lavochkin, sostituì finalmente la struttura di legno con quella in lega metallica creando la versione La-5, nella quale installò un motore stellare Shvetsov erogante 1700 HP, migliorandone la velocità a bassa quota. Seguì presto il La-5FN, questa volta, modificato sulle esperienze di combattimento degli assi Pokryshkin e Kozedub: iniezione diretta del carburante, riduzione dei pesi a beneficio della velocità, carrello resistente a piste improvvisate, visibilità a 360° dell’abitacolo. Nel 1943, volò il La-7, ultima versione differenziata per il radiatore posizionato sotto la fusoliera e un superiore armamento. Alcuni esemplari furono provvisti di un piccolo razzo sotto la fusoliera come dispositivo di superpotenza per aumentare la vel ocità del 20% in caso di necessità. Negli anni post bellici, il La-7, con la denominazione La-9, fu
Lavochkin Lagg-3 e La-5/7 La sigla “Lagg” indicava la progettazione dei velivoli eseguita in collaborazione dagli ingg. Gorbunov e Gudkov, la sigla “La” si riferiva alla pro-
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Un Lagg-3
impiegato come banco di prova per motori a getto e a razzo. Dati tecnici del La-7 Apertura alare: m 9.80 Lunghezza: m 8.50 Peso: kg 3400 Motore: Shvetsov M-82 FN da 1700 HP raffreddato ad aria Velocità max: km/h 670 a quota 100 m Quota max: m 10200 Armamento: 3 cannoni ShVAK da 20 mm Armamento di caduta: 100 kg di bombe o 6 razzi RS-82 Autonomia: 640 km Equipaggio: pilota Yakovlev Yak-9 Di tutti gli aerei da caccia sovietici che presero parte alla Seconda guerra mondiale, senza dubbio, i migliori di tutti furono quelli progettati dall’ing. Aleksandr S. Yakovlev. Il primo della serie fu lo Yak-1, il cui prototipo decollò nel 1939 ed entrò in produzione nello stesso anno. Come altri caccia sovietici, fu costruito con una struttura mista, in legno e lega metallica ma il motore Klimov in linea M-105PA da 1100 HP gli assicurava una velocità di oltre 500 km/h ad una quota di 5000 m raggiunta in quattro minuti e mezzo. L’armamento consisteva in 2 mitragliatrici da 7,62 mm posizionate in fusoliera ed un cannoncino da 20 mm nel mozzo dell’elica, in aggiunta 6 razzi sottoalari per attacchi al suolo. La successiva versione (come per i caccia MiG la numerazione non era in successione) fu lo Yak-7A/B che si differenziava dallo Yak-1 per il motore, un Klimov M-105PF da 1260 HP, il calibro delle due mitragliatrici di 12,7 mm, il radiatore dell’olio messo sotto il muso e la sistemazione dell’abitacolo con una visuale a giro d’orizzonte. Nel contempo fu adattata una versione biposto da scuola designata Yak-7V. Per la successione dello Yak-7, ricavandone il maggior utile da tutti i combattimenti sostenuti fino allora, Yakovlev progettò lo Yak-9 che forse con circa 20000 esemplari, fu la versione costruita in maggior numero. Alleggerito strutturalmente, quasi tutto in
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Uno Yak-9 restaurato
duralluminio, fu ridisegnata la pianta alare, una nuova tipologia dei serbatoi del carburante e numerose combinazioni dell’armamento con l’inusuale posizione delle armi, una mitragliatrice a sinistra della fusoliera e un cannoncino nel mozzo del motore. Lo Yak-9, divenne operativo nel 1942 nella battaglia di Stalingrado, riscuotendo un buon giudizio dai maggiori assi della caccia che lo ritennero abbastanza maneggevole nell’esecuzione di strette virate in contesa con il Me.109. Per lo Yak-9, furono studiate le versioni B, T, K, D, DD, U, adattate alla varie esigenze operative. Assieme allo Yak-9U, un altro prototipo con la sigla Yak-3, volò per la prima volta ad agosto 1943. Costruito con struttura mista, dotato di motore Klimov M-105 PF-2 da 1220 HP, con prese d’aria dell’olio e del carbu-
ratore spostate dal muso alle ali, due mitragliatrici da 12,7 mm e un cannoncino da 20 mm nel mozzo, lo Yak-3, fu annoverato fra i caccia più vicine allo standard occidentale. Fu ritenuto molto maneggevole grazie alla sua accelerazione e nella battaglia del Kuban conseguì ottimi risultati. La sua produzione di circa 4500 unità, terminò nel 1948. Molti esemplari, denominati da parte statunitense “Frank”, parteciparono al conflitto coreano 1950/53. Dati tecnici dello Yak-9U Apertura alare: m 9.74 Armamento: 1 cannone ShVAK da 20 mm e 2 mitr. Beresin da 12.7 mm Lunghezza: m 8.70 Peso: kg 3170 Motore: Klimov M-107 da 1620 HP raffreddato a liquido Velocità max: km/h 670 a quota 5000 m Quota max: m 10400 Armamento di caduta: 2 bombe da 100 kg Autonomia: 930 km Equipaggio: pilota *** Oltre ai velivoli summenzionati, Pokryskin, conseguì il maggior nu-
Ad Alenia Aermacchi l’“Air 2009” Il premio “Air 2009” - il riconoscimento che la nota agenzia di stampa specializzata Air Press assegna ogni anno a enti, istituzioni, aziende o personalità che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinte nel settore aerospaziale - è stato attribuito ad Alenia Aermacchi, azienda di Finmeccanica. La cerimonia per la consegna del “trofeo” ha avuto luogo il 23 febbraio, nella sala del Tempio di Adriano a Roma, nel corso della tradizionale “Serata Air Press”, che è anche occasione d’incontro tra i maggiori esponenti e protagonisti politici, militari, industriali e della pubblica informazione che operano nel particolare “mondo” aeronautico italiano. Questa la motivazione del premio, letta dal direttore di Air Press Igino Coggi davanti ai numerosi intervenuti : «Per aver sempre mantenuta ininterrotta nei decenni una tradizione di successo che, grazie alle macchine di sua concezione ed ai primati da esse conseguiti, ha contribuito a scrivere la storia dell’aviazione italiana e dell’aero-
mero delle vittorie, 48, con il caccia statunitense Bell 39 “Airacobra” fornito all’URSS dagli USA a seguito della legge Lend-Lease. I velivoli furono un P-39K-1 distinto dal numero “13 bianco” e due P-39N distinti dai numeri “100 bianco” e “17 bianco”. Una particolarità voluta dall’asso, fu la sincronizzazione di tutte le armi di bordo, un cannone da 37 mm e quattro mitragliatrici da 12,7 mm, funzionanti simultaneamente in modo da sviluppare un elevato volume di fuoco*** Bibliografia: “Soviet Lend-Lease Aces of WW 2” di G.Mellinger - Botley Oxfort - 2006 (GB) “Soviet Aces of Second W W 2” di Morgan Hugh - Books Ltd. - 1998 (GB) “Soviet Air Force Fighters” di W.Green e G.Swanborough - Macdonald - 1977 (GB) “The Osprey Encycl. of Russian Aircraft” di Bill Gunston - Osprey Pub. - 1995 (GB) Inoltre, di A.Pokryshkin, tradotti in inglese e tedesco: “Wings of Fighters” (Ali di guerra), “Your Honorary Duties” (I vostri doveri d’onore), “To Discover Yourself in Battle” (Scoperta di se stesso in battaglia), “Sky of War “ (Cielo di Guerra).
nautica mondiale. Con il Trofeo Air 2009 si vuole dare ampio risalto e meritato riconoscimento ad un’azienda di fama mondiale quale Alenia Aermacchi da oltre mezzo secolo sinonimo di velivoli da addestramento, esportati nei cinque continenti, che hanno dato lustro all’intera industria italiana e dei quali il modernissimo M-346 è il degno successore» Il premio è stato consegnato dal sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega al commercio estero Adolfo Urso all’Ing. Carmelo Cosentino, amministratore delegato di Alenia Aermacchi, alla presenza, tra gli altri, del ministro dell’Interno Roberto Maroni, del capo di Stato Maggiore della Difesa generale Vincenzo Camporini, del capo di Stato Maggiore dell’AM gen. SA Daniele Tei e del suo successore gen. SA Giuseppe Bernardis, delle più alte cariche dell’Aeronautica Militare e delle componenti aeronautiche delle altre forze armate, corpi armati ed enti dello Stato nonché di numerosi rappresentanti di organizzazioni aeronautiche, compagnie aeree e altri enti attivi nel settore aerospaziale. (Segue)
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Durante la serata il gen. Tei ha premiato il col. Enrico Garettini, in servizio all’Ispettorato Sicurezza Volo, per la sua intensa attività nello specifico campo della prevenzione. Inoltre, sono stati premiati con riconoscimenti di Air Press i comandanti dei Reparti presso i quali sono in servizio i velivoli Macchi. In particolare, il gen. SA Carmine Pollice, comandante della Squadra Aerea ha consegnato il premio al ten. col. pil. Marco Lant, comandante del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico ‘Frecce Tricolori’ mentre il gen SA Giampiero Gargini, comandante delle Scuole AM-3ª
Regione Aerea li ha consegnati al col. pil. Alessandro Bartomeoli, comandante del 61° Stormo, ed al col. pil. Giovanni Magazzino, comandante del 70° Stormo. La serata si è conclusa con la consegna del premio Fondazione ONLUS Pier Paolo Racchetti. Il premio, dedicato alla memoria del s. ten. pil. Luca Antelmi, è stato consegnato, dalle mani del gen. SA © Domenico Spinelli, all’aspirante pilota Daniel Bonetti del Corso ‘Ibis V’, per gli eccellenti risultanti conseguiti durante il suo iter formativo presso l’Accademia Aeronautica.
Un “cinquantenario” indimenticabile di Giuseppe Piseddu Il 25 settembre scorso ricorreva il cinquantesimo anniversario del Centro Addestramento al Tiro Aereo di Decimomannu considerato, a ragione, l’Università dei Top-Gun. Ne sono stato il primo comandante e dall’attuale, col. pil. Gustavo Cicconardi, avevo ricevuto l’invito per la cerimonia. La preoccupazione ed i dubbi di moglie, figli e nipoti - che non vedevano di buon occhio il viaggio in Sardegna del loro novantacinquenne congiunto - cessarono quando seppero che sarei stato in compagnia del gen. Umberto Formisano, anch’egli un “veterano” di Decimo. E fu così che riuscii a regalarmi una giornata che, definire “gloriosa”, è troppo riduttivo. Non la dimenticherò per il resto della mia vita, tanti sono stati gli incontri, gli episodi, le emozioni ed i ricordi intensamente vissuti in quelle poche ore. La perfetta organizzazione della importante cerimonia aveva richiamato un folto pubblico che ha mostrato grande interesse nei confronti della mostra statica sapientemente allestita, ed assistito all’eccezionale manifestazione aerea culminata con l’emozionante esibizione delle Frecce Tricolori. Ho rivisto con emozione volti noti e mai dimenticati, ho potuto intrattenermi con vecchi amici e ricordare con loro episodi vissuti quasi mezzo secolo fa. Abbiamo rammentato l’atleta Vittorio Zamboni, capo dell’Ufficio Operazioni, assieme a Piero Piccio, altro brillante pilota da caccia, ed Efisio (detto Fifo) Orrù, vice comandante. Di quest’ ultimo conservo, oltre al caro, affettuoso ricordo, la sua viva immagine durante un curioso episodio. Mi riferisco alla sua improvvisa intrusione nel mio ufficio, per avvertirmi con voce concitata, che il nostro maresciallo dei Carabinieri tratteneva al Corpo di Guardia il sindaco di
Su MB.339 anche la Pattuglia acrobatica degli EAU
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l 20 gennaio ha fatto la sua comparsa in pubblico la nuova pattuglia acrobatica degli Emirati Arabi Uniti denominata Al Fursan (I Cavalieri) equipaggiata con gli Aermacchi MB.339. Si è trattato solo di un sorvolo in occasione della cerimonia di consegna dei diplomi di pilota militare agli allievi dell’accademia aeronautica di Al Ain, ma ha comunque sancito la nascita ufficiale del team. Formata da sei dei migliori piloti delle forze aeree degli Emirati al comando del ten. col. Abdulla Al Amimi ha impiegato circa un anno di addestramento per essere pronta all’evento, anche se ci vorranno almeno altri otto mesi per
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L’autore alla destra del col. Cicconardi
Villasor che pretendeva di essere ricevuto a tutti i costi dal Comandante per denunciare un grave fatto: un aereo della Base aveva sganciato una bomba sulla sua abitazione. Interpellato per telefono il maresciallo, seppi che il sindaco, militante di sinistra, avrebbe sicuramente reso pubblico l’episodio ingigantendone la portata. Come potevo non preoccuparmi paventando la possibilità che l’accaduto venisse strumentalizzato dalla stampa del quotidiano locale? Convocato il sindaco in ufficio e controllata l’ora dell’accaduto, si poté sicuramente attribuire la responsabilità ad un F-84 dell’Aviazione Tedesca al rientro da una esercitazione sul poligono di Capo Frasca. Assieme a Fifo Orrù, al sindaco e al maggiore Goetz, comandante del Nucleo Luftwaffe, effettuammo un immediato sopralluogo. Risultò che la “bomba” incriminata altro non era che un simulacro da esercitazione in cemento, privo di esplosivo. Per un’avaria al sistema di sgancio era andata a cadere non sul poligono ma sul balcone di casa del sindaco. Ridimensionato così l’incidente, fu merito di Orrù se si trovò un accordo col magg. Goetz sull’entità del danno e la valutazione del risarcimento da parte dell’amministrazione tedesca. Infatti, tutta la ‘’trattativa’’ tra Orrù e il sindaco, condotta in lingua sarda, si dimostrò un valido e indovinatissimo espediente.
poter vedere il programma acrobatico completo. Scegliendo come cavalcatura l’MB.339 il team è diventato la quarta formazione acrobatica al mondo ad utilizzare, o ad aver utilizzato, gli agili e maneggevoli velivoli prodotti dalla ditta di Varese. Prima di loro naturalmente le nostre Frecce Tricolori, che li hanno introdotti nel 1982, i Diablos Rojos peruviani che li hanno utilizzati negli anni ‘85 e ‘86 e i Black Falcons neo zelandesi che li hanno usati dal 2000 al 2001. La scelta di un prodotto italiano sembra confermato anche per il futuro in quanto fra i 48 nuovi Alenia Aermacchi M346 Master ordinati dalle forze aeree degli emirati, otto sono stati richiesti in configurazione acrobatica. Nicola Foschia
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Quelle omesse correzioni all’articolo “La maturità. Quale maturità?” Nella fase di correzione delle bozze di Aeronautica n. 2/2010, e precisamente nell’articolo pubblicato alle pagine 15 e 16 dal titolo “La maturità. Quale maturità” del gen. Mario De Paolis, si sono verificate delle omissioni nel secondo paragrafo della prima colonna della seconda pagina. Tale paragrafo va, quindi, letto come segue: «In estrema sintesi, vorrei precisare che chi scrive aspira, spero assieme ad altri, alla rinascita di un gentiluomo con l’animo e la mente disposti a vivere in un contesto non del tutto ben accetto. Un gentiluomo in divisa forte delle sue nobili risorse e dotato di un intelligente (e non un’intelligenza) e perspicace realismo, da non confondere affatto – è capitato! - con il materialismo; un militare acconcio a vivere con compostezza, in circostanze poco gratificanti, talvolta tristi e deprimenti, che procede, quindi, senza mutare il suo originale progetto (e non oggetto) di vita, anzi adattandosi all’ambiente per alcuni aspetti secondari, risoluto, però, a perseverare nel suo intento ideale con tutto il suo vigore e il suo coraggio». Ed è da correggere anche il titolo dell’articolo citato nella nota (1) che è “Il professionista” (e non “Il protagonista”). Di quanto accaduto ci scusiamo con l’autore e con i nostri lettori.
Commemorato il 50° anniversario della scomparsa della MOVM Luigi Gentile l 27 febbraio, ha avuto luogo nel riquadro delle medaglie d’oro del cimitero romano del Verano la commemorazione del comandante Luigi Gentile, già ufficiale pilota dell’Aeronautica e medaglia d’oro al valor militare a vivente nel corso della seconda guerra mondiale. Nato il 12 agosto 1920 a San Michele (Bari) e divenuto sottotenente pilota di complemento della Regia Aeronautica, gli fu conferita la massima ricompensa al VM quando, non ancora ventunenne, ai comandi di un S.79 della 19ª Squadriglia del 28° Gruppo dell’8° Stormo, fu protagonista di una eroica azione nel corso della quale, “durante una missione di ricerca di camerati dispersi in mare, attaccato da soverchiante caccia avversaria, svolgeva le manovre per la difesa e reazione con sangue freddo e calma esemplari. Con tutti i membri dell’equipaggio gravemente feriti, e con il velivolo colpito e reso inservibile, era costretto all’ammaraggio in mare aperto», provvedendo poi “con le sole sue forze a trasbordare sul battellino tutti i camerati che altrimenti, essendo essi immobilizzati per le gravi ferite, avrebbero seguito le sorti del velivolo repentinamente inabissatosi”. “Rimanendo per tre ore in acqua per permettere ai feriti di
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sistemarsi sul canotto nel modo migliore”, e dopo aver assistito con fraterna devozione l’osservatore morente, iniziava una faticosa navigazione per guadagnare la costa lontana, portando in salvo l’equipaggio. “Raccogliendo in un supremo sforzo le propri energie, compiva una lunga e faticosa marcia per raggiungere un Comando Alleato cui chiedeva i soccorsi. Cielo del mediterraneo Orientale, 25 giugno 1941”. Dopo la guerra l’ufficiale prestò ancora servizio con l’Aeronautica Militare venendo tra l’altro prescelto, allora tenente, quale secondo pilota del quadrimotore S.95 che il 13 giugno 1946 trasportò in esilio a Lisbona il re Umberto II di Savoia. Congedatosi poco dopo e divenuto comandante dell’Alitalia Luigi Gentile perse la vita il 26 febbraio 1960 nell’incidente di volo occ orso a Shannon, in Irlanda, ad un aereo di tale compagnia. Alla cerimonia del Verano erano presenti, tra gli altri, i figli della MOVM, Francesco Luigi e Roberto, e le rappresentanze con labari della sezione di Ciampino e del nucleo di Casamassima, sodalizi dell’AAA entrambi intitolati all’eroe.
Nel trentennale della scomparsa del cap. pil. Roberto Clavari Il 6 febbraio a Campagna di Maniago la sezione AAA di Anzio–Nettuno e quella di Maniago hanno commemorato il trentennale della scomparsa del cap. pil. Roberto Clavari - cui è intitolata la prima delle due sezioni citate - deceduto il 6 febbraio 1980 durante un’esercitazione di tiro al Poligono di Maniago a bordo di un G.91 del 14° gruppo del 2° Stormo. Alla cerimonia, che ha visto la celebrazione del rito religioso e la deposizione di una corona al monumento ai Caduti eretto a lato della chiesa di Campagna di Maniago vicino al luogo dove il pilota perse la vita, erano presenti tra gli altri la vedova signora Ersilia Barbara de’ Pompeis, il figlio Roberto ed altri familiari del Caduto, il vice sindaco di Maniago, il comandante dell’aeroporto di Aviano, il comandante del 2° Stormo di Rivolto, molte altre personalità del luogo e una folta rappresentanza di varie sezioni dell’A.A.A. del Lazio e del Friuli con i loro labari.
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LEGISLAZIONE, PENSIONISTICA E TRATTAMENTI ECONOMICI VARIE
Pensionati amministrati dall’INPDAP Detrazioni fiscali anno 2010 L’INPDAP, con nota operativa n. 01 del 4 febbraio 2010, ha emanato le disposizioni circa l’acquisizione delle dichiarazioni dei pensionati (art. 1, comma 1, Legge 244/2007) ai fini del riconoscimento delle detrazioni fiscali per familiari a carico per l’anno 2010. In particolare comunica che “nel corso del mese di febbraio corrente anno l’Istituto invierà ai pensionati che hanno avuto titolo alle detrazioni per l’anno 2009, unitamente al CUD 2010, una lettera esplicativa delle condizioni necessarie per il riconoscimento del diritto alle detrazioni per carichi di famiglia con il relativo modello di richiesta delle detrazioni (allegati 1 e 2 alla nota operativa). Gli interessati all’agevolazione devono presentare la dichiarazione, entro il 30 giugno 2010, direttamente all’INPDAP (anche tramite posta o fax) o ai centri assistenza fiscali (CAF) e professionisti abilitati che hanno sottoscritto la convenzione con l’Istituto (dottori commercialisti, consulenti del lavoro, ragionieri commercialisti, consulenti tributari). La mancata presentazione della richiesta entro il termine predetto comporterà la revoca delle detrazioni sul rateo di pensione di agosto corrente anno, con effetto dal 1° gennaio 2010. Si rammenta che per aver diritto alla detrazioni fiscali, il reddito complessivo annuo di ogni familiare a carico non deve superare euro 2.840,51 al lordo degli oneri deducibili. La nota operativa sopracitata, con i relativi allegati, può essere scaricata dal sito www.inpdap.it
Petizione per la detassazione della pensione privilegiata ordinaria (decimo) A pag. 35 di Aeronautica n. 2/2010 è stata esaminata la problematica relativa alla tassazione della pensione privilegiata ordinaria (decimo), in considerazione del contrastante quadro giurisprudenziale. Nella trattazione si è evidenziata la necessità di un provvedimento normativo che riconosca la natura “risarcitoria” delle pensioni medesime e, pertanto, considerate esenti dall’Imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), come già avviene per le pensioni di guerra e le pensioni privilegiate “tabellari “corrisposte ai militari di leva. Inoltre, sono state citate alcune iniziative, tra le quali l’invio di petizioni alla Camera dei deputati ed al Senato, intese a sensibilizzare le autorità competenti alla urgente emanazione di tale provvedimento. Allo scopo di aumentare le probabilità di successo di dette iniziative, nel corso dell’ultima riunione del Consiglio di Assoarma, è stata concordata la bozza di una petizione con l’invito a dare la massima diffusione affinché i singoli associati la inviino alla Presidenza della Camera e/o del Senato. I soci dell’Associazione Arma Aeronautica interessati alla problematica possono inoltrare la petizione come da fac-simile qui appresso riportato, tramite raccomandata o affrancatura ordinaria.
Fac-simile della petizione Alla Camera dei Deputati Ufficio di Presidenza Palazzo Montecitorio 00186 Roma e/o Al Senato della Repubblica Ufficio di Presidenza Piazza Madama 00182 Roma Oggetto: petizione – detassazione aliquota del 10% della pensione privilegiata ordinaria. Il
sottoscritto__________________________________INVALIDO
DI
SERVIZIO
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nato
a______________________il______________, domiciliato in Via__________n__, CAP________Città______________ ai sensi e per gli effetti dell’art. 50 della Costituzione presenta la seguente petizione. Come è noto il pubblico dipendente ha titolo, ai sensi dell’art. 64 del DPR 1092/1973, alla corresponsione del trattamento pensionistico privilegiato qualora in attività di servizio riporti lesioni o contragga infermità ascrivibili ad una delle categorie della tabella “A”, annessa alla Legge 18.3.1968 n. 313, come risulta integrata e modificata dal DPR 834/1981, a seguito di fatti derivanti dall’adempimento delle funzioni di servizio, che ne siano state causa o concausa determinante. Per il personale militare, il calcolo viene effettuato in ragione percentuale alla base pensionabile, ovvero consiste nell’aumento di un decimo dell’importo della pensione ordinaria, qualora l’interessato ne abbia maturato il diritto e qualora detto “decimo” risulti più favorevole. Questo “decimo”, che è una piccola parte dell’intero trattamento quiescenza, soggiace all’imposizione fiscale per cui viene ad essere depauperato, pur rivestendo un carattere risarcitorio anche se non riconosciuto tale dalla Corte Costituzionale. Ovviamente, se il legislatore ha previsto l’aumento del “decimo” in presenza di una infermità e/o di una lesione contratta in servizio e per cause di servizio, va da sé che altro non è che un riconoscimento inteso a risarcire, sia pure in modesta misura, un danno subito dal dipendente. E’ singolare, al limite della incomprensibilità, che la Corte Costituzionale, chiamata più volte a decidere sulla defiscalizzazione della citata aliquota del “decimo” si ostini, è il caso di dirlo, a negare e a non riconoscere questo atto di solidarietà verso coloro che, nell’adempimento del proprio dovere, hanno perso l’integrità fisica o addirittura la vita. Com’è noto esistono diversi provvedimenti legislativi che hanno esteso ai mutilati ed invalidi per servizio e ai loro congiunti dei caduti per servizio, i benefici già previsti per i mutilati e gli invalidi di guerra.
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LEGISLAZIONE, PENSIONISTICA E TRATTAMENTI ECONOMICI VARIE Va ricordata la: a) Legge 539/1950: Applicabilità ai mutilati ed invalidi per servizio e ai congiunti dei caduti per servizio dei benefici a mutilati ed invalidi di guerra ed ai congiunti dei caduti in guerra. “Art. 1 - I benefici spettanti, secondo le vigenti disposizioni, ai mutilati ed agli invalidi di guerra, nonché ai congiunti dei caduti in guerra, si applicano anche ai mutilati per servizio ed ai congiunti dei caduti per servizio. Nulla è innovato per quanto concerne il trattamento di pensione spettante ai mutilati ed invalidi per servizio ed ai congiunti dei caduti per servizio”. b) Legge 474/1958: Provvedimenti perequativi in favore dei mutilati ed invalidi per servizio titolari di pensioni od assegni privilegiati ordinari, di pensioni speciali o eccezionali e loro congiunti in caso di morte, che ribadisce: “Art. 5 – I mutilati ed invalidi per servizio e i congiunti dei caduti per servizio sono parificati rispettivamente ai mutilati ed invalidi di guerra ed ai congiunti dei caduti in guerra ai fini dell’ammissione ai benefici stabiliti per queste categorie di cittadini. La parificazione non ha effetto per quanto concerne il trattamento di pensione”. c) Decisione del Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (adunanza plenaria) n. 10 in data 26 maggio 1959 (C.S. c. Ministero del Tesoro): “Equiparazione precisa e duratura fra mutilati per servizio e mutilati di guerra”. Le citate leggi e la decisione del Consiglio di Stato prevedono che la parificazione non abbia effetto ai fini del trattamento di pensione, ma non esclude il trattamento fiscale dell’aliquota del privilegio. Di quel “decimo” quale elemento risarcitorio e quindi in esenzione fiscale ai sensi e per gli effetti dell’art. 34 del DPR 601/1973. Ed infine ma non per ultimo va ricordato che durante la Seduta n. 85 di giovedì 13 novembre 2008 il Sottosegretario per l’Economia e le Finanze Giuseppe Vegas, ha accolto l’ordine del giorno (A.C. 1713 - Ordini del giorno) presentato dall’On. Paola Pelino (Pdl) relativo alla detassazione della pensione privilegiata ordinaria, dove si legge: “La Camera, premesso che: la Corte costituzionale, con sentenza n. 387 del 1989, ha riconosciuto la natura risarcitoria/non reddituale delle pensioni privilegiate «tabellari» e dichiarato nel dispositivo l’illegittimità costituzionale dell’articolo 34, comma primo del decreto del Presidente e della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601 (Disciplina delle agevolazioni tributarie) nella parte in cui non estende l’esenzione dall’imposta sul reddito delle persone fisiche alle pensioni privilegiate ordinarie tabellari spettanti ai militari di leva; la Corte nella predetta sentenza, in particolare, riporta che «la natura non reddituale della pensione privilegiata ordinaria»militare gabellare,«del resto, è concordemente riconosciuta dalla giurisprudenza, ponendosi in risalto l’indifferenza di un preesistente trattamento economico di attività, e ravvisandosi il titolo preminente di detta pensione nella menomazione sofferta nell’adempimento di un obbligo legalmente imposto in attuazione dell’articolo 52 della Costituzione»; dal ravvisato carattere non reddituale delle pensioni in esame discende la non assoggettabilità di esse, ai sensi dell’articolo 53 della Costituzione, all’imposta sul reddito delle persone fisiche alla stessa stregua di altre erogazioni di analoga natura (come le pensioni di guerra, espressamente considerate dall’articolo 34 del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973 primo, del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973, nella parte in cui non dichiara esenti dall’IRPEF le pensioni privilegiate ordinarie «militari tabellari» erogate ai militari e le rendite vitalizie erogate dall’I.N.A.I.L. alle vittime di infortuni sul lavoro, alle quali l’amministrazione finanziaria ha esteso l’esenzione; ne consegue, perciò, la dichiarazione di illegittimità costituzionale per violazione degli articoli 3 e 53 della Costituzione, dell’articolo 34, comma che prestino servizio di leva; pertanto, si rende giustizia in tal maniera alle pensioni privilegiate ordinarie del personale «di carriera», fermo restando che il nostro ordinamento giuridico riconosce varie esenzioni ed agevolazioni ad altri tipi di analoghe pensioni, a sussidi, a cespiti della stessa natura; tuttavia continuano a sussistere difformità di trattamento per le pensioni privilegiate ordinarie concesse ai dipendenti civili e militari dello Stato di cui alla legge 29 aprile 1976, n. 177, che dovrebbero, a modifica della legislazione vigente, concorrere, ai fini dell’imponibile IRPEF, nella misura del 90 per cento, impegna il Governo alla luce anche dei predetti disposti costituzionali, a valutare tempestivamente di conferire carattere risarcitorio alle pensioni privilegiate ordinarie (integrate dall’aumento del decimo per l’invalidità) concesse ai dipendenti civili e militari dello Stato di cui all’articolo 1 (perequazione automatica delle pensioni) della legge 29 aprile 1976, n. 177, e fare sì che ai fini dell’imponibile IRPEF concorrano nella misura del 90 per cento annuo.” 9/1713/17. Pelino Alla luce di quanto precede, si chiede un modesto provvedimento. Un atto dovuto e di solidarietà verso coloro che nell’adempimento del proprio dovere in Italia e/o all’estero hanno perso la propria integrità fisica. Questa la proposta: OGGETTO: Modifica al DPR 29 dicembre 1973 n. 1092 Articolo unico L’articolo 67 del DPR 1092/1973 è così integrato. Dopo le parole “...se più favorevole.” Aggiungere: “Il 10% del privilegio si affianca al trattamento pensionistico ordinario ed è concesso a titolo risarcitorio. Non concorre alla formazione del reddito ed ai sensi dell’art. 34 del DPR 6/01/1973 è esente dall’IRPEF e da qualsiasi altra imposta.” L A PRESENTE LEGGE MUNITA DEL SIGILLO DELLO STATO, SARà INSERITA NELLA RACCOLTA UFFICIALE DELLE LEGGI E DEI DECRETI DELLA REPUBBLICA ED ENTRA IN VIGORE LO STESSO GIORNO DELLA SUA PUBBLICAZIONE SULLA GAZZETTA UFFICIALE. La presente petizione, in esenzione di bollo, ai sensi dell’art. 1 allegato B della tabella annessa al DPR 642/1972 e successive modificazioni ed integrazioni. Ai sensi della L. 241/90 e successive modificazioni ed integrazioni, ai fini della legalizzazione della propria firma, allega copia del documento di riconoscimento debitamente sottoscritto. Località e data … (L’INVALIDO PER SERVIZIO)
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Lettere al Direttore CHI HA NOTIZIE SU CESARE CARRA? Il lettore Evandro Aldo Detti (telefono cellulare n. 3474807083, e.mail: evandrod@libero.it) scrive: «Nel gennaio 2010, all’aeroporto romano dell’Urbe, si è svolta la cerimonia per la consegna della nuova aerostazione. L’aeroporto è da tempo oggetto di profonde trasformazioni, che lo renderanno forse un po’ più affine ad un eliporto. Una grande piazzola di atterraggio elicotteri, unita a nuovi e più capienti parcheggi, era stata già costruita parecchi mesi prima. Anche le rotte di arrivo e di uscita erano state rielaborate, le quote modificate e così pure i punti di riporto, detti “gates di ingresso”. L’aeroporto cambia anche nome, ma soprattutto sono state nominate due strade interne e un piazzale. Una delle strade è stata intestata a Cesare Carra e per puro caso si era scoperto che quando l’aeroporto dell’Urbe aveva cessato di chiamarsi aeroporto del Littorio, per un certo periodo si era chiamato proprio Cesare Carra. Poi era stato intestato a Mario Moris e con questo nome era arrivato fino ai giorni nostri. E’ stato grazie al lavoro certosino di Alfredo Stinellis che si è scoperto il periodo Carra. Nel suo libro “Storia di un aeroporto” (peraltro recensito a pag. 42, NdD) avevo letto la notizia e subito avevo capito che Cesare Carra doveva essere il padre di un amico di famiglia. Così lo abbiamo chiamato al telefono e lui ci aveva confermato tutto. Il figlio Pasquale Carra, controllore del traffico aereo in pensione, era anche stato così gentile da fornirci un buon numero di foto del padre Cesare e degli aeroplani che questi aveva pilotato durante il suo servizio come pilota dell’Ala Littoria, compreso quello con il quale era purtroppo avvenuto un tragico
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incidente e vi aveva perso la vita. Di lui sappiamo poco. Le ricerche presso l’Ufficio Storico dell’Aeronautica Militare, arma dove precedentemente aveva prestato servizio come ufficiale pilota, si limitavano alla mera cronaca del tragico evento, ma insieme ad essa abbiamo trovato il decreto con il quale l’aeroporto del Littorio veniva a lui intestato. E’ il foglio d’ordini n° 26 del 15 settembre 1938. Vi si decreta che dal 1 settembre 1938 l’aeroporto civile del Littorio viene intitolato alla memoria di Cesare Carra, deceduto il 27 settembre 1936 in seguito ad incidente di volo. La cronaca riporta che il comandante Carra era partito da Bengasi, Libia, per riportare in Italia alcuni specialisti che avevano ultimato un periodo di lavoro. Dopo il decollo, a causa di un’avaria ad un motore egli decideva di tornare alla base. In fase di ammaraggio urtava le sovrastrutture di un piroscafo e l’aereo cadeva in mare incendiandosi. Il comandante Carra perdeva la vita insieme al secondo pilota Bruno Pascaletto, ai motoristi Umberto Guzzi e Romano Gori e agli specializzati Guido Merulo, Guido Perfoglia, Luigi Zappetti, Isidoro Panzera e Alfonso Franzoni. L’unico superstite fu Pasquale Cappai, marconista, che comunque rimase gravemente ferito. L’aeromobile, un trimotore idrovolante appartenente all’Ala Littoria, aveva nominativo Icao I-RODI, ma fino a pochi giorni prima si chiamava I-PAUL ed era stato cambiato il nominativo proprio da quel volo. Sono passati tantissimi anni, ma forse è possibile che chi conosce questi fatti, queste persone, eventualmente le famiglie e i discendenti degli aviatori nominati sopra, si ricordino il fatto. Magari hanno altre notizie, foto, filmati. Avremmo molto piacere di incontrarli».
SUI TRASFERIMENTI ATLANTICI DEI BOMBARDIERI PESANTI DELL’USAAF Il socio com.te Giancarlo Garello di Venezia, storico aeronautico, - con riferimento alla lettera di Giovanni M. Adreani pubblicata su Aeronautica n.1/2010 circa i trasferimenti transatlantici dei bombardieri pesanti dell’USAAF durante la 2ª Guerra Mondiale – scrive: «Non mi risulta che piloti brasiliani siano mai stati coinvolti in questi impegnativi voli; erano gli stessi equipaggi dell’USAAF che avevano completato l’addestramento negli Stati Uniti a portare le macchine in Europa. Una conferma diretta l’ho avuta durante le mie ricerche per il libro “Centauri su Torino”: l’aereo B-17G s.n. 4297152 precipitato presso il mio paese natale Cairo Montenotte (SV) il 29 marzo 1944 era giunto in Italia l’8 marzo precedente seguendo il percorso Homestead (Florida)-Belem (Brasile)-Natal (Brasile)-Dakar (Africa Equatoriale Francese)-Marrakech (Marocco)-Tunisi. L’equipaggio costituitosi a Draw Field presso Tampa, al termine dell’addestramento avanzato aveva fruito di cinque giorni di licenza ed era poi confluito a Savannah, Georgia, per un breve corso di navigazione preparatorio alla traversata. Preso in consegna lo sfortunato B-17G 42-97152 i dieci neobrevettati avevano affrontato con qualche trepidazione l’Atlantico meridionale cavandosela benissimo. Per quanto ne so io questa era la prassi in vigore. Ho avuto una lunga frequentazione con un ex pilota di PBY-5 Catalina dell’aviazione brasilana (era il mio dentista a Rio) e non mi ha mai parlato di piloti civili brasiliani impegnati nei ferry-flight atlantici. Penso che la notizia raccolta negli ambienti degli aeroclub brasiliani dal socio Adreani non abbia alcun fondamento o, per dirla con Mark Twain, «sia stata un po’ esagerata».
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L’ASSOCIAZIONE ARMA AERONAUTICA
Dedicato a Giulio Douhet il premio letterario aerospaziale dell’Associazione Arma Aeronautica Sarà dedicato a Giulio Douhet il Premio Letterario Aerospaziale indetto dall’Associazione Arma Aeronautica (AAA) ed organizzato dal suo Centro Studi Militari Aeronautici (CESMA). Il gen. Giulio Douhet, è noto in tutto il mondo per aver teorizzato per primo, tra il 1915 e il 1925, l’impiego strategico del potere aereo quale mezzo dominante ed indispensabile nei conflitti. Il bando di concorso del Premio in argomento, giunto alla VII edizione, è scaricabile dal sito AAA (www.assoaeronautica.it) o dal sito CESMA (www.cesmaweb.org). Il Presidente nazionale dell’AAA, gen. SA (r) Gianbortolo Parisi, ha provveduto, come previsto dal bando, a nominare la giuria ed a stabilire i relativi premi.
Cornacchini, direttore della Rivista Aeronautica. I vincitori saranno premiati nel corso PR EM IO LET T ER AR IO di un’apposita cerimonia che si terrà a AER OSPAZ IALE AAA Trento, nella sala conferenze del Museo Aeronautico Giovanni Caproni, la 2010 mattina del 26 settembre prossimo. Il vincitore assoluto riceverà la medaglia del presidente della Repubblica. Il vincitore della sezione “narrativa” sarà premiato con la targa del ministro della Difesa. Il vincitore della sezione “storica” riceverà la targa del ministro dei Beni e delle attività Culturali. Il vincitore della sezione “tecnico-scientifica” riceverà la targa del capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare. A tutti i vincitori saranno, inoltre, consegnati una targa offerta dalla Città di Trento, una dell’AAA ed un premio in denaro. La giuria si riserva di valutare l’opportunità di premiare anche altre opere meritevoli. SETTIMA EDIZIONE ANNO
Con il sostegno di:
A presiedere la giuria, che valuterà le opere partecipanti al premio e sceglierà quelle più meritevoli, sarà il generale (r) Mario Arpino, già capo di Stato Maggiore della Difesa e dell’Aeronautica, giornalista, editorialista ed attuale presidente di Vitrociset. Gli altri componenti sono: il gen. isp. capo GArn (a) Nazzareno Cardinali, già capo del Corpo del genio Aeronautico e attuale presidente di Selex Communications, il gen. BA Salvatore Gagliano, capo del 5° Reparto dello Stato Maggiore A.M., l’ing. Antonio Castellani, segretario generale dell’AIDAA, l’ing. Giovanni Massimello, storico aeronautico, il dott. Francesco Perillo, direttore generale della Fondazione Space Operations Academy e il dott. Gregory Alegi, giornalista aeronautico e docente all’Università LUISS. Saranno membri supplenti (qualora qualcuno dei componenti ufficiali non possa portare a termine il proprio lavoro) il gen. DA (r) Giancarlo Naldi, direttore del CESMA, il gen. BA. (a) Antonio Daniele ed il ten. col. Alessandro
Infine, la locale Sezione AAA, in concomitanza con il premio letterario, sta organizzando altre attività sociali: un concerto della Banda musicale dell’AM la sera del 24 settembre ed i raduni interregionali dei soci e dei piloti AAA il 25 settembre, con una sfilata dei soci nel centro di Trento la mattina del 25 e l’atterraggio concomitante dei velivoli dei soci piloti sull’aeroporto di Trento nonché un pranzo sociale per tutti presso l’aviorimessa dell’aeroporto. E. C.
Definito il programma 2010 del CESMA Pier Luigi Celli membro del CTS Il CESMA, con il concorso del suo Comitato Tecnico Scientifico (CTS) ha definito il programma di attività per il 2010 che presenterà al Consiglio Direttivo Nazionale del 13 marzo. Il primo evento in programma è il seminario “Etica del dialogo Difesa-Industria”, che si terrà il 13 aprile prossimo presso il Centro Alti Studi Difesa, con la partecipazione già confermata del capo di Stato Maggiore della Difesa, dell’Ordinario Militare per l’Italia e del presidente di Finmeccanica. Il programma sarà visibile sul sito dell’AAA e del CESMA dalla metà del mese di marzo. Nella prima decade di giugno sarà organizzato a Viareggio un seminario sull’impiego duale degli UAV. Il 26 settembre avrà luogo la cerimonia di premiazione del “Premio letterario Aerospaziale “Giulio Douhet” che si svolgerà a Trento, presso il “Museo Aeronautico Giovanni Caproni”. Chiuderà l’anno, a novembre, il workshop sui “Nanosatelliti e sistemi di lancio aviotrasportati” che sarà organizato sulla base di un apposito studio in materia che il CTS sta conducendo. Si sta valutando anche l’organizzazione di due brevi convegni di carattere storico culturale da effettuare in località e date da definire. Il dott. Pier Luigi Celli, amministratore delegato e direttore generale dell’università LUISS, è entrato a far parte del Comitato Tecnico Scientifico del CESMA che, così, arricchisce il suo organico di un altro prestigioso esponente della cultura. G.B.
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L’ASSOCIAZIONE ARMA AERONAUTICA
Dipartimento Volo dell’AAA «Cari soci volanti, l’inverno si avvia a conclusione ed è venuto il momento di prepararsi ad affrontare con determinazione, impegno e professionalità la prossima stagione volativa. Le condizioni meteorologiche di questi ultimi mesi non hanno certo favorito le possibilità di volare: l’acqua che è caduta in abbondanza ha reso molte aviosuperfici, almeno qui nel Lazio, dei veri e propri acquitrini. Speriamo che la situazione presto migliori e che la primavera sia più favorevole per la nostra attività. Soprattutto auguriamoci che la situazione meteorologica del prossimo giugno ci assista perchè è il periodo in cui dovremmo tenere il nostro terzo Raduno nazionale. Contrariamente a quanto annunciato a Viterbo ai pochi coraggiosi che hanno raggiunto quell’aeroporto fra i temporali, il prossimo Raduno non avrà più luogo sulla base aerea di Cervia per i molteplici impegni che si sono aggiunti a quelli legati alla dismissione degli F-16 ed alle cerimonie conseguenti alle variazioni di stato del 5° Stormo. Mi sono quindi rivolto al comandante del 51° Stormo di Istrana (Treviso) che ha accolto con entusiasmo l’idea di ospitare il nostro 3° Raduno; appena saranno espletate con lo SMA le formalità d’uso per le varie autorizzazioni, provvederemo a definire la data, che è stata preliminarmente stabilita nel 12 o 13 di giugno p.v. Le modalità di svolgimento non dovrebbero differire da quelle già sperimentate nei due precedenti analoghi eventi. Ricordo che la partecipazione al Raduno sarà consentita ai soci dell’AAA in regola con l’iscrizione annuale: pertanto vi invito a regolarizzare per tempo la vostra posizione. Sottolineo, inoltre, che l’iscrizione alla AAA è aperta a tutti gli appassionati di volo: anche coloro che non hanno fatto il servizio militare possono iscriversi come soci aggregati. Quindi, se nella vostra aviosuperficie o nel vostro Aeroclub ci sono piloti che intendono partecipare al raduno ma non sono iscritti all’AAA lo possono fare previa iscrizione presso la sezione dell’AAA più vicina alla loro sede. Vi invito a controllare periodicamente il sito dell’AAA per avere tutti gli aggiornamenti che riguardano il Raduno. Buoni voli a tutti dal responsabile del Dipartimento Volo Bruno Servadei».
COLLEZIONISMO Il socio Luciano Lucini, consigliere della sezione di Cremona, cerca per scambio e per acquisto calendarietti tascabili e cartoline prodotti anche negli anni passati da sezioni e nuclei dell’Associazione Arma Aeronautica in occasione di manifestazioni particolari quali anniversari, cerimonie, intitolazioni, manifestazioni aeree, raduni ecc. Contattare: Luciano Lucini, Via J. F. Kennedy n. 28 – 25025 Manerbio (Brescia)
Caro amico, dove sei? Il socio Gianni Spaudo del nucleo AAA di Cossato chiede notizie di Francesco Talamanca di Palermo, entrambi autisti di autoambulanza sulla base aerea di Decimomannu nel 1974-75. Scrivere o telefonare a Gianni Spaudo – Via Novara 1, 13855 Valdengo (Biella) – telefono 015 881037; e.mail: rastellorenzo@alice.it
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NUOVI INDIRIZZI Vercelli La sezione ha ora sede in Corso Libertà 300 – 13100 Vercelli, cell. 345 4223420, e.mail: aeronautica_vc@libero.it
SOSTENITORI DI “AERONAUTICA” - Gian Mario Alessio - s. ten. Italo Bartolucci - Bruno Brebbia - Antonio Daniele - Giambattista Giannandrea - Stefano Taferner - col. Fausto Turano
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L’ASSOCIAZIONE ARMA AERONAUTICA
RINNOVO CARICHE Andora L’assemblea dei soci ha eletto come nuovo consigliere di sezione il socio Antonino Scavone .
Este Presidente: col. Roberto Bortoloni; vice presidenti: Franco Marchetto e Umberto Miante; segretario: Antonio Bonato; tesoriere: Gianni Trivellato; consiglieri: Lorenzo Baldo, Gianni Baretta, Mauro Bocconcello, Delfino Busetto, Dorino Mingardo, Antonio Pavan e Perazzolo Raffaele.
Francavilla Fontana Presidente: gen. Ottavio Melpignano; vice presidenti: m.llo Giovanni Altavilla e col. Luigi Garganese; segretario: m.llo Romeo Balestra; tesoriere: m.llo Carmelo Di Lecce; consiglieri: cap. Salvatore Battista, m.llo Pietro Leone e col. Francesco Medico; rappresentante dei soci aggregati: Vincenzo Cinefra.
Manzano Il ten. Lino Visintini è stato eletto presidente onorario della sezione.
Prato Presidente onorario: Venio Zoppi; presidente: Francesco Farina; consiglieri: Sergio Bracali, Marco Cipria-
ni, Meraldo Cipriani (anche capo nucleo di Montemurlo), Ciro Esposito, Franco Nieri, Davide Ninotta, Fabrizio Pennetta e Alessandro Storai.
Spongano L’assemblea dei soci ha eletto il lgt. Tommaso Rizzo quale presidente della sezione in sostituzione del dimissionario lgt. Giorgio Casciaro che rimane come consigliere del sodalizio in sostituzione del serg. Gianluca Carluccio.
Taranto Presidente e tesoriere: col. Giuseppe Trani; vice presidenti: col. Francesco Basile (anche segretario) e lgt. Filippo Roberti; consiglieri: lgt. Carmelo Capano, 1° av. Pasquale Cerbera, magg. Vincenzo Fornaro, magg. Filippo Palomba e col. Francesco Platania.
Treviglio Presidente: Giambattista Facchetti; vice presidenti: Amanzio Longaretti e Vittorio Motta (rappresentante del nucleo di Fara); segretario: Pier Lauro Mondonico (anche rappresentante dei soci aggregati); tesoriere: Remo Rossi; consiglieri: Marco Carminati, Stefano Corna, Michele De Seriis, Giacomo Macchi (rappresentante del nucleo di Bariano), Tarcisio Marini, Antonio Mario Pellegri (rappresentante del nucleo di Caravaggio), Massimo Persi, Battista Signorelli (rappresentante del nucleo di Morengo).
RETTIFICHE Era Ferrara e non Vicenza Nel numero 11 del novembre 2009, nella rubrica “Avvenimenti lieti”, è stata riportata la concessione della Medaglia Mauriziana al lgt. Renzo Magnavacca indicato erroneamente come socio della sezione di Vicenza invece che di quella di Ferrara. Ce ne scusiamo con l’interessato ed i lettori. Era Taranto e non Trani Il socio Giuseppe, padre di Simona Badella, indicato nella rubrica “lauree” pubblicate a pag. 38 di Aeronautica, appartiene alla sezione di Taranto e non a quella di Trani.
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RADUNI Raduno interregionale AAA a Bovolone Il 9 maggio 2010 avrà luogo a Bovolone il Raduno interregionale dell’Associazione Arma Aeronautica con la partecipazione delle regioni Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Lombardia e Emilia Romagna. Le sezioni, nuclei e singoli soci interessati possono rivolgersi per ogni informazione alla sezione AAA di Bovolone, Piazza Costituzione 1 – 37051 Bovolone (VR), telef. 331417017, e.mail: assoaeronauticabov@libero.it
Sul raduno del 5° corso AFL Telex I partecipanti al 5° Corso AFL Telex si riuniranno a Roma sull’aeroporto di Centocelle il 16 e 17 aprile 2010 nel 40° anniversario del loro arruolamento presso la Scuola Specialisti di Taranto. Nell’occasione saranno anche ricordati i commiltoni m.lli Nestore Ferrari, Simeone Grazioso e Raffaele Iavarone che hanno chiuso le ali. Per ulteriori informazioni si invitano gli interessati a contattare i marescialli : - Raffaele Palmieri 0836/543402 339/588.70.87; - Vincenzo Pettorino 06/763957 335/8266873; - Gaetano Ponticelli 075/8445002 338/4378352.
Raduno del 1° Corso AFL/OM Il 17 e il 18 aprile 2010 avrà luogo a Caserta il raduno degli ex allievi del 1° Corso AFL/OM che ebbe inizio nel 1966 a quella Scuola Specialisti AM. Per maggiori informazioni e dettagli su tale raduno gli interessati sono invitati a contattare il m.llo G. Carlo Lucarini, Via Caduti del Lavoro – 25018 Montichiari (Brescia); telef. 030 962107, cell. 333 9560993; e.mail: lucarinigiancarlo@tele2.it
Anticipato il raduno del 7° e 8° corso specialisti di Macerata Il raduno in titolo, il cui avviso è stato pubblicato su Aeronautica n. 11/2009, è stato anticipato dal 24-25 aprile 2010 al 17-18 aprile 2010.
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( AV V E N I M E N T I L I E T I ( PROMOZIONI A tenente colonnello - Giuseppe Vantaggiato (sezione di Collepasso). A luogotenente - Aniello Annunziata (sezione di Sarno) - Antonio Blasi e Pasquale Minetti (sezione di Ostuni); - Sabino Grillo (sezione di Canosa); - Piero Malorgio (sezione di Collepasso); - Crescenzo Anzalone (nucleo di Sarrabus); - Filippo Roberti, vice presidente di sezione (sezione di Taranto). CONFERIMENTO ONORIFICENZE OMRI Cavaliere - ten.col. Antonio Barboni (sezione di Rimini); - Fabio Forte, sindaco della città (sezione di Arpino). MEDAGLIA MAURIZIANA - ten. col. Maurizio Addis (nucleo di Sarrabus); - lgt. Antonio Cezza (sezione di Collepasso); - lgt. Antonio Di Somma (sezione di Pomezia); - lgt. Mario Fioriglio (sezione di Catania). DECORAZIONI Il 27 gennaio, al Palazzo del Quirinale a Roma, in occasione della “Giornata della memoria”, il socio Vincenzo Camplone, consigliere della sezione di Pescara, ha ricevuto la Medaglia d’onore commemorativa per il suo internamento in Germania dal settembre 1943 all’agosto 1945. NOMINE A SOCIO BENEMERITO - m.llo sc. Ugo Rea, vicepresidente di sezione; m.llo sc. Alfredo Martino, segretario di sezione (sezione di Arpino).
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SOCI CHE SI FANNO ONORE - Il socio Floriano Bassotto della sezione di Udine ha ricevuto un “attestato di benemerenza” dalla Protezione civile. - Il socio Claudio Bertacco del nucleo di Dueville è stato insignito da quel Comune della “Croce Longobarda”per meriti speciali e culturali quale organista da sessanta anni. - Il socio av. sc. Giuseppe Comandulli della Sezione di Paullo è stato nominato presidente generale della Croce Bianca di Milano e Lombardia. - I soci Romeo Dentesano, Lino Ermacora, Nello Marioni e Valter Bellot della sezione di Palmanova hanno ricevuto un “attestato di benemerenza”dalla presidenza del Consiglio dei ministri – Dipatimento della Protezione civile. - Il socio lgt. assistente tecnico sanitario Claudio Quarta della sezione di Cavallino è stato nominato consigliere nazionale del Coordinamento Infermieri Volontari per l’Emergenza Sanitaria (CIVES).
In informatica specialistica - Antonio Ingenito, figlio del socio m.llo Giuseppe (sezione di Sarno). In ingegneria gestionale - Fabiana De Santis, figlia del socio Antonio (sezione di Lecce). In ingegneria meccanica - socio Stefano Tomassini (nucleo di Montegiorgio). In lingue e letterature moderne e comparate - Valeria Franceschi, figlia del socio ten. col. Gilberto (sezione di Bovolone). In psicologia clinica e della salute - Chiara Pica, figlia del socio Carmine (sezione di Grosseto). In psicologia dello sviluppo e intervento nella scuola - Irene De Cristofaro, figlia del socio Fedele (sezione di Treviso). In scienze infermieristiche - Sara Gazza, figlia del presidente di sezione Lorenzo (sezione di Asti). - Raffaela e Roberta Spaudo, figlie del socio Gianni (nucleo di Cossato).
LAUREE In economia aziendale e management - Alessandro Cortese, figlio del socio Giuseppe Roberto (sezione di Rimini). In economia dei mercati e dei sistemi turistici - Federica Bellagamba, figlia del socio Marcello (sezione di Rimini). In economia e management - Francesca Cosseddu, figlia del socio Isidoro (sezione di Ciampino). In general management specialistica scienze economiche aziendali - Giuliana Pala, figlia del socio lgt. Antonio (sezione di Albenga). In giurisprudenza - socia Maria Grazia Filieri in Orlando (sezione di Collepasso).
In scienze organizzative e gestionali - socio ten. col. Rocco Gatto (sezione di Collepasso). In scienze politiche - Emanuele Serra figlio del presidente di sezione col. Salvatore (sezione di Cagliari). In scienze tecnologiche per l’ambiente - Laura Cezza figlia del socio Antonio (sezione di Collepasso). In tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia - Stefania Tartaglia, figlia del socio m.llo 1ª cl. Francesco (sezione di Gallarate). NOZZE DI DIAMANTE Hanno raggiunto l’ambito traguardo
- il socio s.ten. to Emanuele Carfì con la signora Maria e il socio magg. Domenico Rapisarda con la signora Margherita (sezione di Rimini). NOZZE D’ORO Le hanno felicemente festeggiate: - il socio Arduino De Stefano e la signora Santina (sezione di Manzano); - il socio Giuseppe Marchese e la signora Silvana (sezione di Andora); - il socio col. Ettore Serra con la signora Aurea (sezione di Cagliari); - il socio m.llo sc. Nicola Volpe con la signora Lola (sezione di Latina). NOZZE Si sono uniti in matrimonio il socio m.llo Raffaele Esposto con la signorina Antonella Filosa (sezione di Foggia). CULLE - Il socio ten. Massimo Vito Battista e la signora Rosa annunciano la nascita della primogenita Sofia Pia (sezione di Francavilla Fontana). - Il socio m.llo 1ª cl. Fabio Busson e la signora Irena annunciano la nascita del primogenito Marco (Sezione di Bovolone). - Il socio m.llo 1 cl. Massimo De Gisi e la signora Anna annunciano la nascita della primogenita Aurora (nucleo di Dueville). - Il socio Angelo Di Vincenzo e la signora Lorena annunciano la nascita della primogenita Adele (Nucleo di Airasca). - Il socio Federico Gasparin e la signor Mirella annunciano la nascita di Tommaso (nucleo di Zero Branco). - Il socio Giuseppe Picone e la signora Giovanna annunciano la nascita dei gemelli Andrea e Elisabetta (sezione di S. Maria Capua Vetere).
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SEZIONI E NUCLEI LOMBARDIA Lumezzane Il 21 febbraio la sezione ha celebrato la Patrona degli aviatori con una cerimonia religiosa alla quale erano presenti varie autorità civili e militari del luogo, le rappresentanze di altre associazioni d’arma e di nostri sodalizi viciniori e numerosi soci e familiari.
FRIULI VENEZIA GIULIA Celebrata la ricorrenza del volo del magg. Salomone su Lubiana Il 18 febbraio, a Gonars, il presidente della sezione Filiberto De Biasio, il sindaco di quella città Marino Del Frate e il presidente regionale AAA
m.llo sc. Antonio Petrucci hanno reso gli onori alla memoria del magg. Oreste Salomone, del cap. Luigi Bailo e del ten. col. Alfredo Barbieri nel 94° anni-
versario del glorioso volo da loro compiuto su Lubiana con il Ca. 3 “Aquila Romana”. Alla presenza del gonfalone del comune di Gonars, delle bandiere e dei labari delle associazioni combattentistiche e d’arma, dei soci delle sezioni e dei cittadini, è stata deposta una corona d’alloro al bassorilievo bronzeo che
raffigura l’eroica impresa per la quale venne conferita al magg. Salomone la MOVM, la prima concessa ad un aviatore.
TOSCANA Valdera Attestato di “pubblico riconoscimento” alla sezione La sezione ha ricevuto dall’Assessorato alla Protezione Civile della provincia di Pisa un “Attestato di Pubblico Riconoscimento” «per l’alto impegno sociale profuso nell’ambito della solidarietà a favore delle famiglie colpite dall’esondazione del fiume Serchio nel territorio del Comune di Vecchiano durante la notte di Natale del 2009».
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VISITE DI AGGIORNAMENTO TECNICO E GITE T U R I S T I C O - C U LT U R A L I
Bassano del Grappa al 31° Squadrone USAF ad Aviano
Valdera alla 46ª Brigata Aerea
Viareggio alla 46ª Brigata Aerea
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SEZIONI E NUCLEI
HANNO CHIUSO LE ALI Renzo Roda Il 7 dicembre 2009 è deceduto a Vetralla il gen. SA Renzo Roda, nato nel 1929, che, allievo del corso Grifo 2° dell’Accademia, era stato in seguito assegnato alla 3ª Aerobrigata, al 1° Stormo, alla 51ª Aerobrigata, al 23° Gruppo e al Reparto Sperimentale Volo che aveva poi comandato. Aveva anche prestato un lungo servizio presso lo Stato Maggiore AM, al programma Tornado in Germania e al Comando Logistico AM. Dopo il congedo avvenuto nel 1983 era stato anche direttore delle Aeronavali di Venezia, della Partenavia e della SISAM.
- don Luigi Botto, cappellano militare (sezione di Acqui Terme) - ten. Piero Coppa, fondatore e presidente di sezione (sezione di Alba);
zione (sezione di Martina Franca); - Giustino Fasanella, Michele Gerardi, Michele Lecaselle (sezione di Melfi); - m.llo 1ª cl. Umberto Di Benedetto (sezione di Milano);
- 1° av. Dante Rosi (sezione di Arezzo);
- Bruno Bertin (sezione di Monselice);
- av. Ferdinando Caviola (sezione di Belluno);
- serg. magg. Aldo Bottai De Castello (nucleo di Montebelluna);
- 1° av. Gustavo Bergami (sezione di Bologna); - ten. pil. Pietro Mitolo, fondatore e animatore della sezione (sezione di Bolzano); - 1° av. mot. Riccardo Bedino (nucleo di Borgo San Dalmazzo); - Daniele Cocco (sezione di Cagliari);
- 1° av. Mario Longobardi (sezione di Orbetello); - Fernando Pazzi (sezione di Paullo); - Antonio Soffientini (sezione di Piacenza); - Enrico Eleni (nucleo di Pianello);
- Mario Cestonaro (sezione di Camisano Vicentino);
- sig.ra Annamaria Da Broi (nucleo di Quartiere del Piave);
- Carlo Cendaroni (sezione di Castiglione del Lago);
- Franco Zambello (sezione di Ravenna);
- Pasquale Tessitore, vice presidente di sezione (sezione di Ciampino);
- Vincenzo Bruzziches, sig.ra Edda Caldarelli, Gabriele Casadei, Dante Donati, Romeo Figna, Luigi Milan, Aurelio Pavia, Antonino Pollio, Adriano Querzé, sig.ra Corinna Succi Pillepich (sezione di Rimini);
- m.llo sc. Tolmino Zanarini (nucleo di Cirié); - av. sc. Luigi Borean, m.llo sc. Bruno Nardin (sezione di Conegliano); - serg. magg. pil. Lorenzo Maberto, fondatore e consigliere di sezione (sezione di Cuneo); - sig.ra Maria De Martini, av. sc. Vittorio Guadagnin (nucleo di Feltre); - serg. magg. pil. to Gino Ferioli, Euro Gasparini (sezione di Ferrara) - 1° av. Angiolino Franceschini, socio fondatore e vicepresidente di sezione (sezione di Gavardo); - s. ten. Giuseppe Mangiapane (sezione di Grosseto); - Giustino Di Fausto (sezione di Guidonia); - av. sc. Romano Betti (sezione di Imola);
- m.llo Fiorenzo Manzon, a lungo stimato collaboratore della presidenza nazionale AAA; signora Leonilde Mattei Pasinati (sezione di Roma); - m.llo Guerrino Biasetti, socio benemerito (sezione di Roverbella); - Giovanni Bonomini (sezione di Salò); - av. sc. Ruggero Lessi (nucleo di San Donà di Piave); - av. Sandro Lucchini (nucleo di Sanguinetto); - Giorgio Magni (sezione di Seriate); - Famiano Conti, socio benemerito (sezione di Sutri); - s.ten. to Bruno Marin, (sezione di Treviso); - 1° av. G. Giuseppe Albergoni, 1° av. Erminio Prato (sezione di Trino);
- Ermanno Borile, fondatore e attuale capo nucleo (nucleo di Lendinara);
- av. sc. Giulio Dal Degan (sezione di Vicenza);
- av. sc. Orlando Livoni, consigliere di sezione (sezione di Manzano);
- m.llo sc. Nicola Cardillo, av. Mauro Propana (sezione di Viterbo).
- col. Carmine Capolongo, fondatore e consigliere di se-
Il presidente nazionale dell’A.A.A., ricordando con affetto i soci scomparsi, a nome proprio e di tutto il sodalizio, esprime ai familiari il più sentito cordoglio.
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Libri a cura di Gregory Alegi Alfredo Stinellis, Storia di un Aeroporto – Da Roma Littorio a Roma Urbe. Roma, IBN, 2008. Cm 17x24, pp. 255. Euro 18,00.
suddiviso in 14 episodi, affascinò ed entusiasmò le migliaia di spettatori che vi presenziarono. (SB). Disponibile presso l’editore (via Mingazzini, 7 – 00161 Roma – telef. 064452275, fax 06 -62288537, e.mail IBN@aviolibri.it)
Thomas Childers, Le ali del mattino. Milano, Mursia, 2009. Cm 14 x 21, pp. 362. Euro 30,00.
vati, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Germania. La vicenda diventa quindi unica ma anche rappresentativa, snodandosi tra entusiasmi e delusioni fino al tragico epilogo, al quale seguirono quarant’anni di dubbi su come fosse morto davvero Goodner. Non solo bulloni, quindi, non solo una storia, ma quasi un romanzo documentatissimo. Il libro, uscito negli USA nel 1995, approda in Italia grazie al generale Vincenzo Camporini, tanto colpito dalla sua lettura da dedicare un anno e mezzo a tradurlo per la moglie Silvana che non poteva leggerlo in inglese. Ne vale la pena. Disponibile in libreria
Gli 80 anni della vita dell’aeroporto dell’Urbe sono il tema di questo volume che esamina le origini, gli eventi più significativi ed importanti che vi ebbero luogo soprattutto negli anni Trenta, la sua distruzione nel corso del secondo conflitto mondiale, la difficile ricostruzione dopo tale guerra e i successivi interventi per qualificarlo come terzo aeroporto di Roma. Il libro non è solo la storia – accuratamente cronologica e basata su un’ampia documentazione consultata dall’autore - dell’aeroporto che fu inaugurato il 28 aprile 1928, ma anche di numerosi aviatori, appassionati di aviazione, costruttori, sportivi e compagnie aeree che operarono su tale scalo che, allora, fu definito il più importante e più bell’aeroporto del mondo per le ammirevoli strutture che lo caratterizzavano, quale la “Casa delle ali”, la casa dei piloti e l’albergo. Il libro contiene oltre cento fotografie, molte delle quali inedite e molta documentazione tra la quale spicca il programma dettagliato del famoso secondo “Giorno dell’ala” che vi ebbe luogo il 26 maggio 1932 e che,
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Antonio Bordoni, Il passeggero abbandonato. Roma, Travel Factory, 2009. Cm 16 x 24, pp. 144. Euro 14,80.
La ricostruzione dettagliata di una particolare missione, dell’abbattimento di un aereo o della vita del suo equipaggio costituisce ormai un vero genere letterario, spesso legato al ritrovamento di un relitto o alle vicende del proprio paese. In questo caso lo spunto per scrivere la storia dell’ultimo bombardiere americano abbattuto sulla Germania – il 21 aprile 1945, due settimane prima della resa tedesca – è stata la scoperta delle lettere e fotografie del suo marconista Howard Goodner. A rendere il libro originale è però soprattutto la sensibilità dell’autore, storico di professione e nipote di Goodner, in grado di aggiungere a questo versante tutti gli altri, ufficiali o pri-
Com’è cambiato il trasporto aereo negli ultimi trent’anni? La risposta più immediata consiste nel dire che è passato da privilegio elitario a fenomeno di massa. Quella più completa richiede di analizzare tutti gli aspetti dell’industria per scoprirne le effettive caratteristiche ed i singoli mutamenti. A questo è dedicato il più recente libro di Bordoni, massimo
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AERONAUTICA Anno di fondazione 1956 Pubblicazione mensile edita dall’Associazione Arma Aeronautica Direttore editoriale GIANBORTOLO PARISI Direttore responsabile SILVANO BRONCHINI Direzione, Redazione, Amministrazione 00192 - Roma, via Marcantonio Colonna, 23 Tel. 06/3215145 - Tel. e Fax 06/3216882 e-mail: assoaerorivista@libero.it (per il periodico sociale) e-mail:assoaeroamministra@libero.it (per l’amministrazione) www.assoaeronautica.it (per l’Associazione) www.cesmaweb.org (per il Centro Studi Militari Aeronautici) c/c.p. ASSOCIAZIONE ARMA AERONAUTICA, 310003 c/c. banc. n. 000000136949 Banca Popolare di Lodi Ag. 4 via Pompeo Magno, 25 - 00192 Roma IBAN: IT20 F 05164 03204 000000136949 Realizzazione grafica e stampa Raia srl - 00166 Roma, via G. B. Impallomeni, 66 Tel. 06/5571229 - Fax 06/5599675 - e-mail: a.raia@veant.it Registr. Tribunale di Roma n. 5315 del 12.7.56
In copertina Un momento del passaggio di consegne al vertice dell’Aeronautica Militare. All’evento è dedicato l’articolo a pag. 4 (foto di Paolo Mazzi).
Iscrizione al R.O.C. n. 6972 “Aeronautica” fruisce dei contributi statali diretti di cui alla L. 7/8/1990, n. 250 Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Gli articoli rispecchiano esclusivamente le opinioni degli autori. Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata. Per le riproduzioni, anche se parziali, dei testi, è fatto obbligo citare la fonte. I testi delle collaborazioni - che si intendono comunque inviati a titolo di liberalità - anche se non pubblicati, non si restituiscono. Chiuso in tipografia l’11 marzo 2010
In quarta di copertina Uno degli ultimi voli di un F-104 “Special color” del 9° Gruppo del 4° Stormo
Il periodico sarà inviato in omaggio a “sostenitori” che verseranno almeno una somma annuale di € 21,00; il predetto invio si riferisce al solo territorio nazionale. Per spedizioni all’estero si invita a prendere contatti con l’amministrazione.
analista ed esperto italiano del settore. Dal declino delle compagnie di bandiera al crollo del servizio – al quale fa riferimento il titolo – fino alle prospettive di una ri-regolamentazione del settore, Bordoni descrive i meccanismi e le strategie spesso molto diverse da quanto appare in superficie, come nel caso della possibilità per il cliente di comparare prezzi e servizi offerti dalle diverse compagnie. Fino a pochi anni fa il lavoro era svolto dall’agente di viaggi, anche grazie alla neutralità imposta dalla Comunità Europea ai sistemi di prenotazione computerizzata (CRS). Oggi l’acquisto diretto su internet consente di risparmiare le commissioni all’agenzia, ma la difficoltà di comparazione rende più difficile identificare la combinazione migliore e può far scegliere un prezzo meno vantaggioso. Ed è solo uno dei paradossi che il libro svela. Disponibile presso l’editore (Via di Sant’Agata dei Goti 2, 00184 Roma; tel. 06-6789984)
ISSN: 0391-7630
Paolo Varriale, Italian Aces of World War 1. Oxford, Osprey, 2009. Cm 18,5x25, pp. 104. Lst. 12,99.
Dopo aver ospitato il pionieristico lavoro di Massimello e Apostolo sugli assi italiani della seconda guerra mondiale, l’editore inglese Osprey fa ora il bis con quelli della prima guerra mondiale affidandosi a Paolo Varriale, specialista della materia e già autore con Gentilli e Iozzi di un massiccio volume per l’Ufficio Storico dell’Aeronautica Militare. Il libro, che grazie alla lingua inglese ed al prezzo popolare è destinato ad una diffusione globale, ha una struttura molto semplice. Poche pagine di introduzione, comprese un paio su metodi e difficoltà di attribuire le vittorie, seguite da schede per ciascuno dei 42 piloti che conseguirono cinque o più successi. Il criterio ordinativo è quello alfabetico, di facile consultazione, ed ogni scheda chiude con l’elenco delle vittorie. La ricca iconografia comprende molte nuove fotografie, 32 profili e otto viste in pianta a colori realizzate da Harry Dempsey ed alcuni disegni tecnici. Inevitabilmente in copertina c’è lo Spad di Baracca in azione. Nel complesso un volume molto ben confezionato e molto utile per il pubblico internazionale che difficilmente potrebbe accedere agli studi più dettagliati in lingua italiana. Disponibile nelle librerie specializzate
Soci aeromodellisti Il notevole modello volante radiocomandato, in scala 1:3,81, dell’UAV (Unmanned Aerial Vehicle) “Falco” di Selex Galileo realizzato dal socio Enrico Tosetti della sezione di Cesano Maderno. Il grande aeromodello (apertura alare di circa 2 m) - interamente costruito in balsa e polistirolo - è azionato da un motore OS.91 FS da cc.15, ha un peso totale di 4,5 kg. ed è controllato da 10 servocomandi.
Patrick Facon, Histoire de l’armée de l’air. Parigi, La Documentation Française, 2009. Cm 16 x 24, pp. 560. Euro 28,00.
Commissionato in previsione del 75° anniversario della costituzione dell’aeronautica francese (2 luglio 1934), questo massiccio tomo concede ben poco all’occhio. La mancanza d’illustrazioni di qualsiasi
genere – copertina compresa – allontanerà i lettori superficiali. Ed è una fortuna, perché i 14 capitoli scritti dal direttore delle ricerche del Service Historique de la Défense possono così dedicarsi al difficile compito di tracciare vicende e ricostruire snodi cruciali senza dover strizzare l’occhio alle esigenze commerciali. Il lavoro sintetizza anni di ricerche, in parte già pubblicate in opere precedenti, offrendo un quadro completo e in gran parte innovativo rispetto a quella curata dai generali Christienne e Lissarrague nel 1980. La narrazione si spinge sino al 2008, dettagliando le operazioni internazionali sia francesi (in Africa) che in ambito internazionale (dai Balcani al Medio Oriente), sia pure glissando sui momenti più controversi come la scelta industriale per un caccia nazionale anziché europeo. Ottima la bibliografia, che offre più di uno spunto per ulteriori ricerche. Manca invece un indice analitico, così come alcune tabelle sparse tra i capitoli avrebbero potuto essere raccolte in appendice facilitando la consultazione. Si tratta tuttavia di peccati minori in un libro che resta utilissimo e ci riempie di una punta d’invidia. Disponibile presso l’editore (www.ladocumentationfrancaise.fr)
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Direzione, Redazione, Amministrazione - via Marcantonio Colonna, 23 - 00192 Roma
Uno degli ultimi voli di un F-104 “Special color” del 9° Gruppo del 4° Stormo
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N. 3 - MARZO 2010
Mensile - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma