NONSOLOPIERINO

Page 1

vitalicop_spila 26/09/20 09:42 Pagina 1

www.falsopiano.com/alvarovitali.htm

€ 20,00

FALSOPIANO FALSOPIANO


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 1

FALSOPIANO

CINEMA


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 4


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 5

FALSOPIANO


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 6


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 7

INDICE

Alvaro Vitali, un genere a sé di Roberto Lasagna

p. 9

Con Federico Fellini

p. 13

Gli altri maestri del cinema italiano

p. 25

Registi stranieri

p. 36

Da un genere all’altro

p. 37

Soldateschi e sportivi

p. 45

Commedie sexy: Edwige Fenech

p. 49

Con Gloria Guida

p. 69

Lilli Carati, Nadia Cassini, Annamaria Rizzoli e...

p. 75

Pierino, Gian Burrasca e Giggi il bullo

p. 91

Ancora al cinema

p. 107

La televisione

p. 114

Confidenze (troppo) intime

p. 117


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 8

Film Cult Amarcord

p. 131

Vergine e di nome Maria (Malia)

p. 134

L’insegnante

p. 138

La compagna di banco

p. 140

Dove vai se il vizietto non ce l’hai

p. 142

La dottoressa sotto il lenzuolo

p. 145

La liceale seduce i professori

p. 148

La dottoressa ci sta col colonnello

p. 151

L’onorevole con l’amante sotto il letto

p. 154

Pierino contro tutti

p. 157

Pierino colpisce ancora

p. 160

Pierino medico della Saub

p. 163

Giggi il bullo

p. 166

Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento

p. 169

Mortacci

p. 172

Pierino torna a scuola

p. 175

Filmografia

p. 178

Pierino in musica

p. 182


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 9

Alvaro Vitali, un genere a sé di Roberto Lasagna Con quell’espressione un po’ così, con quello sguardo furbetto e fulminante, Alvaro Vitali fu molto amato da Federico Fellini. Il cineasta de La dolce vita incoraggiò Vitali e lo tenne sul set indirizzandolo nella scelta della professione che, con i bagliori del set felliniano, poteva sembrare una prospettiva magica o addirittura immaginaria. Vitali rimase, negli anni successivi, un po’ in bilico tra due mondi, con un piede nella realtà e un altro sul palcoscenico, esattamente quello che gli sarebbe capitato di vivere in maniera manifesta nel felliniano Roma, uno dei quattro lungometraggi con cui il giovane di belle speranze ritrovò il regista di Rimini sul suo cammino, dove alla danza sul palcoscenico egli, che nel film si chiama Alvaro, avrebbe alternato il ruolo dell’elettricista tratto dalla sua autobiografia. Nonsolopierino nel ripercorrere il filo del tempo che lega le pagine di testimonianze di Alvaro Vitali con Ignazio Senatore, lascia affiorare con vividezza i volti e le autentiche prodezze delle maschere che il cinema ha saputo cesellare in ritratti rimasti nella memoria degli spettatori. Come l’impressionante nuvola di volti e temperamenti che ritroviamo in Amarcord, film “big bang” dove Vitali è Naso, uno degli amici del protagonista Titta, cui viene affidato il compito di partecipare all’irriverenza nei confronti del fascismo, attitudine allo sberleffo che sarà rammentata da Vitali anche attraverso i film, moltissimi, che lo vedono dapprima comprimario della commedia sexy al fianco dei mattatori Renzo Montagnani e Lino Banfi, quindi interprete dei film 9


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 10

interpretati come protagonista assoluto, cui starà stretta persino la voce dei doppiatori che lo avrebbero doppiato nei lavori antecedenti Pierino contro tutti (1981). Ma a quel punto Vitali, dopo innumerevoli collaborazioni e particine di contorno, si sarebbe ormai fatto notare clamorosamente, e avrebbe conosciuto i due registi della sua affermazione nella commedia popolare, Marino Girolami e Nando Cicero. Soprattutto il primo fu artefice del suo successo popolare, in una serie di commedie in cui il volto dell’attore, la sua vocina stridula e i tempi comici martellanti, sono tutt’uno con la schiettezza chiassosa, con la riconoscibilità infallibile di un personaggio pronto a scardinare la piattezza del quotidiano con infinite barzellette, con gli imbrogli pronti a nutrire lo spettatore della commedia popolare degli anni Ottanta e Novanta, coinvolto nel gioco complice di uno spettacolo sovente cinico e ruspante, dove belle donne semisvestite sono il continuo miraggio di individui grotteschi ma non completamente indifesi. L'antesignano di Pierino, che restituisce a Vitali grande riconoscibilità, è il “Pierino porcospino” nato dall’estro di Heinrich Hoffmann sin dal 1844, personaggio umoristico dall’origine fumettistica ospitato dalla pagine del “Corriere dei Piccoli” negli anni dieci del XX secolo che condivide, ancora una volta con un certo Fellini, l’aspetto favolistico. Vitali diviene Pierino in quattro lungometraggi destinati a uscire nelle sale e per altre tre volte, successivamente, egli impersona il personaggio in film che, trascorsa l’onda del successo, non incontrano una distribuzione. Ciononostante, la stagione dei grandi successi di Vitali definisce chiaramente un genere, quello della commedia caciarona pronta a smascherare la trivialità della società che la commedia di Monicelli, Risi e 10


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 11

Nanni Loy dileggia con note dolci-amare in racconti via via non solo più fantasiosi ma anche irriverenti. Il successo arride a Vitali con l’incasso miliardario di Pierino contro tutti (1981), Pierino colpisce ancora (1982) e Pierino medico della Saub (1981), ma i botteghini registrano il tutto esaurito anche per Giggi il bullo (1982) e Gian Burrasca (1982). Un cinema che mette in scena i vizi della società in modo disarmante, divagando nella tradizione di una comicità che tra i suoi antesignani vede Franco e Ciccio, interpreti amatissimi da Girolami (mentre Franco Franchi fu l’interprete del film più apprezzato di Cicero, Ultimo tango a Zagarol). Il gusto dello sberleffo si sarebbe inserito in un’attenzione per la parodia i cui echi è possibile cogliere in altre cinematografie del periodo mentre in quegli anni sono in Italia l’esito di una produzione costante. Forte della sua battuta pronta, Vitali diventa protagonista della commedia sexy il cui destino sembra voler scavalcare, per impudenza sguaiata e schietto cinismo, il ruolo del comprimario, assolto da Banfi e Montagnani, in una serie di film in cui il comico di turno si accontenta di guardare Edwige Fenech, Gloria Guida, Michela Miti o Barbara Bouchet dal buco della serratura. Pierino sembra non avvertire malinconia o disagio per la sua condizione, espressione ribalda di comicità senza complessi che anzi non si scompone del fatto che l’attempato studentello rimanga tra i primi banchi lieto di essere “ultimo”, portando così in bella mostra non tanto la rivendicazione di chi non ce la fa, quanto la natura divertita e complice di un’immaginario cinematografico o fumettistico. In una sequenza di Pierino contro tutti, vediamo Vitali entrare in una sala cinematografica dove si proietta Via col vento. Un Pierino devoto al film 11


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 12

(quasi quattro ore di durata, insolito per uno studente ripetente e perennemente disattento come lui!) appare dunque in una sequenza comica nel tentativo di seguire le immagini del film interpretato da Rossella O’Hara, quando due donne, sedute davanti a lui, chiacchierano impedendo con il grande cappello la visione del film al protagonista. A quel punto, con tempi comici perfetti, Pierino si fa avanti e confessa che al cinema lui vuole divertirsi, per cui invita la signora noncurante degli altri in sala a prendere una decisione: “o si toglie il cappello, o si toglie le mutande!”. Dentro la sala cinematografica, Pierino sfodera dunque la sua carta d’identità, si autodenuncia spettatore cinematografico dichiarando la sua appartenenza a un genere che può benissimo stare al fianco con un film, Via col vento, celeberrimo per aver riempito le sale cinematografiche di ogni tempo. Laddove Fellini favorì il potenziale comico e schiettamente cinico che avrebbe fatto della comicità diretta dell’imbroglione Pierino la caratteristica principale del successo dell’interprete Vitali, la spontaneità del temperamento del comico, un clown buffo così unico nel suo modo di strabuzzare gli occhi, avrebbe definito una maschera destinata a momenti di oblio ma anche alla sua puntuale riscoperta tra i comici dalla corporalità impudente e spudorata, tra i volti destinati ineffabilmente a rimanere nella memoria “lieta” dello spettatore per il quale Alvaro Vitali è un personaggio ma, anche e forse soprattutto, un genere a sé, caratteristica non proprio di tutti nel mondo del cinema. Un tratto che emerge dalla lettura di un libro in cui Vitali, oltre Pierino e nella consapevolezza di aver lavorato con professionalità in centocinquanta pellicole, si scopre con generosa passione al lettore. 12


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 13

Con Federico Fellini Da dove vogliamo cominciare? Beh, dall’inizio direi... Sono nato nel 1950, a Trastevere. Sono settimino. Mia madre mi disse che ero un uccellino e che mi aveva messo in una scatola di scarpe. Al tempo, lo sai, non c’erano incubatrici. Fino a sette-otto anni ho vissuto con mio padre e mia madre. Eravamo una famiglia numerosa, con sei figli, uno morì all’età di tre anni. Ero il terzo dei sei. Ero terribile, così mia madre pensò bene, per farmi studiare, di mandarmi in collegio ad Anzio. Io non volevo stare con le suore, che a quel tempo chiamavamo “le cappellone”. Hai presente quelle che compaiono nei film di Fellini? Ero dispettoso, rompevo di tutto. Ero veramente incorreggibile. Una volta le suore mi tennero quindici giorni in isolamento. Niente da fare! Alla fine, esasperate, chiamarono i miei genitori: dissero che non potevano più tenermi con loro. Mia madre era disperata, perché temeva che una volta ritornato a casa non sarei andato più a scuola. Fortuna che mia nonna e mia zia paterna, le dissero “Vabbè, Alvaro ce lo teniamo noi”. E così andai a vivere con loro. Mia nonna mi mandava a scuola e intanto faceva le pulizie a casa di una signora. Dopo la guerra non c’erano soldi, così terminata la terza media andai a lavorare da un elettricista che aveva un negozio a Trastevere e riparava un po’ di tutto. Applique, lampadari. Iniziai a conoscere e imparare il mestiere. 13


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 14

Guadagnavo quindicimila lire a settimana, una cifra che per noi era tanto. Ai miei, intanto, assegnarono una casa popolare a Sette Camini, dove mia madre trovò poi lavoro alla Helios Film. Prese in gestione il bar, i camerini e il ristorante. Andavo ogni tanto a trovarla e iniziai così ad avvicinarmi un po’ al mondo del cinema. Un giorno, al negozio di elettricista dove lavoravo, venne Pippo Spoletini, un capogruppo di Trastevere, una persona meravigliosa. Mi disse: “Alvà, c’è Federico Fellini, io non sapevo neanche chi fosse, un regista importante che sta cercando un ragazzetto dell’età tua, piccolino, magrolino, mingherlino, proprio come te. Perché sabato non vieni a Cinecittà? Ti voglio presentare a Fellini”. Dato che il sabato non si lavorava gli dissi sì, anche perché per me vedere Cinecittà era un sogno. Non l’avevo mai vista. Pippo mi venne a prendere con l’auto e mi accompagnò a Cinecittà. Lo studio era quello famoso, il mitico Teatro 5. Fuori c’era gente di tutte le razze, di tutti i tipi. Alti, bassi, grassi, magri, circensi, muscolosi, nani. Non avevo mai visto tanta gente così. Sembrava di vivere in un circo. Dopo quattro o cinque ore di attesa uscì un capogruppo e, indicandoci, ci disse: “Voi due, entrate”. Eravamo io e un ragazzino di Napoli. Sulle scale c’era una persona con un cappello e una sciarpa. Vidi solo una luce forte, era quella della macchina da presa. Poi sentii una vocina che diceva: “Chi di voi due sa fare il fischio del merlo?”. Io iniziai a fischiare alla pecorara, come un pazzo. Fellini si mise a ridere e disse: “Prendete questo, perché l’altro sta ancora aspettando il 14


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 15

merlo”. E da quel momento hanno cominciato a farmi fotografie... a chiedermi mille cose. Così è iniziata la mia avventura nel cinema. Quando Fellini mi chiamò per girare Satyricon, fui impegnato sul set per una settimana. In Satyricon compari solo nella prima scena... Sì, dico una battuta: “Per volere di Dio e per volere mio ti faccio tagliare la mano”. Fellini non ti diceva quello che dovevi dire, non ti dava un copione. Oppure qualche volta ti diceva: ”Conta da uno a cento”. Tanto poi c’era il doppiaggio. Lui ti faceva vedere quello che voleva da te, e tu lo dovevi rifare perfetto, proprio come voleva lui. E scandiva anche le battute che gli venivano al momento. Per esempio: “Dici questo, e fai questo”. Si impegnava molto con gli attori importanti, agli altri diceva solo “Numeri, numeri e basta”. Per me resta l’unico regista che faceva un film senza una sceneggiatura. Una cosa impressionante! La cosa bella, poi, era che si ricordava di tutti; attori, comparse, generici. Li chiamava per nome. In quel film io non ci ho capito niente. Dovevo interpretare il ruolo di un imperatore. Mi aveva vestito tutto di bianco, avevo il viso infarinato, ero chiuso dentro una cesta, al punto che Federico si mise a ridere e mi disse: “Mi sembri una pagnottella”. L’anno successivo, sempre con Fellini ne I clowns... A girare quel film mi divertii tanto, anche perché per la prima volta uscivo dall’Italia. Il film fu girato, infatti, in gran parte in Francia con tutti i vecchi clown italia15


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 16

ni che erano andati a lavorare lì. Federico li conosceva tutti e ogni tanto mi raccontava: “Questo è un personaggio importante perché in Italia faceva... Quell’altro, invece...”. Federico li consolava e diceva loro: “Meglio che siete andati via dall’Italia. Da noi non c’è più lavoro, mentre qui in Francia...” Durante le riprese, a Ostia, accadde un fatto molto divertente. Mentre stavamo girando la scena dove io, vestito da balilla, accompagnavo in carrozzella il gerarca fascista che conosceva a memoria tutti i discorsi del Duce, un gruppetto di ragazzi hanno incominciato a prendermi in giro e a dirmi: “A zozzo fascista!” “Maledetto!” Io rispondevo: “Ma stiamo girando un film...”, ma loro niente continuavano. Iniziarono a tirarmi addosso di tutto. Alla fine Federico intervenne: “Ma che cosa fate? Ma siete pazzi? È un film! Stiamo lavorando, stiamo girando! È tutto finto!”. Non ci fu niente da fare, dovemmo scappare. Federico mi caricò in macchina e mi portò via. Nel film interpreti anche il ruolo del fonico... Sono al fianco di Federico, assieme alla segretaria e ad altri componenti della troupe... sì, faccio il fonico. Eravamo a Bologna, al circo di Liana e Nando Orfei e, in una scena, da sotto le palanche, dovevo catturare i suoni, i rumori e le voci degli spettatori seduti più in alto. A un certo punto sollevai la testa e vidi che una signorina non aveva le mutandine. Lei si spostava e io con il microfono le andavo dietro. Con gli occhi rivolti verso l’alto non mi accorsi di una trave... Presi una botta memorabile. Mi ruppi il naso e dovettero metter16


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 17

17


vitali_carmelo bene 15/11/20 15:23 Pagina 184

© Edizioni Falsopiano - 2020 via Bobbio, 14 15121 - ALESSANDRIA www.falsopiano.com Progetto grafico e impaginazione: Daniele Allegri Le immagini di questo libro sono tratte dall’Archivio Vitali e dall’Archivio Falsopiano Prima edizione - Dicembre 2020


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.