Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Bologna”
Quadrimestrale dell’AERCO Associazione Emiliano Romagnola Cori
N° 1-2, Gennaio — Agosto 2013
Farcoro
Farcoro - indice
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EDITORIALE
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CONVEGNO REGIONALE AERCO SULLA CORALITA’ SCOLASTICA “Dal canto in classe al coro che canta”
di Fedele Fantuzzi e Niccolò Paganini
di Matteo Unich
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CONVEGNO REGIONALE AERCO SULLA CORALITA’ SCOLASTICA “Il percorso vocale attraverso il repertorio“
21 Don Leonardo Gabellini
di Sonia Mireya Pico Dìaz
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CONVEGNO REGIONALE AERCO SULLA CORALITA’ SCOLASTICA “Un coro in ogni scuola...Partiamo dall’Emilia Romagna” di Benedetta Toni
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LE NOSTRE RADICI “La musica, la fidanzata della mia vita” Leonardo Gabellini
26 Walter Marzilli
di Giuliana Capellini
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VOCALITA’ “La voce femminile verso una mascolinizzazione?” di Walter Marzilli
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AERCO NOTIZIE
43 L’estetica del suono al tempo di Monteverdi 33 Ekos vocal ensemble
FARCORO
Quadrimestrale dell’Aerco Associazione Emiliano Romagnola Cori Gennaio-Agosto 2013 Edizione online: www.farcoro.it Autorizzazione del Tribunale di Bologna N° 4530 del 24/02/1977 Spedizione in abbonamento postale DL 353/2003 Art. 1, comma 2 DCB, Bologna Direttore Editoriale Niccolò Paganini Comitato di Redazione Fedele Fantuzzi Giacomo Monica Puccio Pucci Edo Mazzoni Matteo Unich Grafica e impaginazione Elisa Pesci Stampa Onlineprinters.com, Germany Sede Legale c/o Aerco – Via Capo di Lucca 42 40126 Bologna Contatti Redazione: farcoro@aerco.it +39 347 9706837 I contenuti della Rivista sono © Copyright 2009 AERCO-FARCORO, Via Capo di Lucca 42, Bologna - Italia. Salvo diversamente specificato (vedi in calce ad ogni articolo o altro contenuto della Rivista), tutto il materiale pubblicato su questa Rivista è protetto da copyright, dalle leggi sulla proprietà intellettuale e dalle disposizioni dei trattati internazionali; nessuna sua parte integrale o parziale può essere riprodotta sotto alcuna forma o con alcun mezzo senza autorizzazione scritta. Per informazioni su come ottenere l’autorizzazione alla riproduzione del materiale pubblicato, inviare una e-mail all’indirizzo: farcoro@aerco.it.
Farcoro - editoriale
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n occasione di questo nuovo numero della nostra rivista FARCORO, che riprende il progetto editoriale interrotto per l’avvicendamento del Direttore, vorrei innanzitutto ringraziare sentitamente, anche a nome della coralità regionale, il M° Andrea Angelini per l’eccellente lavoro svolto con grande passione, competenza e capacità, dando alla rivista un nuovo slancio non solo dal punto di vista grafico e dell’immagine ma soprattutto elevando il livello contenutistico, senza dimenticare che con Lui la rivista è diventata fruibile online al passo coi tempi. Da subito poi accogliere con un caloroso benvenuto il nuovo Direttore M° Niccolò Paganini, Presidente uscente dell’Associazione cori Parmensi, che ha accettato questo nuovo impegnativo incarico, ringraziandolo sentitamente e nel formulare i migliori auguri di un proficuo lavoro, assicuriamo tutto l’appoggio e la massima collaborazione da parte di tutto lo staff AERCO, dalla Commissione Artistica al Direttivo, perché la nostra rivista diventi sempre più uno strumento di crescita non solo corale ma anche di appartenenza, per una attività associativa davvero vivace e laboriosa. Fedele Fantuzzi Presidente AERCO
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nizio questa avventura con l’entusiasmo e la curiosità di un bambino, rassicurato anche dal sostegno e la fiducia del Presidente e dell’intero Consiglio Direttivo AERCO. Qualche mese fa, quando ho proposto la mia candidatura, non pensavo che mi sarei davvero trovato qui a scrivere il mio primo editoriale. La vita riserva sempre molte sorprese. Naturalmente, e fuori da ogni forma di retorica, voglio ringraziare tutti quelli che hanno voluto affidarmi questo incarico, in particolare il M° Angelini, che ho l’arduo compito di sostituire, che con grande gentilezza e professionalità mi ha dato le giuste dritte per continuare il suo eccellente lavoro. Consapevole delle mie possibilità e delle mie mancanze, con l’umiltà di chi vuole mettersi al servizio della coralità e dell’Associazione Cori dell’Emilia-Romagna, prendo in mano, quindi, la guida della rivista, sperando di continuare a fare in modo che sia uno strumento utile per i Maestri, i coristi o solo per semplici appassionati. Sono un grande sostenitore dell’importanza delle relazioni tra i cori, che sono fonte di grande ricchezza e vanno coltivate anche con uno strumento come la rivista. Infatti, una rubrica che non mancherà sarà quella dedicata alle notizie dalle varie
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Farcoro - editoriale
delegazioni provinciali. Quindi mi auguro di ricevere numerosi contributi e articoli dalle varie realtà provinciali, oltre, naturalmente, eventuali suggerimenti e critiche per migliorare continuamente “Farcoro”. Questo numero apre dedicando ampio spazio all’importante Convegno regionale sulla coralità scolastica, grazie ai contributi del M° Unich, del M° Sonia Mireya Pico Diaz e della Dott.ssa Toni. Oltre che fondamentale apporto alla crescita e allo sviluppo umano, il futuro della coralità passa inevitabilmente dalla realtà delle scuole. Gli operatori musicali, i politici e la società intera devono comprendere l’importanza del cantare e del coro come veicolo di valori, quali il rispetto, la solidarietà e il senso di appartenenza ad un gruppo. Tutto questo lo vediamo realizzato nella figura straordinaria di Don Leonardo Gabellini, che con la sua attività ha dato un impulso notevole alla coralità. L’articolo, scritto da Giuliana Capellini, ci presenta un uomo entusiasta della vita e della musica, una persona esemplare, una delle tante che abbiamo la fortuna di avere nella nostra regione. La sua storia possa essere uno stimolo per tutti noi, per vedere, anche nei momenti di crisi, la luce e la forza di andare avanti. Lo spazio dedicato alla vocalità è un articolo di Walter Marzilli di qualche anno fa ma di grande attualità, che presenta un fenomeno del processo evolutivo della voce che pare porti ad una maggiore caratterizzazione maschile della voce delle donne. Con il desiderio che questo numero vi piaccia e sperando che non lo mettiate subito sotto qualche tavolo per fare spessore, vi auguro una buona e proficua lettura. Corali saluti Niccolò Paganini direttore editoriale farcoro@aerco.it
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Farcoro - primo piano
CONVEGNO REGIONALE AERCO SULLA CORALITA’ SCOLASTICA “Dal canto in classe al coro che canta” di Matteo Unich (*)
Bologna, 27 ottobre 2012
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le eccellenze e le difficoltà e chiedere ai protagonisti stessi di quest’esperienza – gli insegnanti – quali siano le necessità e i problemi che impediscono al canto corale una più stabile e proficua presenza all’interno delle istituzioni scolastiche. Nato dall’idea del M° Antonio Burzoni, da sempre impegnato nella coralità infantile e componente della Commissione Artistica AERCO, il convegno è stato organizzato dall’Associazione e posto sotto la presidenza della dott. Benedetta Toni, attualmente Direttrice aggiunta della Scuola per l’Europa di Parma e già referente per l’Emilia-Romagna dell’iniziativa ministeriale ci-
l ruolo del canto corale all’interno di una formazione complessiva della persona è da tutti riconosciuto – a parole – come della massima importanza. In tempi ancora abbastanza recenti un Ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, ha lanciato un’iniziativa denominata “Un coro in ogni scuola” che ha suscitato interesse e adesioni varie; in molte regioni vi sono, più o meno stabili, concorsi dedicati ai cori scolastici, che spesso vedono la partecipazione di numerosi gruppi provenienti dalle più svariate tipologie ed ordini di scuole. Nonostante questo panorama apparentemente positivo, il canto corale in ambito scolastico è visto spesso – nei fatti – come un’appendice, magari fastidiosa, di una pratica musicale già di suo certamente negletta, e spesso affidato al buon cuore e alla La coralità é la buona volontà di massima docenti spesso poco fornite di nozioni espressione sul canto corale, artistica ed sulla fonazione, suleducativa la vocalità specifica dei bambini e ragazzi in età scolare e sul repertorio di canti appropriati alla voce degli scolari. In questo panorama contraddittorio l’AERCO (Associazione Emiliano Romagnola Cori) ha ritenuto doveroso organizzare un Convegno regionale dal titolo “Dal canto in classe al coro che canta”, per fare il punto sulla situazione attuale della coralità scolastica emiliano-romagnola, verificarne
La prof.ssa Melchioni e il M° Unich
tata sopra. Sede del convegno era “La Tiz”, suggestiva sede del Coro Stelutis di Bologna. La giornata si è aperta con un breve saluto del M° Giacomo Monica, vicepresidente AERCO, ed ha visto protagonisti i delegati delle singole province che hanno esposto i dati emersi da un monitoraggio svolto (tramite questionari) pres-
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so le scuole nella fase preparatoria del convegno. Dalle varie relazioni sono emersi alcuni punti comuni indubbiamente significativi, che ora riassumeremo. Il primo tasto dolente è sicuramente quello relativo all’imperfetta preparazione o formazione dei docenti. Non per colpa loro, certamente, infatti a scuola la musica è forse la disciplina meno curata, però è altrettanto vero che nulla nella formazione dei docenti di scuola primaria permette loro di potersene occupare in modo dignitoso. La cosa cambia, ma solo in parte, qualora siano presenti nel corpo docente insegnanti in possesso di studi approfonditi di carattere musicale; va detto, purtroppo, che neppure gli Istituti Musicali o i Conservatori si preoccupano di offrire agli studenti di strumento musicale anche una buona base tecnica di vocalità: avremo quindi degli insegnanti preparati dal punto di vista musicale ma carenti dal punto di vista della conoscenza della specificità della voce infantile. Questo stato di cose apre la strada alla presenza della figura dell’esperto esterno: una persona in possesso di studi specifici, musicali e vocali, a conoscenza delle particolarità della voce infantile, conoscitore del repertorio e della tecnica della direzione corale. E’ palese che una figura dotata di siffatti requisiti non s’improvvisa in pochi giorni, ma è frutto di un lungo tirocinio fatto di studi, esperienze dirette, formazione corale e didattica; è quindi altrettanto facilmente intuibile come queste persone siano molto rare e quindi in numero non sempre sufficiente a coprire la richiesta. Un ulteriore problema riguardante l’esperto esterno è – come sempre – quello della copertura economica: la situazione attuale della scuola è sotto gli occhi di chiunque, e magari il denaro che in altre congiunture si sarebbe utilizzato per l’esperto di canto corale ora viene dirottato verso spese di altro genere, forse meno
importanti didatticamente ma indispensabili per la vita quotidiana dell’istituzione scolastica. Una possibile soluzione per questo problema potrebbe venire da qualche forma di gemellaggio tra scuola e cori: AERCO aveva proposto, alcuni anni or sono, un progetto dal titolo “Coro, adotta una scuola; scuola, adotta un coro”, che prevedeva appunto alcuni momenti di scambio di esperienze tra scuole e cori presenti negli stessi spazi territoriali. Purtroppo quest’iniziativa è naufragata nel totale disinteresse da parte delle istituzioni scolastiche. Potrebbe essere il caso di recuperarla. Un altro aspetto di difficoltà denunciato dagli insegnanti, attraverso i questionari che hanno preceduto il convegno, è quello dei livelli qualitativi: la “canzoncina” è un messaggio troppo povero, si sente il bisogno di una didattica dell’ascolto più complessa e articolata che abbia inizio fin dalla Scuola dell’Infanzia. Secondo i docenti, tutto è troppo legato alle occasioni e – ancora una volta – alle buone disposizioni d’animo e di volontà dei singoli insegnanti. Tutto è troppo improvvisato, non collegato da un progetto reale o tanto meno da un programma vero e proprio: mancano tempo, formazione (come detto sopra) e soldi. Manca una vera consapevolezza della specificità del canto rispetto agli strumenti e manca anche – ed è bello che a denunciarlo siano direttamente gli insegnanti – la formazione del gusto al “bel suono” e in particolare alla bella voce. Da parte dei rappresentanti dei cori, anch’essi presenti all’evento, è emersa invece l’esigenza di offrire, di condividere con l’istituzione scolastica il know-how consolidato da anni d’esperienza corale diretta e il patrimonio culturale che è retaggio della coralità italiana ed emiliano romagnola; ci s’interroga quindi sul come trovare strade che permettano una maggiore presenza corale nelle scuole d’ogni livello, ma in partico-
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lare nell’ambito della scuola primaria. Dal dibattito che ha seguito l’esposizione delle esperienze locali (tra le quali comunque non mancano punte d’eccellenza, in particolare a Riccione e Ravenna, con la partecipazione di alcuni cori scolastici a concorsi di prestigio e con il conseguimento, spesso, di premi importanti) sono emerse alcune esigenze, alcune richieste che, se esaudite almeno in parte, porterebbero un robusto impulso ad una maggiore diffusione del canto corale nelle scuole. Le elenchiamo brevemente: - Organizzare corsi di formazione per docenti: come detto, l’esigenza di una maggiore consapevolezza corale e vocale è molto sentita tra i docenti; - Un repertorio online: organizzare un sito, o una forma qualunque di base dati in rete per coro di voci bianche, indicizzata secondo vari criteri (difficoltà progressiva, localizzazione, argomento…); - Favorire la “verticalizzazione” dell’esperienza corale: creare i presupposti perché l’alunno possa essere portato a cantare in modo corretto partendo dalla scuola dell’infanzia per proseguire nella primaria e secondaria di primo grado. Si è ventilata anche l’ipotesi di stimolare la creazione di un libro sul canto corale con articolazioni diverse a seconda degli ordini di scuola; - La creazione di un elenco di possibili esperti esterni, magari appoggiandosi direttamente ad AERCO e vagliando possibili candidature e/o proposte: è in ogni modo sempre possibile trovare – anche tramite l’Associazione – i nomi dei cori più vicini, in modo da poterli contattare direttamente; - Istituire un referente scolastico per ogni provincia che sia in grado di coordinare le attività corali scolastiche, offrendo consulenza e collaborazione alle scuole che le richiedano;
- Stilare un documento che illustri l’utilità, nelle scuole, del canto corale “fatto bene”; - Motivare gli insegnanti. Un’ulteriore richiesta, oltre a quella di una più capillare diffusione delle informazioni riguardanti le iniziative attinenti al canto corale, è di sollecitare i Dirigenti Scolastici d’ogni livello ad essere più sensibili riguardo alle attività musicali e vocali nelle scuole e per le scuole: è stato osservato che molto spesso la catena di comunicazione di queste notizie si spezza a livello di segreteria/dirigenza, senza che le comunicazioni raggiungano i docenti interessati a queste esperienze. Al termine della mattinata la prof. Benedetta Toni ha ricapitolato gli interventi e sottolineato che la consapevolezza dei problemi è già un inizio di soluzione. Ha ricordato inoltre che i problemi in essere non devono né occultare le esperienze positive presenti nella nostra regione, né costituire un alibi per non impegnarsi nell’attività corale nella scuola. Il lavoro pomeridiano è iniziato con un intervento del dottor Lanfranco Perini, musicista, insegnante ed editore, che ha parlato con profonda competenza e passione della vocalità infantile e ha illustrato alcune pubblicazioni della sua casa editrice sull’argomento. A lui è subentrata la prof. Sonia Mireya Pico che ha svolto la parte di convegno riguardante il repertorio. Sotto la sua guida i docenti hanno abbandonato il loro ruolo per tornare un attimo bambini, mettendosi in cerchio e imparando alcuni canti, mentre allo stesso tempo rinfrescavano e recuperavano alcune tecniche utili per l’insegnamento del canto ai bambini veri. Grazie all’entusiasmo e all’energia della prof. Pico l’atmosfera si è fatta più distesa, in contrasto con l’intenso lavoro mattutino, tanto che il M° Pierpaolo Scattolin, ex presidente AERCO, si è seduto al pianoforte improvvisan-
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do simpaticamente alcuni accompagnamenti ai canti proposti dalla docente. La chiusura della giornata era affidata, inevitabilmente, ad un coro scolastico. Ad esibirsi davanti a questa sceltissima platea è stato chiamato il coro “Libere note” della scuola Mordani di Ravenna, organizzato e diretto dalle Maestre Elisabetta Agostini e Catia Gori. I giovanissimi cantori hanno spaziato da brani classici al repertorio popolare, esibendosi a più voci con grande maestria e conquistando l’uditorio con la loro freschezza e bravura, coronando con l’alto livello della loro esecuzione una giornata che resterà a lungo nella memoria di chi l’ha vissuta.
Il M° Burzoni, il M° Unich e la Dott.ssa Toni
(*) Diplomato in Trombone; dal 1982 Direttore del Gruppo Corale “Pratella-Martuzzi” di Ravenna; membro della Commissione Artistica dell’ AERCO.
Al Ministro dell’Istruzione “La musica, componente fondamentale e universale dell’esperienza umana, offre uno spazio simbolico e relazionale propizio all’attivazione di processi di cooperazione e socializzazione, all’acquisizione di strumenti di conoscenza, alla valorizzazione della creatività e della partecipazione, allo sviluppo del senso di appartenenza a una comunità, nonché all’interazione fra culture diverse.” (Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione 2013) Questo l’incipit dell’appello che il FORUM per l’Educazione Musicale ha formulato e sottoscritto per primo. Con questo appello si richiede vengano attivate le necessarie determinazioni legislative per: 1. l’inserimento nel primo ciclo d’istruzione di un insegnante specializzato in didattica della musica in ogni scuola come promotore e coordinatore delle attività musicali; 2. l’inserimento nella Scuola secondaria di secondo grado di docenti di materie musicali al fine di garantire un’adeguata presenza della musica, della sua cultura e della sua storia nella formazione degli studenti; 3. il sostegno alle attività formative musicali, e in generale artistiche, anche attraverso deduzioni fiscali come già avviene per le attività sportive. L’appello al Ministro dell’Istruzione ha raggiunto le 8300 firme, con un incremento delle sottoscrizioni nel periodo successivo all’Assemblea Nazionale di Feniarco, evidente segno della sensibilità e disponibilità della coralità amatoriale italiana.
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CONVEGNO REGIONALE AERCO SULLA CORALITA’ SCOLASTICA “Laboratorio musicale: il percorso vocale attraverso il repertorio” di Sonia Mireya Pico Dìaz (*) dal 1992, vengono creati ed eseguiti attraverso consigli regionali e comunali a cui fa capo il Sistema Nazionale di Cultura. Ogni consiglio è formato da artisti locali, insegnanti e persone interessate allo sviluppo culturale di una determinata località o regione. Proprio in questo periodo stavo realizzando la mia tesi di laurea sulla “creazione di una coral/ strumentale infantile” a San Vicente de Chucurì. Un progetto per il quale ho lavorato per due anni consecutivi realizzando una prima parte di ricerca e una seconda parte di applicazione musicale sul campo. Il risultato è stato che quel progetto non solo è riuscito ad entrare nel piano culturale del municipio, ma ancora oggi è considerato parte fondamentale dello sviluppo culturale dei bambini e dei giovani di San Vicente di Chucurì. Il piano culturale prevedeva la promozione, creazione e partecipazione dei bambini e dei giovani alle diverse attività culturali promosse dal municipio: il coro infantile, la banda di musica, il gruppo di teatro, il gruppo di danza, e a tutte le iniziative di sensibilizzazione per proteggere l’ambiente e il territorio, alla creazione di festival, spettacoli e rassegne culturali di tutti tipi e anche alla creazione e apertura di teatri e case della cultura...e tante altre cose. Una esperienza che mi scuote tutta ogni volta che ricordo i fine settimana intensi, pieni di prove, di eventi, di riunioni, di attività didattiche nei quartieri periferici del municipio, tutto per ravvicinare ancora
1. Esperienza didattica: Colombia – Italia, che cos’è cambiato? Quando mi è stato proposto di partecipare a questo convegno ho pensato subito che era una occasione importante per condividere esperienze, riflessioni e idee riguardo ad un’attività musicale che svolgo da un bel po’ di tempo, sia in Italia sia in Colombia, il mio paese natale. La mia esperienza didattica nell’ambito della coralità infantile è iniziata in Colombia nel 1989. Tutto è partito come tentativo per fare una lezione di musica “diversa” e “viva”. Proposta che non sempre ottenne buoni consensi da parte dei dirigenti scolastici degli istituti privati per i quali lavoravo allora. Tuttavia qualcosa è successo in questo percorso: qualcosa contemporaneamente stava accadendo negli angoli più remoti della Colombia. Nel 1991 la costituzione colombiana viene modificata e questo cambiamento, che sembrava fosse l’ennesimo elenco di articoli e leggi rimasti sulla carta, nell’ambito culturale improvvisamente cominciò a dare un nuovo impulso. Nella teoria, la novità era che lo Stato, per prima volta, riconosceva e garantiva la protezione alla diversità culturale che esiste nel territorio colombiano e nella pratica, il governo colombiano mise in moto la “descentralización” della cultura per promuovere e garantire la partecipazione delle diverse comunità culturali che convivono in ogni angolo della Colombia. Perciò i progetti culturali, a partire
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di più bambini e ragazzi alla musica e all’arte. Nel frattempo partecipai a seminari nazionali, convegni, corsi di formazione sui cori infantili dentro e fuori la scuola. Fece parte di un progetto di formazione musicale per gli insegnanti delle scuole primarie della mia regione. La mia attività di insegnamento si svolgeva in due luoghi diversi: Bucaramanga, dove insegnavo e dirigevo il coro infantile nella scuola regionale di musica e il fine settimana a San Vicente de Chucurì dove coordinavo il progetto del coro infantile che diventava sempre più grande. La vita, però, è piena di sorprese e di svolte e questo mi accadde nel 1997, quando si presentò la possibilità di venire in Italia. Da anni avevo preso in considerazione la possibilità di studiare canto all’estero e l’occasione arrivò in quell’anno. Così preparai le valigie per venire in Italia e iniziare una nuova vita. Cominciai i miei studi al Conservatorio di Ferrara, ma anche qui successe una cosa molto speciale. Mentre frequentavo il conservatorio nelle scuole di Ferrara, si cominciava a parlare di “intercultura”, ed è stato attraverso l’associazione CIES di Ferrara che venni contattata per fare degli incontri sulla Colombia inizialmente nella scuola primaria e successivamente in quella dell’infanzia . Alla prima occasione tra un racconto e una leggenda aggiungevo delle canzoni e delle danze che i bambini eseguivano tranquillamente: loro erano immediati, disponibili, e recettivi in tutti i sensi. Si creava veramente uno scambio molto interessante. Ho cominciato a fare degli adattamenti alle canzoni a livello linguistico per facilitare l’apprendimento ai bambini e questo mi ha spinto a fare una proposta sul “coro infantile nell’aula”: un progetto musicale dove tutti i bambini potessero cantare senza escludere nessuno; dove i bambini potessero ascoltarsi, cantare insieme all’unisono, a due e tre voci, costruendo
insieme un progetto comune attraverso la musica. La prima scuola che ha accettato il progetto è stata la S. Biagio Rossetti di Ferrara. Il dirigente scolastico si mostrò molto disponibile e aperto alla idea del coro in classe. Dal punto di vista organizzativo ci tengo a precisare che mai come quella volta ho vissuto una preparazione all’esecuzione del progetto così ricca e collegiale. I primi incontri sono stati fatti proprio con il dirigente scolastico, con il quale non solo abbiamo letto il progetto insieme valutando ogni aspetto, dagli obiettivi generali all’esecuzione definitiva del progetto, costi, fasce d’età, repertorio. Dopo si sono realizzate le riunioni con tutti gli insegnanti della scuola per passare successivamente agli incontri con gli insegnanti di ogni singolo modulo e definire orari, spazi, ecc. Devo dire che è stata una esperienza indimenticabile. L’anno dopo ripetei la esperienza nella stessa scuola e contemporaneamente iniziai il progetto “il coro in classe” in un’altra scuola della città, con caratteristiche leggermente diverse, ma con risultati ugualmente interessanti ed stimolanti per bambini e insegnanti. Ancora oggi conservo il quaderno che fecero i bambini della classe terza, con fumetti e vignette dove i bambini raccontavano che cosa abbiamo fatto durante tutti gli incontri dedicati alla voce e al cantare in coro. Il progetto venne eseguito, così com’era stato proposto inizialmente, fino al 2008 in altre scuole di Ferrara e Provincia. Dopo le cose cambiarono notevolmente: i fondi per le scuole sono stati ridotti al minimo, obbligando i genitori a dare un contributo per sostenere economicamente i progetti. Questo ha significato la riduzione delle ore per la realizzazione dei progetti all’interno delle scuole, ha comportato la riduzione delle classi che aderiscono ai progetti, perché basta
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che un genitore dica che non è d’accordo con il progetto per cancellarlo dalla lista. Con i pochi contributi si pretendono risultati da “bacchetta magica”(difficili ma non impossibili) e questo non può che diminuire la qualità dell’insegnamento. 2. Una
proposta didattica possibile:
“Il corso vocale attraverso il repertorio” -
corso. Attraverso la canzone è possibile offrire ai bambini un ampio panorama musicale; si può contribuire ad uno sviluppo sensoriale nel bambino; al riconoscimento di pulsazioni e accenti metrici; alla conoscenza degli elementi musicali che compongo un determinato brano; si può stimolare la capacità immaginativa e creativa del bambino; si migliora l’ intonazione; si esercita la memoria e l’audizione interiore e si favorisce la consapevolezza del lavoro collettivo e dell’impegno individuale. Generalmente quando scelgo il repertorio faccio due categorie: canzoni che divertono e canzoni didattiche. 2.1.1. Canzoni che divertono, generalmente sono canzoni immediate dal punto di vista melodico e ritmico, con testi che utilizzano molto la ripetizione e che facilitano la memorizzazione. Hanno una forma semplice: di solito la forma strofa-ritornello. Sono canzoni i cui testi suggeriscono piccoli gesti e/o movimenti e se la canzone racconta una storia o un personaggio funziona ancora meglio, non importa la lingua in cui si canta.
per-
laboratorio
Quando penso alla struttura di un progetto musicale sull’attività corale in aula, oltre agli aspetti di tipo “logistico” ed economico, che sono importanti per stabilire il numero di incontri che farò con ogni classe, faccio una lista degli obiettivi che vorrei raggiungere con i bambini. Ogni classe ha le sue caratteristiche: ci sono classi molto “canterine” e altre meno e anche sé gli obiettivi generali sono gli stessi per tutti, è il repertorio a fare la differenza. Considero molto importante parlare con i bambini riguardo alla conoscenza che loro hanno della voce, del canto e di che cos’è un coro. Nelle attività includo esercizi sulla posizione del corpo, sulla respirazione, sulla dizione...tutto in modo molto ludico e soprattutto aderente alla canzone che si sta facendo in quel momento. Aggiungo anche alcuni consigli che riguardano la cura e l’attenzione che dobbiamo avere con questo strumento musicale “insostituibile”! 2.1. Il repertorio: Una domanda importante da farsi è: che cosa cantiamo? Scelgo le canzoni in base ad una serie di parametri: l’età dei bambini, i loro interessi, le loro possibilità vocali, e soprattutto i progressi musicali e vocali che si possono raggiungere con ogni brano. Questo è forse l’aspetto a cui faccio più attenzione e sul quale concentro buona parte del per-
Esempio: El Chiriguare “El chiriguare” è una canzone del litorale pacifico della Colombia con un ritmo che incita alla danza. Parla di un personaggio, una specie di “mostro”, che ha la testa d’asino e la coda di pesce, che vive vicino ad una laguna e che mangia i bambini. El chiriguare Cerca a la laguna, vive el chiriguare (due volte) con cara de burro y cola de bagre (due volte) Rit. chiriguare, chiriguare, chiriguare, te va’come’(2 volte) Te va’ come’, te va’ come’ te va’ come’, te va’ come’
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te va’ come’, te va’ come’ te va’ come’, ya te comió!
Esempio: Sambalelé “Sambalelé” è una canzone di origine brasiliana. La samba che è una danza brasiliana, in questo caso viene personificata da Sambalelé, una ragazza a cui piace ballare anche se ha un forte mal di testa. E’ una canzone che si adatta benissimo per insegnare il concetto e l’esecuzione dell’”ostinato”, perché prevede l’utilizzo di due ostinati melodici per accompagnare sia le strofe sia il ritornello. La canzone originale è in portoghese, ma la versione che io conosco è in spagnolo. In questo caso ho fatto un adattamento alla lingua italiana, cercando di mantenere la struttura ritmica della canzone: Sambalelé Sambalelé è ammalata, ha un forte mal di testa (due volte) Rit. Muovi, muovi, muovi ragazza muovi il costume di seta, ragazza muovi, muovi, muovi ragazza muovi il costume di seta Sambalelé preparava una bellissima festa (due volte) Rit. Muovi, muovi...
Come insegnare la canzone? Predisporre i bambini in cerchio e raccontare la storia. Cantare da sola la canzone, chiedendo ai bambini di ascoltare attentamente le parole che riescono a riconoscere (laguna, vive, burro...) Cantare una frase alla volta aggiungendo un gesto o un battito di mani. I bambini ripetono, così fino ad imparare tutta la canzone con gesti e piccoli movimenti. Una volta imparata bene la canzone aggiungere i legnetti per fare i battiti della prima strofa e rappresentare alcuni gesti e caratteristiche del personaggio. Si può accompagnare la canzone con la chitarra Eventualmente si può aggiungere una seconda voce nel ritornello, che si può eseguire dividendo il gruppo in due cerchi, ottenendo così un effetto vocale e coreografico semplice ed efficace. Questa canzone si può imparare in una lezione di un’ora. Nelle lezioni successive si possono aggiungere altri strumenti musicali, si può controllare l’intonazione, la dizione, il ritmo e l’interpretazione. 2.1.2. Canzoni didattiche: sono canzoni che hanno una determinata condizione artistica che contribuisce alla formazione musicale (ritmo, melodia, tonalità, forma, ascolto, esecuzione di forme polifoniche semplici...) ed educativa dei bambini e per selezionarle si devono tenere in considerazione le caratteristiche interpretative dei bambini. E’ importante che il testo sia adeguato agli interessi dei bambini, che la linea melodia stia dentro i loro limiti vocali e che il ritmo e la tonalità non presentino grosse difficoltà. a. Ostinati e primi effetti speciali
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Come insegnare la canzone? Seguire i passi suggeriti prima, aggiungendo piccoli gesti che aiutino i bambini a memorizzare bene le parole. Per memorizzare la canzone, oltre ai gesti, si possono fare diversi giochi musicali. Ecco alcuni: alternando le semifrasi a gruppi; facendo contrasti di dinamica per ogni frase (forte-piano/pianoforte); alternando il canto ad alta voce con il canto silenzioso (mentale) di frasi e semifrasi (questo esercizio si può fare camminando) Cantare tutta la canzone battendo con le mani pulsazioni e accenti Una volta imparata la canzone si possono aggiungere i due ostinati melodici, facendo notare il movimento melodico di ciascuno con un gesto della mano che i bambini possono imitare A questo punto si possono dividere i gruppi: uno canterà le strofe e i ritornello e l’altro canterà gli ostinati melodici. La canzone si può accompagnare armonicamente con una chitarra, con un pianoforte e anche con alcuni strumenti a percussione: una scatola sonora e un tamburello. Se desiderate arricchire di più la canzone si può creare una piccola orchestra con xilofoni, flauti e percussioni che accompagna il coro.
lire e scendere con la voce in modo leggero. Oltre a questo, può essere utilizzata per cominciare a lavorare sull’accompagnamento basato nell’intonazione di Tonica e Dominante. La rama del nogal En la rama del nogal canta y trina un zorzal tra-la, la-la-la-la, la-la-la-la, la-la Tra-la-la, tra-la-la
Come insegnare la canzone? Oltre ai passaggi suggeriti prima per l’insegnamento della canzone, si possono aggiungere in questo caso, alcuni esercizi che possono servire per migliorare l’emissione delle note acute e dei passaggi ritmici più veloci. In questo caso possono essere di aiuto le sillabe: din, tin, den, ten, pa, la, per lavorare sui suoni interdentali, sulla vocale “a”, sul rilassamento della mandibola, sul movimento della lingua e sull’intonazione. Una volta imparata la canzone si può aggiungere lo ostinato melodico, utilizzando l’ultima frase della canzone come ostinato. Alla fine la canzone si farà così: una volta all’unisono e al secondo giro fare la melodia con l’accompagnamento “ostinato”.
b. Esplorando i suoni acuti e i suoni gravi Esempio: La rama del nogal Questa è una canzone di origine francese, la cui versione ho trovato in un’antologia di musica per bambini in spagnolo. E’ una canzone con un testo molto semplice che ha un ambito melodico che va dal La2 al Re4 e una struttura ritmica facile. La difficoltà sta nel raggiungimento delle note acute Do4 - Re4 e la nota grave La2. I bambini possono cantare la canzone in spagnolo perché il testo non presenta nessuna difficoltà. Questa canzone serve per aiutare i bambini a sa-
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c. Un esperimento: cantiamo a tre voci
in cui i bambini sentono veramente come si può costruire un coro e soprattutto si fanno una idea di come può diventare una canzone interpretata a 4, 5 o 6 voci: “Sarà un pasticcio musicale molto bello!” dicono, ed è proprio così, un pasticcio fatto seguendo i parametri che ci aiutano a fare della musica un arte meraviglioso.
Esempio: Alla formica E’ una canzone scritta da Cristina Ganzerla, basata su un testo di Gianni Rodari, che si trova nella raccolta di canti corali per bambini e ragazzi “Giro, giro, canto”. E’ una canzone a tre voci, con un testo semplice, una ritmica facile e chiara per i bambini, l’ambito melodico sta entro i limiti vocali dei bambini (Re3 al Si). La seconda voce presenta un accompagnamento ostinato, mentre la terza voce fa una specie di controcanto iniziando una 5a sotto e dicendo alcune parole della filastrocca. Personalmente la ritengo una canzone bella che si adatta benissimo come primo approccio al canto polifonico a tre voci. Alla formica Chiedo scuse alla favola antica, se non mi piace l’avara formica. Io sto dalla parte della cicala che il più bel canto, non vende, regala. Come insegnare la canzone? In questo caso è importantissimo che i bambini conoscano bene la melodia principale. Tutti i bambini imparano le tre melodie. Si inizia con l’accompagnamento ostinato, dividendo la classe in due gruppi, in modo che un gruppo canta la prima voce mentre il secondo accompagna con l’ostinato. Successivamente si aggiunge la terza voce, dividendo la classe in tre gruppi. Prima di stabilire chi farà definitivamente la prima, seconda o terza voce, mi piace molto che i bambini si divertano nell’alternare l’esecuzione delle voci. Per loro diventa come una piccola sfida ed è gratificante sentire come manifestano i gusti per la esecuzione di una determinata melodia. Il canto a tre voci è un passo importante nello sviluppo uditivo e vocale dei bambini. E’ il momento
Sono convinta che il coro sia una grande risorsa musicale nell’aula. E’ come dare una scintilla di luce agli sguardi e i sorrisi dei bambini. Loro diventano più sensibili, più attenti, più curiosi e più rispettosi di un arte che per millenni ha radunato le persone di ogni cultura e di ogni civiltà. Un arte che mette in comunicazione l’anima degli esseri umani attraverso il canto, anche negli angoli più remoti del pianeta. Buona musica a tutti!
(*) Insegnante di musica e direttrice del coro femminile “SonArte” di Ferrara
Il laboratorio del pomeriggio
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CONVEGNO REGIONALE AERCO SULLA CORALITA’ SCOLASTICA
“Un coro in ogni scuola... partiamo dall’Emilia Romagna” (parte prima) di Benedetta Toni (*)
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La documentazione delle buone pratiche, comprensiva di video di lezioni e saggi finali, di spartiti e di testi di repertori musicali è raccolta nel portale del sito dedicato (www.indire.it/ musica2020, sezione della visualizzazione delle esperienze).
a coralità è la massima espressione artistica ed educativa e l’ex Ministro Luigi Berlinguer, ora Presidente del Comitato Musica del MIUR aveva un sogno racchiuso nel motto “un coro in ogni scuola”, che significava rendere l’educazione alla vocalità e alla coralità un’opportunità per tutti gli alunni della scuola primaria all’interno del curricolo. Il Comitato Musica del MIUR ha, nel tempo, fin dalla sua costituzione (2007), promosso, insieme agli Uffici scolastici regionali e all’Indire, azioni, progetti, decreti, per “colorare” il curricolo di suoni e melodie, di strumenti e di voci. Fra i progetti maggiormente riusciti merita un’attenzione particolare il Piano Nazionale Musica 2020, con il quale sono state identificate, finanziate e monitorate le buone pratiche di educazione all’apprendimento pratico della musica nella scuola primaria. I docenti speciaLa coralità è una listi e specializzati fondamentale di musica (DM 8, opportunità per 2011) sono stati valorizzati, nell’ottutti gli alunni tica dell’organico funzionale, come docenti esperti, che svolgevano musica in più classi. Questo modello organizzativo, nell’ambito dell’autonomia scolastica, è l’unico possibile per iniziare percorsi di qualità nella didattica della musica, fin dalla scuola di base.
Musica 2020 in Emilia Romagna Il progetto Musica 2020 in Emilia Romagna è stato coordinato e seguito dai tecnici degli enti promotori (USR E-R e Ansas ex IRRE E-R)1 ed ha prodotto notevoli risultati sul piano della documentazione di attività corali e della scelta di attività didattiche e repertori, adatti per tutti gli alunni delle classi della scuola primaria. Si riportano di seguito gli esiti degli incontri di monitoraggio delle attività delle scuole e si rimanda per la documentazione audio-video al sito Indire. Incontro di monitoraggio a Bologna L’incontro territoriale di monitoraggio del Progetto Musica 2020 avvenuto a Bologna il 15 febbraio 2011 ha coinvolto dirigenti scolastici e docenti del 5° Circolo Didattico di Bologna, del 1° Circolo Didattico di San Lazzaro e dell’Istituto Comprensivo n. 2 di Ferrara. 1 Il gruppo regionale era composto da Giancarlo Cerini (dirigente USR), Benedetta Toni e Claudia Vescini (ricercatrici ANSAS ex IRRE E-R). Per la documentazione ha collaborato Danilo Caracciolo e per la redazione dei report Doriana Fini.
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Le referenti delle scuole hanno relazionato sugli aspetti musicali ed organizzativi.
La formazione degli insegnanti specializzati e specialisti A livello organizzativo il progetto ha coinvolto 12 classi del 5° Circolo Didattico di Bologna per un totale di circa 250 bambini e ha previsto un corso di formazione delle insegnanti provenienti dai tre plessi. La formazione della durata di 10 ore è stata condotta dall’esperto esterno ed è stata organizzata su due diversi livelli: il primo livello ha interessato 23 insegnanti senza competenze documentate, mentre il secondo livello ha coinvolto 4 insegnanti specializzate (3 diplomate in conservatorio e 1 formata con il corso promosso dal Progetto regionale Musica). Le attività di formazione sono state videoregistrate. Una seconda fase di tutoraggio ha previsto che le insegnanti di secondo livello fossero affiancate, durante le ore di lezione, dall’esperto esterno, per poter poi affiancare esse stesse le insegnanti formate di primo livello. Inoltre per allargare e diffondere la pratica musicale a un numero maggiore di classi le insegnanti coinvolte hanno creato un coro che coinvolgesse altre sei classi per l’esibizione nella Settimana della Musica a scuola. A livello finanziario sono stati utilizzati oltre ai fondi del progetto Musica 2020 anche finanziamenti d’istituto.
5° Circolo Didattico di Bologna Il coro per l’integrazione Il progetto è stato intitolato “La terra e i suoi canti”. I canti scelti sono di origine popolare, appartenenti alla tradizione orale africana, portoghese e italiana (in particolare emiliana e toscana) e sono stati poi trascritti e rielaborati. Oltre a questi canti sono state scelte anche melodie popolari eseguite con testi non-sense: sono state utilizzate in un primo tempo per il riscaldamento e in seguito sono diventate parte del repertorio. L’idea centrale del progetto è stata quella di concepire il coro come un’attività per far raggiungere ai bambini traguardi formativi quali l’integrazione, l’inclusione e la socializzazione. Partendo dalla musica africana si arriva a canti popolari emiliani, unendo così non solo repertori diversi, ma simbolicamente anche tradizioni e culture lontane. Per quanto riguarda la didattica, l’attenzione è stata posta sull’alfabetizzazione musicale e sull’educazione alla coralità. Ogni lezione è stata strutturata facendo eseguire ai bambini esercizi di riscaldamento, esercizi ritmici e d’intonazione, per poi passare in un secondo tempo all’esecuzione dei brani scelti. Durante le lezioni sono stati inoltre utilizzati strumenti quali lo strumentario Orff, il pianoforte e le tastiere, percussioni etniche e alcuni strumenti acustici (violini, chitarre, flauti traversi e diritti). Oltre a questo progetto, l’insegnante referente ha aderito anche al progetto “Opera Domani”, facendo partecipare una classe all’opera “Nabucco” presso il Teatro Comunale di Bologna.
I° Circolo didattico di San Lazzaro L’esplorazione sonora e la didattica della musica Il progetto si è basato sull’esplorazione sonora della voce, del corpo e degli strumenti ed ha avuto come filo conduttore l’utilizzo creativo dello strumentario didattico. Attraverso quest’ultimo sono state approfondite le seguenti aree della didattica musicale quali: l’area strumento attraverso lo strumentario didattico, l’area del dialogo sonoro, l’area del teatro musicale, l’area della vocalità.
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Gli alunni ai quali il percorso è stato rivolto vanno dai tre ai dieci anni. I repertori utilizzati sono stati: i canti popolari, le filastrocche non-sense, le sonorizzazioni di testi, i brani di tradizione classica con la metodologia del “Suoniamoci su”. La lezione di apprendimento pratico della musica Il progetto ha previsto un corso di formazione condotto dall’esperto esterno che ha coinvolto 28 insegnanti sia della scuola dell’infanzia sia della scuola primaria. Le 20 ore previste sono state distribuite durante tutto l’anno scolastico. Ogni lezione del corso ha seguito una struttura precisa: l’esperto ha proposto materiali (canti, filastrocche, giochi sonori) alle insegnanti e le ha divise in due gruppi, in seguito ogni gruppo ha cercato di realizzare una lezione o un percorso da creare in classe, basandosi sui materiali a disposizione. A questa creazione è seguita poi una simulazione didattica. Dopo ogni ora di formazione, l’insegnante ha riproposto nella propria classe ciò che ha appreso. Il corso dunque si è basato sulla riflessione su come strutturare una lezione di musica attraverso tre momenti: la formazione, la simulazione e la realizzazione in classe.
scuola primaria da parte delle classi della scuola secondaria di I° grado; - area di teatro musicale: due classi della scuola secondaria di I° grado hanno creato un’ opera intitolata “La pace è bella e vivace”, incentrata su tematiche ecologiche e affettive. La creazione di questa opera per bambini è nata da racconti e testi scritti dai ragazzi, che sono stati poi trascritti a livello musicale con la collaborazione dei docenti del Conservatorio. Il progetto si è basato su due aspetti: da una parte l’alfabetizzazione alla musica e la sua esecuzione, dall’altra il percorso di ricerca sulla didattica della musica. La pratica musicale come core curriculum dell’Istituto Comprensivo L’istituto comprensivo n. 2 di Ferrara non ha previsto corsi di formazione per gli insegnanti e ha coinvolto 4 docenti di scuola primaria specializzati (in parte diplomati in conservatorio e in parte formati attraverso il corso di formazione regionale) che operavano in due plessi, mentre non è stato previsto un esperto esterno. In una scuola le lezioni di musica sono state svolte in orario curricolare in compresenza, mentre nell’altra scuola la lezione di musica è stata assicurata attraverso moduli di 8 ore in orario aggiuntivo. Il progetto ha previsto anche l’intervento di docenti di strumento della scuola secondaria di I° grado che è a indirizzo musicale, i quali hanno incontrato le classi coinvolte per un periodo di quattro mesi. I fondi di Musica 2020 sono stati utilizzati per finanziare 32 ore di progettazione e di documentazione, 27 ore di docenza. Il fondo d’istituto è stato utilizzato per finanziare 40 ore di docenza e 20 ore di progettazione del gruppo di lavoro in verticale. Il progetto ha previsto una documentazione in itinere e un momento finale di esibizione intitolato “La maratona musicale”, una sorta di labora-
Istituto comprensivo n.2 di Ferrara Alfabetizzazione musicale e ricerca Il progetto si è svolto in continuità verticale scuola dell’infanzia - scuola primaria - scuola secondaria e le aree sviluppate sono state: - l’alfabetizzazione al coro: partendo da concetti base (i parametri del suono) e da brani molto semplici nelle scuole dell’infanzia e primaria si è arrivati a brani più complessi nella scuola secondaria di I° grado; - area strumento: apprendimento dello strumento nella scuola secondaria di I° grado e dello strumentario didattico nella scuola primaria; accompagnamento musicale dei brani corali della
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torio musicale aperto al pubblico. Uno degli scopi principali dell’evento e soprattutto dell’intero progetto è stato quello di porre la musica come elemento aggregante dell’Istituto Comprensivo.
sull’intonazione (ascolto personale della propria voce, imitazione vocale, lavoro a coppie, lavoro a sezioni) e sulla lettura. L’apprendimento pratico della musica è molto presente anche nelle ore curricolari ed è condotto da insegnanti specialiste interne, che lavorano non solo sulla propria classe, ma anche in classi diverse. A partire dalle classi prime le insegnanti educano i bambini all’ascolto, alla ritmica e alla vocalità, quest’ultima viene fortemente incentivata dalla presenza del coro, mentre dalla classe terza gli alunni sono avviati allo studio della musica attraverso il metodo Goitre e con l’alfabetizzazione alla notazione. Nelle classi quarte e quinte vi è poi una prima educazione allo strumentario Orff e allo strumento musicale, che avviene sia nell’ora curricolare di musica, sia nel laboratorio pomeridiano musicale: inizialmente si impara a suonare il flauto dolce, poi i bambini si avvicinano anche ad altri strumenti come la chitarra e il pianoforte. L’apprendimento della musica diventa importante anche per gli alunni con disturbi specifici di apprendimento.
Incontro di monitoraggio a Parma All’incontro territoriale di monitoraggio del progetto “Musica 2020” che si è svolto a Parma il 3 marzo 2011 sono intervenuti i dirigenti scolastici ei docenti della Direzione Didattica 5° Circolo di Piacenza, dell’Istituto Comprensivo di Felino e dell’Istituto Comprensivo “Piazzale Rondani” di Parma. Direzione Didattica V° Circolo di Piacenza L’educazione alla polifonia e allo strumento musicale Il progetto è stato realizzato sia in orario extracurricolare con il coro della scuola, sia in orario curricolare. La partecipazione al coro in orario extracurricolare è volontaria e il coro è composto da 55 bambini. L’esperienza del coro è stata molto importante per gli alunni: si è notato che per almeno due anni i ragazzi che hanno terminato la scuola primaria hanno continuato a partecipare a questa attività. Il coro è seguito da un’esperta esterna, ma anche le insegnanti della scuola collaborano, in quanto aiutano nell’organizzazione, raccolgono la documentazione, incentivano la frequenza degli alunni e sono protagoniste nella preparazione di spettacoli interni ed esterni. I repertori corali proposti riguardano da un lato il tema del Risorgimento con alcune canzoni dell’epoca, dall’altro canzoni popolari e canzoni per l’infanzia di Goitre e Pasteris. Per quanto riguarda la didattica, la lezione di coro si focalizza sull’educazione alla vocalità (respirazione, postura, atteggiamento e impostazione vocale), sulla ricerca dell’indipendenza delle parti (canoni, ostinati sia ritmici che melodici),
Istituto Comprensivo p.le Rondani di Parma Il coro e il legame con il territorio Il progetto è stato incentrato sull’attività del coro “Verdi melodie” presente nella scuola primaria e le cui lezioni si svolgono in orario extracurricolare. La partecipazione al coro è volontaria e il coro si compone diversamente ogni anno. Per quanto riguarda il repertorio sono stati scelti canti popolari provenienti da diverse parti del mondo, in quanto la scuola ha un alto tasso di stranieri (circa il 70%) e si è voluto per questo partire dal contesto culturale dei bambini e delle loro famiglie. I brani infatti vengono studiati in lingua originale e sono gli stessi genitori che insegnano i testi agli alunni: questo permette anche di spie-
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gare gli usi e i costumi delle diverse nazionalità e di impartire nozioni di geografia, nonché di valorizzare i patrimoni culturali dei bambini. Da un punto di vista musicale, si è cercato di porre l’attenzione sugli aspetti ritmici e melodici caratterizzanti i brani dei diversi Paesi. Molto importante è stata la collaborazione con le associazioni culturali della città. Di grande interesse è stata la collaborazione con la “Corale Verdi” di Parma, in quanto i bambini più motivati hanno avuto l’opportunità di cantare con il coro di voci bianche e di vivere così un’esperienza unica. Questo legame con il territorio è fondamentale, in quanto ha incentivato fortemente la realizzazione di progetti a carattere musicale. Oltre al coro, la docente specializzata ha impartito lezioni di propedeutica vocale in tutte le classi, durante le quali i bambini sono stati educati al ritmo e alla polifonia. Istituto Comprensivo di Felino Il teatro musicale come esperienza polivalente Il progetto si è focalizzato su attività di teatro musicale, che hanno previsto non solo il canto e la pratica dello strumento musicale, ma anche la danza e la recitazione. L’insegnante specialista porta avanti queste attività da sei anni e fino all’anno scorso lavorava sia nelle sue classi, sia in altre due; da settembre l’attività si è concentrata solo sulle classi in cui è titolare e il progetto ha coinvolto 46 bambini. Nelle classi più alte è stato allestito lo “Schiaccianoci”, con la preparazione di coreografie e con l’accompagnamento realizzato con lo strumentario Orff, seguendo il metodo “Suoniamoci su”. L’insegnante specialista ha curato le coreografie e ha rielaborato i brani musicali dello “Schiaccianoci” con software specifici compiendo tagli, ripetizioni e collage a seconda delle esigenze didattiche. Nell’Istituto Comprensivo di Felino è presente
anche un coro, il quale rientra nelle attività opzionali offerte dalla scuola e le cui lezioni, della durata di un’ora circa, si svolgono ogni settimana in orario extracurricolare per dare a tutti gli alunni la possibilità di partecipare. Il coro è in verticale ed è composto da 25 bambini di età mista appartenenti alle classi prime, seconde, terze e quarte, e da 30 bambini che frequentano le classi dalla quinta elementare alla terza media. Non è selezionato e il gruppo cambia ogni anno. Per quanto riguarda i repertori, per i bambini più piccoli si propongono filastrocche e cori parlati, cercando di lavorare sulla propedeutica vocale e sull’intonazione. Per i più grandi, quest’anno si è scelto di affrontare testi appartenenti alla tradizione americana. (*) Direttrice aggiunta dei cicli materno e primario della Scuola per l’Europa di Parma. Già coordinatrice scientifica nazionale del Progetto Musica 2020 e referente regionale delle attività musicali in Emilia Romagna (USR per l’Emilia Romagna). Componente del Nucleo del Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della musica (MIUR) presieduto dal prof. Luigi Berlinguer.
L’esibizione del coro della scuola Mordani di Ravenna
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“LA MUSICA, LA FIDANZATA DELLA MIA VITA” “Leonardo Gabellini (don Dino), allievo del grande Matteo Tosi, si racconta” di Giuliana Capellini (*)
Don Dino mentre dirige il Chorus Marignanensis
vai piano!!!-, lui risponde: “Tranquilli, ho sempre un santo protettore che veglia su di me!” Chissà se anche quelli che viaggiano al suo fianco, godono di questo privilegio!!! Umile, sensibile, generoso: qualità che gli appartengono e che lo rendono una persona tanto amata dalla sua gente e da coloro che lo conoscono. A San Pietro di Montegridolfo, un paesino nell’entroterra della provincia di Rimini, è un’istituzione. Più di sessant’anni trascorsi nella stessa parrocchia, dove ancora dice Messa. Lo incontro nel suo studio, una stanza non tanto grande ma che suscita sempre una grande emozione. Lo sguardo si perde tra centinaia di spartiti, libri, dischi e una smania irrefrenabile di toc-
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on Dino è una persona speciale, di quelle che raramente hai la fortuna di conoscere. Per questo mi sento privilegiata, perché a me questa fortuna è capitata parecchi anni fa, quando ci siamo incontrati per la prima volta, in occasione della costituzione del Chorus Marignanensis. A quel tempo, aveva 75 anni ed un’energia incredibile. Spericolato come pochi, ogni tanto alla sera per le prove arrivava con la moto, una Honda 450, oppure in macchina a tutta velocità come un forsennato. Oggi la moto l’ha appesa al chiodo, ma con la macchina è spericolato come allora. Alle persone che gli dicono: - Don, stai attento,
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carli, guardarli o ascoltarli ti assale. Foto, dediche affettuose, testimonianze di una vita vissuta con e per la musica. Manoscritti autografi di quando era ragazzino alle prese con le prime composizioni, sono riposti nell’ultimo ripiano dello scaffale. Sul pianoforte la sua ultima composizione: una Messa a tre voci (s.c.b.), scritta per il Chorus Marignanensis di San Giovanni in Marignano, che ha voluto chiamare “Missa Joannea”. “L’ho terminata, ma c’è ancora qualche punto da sistemare; appena il coro l’avrà imparata, voglio dirigerla in prima esecuzione con l’accompagnamento di una piccola orchestra”. Fino a qualche anno fa lavorava personalmente la terra, curava il suo frutteto e faceva anche del buon vino. “ Tengo moltissimo a sottolineare che sono di estrazione contadina. I miei genitori non erano proprietari terrieri, ma semplici mezzadri. A sei anni, quando si arava la terra, mi alzavo alle due e mezza del mattino per guidare i manzi da domare che venivano sistemati davanti ai buoi . Il valore della terra, lo considero il più grande che portiamo nel cuore, perché della terra si vive”. Durante il periodo delle scuole elementari, iniziò a fare il chierichino in chiesa: il piccolo germe della vocazione. Appassionato fin da bambino di musica, ascoltava la Banda Comunale durante ogni esibizione. Qualche bandista, accarezzandogli il capo, si stupiva nel vedere un bambino così piccolo tanto attratto dalla musica. “Ho trascorso un’infanzia bellissima! Mi sentivo libero. Nell’ottobre del 1937, all’età di quasi dodici anni, entrai in seminario. Facevo parte dei Piccoli Cantori, seguiti da don Cesarino; con lui ho imparato le prime note, annotandomi su di un quaderno di musica le prime nozioni. A 15 anni cominciai ad insegnare ad un gruppo di bambini e l’anno successivo, con quegli stessi bambini ed un gruppo di
seminaristi, compiendo quasi una follia, eseguimmo lo “Stabat Mater” di Antonelli, costituendo la prima Schola Cantorum.”
Il giorno dell’ordinazione sacerdotale, 9 giugno 1949
Nel 1940 l’incontro con don Matteo Tosi. Grandissimo musicista, durante un concorso bandito dal re, per la composizione di una Messa in onore dei defunti del Pantheon, il M° Refice definì il lavoro del riminese Tosi, “..di gran lunga superiore a tutti gli altri”. Il Maestro era tornato da Venezia a Rimini. Faceva parte del capitolo della Cattedrale e tutte le domeniche suonava in Duomo, mentre don Dino preparava le parti mobili della Messa che eseguiva con il coro. “Analizzavo partiture musicali, studiavo le varie voci, mi soffermavo sulla parte armonica, e curioso di tutto ciò, mi avventurai in una composizione di Litanie e Tantum Ergo e le sottoposi al maestro che meravigliato esclamò: - Però, però! Qui c’è qualcosa!! – Poi arrivò il periodo della guerra, dove accusato ingiustamente di aver nascosto dei piloti di
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un aereo precipitato, doveva essere trasferito in Germania. Ma l’intervento di una professoressa tedesca che si trovava presso la famiglia Verni a San Giovanni in Marignano, chiarì l’equivoco e venne liberato. “ Dopo la guerra, una volta alla settimana, mi recavo in bicicletta a Rimini dal Maestro Tosi, che cominciò a indottrinarmi di musica. Le quinte nascoste o consecutive erano proibite, così pure le ottave. Ho ancora le composizioni di quei tempi.” Nel frattempo, in seminario nacque una bella corale, formata da una cinquantina di elementi. Cantava in occasione delle tante festività, eseguendo anche moltissime composizioni di Perosi. “ Nel ’49 eseguimmo la “Giubilare Pio XI a 4-6 voci diretta dal Maestro Tosi, che era famoso per essere frequentemente distratto. Per l’occasione infatti, mi sistemai di fianco al maestro e invitai i coristi a seguire il mio gesto. Un aneddoto, descrive chiaramente questa sua particolarità. Un giorno Perosi decide di scherzare un po’ con Tosi. “Senti, senti, Matteo, senti questa musica!” Perosi si mette al pianoforte e comincia a suonare. “ Allora Matteo, che ne dici?” – “ Mica male!”- risponde Tosi. “ Ma è un motivo che conosci? Di chi potrebbe essere?” Perosi mi offrì continua Perosi. – “Si, l’incarico di mi sembra, ma non diventare suo saprei qualificarlo!” successore risponde Tosi. Perosi sbottò in una risata a Roma incredibile. – “Perché ridi, perché ridi?” – chiede Tosi. “ Ma possibile che tu non riconosca la tua musica!!” Perosi aveva eseguito qualche battuta del “Te Deum” di Tosi, e questi non l’aveva riconosciuto. Un altro episodio mette in luce il carattere tutto particolare del maestro. Durante un concerto a Modena, Tosi stava dirigendo il suo Miserere. Ad
un certo punto entra il basso eseguendo le sue note ben cadenzate, sostenuto dall’organo suonato da don Dante Giovagnoli. Il maestro non percepiva bene le note dell’organo e durante l’esecuzione cominciò a gridare al povero don Dante: “Suona!! Suona!!” cantando ad alta voce la parte e lamentandosi di avergli rovinato l’esecuzione. Il Vescovo ed altre personalità che sentivano questi commenti, rimanevano scandalizzati. La sua distrazione era proverbiale. Sempre nel ’49 venni ordinato prete e l’anno successivo, tornando a Rimini da Roncofreddo, mi trovavo in Piazza Tre Martiri e all’improvviso sentii un vocione in distanza che gridava: “Gabellini!”, era Tosi. Gli andai incontro e lo salutai calorosamente: - Maestro come sta? – gli dissi, “Bene bene, ma nel Duomo non c’è più niente, è finito tutto! Da quando sei andato via te, non si fa più niente”. Venendo a meno io e don Dante, si ritrovò solo e avvilito.” “Qualche mese dopo, a Rimini doveva venire Perosi che era stato chiamato per dirigere il suo oratorio “La Resurrezione”. In quell’occasione, Tosi venne da me e mi disse:”Dobbiamo andare a trovare Perosi, perché devo fargli un discorso”. Senza sapere di cosa si trattasse, gli dissi che ero ben contento di rendere omaggio al Maestro. Quando arrivammo, mi presentò come la persona che lui stava cercando e gli disse:”Lorenzo, questo è un giovane che fa per te.” In sostanza, Perosi, mi offrì l’incarico di diventare suo successore all’Istituto di Musica Sacra a Roma, quale futuro direttore del Coro della Cappella Sistina. Pensai solo per qualche istante al fatto che mi ero appena fatto prete, che avevo appena terminato il Seminario, che volevo stare con la mia gente e che l’esperienza musicale era ancora scarsa e risposi all’offerta con queste parole:”Ringrazio e mi sento veramente lusingato, ma non posso accettare” e rifiutai. Appena uscito dalla stanza, Tosi mi inseguì, mi afferrò per un braccio e mi strattonò così forte
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L’anno seguente, venne celebrato il venticinquesimo della morte e il centenario della nascita di Tosi e don Dino ricevette l’incarico di organizzare coro e orchestra per un grande concerto commemorativo. Nel frattempo il coro di Morciano l’aveva lasciato, vedendosi costretto a formarne uno completamente nuovo, attingendo elementi dalle varie realtà parrocchiali, mantenendo però in attività un Coro di Voci Bianche. Successivamente, formò anche l’orchestra e tra febbraio e giugno mise in piedi il tutto. “Lavorai giorno e notte per scrivere le parti dell’orchestra, ove mi servì per i colori strumentali, l’esperienza di dieci anni di direttore della Banda di Mondaino, ed il 16 giugno 1984, con il prologo del Coro di Voci Bianche, ci fu questo grande concerto dove eseguimmo “ La Missa Pio XI” Da quell’esperienza, con i coristi che decisero di continuare, si costituì il Coro “Matteo Tosi” di Rimini, che proseguì l’attività fino al 1999, anno in cui venne eseguita a San Giovanni in Marignano, la sua Messa “Annua Coeli”, in occasione del suo 50° di sacerdozio. Nel periodo in cui era ancora vivo il M° Tosi, con un gruppo di bambini, teneva dei concerti nelle varie parrocchie della diocesi, eseguendo dei bellissimi brani, per le tante occasioni di festività. Tra questi, c’era anche Maria Parazzini, una ragazzina con una voce bellissima. All’età di diciotto anni, don Dino la presentò al direttore del Conservatorio di Pesaro, il M° Liviabella, che dopo averla ascoltata le fece iniziare subito il corso di canto, ad anno già iniziato. “L’anno successivo, seguì un corso all’Accademia Chigiana di Siena, dove studiò sotto la guida del famoso soprano Gina Cigna, la preferita di Toscanini. Alla fine del corso, andai dalla signora Cigna, e le chiesi se valeva la pena che Maria continuasse gli studi, e lei mi disse: “Voci come questa, ne nascono una ogni cinqunt’anni”. Ne seguì una brillante
Don Dino all’organo, Chiesa San Giovanni Battista di Rimini
che mi strappò la veste. Voleva assolutamente che tornassi sui miei passi, ma il solo pensiero che sarei stato costretto a chiudermi in città per il resto dei miei giorni, era stato sufficiente a farmi rifiutare la proposta più importante della mia vita. Comunque sia, non ho mai avuto nessun rimpianto!” L’anno precedente, si era iscritto al Conservatorio di Pesaro, sotto la guida del M° Liviabella, che oltre ad essere il Direttore del conservatorio, era anche il docente di orchestrazione e direzione. Nel contempo, studiava anche organo e pianoforte principale, che gli sarebbe servito in futuro per insegnare pianoforte nelle varie scuole che avrebbe aperto. Gli allievi meritevoli, venivano poi inviati alla scuola di musica di Misano Adriatico o al M° Alfredo Speranza. Nel 1983, in occasione del cinquantesimo del canonico Graziosi di Ospedaletto, cominciò a dirigere il Coro di Morciano di Romagna, dove per l’occasione venne eseguita la “Secunda Pontificalis” di Perosi.
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carriera, con concerti in tutto il mondo.” Nel duemila, su invito del M° Ubaldo Fabbri, don Dino fondò un nuovo coro nel suo paese natio: il “Chorus Marignanensis”. Nato inizialmente come coro femminile ha partecipato ad importanti manifestazioni. “ Nel 2007, ho avuto il grande piacere di andare con il Chorus a Roma, per partecipare al “III Festival Internazionale di Musica Sacra” dove con grande soddisfazione, ho diretto il coro eseguendo alcune mie composizioni, durante la liturgia nella Basilica di San Pietro. Ho provato una grandissima emozione. Non ho voluto perdere anche questa occasione”. “Considero il coro, il segno della vita delle persone, perché tutta la vita è una coralità, dove si impara a vivere e a relazionarsi con gli altri, con gioia, canto e trasmissione di sentimenti. Il canto è l’emozione dell’anima e la musica è il linguaggio comune di tutte le persone, perché ad una certa melodia possiamo dare parole di lingue diverse, ma che poi dobbiamo sottoporre giustamente sotto quelle note, perché esprimano in ogni paese, l’identica emozione, secondo la verità di quell’espressione musicale.” “ Ringrazio il Signore che mi ha donato la passione per la musica, che è stata la compagnia più bella della mia vita, posso dire – La fidanzata della mia vita “-. Il Chorus Marignanensis, ringrazia don Dino con grande affetto, per la generosità, e l’amore che ha messo come basi in ogni piccola cosa e sulle quali ha costruito un rapporto speciale con tutti i coristi e collaboratori. Grande maestro di musica e di vita, vogliamo ci accompagni ancora per tanti anni, in questo bellissimo viaggio carico di emozioni, che solo un’arte così speciale come la musica può regalare. (*) Direttrice del Chorus Marignanensis
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“LA VOCE FEMMINILE VERSO UNA MASCOLINIZZAZIONE?”1 di Walter Marzilli (*) 1 L’articolo è stato pubblicato nella rivista: “Lo Spettacolo”, bim., a. XLVI, n° 1, Gennaio-Marzo 1996, pp. 25-35.
causato la fine della emissione cosiddetta bianca del bambino, per farlo velocemente precipitare di un’ottava, avviandolo verso la definitiva connotazione vocale di basso, baritono o tenore. Senza il drastico intervento chirurgico tutto questo si sarebbe svolto durante il corso di alcuni lunghi anni, dopo un periodo di riposo e poi di riabilitazione con la nuova voce virile. La mano precisa dell’uomo1 invece, evitava questa lunga attesa, e disponeva senza traumi vocali2 la voce bianca del bambino verso una conformazione femminile che rimaneva la sua caratteristica per tutta la vita, nel bene e nel male. Spesso di estrazione estremamente popolare, magari ultimi di una numerosa prole in serie difficoltà economiche, per tali bambini si vedeva nella castrazione, per volontà di genitori senza scrupoli, una possibilità di futura ricchezza. A causa di questo, e delle allettanti richieste provenienti dalle cappelle musicali principesche, ma anche da quelle ecclesiastiche, si
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lcuni secoli fa, in quella che si può creativamente definire la storia delle mutazioni della specie umana, comparve un fenomeno del tutto particolare, apparentemente relegato all’ambito strettamente musicale, ma destinato necessariamente ad avere ripercussioni sul piano etico e sociale. Eravamo nel XVII secolo e numerosi bambini subivano la castrazione, nel tentativo di dare inizio ad una stirpe di angeli asessuati dalla voce d’oro. Dal punto di vista strettamente fisiologico si trattava di intervenire chirurgicamente sui testicoli del bambino prima della secrezione del testosterone, la cui azione lo avrebbe portato alla maturità sessuale e, agendo sulla laringe quale organo sessuale secondario, alla muta vocale. L’entrata in circolo dell’ormone avrebbe
1 Sulla precisione e l’efficacia dell’intervento chirurgico, fatto in clandestinità per le ovvie proibizioni, in condizioni igieniche adesso improponibili, con una metodologia che si avvicinava più alla norcineria che alla chirurgia, si può essere molto scettici. In effetti proprio all’abilità manuale di individui in qualche modo collegati con i coltelli e i rasoi, certamente meno difficili ed esigenti dei chirurghi, sembra che fosse affidata la delicata operazione. 2 Non ci sono dubbi, invece, sulla esistenza e le dimensioni del trauma psicologico: le vite dei castrati rimanevano profondamente segnate da questa violenza: né l’enorme successo artistico, né la ricchezza, che al momento dell’operazione erano soltanto una speranza, avrebbero mai potuto far dimenticare un così grave episodio.
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quintale ed essere alte più di un metro e ottanta.4 Questa necessaria premessa sembra essere sufficiente per immaginare quale peso possa avere sempre avuto nella storia dell’uomo il “suono” della sua voce. In effetti ogni situazione, differenziata nei diversi aspetti psicologici e sociali, si avvale di un commento vocale diverso di caso in caso. Non è necessario enumerare le infinite situazioni in cui ognuno cambia la propria voce a seconda del momento, della situazione, o anche solo dell’umore. Essa fa parte profondamente del nostro corpo, come le nostre braccia, ma è anche l’unica parte di esso che può scavalcarne i confini fisici, arrivando molto distante dal perimetro del nostro corpo. E’ un prolungamento metafisico che dilata le nostre dimensioni corporali e manifesta la parte impalpabile di noi stessi, quella più evanescente ma anche più intima, quella meno fisica e più spirituale. E’ quindi un bene inestimabile che impreziosisce con le sue enormi possibilità il nostro esistere. Basti solo pensare al fascino che assume una voce trasmessa per radio, che ognuno Le voci femminili di noi, seppure inconsembrano aver sciamente, non tarda a assunto una rivestire di una fisicità colorazione scura tangibile creata dalla nostra fantasia. Un corpo non bellissimo può apparire regale e affascinante se vestito della sola voce. I corpi delle voci della radio sono creati dalle nostre proiezioni migliori. Per questo la televisione, pur con la sua presenza ben più fisica e tangibile, non può cancellare la radio: perché l’uomo non le per-
perpetrò questa crudele pratica per circa due secoli. Il fine era meramente estetico: la creazione di una nuova voce che avrebbe di gran lunga superato quella dei falsettisti comunemente usata, emessa in quel caso da uomini sani che si limitavano ad imitare la voce femminile. E’ nota la difficoltà, se non addirittura la proibizione imposta alle donne di recitare in teatro,3 come quella di entrare nelle cantorie delle chiese. La voce di bambino, seppure con caratteristiche e colori diversi e ben definiti, poteva in certi casi sostituire le voci femminili, scavalcando tutte le difficoltà di ordine sociale cui le donne andavano incontro nell’intraprendere la carriera artistica di cantante. D’altra parte la sostituzione delle donne con i bambini, se da un lato risolveva molti problemi, dall’altro ne creava altrettanti. Questi ultimi erano legati ad alcuni fattori, tra i quali si possono ricordare la statura (per quanto riguarda il teatro), l’affidabilità professionale, la durata della voce entro i limiti temporali della pubertà, fatto questo che costringeva ad un continuo aggiornamento dei bambini. Di qui la necessità di sostituire le voci femminili sì nel modo più credibile possibile, ma anche più efficiente in relazione ai problemi sopraindicati: castrando gli uomini. Pur di ottenere la chimera di una voce di donna in un corpo maschile, con tutti i beneficî derivanti dal superamento delle varie costrizioni sociali, gli antichi amanti dell’opera e del canto riuscivano a sopportare anche il fatto che poi, a calcare le scene nei panni di una principessa innamorata ammalata di tubercolosi, fossero “le nuove cantanti” le quali, a causa della loro particolare condizione fisica, potevano oltrepassare il
4 Questa crescita anormale era una delle conseguenze della castrazione: insieme al testosterone veniva infatti eliminata dal corpo umano un’altra sostanza importante come la inibina, il cui compito all’interno dell’organismo è quello di controbilanciare e controllare l’ipofisi nella sua funzione di ghiandola preposta alla crescita e allo sviluppo del corpo umano. D’altra parte, forse da allora, siamo tuttora abituati a vedere Mimì morente, consumata dalla malattia, ma ancora molto “in carne”.
3 Si ricorderà che nel passato le salme degli attori di teatro venivano sepolte fuori dalle mura della città, a causa della scarsa stima di cui essi godevano in vita. In relazione a questo fatto si può ben immaginare in quale considerazione fosse tenuta una donna che lavorasse in teatro, cantante o attrice che fosse.
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metterà di distruggere le sue creazioni artistiche, essendo la forza immaginifica della mente in grado di creare capolavori senza paragoni, conservati nel limbo della propria intuizione personale. E’ in relazione alla possibilità di comunicare attraverso la voce che si sono sviluppate tante capacità vocali così diverse tra di loro quanto diverse sono le occasioni di comunicare. Ogni arte che si avvale della mediazione della fonazione ha dato vita ad una tecnica vocale diversificata e in continua trasformazione, in relazione ai parametri socio-culturali del momento.5 Sono sotto gli occhi di tutti, o per meglio dire sotto le orecchie di tutti, gli sviluppi (o gli inviluppi?) della voce cantata nei suoi diversi campi, ma specialmente nell’ambito della musica leggera. Una voce tenorile in stile anni ‘40 che cantava “Parlami d’amore, Mariù” farebbe sorridere se riproposta adesso; eppure dietro il normale scorrere del tempo ed il relativo aggiornamento dei gusti relativi alla voce, traspare chiaramente un indirizzo particolare che vale la pena prendere in considerazione: nel vasto panorama musicale di oggi le voci femminili sembrano aver assunto una colorazione scura, in netto contrasto con la più consueta configurazione leggera di soprano, prediligendo invece una emissione dai lineamenti forti e decisi, vincolata ad una connotazione di carattere prevalentemente virile. Una tale situazione diventa subito evidente ad un ascolto appena più attento dei fenomeni musicali del nostro tempo, in particolare legati alla musica leggera.6 In tale ottica, quest’ultimo si rivela uno strumento analitico molto significativo per lo
studio delle caratteristiche fonatorie della massa, rivelando in essa senza dubbio la tendenza specifica alla mascolinizzazione delle voci femminili.7 Nell’ambito della musica leggera, la cui presenza sembra incidere sul mercato, e quindi sull’ambiente sociale, in misura maggiore rispetto alle forme di musica “colta”,8 si può facilmente riconoscere come sia molto usato un particolare tipo di emissione vocale che potremmo definire “di gola” per differenziarlo dalle forme canoniche, conosciute sotto il nome di emissione “di petto” e “di testa”. Un tale tipo di voce finisce per costituire, tra gli aspetti peculiari della musica leggera, quello che ne identifica immediatamente i contorni, tanto da far definire semplicisticamente “lirica” una impostazione vocale che in qualche modo se ne discosti. Una emissione di gola è normalmente frutto di una fonazione priva di tecniche vocali che possano facilitare il cosiddetto passaggio di registro, il quale permetterebbe il raggiungimento delle note acute per mezzo dell’emissione di testa, attraversando quella di petto.9 Un cantante di musica leggera è di frequente in una condizione fonatoria tale da garantirgli l’emissione dei suoni acuti senza utilizzare la tecnica del passaggio di registro, la quale sembrerebbe altrimen7 Nel campo della musica lirica sembra avvenire un fenomeno analogo, che però sembra limitarsi alla maggior presenza di mezzosoprani tra le allieve dei corsi di canto rispetto ai periodi precedenti. 8 Tale aggettivo profuma di élite: lo consideriamo avulso da implicazioni culturali, usato nella sua accezione semplicemente specificativa. 9 Il passaggio di registro garantirebbe una omogeneità del timbro vocale tra i suoni gravi e quelli acuti, fornendo la possibilità di poter contare su una vocalità ben amalgamata e compatta in tutta l’estensione. Dal mancato uso del passaggio di registro deriva quindi quella che può essere considerata una caratteristica comune a tutti i brani di musica leggera: la notevole diversità di emissione tra le “strofe”- normalmente cantate con una vocalità incerta e soffiata, nell’ambito della regione medio-grave dell’estensione vocale - e il “ritornello”, dove il cantante rivela inaspettate doti canore, trasformando i precedenti sussurri in imperiosi acuti.
5 La voce degli attori non è la stessa da quarant’anni a questa parte: un vecchio film in bianco e nero nuovamente doppiato sarebbe irriconoscibile. Nel teatro di prosa accade lo stesso, come nell’opera. 6 Prendiamo per buono l’uso di questo aggettivo, entrato ormai nel lessico comune, senza indagare sul vero “peso” di questa musica.
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ti creare una inaccettabile contaminatio con la vocalità di natura lirica. Tant’è che il cantante di musica leggera si vede per questo costretto ad inventarsi una tecnica tutta sua che gli permetta di arrivare in alto,10 perfettamente consapevole che le sue entrate economiche sono direttamente proporzionali alle sue uscite fonatorie. A meno che la persona in questione non sia dotata di un apparato anatomico per l’emissione vocale conformato in modo tale da consentirgli tali prestazioni, la conseguenza più logica è una ipercinesi delle corde vocali,11 la qual cosa può essere il preludio alla comparsa dei noduli.12 La voce assume allora una particolare connotazione fonica facilmente riconoscibile da un orecchio esperto, che rende improbabile qualunque prestazione artistica. Il timbro si scurisce, l’emissione si fa velata,13 i suoni acuti diventano estremamente improbabili, quanto meno molto impegnativi, l’espirazione si accorcia. Nasce così, se non lo fosse già per motivi fisiologici, la voce rauca di alcuni cantanti italiani e stranieri, che ne riescono a fare una sorta di segno di ri-
conoscimento attraverso una personale visione, suffragata magari dal successo di pubblico, ma che esula dai criteri di una valutazione puramente estetica. Sembrerebbe il caso ristretto di una élite di persone di successo, se non fosse che la forte componente imitativa, a volte anche inconscia, che ruota intorno ad esse, non facesse dilagare all’esterno tale comportamento fonatorio, verso un largo panorama di strati sociali.14 A questa situazione fonatoria è collegato anche il modo di prendere fiato. E’ frequente infatti il caso di vedere le vene e le arterie del collo gonfiarsi durante l’emissione della voce cantata ma anche di quella parlata. Se il momento dell’inspirazione si sposta in avanti con l’enfatizzarsi delle ultime parole di un discorso, l’apparato fonatorio è messo in una condizione di tensione muscolare che si ripercuote, oltre che sulla funzionalità dell’organo della fonazione, anche sulla qualità della voce che perde brillantezza e leggerezza. Di qui a riconoscere come propria quella particolare voce forzata e impossessarsene, il passo è molto più breve di quanto si creda. Numerosi sono ormai i casi di cantanti donne che fanno uso di una simile vocalità. Per le ragioni dette, i primi suoni ad essere perduti in simili condizioni fonatorie sono quelli acuti e chiari,15 mentre quelli di colore scuro, per le stesse motivazioni, risultano enfatizzati. Se i casi di ipercinesi delle corde vocali posso-
10 Anche nella musica leggera l’acuto riveste il ruolo ricercato e insostituibile di “strappa-applauso”. 11 Iperattività dovuta allo sforzo di emissione in condizioni fisiologiche anomale. 12 Con questo termine si definiscono quelle protuberanze callose che si possono formare sul bordo delle corde vocali in seguito ad un prolungato sforzo fonatorio. E’ nota la frequenza di questi casi tra gli insegnanti, in particolare di scuola elementare e media. La loro voce è sottoposta ad uno sforzo superiore alla norma per quantità e qualità. Questo fatto causa uno sfregamento delle corde vocali sul loro bordo, con la conseguente formazione di un vero e proprio callo nel punto di contatto. Né più né meno di quanto avverrebbe in qualunque altra parte del corpo, qualora questa venisse sottoposta ad uno sfregamento simile, continuo e sovraeccitato.
14 La normale tendenza emulativa nei confronti di un fenomeno divistico, in particolare nel campo specifico dei cantanti di musica leggera, risultava fortemente accentuata con il fenomeno dilagante del Karaoke. La componente imitativa in questo caso diventava preminente, ed era facile, con l’aiuto dell’elettronica, immedesimarsi nell’esecutore, facendo proprie nel bene e nel male le sue peculiarità vocali.
13 Si definisce così una voce cantata che si lascia accompagnare da una sorta di fruscio, conseguenza del fatto che non tutta l’aria che passa attraverso le corde vocali viene messa in vibrazione e quindi trasformata in suono: una parte della corrente aerea, quella che passa più vicina al nodulo, non è messa in vibrazione a causa dell’indurimento calloso che impedisce alla corda vocale di vibrare liberamente, impedendole di trasformare in suono (vibrazione) il soffio aereo, che tale rimane.
15 Nell’emissione di tali suoni, infatti, le corde vocali, attraverso l’opportuno spostamento delle cartilagini aritenoidi, si dispongono in modo tale da assumere lo spessore più sottile; così come in tutti gli strumenti a corde nei quali, a parità di lunghezza, è la diminuzione del diametro delle corde a causare acutezza e chiarezza nel suono.
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no essere considerati una condizione limite nel processo di scurimento della voce femminile, altri fattori, legati ad aspetti diversi, possono causare un fenomeno analogo. L’aumento dell’altezza media, ad esempio, prescindendo dalle cause che lo determinano, può avere una certa influenza sullo scurimento della voce sia maschile che femminile. In effetti, le persone alte possono essere definite iperipofisariche, termine dovuto all’iperattività dell’ipofisi, la quale determina l’accrescimento e lo sviluppo dell’organismo. Anche la lunghezza delle corde vocali risulta proporzionata a tale accrescimento, in conseguenza dell’accrescimento della cartilagine tiroide.16 Nelle persone alte esso risulta pronunciato in misura maggiore rispetto a quelle che lo sono meno, ed è la conseguente presenza di corde vocali lunghe che dà la possibilità di emettere suoni più gravi e scuri.17 In effetti, la costituzione fisionomica tipica di un basso differisce nella norma da quella di un tenore: quella del primo presenta caratteristiche tendenti allo sviluppo in alto, con fisico longilineo, normalmente asciutto e nervoso,18 con buona funzionalità metabolica; il tenore invece, pur se in genere non molto alto, presenta caratteristiche legate ad una certa presenza fisica e un metabolismo più lento, collegato con la tendenza ad appesantirsi.19
Partendo apparentemente da molto lontano in relazione alla tendenza alla mascolinizzazione delle voci femminili, potrebbe essere interessante soffermarsi sull’esistenza dell’epifisi. Situata nell’encefalo, essa ha, tra le sue caratteristiche,20 quella di essere sensibile alla luce, benché posta internamente. Tra i suoi compiti figura anche quello di regolare l’ipofisi, ghiandola della crescita che disciplina la produzione del testosterone da parte delle cellule di Leydi. Il fatto di essere fotosensibile potrebbe, seppure indirettamente, mettere l’epifisi in relazione con il nostro tema: attraverso l’esposizione prolungata alla luce,21 essa sarebbe indotta anzitempo nella condizione di stimolare la funzionalità dell’ipofisi. Il risultato sarebbe la secrezione anticipata del testosterone che, come abbiamo detto all’inizio, causa la muta vocale del bambino e lo conduce alla maturità sessuale.22 meno resa difficoltosa dallo strato di adipe che ne appesantirebbe i movimenti, se esso fosse situato a ridosso delle corde vocali stesse. Se si pensa che una piccola gocciolina di muco che si deposita sulle corde vocali causa un immediato quanto inevitabile colpo di tosse e un calo improvviso della funzionalità fonatoria (stecca), si capisce innanzitutto a quale precarietà possa essere legato il successo di un cantante lirico, e poi quale sia il delicato equilibrio che si crea all’interno dell’apparato fonatorio al momento dell’emissione, dal momento che un minimo peso aggiuntivo ne determina la rottura. Diverso è il caso dell’adipe nella zona della gabbia toracica, preposta alla risonanza del suono: tale accumulo, inteso come mezzo di propagazione delle vibrazioni, può realmente incrementare la capacità di risonanza della gabbia, in relazione al fatto che tale capacità risulta direttamente proporzionale alla densità molecolare del mezzo di trasmissione. Per questo la velocità del suono nell’acqua è cinque maggiore che nell’aria.
16 Più nota con il nome di Pomo d’Adamo, la tiroide è una delle quattro cartilagini che formano la laringe, insieme alla cricoide, le aritenoidi e l’epiglottide. Lo scudo cartilagineo del pomo d’Adamo si erge a protezione delle corde vocali, tese fra esso e le aritenoidi.
20 Dalle sue secrezioni sono stati isolati più di venti ormoni, preposti a numerose importanti funzioni vitali non solo in campo neurologico. Ad essa risulta strettamente collegato lo sviluppo degli organi sessuali secondari, tra i quali si annovera la laringe, perno funzionale del nostro strumento fonatorio. L’epifisi regola anche l’alternanza degli stati di sonno e di veglia.
17 Esattamente come succede con gli strumenti musicali a corda nei quali, a parità di spessore, a corde più lunghe corrispondono suoni più gravi e scuri.
21 In effetti trascorriamo la maggior parte del nostro tempo all’interno di locali piuttosto che all’esterno. E’ proprio allora che risultiamo maggiormente investiti da fasci luminosi potenti e fissi come le luci elettriche, considerando anche il fatto che esse, spesso accese anche di giorno nei luoghi di lavoro, non danno la possibilità di ombreggiature, ma invadono senza possibilità di schermatura tutta l’area.
18 Pur se non necessariamente magro, specie nel corso degli anni. 19 Una recente teoria ipotizza che possano derivare beneficî all’emissione dalla presenza di grasso nella regione laringea. Questo appare in contrasto con il fatto che i cantanti di un certo peso corporeo sono normalmente tenori e soprani, cioè voci acute e chiare. In questo caso le corde vocali sono chiamate a fare anche più di 1000 oscillazioni al secondo, la qual cosa sarebbe quanto
22 Potrebbe essere questa la spiegazione del fatto che nel nostro paese, come in quelli esposti ad un clima luminoso e solare in-
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E’ inoltre da tenere presente il fatto che al raggiungimento precoce di quest’ultimo traguardo può concorrere anche l’assunzione inconsapevole di ormoni attraverso l’ingestione di alimenti divenuti sempre più ricchi e sofisticati, trattati e manipolati attraverso l’uso di sostanze ormonali che ne sviluppano la crescita e ne migliorano l’aspetto, sia in area zootecnica che agricola.23 Oltre che indirettamente, questo fatto può interessare in modo assolutamente diretto il tema trattato, dal momento che l’assunzione di tali ormoni agisce sull’organismo causandone l’incremento di certi caratteri. In questo senso la laringe, organo preposto alla fonazione, ne subisce fortemente gli effetti virilizzanti dal momento che essa, rientrando nella sfera fisiologica degli organi sessuali secondari, risulta essere estremamente sensibile all’azione degli ormoni.24 Una volta comunque raggiunta la maturità sessuale, l’adolescente si trova di fronte a tutta una serie di situazioni nuove, alle quali sono legati numerosi fattori, la cui analisi porterebbe ad esplorare aspetti così diversificati da sconfinare in altri campi. Su uno in particolare, però, sembra necessario soffermarsi in relazione al tema trattato, ed è il modo in cui l’adolescente manifesta ed esterna il raggiungimento di questo importante traguardo, che egli considera una
grande conquista sociale, sapendo bene però che i segni tangibili di questa sua nuova condizione fisica resteranno, per ovvi motivi, necessariamente chiusi e protetti entro i confini della sua intimità. E’ allora che si sviluppano tutta una serie di atteggiamenti comportamentali, a volte non esenti da esagerazioni, con i quali il ragazzo e la ragazza intendono mettere in evidenza la loro nuova condizione. L’abbigliamento, lo sguardo, il ricorso al maquillage per le ragazze, il fumo, nei casi estremi il consumo di stupefacenti, possono a volte essere tradotti come tentativi di manifestare la propria maturità attraverso messaggi che vadano al di là dei confini del proprio corpo, ma che in fondo restano estranei ad esso, non facendone parte integrante. Ciò che invece già appartiene a noi stessi, che può rappresentare la nostra identità personale facendone al tempo stesso strettamente parte, che è in grado di inviare messaggi precisi all’esterno del nostro corpo e che, come accennato in precedenza, ha la capacità da sola di materializzare il nostro corpo,25 è la voce: niente di meglio, allora, che affidarle l’immagine di sé da presentare agli altri. Il nesso tra questo argomento e la mascolinizzazione delle voci femminili si manifesta non appena ci si interroga sui modelli che una ragazzina trova davanti a sé per evidenziare il suo nuovo status di donna. Nell’ottica di chi guarda dall’esterno una determinata situazione, con la volontà di rimanere assolutamente oggettivo nelle valutazioni, appare evidente che i ripetuti messaggi della pubblicità, del cinema, della televisione e dei media in genere sembrano rivolti a presentare la maturità femminile rivestita di sicurezza, contornata da un fascino che lascia trasparire un certo grado di aggressività, collegata
torno al Mediterraneo, la presenza di Knabenchöre (cori di voci bianche) non è mai stata consueta, ma limitata a pochissimi casi particolari (Cappella Sistina, Duomo di Milano...); al contrario, essi erano da sempre storicamente molto diffusi nei paesi del Nord Europa. Qui, evidentemente, la muta sessuale e quindi quella vocale avvenivano più tardi, a motivo del fatto che l’epifisi risultava meno stimolata dalla luce a causa del clima rigido e della minore luminosità del cielo. La maggiore durata della voce bianca nel bambino assicurava quindi stabilità nell’organico del Knabenchor, facilitandone l’esistenza. 23 Una prova di questa anomala situazione ormonale dell’organismo umano è l’altissima percentuale di alterazioni della funzionalità tiroidea nelle donne citata poc’anzi.
25 Parlare al telefono con una persona conosciuta è come avere a disposizione un videotelefono con l’immagine dell’interlocutore, tanto l’udire la sua voce lo rende presente fisicamente.
24 E’ nota infatti l’attenzione delle cantanti liriche ad evitare le recite a ridosso del ciclo mestruale, a causa delle modificazioni alle quali è soggetta anche la laringe in quel periodo.
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alla quale risulta vincente la donna con successi di carriera. Volendo ricorrere ad una parola largamente abusata e così semplicistica da odorare già di stantìo, si potrebbe identificare tale modello con la “donna manager”. Altro lato della figura femminile in evidenza è quello legato alla prestanza fisica, alla tenacia e al coraggio mostrati in numerosi films d’azione con co/protagoniste femminili. Sembra facile intuire come la suggestionabile fantasia di una ragazzina possa essere condizionata da tali modelli, e si muova alla ricerca di una identificazione con essi. In questo senso appare sintomatico come la stragrande maggioranza dei fumatori abbia messo in bocca la prima sigaretta proprio appena raggiunta la pubertà, allorquando maggiore si avverte la necessità di mostrare la maturità acquisita. Nello stesso senso si può immaginare come naturale la tendenza allo scurimento della voce e all’acquisizione di una sua maggior virilità, che conferisca a chi la emette quelle caratteristiche che sembrano essere la chiave del successo femminile nella società moderna. Una voce leggera, chiara e sinuosa apparirebbe un controsenso. In relazione alla diminuita limpidezza della voce femminile, potrebbe avere un ruolo non proprio marginale la citata presenza di disfunzioni tiroidee nelle donne. Alla luce di recenti indagini nel campo della endocrinologia, una percentuale altissima di esse (70%) risulta essere affetta da anomalie alla funzionalità della tiroide, con comparsa di noduli tiroidei. La loro presenza26 può determinare un notevole incremento del volume della zona tiroidea,27 posta poco sotto
la cartilagine tiroide, a ridosso della base della laringe. Questa posizione potrebbe ostacolare la normale mobilità della laringe,28 inibendo la capacità vibratoria delle corde vocali e diminuendo di conseguenza il numero di vibrazioni a parità di corrente aerea. In relazione alle leggi acustiche che regolano la formazione dei suoni, da tale condizione fonatoria deriva ancora una volta l’emissione di suoni più gravi e più scuri. Sembrerebbe di trovarci di nuovo in un periodo di transizione vocale simile a quello dei castrati, ma in senso inverso: estremizzando le posizioni, non sarebbero gli uomini a cercare la voce di donna, quanto le donne a dare alla propria voce un aspetto mascolino, questa volta fortunatamente in modo incruento. In realtà, volendo indagare ulteriormente, un orecchio attento scoprirebbe anche nella voce degli uomini una certa mobilità nella direzione opposta, con la tendenza ad alleggerire l’emissione, alla ricerca di una maggior capacità di penetrazione attraverso suoni più chiari e acuti. Ma questo potrebbe essere un argomento per ulteriori approfondimenti da trattare in futuro. Per adesso basta ricordare che dal punto di vista strettamente fisiologico la laringe, organo generatore della voce, è esattamente un organo sessuale secondario. Potrebbe in questo senso apparire non troppo fantasioso ipotizzare un eventuale parallelismo tra la mutevolezza dell’identità vocale umana e l’identità sessuale, anch’essa da sempre altrettanto in movimento.
26 Possono raggiungere numero e dimensioni ragguardevoli, fino al punto di essere facilmente riconoscibili ad occhio nudo. 28 Specie a motivo del fatto che, mentre la tiroide è costituita da materiale molle e facilmente deformabile, i noduli sono più solidi e, frequentemente, ricoperti da una sorta di ingessatura di origine calcarea con la quale l’organismo si difende da tali corpi estranei, imprigionandoli.
27 In condizioni normali, il volume della tiroide di una donna che vive lontano dal litorale marino risulta essere più del doppio rispetto a quello di una abitante delle zone costiere, a causa della mancanza di iodio. In questi casi un ulteriore aumento di volume può costituire un evento estremamente tangibile.
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TROFEO ARGENTO A VERONA PER “NEW SISTERS” E “EKOS VOCAL ENSEMBLE” Le audizioni si sono tenute al Teatro Nuovo di Verona dove si sono presentati anche le New Sisters e l’EKOS vocal Ensemble. Le New Sisters sono un gruppo di 13 giovani donne che per passione cantano il gospel dal 1999 con lo scopo di diffondere questo “genere” musicale ed anche il messaggio cristiano in esso contenuto. L’Ekos vocal ensemble è un gruppo a voci miste, tra i 17 e i 35 anni, diretto dal maestro Massimo Pizzirani, costituito nel 2007 presso la Scuola di Musica “G.Bononcini” per volere dell’insegnante di canto, lo stesso Pizzirani, per ampliare la conoscenza musicale dei suoi allievi al canto vocale a cappella. Entrambe le formazioni sono associazioni culturali. Le New Sisters hanno eseguito brani della tradizione spiritual e gospel a cappella quali Swing low sweet chariot, Ride on King Jesus, il gospel contemporaneo Total Praise di Richard Smallwood, Gospel Medley dall’originale delle Destiny’s Child e Shout to the Lord. Gli Ekos si sono presentati con i brani Happy days tratta dall’omonimo telefim degli anni ‘70, Hail holy Queen tratta da Sister Act, Lollipop dei Chordettes, Un bacio a mezzanotte del Quartetto Cetra e lo spiritual When the saints. Nella categoria cui partecipavano si sono entrambi distinti ottenendo l’argento. Primo argento per le New Sisters cui i giudici hanno assegnato il punteggio di 86/100, secondo per l’Ekos con 76/100. Una soddisfazione per entrambe le formazioni. Un grande risultato per le New Sisters, al loro primo
Il gruppo vocale gospel “New Sisters” di Podenzano
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ccellente risultato per due cori emiliano romagnoli al concorso internazionale di canto corale che si è svolto a Verona nei primi giorni di aprile. Protagonisti il gruppo vocale gospel New Sisters di Podenzano (Piacenza) e l’EKOS vocal ensemble di Vignola (Modena) che si sono aggiudicati il trofeo argento nella categoria pop, swing, blues, spirituale e gospel. Il concorso, alla sua 24esima edizione, organizzato dall’associazione Gruppi corali veronesi, è uno dei più prestigiosi e conosciuti. Prova ne sia che vi hanno preso parte cori provenienti da Francia, Germania, Norvegia, Ungheria, Turchia, Cina, Stati Uniti e Italia. In giuria maestri direttori ed esponenti del canto corale italiano, come Giorgio Mazzucato, Fabrizio Barchi, Giorgio Croci, Luigi Leo, ed internazionale come il tedesco Wolfgang Tropf, il croato Bojan Pogrmilovic e Lucinda Thayer dagli Stati Uniti d’America.
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concorso, che vedono premiato il loro impegno negli arrangiamenti dei brani e nello studio degli stessi, sempre senza un vero direttore e rigorosamente senza spartiti. Una conferma invece per l’Ekos, che già nel 2008 ha vinto il primo premio assoluto nella loro categoria al concorso “16° Trofeo italiano Città di Ascoli Piceno” e nel 2009 si è piazzato al quarto posto al concorso internazionale “Solevoci Competition” a Varese. Al termine delle gare i rappresentanti di tutti i cori sono stati accolti dal sindaco di Verona Flavio Tosi e dall’assessore alla cultura Marco Ambrosini nella sala consiliare del Comune per un saluto ed un omaggio alla coralità. Le premiazioni sono state effettuate al Teatro Filarmonico dove Lino Pasetto, presidente dell’associazione gruppi corali veronesi ha spronato i cori a prose-
guire sulla strada del confronto, del conoscere le proprie capacità, i propri limiti, affinare il proprio repertorio e soprattutto allacciare rapporti di amicizia e scambio culturale tra i cori, anche con i circa 60 cori veronesi che nelle giornate del concorso hanno organizzato concerti insieme i cori partecipanti. La sera di venerdì 5 aprile gli Ekos Vocal Ensemble si sono esibiti infatti al Teatro comunale di Pescantina (VR) ospiti del coro “La Resela” di Pescantina, mentre le New Sisters al Teatro Blu di Borgo Roma di Verona ospiti del coro femminile “Negritella”. Il momento conclusivo della manifestazione ha visto tutti i cori sfilare in corteo dall’Arsenale alla prestigiosa location dell’Arena di Verona dove si sono esibiti a cori riuniti nel “Va pensiero” dal Nabucco di Verdi e nell’ “Inno alla gioia” dalla Nona di Beethoven.
due immagini dell’ Ekos vocal ensemble
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UN CORO SCOLASTICO CHE VA “ALLEGRAMENTE OLTRE” CORO “LE ALLEGRE NOTE” DI RICCIONE
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certo) dai 7 ai 14 anni, ai quali si aggiungono i 21 bimbi del corso preparatorio, riservato agli alunni di prima classe della scuola primaria. Completano le fila corali i 37 ragazzi del giovanile “note in crescendo” ( dai 14 ai 21 anni), tra i quali fanno la parte dei veterani alcuni coristi che nel 2000 hanno fatto parte del primo gruppo ed ora, universitari, continuano a frequentare l’associazione ed il coro. Per preparare i concorsi già svolti e quelli ancora in programma, i ragazzi della formazione da concerto hanno svolto una lunga serie di concerti e partecipazioni a rassegne corali a Riccione, Città di Castello, Umbertide, San Giovanni in Marignano, Misano Adriatico, Ancona. Alcuni di questi eventi sono stati organizzati in ambito AERCO. Questa realtà corale nel settore delle voci bianche e giovanili è una tra quelle più signi-
ato nel 2000 come coro scolastico, il coro a voci bianche “le Allegre Note” di Riccione, sta vivendo un periodo particolarmente intenso e fortunato. È dello scorso aprile 2013 il Primo Premio assoluto (con 100/100) assegnato dalla Giuria del 5^ Concorso Internazionale Giovani Musicisti “Città di Treviso”, ai ragazzi del coro riccionese. A inizio maggio il coro ha partecipato alla 14^ edizione del Concorso Corale per voci bianche Città di Faenza; anche in questo caso è arrivato il Primo Premio assoluto nella categoria fino a 11 anni. Particolarmente efficace a parere delle commissioni l’esecuzione di “Balulalow” di Britten e del “Sanctus” di Janczak. In questo anno sensazionale, l’attività del coro a voci bianche è frenetica; le iscrizioni al coro hanno raggiunto il numero impressionante di 98 elementi ( 47 quelli della formazione da con
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hanno infatti inanellato una serie di importanti esperienze quali la partecipazione a produzioni di “Boheme” e “Tosca” di G. Puccini, “Carmen” di Bizet, “Carmina Burana” di Orff, sul territorio nazionale, collaborando con importanti teatri di tradizione, con i solisti di Santa Cecilia in Roma ed enti lirici e lirico-sinfonici. Non va dimenticata la partecipazione al “Te deum” di H. Berlioz a Bologna sotto la direzione del M° Claudio Abbado. Oltre a coltivare il versante di maggior spessore musicale e culturale, la formazione a voci bianche non ha trascurato l’attività del coro scolastico e la solidarietà; ha partecipato a decine di manifestazioni per raccolte fondi a scopo benefico. Ultima in ordine temporale, la partecipazione al progetto “Mr. Brown for Haiti” al fianco della “iena” Andrea Pellizzari. Due i cd pubblicati: nel 2011 “allegramente
NOI “ e nel 2012 “insieme”, cd realizzato insieme al coro giovanile “note in crescendo”. Dalla fondazione, i cori sono diretti da Fabio Pecci, e fanno capo all’Associazione “ coro allegre note” di Riccione. Dal 2011 il coro è socio di AERCO. L’attività va oltre l’anno scolastico, sviluppandosi anche durante il periodo estivo, durante il quale viene approfondito il repertorio e curata la vocalità dei singoli ragazzi. Elemento non trascurabile considerati l’attività e le dimensioni del coro, è la forte ed attiva partecipazione delle famiglie dei coristi, in tutte le iniziative del coro. Per alcuni anni un gruppo di genitori, interessato a comprendere meglio il lavoro svolto dai propri figli, ha preso parte al laboratorio corale per genitori, simpaticamente autobattezandosi “le dolenti note”. Informazioni dettagliate possono essere raccolte sul sito www.coroallegrenote.it
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