e-FARCORO 2-2015

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Farcoro

Quadrimestrale dell’AERCO Associazione Emiliano Romagnola Cori

n° 2, maggio-agosto 2015

Assemblea elettiva AERCO Le nuove cariche

Cipriano De Rore

Il mondo corale di Gianni Malatesta


FARCORO

Quadrimestrale dell’AERCO Associazione Emiliano Romagnola Cori Maggio - Agosto 2015 Edizione online: www.farcoro.it Autorizzazione del Tribunale di Bologna N° 4530 del 24/02/1977 Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - CN/BO. Direttore Editoriale Niccolò Paganini Comitato di Redazione Fedele Fantuzzi Giacomo Monica Puccio Pucci Andrea Angelini Edo Mazzoni Matteo Unich Grafica e impaginazione Elisa Pesci

Sede Legale c/o Aerco – Via Capo di Lucca 42 40126 Bologna Contatti Redazione: direttore@farcoro.it +39 347 9706837 I contenuti della Rivista sono © Copyright 2009 AERCO-FARCORO, Via Capo di Lucca 42, Bologna - Italia. Salvo diversamente specificato (vedi in calce ad ogni articolo o altro contenuto della Rivista), tutto il materiale pubblicato su questa Rivista è protetto da copyright, dalle leggi sulla proprietà intellettuale e dalle disposizioni dei trattati internazionali; nessuna sua parte integrale o parziale può essere riprodotta sotto alcuna forma o con alcun mezzo senza autorizzazione scritta. Per informazioni su come ottenere l’autorizzazione alla riproduzione del materiale pubblicato, inviare una e-mail all’indirizzo: farcoro@aerco.it.


indice

EDITORIALE di Niccolò Paganini, Andrea Angelini e Matteo Unich

LE NUOVE CARICHE AERCO

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assemblea elettiva aerco di Puccio Pucci

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POLIFONIA CIPRIANO DE RORE

di Pietro Magnani

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CANTO POPOLARE IL MONDO CORALE DI GIANNI MALATESTA

di Manuel Rigamonti

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TRENT’ANNI DI FENIARCO di Rossana Paliaga

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AERCO NOTIZIE xii scuole in...coro! ii concorso corale città di riccione “echi di maggio” dei cantori delle pievi

p. 8 cipriano de rore

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FARCORO

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editoriale

Lo scorso aprile abbiamo vissuto un momento importante per la nostra associazione, le elezioni delle cariche sociali. Non sono mancate le polemiche, però abbiamo assistito ad un confronto interessante e costruttivo su due diversi modelli e stili di gestione. Questi mesi di riflessione hanno dato modo di poter ascoltare e analizzare le problematiche vissute in questi anni e questa è un’opportunità unica per poter dare un ulteriore slancio alla forza aggregativa di AERCO. L’augurio e’ che la nuova dirigenza, memore di quanto è venuto fuori dai cori in questo periodo di confronto, possa rispondere con puntualità e competenza ai desideri e alle esigenze degli associati. Un team ha vinto, e’ naturale, ma le divisioni createsi durante la “campagna elettorale” devono ricompattarsi per il bene di tutti. Naturalmente, i nostri complimenti vanno a chi e’ riuscito ad ottenere più consensi, ma non possiamo dimenticare di ringraziare il M° Scattolin, Puccio Pucci e Rosanna Odorisio. Grazie anche a loro, che si sono offerti e candidati e hanno svolto il loro ruolo con correttezza, competenza e serietà. Il desiderio che abbiamo e’ che non venga meno il loro contributo all’associazione. Un particolare e doveroso ringraziamento deve andare a Puccio, che per tanti anni ha donato parte della sua vita all’AERCO. Questo non va dimenticato. Grazie! In queste pagine diamo ampio spazio quindi alle elezioni dell’aprile scorso. Vi è il saluto della nuova dirigenza e il nuovo organigramma con i relativi contatti. Abbiamo appena terminato di festeggiare il trentesimo della FENIARCO, la nostra federazione nazionale, un anno ricco di appuntamenti e attività. In questo numero, facciamo un piccolo resoconto di questa ricorrenza così speciale. Per gli amanti della polifonia doniamo un bel contributo di Pietro Magnani, ad un autore non sempre conosciuto ma di grande spessore, Cipriano De Rore, nel doppio anniversario della nascita e della morte. Da una tesi di laurea, proponiamo un’ interessante analisi di alcuni lavori dell’amatissimo Gianni Malatesta. La ricchezza delle sue armonizzazioni ci ha regalato capolavori assoluti nel panorama del canto popolare. Nella rubrica dedicata alle nostre delegazioni presentiamo una ricca carrellata di iniziative, dal Concorso di Riccione alla presentazione del primo cd dei Cantori delle pievi, alla rassegna dei cori scolastici di Parma. Sperando che tutto questo sia di vostro gradimento, vi auguro una buona e proficua lettura.

Niccolò Paganini direttore editoriale

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editoriale

Cari amici, è una grande emozione ritornare sulle pagine di FARCORO, questa volta in qualità di Presidente! Il compito che mi aspetta, insieme a Costantina, Matteo e agli amici delle varie delegazioni provinciali è impegnativo e, al tempo stesso, stimolante. Credo sia arrivato il momento per considerare la nostra Associazione non solo un luogo dei valori, che devono naturalmente continuare a profondere la nostra coscienza corale, ma anche e soprattutto un centro di servizi, moderni e al passo con i tempi. Cambia AERCO perché la coralità è cambiata! Ogni coro, da quello più semplice a quello che intraprende oramai una strada piena di concerti e concorsi deve fare i conti con due punti da cui non può prescindere. Il primo è naturalmente la globalizzazione che porta alla diffusione, ma anche alla conseguente scomparsa della notizia, in tempi brevissimi. Come ci porremo davanti a ciò? Come far sì che i cori possano trarre vantaggio da questa folle corsa del mondo, anche musicale? Il progetto che abbiamo presentato in fase di Assemblea è la nostra risposta, è la sfida al digitale con il digitale! Il secondo fattore è la scarsità di risorse economiche che gli enti locali, in questi tempi di crisi, stanno concedendo per le attività culturali in genere e, nello specifico, per i cori. La nostra visione è che bisogna lavorare in loco, creando una serie di collaborazioni che possano sostenere, anche finanziariamente, l’Associazione, sulla base di validi progetti presentati. La mentalità vincente della dirigenza AERCO dovrà essere ‘business oriented’, che non vuol dire considerare l’AERCO un ente di profitto (che sarebbe naturalmente contrario ai suoi scopi statutari) ma una struttura snella con persone che faranno il loro meglio per manovrare il timone come se fossero alla guida di un’azienda. Ci riusciremo? In questo momento davvero conto sull’aiuto di voi tutti per creare quella rete di ‘volontari che uniscono il mondo corale, per fare il mondo migliore’. Andrea Angelini Presidente AERCO

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editoriale

Il Direttore di Farcoro, l’amico M° Niccolò Paganini, mi ha chiesto di scrivere due righe di presentazione dopo le elezioni del 19 aprile che mi hanno visto nominato al ruolo di Vicepresidente AERCO. La buona volontà non mancava, ma ci è voluto un po’ per debellare il panico da pagina bianca. Non sono nuovo alla stesura di articoli per questa rivista, ma di solito parlo di altri, non di me stesso o delle mie intenzioni! Saltando a piè pari note autobiografiche di nessun interesse, il nocciolo è: cosa cercherò – nei miei limiti – di fare con e per AERCO? Dal momento che la mia occupazione principale è l’insegnamento, seguirò tutto quel che attiene ai rapporti con il mondo scolastico, prendendo come riferimento i risultati del convegno regionale che AERCO ha organizzato nel 2012 e le dichiarazioni di intenti della piattaforma AERCO 2.0 che accomuna il M° Andrea Angelini, neo Presidente AERCO, la nuova Segretaria Costantina Saba e me. Chiedendo a un ragazzo qualsiasi, di qualunque età e provenienza, quali siano le 5 cose più importanti nella sua vita, la musica sarà sicuramente compresa nell’elenco. E credo che a tutti sia capitato di sentire un adolescente mettersi a cantare spontaneamente, magari con le cuffie del lettore mp3, raddoppiando la melodia del suo cantante preferito. La tenuta – oserei dire la sopravvivenza – della coralità non solo emilianoromagnola si gioca sul quanto riusciremo nel prossimo futuro a rendere “appetibile” ai giovani, agli adolescenti, ai ragazzi l’esperienza corale, a correlarla con la loro vita e con i loro gusti, cercando di elevare questi ultimi dal commerciale e dalla musica di consumo per portarli gradualmente verso le forme più elevate dell’arte corale. All’inizio di giugno il coro da me diretto ha organizzato una manifestazione concertistica invitando anche i ragazzi delle scuole che hanno frequentato i corsi di canto corale organizzati dal coro stesso e da me tenuti. Una classe V di scuola primaria ha aderito in numero elevato (erano una decina, quasi metà classe) e alcuni dei bambini di quella stessa classe non mancano mai ai nostri concerti. Quella sera hanno cantato il brano a due voci che avevano preparato con me. L’hanno cantato bene? Non lo so, e neppure mi interessa. Quel che mi interessa davvero, invece, è che ora questi bambini sanno cosa vuol dire fare coro, cantare insieme, condividere la gioia e l’emozione di una pubblica esibizione. E’ un seme. A noi, ora, (ma non solo nuovi dirigenti AERCO: anche i cori associati, i direttori, i presidenti…) il dovere di ottenerne altri, di piantarli e di fare in modo che il terreno dove cadono sia fertile. Si tratta di un impegno gravoso ma indispensabile. I nove anni passati come componente della Commissione Artistica mi hanno dato moltissimo, e di questo ringrazio di cuore il M° Fedele Fantuzzi, il M° Giacomo Monica e l’ing. Puccio Pucci, insieme a tutti gli altri Commissari, che mi sono stati di guida e di illuminazione. Ora a me il dovere di restituire quel che mi è stato dato sotto forma di impegno, di lavoro costante e di idee. Matteo Unich vicepresidente AERCO

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primo piano

Le nuove cariche AERCO PRESIDENTE - Andrea Angelini Rappresentanza ufficiale AERCO, delegato al consiglio direttivo FENIARCO, presidente Consiglio Direttivo e Assemblea, responsabile progetto informatico AERCO 2.0, coadiutore del Segretario per le questioni amministrative ed economiche. contatti: presidente@aerco.emr.it tel. 347.2573878

VICE PRESIDENTE - Matteo Unich Rappresentanza ufficiale AERCO e delegato al consiglio direttivo FENIARCO in assenza del Presidente. Responsabile Progetto Scuola. Coadiutore del Segretario per le questioni amministrative ed economiche. contatti: vicepresidente@aerco.emr.it tel. 338.4927438

SEGRETARIO - Costantina Saba Responsabile relazione con i cori associati, responsabile questioni amministrative ed economiche, responsabile contatti con enti locali, fundraising, relazioni tra ufficio e consiglio direttivo e commissione artistica, delegato alle questioni assicurative degli associati e alla gestione amministrativa della sede. contatti: segretario@aerco.emr.it tel. 340.9854347

RESPONSABILE WEB AERCO Edoardo Mazzoni Aggiornamento area generale sito web AERCO, collaborazione con cori associati per l'aggiornamento delle pagine dedicate ai cori, relazioni con FENIARCO per questioni legate al sito web. responsabile INTRANET AERCO. contatti: edoardo.mazzoni@istruzione.it tel. 339.2983800

RESPONSABILE PUBBLICAZIONI AERCO - Niccolo Paganini Direttore editoriale FARCORO e QUADERNI di FARCORO, Responsabile coordinazione pubblicazioni a stampa e digitali di AERCO . contatti: direttore@farcoro.it tel. 347.9706837

RESPONSABILE SEGRETERIA Gian Marco Grimandi Gestione cori associati, gestione assicurazione, gestione prima nota, redazione atti amministrativi, gestione sede (affitto, utenze, pulizia), invio informazioni e newsletter, redazione atti e verbali consiliari. contatti: ufficio@aerco.emr.it tel. 051. 051.232943 (lunedì, mercoledì, venerdì 9.30-12.30)

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primo piano

VERBALE ASSEMBLEA ELETTIVA AERCO Domenica 19 Aprile 2015 a Bologna presso l’Hotel Millennium su regolare convocazione del Segretario Pucci si è riunita l’Assemblea Generale della Associazione per discutere il seguente ordine del giorno: 1. 2. 3. 4. 5.

Relazione morale del Presidente; discussione e votazione. Relazione bilancio Consuntivo 2014 e preventivo 2015, Discussione e votazione. Presentazione dei Progetti triennali e delle Candidature per il rinnovo delle cariche. Votazioni e proclamazioni dei risultati. Cerimonia conclusiva.

Sono intervenuti il Presidente Fantuzzi, il Segretario Pucci; assente per impegni corali il vice Presidente Monica. Sono altresì presenti per la Candidatura n 1: Angelini, candidato alla presidenza, Unich, candidato alla vice presidenza; assente Saba per malattia, candidata alla Segreteria. Per la Candidatura n. 2 son presenti; Scattolin, candidato alla presidenza, Pucci, candidato alla vice presidenza e Odorisio, candidata alla segreteria. Partecipano i rappresentanti di 54 Cori regolarmente associati e sono 31 i Cori presenti per delega. Assume l’incarico di presiedere l’Assemblea Il Presidente Fantuzzi e il Segretario Pucci è incaricato di redigere il verbale dei lavori. Il Presidente dell’Assemblea apre i lavori ringraziando i presenti per la partecipazione, auspicando uno sereno svolgimento per la riunione che oltre ad approvare i Bilanci, è chiamata ad eleggere la nuova dirigenza che dovrà condurre l’Associazione nel prossimo triennio. Prima di entrare nel merito della sua relazione, il Presidente fa una dichiarazione di scuse per quanto avvenuto in sede di campagna elettorale per una pubblica dichiarazione di appoggio alla lista Angelini fatta dal Vice Presidente in carica Monica, ritenuta inopportuna e deontologicamente non corretta. Quindi passa a dare un ampio panorama su quanto realizzato in AERCO nel corso dei nove anni della sua presidenza. Eccone i principali capitoli toccati: il consistente aumento dei Cori Associati, la organizzazione di 15 edizioni della Rassegna Itinerari di Musica Corale, manifestazione a carattere regionale, la costituzione di due varianti dello Statuto che ha portato alla attribuzione all’AERCO del titolo di Associazione di Promozione Sociale, il contributo economico concesso a 145 Corsi di alfabetizzazione organizzati dai Cori regionali, la celebrazione del Quarantennio dalla fondazione della nostra Associazione con un importante Convegno e un Concerto dei Cori fondatori dell’AERCO, la grande Rassegna musicale per ricordare il Maestro Abbado, il Convegno sulle realtà regionali dei Cori a Voci Bianche, la costituzione della Scuola Permanente per Direttori di Cori presso la sede associativa. Concludendo il Presidente porge un ringraziamento ai componenti del Direttivo e della Commissione Artistica per la grande collaborazione prestata e l’augurio di buon lavoro a quanti verranno eletti a succedergli. L’Assemblea saluta il Presidente uscente con applauso caloroso e passa a votare la relazione che viene approvata alla unanimità. E poi la volta del Segretario Pucci. Egli premette che questa sarà l’ultima volta, dopo 43 ininterrotti anni, che si accingerà a presentare il Bilancio amministrativo della Associazione e non nasconde la sua commozione. Espone con l’aiuto di proiezioni il bilancio annuale che fa registrare una componente attiva di € 59.621,54 ed una passiva di € 53.999,47 con un risultato positivo destinato a coprire totalmente futuri progetti culturali che l’As-

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primo piano

sociazione proporrà. Pucci fa anche notare che la spesa delle produzioni ( corsi, concerti, convegni, concorsi) ha toccato l’81% dei ricavi. Questo indica che le spese sono state utilizzate quest’anno, come sempre nel trascorso, in modo assai positivo. Brevemente illustra anche il Bilancio di previsione che viene definito in spese e entrate pari a € 54.000. Infine chiude con queste parole: “Ho concluso il mio percorso lungo 43 anni di cui sono orgoglioso perché ho sostenuto 14 rinnovi di carica riscuotendo il parere positivo dell’Assemblea e la fiducia dei 5 presidenti che si sono succeduti in questi anni. Ho voluto bene a questa Associazione e se credete che la mia esperienza possa valere ancora qualcosa, troverete il mio nome nella scheda per l’elezione del vice presidente. Ora grazie per l’attenzione; è la vostra amicizia che mi preme di più, amicizia che mi ha sempre dato sostegno in questo mio lungo percorso segretariale.” Un prolungato applauso della Assemblea accoglie le sue parole. Passando alle votazioni i Bilanci consuntivo e previsionale vengono approvati alla unanimità. L’Assemblea nomina i componenti del seggio nelle persone di Silvia Vacchi, Stella Bolani, ed Elide Melchioni, quindi il Presidente cede la parola ai rappresentanti delle due liste, Angelini, Unich e Scattolin che illustrano, con l’ausilio di video-proiezioni, i particolari dei propri progetti già inviati per via telematica a tutti i Cori e successivamente pubblicati anche nella rivista associativa Farcoro. Alla fine degli interventi sottolineati da applausi dei presenti, il Presidente dichiara aperta la votazione che si conclude alle 12,45. Si procede subito con la scrutinio della schede. Al termine, dopo controlli accurati la Presidente di Seggio Vacchi da lettura dei seguenti risultati. Votanti 83 Cori. Avendo ogni Coro diritto per Statuto a due schede per ogni sezione della votazione, ciò comporta un totale di 166 voti effettivi da esprimere. Hanno riportato voti; ELEZIONE DEL SEGRETARIO Saba 95 Odorisio 67 Schede nulle 2 Schede bianche 2

ELEZIONE DEL VICE PRESIDENTE Unich 103 Pucci 54 Schede nulle 5 Schede bianche 3 Voti dispersi 1

ELEZIONE DEL PRESIDENTE Angelini 105 Scattolin 57 Schede nulle 4

Il Presidente dell’Assemblea Fantuzzi prende la parola ringrazia ancora i presenti ed i componenti il seggio e proclama ufficialmente i risultati: Nuovo Presidente AERCO 2014-2017 è proclamato Andrea Angelini. Nuovo Vice presidente AERCO 2014-2017 è proclamato Matteo Unich. Nuova Segretaria AERCO 2014-2017 è proclamata Costantina Saba. L’Assemblea rivolge ai neo eletti e a agli amici che lascino gli incarichi dirigenziali un caloroso applauso. Prima che il Presidente dell’Assemblea dichiari chiusi i lavori, il segretario Pucci, a nome di tutti gli associati, omaggia Fedele Fantuzzi di un quadro con dedica, a ricordo del suo impegno novennale. Nell’applauso che segue Fedele Fantuzzi, commosso, alle 13,50 pone termine alla seduta assembleare. Il Segretario dell’Assemblea Bologna 20 aprile 2015 Puccio Pucci

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polifonia

CIPRIANO DE RORE di Pietro Magnani

Quest’anno si celebra il doppio anniversario di un

compositore molto legato alla nostra regione: Cipriano de Rore (1515/16-1565), di cui ricorrono i 500 anni dalla nascita ed i 450 dalla morte. Personalità tra le più importanti del XVI secolo, egli legò il suo nome a Ferrara e Parma, le due città in cui visse e lavorò durante la sua maturità artistica.

II. Le messe di Cipriano de Rore La fama di Cipriano de Rore è legata soprattutto ai madrigali, genere di cui fu sviluppatore importantissimo, autore prolifico e punto di riferimento per le successive generazioni di compositori fino a Monteverdi. Vorrei invece parlare del meno conosciuto versante sacro della sua produzione; e in particolare, soffermarmi sulla Missa Doulce memoire, autentico pezzo di bravura e capolavoro dimenticato. Di Cipriano conosciamo soltanto cinque messe: una su cantus firmus (Missa Vivat Felix Hercules), tre messe parodia (Missa Vous ne l’aurez da una chanson di Josquin, Missa a note negre dalla propria chanson Tout ce qu’on peut en elle voir, Missa Doulce memoire dalla chanson di Pierre Sandrin) ed una messa che combina parodia e cantus firmus (Missa Praeter rerum seriem, da un mottetto di Josquin). Una produzione esigua, se paragonata a quella di alcuni suoi illustri contemporanei e successori, ma di innegabile qualità. Bernhard Meier, curatore dell’opera omnia di Cipriano, non esita a definire la Missa Praeter rerum seriem e la Doulce memoire “masterpieces of the highest order”, capolavori del più alto grado.

I. Profilo biografico Cipriano de Rore nacque a Ronse, nell’attuale Belgio. Non sappiamo nulla della sua gioventù, della sua formazione, di come giunse in Italia, se non attraverso ipotesi e supposizioni. Il primo dato certo è del 1542: Cipriano si trova a Brescia ed in quell’anno pubblica a Venezia il suo primo libro di madrigali, cui segue nel 1544 il primo libro di mottetti, insieme con una ristampa corretta ed ampliata dei madrigali. Ragioni stilistiche lo avvicinano ad Adrian Willaert, attivo a Venezia in quel periodo, per cui si è supposto che Cipriano possa esser stato suo allievo. Nel 1546 diventa maestro di cappella a Ferrara, presso Ercole II d’Este: qui rimarrà per tredici anni, componendo la maggior parte delle sue opere, fino al 1559, quando gli viene tolto l’incarico. Cipriano ritorna in patria, dove trova la città natale distrutta dalla guerra e la sua famiglia in difficoltà. È in quel momento che entra in contatto con i Farnese e viene assunto a Parma, dove giunge nel febbraio 1560. Qui, sebbene ben pagato ed onorato dal duca Ottavio Farnese, trova la cappella ancora in via di formazione ed un ambiente ben lontano dai fasti musicali ferraresi. Perciò nell’ottobre 1563 accetta l’incarico di maestro di cappella a San Marco a Venezia, succedendo al defunto Willaert. Vi rimane tuttavia meno di un anno: nel luglio 1564 si dimette e torna a Parma, ove rimane fino alla morte nel settembre 1565.

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polifonia III. Missa Doulce memoire : datazione La datazione delle messe di Cipriano lascia aperto qualche dubbio, pur potendosi definire con buona approssimazione. In particolare, la Missa Doulce memoire è “molto probabilmente una composizione assai tardiva, come indicano le fonti”*. “Per questa ragione, sembra possibile che questa sia la messa commissionata dall'Arciduca Ferdinando II di Tirolo [Ferdinando II d'Asburgo, Arciduca d'Austria e Tirolo], che Rore cominciò a comporre nel dicembre 1564 e spedì nell'aprile dell'anno seguente”** . Dunque, stando a questi dati, la Missa Doulce memoire fu l’ultima composta da Cipriano, e verosimilmente scritta durante il suo secondo soggiorno a Parma. IV. Missa Doulce memoire : il modello Per la Missa Doulce memoire, Cipriano scelse la chanson omonima, Doulce memoire, di Pierre Regnault detto “Sandrin” (1490-1561), il cui testo è attribuito a Francesco I di Valois, re di Francia. Venne pubblicata per la prima volta nel 1537 e da quella data godette di fortuna e diffusione eccezionali. È questo infatti uno dei brani più famosi del XVI secolo, utilizzato da molti compositori come base per proprie opere: Orlando di Lasso la usò per una messa parodia a quattro voci (Missa ad imitationem moduli Doulce Memoire), e come lui vi composero una messa Thomas Crecquillon e Johannes Mangon. Jacobus Clemens non Papa la utilizzò nella sezione conclusiva del suo Magnificat Primi Toni, Ludovicus Episcopius compose un Salve Regina super Doulce memoire. Sul versante strumentale, Diego Ortiz ne fece quattro recercadas (inserite nel Trattado de Glosas), senza contare le trascrizioni per liuto o tastiera.

Mirabar solito laetas di Cipriano de Rore miniato da Hans Mielich.

V. Missa Doulce memoire : analisi comparata del Kyrie Non possiamo, per ovvie ragioni di spazio, analizzare l’intera messa. Ma per capire come Cipriano agisca sul materiale della chanson ci basta guardare il primo Kyrie. Lo faremo accostandolo ad altri due compositori: Orlando di Lasso (1530/32 – 1594) e Thomas Crecquillon (1505 ca. – 1557), entrambi autori di una messa sopra Doulce memoire. Innanzitutto vediamo la porzione di chanson utilizzata nei tre Kyrie:

*  Bernhard Meier, Introduzione a Cipriani Rore Opera Omnia, Tomo VII, Missae = Corpus Mensurabilis Musicae 14. American Institute of Musicology, 1966, traduzione nostra. La messa di Cipriano si trovia in una collezione di messe stampata nel 1566 (un anno dopo la morte di Cipriano) ed in un manoscritto del Conservatoire Royale de Musique de Brussels datato 1560-1570. **  cfr. Bernhard Meier, op. cit.

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polifonia

Esempio 1 Sandrin, Doulce memoire, bb. 1-13

Si tratta della prima parte del brano di Sandrin. Si compone di quattro sezioni ben distinte (qui segnate dalle lettere). In particolare, Mirabar solito laetas di Cipriano de Rore miniato da Hans Mielich. (A), con il suo tetracordo discendente, è la sezione di maggior impatto: caratterizza da subito il tono della chanson, oltre ad essere una sequenza molto riconoscibile. Dunque, cominciamo con Orlando di Lasso.

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polifonia

Esempio 2 Orlando di Lasso, Missa ad imitationem moduli Dulcis memoriae, Kyrie, bb. 1-20

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Notiamo subito che l’incipit non si discosta dal modello: le prime cinque battute ripropongono testualmente la chanson (A B). Subito dopo, Lasso inserisce uno sviluppo del materiale appena esposto (bb. 6-10). Abilmente poi si ricollega alla chanson (b. 11) e prosegue nell’esposizione letterale per altre tre battute (C). Chiude la sezione riprendendo

il tema-incipit, prima trasposto alla quinta superiore e leggermente variato nel superius, poi nel modo di partenza, con aggiunta di cadenza conclusiva. In sostanza, Lasso pro¬cede per esposizione/sviluppo. Nel suo Kyrie, Thomas Crecquillon agisce in maniera simile ad Orlando di Lasso: all’inizio si mantiene fedele al modello, poi sviluppa il materiale.

Esempio 3 Thomas Crecquillon, Missa Doulce memoire, Kyrie, bb. 1-12

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polifonia

Nel Christe e nel secondo Kyrie, Crecquillon si limita a riproporre quasi testualmente la chanson, ornata di qualche abbellimento. È un modo di lavorare molto più sobrio rispetto a quello di Orlando di Lasso, più vicino al contrafactum che alla parodia.

Veniamo infine al nostro Cipriano. Se vi siete fatti un po’ di occhio sulle prime battute della chanson di Sandrin, e date una sbirciata ai due Kyrie di cui sopra, non potrete non rimanere sorpresi quando vedrete ciò che combina Cipriano:

Esempio 4 Cipriano de Rore, Missa Doulce memoire, Kyrie, bb. 1-14

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polifonia

Innanzitutto, Cipriano ha aggiunto una quinta voce rispetto alle quattro del modello (mantenute invece inalterate da Lasso e Crecquillon): è uno spazio utile non solo per ottenere un suono più corposo, ma anche per allargare le possibilità di creare imitazioni e contrappunti. Ma non questo ci deve sorprendere. Rore sviluppa le 14 battute del suo Kyrie utilizzando

Esempio 5 Cipriano de Rore, ib., le cinque esposizioni del tema-incipit.

soltanto le prime tre battute della chanson (il solo tema-incipit), mentre sia Lasso che Crequillon utilizzano molto più materiale (tre sezioni il primo, due il secondo). Ciò che sviluppa è un intreccio mirabile: il tema-incipit della chanson è proposto cinque volte, dapprima a tre voci, poi a quattro, infine a cinque, slanciato dall’ascesa del cantus, fino all’apex di battuta 13.

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polifonia È un grande crescendo, condotto magistralmente. Inoltre, Cipriano inserisce un gioco di alternanze tra le tre voci acute (cantus, altus e tenor I) e le due voci gravi (tenor II e bassus). Il dialogo che si crea non è solo sfoggio di contrappunto: serve soprattutto a preparare l’entrata finale del tema-incipit, accrescendone così la solenne pienezza.

Esempio 6 Cipriano de Rore, ib., i tre motivi melodici del Kyrie.

Non v’è nota ingiustificata. La coerenza di questo Kyrie è data dal fatto che il nostro Fiammingo non spreca una croma del modello. Nell’esempio seguente sono indicati in partitura tre motivi melodici: 1° in azzurro (= cantus e tenor della chanson), 2° in ver¬de (= basso della chanson, qui ornato all’altus ed al cantus), 3° in arancio (novità).

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polifonia

Insomma, Cipriano, da buon Fiammingo, si trova a suo agio nella proliferazione, nell’intreccio, nell’imitazione: durante la messa sono frequenti gli episodi basati su un singolo tema, a volte anche solo su un motivo brevissimo, moltiplicato ed intrecciato in più e più modi (ad es. Gloria bb. 73-75, Credo bb. 221-228, Sanctus bb. 1-12 e 31-42, Agnus Dei bb. 1-4 e 75-84). L’analisi di queste poche battute ci può dare l’idea della maestria di Cipriano. Le sue messe, anche se poco conosciute, non hanno nulla da invidiare a quelle di altri autori illustri. Dobbiamo credere alle parole del nipote, poste sull’iscrizione tombale in Duomo a Parma: “Cipriano de Rore Fiammingo, il più esperto tra gli uomini nell’arte musicale, il cui nome e la cui fama né il tempo potrà rovinare, né l’oblio potrà cancellare”.

Cipriano de Rore ritratto da Hans Mielich (ca. 1558/1559). Questo artista, coetaneo di Cipriano, illustrò due interi volumi di mottetti di De Rore per la biblioteca di Alberto V di Baviera.

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canto popolare

IL MONDO CORALE DI GIANNI MALATESTA di Manuel Rigamonti*

Gianni Malatesta è impegnato

nel mondo musicale e corale da sempre.
 Nato nel 1926 a Badia Polesine (RO), nel 1949 ha assunto la funzione di istruttore del Coro C.A.I. di Padova, fino al momento in cui, nel 1958, crea il “suo” coro: il “Tre Pini” di Padova. Ed è con questo coro che Malatesta esprime tutto il suo potenziale musicale di armonizzatore ed elaboratore (di melodie popolari e di canzoni di musica leggera) oltre che compositore originale. Siamo dunque in presenza di una figura poliedrica.
 Arturo Benedetti Michelangeli, Armando Corso e Paolo Bon sono degli eccellenti armonizzatori di melodie appartenenti al patrimonio popolare e hanno svolto un’attività contrapposta o complementare a quella di De Marzi, Maiero e Buggiani in qualità di compositori. Malatesta si pone nel mezzo: la sua immensa produzione conta diverse centinaia di brani suddivisi in armonizzazioni e composizioni originali. Può essere utile citare il pensiero di Bregani: Nel lavoro di Malatesta possiamo distinguere quattro periodi ben distinti e riconoscibili. Il primo, quello legato alle serene armonie impareggiabili di “A planc cale il soreli” o alle preziosità di “Les plaisirs sont doux”, che hanno fatto testo. Il secondo, con una ricerca più attenta del completamento del discorso armonico-stilistico al di là della spesso contratta frase originale musicale che il tema gli concede. È il caso, ad esempio, di “E à sunât” o di “Il cacciator del bosco”, o della possente, eccezionale “Bella ciao”. C’è la terza maniera di Malatesta, con la composizione di molti brani nuovi, suoi, personalissimi, per i quali il

testo che egli stesso confeziona, altro non è che un pretesto, una indicazione un suggerimento per comprendere, se ce n’è bisogno, il “perché” della composizione. [...]. Il tutto è legato, pensato, voluto per coro, per quello strumento duttile e perfetto che è il Coro. Da “Sulla cima”, ad “Elegia per Toni” a “Vedo tant’acqua” e così via dicono dell’assunto musicale che Malatesta fa di queste composizioni, non certamente tese a ricalcare (come il De Marzi, ad esempio) il cosiddetto gusto popolaresco, [...] nascondere, cioè, sotto una pretesa “connessione” con l’animo popolare il desiderio di legare il proprio nome a composizioni ricche di fantasia, di estro, di notevole elaborazione, solo per la paura che, svincolandole dal contesto “popolare”, esse possano essere criticate e considerate poca cosa. Malatesta non opera in questo senso, ma affronta decisamente il giudizio spesso poco benevolo di che non lo ha assolutamente compreso (o non vuole comprenderlo, riconoscendone però involontariamente la grandezza). Una descrizione molto interessante e dettagliata che ci permette di capire come Malatesta rappresenti una figura diversa. Cerchiamo dunque di seguire la traccia lasciata da Bregani per scoprire, attraverso l’analisi di alcuni brani, quali sono i tratti distintivi del

*  dalla tesi di laurea dal titolo: “So dove nasce la voglia di cantare. Analisi dell’evoluzione del linguaggio musicale nel canto corale ad ispirazione popolare”

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linguaggio di Malatesta: l’uso ricercato delle armonie, l’ampliamento della tavolozza sonora del coro maschile attraverso l’uso di effetti che imitano gli strumenti, l’allargamento dell’estensione delle voci.

I.
A planc cale il soreli daur d’un alte monti, ne grande pâs a regne che par un sun profont II.
e lis piorutis mangin jerbutis che son là. I.
Lentamente cala il sole dietro un alto monte : regna una grande pace che sembra un sonno profondo II.
e le pecore
brucano l’erba che sta là.

Serene armonie Cosa intende esattamente Bregani con il termine “serene armonie”? Analizzando “A planc cale il soreli” la cui melodia originale è originaria del Friuli, scopriamo una struttura strofica semplice basata su due quartine di settenari, mentre la terza strofa è richiesta dall’autore “a bocca chiusa”. Ecco il testo con la relativa traduzione:

Il to pinsir, o biele, Il tuo pensiero, o bella, Cui sa là c’al sarà. Chissà mai dove sarà ! Ecco come Malatesta rende l’atmosfera dolce e molto “serale” del brano.

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Le prime quattro battute iniziano con una triade di dominante in posizione di primo rivolto che conferisce una certa leggerezza al suono che viene gradualmente abbandonata grazie alla discesa di una decima del basso e il conseguente allargamento dell’armonia e della sonorità.
Il conseguente (batt. 5 – 15) non conclude subito il discorso ma trova uno sviluppo un po’ più ampio e, passando attraverso la fermata sul II e sul V grado (tonicizzato), torna alla tonica proponendo una sonorità corale ancora più ampia. Nel contempo possiamo osservare anche l’andamento melodico dei tenori I, a cui è affidata la melodia originale, si sviluppa, nell’ambito di un’estensione di un’ottava creando due brevi arcate melodiche (batt. 5-8 e batt. 9-15) caratterizzate, in entrambe le occasioni, da un’anabasi e una catabasi. Se analizziamo gli accordi derivati dall’armonizzazione, possiamo notare che le dissonanze presenti sono di passaggio (batt. 3, 10), oppure preparate (nel caso dei ritardi di batt. 7, 11 e delle settime secondarie di batt. 13 e 14). L’unico accordo che non presenta i canoni dell’armonia “accademica” è quello sull’ultimo quarto di battuta 5 che può, in realtà, essere vista come il risultato della conduzione delle singole voci. Una melodia popolare estremamente semplice, quasi disarmante, è resa viva dalla ricerca puntigliosa delle possibilità armoniche offerte. La scelta, infine, dell’effetto “a bocca chiusa” conferisce ancora maggiore potenza espressiva all’atmosfera creata dal testo letterario. Restando in territorio friulano, andiamo ora a vedere un’altra melodia popolare armonizzata da Malatesta: “Al cjante il gial”. Anche in questa composizione è presente l’indicazione di eseguire a bocca chiusa le prime otto battute della seconda strofa. La ricorrenza di questo elemento è indice di un modus componendi di Gianni Malatesta che va ricercare “l’effetto” di una sonorità particolare, peraltro spesso utilizzata nella musica ad ispirazione popolare. Ricordiamo anche che il Tre Pini è un coro piuttosto numeroso e quindi l’effetto “a bocca chiusa”, se ben gestito dal maestro, diventa davvero una delle sfumature più interessanti all’interno della tavolozza sonora del coro maschile. Se nel

brano precedente questo effetto creava "l’atmosfera serale", in questa armonizzazione assume un altro significato: il testo racconta, nella prima strofa, che il protagonista, allo spuntare del giorno e al canto del gallo, dovrà partire. In una delle versioni della melodia popolare si può trovare anche una seconda strofa: ”Ciao amore mio, non piangere. Ciao cara, devo partire”. La parte più triste potrebbe essere stata dunque “nascosta” da Malatesta con l’indicazione “bocca chiusa”: una scelta compositiva interessante – probabilmente Malatesta è a conoscenza di questa seconda strofa – che va a modificare in qualche modo la storia raccontata dal canto. Non è infatti consueto trovare il taglio netto di un’intera strofa, soprattutto quando un canto è costituito da due sole strofe. È interessante notare, ancora una volta, come Malatesta costruisca la sua forma in maniera molto oculata. Dapprima cerca le varie possibilità di armonizzare l’inciso che caratterizza il brano (batt. 1-2). La prima proposta è dunque di mantenere fermo il basso, interzare ten. I e II e far scendere i baritoni. La seconda, a ridosso della prima (batt. 3-4), si presenta quasi identica. Sottoliniamo il “quasi” perché i baritoni, sull’ultima nota risalgono conferendo così un colore leggermente differente. Varietà nell’unità, potremmo affermare. Ma proseguiamo. Alla misura 9 l’inciso ritorna con una sonorità ancora diversa creata dall'unisono, sul si bemolle ribattuto, di bassi (spostati quindi all'ottava superiore) e baritoni . Nella quarta proposta (batt. 11-12) Malatesta, per la prima volta, armonizza le quattro note della melodia muovendo il basso che passa attraverso il I, il VI e il IV grado. Nella penultima battuta troviamo un piccolo esempio di un' armonizzazione interessante basata su accordi perfetti maggiori o minori: su un pedale di dominante del basso, i ten. I e II interzano (come hanno fatto per tutto il brano) mentre i baritoni procedono per moto retto con i tenori creando una successione di accordi di 6. Attraverso mezzi molto semplici si raggiunge un risultato non privo di fascino.

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to strutturante quanto da punto di riferimento per l’ascoltatore. Il lavoro compositivo, che ricerca un linguaggio musicale raffinato e molto espressivo, è evidente. Nelle prime quattro battute i bassi "fanno gioco a sé": mentre tenori I, II e baritoni si muovono omoritmicamente, i bassi, entrano alla seconda battuta creano un contrappunto all’incipit delle altre tre voci con un arpeggio di settima in cui la nota la imprime uno slancio espressivo e romantico a tutta la frase che segue. I bassi, pur uniformandosi a livello di testo alle altre voci, proseguono con un andamento melodico,

Torniamo ora alla citazione dalla quale siamo partiti e prendiamo in esame “Les plaisirs sont doux”. Bregani parla di “preziosità”. Vediamo dunque che cosa intende con questo termine. Il brano è costituito da tre strofe. La prima e la seconda descrivono la situazione in cui si trova l’innamorato di fronte alla bella (“... io sospiro in ginocchio, brucio d’amore per voi, ...). La prima strofa finisce con “Les plaisirs sont doux, demoiselle, d’être près de vous!”, frase che andrà a concludere anche la terza strofa. Si tratta di una sorta di ritornello che fa da cornice all’intero brano e che funge tanto da elemen-

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più mosso rispetto alle altre voci, mantenendo viva la frase e alto l’interesse espressivo. Malatesta prosegue con un appena più mosso sospendendo il coro in una sonorità quasi eterea (batt. 6-7) in cui tutte le voci si trovano nel loro registro medio-acuto (in pp) e sono sorrette dal pedale di tonica dei bassi, grazie ai quali si vengono a formare risultati armonici suggestivi e paragonabili a quelli che possiamo incontrare, ad esempio, nei Volkslieder di compositori romantici come Mendelssohn e Brahms. Il resto della strofa si caratterizza per un maggior movimento generale delle voci. Possiamo, a questo punto, asserire che Malatesta è un fine ricercatore di armonie, serene, e raffinate.

Ad un primo sguardo della partitura di “E à sunât” cogliamo subito la presenza di un lavoro diverso da quelli finora esaminati, nei quali non abbiamo trovato né un ampliamento o un’elaborazione maggiore della struttura né una ricerca armonica che possa portare anche alla modifica della melodia. All’inizio di questa elaborazione Malatesta crea l’atmosfera facendo imitare al coro il suono delle campane. Il procedimento, che potrebbe risultare anche banale e stucchevole se mal condotto, è basato su una quinta giusta che lascia trasparire un "sapore" modale lasciando qualche dubbio sulla tonalità d’impianto. L'incertezza del modo viene fugata solo a battuta 6 con l'introduzione della melodia originale innestata sull’eco delle campane. Alla fine delle quattro battute di esposizione si sente l’ultimo rintocco (tenuto più lungo dalla corona). Il conseguente della frase (batt. 9 – 12) propone una sonorità sospesa e sorretta da un pedale di tonica (per due battute e mezza) affidato ai bassi che proseguono "disegnando" una linea per grado congiunto sostanzialmente discendente. Le battute successive a questa prima frase presentano un breve procedimento di carattere imitativo in cui ai tenori rispondono le voci più gravi generando un effetto di eco. Alla misura 18, dopo un momento di sonorità corale piena che riporta tenori II, baritoni e bassi sulle note iniziali, avviene il primo cambio di scena, un’elaborazione del materiale musicale che presenta aspetti molto interessanti.
Da una parte, sul pedale di tonica (si bemolle) la melodia viene ripresa una terza minore sopra con il cambio di modo (confermato anche dal cambio di armatura in chiave). La tonalità di si bemolle minore, in realtà, sembra non confermarsi mai dato che la prima frase finisce in re bemolle maggiore batt.21), la seconda termina (batt. 25) su una cadenza d’inganno e l’ultima si conclude senza la terza (batt. 29) sul bicordo iniziale (occorre tuttavia notare la presenza di un re bemolle nella battuta precedente). La successiva elaborazione del materiale risulta molto interessante grazie alla creazione di un rapporto tensiodistensionale costruito sull’anabasi e sulla conseguente catabasi della sonorità corale, spinta verso l’estremo (batt. 25-26) e riportata alla

Proseguiamo l’indagine sempre prendendo spunto da Bregani e passiamo alla seconda fase creativa di Malatesta, quella che trova la manifestazione più interessante in brani come “E à sunât”, “Il cacciator del bosco” o anche “Bella ciao”.
Apriamo però, prima di proseguire, una breve parentesi sul concetto di armonizzazione ed elaborazione. Malatesta ci dà infatti la possibilità di riflettere sul valore musicale che possono avere l’uno e l’altro modo di procedere partendo da una melodia popolare. Con Arturo Benedetti Michelangeli e Malatesta abbiamo avuto la possibilità di “gustare” la ricerca delle possibilità armoniche, contrappuntistiche e musicali offerte dalle melodie popolari lasciate, però, intatte nella loro struttura, molto spesso strofica. Non abbiamo ancora incontrato delle vere e proprie elaborazioni, composizioni, cioè, che prendono spunto da un “oggetto” musicale popolare che si trasforma, grazie al genio del compositore, in un brano strutturalmente diverso in cui i procedimenti compositivi vanno oltre e fanno nascere, in buona sostanza, una composizione originale.
Prendiamo, dunque, in esame il canto popolare di origine friulana, il cui testo recita: E à sunât une di géspui, al à dât il ultim bot. Jo su doi la buine sere, jo su doi la buine gnot. Ho suonato la prima di vespero, e si è udito l’ultimo tocco.
Io ti do la buona sera,
Io ti do la buona notte.

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battute sopra un’armonia ben più elaborata dell’inizio: armonie basate sull'utilizzo di quarte che ricreano una sonorità sospesa adatta ad esprimere la buona notte augurata nel testo. La partitura, come abbiamo visto, esplicita molto bene il concetto di elaborazione. Inizialmente l’autore imita il suono delle campane creando una sonorità particolare e nello stesso tempo aggiunge una sezione

distensione vocale (batt. 29) grazie alla continua “spinta in avanti” del discorso armonico che trova il suo punto di arrivo dopo dodici battute. Malatesta termina la sua elaborazione con una sorta di ripresa creando così una forma speculare in cui inserisce la prima frase del canto popolare (batt. 30-36) finendo con la sonorità delle campane nelle ultime cinque

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assente nella melodia originale.
La parte in minore – altra scelta compositiva di Malatesta – sarebbe stata impensabile nell’ambito di una “semplice” armonizzazione.

nata con l’arco da violini I e II.
La contrapposizione di due sonorità così diverse ci rimanda a quanto affermato precedentemente a proposito dei contrasti e anche in questo caso non avviene mai un vero e proprio distacco dalla tonalità d’impianto. Nel brano “Perché tu vai cantando”, scopriamo un nuovo interessante aspetto della poliedrica personalità di Malatesta: un’armonia quasi jazzistica da cui emerge la chiara volontà di ricerca armonica che, come descritto anche in alcune pagine a lui dedicate all’interno della pubblicazione per i 50 anni del coro, nascono dal “rapporto con l’amato pianoforte”. Questa interessante affermazione ci porta a riflettere sulle modalità utilizzate da Malatesta per comporre musica corale: in che modo l’orchestrazione corale deriva direttamente dalla sonorità del pianoforte? Probabilmente in modo quasi inscindibile. Le sue partiture, prima di tutto, sono facilmente realizzabili sulla tastiera ma quello che colpisce maggiormente è la raffinatezza delle armonie, che se da un lato suonano molto bene al pianoforte, dall'altro rendono altrettanto bene l’effetto con il coro maschile. Malatesta non si limita ad utilizzare accordi perfetti e consonanti ma si spinge oltre: fanno parte del suo "bagaglio compositivo" parecchie settime, none, accordi maggiori e minori con l’aggiunta della sesta o di ritardi semplici e doppi. Il passaggio dunque dal pianoforte al coro maschile risulta essere per Malatesta molto naturale e da questa considerazione possiamo ritenere di aver acquisito un’importante lezione di composizione. Il canto “Era una scintilla” ci fornisce un altro interessante episodio da esaminare. L’immagine del breve istante di luce è ricreata musicalmente con una serie di quattro accordi ripetuti ognuno per quattro battute con ritmo incalzante e concitato sul testo del titolo. La serie si apre con una quinta vuota che lascia presupporre un’armonia di la minore, passa attraverso due accordi di settimana di quarta specie per poi giungere su un accordo di nona:

Composizioni originali Malatesta non è però solo armonizzatore o elaboratore di melodie popolari. Nel suo vasto repertorio troviamo, infatti, anche una quantità importante di composizioni originali di cui è autore di testo e di musica.
Il linguaggio musicale del compositore padovano, come abbiamo visto analizzando le sue elaborazioni, pur restando – per usare le parole di Bregani – in un ambito di “armonie serene”, presenta qualità di raffinatezza e ricercatezza armonica non indifferenti. Pur non essendo né temporalmente né geograficamente lontano dal coro della S.A.T e da De Marzi, Malatesta propone nelle sue armonizzazioni e composizioni originali combinazioni di accordi che appartengono ad un linguaggio colto di fine Ottocento. Si discosta, dunque, in maniera più o meno marcata, da un linguaggio che potremmo definire semplicemente “popolare”. Possiamo incontrare, infatti, nelle composizioni originali brani che presentano passaggi dissonanti, la – già vista – estremizzazione dell’estensione vocale, contrasti sonori e di “sound color”, passaggi vocalizzati di non facile esecuzione. Vediamo alcuni esempi.
Il canto “Oh montagne”, che ha funto da sigla del Tre Pini per diverso tempo, presenta una struttura tripartita A-B-A e ripropone alcune delle caratteristiche compositive già esaminate. Il primo periodo è composto su un modello simile a quello dei corali bachiani: una melodia molto semplice sapientemente armonizzata a quattro voci. La seconda parte (più mosso) è caratterizzata da una sonorità quasi orchestrale: il pedale di tonica dei bassi rimanda alla sonorità di contrabbassi e violoncelli, la parte dei baritoni imita il pizzicato delle viole mentre le parti superiori evocano una distesa melodia suo-

Malatesta e’ un fine ricercatore di armonie, serene, raffinate.

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Il passaggio, non sola mostra ancora una volta le caratteristiche tipiche del linguaggio malatestiano, ma ripropone il desiderio di portare all’estremo le voci chiedendo ai tenori I e II di cantare addirittura in f e ff ai limiti dei rispettivi registri vocali. Da questi seppur pochi spunti analitici, Gianni Malatesta si presenta come un elaboratore e un compositore molto interessante: sa lavorare sui contrasti (di orchestrazione vocale, di dinamica, di tonalità, ...), sa gestire molto bene le tensioni create dalle sue armonie, a volte anche molto raffinate e ricercate, ed è in grado di creare strutture formali atte a soddisfare le attese del pubblico e dei cori grazie alla loro semplicità unita alla cura del dettaglio.
Tuttavia l’aspetto che più colpisce chi analizza il repertorio del Tre Pini è la modernità delle armonie. Con questo termine non vogliamo indicare un modo di procedere che va aldilà della tonalità e si spinge verso i linguaggi che hanno caratterizzato il Novecento. Sicuramente Malatesta utilizza accordi ben più elaborati rispetto a quelli proposti da De Marzi o da Armando Corso: i frequenti intervalli di sesta, settima e nona “aggiunti” agli accordi, fanno davvero guardare avanti verso un linguaggio della musica corale ad ispirazione popolare che prende spunto dalle armonie di fine Ottocento e inizio Novecento, dal jazz, e che portano l’autore padovano a trascrivere anche parecchie canzoni americane – di cui non ci occupiamo in questo lavoro – che lo hanno portato anche in diverse tournées con il coro in Australia e negli Stati Uniti alla fine degli anni ’70. Per eseguire le partiture di Malatesta bisogna avere a disposizioni un coro molto versatile, in grado di portare le voci nei registri estremi, molto sicuro della propria intonazione e dei propri equilibri sonori.
Siamo di fronte ad una delle nuove vie del canto corale ad ispirazione popolare tanto voluta e di cui si è tanto discusso durante il simposio di Cortina? Forse sì. Malatesta è un compositore che ha osato guardare avanti, oltre il linguaggio “immediato” e che ha tentato vie originali con l’intento di portare il coro maschile verso nuovi orizzonti.

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trent’anni di feniarco uno stile fatto di valori di Rossana Paliaga

Feniarco ha appena compiuto trent’anni. Li dimo-

coristi, creare una piattaforma comune per la diffusione di materiale musicale e cultura corale attraverso una ricca attività editoriale, unire il paese mettendo a contatto realtà e iniziative corali diverse, sostenere la crescita dei cori a tutti i livelli. Il suo motto vincente è stato portare la professionalità, come modo di pensare e di agire, nel mondo amatoriale. Questa ricerca di qualità e concretezza ha caratterizzato anche le celebrazioni del trentennale, nelle quali c’è stato poco spazio per festeggiamenti autocelebrativi; è stata piuttosto l’occasione per poter ottenere maggiore visibilità e quindi la possibilità di ulteriori progressi, soprattutto a livello istituzionale. L’anniversario è stato aperto ufficialmente dal Feniarco Day nella sede nazionale di San Vito al Tagliamento in Friuli Venezia Giulia. Il Feniarco Day è stato l’occasione per ripercorrere le tappe fondamentali di questo trentennio nel quale Feniarco è diventata la federazione di riferimento per ben 2700 cori. Tradizione, innovazione e legame con il territorio sono state le direttrici ribadite dal presidente Sante Fornasier. La cerimonia conclusiva si è svolta invece con una nota di prestigio il 10 ottobre scorso nella sede del Mibact (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) a Roma ed è stata corredata dall’assemblea nazionale. La colonna sonora della chiusura è stato il canto del Coro Giovanile Italiano che proprio nell’anno del trentennale ha regalato alla Federazione la gioia di una serie di primi premi al prestigioso concorso corale internazionale di Tours in Francia. Nel mese di febbraio è stato realizzato a Bologna (in collaborazione con AERCO Emilia Romagna) l’incontro dei comitati di redazione e dei responsabili della comunicazione delle sedi regionali, una riunio-

stra tutti per l’esperienza accumulata, la professionalità acquisita, i traguardi raggiunti, i grandi passi avanti compiuti dalla coralità italiana, ma al tempo stesso non li dimostra affatto per mentalità. In questo senso la federazione piuttosto che invecchiare è ringiovanita, distinguendosi per freschezza di idee, intraprendenza, capacità di assecondare, incoraggiare e anticipare le nuove tendenze internazionali. Oggi la federazione nazionale delle associazioni corali italiane è una realtà conosciuta, apprezzata e perfettamente inserita nei maggiori circuiti europei, ha avuto il privilegio di ottenere la presidenza europea e l’impegno dell’organizzazione del festival Europa Cantat che verrà ricordato per l’eccezionale qualità dei contenuti artistici e l’afflusso record di coristi da tutto il mondo. L’immagine che i paesi esteri hanno oggi dell’Italia corale poggia sulla base solida di un’identità nazionale che in questi decenni ha vissuto uno sviluppo molto evidente. Per Feniarco si è trattato di realizzare un progetto con obiettivi e modalità ben precise: impegnarsi nella formazione con una proposta diversificata rivolta al perfezionamento di direttori e

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ne importante che ha evidenziato le differenze nella gestione della diffusione della coralità, nella valorizzazione a livello editoriale delle attività corali in ambito regionale, ma soprattutto la necessità di una maggiore comunicazione interregionale, una maggiore unificazione di metodi e obiettivi sulla base dei modelli che si sono rivelati più efficaci. La riflessione sulla diffusione delle varie riviste, cartacee oppure on-line, si è rivelata essere strettamente legata alla necessità di un approccio più attivo dei responsabili della comunicazione e dei loro collaboratori per contribuire a raggiungere un obiettivo fondamentale: maggiore visibilità e di conseguenza un maggiore senso di appartenenza a una realtà comune e aperta allo scambio. Nel corso dell’anno alcune importanti novità si sono aggiunte alle iniziative già consolidate come il Festival di Primavera per i cori scolastici, il Salerno Festival, il biennale Seminario europeo per giovani compositori ad Aosta. È stato avviato il fortunatissimo progetto APS Coro Lab con la direzione artistica di Carlo Pavese, un percorso itinerante per direttori di coro che ha riscontrato grande entusiasmo per la varietà e la qualità dei contenuti. Si è invece interrotta, almeno per questa edizione, la settimana internazionale di canto corale Alpe Adria Cantat, in attesa di una riformulazione che possa risultare più facilmente fruibile. L’anniversario Feniarco è stato festeggiato anche al Polifonico di Arezzo che all’attività della federazione, nata proprio nella città dello storico concorso, ha dedicato una tavola rotonda. In questa occasione è stata conferita a Feniarco la Medaglia del Presidente della Repubblica. L’anno del trentennale ha visto anche la scadenza delle cariche sociali. Sante Fornasier è stato confermato alla carica di presidente nazionale, la vicepresidenza è stata assunta invece da Vicente Pepe e Gianni Vecchiati. La nuova commissione artistica è composta dai Maestri Filippo Maria Bressan, Alessandro Cadario, Lorenzo Donati, Luigi Leo, Alessandro Ruo Rui, Mauro Marchetti e Cinzia Zanon. Durante la celebrazione a Roma è stato sottolineato quanto Feniarco abbia puntato sul concetto di rete

e si sia sviluppata come soggetto che produce cultura, offrendo al paese circa 30.000 concerti gratuiti all’anno con un movimento che parte con semplicità dall’entusiasmo delle associazioni di cori amatoriali e si sviluppa attraverso la considerazione dell’importanza dei rapporti con le istituzioni. Essere custodi della tradizione e al tempo stesso accogliere le sfide della modernità è stato il pensiero fondamentale di chi ha voluto che la coralità fosse considerata sempre di più un’attività “di serie A”, un presidio culturale basato in tutte le sue espressioni sulla qualità e la voglia di lavorare. In questi trent’anni Feniarco ha saputo creare e consolidare uno stile riconoscibile e apprezzato che si ritrova in ognuna delle iniziative promosse e riguarda ogni aspetto dell’organizzazione, della promozione, della comunicazione e della logistica. Continuare su questa strada, integrando e aggiornando quanto già fondato su solide basi, è l’augurio per i prossimi decenni. Gli obiettivi sono ancora molti e passano attraverso le sinergie interne al paese e alla Federazione stessa: l’importanza, l’utilità, le idee di Feniarco vanno infatti diffuse e valorizzate a livello più ampio, rafforzando e diffondendo anche il senso di appartenenza che non deve essere appannaggio esclusivo di direttori e presidenti delle associazioni, ma deve diventare un valore, fatto di principi e obiettivi comuni, condiviso da ogni singolo corista.

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Rassegna coordinata da:

Voci nei Chiostri 2015

Concerti Corali nei Chiostri e nelle Chiese Assessorato al Turismo - Comune di Rimini Istituzione Musica Teatro Eventi - Comune di Rimini Provincia di Rimini AERCO - Rimini

Rimini, dal 10 Giugno al 19 Luglio

direzione artistica di Andrea Angelini



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XII Scuole in...Coro! di Christian Stocchi

Ottimo successo di pubblico per “Scuole in...

Coro!”, manifestazione arrivata ormai alla XII edizione. Quest’anno la sede della Rassegna è stato l’Auditorium del Carmine di Parma annesso al Conservatorio di Musica “A. Boito”. Nella prima serata si sono esibiti il coro della scuola primaria “N. Palli”, il coro dell’istituto comprensivo Parmigianino “Verdi melodie”, il coro del liceo classico “Romagnosi”. Gran finale a cori uniti con “All you need is love”. Il secondo appuntamento si è tenuto giovedì 21 maggio alle 18 e alle 21: coinvolti i cori della scuola primaria “Edith Stein”, dell'istituto comprensivo “Micheli”, della scuola primaria “Bottego”, del liceo scientifico “Ulivi”, della scuola primaria, secondaria di primo grado e liceo scientifico “San Benedetto”, dell’istituto “Giordani”. La manifestazione è organizzata dall’Associazione Culturale Corale "Città di Parma" e dall’Associazione Culturale Salesiana “San Benedetto” e viene sostenuta da Conad e Fondazione Cariparma. La manifestazione avviene, come sempre, sotto la Direzione Artistica di Francesca Carra e Niccolò Paganini, ideatori dell’iniziativa.

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II CONCORSO CORALE “CITTà DI RICCIONE”

Il 22 e 23 maggio a Riccione si è svolto il 2° CON-

tivi invece affermazioni del coro “San Bernardino” di Chiari (BS) e del coro “Summertime Kids & Project” di Padova. A valutare le prove dei cori i maestri riminesi Andrea Angelini (neo presidente A.E.R.CO) e Ilario Muro. Poi le cantanti direttrici di coro Norina Angelini e Lykke Anholm sempre provenienti dalla provincia di Rimini. Giurati ospiti da fuori provincia il Maestro Cristian Gentilini da Bologna e il Maestro Stefania Piccardi da Bastia Umbra (PG). L’associazione “Le Allegre Note” si conferma un punto di riferimento per a coralità infantile e giovanile in Italia; da sempre convinti della validità dei concorsi come momenti di incontro e di confronto tra i vari cori, i direttori, i presidenti. E’ anche per questo che i cori facenti capo all’associazione partecipano spesso a concorsi; nelle settimane precedenti alla manifestazione riccionese hanno ricevuto due primi premi e due secondi premi al Concorso Internazionale di Cattolica (RN) e al concorso voci bianche di Faenza (RA). Di seguito tutti i cori premiati al concorso Riccionese:

CORSO CORALE “Città di Riccione” riservato a voci bianche scolastici ed associativi. Organizzato dall’Associazione Corale “Le Allegre Note”, il concorso ha il patrocinio di A.E.R.CO, del comune di Riccione e gode della collaborazione dell’I.C. 1 di Riccione. Sedi del concorso sono state il teatro “Celli” della scuola “Annyka Brandi”, l’auditorium “Levi Montalcini” e la splendida chiesa Mater Admirabilis che ha ospitato il concerto inaugurale e il concerto finale con le relative premiazioni. Il concerto inaugurale ha visto come protagonisti il coro cittadino “Le Allegre Note”, condotto dal direttore artistico del concorso Fabio Pecci, e il coro vincitore dell’edizione 2014: il PICCOLO CORO MELOGRANO di Firenze. Sono state 15 le iscrizioni ricevute, provenienti da Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lombardia, Veneto, Friuli. Nei cori scolastici è stata l’Emilia Romagna ad imporsi con l’istituto “Parmigianino” di Parma e la Scuola “Nicolini” di Piacenza; per i cori associa-

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Categoria A cori scolastici Vincitore di categoria I.C. PARMIGIANINO PARMA SECONDO PRE-

Categoria D concorso internazionale Vincitore di categoria SUMMERTIME KIDS&PROJECT - PADOVA-

MIO LIVELLO 1 CON PUNTI 85,25

SECONDO PREMIO LIVELLO 2 CON PUNTI 93,60

a seguire CORO EXTRA - CASTENASO TERZO PREMIO

a seguire GIOVANI GES - SCHIO SECONDO PREMIO LI-

LIVELLO 2 CON PUNTI 81,25

VELLO 1 CON PUNTI 88

VOLI DI NOTE - I.C. GAUDIANO PESARO-

Il coro Giovani GES ha anche ricevuto una menzione della giuria per il "PROGRAMMA PIU' ORIGINALE".

TERZO PREMIO LIVELLO 1 CON PUNTI 78

Categoria B cori scolastici Vincitore di Categoria SCUOLA SECONDARIA "NICOLINI" PIACENZA SECONDO PREMIO LIVELLO 1 CON

PICCOLO CORO MELOGRANO – FIRENZE SECONDO PREMIO LIVELLO 1 CON PUNTI 85,20

PUNTI 92

MIGLIOR DIRETTORE DEL CONCORSO ELENA PICCOLO CORO SUMMERTIME KIDS & PROJECT

a seguire VOCI BIANCHE CITTA' DI GAMBETTOLATERZO PREMIO LIVELLO 2 CON PUNTI 80,25

Il Premio Speciale "miglior presenza scenica" intitolato alla corista scomparsa Jenny Berardi è andato al coro Summertime kids & project.

Categoria C voci bianche Vincitore di categoria VOCI BIANCHE S.BERNARDINO - CHIARI (BS) SECONDO PREMIO LIV. 2 CON PUNTI 91,80

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“Echi di maggio” i cantori delle pievi e il loro primo cd di Maria Chiara Ugolotti

Documento parziale ma fedele, “echi di maggio”

segna semplicemente il cammino dei primi anni di vita del gruppo corale Cantori delle Pievi di Neviano degli Arduini(Pr). La consapevolezza della nostra ricca tradizione canora popolare, la passione per l’armonia e la curiosità di sperimentare attraverso il canto polifonico nuove tavolozze timbriche e nuovi panorami musicali, ci hanno vorticosamente spinti verso questa tappa. Nei nostri desideri questa dovrà completarsi con le analoghe raccolte di brani del repertorio natalizio e della polifonia, sacra e profana. L’incipit del nostro percorso corale avvenne dunque proprio con quella “semplicità con cui si apprende a respirare” che descrive Debussy, come naturale evolversi del bisogno di comunicare emozioni. Ricordo ancora quando, circa sei anni fa, con il piccolo gruppo che animava la Liturgia domenicale, iniziavamo a incuriosirci ai madrigali e alle villanelle a 3 voci di Luca Marenzio, suggeriti a fine prova da mio babbo Mario, ed iniziavamo ad appassionarci per quei suoni così ben congegnati, le intenzioni armoniche così interessanti, per quei testi un poco “difficili” che a volte incutevano timore e non potevano essere affrontati con distacco e superficialità. Da quelle prime composizioni polifoniche allo studio dei canti del M° De Marzi, del M° Monica e in seguito del repertorio del coro della SAT, il passo fu breve e l’impegno, sino ad allora del tutto incerto, divenne consapevolezza, tanto che quel gruppetto di “Cantori” che animava le Messe, si strutturò in Associazione Culturale. Da allora, la nostra attività è stata sempre caratterizzata dall’intento di conciliare l’esperienza del canto popolare o di ispirazione popolare con la pratica della polifonia, antica e contemporanea, sacra e profana. Una sfida che ci ha sempre attratto profondamente, frutto dell’incrociarsi senza mai scontrarsi, di due ambiti

musicali lontani temporalmente - ma forse nemmeno tanto disgiunti! - che hanno inevitabilmente fatto breccia anche nella nostra sensibilità moderna. Potremmo esser rimproverati di trasgredire quel rigore filologico di cui necessita la polifonia antica, ma io credo profondamente nel valore espressivo che può scaturire dalla contaminazione dei diversi linguaggi. Ritengo infatti che essa sia una splendida metafora della nostra mutevole e variegata realtà presente e, in campo musicale, sia esperienza che arricchisce e valorizza l’interpretazione, origine e fine ultimo di ogni approccio musicale. Così si rinnova quella magia che rende tanto veri quei testi e così palpabili quelle frasi musicali.. a sapersi ascoltare pare forse di conoscerla, a fine canto, la “Manuela”, quella povera ragazza che dal dolore si dispera intensamente, a tal punto di ritrovarsi poi addormentata. Possiamo riconoscere in quel turbinio di esclamazioni la scoppiettante “Marietta”, fanciulla solare ed energica che richiama tutti alla sua danza! Diversi brani scelti per questa raccolta trovano le loro origini in ambiti vocali a noi distanti: alcuni di essi, infatti, sono stati concepiti originariamente per coro a voci maschili. Tuttavia ci siamo accorti che l’impianto armonico e la duttilità del fraseggio melodico si esaltano nell’interpretazione del coro a voci miste, nel pieno rispetto delle scelte armonico-melodiche volute dall’autore. Una provocazione? Non credo, quanto invece un’ umile proposta, nonchè input per nuove ricerche e futuri miglioramenti. Forse anche una promessa rivolta ai Cantori: quella di proseguire al meglio e ritrovarci a registrare i prossimi CD, con il medesimo spirito!

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