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Approfondimenti Allarme aumento prezzi delle materie prime

Allarme aumento prezzi delle materie prime

Da settimane soia, oli e proteine vegetali stanno facendo aumentare i costi di produzione del pet food. Ma il fenomeno riguarda anche acciaio e altri materiali per le confezioni. Il rischio dietro l’angolo è l’aumento dei prezzi al consumatore.

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di Paola Cane

Nell’ultimo anno, a seguito del diffondersi della pandemia da coronavirus, il settore del pet food è stato relativamente fortunato, sia sotto il profilo della produzione sia sotto quello distributivo, soprattutto se paragonato con altri mercati che hanno dovuto affrontare prolungate chiusure forzate o che sono stati obbligati a rivedere completamente il modello di business, pur di dare continuità alle proprie attività di impresa. Tuttavia, nonostante le buone performance dal lato della domanda, l’aumento esponenziale delle adozioni a quattro zampe e il successo delle misure di contenimento dei contagi nei macelli italiani, il settore non è rimasto immune dagli effetti della pandemia e si deve confrontare con molteplici difficoltà, cambiamenti e novità.

IL CASO DELLE COMMODITIES / Nei mesi scorsi, ad esempio, il caro noli del trasporto marittimo ha fortemente penalizzato gli importatori che operano sulle rotte asiatiche. Ma non è questo l’unico tema che merita attenzione: non è una novità che nel periodo recente i produttori abbiano proposto aumenti di listino ai propri clienti a marchio e ai retailer motivandoli con un aumento generalizzato e apparentemente inarrestabile dei prezzi delle materie prime. Infatti, tra fine 2020 e inizio 2021 il mercato delle commodities ha fatto registrare quotazioni in forte aumento

che, nel volgere di qualche settimana, hanno toccato anche la doppia cifra. La crescita, più vigorosa di quanto fosse possibile prevedere, si traduce per le imprese di trasformazione in un calo delle marginalità dovuto all’incremento del costo del prodotto finito, difficilmente assorbibile, che rischia di provocare un effetto cascata a danno dell’intera filiera e di tradursi in aumento dei prezzi al consumo. A patire maggiormente le conseguenze di questo aumento di prezzi, le aziende che lavorano just in time e che, per loro natura, sono caratterizzate da una gestione minima delle scorte.

QUALI MATERIE PRIME / Tutti gli indici di settore sono cresciuti, con aumenti elevatissimi delle quotazioni di soia (arrivate a superare nel mese di gennaio i 500€/tn), degli oli vegetali, delle proteine vegetali (per cui le quotazioni sono aumentate fino al 40%) e delle proteine animali i cui prezzi sono cresciuti, per il momento, in maniera più contenuta. A determinare tale impennata una concomitanza di fattori, non soltanto legati all’effetto domino che la pandemia ha esercitato a tutti i livelli della filiera degli approvvigionamenti. Le concause sono anche frutto di una situazione di fragilità sistemica dove concorrono contemporaneamente vari elementi di instabilità, che vanno dalla peste suina alla diminuzione delle precipitazioni, dalla Brexit, all’andamento altalenante del prezzo del petrolio, alla minaccia di focolai di influenza aviaria. Tantissime, quindi, le motivazioni che a oggi concorrono all’aumento dei prezzi delle materie prime.

CONCAUSE / Innanzitutto Madre Natura svolge un ruolo decisivo nel determinare i prezzi delle materie prime, specialmente nel settore agricolo, da cui la mangimistica dipende direttamente. Se un clima favorevole può comportare un raccolto eccezionale, traducendosi in un eccesso di offerta di una commodity e nel conseguente calo delle sue quotazioni, al contrario condizioni meteorologiche avverse e ritardi nelle semine, come quelli che hanno caratterizzato l’ultimo anno, possono generare un aumento del prezzo di mercato. In questo senso, parte dell’aumento del prezzo delle materie prime deriva direttamente da riduzioni dell’offerta, dovute a cali della produzione. Tuttavia, tale chiave di lettura può applicarsi solo a casi limitati. Infatti, alcune produzioni, nonostante i ritardi nelle semine e periodi di siccità, sono comunque considerabili produzioni record se confrontate con i dati dell’ultimo decennio. In altri casi, le ragioni alla base di questo recente forte aumento della volatilità dei prezzi possono essere individuate in diversi fattori ascrivibili sia a una serie di cambiamenti strutturali nei modelli globali dell’offerta, spesso concentrata in un numero piuttosto ristretto di Paesi esportatori: in questo scenario i divieti di import-export adottati da molti Paesi nelle prime fasi della pandemia, orientati alla riduzione dei quantitativi scambiati sui mercati internazionali hanno generato una significativa riduzione dell’offerta di determinate commodities sui mercati internazionali e portato, di conseguenza, l’aumento delle quotazioni.

EFFETTO EUROPA / Tra i principali elementi che hanno avuto effetti sul mercato nel corso del 2020 anche l’impatto delle misure della Commissione europea a sostegno dei prezzi. In questo caso, l’aumento dei listini è un effetto temporaneo dovuto alle politiche di aiuti all’ammasso privato: concessi per i prodotti lattiero-caseari e per la carne (bovina, ovina e caprina) che hanno causato una drastica diminuzione dell’offerta disponibile sul mercato, con l’obiettivo di mantenere l’equilibrio a lungo termine. A ciò si aggiunga la volatilità dei prezzi degli oli vegetali, fortemente influenzati dall’andamento dei prezzi del petrolio, passati da 60 dollari al barile a prezzi, per la prima volta, negativi, per poi rimbalzare verso gli attuali 66 dollari. Infine, anche l’impatto che indirettamente deriva dalle misure di chiusura della ristorazione.

Oltre agli effetti della pandemia, fra le cause dell’aumento dei costi delle materie prime va considerata la fragilità di un sistema dove concorrono contemporaneamente vari elementi di instabilità, dalla peste suina alla diminuzione delle precipitazioni, dalla Brexit, all’andamento altalenante del prezzo del petrolio, alla minaccia di focolai di influenza aviaria

PACKAGING / Ma l’aumento dei prezzi non riguarda solo le materie prime dei mangimi, andando a toccare anche quelli delle materie prime da imballo, con i prezzi di plastica e acciaio cresciuti a livelli record, arrivati a superare i massimi degli ultimi dieci anni. In particolare l’acciaio, sia sul fronte delle materie prime che sul fronte dei semilavorati, ha raggiunto quotazioni record anche a causa della ripresa economica della Cina e dei limiti alle importazioni e la riduzione dell’offerta brasiliana che dovrebbe parzialmente rientrare nella prima metà del 2021 con un immediato effetto di contenimento sui prezzi. Gli analisti concordano nel ritenere che il trend rialzista dei prezzi delle materie prime perdurerà nel corso di tutto l’anno, pur con rallentamenti in funzione delle modalità di ripresa, a partire dal secondo quarter. In tale contesto, se il rialzo dei prezzi dovesse prolungarsi, sarà fondamentale gestire questa ulteriore emergenza con responsabilità, per evitare ricadute importanti sulla filiera, già destabilizzata dall’incertezza dei tempi. Ma soprattutto, questa situazione ci impone una riflessione sulla fragilità di un sistema fatto di interdipendenze su scala globale che si stabilizzerà lentamente e dove, sebbene si tratti di sfide di enorme portata che non possono essere affrontare individualmente, siamo tutti chiamati a contribuire secondo principi di equità e trasparenza e a generare, nel nostro piccolo, grandi cambiamenti.

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